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Autore: MadLucy    15/04/2017    2 recensioni
In cui Near ha una seconda personalità, e questa personalità è Mello.
{ispirato al live-action di Death Note del 2015 | Mello/Near hints | pre!canon}
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Matt, Mello, Near | Coppie: Mello/Near
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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NdA: Queste flash sono ispirate al live action del 2015 di Death Note, nel quale Near -anche se non viene esplicitamente detto, è deducibile- soffre di disturbo dissociativo dell'identità, ovvero ha una seconda personalità con nome e caratteristiche differenti, che non è altro che Mello. I due personaggi agiscono a turno, in base a chi prende il sopravvento al momento, ma possono anche dialogare alternandosi rapidamente come avviene pure in questa fanfiction. Anche il pupazzo citato in seguito è canon: Near se lo porta sempre dietro, anche se questo non impedisce che Mello a volte semplicemente prenda il sopravvento e agisca per conto suo (quindi è più simbolico che davvero necessario agli interventi di Mello).
Altro dettaglio importante è che, mentre l'ic di Mello è pressochè invariato, quello di Near è abbastanza diverso, in quanto (pur mantenendo aspetto e abitudini originali) è molto gentile con tutti, ha un bel rapporto sia con L (piange quando scopre della sua morte) che con Watari, gli piacciono le torte (?!), a tratti risulta addirittura cute (e un tantino psycho), pur essendo bravo a mentire e se necessario subdolo.




 

Draw





Near siede ad un tavolo della biblioteca, quadrato, un lato del quale tocca il muro. Poggiato in verticale contro la parete, c'è un specchio. Sul tavolo c'è una scacchiera scombinata dall'inizio di una partita. 
Sulla sedia a destra di Near siede L. Watari si avvicina, un vassoio in mano sul quale c'è una bustina di succo di frutta. L la prende.

«Stanno giocando a scacchi?» si stupisce Watari.
«Esatto» risponde L, senza perdere di vista una mossa. Near, un gomito sul tavolo, un braccio che pende sulla schacchiera, muove un pezzo. Poi guarda lo specchio, concentrato e diligente. Mentre lo fa, gli occhi si socchiudono in due fessure. 
«Ma ha un senso farlo? Loro possono sapere tutto ciò che l'altro pensa» obietta Watari. L osserva una torre bianca cadere.
«E adesso piantala di cullarmi nel tuo lezioso senso di sicurezza e tira fuori le palle» esala Mello, scoccando uno sguardo irrequieto allo specchio. 
«È l'unica cosa che conta davvero» mormora L. 

*

Una volta i compiti di Near e Mello erano gli stessi.
E accadono sempre inconvenienti analoghi. Il professore distribuisce i fogli, si ferma al suo banco, gli si aggrotta la fronte per l'imbarazzo, non sa come gestirla, quanto se ne possa parlare apertamente.
«Near... Senti, lo so che la tua situazione è complicata, ma devi smetterla di lasciar fare a Mello i tuoi test. Non ottenete nulla, a parte la tua media si abbassi.»
Near abbassa lo sguardo sulle mani computamente unite sul banco. Ha un modo tondo di pronunciare le parole, servizievole. «Non è stato Mello, signore. Sono stato io.»
«Non serve a niente coprirlo» insiste il professore, indicando le tre annotazioni in rosso sul foglio. «Errori del genere non sono affatto da te.»
«Sono stato io» ripete Near, stavolta guardandolo dal basso verso l'alto, senza esitare. Un istante più tardi, il suo collo si piega strappandogli un ansito. 
«Non ho bisogno delle tue plateali dimostrazioni di eroismo» sibila Mello, inasprendogli i lineamenti in un'espressione iraconda. «Sono stato io, ovviamente, come nessuno dubitava.»
Il volto si distende immediatamente, limpido, contrito. 
«Il mio intento era semplicemente non farti irritare.»
La voce, di nuovo d'improvviso ruvida e maschile, implode dalla sua gola come un ruggito, e ora deve portare le mani davanti alla faccia per resistere alle vertigini e all'assalto dell'incursione. 

