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Autore: IwonLyme    17/04/2017    1 recensioni
‘Il Principe’ è un racconto sulla libertà, sul significato che essa ha soprattutto per il giovane Nivek, protagonista e narratore, che verrà messo a confronto fin da subito con la bellezza di essa, la sua importanza e, almeno per lui, il suo difficile raggiungimento. Non è facile essere liberi e Nivek desidera talmente tanto esserlo che romperà ogni regola per raggiungere questo scopo.
Tuttavia ciò che inizia come un gesto ribelle e di rivalsa gli costerà proprio ciò che da principio inseguiva e si troverà catapultato in una realtà ed in un mondo molto più duro e severo di quanto non fosse suo nonno ed il villaggio in cui viveva da emarginato. Una guerra contro un re malvagio ed un padrone pronto a legarlo per sempre a se stesso saranno le cause delle sue vicissitudini che lo porteranno a riflettere sulla propria vita, sul vero scopo di essa e sulla sua nuova condizione: essere un Drago Domato.
“[…] tutto sta nel comprendere che qualcosa non ci è davvero tolto se noi non lo lasciamo andare via.”
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Siamo giunti alla terza parte de "Il Principe". Cosa è successo al nostro protagonista? Nivek riuscirà a portare a termine la missione che si era prefissato insieme a Nivek?
Benvenuti nella parte finale della storia che ci accompagnerà da qui in poi!

La Voce del Re - Parte I
 
La mia leggenda preferita, quando ero bambino, era la storia di Ian il Terribile e del Perfetto Uccisore. Ian era un Drago forte e crudele come nessuno dei suoi pari poteva sperare, tanto che anche un Perfetto Uccisore aveva paura di lui. E la lotta tra i due era continua ed eterna. Nulla avrebbe fermato il loro scontro se non la morte di uno dei due.
E poi qualcosa avvenne. Nel momento in cui il Perfetto Uccisore moriva Ian ebbe pietà di lui e lo guardò con occhi nuovi, occhi che per guardarlo non aveva mai usato. Si aprì il petto e donò al Perfetto Uccisore il proprio cuore. La forza del suo battito salvò l'avversario che da sempre aveva tentato di uccidere ed Ian comprese: perfino coloro che sono nostri nemici diverranno nostri amici se sapremo aiutarli nel momento del bisogno.
 
La luce entrava dalla finestra e tormentava il mio sonno. Raggomitolato sotto le coperte tentavo di dormire ancora, eppure il freddo aveva già cominciato ad insinuarsi tra le lenzuola. Sospirai ed aprii gli occhi. Il legno rincuorante del soffitto della mia casa mi diede il benvenuto. La trama delle travi pesanti e sicure mi fece sospirare di malinconia. Come un senso di lontananza, di distanza mi invase il cuore e la delusione di essere ancora sdraiato a letto mi fece sussultare. Il bosco attendeva il mio risveglio e come un muro si poneva saldo davanti a ciò che desideravo e che ancora non era scomparso dal mio animo. Avrei certamente dovuto alzarmi e preparare la colazione. Speravo che il nonno mi avesse lasciato qualche fetta di pane. Pensandoci però sarei volentieri rimasto sotto le coperte.
Mi voltai ed al mio fianco dormiva il viso chiaro di Nowell attraversato dalla sua benda scura. Come un caldo tepore i ricordi tornarono alla mia mente e mi sembrò così strano essere nel luogo in cui infine, veramente, ero. Casa mia sembrava così piccola con Nowell al mio fianco ed il mondo nel mio cuore. Ripensai ai momenti trascorsi tra quelle mura e sempre più compresi quanta strada avessero fatto le mie ali e quanta il mio animo che, sebbene fosse ancora indifeso davanti alla vastità del mondo, aveva conosciuto luoghi e persone rimaste ignote a molti, perfino a coloro che un tempo reputavo con molta più esperienza di me. Il viso dormiente del mio padrone mi tranquillizzò e mi fece realizzare che eravamo salvi. Dopo il grande terrore ogni cosa era tornata al suo posto e lui era ancora vivo, lo sentivo, saldo al mio fianco, possessore ancora della sua forza e della sua volontà. Guardai la porta a fatica e mi domandai se dall'altro lato ci fosse qualcuno ad attendermi, mi chiesi chi mai avesse potuto spingersi fino al riportarmi nella mia casa in compagnia del mio Domatore.
