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Autore: Schnee91    14/04/2017    0 recensioni
“Grazie per quello che stai facendo, Hope, non lo dimenticherò mai”.
In realtà, non è l’unica cosa che io stia facendo per lui. Ne ho già fatta un’altra, per cui sento un po’ di fastidio, mi sento incastrata, tra un piccolo ma palpabile rimorso per aver scavalcato le sue decisioni e un rimpianto che mai ci sarà e che invece sono sicura ci sarebbe stato.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una leggera brezza mi scompiglia i capelli che cadono sul viso, mi coprono gli occhi, togliendomi la visuale da ciò che sto scrivendo sul portatile.
Delle orchidee colorate che sbocciano in questo giardino volano verso di me, posandosi sulla poltroncina in vimini bianco dove sono seduta.
Ne sento il profumo e alzo lo sguardo al cielo, lasciandomi avvolgere dal caldo sole di Luglio.
Vedo degli uccellini giocare sui rami degli alberi e mi lascio ispirare da questa meravigliosa natura.
Il portatile poggia sulle mie gambe e ricomincio a scrivere.
Sento dei passi familiari e alzo di nuovo lo sguardo.
Il mio raggio di Sole più bello mi ha raggiunto in veranda.
“Hope.. Ti ho portato una tazza di latte e menta.”
“Grazie Amore..”
Gli sorrido e lui si siede accanto a me, dopo aver appoggiato la tazza sul tavolo in vimini bianco come le poltroncine.
“Allora come va? Sono tre ore che scrivi ininterrottamente..”
“Bene, sono abbastanza ispirata. E ora che ci sei tu, lo sono ancora di più.”
Ci sorridiamo e lui mi bacia a fior di labbra.
Scrivere è la mia passione.
Lo faccio da quando ero un’adolescente e ora è diventato il mio lavoro.
Sono anche traduttrice, sempre nel campo dell’editoria.
Traduco romanzi dall’italiano al tedesco e viceversa,essendo di madrelingua italiana.
Ho scritto molti romanzi, autobiografici, di fantasia e d’Amore, ma ora le mie parole raccontano qualcosa di leggermente diverso.
Ora il mio cuore brucerà di più.
Il mio corpo tremerà ancora.
I miei occhi si bagneranno di nuovo.
Il ricordo riaffiorerà e il passato mi travolgerà intensamente.
Bill sa che mi farà bene, ma anche molto male.
È stato lui a chiedermi di scrivere questa storia.
La Sua, la Loro, la Nostra.
Del cammino che fanno gli artisti e del legame con i fan.
Dei Tokio Hotel e le loro Aliens.
Ripercorreremo insieme il Sogno e poi l’Incubo, ma andremo oltre.
Racconterò dei loro pensieri, le preoccupazioni, i loro stati d’animo.
Renderò manifeste e indelebili le parole che erano scritte solo nei loro cuori e le loro menti.
Affinché tutte le fan sappiano la verità.
Affinché sappiano che Loro ci hanno amate davvero, che non ci hanno dimenticate.
Affinché sappiano che Bill le ha amate ieri, le ama oggi e le amerà domani.
Ed io ho accettato.
Perché voglio farlo.
Perché è giusto.
Perché amo Bill.
Perché amo Tom, Georg e Gustav.
Affinché la storia di questo grande Sogno e questo grande Amore, viva per sempre.
È un momento molto strano questo, come se stessi vivendo in un film, perché, a pensarci razionalmente sembra impossibile che io possa essere qui, in questa piccola villa dove Bill ha iniziato a nascondersi tanto tempo fa, nel Nord della sua Germania. In realtà, però, mi sento tranquilla, infinitamente serena e piena di gratitudine per la mia vita che ha realizzato il mio sogno più grande in merito a Lui: amarlo e salvarlo da se stesso. E ora è ancora qui accanto a me e lo guardo con gli occhi persi nei suoi, ma presenti. I suoi sono sereni e pieni di dolcezza indifesa, ancora, e a me sembra di innamorarmi di lui ogni volta che resto ferma a guardarlo. Sollevo il braccio e lo accarezzo, le mie dita sfiorano il suo viso e lui chiude gli occhi, poi li riapre,allunga il suo braccio ed ora è lui ad accarezzare il mio viso, mi trasporta dolcemente verso di sé e mi sfiora il naso, ridiamo, e poi scende sulle mie labbra e inizia a baciarmi lentamente. Io naufrago nel suo bacio.
