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Autore: Kim WinterNight    15/04/2017    2 recensioni
[Sequel di 'Alive'.]
«Siamo giunti all'ultimo campo per Laura.
Stavolta però si ritrova ad avere qualcuno al suo fianco, qualcuno che però non è Marco.
Forse questa è la volta buona, forse la ragazza riuscirà a superare l'attrazione che da sempre la lega a qualcuno che non la ama.
Lei ci proverà, supportata da sua sorella Tamara, dall'immancabile e storica amica Viola e da tutti i loro compagni di avventura, sotto la supervisione di educatori e istruttori che non rinunceranno a mettere i ragazzi alla prova e a combinare un bel po' di casini.»
Come per le due storie precedente, troverete una colonna sonora diversa per ogni capitolo. Vi basterà cliccare sul collegamento presente sul titolo per essere rimandati direttamene al brano su YouTube.
Inoltre, come di consueto, il titolo della storia porta il nome di una canzone dei P.O.D. intitolata proprio 'Boom': vi consiglio di andarla a sentire! ;)
Buon ascolto e buona lettura e, come sempre, non esitate a farmi sapere il vostro parere ♥
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Youth Of The Nation'
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ReggaeFamily

Capitolo due: Mica Van Gogh




In pizzeria mi ritrovai seduta di fronte a Viola e, dopo aver ordinato la cena, io e Tamara ci avvicinammo alla nostra amica e le consegnammo il nostro regalo con tanto di poesia; avevamo pensato di donarle una crema e un bagnoschiuma profumatissimi, abbinati a un braccialetto con i gufi e a un portachiavi di peluche a forma di emoticon sorridente.

Quando Viola aprì i suoi nuovi tesori, rimase veramente contenta e ci abbracciò forte, ripetendoci all'infinito che non avremmo dovuto disturbarci. La cosa che la sorprese e la commosse maggiormente, tuttavia, fu la nostra composizione in rima scritta in braille.

«Come avete fatto a scriverla?» ci chiese perplessa e con la voce impregnata di gioia.

«Secondo te Marta cosa stava facendo prima? Ti pare che si mettesse a copiare strofe della Divina Commedia?» la presi in giro, ridacchiando compiaciuta.

«È stata lei allora! Se vi prendo...» scherzò, poi prese a leggere la nostra poesia lasciando che le sue dita scorressero sul foglio disseminato di puntini.

Rise sia per le cretinate che avevamo scritto che per gli errori che Marta aveva commesso nel copiare il testo in braille, così finimmo per fare un baccano infernale nella pizzeria tra risate e accuse scherzose.

Quando tornammo ognuno al proprio posto, attendemmo ancora qualche minuto prima di poter cominciare a mangiare; chiacchierammo un sacco e ci divertimmo come capitava soltanto quando eravamo tutti insieme.

Una volta terminata la cena, rientrammo al residence e ci rifugiammo nelle nostre stanze, dopo aver appreso che la mattina seguente la maggior parte di noi si sarebbe recata in piscina, mentre qualcuno avrebbe cominciato con le attività in compagnia degli istruttori.

Io intanto continuavo a scambiare SMS con Danilo, e sentivo abbastanza la sua mancanza. Mentre rispondevo a uno dei suoi messaggi monosillabici – non era molto loquace come ragazzo, specialmente quando doveva scrivere attraverso un cellulare –, me ne arrivò un altro.

Era Tamara che mi scriveva dalla sua stanza.


L'ho detto a Marco XD


Dai, davvero? Oh, così impara! E come ha reagito?


Certo, stava rompendo e non faceva che chiedermi “ma cos'è che dovevi dirmi? Qual era la sorpresa?”, così durante la cena gliel'ho detto! È rimasto abbastanza impassibile, ma io ho capito che ci è rimasto di sasso e non se l'aspettava! Ha detto che è contento... seee, ma chi ci crede? XD


Che squallido... ma si riprende? Ahahahah, grande Tami! Ora lo sa e finalmente capirà che deve lasciarmi in pace... :D


Perché, capisce?