La curiosità insinuò in me la volontà di scoprirlo e così mi alzai. Forte mi prese la voglia di rimettermi subito a dormire, mi percorreva più feroce del solito. Tornare accanto al mio padrone mi sembrò la scelta più sensata eppure con coraggio mi misi in piedi. Camminai fino alla porta e la aprii. Il profumo di casa mi parve così sconosciuto da essermi quasi del tutto estraneo. Murray sarebbe stato fuori ad attendermi? Come ero finito lì? Ma il silenzio della neve fuori dalla finestra era ristoratore e niente mi avrebbe reso più felice.
Uscii lasciandomi alle spalle il mio Domatore, che, con più riluttanza del solito, abbandonavo, e mi trovai in cucina. Mio nonno era seduto al tavolo mentre beveva qualcosa di caldo. Era pallido in viso e turbato come non l'avevo mai visto. Il sospetto che infine gli fossi caro mi percorse la mente e sorrisi pensando ad un affetto che da lui non avevo mai ricevuto ed all'eventualità che nel mio lungo periodo di lontananza si fosse preoccupato per me. Mi feci avanti ed un dolore al petto mi rallentò più di quanto avrei voluto. I suoi occhi mi videro e si sollevarono sul mio viso, mi osservarono con meraviglia mentre io prendevo posto in una sedia accanto alla sua. Lui posò la tazza ed entrambi non sapevamo cosa dire.
– Come sono giunto qui? – Chiese poi la mia voce senza che la potessi controllare.
– Non lo so … Ti abbiamo trovato in una radura nel bosco, le tue urla ci hanno risvegliati dal sonno. E quando siamo giunti da te eri privo di coscienza e … – Smise. Lo guardai mentre parlava di me turbato.
– L'ho salvato? Lui sta bene? – Domandai volendo sapere molto di più sulla salute di Nowell.
– Meglio di quanto dovrebbe. – Rispose. Mi osservò in silenzio e poi sospirò. – Chi è quell'uomo? Il tuo padrone?
– Sì, egli è tale. – Risposi.
– E come ha potuto domarti quando eri troppo giovane affinché lo facesse? – Chiese e capii che lui sapeva come andavano le cose tra Domatori e Draghi.
– Egli è un Solitario, così ha potuto domarmi. – Lui sussultò e mi guardò con una certa curiosità. Di certo da lui non avrei ottenuto approvazione, qualsiasi cosa avessi in mente di fare.
– Ed hai imparato a volare, immagino. – Annuii. – Sei diverso da come eri da ragazzo.
– Mi sono alzato di qualche centimetro.
– Non mi riferivo all'altezza. – Continuò sollevandosi dalla sedia. – Sei un bel Drago, Nivek. – Un brivido mi percorse la schiena dopo che lui lo disse. Fu il primo complimento che mi fece. Il mio cuore sembrò spingersi verso di lui in un moto di gioia che mai era riuscito a far nascere in me. Lo guardai ed i miei occhi videro sentimenti che mai pensai di vedere. – Più bello di quanto dovresti essere. – Aggiunse smorzando il mio entusiasmo e facendo ritornare in basso il mio animo. – Ed hai imparato a parlare?
– Sì, un Drago, il mio maestro, lui me l'ha insegnato. – Dissi.
– Un Drago con poco senno se insegna ad un Domato doti che non dovrebbe avere.
– Egli è nobile e forte, un puro delle Regioni del Fuoco e sa cos'è l'amore, e mi ama. – Risposi. Non ammettevo che lui lo insultasse.
– Ama ciò che vede, ma non ciò che sei … Nessuno potrebbe amare quello. – Concluse e sentii dei passi farsi strada per il vialetto innevato. Qualcuno poi bussò alla porta.
Murray aprì ad Oswin carico di provviste. Io prontamente mi alzai e lo aiutai. Solo quando fui accanto al capo del villaggio compresi realmente quanto il Cielo mi avesse cambiato. Ero alto quanto lui e magro e bello. Mi guardò e ne rimase sorpreso. – Nivek … che il Cielo abbia pietà dei miei occhi, sei come una visione.
– Non esagerare, Oswin, e poggia quelle casse. – Lo rimbeccò mio nonno e sorridendo portai le scatole sul tavolo della cucina.