“Ti amo”.
È ciò che mi dice lui, a fior di labbra.
“Anch’io. Ti amo anch’io”.
“Grazie per quello che stai facendo, Hope, non lo dimenticherò mai”.
In realtà, non è l’unica cosa che io stia facendo per lui. Ne ho già fatta un’altra, per cui sento un po’ di fastidio, mi sento incastrata, tra un piccolo ma palpabile rimorso per aver scavalcato le sue decisioni e un rimpianto che mai ci sarà e che invece sono sicura ci sarebbe stato. Tanto tempo fa Bill decise di andare via di casa, lasciare Tom e chiudere ogni contatto, affinché lui non lo trovasse, ponendo un oceano di distanza tra loro. In questa sua nuova dimora, però, Bill si sente più vicino che mai a suo fratello: primo, per la nazione in cui si trova, quella in cui sono cresciuti, la Germania, secondo, dall’intensa e fortissima mancanza che sente verso di lui. Si sta facendo violenza da solo, ogni giorno della sua vita, senza Tom accanto a sé. A me non racconta nulla di questi sentimenti, anzi, riesce sempre a trovare argomenti nuovi e diversi, che non c’entrano con il suo passato, suo fratello e i suoi amici e ne parla completamente coinvolto, come se non ci fosse nient’altro dietro. E dentro.
Però, davanti a me non può mentire. Me ne accorgo dal velo di malinconia che regna nei suoi occhi quando capita che si perde tra i pensieri ed io so dove vanno. Me ne accorgo quando spesso al mattino fa fatica ad alzarsi, sembra un peso morto, lo sento, si lascia totalmente andare sul materasso, con un braccio steso fuori dal letto e le lenzuola. Io lo percepisco questo forte dolore dato dalla distanza e dall’assenza di contatto con suo fratello. E allora ho dovuto farlo. Ho dovuto contattare Tom, il quale ahimè non è riuscito in cinque anni ad arrivare in questo piccolo posto sperduto della Germania. Ha girato il mondo intero per cercare il fratello, ma non ha ancora pensato che Bill si potesse trovare proprio nel luogo che avevano lasciato tanto tempo fa. E allora sono intervenuta, dovevo mettere fine al dolore immenso di almeno due persone, risollevandone tantissime altre. L’unica cosa che temo è una reazione negativa da parte di Bill nei miei confronti, potrebbe arrabbiarsi moltissimo, dopo quella pesantissima decisione presa, oggi arrivo io e faccio tutto a pezzi. Ma io so che lo vuole, Bill vuole Tom accanto a sé e quest’attesa deve finire. Il chitarrista ha scritto sui giornali il suo indirizzo e-mail, per poter essere contattato in caso qualcuno avesse notizie di Bill o l’avesse visto. Come poteva ben immaginare, ce ne erano molte di persone che gli scrivevano dandogli delle finte informazioni, ma lui voleva tentare il tutto per tutto e cercava qualsiasi fonte d’aiuto. E così, un giorno, mentre Bill era via di casa, ho scritto e inviato una e-mail a quell’indirizzo. Mi sono presentata e gli ho raccontato di me e di come ho conosciuto il fratello, di quella sera indimenticabile e straziante, al bar. Gli ho scritto che Bill fa sempre finta di aver superato tutto, ma che io sento benissimo il suo dolore nascosto. Gli ho detto del romanzo che Bill mi ha chiesto di scrivere e ne è rimasto colpito, dandomi per fortuna il suo consenso nel continuare a farlo. Gli ho scritto l’indirizzo del posto in cui ci troviamo e lui mi ha detto che non avrebbe mai pensato che Bill avesse voluto tornare in Germania e si è sentito un cretino perché forse sarebbe dovuto essere il primo posto in cui cercare. Ma evidentemente non aveva calcolato che Bill potesse giungere in quella fase del “voler tornare a casa”, voler sentirsi a casa. E allora, in quella casa, adesso, mancava solo lui. Gli ho inviato anche delle foto mie con Bill e di Bill in vari momenti della giornata. Mi piace fargli delle foto, così, quando meno se l’aspetta. Abbiamo avuto anche una conversazione tramite Skype, per rassicurarlo ulteriormente della mia verità e onestà. Fu molto strana la situazione, sempre per il fatto che non avrei mai potuto immaginare un momento come questo. Ero anche ansiosa, ansiosa perché un ulteriore contatto con Tom rendeva più reale ciò che stessi facendo e ansiosa anche per la paura che Bill potesse tornare da un momento all’altro, prima del previsto. Durante quella videochiamata fissammo un appuntamento, Tom sarebbe venuto qui, da noi, avrebbe finalmente rivisto il fratello e la sua vita sarebbe ricominciata, così come quella di Bill, pienamente. Quel giorno è arrivato, quel giorno è oggi. Bill non immagina minimamente nulla, devo ammettere che sono stata bravissima nel controllare le mie emozioni, soprattutto la sera in cui parlai con Tom, ho dovuto mascherare il leggero senso di colpa e l’ansia, così come questa mattina, appena ho aperto gli occhi, sono uscita subito a fare una corsetta , per scaricare l’ansia e l’adrenalina e per evitare lo sguardo di Bill in quelle condizioni. Ho dato appuntamento a Tom alle 17,30, in un momento in cui sono sicura che Bill sarà via di casa, così come quel pomeriggio in cui parlai con Tom via Skype. Bill era ad una seduta dal suo psicoterapeuta, che lo sta seguendo da quattro anni ed è l’unica persona oltre me a vederlo e parlarci. O almeno, l’unica persona oltre me che in questo posto sa chi è.  
