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Autore: Erina91    18/04/2017    2 recensioni
-Yukihira.. che facciamo davanti alla porta del tuo appartamento?- chiese lei con la voce impastata a causa della sbronza.
-non lo so Nakiri. Sei tu che mi hai tirato per la maglietta e mi hai chiesto di accompagnarti a casa.- biascicò lui, brillo quanto lei.
-e perché sono davanti casa tua e non al mio appartamento di lusso?- bofonchiò singhiozzando. Le guance rosse per colpa dell'alcol. Si sorreggevano a vicenda dato che barcollavano in modo imbarazzante e Soma stava cercando di tirare fuori dalla tasca dei pataloni le chiavi del suo appartamento, riscontrando diverse difficoltà.
-il tuo appartamento è troppo distante per accompagnarti, accontentati del mio Nakiri.- farfugliò lui, sghignazzando senza motivo. Sempre colpa dell'alcol.
-immagino di non avere altra scelta, allora.- accosentì lei, -ho un mal di testa assurdo.- si portò una mano sulla fronte.
Soma la fissò quando furono entrati nell'appartamento preso in affitto..
Pairing: SomaxErina e altre..
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erina Nakiri, Nuovo personaggio, Souma Yukihira, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La decisione di Megumi


Megumi si stava preparando per l'uscita a quattro con Takumi, Isami e Mito.
Era anche l'ultimo giorno per Soma a Nagano e per telefono, proprio ieri, aveva scoperto che durante una caduta era finito all'ospedale. Inizialmente si era spaventata quando glielo aveva raccontato e sarebbe voluta andare da lui per accertarsi che stesse veramente bene, ma l'aveva rassicurata dicendole che non era niente di grave_anche se purtroppo non avrebbe potuto partecipare al banchetto che lo aspettava oggi_.
Mentre rifletteva sulla conversazione di ieri con Soma, si diede un'ultima sistemata allo specchio prima di uscire.
Provò una sorta di senso di colpa per il suo ragazzo al pensiero di star uscendo con Takumi, visto ciò che provava per lui, e soprattutto perché_che lo negasse o meno_era felice di farlo.

Arrivò davanti al luogo dell'appuntamento puntuale e vide che anche tutti gli altri c'erano già. Takumi le sorrise e lei lo ricambiò, poi salutò allegra anche Mito e Isami. Mito l'abbracciò stretta, felice di vederla dopo tanto tempo:
-Megumi! Sono davvero contenta di essere riuscita a rivederti!-
-anch'io! Volevo chiamarti da tempo, ma tra una cosa e l'altra mi è sempre passato di mente.
Soprattutto perché sono indaffarata con la gestione del ristorante dei miei genitori e mi prende tanto tempo.-
-ah! Lavori ancora lì?-
-sì.. abbiamo avuto una specie di crisi di recente, ma pare che ultimamente stiamo risalendo grazie al cambio di menù. Sono molto sollevata da questo perché eravamo in serie difficoltà finanziarie.-
-sono contenta che abbiate risolto, Isami mi aveva accennato la situazione.-
-che vogliamo fare, ragazzi?- intervenne Takumi, portò gli occhi su di lei che si sentì arrossire di fronte a quello sguardo dolce quanto interessato, compiaciuto dal suo aspetto più rilassato e forse anche apprezzando il suo stile vestiario.
-direi di sì.- sussurrò sottovoce, allora, ancora lusingata dall'occhiata intensa di Takumi che, accortasi di essere stato troppo esplicito, si schiarì la voce portando gli occhi altrove, facendola imbarazzare ulteriormente.
-che ne direste di partire con l'andare a pattinare?- propose Isami, cercando l'approvazione degli altri.
Mito si mostrò subito propensa e annuì afferrando la mano di Isami:
-va bene! Non sono propriamente brava a pattinare, però mi piace.-
Megumi sorrise, invece, accettando e motivata a provare.
-allora se siamo tutti d'accordo, avviamoci!- si unì Takumi, alzando il pollice.

Come c'era da aspettarsi da un appuntamento a quattro, lei e Takumi camminarono fianco a fianco per non risultare troppo invadenti tra Mito e Isami e quest'ultimi_giustamente perché stavano insieme_procedevano tenendosi per mano e pattinando insieme. Morale della favola: si era creato l'ennesimo appuntamento non programmato tra lei e Takumi, che furono piacevolmente costretti a trascorrere gran parte del tempo insieme.
Il contesto si fece ulteriormente critico al momento che dovettero separarsi da Isami e Mito perché quest'ultima, scivolando sulla pista da pattinaggio, aveva preso una sgradevole e forte botta alla rotula del ginocchio ed Isami la dovette trascinare al pronto soccorso per fare una radiografia immediata, scusandosi con loro.

