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Autore: Levi01Ackermann    15/04/2017    0 recensioni
Non ricordo niente, non conosco il mio passato. Ci sarà una possibilità per riavere i miei ricordi?
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5: Il primo castello

 

Sono stanco. Mi appoggio ad un ramo per prendere fiato ma so che mi raggiungeranno tra poco e mi rimetto a correre. I rami e le foglie mi graffiano le gambe, le braccia e il viso ma non ci faccio caso, in questo momento devo correre. Riesco a sentire i loro passi ma non vedo i loro volti. Sono creature nere dal volto coperto che mi seguono in un bosco che sembra un incubo. Gli alberi sono spogli e bianchi, il loro viso come se si stessero lamentando, l'erba, se possiamo chiamarla così, era secca e sembrava di correre su ossa. Ululati e strani versi si sentivano da tutte le parti ma si sentiva soprattutto il fruscio dei miei inseguitori. Mentre corro cercando di non pensare a che razza di creatura fossero, inciampo su un dannato ramo e rotolo a terra. Mi rialzo il più veloce possibile ma come dei fulmini mi raggiungono e il loro cappuccio cade, rivelandone l'aspetto.

 

Mi sveglio di soprassalto, pieno di sudore e urlando. Vedo Leyha che mi guarda preoccupata con uno straccio bagnato in mano. Mi guardo intorno

“Ma cosa è successo? Dove sono?” farfuglio, confuso e scuotendo la testa

“Sei a casa di un signore della città gemella Jemes, ha visto che eravamo in strada e che tu stavi male e così, ci ha proposto di venire qui” rispose Krisea, porgendomi una ciotola di zuppa calda. La presi e solo allora, notai le mie mani fasciate

“Cosa è successo ieri? Perché ho le mani fasciate? Non ricordo nulla” dico, cercando di ricordare

“Ieri notte qualcuno ci ha teso un'imboscata. Probabilmente erano banditi ma sapevano lottare bene, erano dei bravi spadaccini” mi disse Leyha, togliendo le fasce e controllando le mani

“Incredibilmente le ferite sono guarite, ora vediamo la schiena” continua, andando dall'altra parte del letto e guardando con attenzione

“Qui invece hai ancora il taglio profondo inferto da quello che presumo fosse il capo” conclude, mettendo una crema che mi fece bruciare la schiena a morte. Mi faccio spiegare quello che era successo mentre Leyha mi cura e fascia le ferite. A quanto pare, la notte un gruppo di persone ci ha attaccati dagli alberi. Avevamo combattuto ma erano molto bravi e di conseguenza, tutti abbiamo ricevuto tagli. 160 dice che mi ha visto combattere con qualcuno che usava due sciabole e che continuava a parlare una lingua sconosciuta. Io a quanto pare avevo combattuto ma ero finito per farmi tagliare fino a cadere in ginocchio.

“Quindi quel taglio sulla schiena me l'ha inferto lui?” chiedo

“O lei, non so se fosse una donna o un uomo, erano tutti vestiti uguali e il viso coperto da maschere e tutti si muovevano velocissimi” risponde 160. Improvvisamente, mi viene un lungo brivido sulla schiena, segno che qualcosa non andava, qualcosa stava per accadere.

“Dove si trova il castello più vicino?” chiedo, prendendo la mappa

“Dovrebbe trovarsi da queste parti, possiamo chiedere al padrone di casa” opta Leyha e io annuisco, assorto nei miei pensieri. È come se avessi vissuto qualcosa di simile, le maschere, due sciabole, ricordo di aver sognato qualcosa di simile ma non ricordo molto. Più ci penso e più mi confondo, forse per ora è meglio andare al castello e basta. Quando torna il signore, lo ringraziamo e gli chiediamo come arrivarci e infine, lo ringraziamo ancora.