Bill è ancora qui, a vedermi scrivere e sorseggiare ogni tanto questo bicchiere di latte e menta e non conosce in realtà il contenuto di tutti questi mie pensieri. Spero di dare un happy ending a questo romanzo diverso dalla conclusione che avrebbe avuto, che dipende ovviamente dall’happy ending che spero avrà la loro storia oggi. Dev’essere così, non ci sono altre conclusioni. Al solo pensiero mi riempio di eccitazione e alzo il viso verso di lui sorridendogli. Lui ricambia.
“Che c’è?”- Mi chiede.
“Niente.”- Gli sorrido ancora. - “Sei bellissimo.”
Non se l’aspettava e si mette a ridere, poi lo vedo venire verso di me.
“Sei bellissima tu.” - mi bacia e con occhi sorridenti si allontana, dicendomi che sarebbe andato via.
“A dopo, Hope.”
“A dopo Amore” - gli rispondo con allegria.
Guardo l’orologio, sono le 17, inspiro ed espiro profondamente ed attendo che Tom arrivi, qui, al cancello della nostra villa. Lo lascerò parcheggiare nel garage, cosicché appena torna Bill, non si accorga di nulla prima di ricevere la sua sorpresa.
Intanto smetto di scrivere perché ho un po’ perso la concentrazione, quindi salvo il documento, spengo il portatile e rientro in casa. Mi guardo allo specchio e per fortuna sono presentabile, mi faccio una simpatica smorfia da sola e mi metto a ridere, sono così scema a volte, ma essere così autoironica mi piace. Esco di nuovo fuori e alzo lo sguardo verso il cielo. È una bella giornata, le nuvole bianche si muovono e vanno chissà dove, proprio come deve essere. Andrà tutto bene, l’universo è con me, lo sento.  
Dopo alcuni minuti persi a passeggiare sul vialetto, mi arriva un messaggio sul telefonino ed è Tom che mi avvisa di essere quasi arrivato e infatti inizio a sentire in lontananza i passi pesanti e trascinati di un’automobile diventare sempre più chiari e vicini. Mi dirigo verso il cancello e Tom arriva con la sua famosa Cadillac. Spegne il motore, attende un attimo ed esce dall’auto. Il mio cuore sussulta e respiro.
Ci guardiamo negli occhi per la prima volta. Anche lui è diventato più grande, ma si nota solo da alcuni lineamenti della sua pelle più aggrenziti. Per il resto porta sempre la barba e le treccine.
“Tom! Ciao!” - gli sorrido, sciogliendomi nella mia contentezza.
Lui sorride di rimando e mi risponde.
“Ciao Hope, piacere di conoscerti.”
“Piacere mio, Tom. Ascolta, Fai retromarcia e procedi verso la parte posteriore della villa, c’è un garage, puoi mettere la macchina lì.”
“Ah okay, va bene, ti ringrazio.”
“Prego. Ti aspetto qui.”
Ci sorridiamo, rientra in macchina e fa come gli ho detto.
Dopo qualche minuto è di nuovo qui di fronte a me,ci stringiamo la mano e inaspettatamente mi abbraccia, sussurrandomi un “Grazie”. Mi sento a mio agio e lo stringo più forte. Ci distacchiamo, lo guardo dritto negli occhi e con un sorriso a trentadue denti gli rispondo.