-speriamo che Mito-san non si sia fatta niente di grave.- disse apprensiva, lei.
Takumi le mise una mano sulla spalla e le sorrise rassicurante:
-sono sicuro che non sia niente di serio.-
Il contatto con la presa leggera e calda di Takumi la destabilizzò non poco.
Il tocco era delicato, morbido, gradevole, sinceramente pieno d'affetto.
Era un po' che non si sentiva accarezzare con tanta naturalezza da qualcuno: tutti i momenti in cui Soma la sfiorava sentiva quanto in realtà non fosse trascinato da quel contatto ed ogni volta era una dolorosa ammissione ed una certezza, che, per tenerlo egoisticamente accanto a lei o non separarsi da lui,  oppure nella speranza che non la lasciasse per Nakiri.. si imponeva di negare. Però.. più passava il tempo a sforzarsi di stare con qualcuno che non la amava più e a pregare che questo cambiasse, più sentiva che era sbagliato, ingiusto, che stava solamente perdendo tempo precludendosi altre possibilità. Precludendosi il fatto che, a causa della sua ostinazione e del suo sofferente amore per Soma, stava anche rinunciando a qualcuno che forse teneva seriamente a lei e che, di conseguenza, la faceva sentire bene.
Sapeva, avvertiva, ascoltava le carezze di Takumi e, più lo faceva, più aveva la conferma che c'era qualcosa tra loro; che Takumi provasse dei reali sentimenti, che ci tenesse davvero a lei.
-speriamo tu abbia ragione.- rispose distrattamente alle sue parole, ancora immersa tra i suoi pensieri. Essi raggiunsero il picco quando, d'istinto, portò gli occhi su Takumi presentandosi più audace di quello che credeva:
-senti Takumi-kun..- infatti iniziò -.. per caso hai fretta di tornare a casa?-
Il ragazzo sussultò colpito da tali e inaspettate parole.
-no, oggi il ristorante è chiuso. Io e Isami ci siamo presi un giorno libero.-
Voltò gli occhi altrove, si portò una mano dietro la nuca per nascondere l'imbarazzo, continuando il discorso:
-e tu Megumi?- La domanda era alquanto impacciata e lui pure, ma lei lo trovò adorabile.
-no, come sai ho il giorno libero oggi.- affermò in seguito, sorridendo timidamente e sostenendo il suo sguardo.
-che ne diresti di stare ancora un po' fuori? Non ho molto da fare.-
Infine, dunque, il diretto invito che tanto voleva fargli uscì spontaneamente dalle sue labbra e, forse per la prima volta, non avvertì più di tanto il senso di colpa verso Soma per aver chiesto a Takumi la continuazione di quell'appuntamento.
Che avesse finalmente accettato l'idea che con Soma fosse finita?
E che, se non voleva soffrire ancora, doveva essere decisa a lasciarlo_anche se questo l'avrebbe emotivamente distrutta_?
Cercò di trattenere le lacrime per non far preoccupare Takumi e rovinargli la giornata con i suoi problemi sentimentali, poi attese la sua risposta:
-volevo proprio chiederti la stessa cosa, Megumi.- convenne lui, poco dopo:
-a casa da solo non saprei cosa fare ed oggi è una bella giornata e anche il mio giorno libero.
Mi sembrerebbe uno spreco passarlo da solo, non credi?-
-va bene..- arrossì lei, sorridendo candidamente. -cosa vorresti fare?-
-anche solo passeggiare va bene.-
-allora andiamo ad un parco!- acconsentì lei, radiosa.
Con questo proseguirono verso uno dei parchi più grandi di Tokyo sorridendo e parlando del più e del meno.
Ogni tanto le loro dita si sfioravano, ma entrambi erano limitati dal farlo pensando a Soma.