Arrivati, controlliamo ogni angolo, ogni parete e addirittura dietro statue o librerie in caso ci fossero entrate segrete ma non trovammo niente. Alla fine, quando stavano per chiudere ai visitatori, Krisea controlla un ultima volta una libreria e all'improvviso scompare

“Ma dov'è finita Krisea? Era qui dietro di noi” dice 160

“Non lo so, forse è andata in bagno” dice Leyha ma ripensandoci, ce l'avrebbe detto

“O forse ha trovato un passaggio e per sbaglio ci è caduta dentro” dico io, mentre mi avvio verso dove prima c'era Krisea. Esamino la libreria ma niente di strano, controllo dietro e sposto i libri ma non succede niente. Continuo a guardare e ad un certo punto, noto qualcosa brillare in una libreria più in là, mi avvicino e noto che sono scritte ma in una lingua a me sconosciuta

“Cosa c'è scritto?” chiedo

“Questo è runico, una lingua oscura che usano soltanto gli stregoni più potenti” risponde 160

“Dice: Uno è due e due sono uno, che significa?” continua 160, cercando di capire cosa significasse. Sinceramente, non lo so neanche io, è la prima volta che sento un indovinello del genere. Ci penso un po' su ma non mi viene in mente niente, uno è due e due sono uno, forse si riferisce alla medaglia, una medaglia ha due facce

“Forse è medaglia, ha due facce no?” sussurro ma non succede niente. Perfetto, Krisea è probabilmente in pericolo da qualche parte e noi siamo qui a romperci la testa per un indovinello impossibile

“Akuma, hai appena detto che la medaglia ha due facce, giusto?” mi chiede Leyha

“Sì, perché? Ti è venuto in mente qualcosa?” chiedo e 160 si batte un pugno sulla mano, segno che aveva avuto qualche illuminazione

“Ma certo! Perché non ci ho pensato prima?” dice

“Ma cosa? Cosa vi è venuto in mente? Non capisco” farfuglio, grattandomi la testa

“Cos'è che sembra una medaglia, non ti viene in mente niente il detto due facce della stessa medaglia?” mi chiede Leyha. Ci penso un po' su, questo detto l'avevo già sentito un sacco di volte ma non ne avevo mai compreso il senso. Di solito, i miei compagni lo dicevano quando due cose o persone si assomigliavano....ma certo! Due cose o persone che si assomigliano!

“Potrebbe essere tipo 'gemelli'?” dico e aspettiamo ma non succede niente

“Niente da fare, avrò sbagliato qualcosa” dico, sedendomi per terra

“Vediamo, se la scritta era in runico, come si dice 'gemelli' in runico?” chiede Leyha a 160

“Non lo so, non ho mai studiato bene il runico...vediamo, può essere 'iornuc'?” dice per ipotizzare ma non succede niente comunque

“E se invece dobbiamo leggere l'indovinello in runico?” dico

“Se fosse così sarebbe troppo banale ma proviamo lo stesso 'IUN SA DONET SUI DONET SA IUN'” dice 160 e aspettiamo. All'improvviso, la libreria si mosse e si spostò, scoprendo un velo verde-acqua. Lo tocco con un dito e il velo reagisce come l'acqua. Immergo una mano e senza preavviso, mi risucchia dentro. 160 e Leyha cercano di prendermi per i piedi ma vengono risucchiati anche loro e alla fine, ci ritroviamo sdraiati per terra, in un luogo sperduto, simile ad una stanza senza tempo, come se fossimo in uno spazio a scacchiera. Cerchiamo Krisea dappertutto ma invano. Possibile che sia scomparsa nel nulla? La chiamiamo per un certo tempo ma niente, si sente solo l'eco delle nostre voci. Mentre cercavamo di raggiungerci l'un l'altro, delle voci si espansero nello spazio, ma più che delle voci sembrano risate. Qualcuno sta ridendo di noi. Improvvisamente, lo spazio cambia e mi ritrovo in un labirinto di specchi. Mi guardo intorno sperduto

“LEYHA! 160! DOVE SIETE?!” urlo ma nessuno mi risponde. Continuo a camminare, in compagnia solo del mio stesso riflesso. Mi fermo a specchiarmi,. Sono solo ora, spero solo che Leyha sia con 160, se fosse così, almeno lei non sarebbe sola. Con questo pensiero in testa, cerco un'uscita, continuo a camminare quando all'improvviso, noto qualcosa muoversi. Mi giro ma non vedo nessuno, eppure mi è sembrato di vedere qualcuno dai capelli bianchi. Mi guardo intorno, stando all'erta e quando il mio sguardo si posa sul riflesso davanti a me, vedo che qualcosa è cambiato. La figura non sono io, ora che lo guardo bene. Mi avvicino meglio e la figura inizia a parlare