– Sei già in piedi? E lontano da lui! Il tuo cuore è forte davvero! – Si congratulò mentre Murray lo osservava come se dicesse tutte cose sgradite.
– Il mio cuore … – Ed in un attimo ricordai ciò che avevo fatto per salvare Nowell e che infine lui si era salvato davvero. Ne fui felice e sinceramente stupito. Sebbene poi il vuoto nel mio petto mi fece soffrire con forza.
– Quell'uomo è crudele quanto il suo aspetto? – Domandò allora il capo del villaggio.
– No, Nowell è buono e gentile. – Risposi tornando in me.
– Eppure doma i Draghi. – Intervenne acido Murray.
– No, io sono l'unico Drago al suo servizio. – Dissi e lo osservai mentre il suo sorrisino si trasformava in un ghigno.
– Elmer sarà felicissimo di vederti, Nivek, da quando te ne sei andato ti ha cercato senza pace. – Così ricordai il tradimento di Elmer e come il mio cuore giovane di ragazzo si sentiva in quel luogo, come i loro sguardi mi tormentavano e le loro voci mi erano sempre sembrate crudeli ed incattivite. Ricordai in un attimo l'infelicità che avevo provato e temetti di sentirne ancora poiché da molto tempo ne ero libero. Volli andarmene immediatamente, ma la razionalità ebbe il sopravvento sul sentimento.
– Ringrazio che non mi abbia trovato affatto. – Mormorai e forse loro fecero finta di non sentirmi.
Ci fu qualche istante di silenzio in cui nessuno di noi sapeva veramente cosa dire. Ci osservammo e negli occhi di quei Draghi, ormai miei pari, non vidi ciò che mi sarei aspettato, ciò che avevo desiderato per molto tempo, ciò che avevo sperato di ottenere compiuti i ventuno anni: non mi sentivano come parte del loro popolo e, che il Cielo mi ascolti, non provavano nulla di diverso da ciò che da sempre avevano sentito per me. Infine però mi accorsi che non pretendevo più nulla da loro e che ciò che avevo desiderato l'avevo ottenuto, ma da persone completamente diverse. Gli occhi di mio nonno non tormentavano la mia mente dal giorno in cui avevo incontrato Nowell e lui mi aveva amato incondizionatamente. Ero suo. Ero come lui. Sorrisi tra me e me pensando a cosa avevo lasciato ed a cosa avevo guadagnato.
Sollevando lo sguardo i miei occhi proseguirono oltre la figura di Murray e si rivolsero fuori dalla mia casa. Là, silenzioso come sempre, vi era Principe. Non mi curai di nient'altro quando lo vidi. Mi diressi veloce verso la porta ed uscii di casa. A piedi nudi percorsi la neve sottile e poco profonda e mi fermai in mezzo al nostro giardino per guardare il bellissimo albero. Bianco come sempre era stato nei miei ricordi. E pensai a mia madre pazza di dolore che urlava la notte. E pensai a quanto felice era il suo viso ogni qualvolta osservava quei bellissimi aghi e quella alta figura. Anche io, mamma, anche io, pensai. Ora ho un Principe anche io che mi ha preso e portato a solcare stelle e nuvole, a correre sopra l'arcobaleno. Anche io ho trovato un Principe mamma, come per te è disceso da quell'albero io l'ho trovato recandomi lontano. Chissà cosa mi avrebbe detto mia madre se mi avesse visto in compagnia di Nowell, ci pensai e non riuscii ancora a trovare una risposta. Eppure non potevo affatto pensare che lei avrebbe disapprovato qualche mia scelta e qualunque persona potesse amarmi davvero. E Nowell mi amava al pari di nessuno.
– Nivek. – Mi chiamò una voce ed abbassai lo sguardo sul vialetto per vedere il viso famigliare e così pulito di quello che un tempo era stato il mio migliore amico. – Non sembri più nemmeno tu … – La sua bellezza ai miei occhi sembrava affievolita. Il suo fisico slanciato e forte non erano al pari di quello che io stesso possedevo ed ancora una volta mi fu chiaro come il Cielo mi avesse cambiato. Profondamente ed inevitabilmente ero diventato tutta un'altra persona, una persona che non aveva più bisogno di Elmer per essere accettato. – Quando ho saputo che ti avevano preso il mio cuore si è stretto in una morsa e ti ho cercato a lungo, ora sei qui, sei più bello di quanto chiunque avrebbe potuto immaginare. – Disse avvicinandosi ed io lo guardai mentre i suoi piedi affondavano nella neve. – Hai freddo? Sei scalzo. – Mi fece notare.