«Sei talmente stupido da non renderti conto che così peggiori soltanto le cose?!»
«Niente discussioni in classe!» esclama l'insegnante, evidentemente scosso. «... risolverete più tardi.»
Questi sono i peggiori momenti. Ce ne sono di migliori. Near che in una traduzione in inglese si imbatte in una citazione in tedesco,
 e sente, «Grande è il piacere dell'esistere, più grande ancora il piacere nell'esistere.»
Near sorride. «Ti ringrazio, Mello.» 
Lo sente sbuffare compiaciuto. 
«Sono qui apposta per colmare la tue lacune.»
«Era questo che intendevo» replica. 
Dalla settimana dopo, in ogni caso, i compiti di Near e Mello vengono distinti. 

*

Near sostiene serenamente il contatto visivo. L resta in silenzio a guardarlo. Attende da molto questo colloquio. È tornato in Inghilterra quasi esclusivamente per questo. Ha visto i dati, i risultati, certo. Ma ha visto anche la cartella clinica. E non ha potuto fare a meno di metterci le mani. Watari diceva no, assisti alla seduta con uno psicologo. 
«In questo momento può sentirci?» chiede infine. Near osserva i suoi occhi ancora per un attimo prima di rispondere, con un'indecifrabile aria d'intesa o di prescienza.  
«Può farlo sempre, ma non viene quasi mai se chiamato.»
L non risponde.
 «Posso chiederti cosa avete là dentro?»
«Una riproduzione della Wammy's, solo deserta. All'inizio c'era solo la nostra camera. Si è arricchita di stanze con il tempo» spiega Near, annuendo impercettibilmente con il mento mentre parla, solerte.
L apre il cassetto della scrivania che gli sta davanti. Ne estrae una tavoletta di cioccolata, che comincia a scartare con suoni distinti e croccanti, senza smettere di guardare il ragazzino che gli sta di fronte, finchè il viso non assume un atteggiamento del tutto differente, da impassibile e bendisposto ad infastidito e avido. 
«Oh, da' qua e piantiamola» sbotta Mello, allungando imperiosamente la mano. L la cede senza battere ciglio.
«Allora, vogliamo parlare di te?»
«Voi sapete già tutto di me.»
«Dimmi qualcosa che non so.»
Mello scombina la postura composta assunta da Near, accavallando le gambe sulla scrivania e spingendo sulla sedia con le rotelle per ruotare leggermente a destra e sinistra. 

«Non state procedendo granchè nell'iter della terapia, a quanto vedo» lo provoca staffilante. 
«Forse perchè abbiamo cambiato idea» ribatte L, scatenando solo una risata acida.
«Non fare il carino progressista con me perchè non attacca.»
Il ragazzo batte le palpebre pesanti, indolente. 
«Non sono affatto carino con te. Sei una personalità scissa da un evento traumatico, non una persona. Non hai alcun genere di diritto umano. Ogni nostra scelta non è presa in considerazione del tuo bene, non illuderti nemmeno per un momento di questo.»
«Quindi resterete soltanto ad aspettare che Near guarisca da solo e mi annienti, com'è giusto che sia» sputa Mello, con sarcasmo. 
«Sono stati diagnosticati casi in cui è la seconda personalità a prendere il sopravvento» osserva L, senza sbilanciarsi. La reazione è una smorfia amara. 
«La seconda, hai detto bene. Sarebbe il finale negativo, no, se ce la facessi? Sto usurpando qualcosa su cui non avrò mai la precedenza.» La curva dura di un sorriso. «E continuerò a farlo, scommetteteci. Non vi renderò facile il compito di estirparmi. Dovrete passare sul suo cadavere.»
«Non lo faremo» taglia corto L. Mello inarca scettico un sopracciglio. 
«Cos'è, una nuova tattica? Ingannare l'alter e farlo sentire accettato per indebolirlo?»
«Near ha bisogno di te. Paradossalmente, sei tutto ciò che si frappone tra lui e il collasso psichico. Se tu venissi riassorbito dalla personalità principale, le conseguenze sarebbero imprevedibili e, sospetto, lesive. I ricordi rimossi, il passato, riemergerebbero. Mentre tu sei il suo futuro.»
«Non riuscite a debellarmi e mi assoldate. Per servire Near, tirare i cazzotti al posto suo. Il lavoro di manovalanza.» 
«Come sei drammatico» commenta L, «tu adori tirare cazzotti.»
Mello lo guarda di sottecchi, con audacia. «Near è innamorato di te, non avrebbe mai il coraggio di farlo, ma io sì. Io ti batterò.»
«Direi che per oggi può bastare» concede L, poco impressionato. Near rinviene con un sorriso condiscendente.  
«Bisogna essere pazienti con lui. Presto capirà.»
Lo sguardo di L si fa vago, pensoso, oltre il panorama della finestra dello studio. «Il fatto che già tu l'abbia capito è un ottimo traguardo.»
Near continua a guardarlo in volto, invece, ma senza più davvero vederlo. «Io l'ho sempre saputo.»