 
****


Takumi sentiva che qualcosa anche nei sentimenti di Megumi era cambiato, nei suoi confronti. Avvertiva che ricercava e desiderava il suo contatto_pur essendo ancora legata a Soma_ e questo, oltre a farlo sentire male nei riguardi del suo amico, purtroppo lo deliziava e lo portava a voler approfondire le effusioni con lei, a soddisfarle, considerarle seriamente e questo anche facendo un torto a Soma. Sapeva che quest'ultimo non provava più niente per Megumi e da un certo punto di vista tale realizzazione lo spingeva prepotentemente ad agire con Megumi; ma, nonostante questo, non riusciva a non sentirsi un traditore verso Soma, approfittandosi della nascita di interesse per lui da parte di Megumi. Era chiaro che entrambi si piacevano ed adesso più che mai, ma cosa sarebbe stato giusto fare in questo caso? Continuare a passeggiare con Megumi senza toccarla, viverla pienamente, sentire la morbidezza della sua pelle o la delicatezza della sua mano, oppure senza soffermarsi sulle sue labbra desiderando di assaggiarle.. non gli bastava più. Il sentimento affettivo, amoroso ma platonico che stavano vivendo era bello ed emozionante, tuttavia stava anche iniziando a non essere più abbastanza_almeno per lui_ e più trascorreva del tempo con lei, più voleva farla sua. Stringerla, proteggerla, vezzeggiare ogni parte del suo corpo. Desiderarla sentimentalmente e sessualmente. Cercò di darsi un freno a quel pensiero poco casto e d'istinto fece un salto di lato allontanandosi dalla loro vicinanza, tanto da far sobbalzare anche Megumi:
-Takumi-kun! Stai bene?- chiese, preoccupata dal suo improvviso scatto.
-scusa Megumi.- riuscì solo a risponderle, riportandosi lentamente di fianco a lei -credevo di aver pestato qualcosa che non dovevo.- si inventò, ridacchiando. Provò a pensare a qualcosa per cambiare discorso e finì per chiederle del suo ristorante_visto che non ne avevano più parlato_:
-ho sentito che dicevi a Mito-san che la situazione al tuo ristorante è migliorata molto rispetto a qualche settimana fa.
Sono contento di questi miglioramenti.-
-oh sì, ci stiamo riprendendo. Ora infatti sono più tranquilla.-
-si vede! Oggi eri raggiante..- portò le iridi verso di lei facendo una silenziosa pausa, osservandola intensamente, e non riuscendo a trattenersi dal dirle apertamente:
-..e anche molto carina.-
Si accorse troppo tardi di aver osato più di quanto avrebbe dovuto, ma stranamente non si pentì di aver espresso ciò che aveva pensato da quando l'aveva vista comparire davanti a loro, nel posto di ritrovo, e per tutto il resto della giornata.
I suoi sentimenti per lei stavano esplodendo senza controllo.
Megumi invece, stupita dall'ennesimo complimento, diventò paonazza portando gli occhi sulle ballerine che indossava ai piedi. -grazie Takumi-kun.-
Calò il silenzio tra i due.
Fu lei a riprendere a parlare:
-sai Takumi-kun..- indugiò davanti a sé con aria nostalgica e riflessiva -..se non ci fossi stato tu, in questo periodo, non so cosa avrei fatto.- Takumi avvertì il suo cuore fare una capriola di felicità davanti a quella frase.
-cosa vorresti dire?- domandò confuso, desiderando approfondire il discorso.
-intendo che sei stato un sostegno essenziale. Per tutto. Ti avevo già accennato questo aspetto, ma ci tengo veramente a dirtelo a voce.- spiegò lei, brevemente -mi hai aiutato a capire tante cose ed è forse grazie a te se adesso riesco ad affrontare la situazione a testa alta, anche se fa molto male accettare la realtà dei fatti. Però adesso lo so. So cosa devo fare.-
-non capisco dove vuoi arrivare, Megumi.-
Era perplesso, ma le forti emozioni di quel momento lo stavano piacevolmente invadendo. Sentire quelle parole da parte di Megumi era stata la cosa più bella della giornata, se non ché la migliore da tempo immemore.
-non è facile spiegarti come mi sento, ma abbi pazienza ancora po': devo risolvere alcune questioni da domani in poi.-
Si aprì in un sorriso di circostanza, sforzato, che spiegava solo quanto cercasse di mostrarsi forte e decisa senza scoppiare in lacrime da un momento all'altro. Takumi era sempre più confuso, triste e ferito per lei. Si sentiva inutile, incapace di aiutarla, insignificante, ma sapeva perfettamente a quale questione si riferisse con quel discorso: c'entrava Soma e in qualche modo era anche lui il protagonista. Megumi stava cercando di fargli capire i sentimenti che stavano nascendo per lui, seppur in maniera contorta. Era consapevole quanto Megumi fosse ancora legata a Soma, però adesso aveva la conferma dei suoi nascenti sentimenti verso di lui.
-sai Megumi.. dovresti davvero smettere di nascondere il tuo dolore.- le suggerì -ho capito cosa stai cercando di dirmi.- D'istinto le strinse la mano, specchiandosi con decisione nei suoi occhi -aspetterò.- poi dichiarò, convinto.
Megumi sgranò gli occhi davanti ad una risposta tanto rapida.
-so cosa stai pensando, Megumi.- continuò consapevole, -pensi che stia tradendo Soma perché sento qualcosa per te?-
Lei arrossì di fronte a quell'esplicita dichiarazione, poi scosse la testa:
-no, Takumi-kun, non stai tradendo Soma-kun. Sappiamo benissimo quanto certi sentimenti siano invadenti ed ingestibili. So cosa prova Soma-kun per Nakiri. Ho cercato e sperato non fosse così, ma lui è innamorato di lei e non prova più niente per me. Paradossalmente stiamo ancora insieme solo perché lui è compassionevole e sa in che situazione mi trovo con il ristorante. Sta con me solo per pietà.- questa volta pianse davvero, -ma io non posso continuare così, è troppo doloroso accettare questa verità.- mormorò. -scusami Takumi-kun.- aggiunse, tra i singhiozzi -è meglio che vada adesso.
Sapevo sarebbe finita così oggi. Non voglio perdurare questo incontro o disturbarti ulteriormente.-
Detto questo, lasciò lentamente la sua mano e aumentò il passo per fuggire.
Takumi rimase a guardare la sua figura allontanarsi sempre di più, strinse i pugni con forza, rabbioso:
-Soma.. perché sei dovuto arrivare a questo punto?-
Senza pensarci due volte, prima di vedere la schiena di Megumi sparire completamente, iniziò ad inseguirla più veloce che poteva, fino a raggiungerla, e afferrò il suo polso in una salda stretta e affannato dalla corsa.
Lei si girò di scatto, colpita. -Takumi-kun..-
Fu in quel momento che Takumi non pensò a niente, l'abbracciò solamente forte e in una presa confortevole, consolatoria, al contempo passionale, sincera e desiderosa. Quando si staccò da lei sorrise con dolcezza, portando le mani ai lati delle sue guance, asciugandole le ultime lacrime con i pollici, per poi dirle tutto quello che si teneva dentro:
-so che sei ancora legata a Soma, Megumi, ma non posso più tenermi dentro quello che provo per te. So anche cosa significa ciò che mi hai detto prima e per me è già tanto. Te l'ho sempre detto che non sopporto di vederti così e ho solo compreso di recente il motivo per cui mi senta tanto ferito da cosa stai passando; quindi, fidati di me, aspetterò il momento in cui sarai pronta a separarti da Soma e anche quando deciderai di dedicare i sentimenti che stanno nascendo dentro di te solo a me. So che dovrei sentirmi in colpa per il fatto che sto cercando di conquistare la ragazza del mio migliore amico..- distolse lo sguardo, desolato, aprendosi in una risata amara -..ma conosco Soma meglio di chiunque altro e so benissimo quali siano i suoi veri sentimenti; per cui, no, non credo di star facendo qualcosa di sbagliato. Non penso che tutto questo farà soffrire Soma. Ti potrà sembrare una cattiveria o un discorso egoista, ma è così che mi sento veramente.-
Megumi si emozionò davanti alle parole di Takumi, abbassò la testa poggiandola contro il suo petto e lui continuò a tenerla fra le sue braccia. Non furono pronunciate altre parole fra loro, vi era unicamente una tacita consapevolezza dei loro sentimenti reciproci. Di ciò che provavano. Di un nuovo inizio dopo che Megumi avesse trovato la forza di chiuderla con Soma e fosse riuscita a donare le sue nuovi emozioni, in maniera totale, a Takumi.