“Uhuhuh, vedo che te ne sei accorto finalmente”

“Chi sei? Dove sono i miei amici?” gli dico

“Oh, loro? Sei preoccupato per loro? E se non ti rispondessi?” mi dice, ridendo

“Falla finita e dimmi dove sono”

“Ehi, stai tranquillo” continua, uscendo dallo specchio e poggiando i piedi come se fosse leggero come una piuma

“Non ti voglio fare niente, semplicemente...”

“Vogliamo capire che cosa sei” continua uno alle mie spalle. Mi giro di scatto e mi ritrovo faccia a faccia con uno identico all'altro. Ecco cosa voleva dire l'indovinello, si riferiva a due gemelli, erano loro ad avere pianificato tutto

“Dove sono i miei amici?” chiedo di nuovo

“Dove sono? Da qualche parte” rispondono all'unisono

“Non scherzate con me, non sono qui per giocare” dico

“E chi gioca, abbiamo detto solo che vogliamo capire cosa sei, che creatura sei. Tu non sei un essere umano ma non sei nemmeno un demone, quindi cosa sei?” chiedono

“Se rispondi...” inizia uno

“Forse ti mostreremo dove si trovano i tuoi amici” finisce l'altro. Non so cosa fare, non sono sicuro nemmeno io che creatura sono. Forse sono un mezzo-demone, o forse sono qualcos'altro

“E va bene, sono un mezzo-demone, ora ditemi dove sono i miei amici” dico

“Ma guarda, un mezzo-demone. Mi chiedo che ci faceva con un'elfa, un'umana e un esperimento fuggitivo” dice uno

“Comunque, non era quello che pensavamo, potremo tenercelo come passatempo, è così divertente” dice l'altro e io mi infurio

“Ora basta! Avevate detto che mi avreste mostrato dove si trovano i miei amici, quindi ditemelo!” urlo. Loro prima mi guardano stupiti, poi sul loro viso si forma un sogghigno

“D'accordo, allora ti mostreremo dove si trovano” dicono e in uno degli specchi inizia a formarsi una specie di schermo e lì, vedo Leyha, 160 e Krisea svenuti

“Cosa li avete fatto?” chiedo

“Oh niente, sono semplicemente svenuti, ma se non ti sbrighi a trovarli...” inizia uno

“Potrebbero rischiare di morire” finisce l'altro e scompaiono. La scena rimane impressa sullo specchio. Non so cosa fare, dove potrei andare, se sono intrappolato in questo labirinto di specchi? Ci penso un po' su ma non mi viene in mente niente. E se lo specchio fosse un altro portale? Provo a far passare una mano ma incontro solo il vetro. Mi guardo intorno, alla ricerca di un indizio e noto che le ombre sul soffitto degli specchi e le ombre che ci sono sul suolo sono diverse. Spalanco le ali e inizio a volare in alto, sperando di trovare l'uscita ma il soffitto sembra non arrivare mai. Continuo a volare ma non riesco a raggiungerlo. Guardo sotto di me e noto che non mi sono allontanato neanche di tre metri. Alla fine, perdo la pazienza e inizio a distruggere gli specchi a pugni, uno per uno ma quando ne rompo uno, ne compare un altro e così fino all'infinito. Inizio a volare alla massima velocità, scontrandomi contro i vetri, che si frantumano in mille pezzi ma niente, neanche una luce, nemmeno un segno di un'uscita. Mi fermo a guardare il mio riflesso e non vedo altro che un mostro, un orrore dagli occhi rossi che piangono sangue, ali grandi e strappati anch'esse sanguinanti e il viso mezzo sfracellato. Le mani con artigli lunghi e neri e una bocca con denti aguzzi. Mi inginocchio a terra, stanco e penso come gli altri, no, come Leyha avrebbe reagito se mi avesse visto in quello stato. Non avrei dovuto portarla in questo viaggio, avrei dovuto costringerla a rimanere al villaggio, avrei voluto essere più insistente quel giorno. Guardo a terra, voglio incontrarla, vederla, per dirle di tornare al villaggio, di andare in un posto sicuro, di non seguirmi in questo viaggio disperato. Ho paura, paura che un giorno possa trasformarmi in un mostro peggio di come sono ora e rischiare di farle del male, di rovinare quella sua pelle liscia e quei bei capelli castani che sembrano seta, quegli occhi che probabilmente non sarei degno di guardare. Delle lacrime iniziano a cadere, calde, mentre ritorno al mio aspetto originale. Mi manca, ecco cosa, mi manca quel suo sorriso sincero e innocente che mi aiuta ad andare avanti, che mi infonde coraggio. All'improvviso, i gemelli escono dallo specchio