“Grazie a te Tom di essere venuto il prima possibile. Sono davvero contenta, anzi, direi entusiasta, non vedo l’ora che Bill ti veda.”
“Per far scoppiare il diluvio universale?”
Scoppio a ridere piacevolmente sorpresa di una battuta da parte sua in questo momento e l’adrenalina sale.
“Sì esattamente. E sarà bellissimo!” Gli dico convinta, sorridendo.
Ride anche lui e mi risponde che sono proprio un bel tipo, così gli faccio una linguaccia simpatica e poi tornando seria lo invito ad entrare in casa.
Tom entra e si ferma a pochi centimetri dall’uscio ed io con lui. Poi inizia a camminare da solo piano piano in giro per la prima stanza, il soggiorno, fermandosi ogni tanto ad osservare qualche dettaglio.
“È così strano, sai.. Non credevo che io e Bill potessimo mai dividerci. E invece è accaduto e nonostante io capisca le sue ragioni, credo che insieme avremmo potuto risolvere tutto. E invece se n’è andato. È strano entrare in una casa che non è la nostra, mia e di Bill, strano vedere i suoi oggetti qui sparsi e sentirmi leggermente fuori dalla sua vita. Non pensavo che sarebbe potuto succedere. È strano rivedere le sue cose dopo tanto tempo.” Si ferma davanti ad una fotografia. “Che bella..che bella questa fotografia..dove eravate?”
“Su una piccola spiaggia qui vicino. Tirava un sacco di vento ma io sono voluta andarci lo stesso. E..”
“..e Bill ti ama troppo per dirti di no.”
Ho sorriso imbarazzata e non ho avuto il tempo di dire qualcosa.
“Si vede, proprio in questa foto, dal suo modo di guardarti.”
È vero, in questa foto Bill mi guarda perso. In realtà si vede solo il suo profilo perché proprio nel momento in cui scattai la foto, lui si era girato verso di me a guardarmi. È un primo piano in cui io con un braccio reggo il telefono per scattarci la foto e con l’altra mano reggo il mio grande cappello in paglia viola affinché non volasse via a causa del vento. E mentre io guardavo l’obiettivo, lui guardava me, con il braccio attorno ai miei fianchi. Abbiamo voluto ugualmente esporla.
Tom continua lentamente il suo giro per casa, cercando l’essenza del fratello e ogni tanto gli racconto qualche avvenimento particolare, che riguardano oggetti e foto sparse per casa. Voglio renderlo partecipe di ciò che ha vissuto Bill in questi anni senza di lui. Sorride, contento, ma anche con un velo di malinconia sugli occhi, in alcuni momenti. Lo comprendo, non deve essere facile.
“Tra quanto tempo pensi che sarà qui?”
“A breve, in realtà, credo quindici minuti”
“Okay.”
“Sai già cosa dirgli?”
“Forse.”
“Sei arrabbiato con lui?”
“Sì, un po’. All’inizio ero furibondo. Ce ne ho voluto un po’ per capire profondamente la sua scelta, ma penso sempre che se ne avessimo parlato di nuovo, avremmo preso delle decisioni insieme. Saremmo potuti andare via, anche in un’isola sperduta o su Marte. Certo, eravamo entrambi molto depressi, ma insieme possiamo portare fuori una forza incredibile. Avrei voluto che credesse in questo, ma se aveva bisogno di fare ciò che ha fatto va bene così. Poi tutto questo ha portato a te, quindi da una parte sono contento che l’abbia fatto. E sono contento anche per il fatto stesso che sia riuscito a distaccarsi da me ed essere più indipendente. Mi ha sorpreso. Oggi comunque voglio chiudere con questo, voglio solo ricominciare da capo con lui, voglio solo vedere al presente e al futuro. Il nostro legame è più importante di qualsiasi ragione. E spero che lui sia d’accordo.”
Sono parole tanto sentite, profonde e pesanti. Chissà da quanto tempo si porta dentro tutto questo. Chissà se ne ha parlato con qualcuno. Sono felice di averlo chiamato, al di là di come andranno le cose.
“Lo sarà, non preoccuparti.” Gli sorrido.
In quel momento vedo il cancello aprirsi e Bill entrare. Poi lo sento chiamare il mio nome, mentre si dirige verso casa.
Io e Tom ci guardiamo leggermente spaventati.
