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Autore: gigliofucsia    15/04/2017    1 recensioni
Ametista è una strega sotto copertura con un'allergia grave a tutto ciò che è sacro. Dopo il rogo della madre viene mandata in un orfanotrofio religioso. Se scoprissero i suoi poteri magici rischierebbe di morire come la madre, quanto tempo riuscirà a resistere?
Genere: Fantasy, Introspettivo, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 12

24 Novembre 1869


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 

«Ametista!» la voce di Pirito mi parve lontana. Cercai di aprire gli occhi. «Ametista!»esclamò.

Aprii gli occhi. «Pirito» mormorai. Non riuscivo a muovermi. Le mani e le caviglie erano legate. Mi guardai intorno «di nuovo qui» mormorai. Pirito era legato molto più di me. Si dimenò cadendo a pancia all'aria «Accidenti mi sento a pezzi». Anche io, «lo so, ci sono stata due settimane qui dentro, ma ci farai l'abitudine». I ricordi mi venivano alla mente e gli occhi mi si inumidirono.

Piombò un silenzio di tomba. «mi dispiace tanto Pirito...» singhiozzai «mi spiace che tu sia stato coinvolto in questa storia, ti uccideranno insieme a me». Con mia grande sorpresa Pirito gemette «non farmici pensare... accidenti a me che parlo troppo».

Con rabbia mi dimenai cercando di sfilare i polsi dalle corde. «È inutile Ametista ci ho provato anche io, ormai non c'é nulla da fare». Io sospirai e chiusi gli occhi.


 

La porta si apre. Ad un tratto sentì dei rumori. Io riaprì gli occhi. Passi pesanti facevano risuonare gli scalini e voci echeggiavano lontane. Sentivo qualcuno ansimare. Sulla soglia una figura corse verso di noi. Passi veloci si avvicinavano alla luce dell'unica finestra che la illumino. «Perla!» esclamai. Lei corse verso di me. Armeggiando con le corde. Non l'avevo mai vista così pallida. Il suo respiro sembrava un peso troppo pesante per lei. «Cosa ci fai qui? Pensavo che ormai mi avessi abbandonato» mormorai.

All'improvviso tre persone apparvero sulla porta gridando «Legate la strega!». Io ero già legata. Non mi sembrava che stessero rivolgendosi a me. Perla si immobilizzò. Uno dei tre monaci la afferrò per le braccia. «Passami la corda!» disse. La gettarono a terra. Io stavo per liberarmi. Il secondo monaco si tolse il simbolo sacro dal collo e mi ci legò prima che potessi slegare quell'ultimo e fragile nodo che mi separava dalla libertà per poi riprenderselo.

Pirito gridò a Perla «Sei una strega?!». Io aggiunsi «a-allora non si stavano riferendo a me».

I tre monaci si alzarono in piedi e se ne andarono. Pirito esclamò «Perla cos'è questa storia?». La ragazzina raccontò «Non ci potevo credere nemmeno io. Vi racconterò tutto ma prima devo dirti una cosa Ametista...» Sentì qualcosa stringermi lo stomaco. «... mi dispiace di aver infranto la promessa».

Io sentì gli occhi inumidirsi. «C-cosa hai fatto!?» gridò Pirito. Perla mormorò «Mi dispiace! Mi dispiace tanto! Pensavo che loro ti volessero aiutare non pensavo davvero che fossero così». Pirito scosse la testa stringendo il viso, «da quanto lo sanno?». Perla si guardò la spalla e rispose «da quando vi hanno inseguito. Li ho visti in difficoltà e così gliel'ho detto».

Una lacrima mi scese sulla guancia. «Ti rendi conto di quello che hai fatto? Se prima avevamo una possibilità di scappare da qui adesso non l'abbiamo più, ci hai condannato a morte», sbottò Pirito disperato.

«Io non ho mai messo bocca sulle vostre credenze nonostante tutto» mormorai «ma ora non ce la faccio più... NON HO BISOGNO DI ESSERE SALVATA, SIETE VOI CHE AVETE BISGNO DI UNO PSICOLOGO, PERCHÈ QUELLO CHE STA SUCCEDENDO NON PUO ESSERE VERO. Non posso credere che mi stiano per uccidere, perché pensano che io sia posseduta dal demonio, tutto ciò è assurdo».

