29 - Doing
something sweet
Le vie di Chicago nel
cuore del mattino erano attraversate da ogni genere di persone: giovani
impegnati a recarsi sul loro luogo di lavoro, mogli premurose occupate a
svolgere le commissioni necessarie alla felicità del loro marito, operai
sporchi e sudati che si spezzavano la schiena per mantenere funzionali le
strade della città, monelli che marinavano la scuola e gruppi di protesta che
distribuivano volantini per informare i passanti sui danni dell’alcool e sulle
punizioni che spettavano a chi lo acquistava. Quando un’attivista di questi
gruppi si avvicinò a Sakamaki per lasciargli uno di questi volantini, venne
brutalmente scansata dall’uomo che le lanciò un’occhiata piena di disprezzo
prima di proseguire sulla sua strada.
Togurou disprezzava fortemente
le donne, soprattutto quelle sgallettate che credevano di poter imporre la loro
pudica e sobria visione della vita su tutti gli abitanti degli Stati Uniti.
Ma in fondo l’uomo doveva
ringraziarle: se quelle bacchettone non avessero spinto tanto per proibire l’alcool
in tutta la nazione lui non avrebbe mai potuto creare la sua piccola cellula
criminale occupata nel contrabbando di spiriti. Quell’attività, ben mascherata
come locale di musica jazz, stava fruttando a Sakamaki una quantità di soldi
non indifferente, oltre a portarlo nelle grazie delle famiglie mafiose della
città che si rivolgevano a lui per avere liquori di ottima qualità e per far
sparire personaggi scomodi alle loro attività.
La reputazione di Sakamaki
era però stata recentemente minata da uno sciocco imitatore che aveva iniziato
a uccidere malviventi di varia natura seguendo il suo modus operandi
La cosa lo aveva messo in forte imbarazzo di
fronte alle importanti famiglie con cui era in contatto, che non potevano fare
a meno di sospettare di lui.
Togurou doveva risolvere
il problema al più presto e forse uno dei “lavoretti” che gli era stato
commissionato gli aveva dato la possibilità di prendere due piccioni con una
fava.
Infilandosi in un
vicoletto che passava inosservato agli occhi dei più, l’uomo andò ad aprire la
porta che portava al suo locale, al momento chiuso in vista della serata.
Liberatosi dal cappotto e
dal cappello, Togurou si avvicinò a suo fratello, intento ad ascoltare e
selezionare gli artisti che si sarebbero esibiti nei giorni seguenti.
-Lysandre, come vanno le
cose?
-Tutto a posto, sto
finendo di organizzare il programma della prossima settimana. Non abbiamo
ricevuto visite importanti mentre non c’eri.
-Bene. Dov’è Safran?
-Sta intrattenendo il tuo…
Ospite.
Sakamaki annuì e non
aggiunse altro. Dopo aver salutato alcuni dei dipendenti impegnati nelle
pulizie del locale, l’uomo si diresse nelle camere segrete del palazzo, dove i
distillatori da lui creati lavoravano a pieno regime. Controllati i regimi di
produzione e lo stato degli ordini che doveva soddisfare, Togurou avanzò ancora
verso la parte più nascosta dell’edificio dove si trovavano gli appartamenti
privati suoi e della sua famiglia.
La sua meta era una
cantina buia, illuminata solo dalla luce di una candela, dove una donna dai lunghi
capelli neri legati e trattenuti da innumerevoli trecce immortalava su una tela
il ritratto dell’uomo legato su una sedia di fronte a lei.
Di fronte a quello spettacolo
Sakamaki non trattenne un sospiro prima di accendere la luce.
-Safran, quante volte ti
ho detto di non dipingere al buio? Ti rovini la vista…
La donna si girò, posando
i suoi occhi violetti e spenti sull’uomo appena entrato.
-Pavot,
devi lavorare…?
Togurou avrebbe ucciso pur
di non sentire più pronunciare il suo secondo nome, ma per la sua sorellina
minore faceva un’eccezione: era forse l’unica donna al mondo che riusciva a
sopportare, taciturna e riservata, come lui e Lysandre era stata ripudiata
dalla famiglia e non aveva un posto dove andare. Inoltre accettava la sua
omosessualità e lo aiutava a nasconderla al pubblico fingendosi la sua
fidanzata.
