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Autore: Mary Evans    15/04/2017    1 recensioni
E se Harry avesse avuto una sorella?
E se lui venisse rapito la notte del 31 Ottobre?
E se Elizabeth Potter credesse di essere l’unica bambina sopravvissuta?
Storia scritta a quattro mani da me e fenice cremesi.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Potter, Harry Potter, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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PROLOGO

Il cancello cigolò appena quando lo apri, ma James Potter non lo senti. 
La sua mano bianca sfilò la bacchetta da sotto il mantello e la puntò verso la porta, che si spalancò. 
Aveva varcato la soglia quando James arrivò di corsa nell'ingresso. 
Facile, troppo facile, non aveva nemmeno preso la bacchetta... 
«Lily, prendi Harry e Beth e corri! è lui! Vai! Scappa! Io lo trattengo...» 
Trattenerlo, senza una bacchetta in mano!... Rise prima di scagliare la maledizione... 
«Avada Kedavra!» 
La luce verde riempi l'angusto ingresso, illuminò la carrozzina contro la parete, fece scintillare le sbarre della balaustra come parafulmini. James Potter cadde come una marionetta a cui erano stati tagliati i fili... 
La senti urlare dal piano di sopra, in trappola, ma se non faceva sciocchezze lei, almeno, non aveva nulla da temere... Salì le scale, ascoltando divertito i suoi tentativi di barricarsi dentro... nemmeno lei aveva la bacchetta... quanto erano stupidi, e fiduciosi a riporre la loro salvezza negli amici, ad abbandonare le armi anche solo per qualche istante... 
Forzò la porta, gettò da un lato la sedia e le scatole frettolosamente accatastate con un pigro gesto della bacchetta... lei era in piedi, i bambini in braccio. Nel vederlo, depose i piccoli nel lettino alle sue spalle e aprí le braccia, come se potesse servire a qualcosa, come se nascondendoli sperasse di poter essere scelta al loro posto... 
«No! Harry e Beth no, ti prego!» 
«Spostati, stupida... spostati...» 
«Harry e Beth no. Prendi me piuttosto, uccidi me, ma non loro...» 
«È il mio ultimo avvertimento...» 
«Non i miei bambini! Ti prego... Per favore... loro no! Harry e Beth no! Per favore... farò qualunque cosa...» 
«Spostati... spostati, ragazza...» 
Avrebbe potuto allontanarla dal lettino con la forza, ma pensò che fosse più prudente finirli tutti... 
La luce verde lampeggiò nella stanza e lei cadde come il marito. In tutto questo tempo i bambini non aveva mai pianto: stavano in piedi, aggrappati alle sbarre del lettino, e guardavano l'intruso in faccia con una sorta di vivo interesse, come se pensassero che sotto il mantello fosse nascosto loro padre, pronto a fare altre lucine divertenti, e che la loro mamma sarebbe tornata su da un momento all'altro, ridendo... 
Puntò la bacchetta attentamente contro i volti dei due bambini: voleva vederla bene, la distruzione di quegli unici, inesplicabili pericoli. Il bambino scoppiò a piangere, e la sorellina con lui. In un istinto di protezione spinse la sorellina a sedere sul lettino e si mise davanti a lei come per proteggerla: si era accorto che non era James. 
Non gli piaceva che piangessero, non aveva mai sopportato i bambini che frignavano all'orfanotrofio... 
«Avada Kedavra!» 
E poi esplose: non era più nulla, null'altro che dolore e terrore, e doveva nascondersi, non lì tra le macerie della casa distrutta, dove i bambini erano intrappolati e urlavano, ma lontano... lontano… 
E mentre il Signore Oscuro cercava riparo, un’altra figura avvolta in un mantello nero comparve d’improvviso nel salotto dei Potter. 
Si avvicinò a James Potter, ancora riverso a terra, e vi si inginocchió con un sorriso. 
Il suo tempismo era stato perfetto. 
Mise una mano sul petto dell’uomo, e come per magia egli riprese a respirare. 
Si alzó da terra, sapendo che avrebbe dormito per almeno tre ore, e si diresse al piano superiore. 
I bambini piangevano, continuando a guardare il corpo immobile della madre davanti a loro, con una ferita insanguinata a forma di saetta che spiccava sulle loro fronti. 
Alla vista della figura incappucciata il maschietto smise all’istante. 
Ella si avvicinó al corpo della giovane donna e, come prima aveva fatto con il marito, la fece tornare a respirare. 
Le lasció un bacio sui capelli ramati prima di alzarsi e rivolgere la sua attenzione ai due bambini nella culla, che adesso lo fissavano incuriositi nel più totale silenzio. 
In qualche modo avevano capito che non rappresentava una minaccia. 
La figura si rivolse prima alla bambina e le fece una carezza, sfiorando appena la sua cicatrice. 
«Ah, piccola Beth, mi dispiace doverti privare del tuo fratellino, ma sappi che un giorno vi rincontrerete quindi porta pazienza.» 
quindi si rivolse al maschietto «Harry saluta tua sorella, tra poco ce ne andremo.» 
Sì sentì quasi stupida nel rivolgersi ad un bambino di un anno con quelle parole, come se in qualche modo lui potesse capirla, ma si riprese in fretta. 
Lasció ai due gemelli qualche altro minuto da trascorrere insieme, poi prese il maschietto in braccio e con la bacchetta tracció una runa sopra il lettino, proprio nel punto in cui prima c’era Harry. 
La copertina si annerí, come colpita da una maledizione, e la figura si smaterializzó con il piccolo Potter in braccio. 
Il giorno dopo, da un capo all'altro del paese, c'era gente che si riuniva in segreto e levava i calici per brindare ‘a Elizabeth Potter, la bambina che è sopravvissuta’, mentre pochi intimi piangevano per la scomparsa di Harry Potter. 


XXXXXXXXXXXXXX 

Salve a tutti, questa è una storia scritta a quattro mani da me e fenice cremesi. L’inizio del prologo è tratto dai libri di Harry Potter e non appartengono a noi ma a J.K.Rowling. Stesso dicasi per altre parti dei libri nei prossimi capitoli, se dovessero esserci. Tutti i personaggi, esclusa Elizabeth, non appartengono a noi ma a J.K.Rowling. 
Sperando che la storia vi piaccia, vi auguriamo una buona lettura. 
Mary Evans e fenice cremesi 

  
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