– Sto bene. – Risposi ed i miei occhi tornarono a Principe che silenzioso ci osservava.
– Per quello che ho detto, io devo …
– Elmer! – Lo chiamò Oswin prima che potesse aggiungere altro. – Elmer! Hai visto? Nivek è diventato un Drago! – Lui si mise dritto ed osservò il padre.
– Sì, ho visto. – Rispose e Murray uscì subito dietro il capo del villaggio.
– Sai chi vi ha attaccati? – Domandò crudo mio nonno. Probabilmente si erano messi d'accordo al fine di farmi dire tutto ciò che sapevo. Ringraziavo in silenzio che Nowell avesse tenuto addosso la benda e che loro non gliela avessero tolta.
– Lo so. – Dissi non guardando nessuno di loro.
– E chi fu?
– Questi sono affari che riguardano il mio padrone e non posso parlarne con voi. – Risposi.
– Egli non te l'ha ordinato, vero? Tu non vuoi dircelo, o sbaglio? – Mi corresse mio nonno veloce.
– Pensa ciò che ritieni giusto. – Conclusi e mi voltai pronto per rientrare in casa ed andare a rivedere il viso del mio padrone, ma davanti alla soglia Murray mi sbarrò la strada.
– Non hai condotto da noi colui che ti ha attaccato, vero? L'hai allontanato da te? Perché se così non fosse sappi che non esiterò a darvi a lui, chiunque egli sia. – Mi minacciò.
– Egli non ci segue ed inoltre crede che il mio padrone sia morto, a lui non interessa la mia vita, solo quella del mio signore. – Lo affrontai.
– Sei diventato un cane, ti sei venduto al primo che ti ha chiesto. In fretta hai consegnato lui il tuo nome e da stupido ti sei fatto domare. Peggio ancora provi affetto per quell'uomo tanto da esserti cavato il cuore dal petto! Che vergogna per un qualunque Drago … ! Quale vergogna! – E la furia salì nel mio petto come un mare forte e scatenato da venti di tempesta.
– Non pretendo … ! – Urlai. – Non pretendo che un uomo come te capisca! No di certo! Chiedo troppo al tuo cuore di pietra ed ai tuoi occhi di ghiaccio! – Fermo mi parai difronte a lui. – E ora fammi passare. – Gli ordinai e vidi Murray rimpicciolire e poi, con mia meraviglia, farsi da parte, senza dire altro.
Entrai in casa ed andai verso la mia stanza. Mi ritrovai così di nuovo insieme a Nowell e la mia rabbia si affievolì veloce. Un forte senso di occlusione mi aveva percorso il corpo, ma non appena il viso del mio padrone mi fu sotto gli occhi placai qualsiasi orrendo sentimento. Mi sedetti accanto a lui e lo osservai pensando a quando si sarebbe svegliato. Dormiva profondamente ed aveva perso molto sangue. Mi auguravo di avergli salvato la vita e che lui sarebbe stato così come lo ricordavo. Con la testa poggiata sulle mani cercai di addormentarmi di nuovo accanto al Solitario, stanco forse per le nuove emozioni che sembravano improvvisamente così distanti.
Lentamente però il suo occhio si aprì mentre io pensavo a lui e si guardò attorno un po' perplesso. Sembrò chiedersi dove fosse e se infine quel semplice letto fosse l'aldilà. Poi si voltò verso di me d'istinto ed io lo osservai senza dirgli nulla sebbene un sorriso cominciò a spuntarmi sulle labbra. Mi guardava e restava in silenzio. Si portò poi una mano al petto e richiuse gli occhi. – Nowell … – Mormorai allora. – Nowell, sei cosciente? – Domandai.
– Lo sono e mi stupisco di ciò. – Rispose con voce chiara e ferma. – Una profonda ferita lacera il mio petto eppure non sono morto, ma entrambi siamo vivi in questa casa. Chi è il nostro benefattore? Chi ci ha salvati? – Pensai che forse fosse meglio non parlargli pienamente di ciò che era avvenuto, e che anzi sarebbe stato meglio dirgli ogni cosa con calma.