“Quindi è per lei...” inizia uno

“Che cerchi disperatamente un'uscita” finisce l'altro

“Non lo so, forse sì, o forse è solo per me stesso” rispondo. Loro mi guardano e sospirano con uno sguardo triste. Poi distolgono lo sguardo e si guardano tra loro e solo allora, vedo la tristezza racchiusa nei loro occhi, come se fossero dei contenitori senza anima. Chiudono gli occhi e annuiscono all'unisono per poi parlarmi

“Abbiamo deciso di portarti da loro” dicono. Io li guardo sorpreso. Si innalzano in volo verso il soffitto e io li seguo senza capire. Il soffitto non ha fine, perché ci stanno andando? Ancor prima di emettere un suono per la domanda, una porta compare da chissà dove. Uno dei due prende la chiave e la infila nella serratura e lo stesso fa l'altro e incredibilmente, ci stanno entrambe nella stessa serratura. Appena prima che facessero altro, chiedo

“Perché...? Cosa vi ha fatto cambiare idea?” chiedo e loro abbassano lo sguardo

“Semplicemente...” si guardano per poi rigirarsi e rizzando la schiena

“Ci siamo stufati di te, sei noioso” rispondono cercando di essere duri ma nella loro voce sento un tremolio

“Voi...perché siete qui? Perché fate questo?” e detto questo si girano di nuovo verso di me con le lacrime agli occhi

“COSA NE VUOI SAPERE TU, HAI OTTENUTO QUELLO CHE VOLEVI” mi urlano ma mi avvicino a loro e asciugo le loro lacrime sotto il loro sguardo sorpreso. Dopo questo gesto, appoggiano i loro visi negli incavi del mio collo e si lasciano andare in un pianto disperato farfugliando ogni tanto parole come “Perché?” o “Non lo vogliamo...”. Io cerco di consolarli accarezzando le loro schiene e scendo fino a sedermi a terra. Li guardo piangere e mi ricordano molto due mocciosi, due bambini persi che cercano i loro genitori. Sotto i loro singhiozzi incessabili, chiedo

“Cosa ci fate in un posto come questo?” e loro alzano i loro sguardi guardandomi con gli occhi gonfi

“Vogliamo...u-uscire...” dicono assieme tra un singhiozzo e l'altro

“Siete intrappolati qui dentro?” e loro annuiscono. Per un attimo provo tristezza e pena per loro due, mi hanno fatto disperare e hanno giocato con me ma...in questo momento è come se quelle crudeltà fossero state lasciate dietro le mie spalle e vedessi solo loro due che piangono, come se la loro tristezza non avesse fine. Accarezzo i loro volti e li rivolgo un sorriso come se fossero davvero due bambini e ripeto

“Andrà tutto bene, vi porterò fuori, ok?” e come di conseguenza, loro due fanno sgorgare ancora più lacrime strusciando le loro guance bagnate contro le mie mani. Appena si calmarono, mi raccontarono la loro storia