 
****


Erina si trovava nel suo ufficio ad occuparsi di alcuni lavoretti agili per l'Adashino C.B.
Erano passati un paio di giorni da quando erano rientrati da Nagano e non aveva smesso di pensare al bacio che si erano dati lei e Yukihira sulle piste da sci. Fortunatamente, dopo il giorno del banchetto a Nagano, lei e Yukihira non si erano più visti perché avevano tutti ripreso a lavorare alla Sede solo oggi e grazie al non averlo visto, per quanto sentisse purtroppo la sua mancanza, era riuscita a dosare i suoi sentimenti mettendoli in un angolino. Sapeva, tuttavia, che il controllo delle sue emozioni_al momento che si fossero di nuovo incontrati_sarebbe venuto meno.
Mentre firmava distrattamente alcuni fogli e pensava a tutta quella complicata situazione, ecco che squillò il telefono fisso appoggiato sulla sua scrivania. Rispose immediatamente e si sorprese di sentire che proveniva dall'Italia e si trattava di un urgente ingaggio a Venezia, una delle città più belle dell'Italia. Riattaccata la telefonata e dopo aver confermato loro la presenza, si premurò subito di avvertire il direttore e di occuparsi di avvisare anche il resto dei suoi colleghi.
Lasciò da parte il lavoro che stava facendo e andò in ogni ufficio a dare la notizia del nuovo e lontano incarico.

L'attimo degli avvisi scorse velocemente e alla fine si trovò a dover avvertire anche Yukihira, fermandosi a fissare la porta del suo ufficio con aria preoccupata. Restò in silenzio, a disagio, davanti alla porta, per qualche minuto indefinito; in seguito, raccolse un enorme respiro e bussò. La voce dell'uomo l'accolse subito e il tono da lui usato le era parso addirittura più caldo e armonioso del solito. Sembrò spiazzato quando la vide comparire in mezzo alla stanza, tanto che sussultò confuso ma rivolgendole istintivamente un sorriso. -Nakiri! Cosa ci fai qui?-
-Yukihira..- il suo nome fu l'unica parola che uscì dalle sue labbra.
Lo vide alzarsi da dietro la scrivania e venirle in contro.
Gli era tanto mancato che per un attimo rimase a fissarlo mentre si avvicinava sempre di più, come incantata dalla sua affascinante figura. Non che fosse una novità il fatto che ogni volta rimasse deliziata dal suo portamento e i suoi modi di fare, ma quella mattina le era sembrato fosse passato troppo tempo dall'ultima volta che si erano parlati e invece si trattava solo di un paio di giorni. -immagino che tu sia qui perché devi darmi qualche comunicazione riguardo al lavoro.-
Lei annuì subito, rispondendogli freddamente:
-esatto! Non ci sono altri motivi per cui sono qui.-
-come al solito eviti di essere sincera con te stessa e con me.- la provocò divertito, Yukihira -comunque, è stato lo stesso un piacere la tua visita.- Le strizzò l'occhiolino, sbarazzino, facendola arrossire.
-risparmia la tua ironia, Yukihira, il motivo per cui sono qui è solo per lavoro.-
-d'accordo allora! Sono tutto orecchi!- ridacchiò sollazzato dal suo atteggiamento contrastante.
Erina si sentì abbastanza infastidita di fronte a quella risposta non data seriamente e dal non riuscire più a distoglierlo dall'idea che lei cercasse di mantenere le distanze perché era costretta a farlo per motivi suoi, non tanto perché non volesse stare con lui; purtroppo sapeva benissimo essere una recitazione la sua e anche il respingerlo non veniva più preso con serietà da Yukihira. Era arrivata ad un punto della situazione nel quale non sapeva più come comportarsi perché Yukihira era perfettamente consapevole dei suoi sentimenti verso di lui. Sapeva che anche lei lo amava davvero, ma era frenata dai suoi errori passati. Cercò di tornare alla realtà ritrovando la sua compostezza, in modo tale da esporre le novità:
-adesso, Yukihira, cerca di prendere seriamente il tuo compito e ascoltami..- lo fissò negli occhi, severa -..mi hanno chiamato stamattina dall'Italia e hanno bisogno che noi partiamo tra un paio di giorni per Venezia per l'organizzazione di un banchetto lampo per il matrimonio di un rinomato politico.- cominciò a raccontare -ho avvertito tutti molto rapidamente visto che da stasera bisogna subito iniziare a mettere le prime cose in valigia.-
-capisco! interessante! Mi piace questo ingaggio inaspettato! Poi in Italia non ci sono mai stato!
Da stasera inizierò a preparare tutto.- sorrise entusiasta. -quanto giorni sono?-
-si tratta solo di quattro giorni. Il banchetto è il penultimo giorno.-
-d'accordo! Grazie di avermi avvisato Nakiri.-
In seguito si fece pensieroso, chiedendole infine:
-ma con Marika come fai? Non ricomincia la scuola domani?-
Lei sospirò.
-sarò costretta a farle saltare i prossimi quattro giorni: vado troppo lontano per lasciarla al nonno e non me la sento.-
-sicuramente sarà emozionata all'idea di andare a Venezia, è un città davvero particolare.- pensò ad alta voce, aprendosi in un amorevole sorriso che si presentava solo quando la sua mente era rivolta a sua figlia e inconsapevolmente agiva come un padre affettuoso. -lo sarà sicuramente.- concordò Nakiri, incapace di controllare la tenerezza delle sue parole di fronte al sorriso paterno di Yukihira. Calò il silenzio tra i due e fu un silenzio in cui lei pensò fosse il momento giusto per andarsene, prima che la passione tra loro esplodesse_visto che si guardavano già molto desiderosi_.
Peccato che, un'altra volta, il pensiero tornò al focoso bacio sulle piste da sci.
A tale pensiero si irrigidì tutta, deglutendo nella speranza di gestire le sue emozioni e i vivi ricordi di quel giorno.
Si fermò di colpo prima di uscire dalla stanza, decidendo di dare le spalle a Yukihira, poi d'impulso chiese impacciata:
-come sta il tuo polso? Si è ripreso bene?-
Sentì i suoi passi farsi sempre più vicini dietro la schiena e come reazione immediata trattenne il respiro, socchiudendo gli occhi cercando di gestire la pressione al cervello causata dalla loro reciproca tensione attrattiva, sotto le sembianze di metaforiche scintille elettriche che sembravano scricchiolare ad ogni movimento silenzioso e lento di Yukihira verso di lei. Movimento che, come si aspettava, si fece più audace quando sentì i polpastrelli di lui sfiorare le ciocche bionde e spostarle davanti ai suoi occhi per scoprirle il collo, piegandosi pacatamente in prossimità della sua nuca per lasciarle un bollente bacio che la fece gemere in maniera incontrollata, intanto che anche le mani scendevano sensualmente dalla parte anteriore della schiena per carezzarle le braccia, fino a raggiungere i fianchi.
Sentì, in seguito, il respiro di Yukihira stuzzicarle l'orecchio e sussurrarle malizioso:
-come puoi vedere mi sono ripreso pienamente, Nakiri, adesso non ho problemi a spingermi oltre con te. Che ne dici?- recitò giocoso. Sentì il cuore esploderle nel petto, furioso, incapace di fermarlo.
-Yukihira..- farfugliò stremata, stringendo con forza il suo braccio e girandosi per guardarlo nelle iridi ambra -..sai che non sono qui per farmi sedurre.- borbottò solo, non trovando altro da dire visto che si era veramente stancata di combattere i suoi sentimenti, soprattutto perché la persistenza di lui era diventata talmente irrefrenabile dal non riuscire ad affrontarla con lucidità e decisione. Oltretutto, il bacio che c'era stato tra loro aveva solamente incrementato i suoi desideri e aizzato le emozioni che tanto cercava di nascondere o rilegare nella parte più piccola del cuore, senza alcun successo.
-non so più cosa fare con te. È diventato pesante affrontarti ogni volta, perché finisci sempre per fare come ti pare.
Sei un vero tormento!-
Lui ridacchiò sereno, mostrando di non sentirsi offeso dalle sue parole. -se sapessi di non avere possibilità non lo farei.- ammise sinceramente, sorridendo  -..e te mi stai dimostrando tutt'altro.-
-esatto! È così!- esplose esasperata, spingendolo lontano di qualche passo -mi pare tu abbia già confermato per conto tuo quali sono i miei sentimenti per te, ma avrai anche capito che per me accettare di provarli e desiderare di voler venire da te non è positivo, giusto? Che non è quello che voglio?- lo attaccò furiosa, seguendo come un fiume in piena:
-ad un certo punto dovrai anche rispettare la mia volontà! Smettila di costringermi ad accettare ciò che provo per te! Non voglio e basta!- dalla rabbia le era anche uscita qualche lacrima e l'espressione dispiaciuta e confusa di Yukihira non fece altro che ingrandire la sua ferita, il suo dolore.

