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Autore: Fenice_blu    15/04/2017    0 recensioni
«Allora… che ne dici Bea? Ti andrebbe di uscire con me?»
Ci riflettei un attimo e lo guardai. I capelli un po’ scompigliati, gli occhi verde smeraldo che mi fissavano speranzosi in attesa di una risposta, il sorriso caldo e gentile…
Sorrisi e dissi «sì, mi piacerebbe molto Ale».
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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«Ehi Bea… svegliati»
Riconobbi la voce di Cecilia ma non avevo voglia di alzarmi.
«Noo» sbuffai io affondando ancora di più il viso nel cuscino.
«Tanti auguri» riprovò lei, sempre sottovoce.
«Cosa?» dissi girandomi.
«È il tuo compleanno! Dai svegliati!» disse lei abbracciandomi e facendomi il solletico.
«Dai smettila!» dissi io ridendo. Mi strofinai gli occhi cercando di scacciare gli ultimi residui di sonno.
Solo in quel momento mi ricordai che era venerdì, il giorno del mio diciassettesimo compleanno.
«Bene, adesso che sei sveglia, ascoltami» disse mia cugina mettendosi seduta a gambe incrociate «Ti prometto che passerai una giornata fantastica e che ci divertiremo tantissimo!» sorrise lei.
«Sei consapevole che non puoi promettermi una cosa del genere?»
«E invece posso e lo faccio! Su, adesso è ora di alzarsi»
Guardai l’orologio appeso al muro «Sono le otto e mezzo del mattino! Perché diavolo mi hai svegliata adesso?!»
«Perché adesso scendiamo a fare colazione! Che ne dici?»
«Alla faccia della motivazione… va bene, andiamo» dissi io alzandomi un po’ imbrociata.
Appena uscita dalla stanza non ebbi nemmeno il tempo di fare un passo che fui investita in pieno.
«Auguri cuginaa!!!» urlò Vincenzino stringendomi in un grande abbraccio.
«Vincenzino così soffoco!»
«Scusa, ma sai non tutti i giorni compi gli anni! Scendiamo a mangiare?»
Tutti e tre ci avviammo al piano di sotto per fare colazione.
«Beaaaa! Buon compleanno sorellona!» urlò Gabriele saltandomi in braccio.
«Grazie mille Gabri!» disse stampandogli un bacio sulla fronte. Quando lo feci scendere, gli scompigliai i capelli, facendolo correre via ridendo.
Quando entrammo in cucina anche mia zia e mia madre vennero ad abbracciarmi.
«Per l’occasione abbiamo preparato una colazione speciale!» sorrise allegra mia madre.
«Esattamente! Sedetevi e mangiate»
Entrando in cucina fummo accolti da un profumo di…
«Cornetti!» disse Vincenzo estasiato, leggendomi nel pensiero.
«Che profumino!» esclamai io, con l’acquolina in bocca.
Al centro del tavolo campeggiava un cestino pieno di cornetti dalla sfoglia dorata e dall’aria invitante.  Affianco al cestino c’era anche un piatto pieno di succulenti muffin, ai mirtilli, al cioccolato e con gocce di cioccolato.
«Esattamente! Siamo uscite questa mattina, e siamo andate in un panificio fantastico che conosco e per fortuna proprio oggi avevano fatto una bella infornata di cornetti! Non li fanno spesso così li abbiamo presi al volo! » spiegò zia.
«E già che c’eravamo, abbiamo preso anche qualche muffin!»
«Fantastico! Pancia mia fatti capanna!» esclamò entusiasta Vincenzino prima di addentare un muffin ai mirtilli, mentre io e Ceci prendemmo un cornetto a testa, che riempimmo rispettivamente con Nutella e marmellata.
Trascorremmo la colazione in un clima spensierato, fra chiacchiere e risate.
«Ah mamma, dopo papà ci può accompagnare davanti la cattedrale? Ho una commissione da fare»
«E sarebbe?» chiese zia.
«Mah mi devo trovare con alcuni amici… già che ci siamo potremmo farci un giro no?» chiese Vincenzino rivolto a me e Ceci.
«Direi che è una buona idea… tu che ne dici?» chiesi a mia volta a Ceci.
«Se va bene a te, va bene anche a me!»
«Perfetto! Allora appena finito di fare colazione, ci prepariamo e andiamo subito!» concluse Vincenzo,
 
 
 
 
 