– Siamo nella mia casa. Quando ci hanno feriti allontanandomi le mie ali mi hanno condotto qui. Ci hanno trovati quelli del mio villaggio ed ora siamo nella casa di mio nonno. – Dissi.
– Egli dunque ti ha accolto? Con me al seguito?
– Non so come sia andata, anche io ho ripreso conoscenza solo poco tempo fa. – Spiegai e lui annuì.
Era pronto a chiedermi altro, ma bussarono alla porta interrompendo qualsiasi possibilità per me di continuare e poi, con calma, Elmer entrò nella stanza. – Nivek … – Cominciò mentre io l'osservavo, ma poi si fermò una volta che ebbe visto Nowell sveglio. – Parlavate … – E sembrò volersene andare velocemente. Il Solitario allora si sollevò e, seduto con la schiena poggiata al cuscino, guardo il figlio di Oswin silenzioso, come se lo stesse squadrando.
– Non preoccuparti. – Disse poi. – Dì pure ciò che devi senza timore per le tue parole, anche se esse saranno crudeli e rivolte a me. – Lo esortò guardando oltre la finestra verso il nero del bosco come se infine avesse visto tutto ciò che aveva bisogno di vedere.
– Nivek … – Continuò allora Elmer. – … per quanto riguarda ciò che dissi il giorno in cui andasti via da qui, voglio essere chiaro che non ebbe nulla a che vedere con l'affetto che provo per te. – Prese un profondo respiro. – Non desideravo ferirti in alcun modo, nemmeno impedirti di vivere come uno di noi, ma piuttosto avevo paura di cosa sarebbe successo una volta che tu … che tu saresti diventato ciò che ora sei. – Si fermò e mi osservò in cerca di una mia risposta.
Ed essa non tardò. – Che il tuo affetto per me non facesse parte di quelle parole lo capii nel momento stesso in cui le ebbi sentite. Eppure pensai che non tu Elmer, tutti ma non tu saresti stato causa di quell'esclusione. Sapevi quanto desiderassi ciò che infine con le tue parole mi hai precluso per sempre. – Lo guardai mentre il suo capo si abbassava e la sua mano si stringeva sulla maniglia della porta. – Tuttavia non potrei essertene più grato, ora sono ciò che sono e vivo come desidero al fianco di persone che quando parlano mettono il loro affetto per me nella voce e nelle intenzioni. Se non fosse stato per te e per le tue parole così poco amorevoli mai le avrei incontrate. – Conclusi e seppi di non scagionarlo dalla sua colpa che, sebbene possa sembrare fossi duro con lui, era forte e pesante nel mio animo.
– Comprendo ciò che dici e piango per l'affetto che dal tuo cuore ho cavato con questa mia voce. – Lo guardai e lui non distolse gli occhi da me.
– L'affetto che provo per te, Elmer, non ha nulla a che fare con le parole che ho ora pronunciate. – Risposi.
– Dunque nel tuo cuore vi è ancora amore per me?
– Vi è. – Intervenne allora prontamente Nowell ed io mi voltai verso di lui. Lo osservai. – Vi è, non è così? – Domandò mentre i suoi occhi si allargavano e guardavano ancora il vetro opaco. Fu in un secondo che si rivolse a me e mi osservò con crudeltà severa. – Lo sento forte nel mio petto, Nivek, vi è amore per quest'uomo, eppure mai ho sentito così chiaramente. – Portò una mano vicino alla ferita e si fece cupo, oscuro, nero. E poi comprese. – Chi ha salvato la mia vita? – Chiese sapendo la risposta.
Non era d'alcuna utilità mentire. – Fui io. – Risposi e sentii forte la rabbia che cresceva nel suo animo.
– E come? – Domandò e quasi urlò.
– Senti con chiarezza come. E non vi era altro modo … – Feroci i suoi occhi si puntarono su di me. In un attimo fu in piedi e pronto a colpirmi con forza. Sapevo ancora prima di vederlo che non sarebbe arrivato fino in fondo.
