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Autore: KiarettaScrittrice92    17/04/2017    0 recensioni
Anerion.
La terra dove risiede il male.
Vi sono tante storie e tante vicende che riguardano questa terra infestata da spettri, demoni, vampiri e licantropi.
Ma io ve ne voglio raccontare una in particolare.
Una che parla della vicenda di un gruppo di Stenzl nella loro prima missione assieme.

La storia della Luna di Sangue.
Questa storia è tratta da una campagna di Dungeons&Dragons.
Genere: Drammatico, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Un palazzo avvolto nel mistero

Era a malapena l’alba quando il gruppo si sveglio, disturbato da un trambusto che proveniva dall’esterno della stanza. Voci, confusione e poi all’improvviso qualcuno aprì furioso la porta della camera.
“Tu! Non avevi detto che la stanza era per queste due! Uscite subito!” sbraitò il proprietario furioso rivolto al giovane ladro che ancora mezzo assonnato si tirò su dallo scomodo pavimento.
“Beh io…”
Non fece in tempo a dire un’altra parola che un’altra persona spuntò alla soglia della porta.
“Sì è lui! È lui quello che mi ha derubato ieri sera!” lo accusò il soldato che la sera prima faceva più chiasso di tutti gli altri.
I tre si alzarono di corsa, ma non sapevano cosa fare. La porta era bloccata da quei due e non vi era altra via di uscita. molto probabilmente avrebbero dovuto combattere.
All’improvviso però i due uomini crollarono a terra come sacchi di pietre e dietro di loro sbucò il druido.
“Varlinox!” lo chiamò entusiasta Kirka.
“Sono contento di vederti, amico.” lo ringraziò Stor, scavalcando i due corpi esanimi che stavano a terra, molto probabilmente svenuti per qualche incantesimo, e poggiando la mano sulla spalla del compagno come gesto di ringraziamento.
“Siete proprio un branco di ragazzini! – li rimproverò lui, con un tono però molto ironico
 Com’è possibile che non riuscite a stare da soli senza combinare casini?”
È colpa loro che spacciano la loro birra come la migliore in assoluto e poi servono quella brodaglia…” protesto la barbara.
“Korhan ti prego, non ricominciare.” le chiese esasperata l’altra ragazza, per poi far scoppiare a ridere tutti gli altri.
Uscirono dal villaggio, consapevoli che non avrebbero potuto proseguire oltre perché visto il grado di quel soldato che Stor aveva abilmente e scioccamente derubato, sarebbero stati ricercati per un bel po’ in tutta la zona.
A quel punto Varlinox propose di andare a controllare il palazzo dei Lacourier assieme al resto dei suoi compagni.
“Forse scopriremo qualcosa d’interessante.” disse nel tentativo di convincerli.
“Ma la missione?” chiese la giovane maga.
È impossibile arrivare in tempo per la luna di sangue ormai.” le rispose stizzita Korhan.
“Sì ma…” cercò ancora di protestare la giovane.
“Insomma andiamo è solo una missione, perché insisti?”
“Korhan smettila!
 la rimproverò il druido  Questa sarebbe stata la sua prima missione. Prova a comprenderla.” spiegò poi con calma.
La ragazza rimase zitta, con un aria stupita in volto. Se n’era completamente dimenticata. Durante le lunghe camminate del loro viaggio, la giovane maga di quasi un anno più piccola di lei, aveva raccontato di come per diciannove anni era rimasta sempre tra le mura di un certo collegio dell’Impero Solare che addestrava i giovani maghi e di come quella non solo era la sua prima esperienza fuori da quel luogo, ma anche la sua prima missione da Stenzl dopo la sua iniziazione.
“Perdonami Kirka io… Non volevo…” cercò di scusarsi.
“Ascolta Kirka, purtroppo essere Stenzl comporta anche delle scelte. Scelte improvvise che spesso cambiano i piani.
È vero, avevamo una missione e non portandola a termine probabilmente condanneremo un villaggio intero, ma in quel castello c’è qualcosa di strano, quelle due donne erano strane. Al villaggio arriveremo in ritardo, ma forse possiamo scoprire qualcosa di più importate.”
La giovane fece un sospiro e subito dopo un cenno con la testa.
Era metà pomeriggio quando arrivarono di fronte all’enorme edificio, Varlinox raccontò al resto del gruppo ciò che gli era successo quando il giorno prima era passato lui di lì.
Alla fine del suo racconto tutto il gruppo rimase qualche secondo in assoluto silenzio, come se ognuno di loro dovesse valutare quei semplici eventi misteriosi.
“Bene, andrò a fare un sopralluogo al palazzo.” disse Stor, alzandosi in piedi.
“Io chiederò a qualche animale nelle vicinanze, magari sanno qualcosa di più.” propose invece la barbara imitandolo.