«Era da un po’ che non venivamo qui tutti insieme…» commentai mentre camminavamo per il centro di Amalfi.
«In effetti è vero… Vincenzo dove ti devi trovare con i tuoi amici?»
«Davanti al duomo, spero solo che siano in orario, così non dovrete aspettare troppo»
«Ma figurati, sta tranquillo. Io e Ceci riusciremo lo stesso a sopravvivere»
«Va bene, meglio così allora…»
Era una mattina calda e soleggiata, rinfrescata da una leggera brezza proveniente dal mare, che rinfrescava l’aria. Come sempre nel periodo estivo le vie del centro di Amalfi erano piene di gente: i turisti giravano per le strade armati di macchine fotografiche, fotografando qualsiasi cosa, altri vestiti da spiaggia, passavano a piedi o in bici per andare al mare, mentre alcuni bambini si assiepavano vicino alla vetrina di una gelateria.
«Eccoci qua! Cattedrale di Sant’Andrea, alias Duomo di Amalfi!» annunciò Vincenzino.
Ed infatti la strada che avevamo percorso a piedi sfociava in una piazza, circondata da diversi ristorantini suggestivi, qualche negozio di souvenir ed altri servizi commerciali. Infine sorvegliava la piazza dall’alto dell’imponente scalinata (62 gradini aveva detto Vincenzino) il magnifico Duomo di Amalfi, probabilmente la chiesa più importante e famosa di tutta la costiera.  Era sempre uno spettacolo.
«Fantastico! Che ne dite se mi aspettate sulle scale mentre io raggiungo gli altri?»
«Ok ti aspettiamo lì!» disse Ceci indicando un punto alla base della scalinata.
«Benissimo. Allora ci vediamo dopo!» ci salutò mio cugino
«Speriamo che ci metta poco!»
«Beh intanto andiamo a sederci»
Quando stavo per sedermi su uno dei primi cinque gradini mia cugina si fermò dicendo che “lì si siedono i turisti”. Non capendo la sua affermazione, la seguii e ci sedemmo sui gradini successivi un po’ più in alto, da dove si poteva avere una buona vista di tutta la piazza.
«Certo che potevi vestirti un po’ meglio…» mi osservò critica mia cugina.
Osservai i miei semplici pantaloncini jeans e la mia maglietta bianca con dei fiori neri disegnati sulle maniche corte, un po’ a sbuffo,  che mi lasciava le spalle scoperte e infine un paio di sandali neri.
«E perché? Non è mica sera, e poi non stiamo andando in nessun posto particolare… tra l’altro sei stata tu a insistere perché mi mettessi il costume. Se andiamo al mare perché mi sarei dovuta vestire meglio?» risposi io, togliendomi gli occhiali da sole.
«Sì però… lasciamo perdere» sospirò lei infine.
In quel momento iniziò a squillare il mio telefono. Lo tirai fuori dalla tasca e fissai lo schermo cercando di leggere chi fosse. Era Alessandro. Risposi in un attimo e scattai in piedi nello stesso momento.
«Pronto?» mi limitai a dire all’inizio.
«Ehi nocciolina!» sentii la sua voce, per la prima volta da molti giorni. Avevo dimenticato quanto mi piaceva.  Ma se credeva di passarla liscia si sbagliava.
«Mi devi qualche spiegazione»
«Hai ragione. Capisco che sei arrabbiata con me, ma ho una spiegazione…»
«Sono tutta orecchi»
«Ascolta mi dispiace, ho sbagliato. Avrei dovuto avvisarti. Dirti che non mi sarei fatto sentire e che non avrei potuto rispondere… È solo che ho avuto da fare con i ragazzi e con mio fratello…»
«Però loro hanno avuto il tempo di chiamarmi…» gli feci notare io.
«Lo so. Sono davvero dispiaciuto, scusami…»
Io sospirai, consapevole di non voler più tenere il muso con lui «Ascolta non dobbiamo parlare tutti i giorni. Non voglio certo pretendere questo da te… solo che… la prossima volta avvertimi, va bene?»
Il suo tono cambiò e sentii che era molto più sollevato «Certo. Adesso che mi sono scusato e che abbiamo chiarito… ho una sorpresa per te»
«Ah davvero?» dissi con tono scettico, ma sorridendo.
«Sì e scommetto che ti lascerà senza parole» fece lui continuando a fare l’enigmatico.
«Dai parla! Mi hai tenuto fin troppo sulle spine»
«Va bene allora… guarda davanti a te»
«Cosa?» chiesi, pensando di aver capito male.