*


Ma i guai persistono, per un motivo o per l'altro. Linda, la vicina di banco di Near per l'ora di chimica, lo vede comporre in una scatola un piccolo puzzle dalle tessere minuscole, già seduto al suo posto con cinque minuti di anticipo. Si avvicina, colloquiale, un po' arrossendo del proprio slancio. «Ehi! Vuoi una mano?»
Near le sorride docilmente. «Buongiorno! Grazie, ho quasi finito. Spero che tu abbia capito la reazione di ieri.»
«Sei stato chiarissimo, l'ho terminata per conto mio senza problemi.»
«Bene allora. Sono contento che tu sia qui, perchè dovrei dirti una cosa» aggiunge, timido, rivolgendole un'occhiata di venia per il proprio imbarazzo. Linda ha un piccolo sussulto di sorpresa.
«Di' pure.»
Lui inizia ad arrotolare una ciocca candida all'indice. 
«Sai, il fatto è che... se non fossi così tanto frocio, una sbattuta te la darei volentieri, perchè hai proprio delle tette da resuscitare i morti.»
Linda strabuzza gli occhi e,
 sentendo una risata fragorosa scoppiare alle sue spalle, si volta e vede Matt piegato in due sul banco. Girandosi ancora, scorge il ghigno sul viso di Near, e trae le sue conclusioni.
«Siete degli idioti. Dovete smetterla, povero Near» protesta, seccata. 
«Non ti scaldare, Linda, dai» la rabbonisce Mello, passando dal timbro della voce bianca che imitava a quello graffiante e adolescente che lo distingue dall'altra personalità. «Il complimento era sincero, solo che detto da lui fa tutto un altro effetto.»
Matt concorda, esilarato. «È stato epico. Sei diventato magistrale. Ormai soltanto io riesco ad accorgermi quando sei tu, neanche L stesso sarebbe in grado.»
Al termine della lezione, Roger prende Near da parte
: «Santo cielo, prova a opporti quando succede. Ho dodici segnalazioni di molestie sessuali verbali a tuo carico tra ieri e oggi.»
«Sono io che lo lascio fare, signore» confessa lui, tranquillo. «Sono contento che Mello si diverta un po'. Lo mette di buonumore.»
Roger scuote la testa con disapprovazione. «Ma non permettergli di esagerare più in questo modo, intesi?»
«Intesi» promette Near, con un mezzo inchino. Due minuti più tardi, mentre gli studenti sciamano oltre lo stipite della porta dell'aula, Mello individua Matt. 
«Matt?»
«Sì?»
Arriccia il naso, combattuto, scontroso. «Volevo solo dirti che... insomma, sei stato il primo a... credere che valesse la pena conoscermi. Vuol dire tanto, cioè, insomma, abbastanza. Ci tengo a te, quindi non approfittartene e non cercare di fregarmi. Ok?» avverte, minatorio. Matt ridacchia. 
«Grazie, amico, ma non lasciarti rammollire dai vestiti da frocio, eh?» aggiunge, facendo un cenno alla salopette azzurro pallido che indossa. «Scusami, ho matematica da finire, ci si vede a cena!»
Non appena svolta l'angolo, il vero Mello fissa sbalordito e paonazzo il punto in cui è sparito, poi si apparta un po' per parlottare a bassa voce fra sè.

«Near, cosa diavolo combini?!»
«Ti ho solo dato una mano ad esprimere i tuoi sentimenti» si limita a rispondere Near, serafico, approvando il proprio operato con un sospiro soddisfatto e cospiratorio. 
«Se avessi voluto una mano l'avrei staccata dal polso di qualcuno!» sbraita Mello, facendo scartare e scappare un paio di ragazzini ancora nei paraggi della classe. «E comunque, da quando in qua sei capace di imitarmi?» domanda, piccato di aver perso questa prerogativa.
«Preferisco tenere nascoste le mie abilità per puntare sull'effetto sorpresa.» Near sistema lo zainetto a colori pastello sulle proprie spalle, con un'espressione dolce e indefinita, come se avesse visto nel vuoto qualcosa di incantevole ma invisibile a chiunque altro. «E poi Matt non se n'è accorto. Uno a zero per noi» attesta allegro, risolutivo, garbatamente malizioso.  

