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Autore: FaNgIrL_97    17/04/2017    7 recensioni
E chi lo ha detto che essere genitori sarebbe stata una passeggiata? Christian Grey non di certo. Sarà facile per lui ed Anastasia, crescere due figli adolescenti in preda agli ormoni?
Venitelo a scoprire!
P.S: IL RATING POTREBBE CAMBIARE!
Genere: Fluff, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Phoebe Grey, Theodore Grey, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[...IO SONO UNA PRINCIPESSA. E NON PERCHÉ HO UN PRINCIPE, MA PERCHÉ MIO PADRE È UN RE.] 


-È tutto inutile, Cameron.- Mi gettai sul letto, sospirando. -I miei genitori non ne vogliono sapere delle mie scuse. Sono ancora in punizione.-
-Dagli tempo, Phoebe. Sono sicuro che entro la fine della settimana avranno già dimenticato tutto.-
-Ho paura che tu la faccia troppo semplice.- Guardai il soffitto. -Ma domenica sera, quando tornerò, sono sicura che avranno un umore molto più accettabile di questo.-
-Ah sì? E perché? E quando tornerai da dove?- 
-Venerdì sarà il loro anniversario di matrimonio e mio fratello mi ha proposto di raggiungerlo, così sto alla larga da loro per un po'. Sono sicura che farà bene a tutti e tre.- 
-Non penserai mica che ti odino, vero?-
Ci riflettei un attimo. -Non lo so...- ammisi. -Ma so che non deve essere facile per loro, avere a che fare con me. Forse... a volte farebbe bene ad entrambi non dovermi avere tra i piedi e non doversi preoccupare di ciò che potrebbe succedermi.- 
-Non è da te pensare a queste cose, Phoebe!-
-Eppure devo farlo. Penso che se mi trovassi al loro posto, mi sarei già presa a calci in culo e sbattuta fuori di casa un sacco di volte. Voglio dire... a volte sembro proprio una bambina viziata.-
-Adesso sono confuso. Io non ti vedo così, però... se è questo che pensi, forse dovresti fare qualcosa per cambiare.- 
-Per esempio?-
-Per esempio dovresti smetterla di non seguire le loro regole. Anche se ti sembrano ingiuste.- Completò, precedendomi. 
-È... difficile.-
-Oh, ma sono sicuro che la grande Phoebe Grey riuscirà a cavarsela.- 
Strinsi le labbra. -Come ci riesci?-
-A fare cosa?-
-A dire sempre la cosa giusta.- Sospirai. -Insomma... a volte sei proprio irritante.-
-Irritante, eh?- Rise. -Immagino che questo sia il nuovo modo che i giovani utilizzano per dire grazie.- 
-Certo, come vuoi. Adesso, però, credo di dover andare a fare delle scuse sincere ai miei. Ci sentiamo dopo.-
-No, aspetta Phoebe.- 
Mi tirai su a sedere e aggrottai le sopracciglia. -Che c'è?-
-Quand'è che parleremo di ciò che è successo...- si bloccò un attimo. -Insomma, parleremo mai di ciò che è successo alla festa?- 
Mi guardai allo specchio e scostai una ciocca ribelle. -Ehm... okay.- Mi schiarii la voce. -Voglio dire: certo che ne parleremo.- 
-Bene.- Sembrò sollevato. -Vai a fare ciò che devi, allora.-
-Si, ci sentiamo dopo.-
-A dopo, Phoebe.-