«Fidati. Guarda dritto davanti a te»
Alzai lo sguardo. E rimasi pietrificata.
Esattamente di fronte a me, in fondo alla piazza, c’era lui.
Per un attimo pensai di starmelo immaginando. Non poteva essere lui.
Poi da lontano lo vidi sorridere, e allora realizzai. Avrei riconosciuto quel sorriso tra mille.
In un attimo scattai, feci gli scalini due a due. Con un salto arrivai in fondo alla scalinata, scansai i passanti davanti a me, e quando finalmente arrivai alla fine della piazza, gli saltai addosso.
Lo abbracciai più forte che potevo, come se qualcuno potesse portarmelo via da un momento all’altro.
«Buon compleanno» mi sussurrò lui all’orecchio, rispondendo al mio abbraccio.
Quando ci sciogliemmo dall’abbraccio lo guardai in preda ad una gioia incontenibile. Non ci pensai nemmeno un attimo. Lo tirai per la maglietta e lo baciai.
 L’intera piazza sparì, eravamo solo noi. Ed era fantastico.
Quando ci staccammo lui mi regalò uno dei suoi migliori sorrisi «Devo esserti mancato molto»
Feci un sorriso furbo «Ma se sei tu quello che non riesce a starmi lontano nemmeno per una settimana! Piuttosto cosa ci fai qui? Quando sei arrivato? Come?» gli domandai a raffica, facendolo ridere.
«Ma ti pare che il giorno del tuo compleanno non vengo a farti gli auguri? Per quanto riguarda il quando, sono arrivato circa una mezz’oretta fa»
«Sei incredibile! E come hai fatto?»
«Beh ho preso il pullman. Ovviamente, ho avuto l’aiuto di qualche amico…» disse lui indicando i tavoli del ristorante.
Quando indicò i tavoli un urlo di esultanza esplose dai tavoli «BEA TANTI AUGURI!!»
Per poco non mi cadde la mascella. Erano tutti lì: Jasmine, Lorenzo, Andrea, Nicoletta, Daniele e perfino Michele, il fratello di Alessandro.
«Non ci posso credere!» gridai per la felicità.
La prima a venirmi incontro fu Jas, con la quale ci stritolammo a vicenda. «Tanti auguri Bea! Mi sei mancata tanto! Ti voglio un bene dell’anima!»
«Te ne voglio anch’io Jas! Grazie davvero!» le dissi commossa.
«Auguri Bea! Benvenuta nel club dei diciassettenni!» esclamò Lorenzo venendomi a salutare.
A turno tutti loro vennero a salutarmi e a fare gli auguri.
Dopo aver salutato Michele non potei trattenermi «Scusa ma tu che ci fai qui?»
«La risposta è molto semplice stellina. Poiché siete tutti minorenni, i loro genitori si sentivano più tranquilli mandando qualcuno di responsabile ad accompagnarvi…»
«Alla faccia del responsabile» lo prese in giro Ale.
«Tu dovresti solo ringraziarmi fratellino, senza di me non vi avrebbero lasciati andare!»
«Hai ragione! Ti ringrazio infinitamente Michele!» lo ringraziai io.
«Visto fratello? Questa si chiama gratitudine!»
«A proposito, ci sono altre due persone che dovresti ringraziare» disse una voce dietro di me.
«No… Voi due lo sapevate?!» esclamai sconvolta, davanti alla faccia soddisfatta dei miei cugini.
«Ma è naturale! Altrimenti come avrebbero fatto a trovarti senza rovinare la sorpresa?» disse Vincenzo.
«No, non ci credo… avete fatto tutto questo per me! Grazie mille!» dissi abbracciandoli.
«Di nulla cugina!» rispose Cecilia.
«Beh ragazzi, ora che abbiamo fatto una figuraccia davanti a tutta la piazza e che ci siamo ritrovati… che ne dite di andare a fare un giro?» propose Lorenzo.
«Aspettate! C’è un ultima cosa! Se siete venuti in pullman, come fate a tornare?»
«C’è un altro pullman che parte alle dieci e mezza… siamo stati abbastanza fortunati, è un orario piuttosto improbabile ma a noi fa solo comodo» mi rispose Jasmine.
«Bene! Allora abbiamo tutto il giorno a disposizione!» esclamai.
«Esattamente! Quindi muoviamoci… rischiamo di fare tardi!» replicò Jasmine.
«Tardi? Tardi per cosa?» chiesi io confusa.
«Abbiamo una sorpresa per te!» esclamò euforico Daniel.
«Cosa?!» chiesi io.
«Su su non abbiamo tempo! Seguitemi!» disse Vincenzino trascinandomi via, facendosi ovviamente seguire da tutti gli altri, verso chissà dove.
 