*

L glie li aveva detto, prima di andarsene, quando sarai pronto a parlare chiamami. Invece Mello ha atteso che tornasse in visita alla Wammy's House, il cuore che galoppava furibondo, l'orgoglio tremante.
«Perchè io non riesco ad arrivare dove arriva Near?» insorge senza preamboli, perentoriamente, l'orgoglio sfibrato. L soppesa la stanchezza depositata nel suo sguardo. Capisce che c'è il fondo giusto per certi passi.
«Mello, tu e Near siete la stessa cosa. Non potreste mai avere potenzialità differenti. Certi aspetti di un'entità unica si sono divisi in coscienze separate pur di sopravvivere, ma-»
«Quindi io sarei i suoi difetti?» interrompe Mello, inorridito. L fredda con un gesto volitivo della mano il suo panico. 
«Tu non sei il limite intellettivo che Near ha scavalcato. Sei la sua paura di sbagliare.»
Mello spalanca le braccia esasperato. 
«E perchè qualcuno dovrebbe volere tenersi una cosa del genere? Magari, se mi eliminaste, avreste semplicemente un genio assoluto che non viene intralciato da nessun inferiore iperattivo...»
«Non mi hai lasciato finire» lo zittisce L. «Non sei la sua parte profana, e neanche la sua abilità fisica. E questo perchè non sei la sua antitesi. Niente di ciò che sei gli è estraneo. Tu sei la sua resistenza.»
Silenzio. 

«Cosa vorrebbe dire?» soffia Mello.
«Sta a te scegliere. Anzi, a voi.»

*


Near si sveglia di soprassalto, sollevando di scatto il busto dalle lenzuola. Le pupille allagano le sue iridi nel dilatarsi. Percepisce il fastidio del sudore sotto il pigiama. Trattiene in bocca il respiro un po' affannato, incredulo. Fuori è ancora buio. Si alza ugualmente, con movimenti cauti e misurati, per recuperare il dominio di sè. Dopo la doccia, siede alla scrivania e attacca alla corrente un ferro caldo. Davanti allo specchio piastra i capelli in modo lento ed accurato, ciocca per ciocca, comprese quelle scompigliate sulla fronte, finchè ogni ricciolo chiuso intorno alle sue orecchie non accarezza lungo e lisciato la curva del collo e la frangia non è compatta e pari. Invece di prendere dall'armadio le sue camicie dalle tinte tenui, sceglie una maglietta nera piegata nel fondo di un cassetto e un paio di jeans, e allaccia ai piedi degli anfibi scuri. Terminata l'opera, guarda il riflesso ancora assorto, come un pittore fa con il risultato della sua ispirazione. 
Mello sogghigna, grato della nuova immagine che gli ammicca di rimando nello specchio. «Non sembri neanche più tu.»
«Infatti sei tu, Mello» sussurra Near, quasi commosso, la mente che non riesce ad abbandonare le vicende del sonno. 
«Intendevo dire, la tua decisione.» Mello si rimira da capo a piedi, aggiungendo all'abbigliamento un chiodo di pelle, preso dal nascondiglio dove l'aveva riposto dopo averlo trafugato da armadi altrui. 
«Roger ci ha dato questa occasione preziosa di uscire e voglio che sia tu a farlo» insiste Near, così deciso da apparire malinconico. «Mi fido di te, ora più che mai.»
«Potresti sbagliarti» insinua Mello, una scintilla di divertimento nello sguardo. Lui si tocca delicatamente un braccio, quatto, da sopra il tessuto scivoloso. 
«Dallo sbaglio di ciascuno, entrambi impariamo.»