-Sì, ho bisogno che tu
vada…
Un lampo di tristezza
illuminò per un attimo gli occhi della donna.
-Devi ucciderlo?
Sakamaki si lasciò
scappare un sorriso: sua sorella amava davvero la pittura e aveva trovato nell’ultimo
prigioniero che aveva portato al locale un soggetto perfetto per le sue opere.
-No Safran, puoi stare
tranquilla. Anche se volessi ucciderlo ti lascerei finire prima il suo
ritratto.
Rassicurata, la donna si
alzò dalla sedia e ripose in un angolo della stanza i suoi strumenti di lavoro,
per poi salutare il fratello e lasciare la cantina, chiudendo la porta alle sue
spalle.
-Quindi mi tieni in vita
solo per far felice la tua compagna?
Prima di rispondere al
prigioniero, Togurou andò a sedersi sulla sedia occupata fino a poco prima da
Safran.
-Non ho detto questo, ho
detto che, anche volessi ucciderti, ti lascerei in vita per farle finire il
ritratto. Quindi non voglio ucciderti.
-Non capisco perché ti
ostini a tenermi in vita. Ti hanno pagato per eliminarmi, no? Finisci il tuo
lavoro.
Con una smorfia, Sakamaki
portò avanti e sollevò appena il volto del suo interlocutore, incontrando così
le sue iridi scarlatte colme di disprezzo e stanchezza.
-Toudou Heikichi… Desideri
così tanto ricongiungerti con la tua famiglia?
Il prigioniero venne
scosso da un brivido sentendo quelle parole, poi distolse lo sguardo, arrabbiato.
-Cosa vuoi saperne tu?
Il criminale ghignò
soddisfatto, felice di aver messo in difficoltà Heikichi.
-Ho fatto le mie ricerche,
signor ispettore capo della polizia. Sei un tipo interessante dopotutto! Lo sa
che i suoi amici a Filadelfia hanno fatto uscire tutti quelli che aveva
sbattuto dentro a un mese dal suo trasferimento qui a Chicago?
Il poliziotto si trattenne
dal ringhiare infastidito.
-Lo so e non mi interessa.
-Strano, dalle informazioni
che ho raccolto su di lei non sembra il tipo che se ne frega di queste cose!
Uomo di chiesa, capofamiglia esemplare, poliziotto incorruttibile… Mi chiedo
come sia possibile che un paladino della giustizia come lei si sia fatto
beccare in un vicolo ad ammazzare a sangue freddo un picchiatore della malavita
dal sicario che doveva ucciderla.
-Non sono cose che ti
riguardano!
Sakamaki ridacchiò
soddisfatto davanti a quello scatto di rabbia che aveva cancellato tutto il
patimento da fame e la stanchezza dal viso di Toudou.
-Mi riguardano eccome
invece. Vedi, il metodo di uccisione che copiavi per non farti beccare è la mia
firma, quindi la colpa delle tue scappatelle è ricaduta tutta su di me. Quindi
spiegami il perché… Perché hai deciso di copiarmi? Volevi incastrarmi?
Heikichi rimase per un
lungo attimo in silenzio: era vero quello che l’altro gli stava dicendo? Lui
non aveva premeditato niente di così elaborato, era davvero finito vittima dell’assassino
che aveva deciso di imitare per passare inosservato?
-Io… Io ho visto che era
un metodo di assassinio comune in parecchi casi irrisolti, ho pensato di
sfruttarlo per non far ricadere sospetti su di me. Non avevo idea che fossi tu
l’autore degli altri omicidi.
Il sorriso di Togurou si
fece più sereno: il mistero era risolto, la sua reputazione era salva. Però
quella scoperta gli riempiva la testa di altri pensieri.
-Beh, il tuo piano è riuscito alla perfezione.
È quasi un peccato che mi avessero commissionato il tuo omicidio, se no l’avresti
fatta sicuramente franca.
Nella cantina scese il silenzio
per una manciata di secondi, prima che il poliziotto riprendesse la parola.
-Quindi ora mi ucciderai?