“Noi siamo nati da due demoni, nostra madre morì partorendo e nostro padre ci portò qui, in questa dimensione. Ci disse che sarebbe tornato e noi abbiamo aspettato. Alla fine, quando era venuto, portò con sé una persona che ci imprigionò qui dentro e da allora, aspettiamo qualcuno che possa liberarci ma col passare del tempo, capimmo che quella persona non esisteva. Non sarebbe mai arrivato qualcuno disposto a liberare due demoni come noi e così, ci mettemmo a divertirci a imprigionare altre persone ma...niente di tutto questo ci aiutò a staccarci dalla mostra solitudine, ma ora ci sei tu, ci libererai, vero? Hai detto che ci avresti liberato” dicono guardandomi con ansia e aspettando in silenzio una risposta. Io li guardo incredulo, lo ammetto, sono stati crudeli a rinchiudermi qui per testare se la loro supposizione era giusta ma pensandoci, saranno rinchiusi qui da cent'anni o più, probabilmente non vedono la luce da tantissimo tempo. Mi alzo e li guardo, sono identici se non fosse per il colore dei capelli. Uno li aveva neri con una ciocca bianca mentre l'altro bianchi con una ciocca nera. Stanno aspettando una risposta

“Vi libererò da questo posto e se vorrete, potrete venire con me” concludo alla fine, sorridendogli. Loro mi guardano con un'espressione sorpresa ma anche felice per la decisione e mi sorridono con ancora qualche lacrima agli occhi. Sfoggiano un sorriso che mi sembra più luminoso del sole, tanto che l'hanno nascosto. Infine si alzano e mi fanno segno di seguirli. Tornano alla serratura e mettono una mano nella maniglia insieme e insieme girano le chiavi. Il paesaggio muta, il labirinto di vetri scompare, gli specchi scompaiono e al suo posto, ecco la stanza dove erano gli altri. Volo verso di loro di corsa, per vedere se stanno bene e con degli schiaffetti, li sveglio

“Dove sono? Cosa è successo?” chiede 160

“Mh? Leyha, 160, Akuma! Cosa ci fate qui?” chiede Krisea

“Eravamo venuti a cercarti, eri scomparsa” rispondo io

“Scusate se vi ho fatto preoccupare ma ricordavo che c'era un passaggio qui da qualche parte e così...”

“Non fa niente, basta che tu stia bene” dice Leyha. Appena la vedo, una sensazione strana si impadronisce della mia mente. Mi giro dall'altra parte, come se dovessi nascondere qualcosa e in effetti, qualcosa da nascondere ce l'avevo, il mio viso. Lei mi guarda con sguardo interrogativo

“Cosa c'è che non va Akuma?” mi chiede

“N-niente, sono felice che stiate bene” balbetto per poi alzarmi e andare dai gemelli

“Come posso fare per liberarvi?” dico, che per tutto il tempo si erano messi a guardare con un'espressione tra il felice e l'incredulo

“Vieni, da questa parte c'è una serratura piuttosto complicata, c'è bisogno della collaborazione di entrambi” dicono, guardando me e Leyha

“Di che cosa stanno parlando, Akuma? Liberarli in che senso?” chiede Leyha

“Beh, vi spiegherò più tardi, ti basti sapere che li libererò da questo posto” spiego io, cercando di farmi capire. I gemelli ci portano in un luogo che sembra una chiesa immensa, dove la luce era di diverse tonalità di blu, come il mare. Tirano fuori un forziere da sotto l'altare e lo aprono. Dentro, c'è un oggetto strano, che loro hanno chiamato 'serratura' ma che non ci assomiglia per niente, è simile piuttosto a un cubo di vetro

“Dovete mettere le vostre mani qui nello stesso momento” dice uno

“E dire: Noi liberiamo i gemelli dal Limbo di questa dimensione ma ovviamente non funzionerà se non ci mettete l'intenzione” finisce l'altro. Noi mettiamo le mani indicatoci e lo stesso fanno i gemelli negli altri due lati. Guardo Leyha e lei accenna il capo e ripetiamo la frase insieme, successivamente, i gemelli pronunciano all'unisono

“Noi accettiamo e giuriamo di servire per l'eternità queste due persone disposte a liberarci da questa prigionia” e una luce abbagliante inizia a fuoriuscire dal cubo, avvolgendoci tutti e quattro.