Quell'ultimo messaggio di mia sorella mi fece scoppiare a ridere, così Viola mi chiese cosa fosse successo.

Ero stesa sul letto dopo essermi preparata per la notte, mentre la mia amica ancora armeggiava con valige e prodotti per l'igiene personale.

«Ti ho detto che esco con Danilo, no?»

«Sì, certo! E allora?»

Ridacchiai. «Tami l'ha detto a quel troglodita di Marco e lui ci è rimasto palesemente di merda, anche se ha cercato di nasconderlo!» raccontai.

«Chi esce con chi?» intervenne Marta, facendo irruzione nella nostra stanza e gettandosi sul letto accanto a me. «Cosa mi nascondi, eh? Raccontami tutto! Me l'avevi promesso!»

Così tutte e tre prendemmo a chiacchierare, mentre sia Marta che Viola andavano in brodo di giuggiole per la mia recente relazione; non sapevo se definirla tale, perché io e Danilo uscivamo insieme da troppo poco tempo, però stavamo bene insieme e io avrei voluto che le cose continuassero a funzionare, fino a diventare serie e forti.

«Ragazze, sono contenta!» affermai, dopo aver inviato un messaggio di buonanotte a Danilo.

«Anche noi lo siamo per te!» affermò Viola, per poi dirigersi verso il bagno.

Io e Marta rimanemmo sole e lei mi domandò: «E quindi con Marco non ha funzionato, ho capito bene?».

Annuii. «Purtroppo non siamo compatibili, se escludiamo l'attrazione fisica.»

Marta rise. «Beata gioventù!» strepitò.

«Smettila di parlare come un'anziana!»

Poco dopo l'educatrice lasciò la stanza e salì le scale in legno che conducevano alla sua camera, situata, come quella di Giovanna, in un vano che doveva fungere da mansarda e dare l'effetto di trovarsi in una sorta di baia in stile Heidi. In realtà era orribile dover percorrere quella ripida e stretta rampa di legno scricchiolante, ma del resto non si poteva pretendere granché.

Prima che Viola tornasse dal bagno, scivolai in un sonno ristoratore, desiderando che il tempo trascorresse in fretta e che Danilo venisse a trovarmi come mi aveva accennato quel pomeriggio.


Quando la mattina seguente mi svegliai, la prima cosa che mi venne in mente fu che dovevo alzarmi a preparare il caffè.

La sera prima gli istruttori – tra cui c'era una new entry di nome Samuele che però non si era neanche presentato ed era piuttosto silenzioso – ci avevano annunciato che per quel campo ognuno di noi avrebbe fatto la colazione nella sua stanza, visto che ognuna di esse era munita di un piano cottura e di un forno a microonde.

Da un lato ero contenta, perché in quel modo avrei evitato di avere a che fare con esemplari come Simona, Gabriella e Nicolò di buon mattino, però mi rendevo conto che per Tamara non sarebbe stato per niente bello dover stare insieme alle sue disastrose compagne di stanza durante quel pasto mattutino; Simona e Gabriella, infatti, non erano minimamente in grado di badare a loro stesse, così sarebbe stato compito di Tamara e Giovanna preparare loro la colazione o comunque supportarle durante quell'operazione.

Mi alzai poco dopo e mi diressi verso la cucina, dove incrociai subito Marta.

«Preparo io il caffè» le dissi con un sorriso.

Così lei mi aiuto a trovare ciò che mi serviva per riempire la moka e mi misi all'opera; usai un fazzoletto di carta per appoggiare la parte inferiore della caffettiera, metodo che utilizzavo per evitare che il caffè in eccesso venisse sprecato. Non riuscendo a vedere se la polvere andasse a finire tutta dentro il filtro, mi servivo di quell'escamotage per raccogliere quella che si depositava ai lati del piccolo serbatoio e rimetterla nella confezione del caffè.