*

Near prende un pezzetto di torta dal suo piattino di ceramica, maneggiando una forchetta d'argento. È goffo ed etereo al contempo, come se il suo spirito malgestisse il governo del corpo. 
«Quello che Mello può arrivare a fare per raggiungere i suoi scopi... è qualcosa che io stesso sarei in grado di fare, vero?» domanda pensoso. 
«È qualcosa che tu gli hai accollato per liberartene» puntualizza L, succhiando il suo succo. Near assume un'aria dispiaciuta.
«Lui è così ingenuo, da questo punto di vista. È molto più puro di me. Quando mette in atto i suoi piani, agisce alla luce del sole.» 
L attende che prosegua a parlare e, siccome non lo fa, «Speri che io ti dica il contrario?»
Near incontra il suo sguardo.
 «Se ricordassi la verità su quello che mi è successo in passato, Mello scomparirebbe?»
«Non possiamo saperlo. Ogni caso è a sè.»
Lui sorride lievemente, dando un aspetto cherubico e puerile, eppure completamente cosciente, al volto diafano. «Allora preferirei che voi eliminaste tutta la documentazione a proposito.»
«Capisco» ribatte L, senza sbilanciarsi in un rifiuto o in una conferma. Near finisce la torta, ringrazia, zelante e deliziato, e rimette le posate al loro posto. Prima di andarsene, però, è trattenuto da qualcosa. Infine, 
«Ti sbagliavi, L. La maggior parte della mia paura è rimasta a me. Sinceramente, se la situazione fosse grave... non so fino a che compromesso sarei disposto ad arrivare.» Parla confessando, inespressivo. «A lasciar fare Mello, e poi permettere che gli altri diano la colpa a lui.»
Ma L non pare adirarsi. 
«Tu avrai sempre paura, ma non sei solo. Nessuno di voi due deve farlo da solo. Per questo non perderete l'equilibrio.»
Near tituba ancora.
 «E tu, L? Tu come fai a capire quando ti sta ancora interessando il motivo per cui giochi, e quando invece stai continuando a farlo soltanto per vincere?» chiede, quasi supplichevole. L si è già voltato dall'altra parte, sembra quasi con lo ascolti. Quando Near posa la mano sulla maniglia della porta,
«L'unico modo per saperlo è continuare a chiederselo ogni momento, e non dimenticare mai l'importanza di farlo.»
Lui china la testa.

*

Il pacco che Roger ha recapitato è sul pavimento. Near rompe la scatola di cartone con le forbici, e ne estrae un pupazzo per ventriloqui di legno, dal caschetto biondo, gli occhi sbarrati e la faccia bianca. 
«Sarebbe questa la soluzione che ci propone» spiega, pacato.
«Fa veramente impressione» dichiara Mello.
«La dovrei restituire?»
«No, va bene» concede dopo un istante di riflessione. «La gente deve avere paura.»
Near lo riprende benevolmente.
 «Non serve a terrorizzare i bambini. Serve a permettere alle persone di parlare con entrambi senza confondersi.» Esamina il burattino, poi lo sguardo evade da un lato, allusivo, schermato dalle ciglia argentee. «Anche se non è proprio come averti qui. Come nel sogno.» 
Mello rende il riserbo del suo viso un cipiglio più arrogante, piuttosto lusingato. «Ah, già. Quel sogno. Quasi dimenticavo.»
«Che bugiardo Near arrossisce vezzosamente. «Non bisogna raccontare tutto tutto a L, vero?»
«Sei tu che lo fai, di solito, non io. Ti manca il nerbo» protesta Mello. Per tutta risposta, Near comincia a ravviare i capelli della bambola con le dita, il suo leggero, enigmatico sorriso sempre a fior di labbra.
«Forse hai ragione, essere temuti è senz'altro potente. Però, essere sottovalutati lo è forse di più. Non sei d'accordo?»
La bocca mobile del pupazzo si apre. 
«Non possiamo esserlo sempre.»

*


La partita è finita. La scacchiera è immobile. Rimangono solo due pezzi. Mello guarda lo specchio davanti a lui, poggiato al muro. 
«Re bianco in e1, re nero in e8. Patta. Abbiamo vinto di nuovo» deduce, piatto. 
Near si volta. Non c'è seduto più nessuno vicino a lui. 

«È quello che L avrebbe voluto» bisbiglia.
«È quello che noi volevamo» precisa Mello.
«L'unica cosa che conta davvero.» 



























Note dell'Autrice: di nuovo nel fandom di Death Note dopo anni e in fase esami, benissimo così. 
Niente, il drama del 2015 in generale lo trovo piuttosto scarso, e certi cambi di ic molto discutibili, ma alcune cose mi sono piaciute, come ad esempio questo espediente per Mello e Near, che lo trovo geniale: rende perfettamente il concetto di cosa siano questi personaggi, e di cosa rappresenti il loro scontro-collaborazione. Tutto qui. Grazie per aver letto e se voleste recensire, 
Lucy



 
  
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