“Bene vi aspettiamo qui.” rispose il druido sdraiandosi comodamente sull’erba.
Subito dopo i due si allontanarono, prendendo due strade opposte, la barbara andò verso la boscaglia, mentre il ladro si diresse verso l’imponente struttura.
È una mia impressione o quei due sono sempre più affiatati?” chiese l’uomo osservando le fronde degli alberi sopra di lui.
“Ehm sì… Direi proprio di sì…
 rispose lei un po’ imbarazzata  Ieri sera mi sono sentita in imbarazzo… Continuavano a farsi gli occhi dolci e Korhan ha anche mandato un bacio a Stor…”
A quel commento un po' intimidito lui scoppiò a ridere divertito.
“Non sei abituata a questo genere di cose, vero piccoletta?”
“No… Non è quello… Insomma anche se ho sempre vissuto in collegio so benissimo come funzionano queste cose, però… Insomma non è stato affatto divertente fare il terzo incomodo.” disse sempre con lo stesso imbarazzo nella voce, ma un po’ più decisa.
La conversazione fu interrotta da uno dei due diretti interessati che stava tornando dal bosco.
“Allora?” chiese il druido, continuando a stare sdraiato sull’erba.
“Ho chiesto a due conigli. Dicono che ogni tanto si sente della musica provenire dal castello, ma che comunque tu sei stato l’unico essere umano che hanno visto.” commentò lei dubbiosa, riferendo tutto quello che aveva appreso.
“Stor?” chiese nuovamente l’uomo, mettendosi seduto e volgendo lo sguardo verso il giovane ladro che stava tornando anche lui dal suo giro di ricognizione.
“Assolutamente nulla. Nessuna finestra aperta, niente di sospetto. Nulla.” rispose lui.
“Quindi dobbiamo trovare un’altro modo per entrare, sempre se vogliamo farlo, visto che Varlinox non ci è riuscito ieri.” disse Kirka, cercando di pensare a una soluzione.
“Potrei fingermi una musicista itinerante, magari m’invitano ad entrare. Insomma se i conigli hanno sentito della musica provenire dal castello, magari i suoi ospiti gradiscono la musica e potrebbero cascare nel tranello.” propose la giovane barbara.
“Non credo sia una buona idea.
 disse il druido  potrebbero scoprire che li stai ingannando.”
“Sì, inoltre non sappiamo che tipi sono, potrebbero anche non gradire la scusa e decidere di ucciderti senza pensarci due volte.” commentò Stor, con tono preoccupato.
“Facciamo così.
 disse il druido guardando intensamente l’unica porta che si parava loro davanti, ossia quella sul retro  Io mi trasformo in un’animale, magari un insetto e faccio un sopralluogo del castello all’interno. Dopodiché domani mattina, entriamo da lì e con l’incantesimo dell’invisibilità di Kirka ci intrufoliamo dentro.”
“Sì, si può fare.” commentò Stor.
“Ci sto!” lo seguì la barbara.
Mentre la giovane maga fece solo un cenno di testa.
Dopo aver avuto la conferma di tutti, Varlinox si alzò dirigendosi verso la piccionaia della struttura, che stava appena girato l’angolo a sinistra. Arrivato proprio di fronte si trasformò in un piccolo ragno, in modo che potesse entrare dalla fessura della finestra che dalla piccola torre in cui venivano tenuti i volatili dava all’interno del palazzo. Con le sue lunghe zampette si sistemo sul soffitto, decidendo che sarebbe rimasto lì sopra per fare il sopralluogo, al sicuro da piedi, manate e qualsiasi altra minaccia ci poteva essere per un esserino così piccolo qual era diventato.
Proprio davanti alla porta della prima stanza, quella collegata alla piccionaia, vide un uomo. Sembrava una guardia, nonostante non fosse ben vestito e non indossasse una vera e propria armatura, dava l’impressione di essere un soldato ed era armato. Si mise in un angolo in penombra, sempre bene ancorato al soffitto e rimase qualche minuto a studiarlo, ma questi non faceva altro che sbadigliare e picchiettare le dita sulla porta che stava controllando, annoiato.
Il piccolo ragnetto, dopo aver compreso che non c’era assolutamente nulla da vedere lì, decise di passare dalla fessura della prima porta, ritrovandosi così in una grossa stanza o meglio in uno slargo di un corridoio. All’improvviso da un angolo spuntò una delle due donne che avevano incontrato il giorno prima al villaggio abbandonato, quella col vestito azzurro di nome Gené. Questa era scortata da due guardie, in assoluto silenzio. Varlinox decise di seguirli e, girando a destra, si ritrovò in un corridoio su cui si affacciavano tre porte. Le due guardie accompagnarono la giovane donna fino alla seconda, quella in centro, rimanendo poi fuori dalla stanza, a quel punto pensando che quelli probabilmente erano i suoi appartamenti, decise di entrare nella terza, quella che dava più sull’esterno, trovando conferma nella sua idea che fosse la stanza con la porta che dava sul retro. Dentro vi erano altri due soldati che, seduti a un tavolino malmesso, giocavano a carte.
