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Autore: Machi16    14/04/2017    0 recensioni
Le vicende che legano Leonard Snart a Mick Rory vengono riprese in questa Fan Fiction in maniera più approfondita in modo da rendere visibile il legame che si è sempre dimostrato il più sincero e tangibile in tutta la storia.
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Leonard Snart, Mick Rory, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1
 
Il sapore acre della birra  invase la bocca di Leonard Snart ancora prima che potesse sentirne il gusto, era da giorni che ripeteva quel gesto in maniera spasmodica: prendeva una bottiglia di birra, la stappava e la inghiottiva trangugiandola fino all’ ultima goccia senza godersela, senza aspettare che l’ alcool gli pizzicasse la gola e l’ odore del malto gli salisse alle narici.
Non era da lui ed era palese quanto non fosse naturale quel suo bere di continuo senza trarne alcun piacere, era più un comportamento da Mick poiché l’ uso che ne faceva della birra era molto simile a quello che le  comune persone riservano all’ acqua: dissetarsi, ma Mick non c’era più e Leonard non aveva decisamente sete.
Nel silenzio di quel momento era chiaro quanto il suo malessere risuonasse attraverso il vetro marrone di quella bottiglia da quattro soldi, se avesse potuto, se ne fosse stato in grado avrebbe cercato di carpire le risposte che gli tamburellavano nella mente senza dover ricorrere a quella miscela relativamente alcolica e vuota come tutte le cose senza senso, come tutte le cose che si mettono a sostituzione delle altre nel vano tentativo sentirsi completi, ma mentre il tempo passa ci si accorge che sono semplicemente delle piccole toppe messe a colmare buchi troppo grandi.
Era forse per questo che aveva abbandonato il suo partner?
Mano a mano che il filo che li legava si lacerava il bisogno di libertà lo aveva portato a compiere il gesto estremo dell’ abbandono ma allora perché non se ne era mai veramente andato?
Chiudendo il cerchio delle sue malefatte se lo vide davanti, steso a terra e con gli occhi spalancati dall’ incredulità di quel momento, a tratti gli tremavano le labbra mentre pronunciava la frase che tormentava Capitan Cold dal momento in cui era stata elargita.
 
«Vuoi uccidermi?»
 
Era ovvio dai suoi occhi lucidi nascosti nel buio di quella notte quanto non volesse, quanto detestasse l’ idea di spezzare il loro legame in maniera così brutale e definitiva. Dalla morte non si può tornare indietro, è la conclusione di tutto, anche del tempo che loro cercavano di sfidare.
Non gli tolse la vita, non ci riuscì e quella debolezza si era trasformata in una altra ferita, un’ altro strappo più grande nel suo cuore e soprattutto nella storia. Quel suo atto di pietà era stato uno sbaglio di cui ora tutti pagavano le conseguenze.
 
Le bottiglie di vetro di moltiplicarono passando da una a due e da due a tre senza che se ne rendesse conto tanto che quando notò che il frigo accanto a lui si era svuotato maledisse a gran voce la sua impulsività, tornò a giocare con l’ anello che portava al dito quel maledetto pegno di fedeltà che con tanta brutalità aveva infranto e si sentì come da bambino: solo e abbandonato dal mondo.
Il suo stato d’ animo mutò però quando toccò quella maledetta incisione frutto di un’ alterazione temporale di qualche giorno fa, la frase era scritta in corsivo ma era comunque leggibile: “Non permettere che qualcuno ti faccia mai del male  -M-“
Era oramai convinto che quella M non stesse per Mick ma per Machi, a stento riusciva a pronunciare il suo nome correttamente ma il solo starle vicino le provocava un enorme disagio tanto che la evitava di continuo rintanandosi in luoghi della nave a lei oscuri eppure, quella maledetta ragazza, la incrociava sempre e ogni volta gli sembrava di andare a sbattere contro Heat Wave, si somigliavano in una maniera incredibile e a tratti il loro carattere poteva definirsi identico, tranne forse per quel velo di malinconia che la rendeva leggermente meno scontrosa e più affabile del suo ex partner. Leonard Snart sospirò profondamente alla vista del suo riflesso metallico in quel piccolo oggetto metallico, tornò a chiedersi come si fosse ridotto e chi lo aveva portato fino a quel punto di non ritorno.
Provando a fare l’ eroe era diventato il principale antagonista di se stesso e mentre tentava di reggere la sua maschera di sicurezza il mondo alle se spalle cadeva.
 
«Dovresti smetterla di bere, non ti rende affatto duro come pensi»
 
Sara Lance gli sorrise richiudendosi la porta metallica alle spalle, le occhiaie le contornavano gli occhi facendola sembrare  decisamente più vecchia della sua età attuale ma allo stesso tempo, quello strano bagliore di energia che le accendeva lo sguardo la rendeva maledettamente attraente.
 
«Non ho bisogno di bere per essere un duro»
 
«Questo lo dici tu»
 
White Canary si era preparata quella scenetta con cura premunendosi di altre due bottiglie di quello strano nettare che da qualche tempo a questa parte sembrava essere l’ unica cosa che lo convincesse a parlare.
 
«Devi smetterla Leonard?»
 
«Sei venuta qui per farmi la predica ?»
 
«No, per spiegarti»
 
Cosa c’ era effettivamente da spiegare nell’inspiegabile? Spesso le parole che  ci portiamo dentro creano dei pozzi profondi in cui cadono le emozioni che veramente sentiamo, esse se ne vanno così nel più grande dei silenzi distruggendo le più piccole opportunità. 
Aveva interrogato Gideon per giorni fino ad arrivare a guardare nel futuro ma quella era una spiegazione che non avrebbe mai dato, si soffermò però su alcuni dettagli più imminenti tralasciando le implicazione che la riguardavano personalmente.
 
« Non avrei mai dovuto portarti al punto di scegliere tra la squadra e Mick… ora me ne rendo conto, capisco cosa tu possa provare nel vedere quella donna aggirarsi per la nave perché è lo stesso che provo anche io, vorrei ucciderla anche solo per dare un senso alla morte di Laurel ma il tempo è già stato modificato abbastanza…»
 
Si interruppe mentre le mani le tremavano pensando al piacere che avrebbe provato nell’ affondare un coltello nello stomaco della ragazza che da qualche giorno vagava per la nave come un fantasma, il suo cuore sarebbe stato pervaso da un sollievo momentaneo che forse sarebbe sparito ma almeno sarebbe tornata a sentire qualcosa di molto simile ad un po’ di pace.
 
«Sei qui per scusarti quindi?»
 
Leonard roteò gli occhi verso l’ alto stanco, affranto, da tutto quel parlare a vuoto.
 
«No, sono venuta qui per dirti che mentre te ne stavi qui a bere abbiamo trovato Mick, lo abbiamo catturato e portato qui, senza di te, senza interpellarti e distoglierti dall tuo menefreghismo»
 
La ritrovata energia di Sara la costrinse ad alzarsi in piedi con uno slancio di sicurezza, lei non poteva rimettere a posto il suo passato o cambiare il suo futuro ma almeno stava provando a rimediare ai suoi sbagli dando ad uno dei suoi compagni quello che lei non avrebbe mai avuto: spiegazioni.
Ognuno necessita delle risposte, le stesse che Leonard Snart corse a sentire senza un minimo di gratitudine verso la compagna.
  
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