– Esci di qui. – Disse senza smettere di serrare i denti. – Sei stato un pazzo! Un folle! Ed ora né io né te possiamo sperare! Mai più sarà libero il nostro animo ed io non desideravo vivere così! Non desideravo vivere portandomi nel petto il cuore di un Drago! – E senza rispondere mi alzai dalla sedia e uscii dalla stanza chiudendo la porta alle mie spalle. Elmer mi guardava stupito e silenzioso. Dentro la camera sentivo i ringhi di rabbia del mio padrone e la sua voce era così simile a quella di un Drago che a stento riconoscevo il suo tono di Domatore.
– L'hai salvato … come può non comprenderlo? – Mormorò Elmer mentre le urla sovrastavano la sua voce.
– Non l'ho salvato. L'ho maledetto. – Dissi fermo e chiaro nei miei occhi apparve il volto di Yorick che pensava alla sua amata, la attendeva nelle ore della notte e sentiva il cuore di lei, muto e senza forze, che gli ghiacciava il petto. Pensai a Nowell con un simile destino e compresi che ciò che gli avevo donato era una vita molto diversa da quella che chiunque avrebbe desiderato. Non avevo chiesto il suo parere ed io stesso avevo usato violenza, così come solo i Domatori crudeli facevano con i Draghi.
 
Sorseggiavo dell'acqua calda mentre attendevo che a Nowell passasse l'ira. E siccome non dava segni di ritrovare la calma, decisi di andare a visitare la tomba di mia madre che era solo a qualche passo dalla casa. Uscii avvolgendomi in una pelliccia che trovai lasciata nella stanza e percorsi il vialetto rabbuiato dalla notte. Girai attorno alla casetta e proseguii lì dietro solo per qualche metro per trovarvi la fredda lapide libera dalla neve. Mio nonno doveva averla pulita di recente, forse quel giorno stesso.
Guardai la roccia frastagliata e buia che pesava sulla terra candida. Pensai al giorno in cui mia madre vi fu sepolta ed alla voce di Murray che veloce mi riportò a quella di Jethro. Mi domandai cosa avrebbe detto lui sulle mie sconsiderate azioni. Ora ero un suo pari, un Drago debole che aveva donato il proprio cuore ad un Domatore lasciandolo libero di governarlo fino alla morte. Mai più libertà e mai più solitudine per il resto della vita. Era così difficile provare sentimenti nel mondo bizzarro in cui vivevo.
Mia madre mi riempiva il viso di gioia e calore tanto che non potevo che pensare a lei nei momenti di profonda pena. Avevo lasciato la mia casa e quel prato dove giaceva la sua lapide e che un tempo fu giardino di giochi e di risate che io e lei ci scambiavamo in segreto. I tempi paurosi, quelli dove lei era lontana con la sua mente, facilmente venivano dimenticati e non potevo che immaginarla di nuovo al mio fianco, libera com'era sempre stata da qualsivoglia pregiudizio o cattiveria. Mi avrebbe amato. Mi avrebbe toccato il petto ed avrebbe sentito il profondo silenzio che vi dimorava per infine meravigliarsi anche di quello.
– Nivek! – Brillante la voce saggia di Nowell mi fece voltare ed era uscito dalla casa correndo per venire da me. – Mi … Mi domandavo dove fossi. – Mormorò ed io compresi quel senso di spaesamento che lui provava. Forse era impossibile al mio cuore restare lontano per troppo a lungo dal corpo a cui era appartenuto fino a quel momento e stare vicini era una soluzione quasi accettabile. Si fermò accanto a me ed io feci in modo che la pelliccia ci coprisse entrambi.
Lui non mi lasciò il tempo, mi strinse e nascose il viso nella mia spalla. Gli posai una mano sul capo e lo sentii tremare tra le mie braccia. – Ti ringrazio, mio adorato Drago … – Sussurrò. – Mi hai salvato la vita e mi hai donato una vita insieme. Avresti potuto essere libero ed invece non l'hai scelto. Profondo è il tuo amore per me e speravo … speravo di non arrivare mai a tanto. – Il pelo ci avvolse ed il caldo si diffuse. Il mio cuore batteva piano nel suo petto ed all'unisono, come strumenti accordati perfettamente, batteva il suo. Fu chiaro infine che quello era da sempre stato il mio destino. Quello era il petto in cui il mio cuore doveva risiedere in pace, fino a quando non si fosse per sempre spento.