Ci fu un attimo in cui entrambi non parlarono, si guardarono e basta: lei con un espressione rigida e sofferente in volto e lui sempre più perplesso dalla sua ostinazione. Solo qualche minuto dopo Yukihira riprese a parlare:
-perché non vuoi accettarli, Nakiri? Tu stessa mi hai appena detto cosa provi per me? Non capisco perché tu voglia ridurti così solo per sforzarti di respingermi e di non stare con me. C'è chiaramente qualcosa che non so dietro i tuoi comportamenti. Per caso il problema è qualcosa che mi riguarda? Con la tua famiglia? Con Marika?-
All'ultima domanda, sbiancò totalmente, distogliendo di scatto lo sguardo da lui nella speranza che non notasse il suo improvviso panico. -qualsiasi cosa sia.. perché sei tanto orgogliosa da non volerlo affrontare insieme? Davvero hai intenzione di affidarti totalmente ad un uomo che non ami e che per di più ti tratta in maniera tanto possessiva ed ossessiva? Davvero non riesco a capirti, Nakiri. Ti fai solo male e questa cosa inizia a darmi sui nervi!- sbottò irritato.
-chi sei tu per dirmi che ti do sui nervi? Non sai nemmeno in che situazione mi trovo e non hai il diritto di parlarmi in questo modo!- replicò risentita. Lui l'afferrò strettamente per le spalle:
-ovvio che non lo so se non ti spieghi e se continui a fare la misteriosa!- protestò contrariato -mi sembra solo che tu stia facendo un enorme cazzata!- aggiunse urtato -non mi ricordavo fossi tanto remissiva e codarda!-
-se credi che stia facendo una cavolata allora perché non mi lasci in pace e vai per la tua strada? Se mi trovi noiosa, remissiva e codarda perché non smetti di perseguitarmi!? Credi sia facile respingerti ogni volta?-
-non smetto perché so perfettamente chi sia la vera Nakiri e ciò che sei adesso non ti rappresenta. Non ti riconosco! Credo che il problema si nasconda tutto dietro a quello da cui stai cercando di proteggermi o che mi nascondi con tanta determinatezza. Sono sicuro di questo.- affermò convinto.
Lei portò gli occhi altrove, stancamente:
-lascia la mia mano, Yukihira. Subito!- ordinò con fermezza, sdegnata -mi stai facendo perdere tempo!
Ti sembra il momento di discutere? siamo a lavoro!-
In realtà voleva solo evitare il discorso con qualsiasi mezzo possibile.