 
 
 
«Mi raccomando non sbirciare»
«Va bene! Ma ti giuro che se mi fai inciampare puoi scordarti di arrivare alla fine della giornata»
«Non fare l’antipatica e fidati di me!»
«Non capisco a cosa serve questa pagliacciata della benda!»
«Uffa! Da quando sei così seccante? Siamo arrivati stai tranquilla. Rimarrai contenta!»
Camminavo alla cieca da un po’, quando finalmente Alessandro mi tolse la benda e mi ritrovai…
«Che ci facciamo al porto?» chiesi io.
«Non indovini?» chiese con un sorriso beffardo Andrea.
«E dai! Non mi avete fatto stare sulle spine abbastanza a lungo?»
«Va bene… allora, la vedi quella barca laggiù?» disse Jasmine indicando una barca per le gite in barca, di una decina di posti «Il signore che sta a terra è il proprietario, e ci porterà tutti quanti in giro: un tour per alcuni dei punti più belli della costiera amalfitana»
«State scherzando?! Ma è magnifico! Che cosa aspettiamo?» esclamai io, prendendo Ale per mano, e trascinandolo verso la barca.
Il proprietario era un signore che si chiamava Franco, un tipo gentile con un sorriso saggio sotto i folti baffi. Salimmo tutti a bordo e ci preparammo per quella gita in barca, che si rivelò fantastica.
Quando prendemmo velocità ci eravamo allontanati abbastanza dal porto e guardando indietro potevamo ammirare la costiera in tutto il suo splendore, con il sole copra di noi che si rifletteva sul mare e il vento che ci scompigliava i capelli, per la mia gioia e il fastidio di mia cugina. Avrei voluto sporgermi un po’ per accarezzare quelle onde, che correvano sul mare, ma Franco mi sconsigliò di farlo.
Ad un certo punto passammo accanto da un sub appena riemerso che ci salutò con una mano, e noi rispondemmo entusiasti. E lo stesso facemmo quando passammo ad una nave di turisti come la nostra e ad uno yacht «Ehi voi! Mi date un passaggioooo?» gridò Alessandro a quelli sullo yacht, che però si limitarono a salutare, probabilmente non avendo capito cosa aveva gridato Ale.
«Ci farai sembrare una massa di buzzurri!» disse Law dandogli uno scappellotto sulla nuca.
Finalmente avevo capito perché mia cugina aveva voluto che mi mettessi il costume.
Franco ci portò in alcuni degli angoli nascosti della costiera, dove fermò la barca così da permetterci di fare il bagno. Ci tuffammo tutti in acqua, anche Nicoletta che all’inizio non voleva, ma Daniele la ignorò e la buttò in acqua lo stesso. Inutile dire che Andrew gliela fece pagare con gli interessi. Andrea e Nicole  erano davvero carini, solo un cieco non l’avrebbe notato, e mai come in quel momento fui contenta di aver contribuito, anche se in minima parte, alla “formazione” di quella coppia.
Dopo un po’ tornammo a bordo, dirigendoci alla tappa successiva del tour. Quando si fece l’ora di pranzo mangiammo i panini che gli altri avevano portato da casa. Non potendo fare il bagno per un po’, c’era chi si ci stese a prendere il sole e chi chiacchierava, e nel frattempo, per sfortuna, Jasmine, che teneva le gambe nell’acqua, stando seduta sulla scaletta della piccola imbarcazione, fu punta da una medusa. Franco era attrezzato in caso di necessità,  e aveva un kit di pronto soccorso, dal quale tirò fuori una pomata contro le punture di medusa, che diede a Jasmine, ma non prima di dirle di sciacquare la gamba con l’acqua di mare, operazioni che effettuò con l’aiuto di Lorenzo.
A parte questa piccola “disavventura”, il resto del pomeriggio trascorse nel divertimento, tra le risate e bagni in mare. Verso le sei, il vecchio Franco ci riportò ad Amalfi, dove lo salutammo e ringraziammo per il bellissimo giro. Non potendo tornare a casa tutti insieme, andammo a farci una doccia in un lido nei paraggi (ovviamente pagando). Poco dopo mentre passeggiavamo ci ritrovammo davanti ad una gelateria, e decisi di offrire a tutti un bel gelato, che con il caldo che c’era, poteva solo fare bene. Il commesso del posto era un po’ scorbutico, e infatti Michele per poco non attaccò briga con lui, ma per fortuna lo tirammo via in tempo. Uscendo da lì, ognuno con i nostri gelati, affiancai Jasmine «Ehi, come va la gamba?»
«Oh molto meglio, non sento quasi più niente» disse lei sorridendo.
«Mi fa molto piacere sentirtelo dire!»
«Spero che non ti sia arrabbiata per il nostro piccolo complotto»
«Ma figurati! Mi avete reso davvero felice oggi, e tu sei un’amica straordinaria, non potrei nemmeno volendo arrabbiarmi con te!»
Lei rispose con un abbraccio, ma solo con un braccio mentre con l’altro reggeva il suo gelato, e lo stesso feci anch’io. Riprendemmo a camminare, ma con un braccio sulle spalle dell’altra.
«Ah e comunque, secondo me, qualcuno qui è interessato a qualcun altro…» dissi io con un sorriso malizioso stampato in faccia.
«Ma guarda! L’allieva sta superando la maestra! E chi sarebbero?»
«Mmm… non fare la finta tonta. Ti ho beccata sai? Lo vedo come guardi Law» dissi io abbassando la voce.
«Non essere ridicola! Hai dimenticato che non ci sopportiamo?» disse lei, con tono indifferente, ma con un lieve rossore sulle guance.
«Stai arrossendo» le feci notare.
«Mi sarò scottata la faccia, con questo sole!»
«Rossa mia, a chi vuoi darla a bere! E poi se proprio vuoi sapere la mia opinione, anche tu piaci a lui!»
«E come fai a saperlo?»
Decisi di non farle notare che era stato lui ad aiutarla quando la medusa l’aveva punta, né che ogni tanto si scambiavano degli sguardi che dicevano tutto.
«Istinto» mi limitai a dire.
 