-Ehi, mamma.- Mi bloccai sull'ultimo gradino delle scale, guardandola infilarsi la giacca. -Dove stai andando?-
-Kate ed io andiamo a cercare un regalo per tuo cugino. A proposito, lunedì andremo a cena dalla nonna a festeggiare lì il compleanno di Malcom.-
Abbassai lo sguardo. -Okay.-
Mamma restò un attimo interdetta. -Vuoi venire con noi?-
-No, no. Andate pure. Io ho delle cose da fare, qui.- 
-D'accordo.- Mi diede un bacio veloce e afferrò la borsa. -Gail arriverà tra poco e papà e Taylor sono nel loro studio, se hai bisogno. Ci vediamo dopo.-
-Mamma, aspetta!-
Lei si bloccò e mi lanciò uno sguardo interrogativo e anche un po' seccato. -Che c'è?-
Mi guardai intorno e scossi la testa. -Nulla, è solo che... ti voglio bene.-
Mamma mi fissò e, con una velocità incredibile, lascio andare la borsa e venne ad abbracciarmi. -Anche io, Phoebe.-
"Oh, grazie a Dio." 
-Bene.- Mi baciò la fronte. -Ora devo andare, Kate è già qui sotto. Quando tornerò parleremo di cosa diavolo ti sta succedendo. Fa la brava.-
-Si, mamma.- Sorrisi leggermente e la guardai andare via. 
Esternare i propri sentimenti, era più complicato di quanto potessi mai immaginare. Ma dovevo ammetterlo: ne era sicuramente valsa la pena. 
Con papà fu ancora più complicato. Era dannatamente difficile, ogni volta, bussare alla porta del suo studio. Ero arrivata a credere che forse c'era qualche forza oscura ad ostacolarmi. Così, decisi di vincerla non bussando ed entrando nella stanza come una maleducata. 
Sia il volto di Taylor che quello di mio padre scattarono verso di me, con l'unica differenza che quello di Taylor restò impassibile, mentre quello di papà, dapprima sorridente, si tramutò in arrabbiato. 
Mi aggrappai alla maniglia della porta, sentendomi inadeguata. -Disturbo?-
Papà strinse i denti. -Ti serve qualcosa?-
Guardai Taylor a disagio e lui, per tutta risposta, si strinse nelle spalle. 
-Papà, tu mi odi?-
Le sue sopracciglia scattarono all'insù, probabilmente per l'inaspettata domanda e, dopo aver fatto un cenno a Taylor, il quale si alzò e lasciò silenziosamente la stanza, si alzò in piedi e si sedette sulla sua scrivania. 
Aspettai la risposta in silenzio, con il cuore che andava a mille. 
Gli occhi tristi di papà raggiunsero i miei. -Essere arrabbiati non vuol dire odiare, Phoebe.- 
-A volte potrebbe anche essere così, però.-
-Non nei confronti dei propri figli.- Nei suoi occhi passò un'ombra. -Non potrei mai odiarti, Phoebe. Perché me lo chiedi?-
-Non lo so. A volte penso che forse tu e la mamma stareste meglio senza dovervi preoccupare di tutto ciò che riguarda me.- 
Papà scattò in piedi, con aria allarmata. -Phoebe, no.- Si avvicinò a me. -Questo non devi mai pensarlo, tesoro. Tu e tuo fratello completate me e la mamma. Non potrei mai immaginare di vivere la mia vita senza uno di voi. Credimi, ti prego.-
-Ma forse sarebbe stato meglio non avermi intorno, ci pensi mai?- Feci un passo indietro. -Insomma, io non faccio altro che farvi preoccupare e arrabbiare. Perché mai non dovresti immaginare una vita senza di me? Stareste tutti molto megl...-
Papà catturò le ultime parole, stringendomi in un abbraccio tremante. -Ti prego. Ti prego, non pensare queste cose. Tu sei tutta la mia vita. Anche se mi fai arrabbiare o preoccupare.- 
-Ma papà...-
-Phoebe.- Lui mi costrinse a guardarlo dritto negli occhi. Le sue pupille erano così dilatate che quasi non riuscivo a scorgere il colore dei suoi occhi. -Tu sei il sangue del mio sangue. Io ti ho voluta. Sei una delle mie gioie più grandi, esattamente per come sei.-
A quelle parole, proprio come una poppante, mi spuntarono le lacrime agli occhi. -Ne sei sicuro?- 
-Si, tesoro.- I suoi occhi straziati cercarono i miei. -Tu sei una delle poche certezze che ho nella vita. Credimi.- 
-Anche se ti faccio disperare?-
Lui appoggiò la fronte sulla mia e chiuse gli occhi. -Soprattutto quando mi fai disperare.- 
-Mi dispiace così tanto, papà...- singhiozzai. 
-Shh...- mi cullò lui, dolcemente. -Va tutto bene, piccola. Andrà tutto bene, te lo prometto.-

Non avevo mai pianto tra le braccia di mio padre. Mai. (Escludendo gli anni infantili, ovviamente.) Era stato così inaspettatamente liberatorio che quasi quasi mi pentii di non averlo fatto prima. 
Papà mi spiegò che, anche se magari non riuscivo a credergli del tutto, era normale sentirsi in quel modo, vista la situazione. Stavo reagendo a modo mio, secondo la sua teoria. Papà mi disse qualcosa che mi fece aprire gli occhi: avevo rielaborato a modo mio la notizia su Jack Hyde e, sempre a modo mio, avevo agito di conseguenza. Ero sotto pressione. Forse, avevo appreso troppe cose assieme. Comunque, papà aveva concluso il discorso rassicurandomi —ancora una volta— che non mi avrebbe cambiata per nulla al mondo e che non si fosse mai pentito, nemmeno per un singolo istante, di avermi messa al mondo. 
Quando ironicamente dissi: -beh, ti sei dato da fare con la mamma, per mettermi al mondo.- vidi scivolare via dalle sue spalle la maggior parte della tensione. 
Non potevo chiedere di meglio dalla mia famiglia, se non l'amore. Quello era tutto ciò di cui io avessi bisogno. L'amore della propria famiglia è quello di cui ogni adolescente avrebbe davvero bisogno. 