Sakamaki scosse la testa
per poi abbandonare la sedia e avvicinarsi al prigioniero per scrutarlo meglio.
Toudou aveva qualcosa che lo affascinava enormemente: era un uomo dalla
bellezza particolare, turbata e allo stesso tempo esaltata dalle difficoltà che
Heikichi aveva attraversato, un irreprensibile servo della giustizia che si era
abbassato a trucidare i criminali nei vicoli bui della città, nascondendosi
come un ratto. Quell’uomo era un mistero che aveva completamente conquistato
Togurou.
-No, non ti ucciderò.
Anzi, avrei una proposta da farti…
-…Beh, direi che per
stasera è meglio smetterla, continuiamo domani.
Heikichi mugolò
contrariato, strofinandosi assonnato contro il marito.
-Ancora un episodio
Togurou, ti prego…
Lo scienziato sorrise
intenerito, carezzando il volto del compagno.
-Ti si chiudono gli occhi…
Guarda che la serie non scappa mica! Continuiamo a vederla domani!
Toudou sospirò: Sakamaki
aveva ragione, stava morendo di sonno, ma si era fatto prendere così tanto da
quella storia ambientata nell’America del proibizionismo…
-Un altro episodio, ti
prego… Voglio scoprire la proposta che Martin vuole fare a Parker…
Lo scienziato ridacchiò e
baciò la fronte del suo amato.
-Lo scopriremo domani,
così abbiamo tempo per discuterne e fare delle supposizioni.
Il presidente mugolò
contrariato ancora una volta, ma alla fine accettò la cosa. In fondo avevano
deciso di iniziare quella serie proprio per aumentare i loro interessi in
comune e discutere tra loro della trama, vedere gli episodi tutti in una volta
avrebbe eliminato quei piccoli piaceri. Ancora un po’ riluttante, Heikichi
abbandonò il calore del divano e si preparò per la notte, mettendosi a
riflettere mentre aspettava il compagno.
Quella serie televisiva l’aveva
completamente conquistato, riusciva a immedesimarsi perfettamente nel personaggio
del capo della polizia, finendo inconsciamente per sostituirsi alla sua figura,
cambiando poi il resto dei protagonisti con altre persone a lui vicine.
Vaneggiare romanticamente su
un criminale era una cosa poco matura, Toudou lo sapeva, eppure trovava
piacevole abbandonarsi a quella fantasia. Sakamaki poi gli rendeva facile la
cosa: pur essendo un agente governativo, lo scienziato assumeva molto spesso
atteggiamenti da delinquente. Il presidente spesso si domandava come sarebbe
stata la sua vita se Togurou avesse scelto la strada della criminalità.
Quando suo marito lo
raggiunse a letto, Heikichi lo abbracciò pigramente, accoccolandosi al suo petto.
-Togurou… Tu mi ameresti
in qualsiasi situazione?
Intenerito dalla domanda
Sakamaki sorrise, accarezzando i lunghi capelli dell’altro.
-Certo, nulla potrebbe
cambiare i sentimenti che provo per te.
-Quindi mi ameresti anche
se le nostre vite fossero diverse?
-Non basterebbe un
intervento divino per cancellare il mio amore per te, figurarsi una sciocchezza
simile.
Toudou chiuse gli occhi
sorridendo, soddisfatto da quelle risposte. Anche in una vita fatta di crimini
e scorribande, suo marito avrebbe trovato il tempo di innamorarsi di lui.
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Angolino rotondo
Siete confusi? Vi ho fatto lo scherzetto?
No ok, facciamo i seri. Ho deciso di giocare un po’ con
questa shot, la prima parte è una AU che avevo
inventato tempo fa, ma alla fine è tutto frutto della fantasia di Heikichi. Il prompt, doing something
sweet, gira attorno all’inserire sé stesso e il
compagno in una fantasia romantica. Spero che la cosa sia riuscita bene, io mi
sono divertita un sacco a scrivere il capitolo. Non credo trasformerò mai
questa AU in un progetto reale vista la poca popolarità della coppia nel fandom, ma sono stata comunque felice di proporla in questa
forma.
Manca solo una shot a questo punto…
Ci sentiamo la settimana prossima,
-Lau