– Ho maledetto entrambi noi. – Dissi. – Non vivremo mai divisi e mai infelici, ma tu, se in questa guerra dovesse succedermi qualcosa, sarai solo per sempre. – Mi guardò negli occhi e vidi che pensava la stessa cosa.
– Che il Cielo ti protegga da qualsiasi morte, senza di te morirei di dolore e di pena. – Sorrisi.
– Mi consola sapere che senza di te non vivrei. – Rise e poi si divise da me per osservare il prato in cui era giunto guidato dalla voglia di vedermi.
– Cos'è questa pietra?
– La tomba di mia madre. – Risposi.
– Ella era bella?
– Più bella di quanto sarò mai. – Mi voltai alle nostre spalle e vidi il viso di Murray che ci osservava. – Era molto buona con me. – Continuai avvicinandomi a Nowell. – Mio nonno è dietro di noi, ci osserva, non ho detto lui nulla ed è forse meglio che niente sappia, né di te né di chi ci ha attaccati. Non desidero che si impicci delle cose che mi riguardano. – Sussurrai veloce al Solitario e lui comprese. Subito dopo sentii Murray che procedeva verso di noi.
– Dunque siete entrambi svegli. – Constatò con pochissimo sollievo.
– Sì, desideravo ringraziarla immensamente per l'ospitalità che ci ha mostrato in questi giorni, è stato gentile con entrambi noi ed avrà la mia gratitudine. – Disse Nowell troncando sul nascere qualsiasi cosa crudele avesse potuto dirgli mio nonno tanto che quello si trovò spiazzato da tanta gentilezza.
– Vedo che almeno è un uomo degno di questo nome. – Aggiunse poi quando sembrò venirgli in mente qualche efficace affondo. – Sarò chiaro e non dirò che potete restare qui a lungo quando non ne ho alcun desiderio, così esorto entrambi a lasciare la mia casa prima che troppi soli sorgano. Inoltre non desidero che voi disturbiate il riposo di mia figlia.
– Si dà il caso che ella è anche mia madre. – Lo rimbeccai.
– Di questo stai pur certo non me ne dimentico. – Incalzò lui. – Dunque tornate in casa, entrambi voi, oppure andatevene già se vi sentite in forze.
– Mi dispiace doverle arrecare ancora fastidi, ma non ho abbastanza forze per volare o camminare, dunque la prego di lasciarci qui ancora qualche tempo e saprò ricordare la sua ospitalità. – Disse il Solitario.
– Ma ora andatevene da qui. – Concluse secco e non mi opposi oltre, tornammo sul davanti della casa ed Oswin con Elmer ci videro insieme. Dovevano essere tornati dal volo che compivano durante il giorno.
– Entrambi in piedi! – Esultò il capo del villaggio. – Che cuori forti avete! – Ed insieme rientrammo nella casa dove ero cresciuto.
– È simile, sai? – Disse Nowell.
– Cosa?
– La casa in cui sono cresciuto con mia madre è simile a questa tanto che quando mi sono svegliato mi è sembrato di esserci di nuovo dentro addormentato. Solo il gelo e la neve mi hanno fatto capire che sbagliavo. – Raccontò mentre gli altri due Draghi preparavano la cena e Murray non era ancora rientrato.
– E sua madre era una brava donna? – Domandò Oswin.
– Lo era di certo. – Sorrise il Solitario mentre ci pensava.
– Siete davvero un Domatore? Non siete né spaventoso né crudele … – Chiese ancora il Drago.
– Non tutti i Domatori sono spaventosi o crudeli, fortunatamente aggiungerei. – Mi sporsi verso Nowell e lo guardai in viso. Mi sembrò ancora molto pallido, forse troppo per essere in piedi tanto in fretta, eppure nel suo petto aveva più di un cuore di Drago, si sarebbe rimesso prima di quanto immaginassi.
Elmer ci servì da mangiare ed il Solitario lo ringraziò. – Sebbene non sembriate spaventoso ora che parlate, crudeltà avete mostrato al Drago che vi ha salvato la vita. – Lo incalzò il mio vecchio “amico”.
– Non crudeltà, forse dispiacere. Egli ha fatto più di quel che doveva per me. – Rispose mentre assaggiava la carne che infine potevamo gustare.
– Avete un bizzarro modo di dispiacervi. – Continuò ancora Elmer sedendosi a sua volta per cenare.