 

****

Soma, contrariamente alla richiesta di Nakiri, la tirò a sé portando la vicinanza dei loro visi in una situazione pericolosa.
Si specchiò negli occhi lucidi e tristi di Nakiri, esplorò con curiosità e un affamato desiderio il suo volto lievemente truccato, i tratti delicati e candidi da bambolina di porcellana e in particolare le sue labbra sottili, rosee e succose, che da diversi giorni_dopo il bacio sulle piste_desiderava risentire e gustarsi.
-Nakiri..- cominciò con aria divertita, ridacchiando senza motivo -..sei sexy anche quando ti arrabbi!
Quasi quasi trovo divertente anche farti perdere la pazienza!- continuò a ridere, solare e spassoso.
Il suo era stato anche un modo per rompere quel momento di freddezza e rabbia appena nato, per alleggerire il fastidio creatosi dalla loro ennesima discussione. Lei avvampò davanti a quel commento, facendolo sentire ancora più soddisfatto; poi, ritornata impostata e distaccata, ribatté:
-credi che con una battuta simile dimentichi tutto? Sai che è impossibile!-
-non ho mai pensato che ti dimenticassi della discussione, so che non puoi farlo, ma non mi piace quando la situazione si fa troppo seria.- In tutto questo, però, continuò a stringerla contro di lui in una calorosa ed avida stretta, ricca di erotismo, incrementata dalla vicinanza dei loro visi e soprattutto delle loro labbra.
Potevano sentire ambedue il respiro dell'altro, che non fece altro che accrescere la voglia di concedersi a vicenda.
Furono infatti attimi di vera e proprio desiderio carnale, ricolmo di sentimenti ed emozioni represse e la costante voglia di ripeterle, sentirle emozionalmente e fisicamente. Vi era tutto questo in quella circostanza.
-prima o poi dovrai considerare la serietà di alcune situazioni e parole, Yukihira; e, il fatto che tu ancora non riesca a farlo, è un sintomo di immaturità e della tua invadente persistenza nel cercare di convincermi.-
Tuttavia.. ogni parola, frase, perfino lo sguardo e i movimenti di tutti e due, per quanto si accusassero e litigassero, descriveva invece il desiderio di “lasciarsi andare”, unire le labbra e magari possedersi sulla scrivania.
Tutto era ardente, eccitante, paradisiaco in quell'attimo. Lo era a tal punto che lui non riuscì a più a trattenersi e alzò per i glutei Nakiri, che sussultò colpita dall'imprevedibile gesto, adagiandola a sedere sullo spazio vuoto della scrivania e avvinghiando le sue gambe dietro ai suoi fianchi, che lei provò a togliere senza alcuna speranza.
Fu così che Nakiri si arrese e gli diede il tempo di protrarsi verso il suo collo, scostando i ciuffi di troppo e scendendo a baciarle la morbidezza delle sue pelle su di esso, strappandole qualche risposta di disappunto gradimento.
-sai che non sono il tipo, Nakiri.- le fiatò sulle labbra, rispondendo alle sue parole -ma sono serio con te.-
Sorrise radioso e prima che lei potesse fuggire nuovamente la baciò con trasporto.
Nakiri, impossibilitata a respingerlo, schiuse le labbra e cominciò così uno scambio di lingue furioso, trascinante, senza alcun freno. Bacio che si adattò completamente con i seguenti contatti più intimi in cui Nakiri avvolse le braccia attorno al suo collo e circondò con forza le sue gambe, chiudendolo contro di lei, che avvertì la sua erezione solleticarla_ma questo non interruppe quel momento di reale passione tra loro, tutt'altro_.
Di conseguenza, lui, ascoltando l'evidente coinvolgimento anche da parte di Nakiri, si sentì più libero e voglioso di condividerlo e viverlo pienamente perché non aspettava altro da giorni e, se si voleva essere più precisi, da anni_visto che non aveva mai dimenticato quella notte_. Dunque, aumentò l'attrazione da capogiro di quel momento scendendo con la mano sotto la gonna di Nakiri, che sobbalzò davanti al suo “osare oltre” ma era talmente fuori di testa che non lo bloccò, e riuscì a sfilarle con facilità le calze che coprivano le sue gambe, portando poi la mano verso la sua parte più nascosta. Però, proprio quando stava per liberarla anche degli slip, un'immagine di Megumi saettò nella sua mente facendolo sentire uno schifo: in fondo tradire andando a letto con un'altra, anche se l'amava, era molto peggio di qualche bacio. Subito dopo, vedendo la sua esitazione, anche Nakiri bloccò la sua mano spingendolo via.
-che cavolo facciamo di nuovo! Che diavolo mi è preso ancora! Non posso fare questo a Rokuro, accidenti!
Non posso venire a letto con te, Yukihira! Perché è così difficile?- imprecò disperata, sfogandosi, scendendo rapida dalla scrivania e andando alla ricerca delle sue calze, volate in qualche angolo remoto della stanza.
Dopo averle raccolte, si sistemò la camicetta e lo osservò con aria frustrata, nel frattempo che lui era rimasto a capo chinato e ancora travolto dai sensi di colpa verso Megumi. -non possiamo andare avanti così, Yukihira..- continuò stravolta -..non possiamo. Dobbiamo trovare una soluzione! Siamo anche a lavoro e per fortuna che non è entrato nessuno!
Mi sembra di impazzire! mi stai facendo impazzire con il tuo comportamento!-
-hai ragione, Nakiri..- concordò solo, lui -..devo parlare con Megumi subito. Non posso aspettare ulteriormente!
Devo dirle quello che voglio veramente.-
-fai come ti pare, ma anche così la situazione non cambierà dato che non ho intenzione di assecondare i miei sentimenti per te.- detto questo, dopo aver indossato di nuovo le calze, fece per uscire dal suo studio; tuttavia, appena la vide scappare, la trattenne per un polso. -aspetta..-
-Yukihira, ti prego, lasciami stare.. sto davvero male per colpa tua!-
Nakiri cercò di scrollarsi dalla sua presa, dimenandosi, senza comunque riuscirci, perché poco dopo lui la abbracciò da dietro e fu un abbraccio sincero e ricco di sentimenti. -prima voglio che tu sappia che mi sono fermato solo perché sto ancora con Megumi, non perché ci sono stati cambiamenti nei miei sentimenti. Anche quando le avrò parlato non smetterò di fare ciò che sto facendo con te perché me è la cosa giusta da fare e qualsiasi cosa tu mi nasconda non mi fermerà.-
Nakiri si staccò da quell'abbraccio tanto confortante, a fatica, alzò lo sguardo verso di lui e tristemente gli disse:
-non è così facile, Yukihira.. quando lo scoprirai sicuramente ti fermerai.-
Dopo questa frase alquanto emblematica e allo stesso enigmatica e malinconica, accompagnata da un sorriso amareggiato che lo lasciò sempre più perplesso e pieno di domande, Nakiri abbandonò il suo studio.
Sapeva di non poterla fermare più perché non era ancora nella posizione di farlo finché non avesse lasciato Megumi.
Se non chiudeva con lei non sarebbe mai stato sinceramente determinato e convinto a conquistare Nakiri, perché i sensi di colpa verso quest'ultima avrebbero continuato a bloccarlo.