«Mi dispiace tanto, mi dispiace Ametista. Ma tutti dicevano che eri pericolosa e io ero così indecisa, non sapevo cosa fare. Oggi Giada, mi ha dato appuntamento nel suo ufficio per ringraziarmi dell'informazione. Io ero arrivata in anticipo e dalla stanza accanto sentivo Giada e il direttore borbottare. Non volevo intromettermi nei loro affari ma poi ho sentito il mio nome. Mi sono avvicinata e ho sentito il direttore dire “ci sarebbe un'altra strega da sistemare, Quando viene nel tuo ufficio immobilizzala, purifichiamo anche Perla” hanno anche detto che domani chiameranno gli anziani per avvertirli che gli occhi delle streghe sono sgargianti. Io sono corsa subito qui per liberarvi ma poi tre monaci si sono messi ad inseguirmi».

«Qualcuno deve essersi insospettito» mormorai. Perla rispose «credo Suor Acquamarina, l'ho urtata per sbaglio e ho cercato una scusa ma penso che abbia scoperto subito che mentivo, scusatemi».

«Fammi vedere gli occhi» dissi avanzando il collo. Lei spalancò gli occhi e si voltò. Mi guardò negli occhi, le sue iridi erano di un colore azzurro accesso «è vero» mormorai senza fiato «essendo di un colore abbastanza comune non me n'ero resa conto però mi era venuto qualche sospetto...» ripresi fiato «quando ero in quarantena e mi avete trovato svenuta, mi chiedevo perché al tuo tocco le energie mi ritornavano. In te c'era la volontà di aiutarmi e la tua magia mi ha ritirato su senza che tu te ne rendessi conto».

Perla spalanco gli occhi. Ci fu un breve silenzio poi Pirito mormorò «ma come ha fatto a sopravvivere in tutti questi anni? Cioè, anche lei è stata battezzata, ha pregato eppure non ha notato niente» ottima domanda. Perla mi guardo ansiosa di una risposta.

Io risposi «i làcoloniani non immergono i neonati, gli buttano qualche goccia d'acqua santa sulla fronte e così poca non può dar noia a nessuno. Riguardo alla fede della làcolonia, abituandosi fin da piccola la cosa non la tocca più. Il fatto che si è messa a pregare non significa nulla, le streghe non producono e non provano fede. Sappi che se il tuo era un sentimento artificiale, te lo sei costruito inconsciamente per essere accettata dagli altri».

Perla scosse la testa. Pirito era ancora più stupito. Come ho fatto a non accorgermi della mia magia» mormorò Perla chiudendo le palpebre.

«Se tu non ti accorgi di lei e non gli dici di uscire lei resta dov'è quindi dato che non ti sei mai posta una domanda sulla sua esistenza lei è sempre rimasta al suo posto, mi spiace Perla».

Un'altra breve pausa e poi Pirito esclamò «un momento ma Perla può usare la sua magia per liberarci?» Perla alzò lo sguardo verso di noi. Io scossi la testa «prima deve sapere come è fatta quale usare, le dosi e come proteggersi da essa, è impensabile che impari nel corso di una notte, non sapeva nemmeno di avercela,se non la percepisce è difficile usarla, mi spiace».

Perla chinò il capo poi lo rialzò «...e tu?» Io sospirai «Io?.. non riesco nemmeno a parlare, sono al limite, ormai è finita l'unica speranza che vi rimane è di pentirvi prima che vi mettano al rogo».

Mi appoggiai al pavimento, chiusi gli occhi e mi voltai, sperando di morire di fame di essere messa al rogo.

Nessuno parlò nel tempo che passò. La prossima volta che quella porta si sarebbe aperta sarebbe stata l'inizio della fine. Il mio cuore era al limite dei battiti. Combattei per non disperarmi. Cercai di accettare la mia fine ma il rogo mi faceva troppa paura.

La porta della cantina si spalancò. Il mio stomaco saltò. I miei occhi si spalancarono. Passi si avvicinarono armeggiando con le corde piedi. Quando furono libere mi tirarono in piedi. In quel momento mi venne l'idea. Potevo camminare e mi rimanevano ancora poche energie magiche.

Mentre ci conducevano fuori dalla cantina. Toccai le corde con la punta del dito. Si sentì uno strappo e i polsi furono liberi.

Prima che se ne accorsero tirai una gomitata a monaco che mi teneva che affondò nel suo stomaco e lui cadde ansimando. Corsi verso gli altri e senza pudore tirai un pugno nello stomaco a quello che teneva Pirito e uno in faccia a quello di Perla.