Fece dietrofront e ricominciò a visitare il palazzo, tornando nello slargo e andando dalla parte opposta, anche lì c’erano altre tre stanze e in una di esse trovò l’altra donna, Mary. Dopodiché prosegui prendendo la porta che stava proprio dal lato opposto alla piccionaia. Si ritrovò in un corridoio che curvava a destra e lo percorse tutto, appena girato, subito sulla destra trovò un magazzino con dentro due soldati, era pieno di cianfrusaglie: tappeti, scrigni, scatoloni, vasi e ciarpame vario. Insomma niente che attirasse la sua attenzione più del dovuto. Uscì nuovamente verso il corridoio e subito dopo il magazzino, una porta aperta dava sulla cucina. Anche in questo caso due persone si trovavano nella stanza e stavano trafficando con il cibo, forse nel tentativo di preparare la cena agli ospiti del palazzo. Proseguendo avanti per il corridoio infine c’era una sala da pranzo, in cui quattro soldati stavano già seduti a tavola, bevendo vino e attendendo che arrivasse l’agognato pasto.
Il piccolo ragno, Valrinox, continuò la sua visita, ritrovandosi proprio nell’ingresso del palazzo, quello a cui aveva bussato lui il giorno prima e davanti alla porta vi era la stessa guardia che gli aveva negato il permesso di entrare.
Decise di proseguire verso sud, visto che era l’unica ala che gli mancava da visitare e si ritrovò in una grossa stanza ottagonale, decorata con anfore antiche e arazzi magnifici che però messo a testa in giù com’era non riusciva a vedere bene, al centro vi stava un’enorme braciere fiammeggiante con a fianco due uomini, che avevano l’aria di essere due preti, che sussurravano parole specifiche, come se fosse una specie d’incantesimo. Non capiva cosa dicevano, sembrava quasi una lingua sconosciuta, il che lo stupì non poco, visto che conosceva abbastanza bene tutte le lingue parlate nelle terre di Anerion. Si convinse però che quella cantilena e quel restare immobili come fossero in trance aveva sicuramente a che fare con la negromanzia.
Rimase più di un’ora ad osservarli, nella speranza che succedesse qualcosa, ma quelli sembravano non accennare a smettere o a muoversi dalle loro posizioni, nonostante fossero visibilmente stanchi e sudati, forse anche per il calore che emanava il braciere. Inoltre la sua trasformazione era durata ormai per troppo tempo e stava iniziando a fare fatica nel mantenerla. Decise così di fare tutta la strada a ritroso e quando fu nuovamente alla piccionaia, scese lungo il muro esterno e finalmente riprese le sue sembianze con un sospiro di sollievo.
I tre lo stavano aspettando. Avevano accesso un fuocherello, non troppo appariscente, giusto quelle piccole dimensioni che consentivano di cuocere qualcosa da mettere sotto i denti. Quando lo videro arrivare non gli chiesero subito tutto, si rendevano conto che era stato lì per parecchio tempo e probabilmente vedevano dal suo viso che era stanco.
Kirka gli porse con un sorriso uno spiedino di carne e lui lo accettò di buon grado, sedendosi di fianco a lei.
Durante la cena il druido raccontò tutto ciò che aveva visto, insistendo sul fatto che quei preti non lo convincevano e che era meglio cercare di scoprire cosa stessero architettando i Lacourier.
“…Perciò domani mattina entriamo dalla porta sul retro, che Stor scassinerà e…”
“Ecco a proposito di questo, Varlinox, sono andato a studiare la serratura, mentre tu eri dentro, ed è piuttosto complicata. Non credo riuscirò a scassinarla, o almeno non ci riuscirei in tempo breve.” disse il giovane dai capelli corvini, non avendo il coraggio di alzare lo sguardo verso il druido.
“Mi spieghi che razza di ladro sei, se poi non sai neanche scassinare velocemente una porta?” ribatté l’uomo scocciato.
“Andiamo, ci sarà un’altra soluzione…” cercò di difenderlo Korhan.
“Va beh, forse possiamo comunque entrare tutti dalla piccionaia… Ci penseremo domani.” commentò lui esasperato.
“Giusto. Ora è meglio riposarsi.” confermò la giovane maga, nel tentativo di quietare gli animi.
Spensero il fuoco e decisero i soliti turni di guardia.

  
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