La mano di mamma mi fece sobbalzare.
-Scusa.- Sorrise lei. -Non volevo spaventarti.-
Mi strofinai gli occhi e mi tirai su. -Che ore sono?-
-Quasi le nove. Hai fame?- 
-No, per niente.-
-Sicura? Ti ho lasciato dormire fino ad ora, ma ho pensato che volessi mangiare qualcosa.- 
-No, mamma.- Sbadigliai. -Davvero, non ho fame.-
-Ma stai bene?- 
-Si, sto bene.-
-Papà mi ha raccontato di ciò che è successo prima...- mormorò, quasi timorosa. 
-Ah, è per questo che mi chiedi come stia?- 
-Credo che dovremmo parlare.-
-Volete mandarmi dallo psicologo? Con papà ho chiarito, credo, ma sembrava nel panico.-
-Ah, sì?- Mamma sorrise divertita. -Non ti manderemo dallo psicologo, tranne nel caso in cui fossi tu a volerci andare.-
-No. Preferisco poter parlare con voi.-
-Bene. Allora dimmi: pensi davvero che noi non vorremmo averti intorno?-
Abbassai lo sguardo sulle mie mani intrecciate. -Qualche volta...-
-È vero che sei difficile, Phoebe. Ma sapessi quanto lo è stato tuo padre!- Scherzò. -Ma io ti amo esattamente per come sei. Proprio come con tuo padre e con tuo fratello.- 
-Lo so. E mi dispiace comportarmi così, è quasi impulsivo.-
-L'impulsività non è sempre una buona cosa, tesoro. Noi non vogliamo essere severi o restrittivi con te, ma dobbiamo anche cercare di darti un freno o rischiamo di lasciarti mettere in pericolo. Lo capisci questo?- 
-Si...-
Mamma mi accarezzò una guancia. -So che te lo ha già detto papà, ma forse, in tutti questi anni, non te lo abbiamo ripetuto abbastanza: tu, insieme a Teddy, sei la nostra felicità e questo non cambierà mai. Mai. Capito?-
-Lo so, mamma. Grazie.- Sorrisi. -Anche voi siete la mia felicità, anche se non ve lo dico... praticamente mai.-
Mamma scoppiò a ridere. -Bene. Ora che anche questa piccola crisi familiare è superata: sicura di non voler mangiare niente?-
-Si. Voglio solo poter dormire fino a domani, d'accordo?-
-D'accordo. Ma non ti posso assicurare che anche tuo padre lo sarà.- Mi prese in giro, baciandomi la fronte. -Buonanotte, amore mio.-
-Buonanotte, mamma.- Sorrisi. -Ti voglio bene.-
-Si. Ma io te ne voglio di più.- 

Prima di tornare a dormire, con mani tremanti, scrissi a Cameron un messaggio dove chiedevo se potessimo vederci l'indomani. Cominciavo già ad essere nervosa: in fondo non avevo mai parlato con nessuno sul perché ci fossimo baciati e, comunque, nessuno rappresentava Cameron.  
Lui rispose —come sempre— molto velocemente, dicendomi che era nervoso e curioso al tempo stesso. 
"Su cosa saresti curioso, esattamente?" Scrissi. 
"Su come è andata con i tuoi genitori." 
"Meglio di quanto pensassi. Mi sento più leggera, ora."
"Non c'è di che." Rispose. "Sono contento che abbiate risolto."
"Il merito è solo mio, non tuo😜" scherzai. "Si. Sono contenta anch'io." 
"Sono un'ottima voce della coscienza, solo che tu non sei ancora pronta ad ammetterlo." Scrisse. "Tranquilla. Non me la prendo. So qual è la verità." 
"Wow! Che ego smisurato che abbiamo qui, Cameron." 
"Ego? È solo la verità🙄" 
"Okay, voce della coscienza" scrissi. "Il mio cervello è troppo sovraccarico per oggi, credo che andrò a dormire." 
"Ma sono appena le nove."
"È vero. Eppure mi sento come se fosse passata la mezzanotte." 
"Ma stai bene?"
Sorrisi, leggendo il suo ultimo messaggio. "Si. Ho solo bisogno di dormire, stai tranquillo." 
"Allora a domani." Scrisse. "Buonanotte, PHÉ." 
Alzai gli occhi al cielo e scrissi: "Buonanotte a te, CAM."  


ANGOLO AUTRICE:
Sono passati due... tre mesi? Oddio, non potete nemmeno immaginare i casini che sono successi durante questo periodo. Non ho intenzione di farvi perdere tempo a leggere, sappiate solo che la mia scusa è che ho avuto un incidente di una certa "importanza", ma ora sto decisamente meglio. Spero con tutto il cuore che non vi siate scordati di me e della mia storia! 
Un bacione a tutti😘
   
 
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