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Autore: theastwind    17/04/2017    2 recensioni
E' una storia d'amore e d'avventura tra Nami e... il Rosso.
Ambientata nel lasso temporale collocato prima che la ciurma entri nel Grande Blu.
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Shanks il rosso
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
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4 – Il Destino al tavolo 12
Ormai era passata più di una settimana da quando aveva iniziato a lavorare all’osteria e le giornate (o meglio le serate) passavano tutte uguali. La mattina del nono giorno di lavoro Nami era riuscita ad alzarsi un po’ prima a fatica e aveva cominciato a girovagare per le stanze del bordello, ma di pirati nemmeno l’ombra: quei maledetti se ne andavano prima dell’alba per non essere beccati dalla marina e lei non riusciva a derubarli, era troppo stanca. Aveva preso a derubarli mentre lavorava, ma era davvero troppo rischioso: non se ne accorgevano perché lei li distraeva strusciandosi a dovere e concedendosi un po’ di più, però faceva correre un grosso rischio anche a Roxanne che le era tanto simpatica e con cui andava d’accordo. Il lavoro andava bene e in nove giorni aveva totalizzato poco più di duemila berry che però erano una miseria in confronto alla somma che le serviva: aveva chiesto in giro e la barchetta più misera non costava meno di centomila berry. Andando avanti così avrebbe raggiunto i suoi dopo dieci anni. Era abbastanza disperata anche perché oramai s’era fatta degli spasimanti fissi tra i pirati che tornavano solo per lei, dicevano; sganciavano molti soldi però si facevano sempre più intraprendenti: due l’avevano bloccata in un angolo buio nel retro del locale e se non fosse arrivato il collega di John, sarebbe finita male. Poi le risse aumentavano: l’ultimo sabato una ciurma di cinquanta elementi aveva messo a fuoco il locale per una bistecca e la marina era dovuta intervenire arrestando tutti. La matrona si era molto lamentata con l’ammiraglio che aveva risposto con un’alzata di spalle e per due o tre giorni non s’era visto nemmeno un filibustiere e le serate erano tranquille. Per avvicinare la clientela quella furbacchiona s’inventò una gara di ballo per ragazze, aperte a tutte quelle che volevano cimentarsi, votate dai clienti del locale. Quei maledetti lupi di mare non si sarebbero mai lasciati scappare un’occasione così ghiotta: vedevano di rado delle donne (prostitute e non), così la prospettiva che ce ne sarebbero state di giovanissime li aveva attirati come api al miele. Roxanne aveva organizzato le cose in grande. Aveva ottenuto il permesso dalla marina e dall’esercito (solo lei sapeva come) e attrezzato un palco con degli ampi scalini nella piazza che si apriva sul retro: i tavoli e le sedie erano stati spostati fuori e piazzati intorno al palco; le ragazze avrebbero dovuto servire di fuori visto che si prevedeva un afflusso record di pirati e di pubblico. Anche il numero di ragazze iscritte alla gara era stato grande… forse perché il premio per la prima classificata era di cinquecentomila berry? Forse… Nami era rimasta senza fiato quando l’aveva saputo: “Eccola, l’occasione della mia vita!! Devo vincere questi soldi così posso partire subito, evviva!!” Aveva implorato il permesso di prendersi una pausa solo per parteciparvi, poi sarebbe tornata al lavoro; non aveva mai ballato su un palco al centro dell’attenzione di tutti, però aveva visto le prove di alcune ragazze e aveva concluso che non doveva essere difficile. Lei doveva vincere a tutti i costi anche con la caviglia ancora gonfia a distanza di giorni, poi avrebbe avuto tempo e denaro per curarsi. In fondo se i suoi giudici erano pirati, bastava eccitarli tanto non ne capivano niente di ballo: loro votavano la più sexy e lei lo sarebbe stata a costo di ballare nuda! Così, nel fervore dei preparativi, arrivò la fatidica sera e la piazza cominciò a popolarsi: in meno di mezz’ora s’era riunita tutta la filibusta e Nami pensava che in effetti mancava solo il futuro Re dei Pirati… Cominciò quella serata tanto attesa e, per la verità, era abbastanza nervosa. Aveva preparato l’abito da indossare che altro non era che un mini-top esageratamente aderente e tendenzialmente trasparente e una lunga gonna piena di spacchi vertiginosi che, secondo la sua coreografia mentale, avrebbe tolto al momento giusto per restare con una mini talmente corta da sembrare una cintura. Infine aveva concordato le canzoni che l’orchestra avrebbe