“Allora, ti lascio solo con lui. Okay?”
“Okay, grazie Hope.”
“Buona fortuna”
Mi sorride ed io cambio stanza, curiosissima però di osservare la scena quando Bill lo vedrà. Spero che non mi odi.
“Hope? Amore? Rieccomi qui, ho preso il gelato, fondente come piace a..”
Bill entra in casa e vede Tom, lì fermo, in piedi, ad aspettarlo. Il suo cuore inizia a battere velocemente e le sue gambe, prima deboli, acquistano all’improvviso forza e con uno scatto rapido si gira e scappa via, fuori di casa. Corre, corre veloce lungo il vialetto ed esce dal cancello, mentre Tom ha già iniziato a rincorrerlo.
“Bill! Bill ti prego fermati!”
Bill non è mai stato un tipo sportivo, anzi, uno abbastanza comodo che ha dovuto imparare ad essere veloce in ciò che faceva, ma correre..beh sarà capitato poche volte. Il battito accelerato del suo cuore che gli crea affanno non lo aiuta, così come il fatto che le sue gambe iniziano a tremare.
“Bill! Ti prego!”
Mentre cerca di resistere, Bill sente di nuovo la sua voce e mentre tiene la bocca aperta per ricevere più aria, inizia a sentire qualcosa in gola salire e gli occhi inumidirsi. Non riesce a parlare. Si ferma e si siede per terra, con le mani tra i capelli.
Tom intanto sta per raggiungerlo e Bill lo sente.
“Non ti avvicinare” Tom resta lì fermo a due metri di distanza da lui.
“Bill..”
“Come hai fatto a trovarmi? Volevo che fossimo lontani..”
“Non c’è più bisogno di esserlo adesso. Io sto bene Bill, mi ha solo straziato il fatto di non vederti accanto a me ogni giorno della mia vita negli ultimi cinque anni. E so che per te è stato lo stesso.”
“È stata la decisione più dolorosa della mia vita.”
“Lo so, lo so. Possiamo ricominciare Bill, non è più necessario essere lontani, io non me ne andrò e non permetterò che lo faccia tu. Ho girato il mondo per cercarti, ma non avevo pensato alla Germania, non credevo avessi voluto ritornarci un giorno. Sono stato stupido ed è passato troppo tempo. Io non ho intenzione di scappare e spero che non l’abbia anche tu. Girati Bill, guardami negli occhi, ti prego.”
Bill si fa coraggio e si alza, si gira verso di lui e colto da un pianto improvviso accorcia le distanze e lo abbraccia teneramente e anche molto forte.  
“Perdonami, ma dovevo farlo. Scusami, ti prego.”
Il dolore è di nuovo parte del loro corpo in quel momento, ma diventa un tutt’uno, quello dell’uno si amalgama con quello dell’altro, fino a consumarsi ed evaporare.
“Ssshh, va tutto bene. È passato, ora siamo qui. Non ci lasceremo mai più.”
Tom lo rassicura, tenendolo tra le braccia e accarezzandogli la schiena. Lascia cadere dagli occhi delle lacrime, ma non se ne vergogna.
Io li raggiungo correndo, preoccupata per la reazione di Bill alla vista del fratello e appena li vedo abbracciati mi si stringe il cuore e mi emoziono. Bill si accorge di me e apre gli occhi, mi guarda ed io gli sorrido. Si stacca da Tom e mi rivolge la parola.
“Sei stata tu?”
“Sì Bill.. Scusami se ho preso questa importante decisione al posto tuo, ma sentivo tutto il tuo dolore dovuto a questa distanza e non potevo sentirti più così. Era arrivato il momento di affrontare tuo fratello.”
“Sei coraggiosa, ma questo lo so già. Vuoi proprio salvarmi ogni volta eh?”
Ridacchio e gli rispondo.
“Solo quando la tua fragilità diventa un muro, lo scavalcherò io per te.”
Bill si scioglie in un dolcissimo sguardo e viene verso di me.
Mi tira a sé, accarezzandomi una guancia con gli occhi dentro ai miei.
“Grazie, Amore mio, è il regalo più bello che potessi farmi.”
Io sollevata mi sciolgo ancora di più e gli sorrido felicissima.
“Ti amo.”
Mi bacia intensamente, con gli occhi chiusi e stringendomi ancora di più.
Io mi aggrappo alla sua maglietta, stringendo i pugni e rispondo al suo con il mio amore immenso.   
  
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