 
****


Erina rientrò a casa dopo quell'intensa giornata, sentendosi sempre di più mancare il respiro di fronte all'emozioni provate nello studio di Yukihira e alla sofferenza che sentiva tutte le volte che le sopprimeva, impuntandosi ad allontanarlo e rifiutarlo, oppure a come era costretta a trattarlo gelidamente.
Era davvero angosciante e quel dolore costante le dava il voltastomaco da quanto facesse male e da come si sentisse orribile ogni volta che ripensava a ciò che gli aveva fatto in passato, a come continuava a nascondergli la verità.
Solcata la porta del suo appartamento, tuttavia, si trovò tutta la casa in disordine e sottosopra, spaventandosi all'idea che fossero entrati dei ladri; presto, però, scoprì che era stato Rokuro a buttare tutto all'aria, ora seduto sul divano con il volto irrigidito, il nervosismo che gli usciva da ogni parte del corpo, da ogni vena, da ogni ciuffo castano scomposto: era nero di rabbia e lei quasi si agghiacciò davanti a quella visione, indietreggiando di qualche passo. D'impulso, agitata e impaurita, collegò il motivo della sua ira alla possibilità che potesse aver visto lei e Yukihira pronti a possedersi sulla scrivania di quest'ultimo e decise di tacere, ringraziando il cielo che Marika fosse da Alice e che sarebbe tornata solo in serata. Purtroppo, però, Rokuro si accorse della sua presenza e si trovò obbligata ad affrontarlo cercando di non far trasparire la paura che sentiva, considerando la possibilità che li avesse visti davvero. -si può sapere cos'è questa confusione?-
Rokuro, probabilmente seccato dal suo tono arrogante, la fulminò glaciale:
-stasera non resto a dormire a casa tua, Erina.- decretò piatto, sorpassandola per andare verso il portone di casa.
Lei celò un sospiro di sollievo quando non fece nulla di pericoloso.
Era sicura non l'avrebbe mai toccata, ma sapeva che diventava spaventoso quando c'era qualcosa che andava storto.
-è successo qualcosa, Rokuro?- chiese allora, fermandolo per il polso robusto. In ogni caso, sembrava che il motivo della sua rabbia non fosse legato a lei e Yukihira; almeno non a quello che era successo tra loro oggi.
Adesso era più che certa che non avesse notato nulla, altrimenti la sua reazione sarebbe stata addirittura più eccessiva e preoccupante. -perché hai buttato all'aria tutto il mio appartamento? Prima di andartene dovresti almeno aiutarmi a rimettere, oppure darmi una spiegazione.-
-non sono dell'umore per affrontarti, Erina, perché sarai sicuramente contenta della spiegazione che ti darò.- rispose piccato e sarcastico -e non voglio darti questa soddisfazione. Salutami Marika.- terminò schivo.
-pensi che sia giusto andartene così, lasciarmi con tutta questa roba da rimettere in ordine, e accusandomi senza darmi una motivazione valida ai tuoi scatti di rabbia?-
-perché? Te non fai lo stesso? Mi dai qualche spiegazione riguardo ai tuoi sentimenti per quel bastardo?
Mi dispiace solo che le nostre conversazioni siano diventate così ristrette.
Pensavo che da Nagano fossi tornata lucida, dopo quella notte che abbiamo passato insieme, ma evidentemente non riesco proprio a fidarmi. Ma non credere che ti lascerò a lui!-
-Rokuro! Maledizione!- tuonò spazientita -perché adesso mi parli così?!-
Lui la fissò sprezzante e deluso, in seguito ribatté iracondo e minaccioso:
-se succede qualcosa tra te e quel bastardo mentre siete a Venezia, giuro che lo mando dritto all'ospedale!! chiaro Erina?- terminò incisivo -sei mia!- Lei strabuzzò gli occhi stranita. -cosa c'entra adesso Venezia?-
-arrivaci da sola.- sbatté forte la porta ed andò via, furibondo.
Lei capì subito che tutta quella rabbia era causata dal fatto che anche questa volta il direttore aveva chiesto a Rokuro di restare a Tokyo a lavorare e lui, accecato dalla gelosia al pensiero che lei e Yukihira restassero nuovamente da soli per più giorni, aveva buttato all'aria tutto il suo appartamento per sfogare l'irritazione e l'ostilità verso Yukihira, e quella contro di lei. Sapeva benissimo che tutto ciò che Rokuro le diceva era la pura verità e, per quanto cercasse di nascondergli i suoi sentimenti per Yukihira, lui aveva già capito quello che provava veramente e che lo sfruttava e basta: come “scoglio”, come giustificazione, come sfogo sessuale nel tentativo di sopprimere il folle desiderio per Yukihira, come maschera dei suoi sentimenti.. per ogni cosa e tutto per respingere chi amava veramente. Si sentiva sempre peggio; però, anche così, non riusciva a lasciarlo perché era consapevole che, se l'avesse fatto, egoisticamente non sarebbe più stata in grado di rifiutare Yukihira o di allontanarlo. -mi dispiace Rokuro..-
Si accasciò a terra, versando lacrime amare e ininterrotte.
Aveva raggiunto il limite, se continuava di questo passo avrebbe avuto un esaurimento nervoso.
Il peso che aveva addosso si sarebbe fatto sempre più insostenibile.
Che doveva fare? Qual'era la cosa giusta?
E quelle stesse domande si ripetevano nella sua mente come un circolo vizioso.
Nessuno avrebbe potuto rimediare ai suoi errori.
Non poteva tornare indietro, se fosse stato possibile l'avrebbe già fatto e avrebbe detto tutta la verità a Yukihira: si sarebbe risparmiata tutta quella sofferenza, ne era convinta.