«Ti fai furba, eh?» mi chiese Marta, osservando i miei gesti.

«Direi di sì, altrimenti tutto questo verrebbe sprecato» spiegai, indicando il cerchio di polvere scura che era rimasto sul tovagliolo.

Misi sul fornello la caffettiera e riuscii, dopo qualche tentativo, ad accendere il gas; dopodiché tornai in camera a svegliare Viola.

«Vivi, dai, alzati! Cosa mangi tu per colazione? Abbiamo, per ora, solo del caffè, una busta di latte e qualche brioche confezionata» esordii, scuotendola leggermente per una spalla.

Lei sbadigliò e impiegò un sacco di tempo per alzarsi dal letto. «Uff, volevo continuare a dormire, sono stanca!» borbottò, mettendosi a sedere e strofinandosi gli occhi con le mani.

«Non rompere! È tardi, e tu sei lenta come una lumaca a prepararti! Allora, che vuoi per colazione?» domandai ancora, ammucchiando le coperte ai piedi del letto.

«Uhm...» Viola sbadigliò ancora. «Latte.»

«Vieni qui, ti insegno a prepararlo!» gridò Marta dall'altra stanza.

«Pure? Oh no!» si lamentò la mia amica.

«Non fare i capricci, su!» ridacchiai, mentre tornavo a controllare la caffettiera.

«Quest'affare non funziona, quanto ci vuole a fare un caffè?» mi lamentai, notando che, nonostante fossero trascorsi diversi minuti, l'oggetto in questione si rifiutava di fare il suo lavoro.

Marta mi raggiunse e nel frattempo anche Viola si alzò e arrivò in cucina.

«La metto sotto l'acqua, vedrai che poi funzionerà» affermò l'educatrice.

Quando rimise la caffettiera sul fornello, ci vollero ancora diversi minuti prima che cominciassi a udire il familiare gorgoglio del caffè che saliva dal filtro. Sospirai e cercai qualche tazzina, portai fuori le poche bustine di zucchero che la sera prima avevo raccattato dalla stanza dei ragazzi e portai tutto sul tavolo; nel frattempo Marta spense il fornello e trasportò la caffettiera in tavola, poi si dedicò a insegnare a Viola come scaldarsi un po' di latte nel microonde.

Mentre aspettavo che il caffè si raffreddasse un po', osservai ciò che stavano facendo le mie compagne di stanza.

«Viola, dammi la mano. Senti questi pulsanti?»

«Sì, a cosa servono?» domandò curiosa la mia amica.

«Quello più grande è il tasto di accensione, gli altri tre servono per decidere quanti secondi vuoi far scaldare ciò che metti nel forno: quello subito sotto indica dieci secondi, il secondo venti e l'ultimo un minuto. Dipende da quanto vuoi che il tuo latte sia bollente» spiegò con gentilezza Marta, guidando la mano di Viola durante l'esplorazione.

Storsi la bocca. «Odio quegli aggeggi» commentai. «A casa mia si usano i pentolini per scaldare qualunque cosa, siamo contrari al microonde.»

«Sempre la solita tu!» mi rimbeccò Marta. «Invece è comodo e veloce.»

«E nocivo» aggiunsi con un'alzata di spalle.

«Anche noi non lo usiamo mai, però ce l'abbiamo. Ma anche mamma preferisce usare i metodi tradizionali» raccontò Viola.

Marta la aiutò a riempire la sua tazza di latte, poi la supportò nell'infilarla all'interno del forno.

«Tua madre è un genio» dissi con un sorriso, prendendo un sorso del mio caffè.

Dopo alcuni tentativi, le due riuscirono a scaldare il latte e mi raggiunsero a tavola. Chiacchierammo e facemmo colazione in fretta; nel frattempo Danilo si era svegliato e mi aveva inviato il buongiorno, e io ero molto felice di sentirlo. Era difficile immaginare di dover trascorrere altri dieci giorni senza di lui, però forse lui sarebbe venuto a trovarmi e non avrei dovuto attendere così tanto a lungo.