Oswin guardò fuori dalla porta e sembrò pensare dove fosse finito mio nonno. Non desiderava che facesse tardi alla cena, ma Murray non era mai in ritardo ed in meno di qualche minuto si unì a noi e cenammo fino a che non fummo costretti ad accendere numerose candele per vedere i nostri visi. Elmer ed Oswin poi abbandonarono la casa lasciandoci con un sorriso tiepido ed un po' più rincuorati sulla natura dello stretto legame che mi legava a Nowell. Restammo soli con mio nonno ed avrei volentieri fatto ritorno nella mia stanza se il Solitario non avesse avuto qualcosa di cui discutere con lui.
– Ho delle domande, se posso. – Cominciò mentre Murray era già pronto ad abbandonare il tavolo.
– Quali domande può avere un Domatore? Quali a cui la risposta di un Drago possa valere a sufficienza?
– Molte, sicuramente, ma ciò che voglio domandare riguarda suo nipote e non è di un Drago che mi serve la risposta, ma di un parente. – Disse e si accinse a domandare. – Molti simili l'hanno visto ed hanno udito chiara la voce che egli produce, e tutti, nessuno escluso, hanno proclamato che mai nella loro intera vita hanno conosciuto un tale Drago delle Montagne e che egli, per via dei suoi occhi verdi, ricorda coloro che comandavano prima di scomparire. Cosa vi è di vero in tali affermazioni?
– Egli non è simile a tali uomini. – Rispose secco mio nonno non lasciando spiragli per fraintendimenti.
– Ma lei non discende forse direttamente dalla famiglia reale? – Domandò il Domatore senza più girarci attorno. – E Nivek non è forse suo nipote? Non è forse lui che ha ereditato il suo sangue?
– Ciò che io sono è completamente diverso da ciò che lui è. Posso io forse portare il sangue di antenati illustri ma, che il Cielo mi fulmini, lui non ha ereditato una singola goccia di quello da me. – Rispose mio nonno sempre più iracondo.
– Dunque lei è discendente della stirpe dei puri dell'aria, in linea diretta. Lei è un reale? – Murray si trovò alle strette e sollevando il viso non sembrò più esserci alcuna motivazione per non dire.
– Tale è la mia discendenza. – Affermò ed io ne fui esterrefatto. – Io ero capo di questo villaggio così come lo sono di tutte le tribù che governano l'aria, così come il mio trisnonno fu l'ultimo Re dei Draghi. Ora ho passato il comando ad Oswin, pronipote del fratello del mio bisnonno, poiché io non ho alcuna discendenza.
– Eppure Nivek è figlio di sua figlia, o solo attraverso gli uomini passa il suo sangue?
– Se mia figlia fosse viva lei prenderebbe il mio posto, ma ella è morta. Oswin e lei dovevano divenire marito e moglie e signori delle tribù, ma funesto è stato il destino di mia figlia. – Gli rispose.
– Dunque perché Nivek non ha ereditato tale sangue? Forse perché egli non è figlio di Oswin? O perché è nato diverso, con gli occhi verdi? – Mio nonno lo guardava con durezza e mi stupii di come Nowell riuscisse a sostenere tale sguardo.
– Per nessuna di queste ragioni, Domatore, e cosa dovrebbe mai interessarti? Non risponderò ad altro, anzi, ti intimo di non domandare oltre e di allontanare la tua mente da questo percorso. Non amo chi mi fa nominare il nome di mia figlia senza motivo e sicuramente questo non porterà ad una nostra pacifica convivenza. – Detto ciò si alzò dal tavolo e prima che chiunque potesse chiedergli qualcos'altro si ritirò nella sua stanza.
Io e Nowell ci guardammo e con uno strano senso di incompiutezza decidemmo di andare a dormire. 

Ebbene sì, Nowell è vivo (anche se credo che pochi ci avranno creduto alla sua "morte"). Nivek è tornato nel proprio villaggio guidato dalle proprie ali, ma troverà sentimenti eguali ad attenderlo? Sarà ancora il ragazzino emarginato e solo che era prima di diventare Drago, prima di salire in cielo, di toccare le stelle e correre sull'arcobaleno? Verrà ancora trattato da inferiore quando la sua voce ha parlato come quella di un Re?
Spero vogliate scoprirlo insieme a me! 
Grazie mille per seguire la storia
Iwon Lyme
   
 
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