 

****


Soma tornò a casa da lavoro e trovò tutte le piccole valigie di Megumi accostate al muro dell'ingresso, osservandola fare in su e in giù per il corridoio e ogni tanto tirare su con il naso.
Provò a fermarla prendendola per un braccio, ma lei nascose il volto per non fargli vedere che stava piangendo.
-Megumi.. non mi hai sentito rientrare?-
Lei restò in silenzio, poi mormorò:
-Soma-kun.. sono un po' impegnata adesso. Parliamo dopo.-
-ma sei arrivata appena ieri!- protestò lui, confuso da tutte quelle valigie.
-me ne sto andando. Ho da fare al ristorante domani.- annunciò sbrigativa, stringendosi in un sorriso abbozzato che non aveva niente a che vedere con la sua solita naturalezza. Inoltre, era chiaro stesse piangendo fino a poco fa.
-mi dispiace Megumi..- disse solo -..al tuo ristorante ancora non va?-
-al mio ristorante va meglio, ma non è questo il punto Soma-kun..- esordì affranta:
-..in questo momento non voglio restare qui.-
A quel punto capì che, il motivo della sua improvvisa fuga, era lui.
Prese un enorme respiro e decise che era arrivato il momento di parlarle o almeno accennargli qual'era la sua attuale situazione. -prima che tu vada ho bisogno di parlarti Megumi..- iniziò infatti -..fra un paio di giorni parto per Venezia, per cui prima di andare vorrei affrontare il discorso che ho evitato da tempo..-
Megumi lo fissò negli occhi asciugandosi le lacrime e intervenendo prima che proseguisse il discorso:
-so cosa mi vuoi dire, Soma-kun..- Aveva la voce strozzata e lui si sentì orrendo e schifato da se stesso -..adesso non voglio ascoltare le tue spiegazioni. Non è il momento. Non ce la faccio e sono di fretta.-
-Megumi.. aspetta..- cercò di riprendere la frase, lui, visto che non ce la faceva a vederla ridotta così per colpa sua.
-Soma-kun!- lo interruppe di nuovo, lei, adesso più risoluta:
-ho detto no! lasciami un po' di tempo per elaborare la situazione e ne parleremo quando torni da Venezia, è l'ultimo favore che ti chiedo..- Dopo questa richiesta dovette accettare le sue condizioni: in quel momento non sembrava affatto intenzionata ad affrontare il discorso e in un certo senso la capiva e forse si sarebbe comportato ugualmente se ci fosse stato lui al suo posto. Le voleva bene, quindi si sentì obbligato a considerare la sua richiesta e soprattutto come punizione alle sue involontarie cattiverie. -va bene..- furono le uniche parole che disse.
Megumi non parlò più, ringraziandolo mentalmente, e lui la guardò solo mettere le ultime cose in valigia prima che se ne andasse. Successivamente, un'ora dopo, uscì dalla portone guardandolo un'ultima volta negli occhi ma senza aprire bocca. Quando se ne fu andata, abbassò gli occhi a terra e bofonchiò tra sé e sé:
-scusami tanto Megumi..-
Ripensò ai suoi occhi rossi e lucidi, al suo viso rigato di lacrime, a quanto l'avesse fatta soffrire sentendosi sempre più orribile, dando un violento pugno al cuscino di fianco a lui. -maledizione!- inveii adirato con se stesso.



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angolo autrice: finalmente sono riuscita a pubblicare il nuovo cap. Spero che tutte le persone che mi seguono, continueranno lo stesso a farlo_nonostante il grandissimo ritardo_ e spero di non avervi deluso con questo cap. Come avrete visto, siamo arrivati ad una svolta decisiva della storia e la relazione tra Soma e Megumi terminerà per bene dopo il periodo a Venezia. Come avrete notato, ho dato parecchio spazio anche al rapporto UmiUmi (TakuMegu) e mi auguro di essere riuscita a gestire decentemente ogni scena del cap. Mi piacerebbe tantissimo sapere la vostra opinione!^^ grazie davvero a chi ha lasciato una recensione e chi prosegue a seguirmi, sebbene le lente pubblicazioni (purtroppo sarà ancora così con l'università e gli impegni sono anche aumentati ç___ç). Però, abbiate pazienza.. D:
Risponderò alle vostre recensioni, come sempre in ritardo ç_____ç, appena mi sarà possibile! grazie infinite anche a chi ha messo la fanfic a preferite/seguite.
Spero a presto! *-*

Un bacione grande! <3 Erina91
  
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