Dopo colazione lavai le scodelle e i cucchiaini, poi mi precipitai in bagno a prepararmi per la piscina. Infilai il costume nero, un paio di shorts e una canottiera e corsi a recuperare la borsa con il telo e tutto il necessario per scendere di sotto.

La mattina trascorse tranquillamente e io ebbi modo di parlare con Giorgio, il ragazzino che stava frequentando per la prima volta il campo insieme a tutti noi. Era simpatico e molto intelligente, ma ciò che mi colpì maggiormente fu la sua sensibilità; anche Nicolò pareva esserne rimasto colpito, per questo approfittò subito per trattarlo come se fosse il suo schiavetto. Quel ragazzo era impossibile, non sarei mai stata in grado di sopportarlo.

Mi divertii anche a sentire i racconti di mia sorella riguardo alla sua nottata e al risveglio di quella mattina.

«C'era una zanzara che mi ronzava intorno, poi non vi dico quanto caldo faceva in quella stanza! Non potevamo neanche aprire la finestra perché il letto di Simona rimane proprio là sotto e lei non faceva che alzarsi ininterrottamente per andare in bagno! Poi, ovviamente, sbagliava letto e veniva nel mio o in quello di Gabriella! Poi a un certo punto è arrivato il camion che ritira la spazzatura e ha fatto un casino assurdo, mi sarei affacciata alla finestra e avrei volentieri gridato imprecazioni a non finire! E, cosa più avvincente, Simona non fa che sganciare aria da orifizi non meglio identificati. In qualsiasi momento, sempre, è una tortura!»

Tutti scoppiammo a ridere. Eravamo seduti sulle sdraio e io ero da poco uscita dall'acqua.

«Oddio Tami, ma è orribile!» esclamò Viola in tono apprensivo.

«Abbastanza! Non vi dico... infatti non ho quasi chiuso occhio» si lamentò ancora, per poi sospirare e scuotere il capo.

«Simona e le sue bombe a orologeria» commentò Marco. Stazionava in un angolo, sotto l'ombra del portico che ospitava alcune sdraio, ed era seduto per terra sul suo telo. Poco dopo fece partire della musica dal suo cellulare.

Viola storse la bocca. «Cos'è questo casino? Ma tu ascolti sempre queste cose che sembrano dei barattoli ammaccati che sbattono tra loro?»

«Vivi, mi fai morire!» scoppiò a ridere Tamara, piegandosi in avanti e rischiando così di ruzzolare dalla sua postazione su una sdraio traballante.

«Stai attenta tu!» la apostrofai. «Vivi, hai sempre da ridire? Mica la gente può ascoltare solo Africa o le canzoni degli anni Ottanta!»

«Che bella Africa! Me la mettete?» saltò su la mia amica.

«Anche quest'anno devi rompere con questa canzone? Mio dio!» sbuffai.

«Lalli, ti ricordi quando ero fissata con Moonlight Shadow?» mi chiese Viola con un sorriso.

«Ma certo! Però quella non posso mettertela, non ce l'ho! Ma, piuttosto, tu non eri la donna anti-tecnologia per eccellenza?» la punzecchiai, vedendola armeggiare con il suo nuovo Iphone.

«Ma Lalli! Sai che è facile da usare? Ho fatto un piccolo corso, e di certo non mi metto a parlarci come fanno loro!» si giustificò la mia amica, alludendo a Gabriella che intanto parlava con il cellulare cercando di usare Siri senza successo.

«E come diamine fai?» le chiese perplessa Tamara.

«Un giorno ve lo spiego!»

«Uff, ma perché questo coso non funziona? Ho detto: riproduci brano #fuoriceilsole!» strillò all'improvviso Gabriella.

Marco sghignazzò e fece partire una canzone da lui definita tranquilla, ma che da subito io ritenni una noia pazzesca.