suonato per lei, le uniche che conosceva bene. Era nervosa perché non aveva potuto provare nemmeno un passo e le concorrenti erano tante e belle. Girava vorticosamente per i tavoli coccolando i suoi spasimanti e i pirati per convincerli con tutti i mezzi a votare per lei mentre li ripuliva a dovere. Non poteva più restare in quella città: stava passando troppo tempo e doveva ritornare dai suoi. Nel frattempo la gara era incominciata. La prova prevedeva due balli: uno singolo e uno di coppia con un ballerino molto famoso della zona dal fisico mozzafiato; molte ragazze si erano iscritte solo per conoscerlo. Su quaranta iscritte, Nami era l’ultima per colpa di Roxanne che si era fatta attendere nel darle il permesso: “Poco male - pensava lei - i pirati si ricorderanno meglio il mio nome… se riescono a restare in piedi!!” Mentre le ragazze salivano copiosamente sul palco, si esibivano e scendevano tra le acclamazioni selvagge dei pirati, Nami si faceva campagna elettorale promettendo favori che mai avrebbe elargito: non riusciva a pensare ad altro che al premio per questo ignorò a lungo il tavolo 12 in fondo a destra del palco, semi-avvolto dall’oscurità. “Nami!! Ma che fai, dormi? – la rimbeccò Roxanne – guarda che ci sono tre tizi al tavolo 12 che sono seduti lì da un secolo e aspettano che passi, quella è la tua zona!! Saranno morti di sete!!” “Oh, sì! Scusami, vado subito!!” Si avvicinò in tutta fretta al tavolo con gli occhi fissi sul taccuino e la mente alla gara, disse meccanicamente: “Buonasera, che prendete?” – aspettandosi la solita manata sul sedere, oramai da copione. E invece una voce allegra ed educata le rispose: “Buonasera, prendiamo tre boccali di birra, per ora - quasi scusandosi delle piccole dosi con i suoi amici – due bistecche, una con tanta insalata, l’altra con le patate; e per il mio amico, qui, tutto quello che resta nell’osteria…” - poggiando una mano sulla spalla dell’uomo più grasso che Nami avesse mai visto. I tre scoppiarono a ridere e anche lei non riuscì a trattenere le risa. “Per me un’altra cosa – aggiunse la bella voce, uscendo dall’oscurità e fissandola negli occhi con un largo sorriso – vorrei il mio piede!” Guardarono entrambi per terra e solo allora Nami si rese conto che da quando si era avvicinata gli stava pestando il piede che usciva fuori da sotto il tavolo. Era esterrefatta, tolse via il suo con lentezza cercando le parole adatte per scusarsi riuscendo solo a restare a bocca aperta. “M-mi dispiace… io ero… ero soprappensiero… mi scusi tanto…” - e tornò a guardarlo. “Non ti preoccupare… tanto di piedi ne ho due… Per il momento…. - disse ridendo subito seguito dai due casinisti che erano con lui. “Mostri marini permettendo…” – fece il grassone e giù a ridere mentre Nami ci capiva sempre meno, ma stentava a trattenersi ad unirsi a loro: la risata franca e sonora di quel Rosso era contagiosa. “Quanto siamo ridotti male… – e rideva – mi sa che in quella sigaretta che mi ha dato Ben prima c’era di tutto tranne il tabacco…” Poi si sforzò di tornare serio e la guardò dolcemente: “No davvero… non è niente… eri talmente presa dalla gara che non te ne sei accorta… può succedere a tutti! Ballerai anche tu?” – s’informò. “S-sì, sono l’ultima della serata, ma devo prima finire di lavorare…” - rispose lei rapita dal rosso acceso dei capelli di quell’uomo che le stava facendo piegare le ginocchia, tremare le mani e la voce nella gola secca. “Mi costringerai a fare le ore piccole per assistere alla tua esibizione… - e scosse la testa seriamente preoccupato per la sua salute – dovrò bere per tutta la notte!!” E le dedicò un nuovo sorriso che lei ricambiò a 44 denti e il cuore a mille. “Grazie… - farfugliò – vado a lasciare l’ordinazione in cucina, buona serata…” - disse, sentendosi i suoi occhi addosso e avvertendo una certa rigidità nei movimenti. “Una vera bellezza… - disse, dopo un minuto di silenzio, il grassone del tavolo 12 al Rosso – non trovi?” “E’ la ladra più bella che abbia mai visto” – rincarò il terzo elemento. Avevano assistito alle sue performance da Lupin III e ne erano rimasti impressionati: ad occhio e croce aveva totalizzato più di mille berry frugando nelle tasche di quei babbei arrapati e ubriachi. E adesso guardavano il loro capitano e ne aspettavano la reazione: con il mento appoggiato sulla mano e il volto serio girato verso la porta del retro dove era appena entrata Nami, Shanks il Rosso chiuse gli occhi e trasse un profondo sospiro.
   
 
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