Le nocche mi bruciavano con un incantesimo veloce liberai Pirito e Perla «scappate». Loro corsero via ma poi si voltarono, «dove andiamo?» gridarono. Il terzo monaco era in piedi «Lontano!» gridai.

Il secondo ormai in piedi gridò «Prigionieri in fu...». Un tocco di magie tappai la bocca. Gli altri due mi afferrarono. Mi dimenai come un ossesso. Il secondo però, anche senza voce, riuscì a tirarmi una boccetta di acquasanta. Crollai in ginocchio. Mi legarono ma almeno Perla e Pirito erano scappati.

Mi portarono fino in làcolonia. Io stanca com'ero mi preoccupavo solo di camminare e respirare. L'unica volta in cui sollevai lo sguardo fu per vedere il palo si cui sarei stata arsa viva. Gli orfani che facevano avanti e indietro con mucchi di legno. La guardai per pochi secondi ma la cosa rimase impressa nella mia memoria finché non mi gettarono ai piedi dell'altare.

Non avevo la forza di muovermi. Loro rimasero lì a parlare di varie cose. All'improvviso uno di loro si avvicinò a me dicendomi «Se ti penti possiamo strozzarti prima di bruciarti».

Io aprì gli occhi e tacqui. Non sapevo cosa dire. «Pentirmi di cosa? Perché mi state facendo questo? Io non volevo altro che essere me stessa, non volevo altro che vivere» mormorai. «Sei accusata di stregoneria, la più grave forma di peccato dopo l'apostasia. Nei tuoi occhi brucia il fuoco dell'inferno per questo sono così brillanti».

«I miei occhi sono brillanti perché reagiscono alla magia ed essa non è colpevole di altro che di esistere» risposi.

«Esistere per via del demonio che si è incarnato in te! Confessa e ti sarà risparmiata un'atroce sofferenza» replicò il prete alzandosi e puntandomi il dito contro. Io raccogliendo le poche energie che avevo risposi «Sul fatto che sono qui e che sto vivendo vi giuro... che non ho niente da confessare».

Le porte si aprirono. Loro mi presero e mi portarono all'aperto. Io che mi aspettavo il finimondo contro di me, rimasi colpita dal silenzio che sentì quando attraversai quel corridoio di ragazzini. Li guardai per poco. Poi i miei occhi si chiusero davanti ai miei passi. All'improvviso una ragazzina uscì dalla fila tutti si fermarono e io riaprì gli occhi, era la ragazzina del pendolo. Quello doveva essere una cosa preziosa per lei tanto che lo vedevo sempre al suo collo. «Non potete ucciderla! Io l'ho vista non ha fatto niente di male».

Un terzo monaco si mise davanti a me «Non dire sciocchezze ragazzina. Guardala negli occhi, quelle iridi sgargianti ti sembrano normali?». Lei si guardò intorno e gridò «Dai ragazzi! Volete davvero dargli ragione? Non vi fa pena?». Nessuno si mosse. Il monaco buttò da parte la ragazzina e mi spinse avanti. Io non persi tempo a dirgli «Non fa niente». Uno di quelli che mi tenevano mi diedero una spinta violenta in avanti, «Non parlare, muoviti».

Davanti a me vedevo la mia morte, mentre dai balconi intorno a me vedevo tutti i monaci e le suore che con occhi seri mi fissavano. Più in alto, Giada e quarzo mi guardavano dall'alto in basso.

Mi obbligarono arrampicarmi sopra la pila di legna e mi legarono i polsi al palo. Uno dei preti, lo stesso che mi aveva parlato prima di uscire dalla Làcolonia e che ha buttato da parte la ragazzina col ciondolo mi disse «Se vuoi non è ancora troppo tardi per confessare».

Io testarda quale ero non avrei mai dato loro questa soddisfazione «è vero... che sono una strega... ma io non ho niente a che fare con le vostre favole e non ho fatto niente di male per meritarmi questo» risposi.

Il monaco tornò ai piedi del palo e alzò la fiaccola e urlò «La strega si è rifiutata di abiurare,...» guardai le facce di chi mi stava intorno facce che si rifiutavano di guardare «per questo la rimando dall'inferno da cui proviene». Abbassò la fiaccola. La gettò nella legna. Essa prese fuoco. Chiusi gli occhi. Sentì lo scoppiettio del fuoco tutto intorno a me e un calore intenso mi avvolse.


 

  
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