«Che è 'sta roba?» domandai.

«Sono i Tool! Non dirmi che non li conosci, sono fighissimi» disse lui con orgoglio, per poi canticchiare quella nenia insopportabile.

«Sembra una ninnananna» osservò Viola. «Che palle!»

«Ma a te non va bene mai niente, eh?» intervenne Marta ridendo.

«Oh, ragazzi!» La voce squillante e insopportabile di Nicolò squarciò l'aria, interrompendo tutte le nostre conversazioni. Poco dopo lui e Giorgio comparvero all'ingresso della piscina.

«Il pranzo è quasi pronto, cominciate a prepararvi!» disse Giorgio con orgoglio.

Intanto Gabriella, imperterrita, cantava – o meglio, biascicava monotona – la canzone di Lorenzo Fragola che era il tormentone dell'estate e io l'avrei volentieri buttata in piscina.

Così mi alzai e presi a raccattare le mie cose, buttandole in borsa alla rinfusa.

«Gabriella, basta! Dobbiamo andare a pranzo!» la esortò Giovanna, chinandosi per raccogliere i vestiti che Simona aveva lasciato cadere a terra, vicino a sé. «Dai Simo, vestiti. Non hai fame?» si rivolse poi all'altra ragazza, la quale sembrava, come sempre, immersa in un mondo tutto suo.

Scossi il capo e sospirai, infilandomi in fretta i vestiti. Chiesi le chiavi della nostra stanza a Marta e mi inventai che dovevo andare urgentemente in bagno, poi mi avviai in fretta verso la mia camera.

Non ne potevo più di sentire Lorenzo Fragola e le canzoni deprimenti di Marco, e poi volevo sentire Danilo e parlare un po' con lui. Tuttavia, una volta arrivata a destinazione, provai a chiamarlo ma lui non rispose.

Così mi diedi una rinfrescata e misi su un po' di musica dal mio cellulare, ritrovandomi ad ascoltare un brano che da giorni non faceva che tormentarmi. Si trattava di Mica Van Gogh di Caparezza, brano che mi aveva preso tantissimo da quando avevo sentito il suo nuovo album, e la fissa era cresciuta dopo aver assistito, quell'estate, a un concerto mozzafiato che mi aveva lasciato sfinita ma pienamente soddisfatta.


Tu, in fissa con i cellulari, lui coi girasoli,

girare con te è un po' come quando si gira soli...


Mi misi a cantare, ammirando ancora una volta la genialità di quell'uomo, aggirandomi per la stanza in attesa che anche Viola e Marta arrivassero.

Mi sentii improvvisamente affamata. Nicolò e Giorgio avevano cucinato il pranzo per tutti noi, chissà se avevano creato qualcosa di realmente commestibile.

«Lau!» mi chiamò Marta, entrando in stanza in compagnia di Viola.

«Sono qui» gridai dalla mia camera.

«Questo pomeriggio devi andare a fare orientamento con Marco e Samuele» mi avvisò in tono allegro.

«Con Marco? E ti pareva! Samuele... ah, il nuovo istruttore?» buttai lì leggermente confusa.

«Già.»

Rimasi un attimo in silenzio, poi chiesi: «Ma quello parla o e muto? Non si è neanche presentato e non ho ancora capito se è in grado di ricoprire il ruolo che dovrebbe!».

Viola sbuffò. «Ma sei cattiva!»

«No» la contraddisse Marta. «Anche secondo me è muto!»

A quel punto scoppiammo tutte e tre a ridere e ci preparammo per andare a pranzo, mentre io mi domandavo perché dovessi necessariamente fare le mie attività di orientamento e mobilità con Marco.

Possibile che questi diamine di istruttori non avessero altri programmi per noi due? Possibile che volessero a tutti i costi vederci insieme, vicini?

Smisi di pensarci quando il mio cellulare squillò: era Danilo.

  
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