 
 
Arrivò la sera, e dopo una cena veloce, riprendemmo a camminare e nel nostro girovagare eravamo arrivati in una spiaggia libera. Oltre a noi c’era solo il mare, solo il lieve suono delle onde accompagnava le nostre chiacchierate, la sabbia bianca sotto la luce della luna e la notte, illuminata dalla luna piena, dalla sua bellezza senza tempo, che sembrava cacciare via il buio. Le stelle tempestavano il cielo notturno, donando uno spettacolo di rara bellezza.
Nell’oscurità avevo notato la mano di Lorenzo sfiorare quella di Jas, che non si ritrasse, e poco dopo li vidi mano nella mano, semi nascosti dall’oscurità.
Nicole era appoggiata ad Andrew, che la abbracciava da dietro. Intanto Michele tentava di far colpo su mia cugina, senza tanti risultati, causando l’ilarità di Daniele e Vincenzino.
Intanto io e Ale eravamo stesi sulla sabbia, la mia testa appoggiata sul suo petto, il suo braccio intorno alle mie spalle, e le nostre mani intrecciate tra loro.
«Vorrei che questo momento non finisse mai…» sussurrai ad Alessandro.
«Anch’io» mi rispose, stringendomi più forte la mano.
In quel momento le parole mi uscirono senza preavviso, semplici, ma non superficiali. Forse erano le uniche che potessero esprimere quello che provavo: un sentimento semplice, puro e sincero. «Ti amo Ale»
Mi girai a guardarlo e lui sorrise, quel sorriso che mi aveva fatto innamorare senza che me ne accorgessi «Ti amo anch’io Bea»
Ci baciammo. Più volte. Sotto lo sguardo sorridente e sornione della luna.
 



 
Angolo autrice
Saaaalve a tutti!
Dopo mesi e mesi, finalmente sono tornata! Chiedo scusa per l’attesa ai pochi che seguivano questa storia, ma il blocco dello scrittore è micidiale alle volte! Senza contare l’aggiunta di mancanza di tempo, allora si spiega perché sono tornata solo ora!
Comunque volevo solo dire che siamo arrivati alla fine di questa storia. Questa è stata la mia prima storia su efp, era nata come una one shot e alla fine siamo arrivati a 12 capitoli. So perfettamente che non è perfetta, anzi mi scuso per gli errori che ci sono all’interno e per gli errori di trama e struttura, probabilmente è una storia come tante, ma io mi ci sono affezionata e spero che a qualcuno sia piaciuta e spero anche di essere migliorata nel corso della storia.
Voglio soprattutto ringraziare tutti coloro che hanno seguito la storia, messa tra le preferite o le ricordate e ringrazio coloro che hanno recensito: Clouds_Jas, smile_tears per aver sopportato la mia ansia e per avermi spronata a scrivere, alessandroago_94 che si è aggiunto dopo la mia battuta d’arresto con le sue magnifiche recensioni e GreenWind che mi ha seguito e supportato nel corso della storia. Un abbraccio a tutti voi! :*
E infine ringrazio tutti coloro che hanno speso un attimo del loro tempo per leggere questa storia, anche se in silenzio! Grazie a tutti voi!
Spero di ritrovarvi in qualche altra storia! :-D
Alla prossima e (già che ci sono) buona Pasqua a tutti!
   
 
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