 

Apro gli occhi e mi ritrovo su un prato. Mi giro e trovo Leyha sdraiata a terra, svenuta

“Ti sei svegliato finalmente” dice qualcuno. Mi giro di nuovo e vedo uno dei gemelli porgermi una ciotola fumante

“È tè, bevi, ti sentirai meglio” dice e prendo la ciotola

“Cosa mi è successo?” chiedo

“Sei svenuto appena è finito il processo, probabilmente hai esaurito l'energia per rompere il sigillo, lo stesso vale per lei” dice, indicando col capo Leyha

“Grazie per averci aiutato” dico

“No, siamo noi a ringraziarti e poi...”

“In cambio della nostra liberazione, vi serviremo per l'eternità” conclude l'altro gemello, comparso improvvisamente. Li guardo con aria interrogativa

“In che senso?” chiedo

“Beh, è un giuramento che ci siamo fatti. Ci avete liberati e ve ne saremo grati per sempre, per questo, abbiamo deciso di servirvi per sempre, per gratitudine” spiegano. Io li guardo con aria incredula, sgranando gli occhi

“Ma perché?” chiedo

“Come riconoscimento e poi, nostro padre ci aveva detto un'ultima cosa prima di rinchiuderci 'Se volete uscire, dovete imparare a fidarvi'” rispondono. Finisco di bere il tè e scuoto Leyha, svegliandola

“Cosa è successo? Dove siamo?” chiede, guardandosi intorno. È vero! Mi ero dimenticato di chiedere in che razza di luogo ci troviamo! Mi giro verso i gemelli

“Siamo al confine tra la dimensione reale e la dimensione dove eravamo” rispondono

“Da qui possiamo andare in posti sconosciuti e lontani in poco tempo”

“Capisco, quindi una specie di portale che conduce in ogni luogo...potremo sfruttarlo per arrivare ai castelli a Sud o per tornare al villaggio e fare rifornimento” propongo e guardo Leyha e gli altri

“Penso che dovremmo tornare al villaggio, così potremo riposare un po' e prendere quello che ci serve e tu magari potresti informarti di più sulla tua famiglia dal capo-villaggio” dice Leyha e gli altri annuiscono. Guardo i gemelli, giusto il tempo di vedere i loro occhi chiusi e un lampo di luce bianca mi acceca. Quando riapro gli occhi, mi ritrovo al villaggio e vedo che anche gli altri sono storditi

“A proposito, ora che ci penso non posso chiamarvi sempre 'gemelli', come vi chiamate?” chiedo

“Il nostro nome? Era da anni che qualcuno non ce lo chiedeva” dice uno e tira fuori una collana con una goccia nera e un puntino bianco

“Già, è vero” e anche l'altro tira fuori un'altra goccia ma bianca con il puntino nero

“Ci chiamiamo Yin e Yang” rispondono, unendo le due gocce formando un cerchio bianco e nero. Annuisco e sorrido, anche solo guardandoli, capisco che sono legati l'un l'altro più delle calamite, più di qualsiasi cosa esistente. Mi avvicino a loro e con fare paterno, li scompiglio i capelli

“Chiamatemi anche solo Akuma e togliete quella formalità. Da oggi in poi, saremo noi la vostra famiglia” gli dico. Loro mi guardano con gli occhi lucidi dalla felicità e mi abbracciano alla vita. Ricambio il loro abbraccio e mi avvio verso la casa di Leyha. Mi sembra passata un'eternità da allora, da quando sono arrivato, sperduto e da quando sono partito, sicuro di me e determinato. Entro, vado in camera e mi sdraio per ricordarne l'odore e la sensazione, per poi addormentarmi senza accorgermene, vedendo all'ultimo, lei che mi guarda.






Angolo dell'autore
Susatemi tanto se vi ho fatti sapettare, ho abuto dei contrattempi ma finalmente ecco il quinto capitolo. Spero che vi piaccia e spero anche di poter pubblicare il sesto capitolo il prima possibile.
Scusatemi di nuovo e commentate.
Grazie e buona lettura.   ^v^  
   
 
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