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Autore: Machi16    18/04/2017    0 recensioni
Le vicende che legano Leonard Snart a Mick Rory vengono riprese in questa Fan Fiction in maniera più approfondita in modo da rendere visibile il legame che si è sempre dimostrato il più sincero e tangibile in tutta la storia.
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Leonard Snart, Mick Rory, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4
 
Tutto il mondo rinchiuso in una strana nave  sembrava stesse per crollare a causa di un equilibrio alterato che in pochi si apprestavano a capire, tutto ciò di cui c’ era veramente bisogno era di una calma implacabile dopo una tempesta incorruttibile.
Fu sulle note di questo melodramma che inesorabilmente si consumava che Rip Hunter decise di berci un po’ su, quel poco che bastava ad allentare la tensione e rendere le sue decisioni più nitide e precise, miste a quel tocco di imprudenza che sembrava aver immagazzinato dal comportamento di Sara Lance. Si sorprese lui stesso a ritrovare tratti della personalità di quella donna tanto assurda quanto forte nel suo modo di agire e di rapportarsi a decisioni imminenti, era strano come questo non lo destabilizzasse ma, al contrario, lo invogliasse a buttarsi a capofitto nelle situazioni assurde, proprio come quella che stavano vivendo.
Il bicchiere cristallino che teneva saldamente in mano fece specchio alla sua voglia di rivincita sia come capitano che, soprattutto, come uomo. Non riusciva ancora a togliere dalla sua testa il ricordo della sua famiglia barbaramente uccisa e di tutto ciò che aveva gettato, accantonato e rifiutato anche solo per vederli una volta di più, per troppo tempo si era richiuso in se stesso rinnegando i sentimenti che lo contraddistinguevano rendendolo l’ uomo che Miranda aveva sempre amato fino all’ ultimo secondo della sua vita.
«Cosa diamine devo fare?»
Quella domanda strozzata gli uscì troppo rapidamente dalla bocca finendo nelle orecchie del ritrovato Mick che con passo sicuro entrò nella cabina di comando. Il suo ritorno, il suo rinsavimento, era una di quelle cose che il wisky del Capitano non era stato in grado di chiarire, i Time Master era noti per la loro tecnica persuasiva da cui non vi era ritorno ed invece di fronte ai suoi stanchi occhi vi era l’ eccezione.
«Non riportarla indietro, inglesino, non ci pensare!»
Nel tono sicuro della sua voce vi fu spazio per una grottesca ombra di disapprovazione verso i suoi modi altalenanti di procedere per domande senza risposta, ora stava tutto nelle mani di Mick Rory, era l’ unico a conoscere il futuro, l’ unico ad averlo in pugno.
«Devo farlo Mick! Devo Farlo!»
Heat Wave abbassò gli occhi per nascondere il vero significato della sua battaglia, era palese che ci fosse altro e che della linea temporale gli e ne importasse poco e niente.
«Lo fai per Snart non è vero?»
L’ annuire rassegnato di Mick segnò l’ inizio della fine della sua resa.
 
 
Dalla parte opposta della nave Leonard Snart camminava furentemente avanti e indietro sperando che la porta dell’ infermeria si aprisse da sola lasciandogli lo spiraglio di un briciolo di orgoglio, e più il pavimento metallico produceva quel maledetto scricchiolio più la sua ansia cresceva senza motivo, il più furbo e sveglio dei criminali sembrava temere una porta chiusa di cui possedeva la chiave. Tra una falcata e l’ altra passarono ancora dieci minuti prima che si decidesse a digitare il codice ed entrare, in cuor suo sperò che nessuna delle altre Leggende lo avesse visto in quel momento di indecisione e debolezza, che ne sarebbe stato del suo orgoglio?
Varcando la soglia quello che vide lo fece vacillare per un secondo prima di capirlo veramente, una sensazione di disagio e un groppo di preoccupazione gli salirono in gola costringendolo a precipitarsi in direzione di quella ragazza che si era rintanata in un angolo tra due mobili con i polsi sanguinanti e un bisturi in mano, era pienamente cosciente e sveglia nel dolore di quel gesto che segnò il volto di Captain Cold con una smorfia di disgusto e compassione allo stesso tempo.
«Che diamine stai facendo?»
Il suo agire d’ impulso lo porto a scaraventare quell’ arma tagliente fuori dalla sua vista e nel farlo fu inevitabile sfiorare le mani sanguinanti di Machi, era un dolore persistente il suo che di colpo si era riversato sul suo copro. Il suo costante non appartenere a quel tempo, i ricordi sconnessi che la tormentavano e l’ ombra di suo padre che la inseguiva furono i punti focali che arsero il suo desiderio di essere vuoto e nulla contemporaneamente sparendo da ogni linea temporale passata e futura, ponendo fine alle decisioni che altri prendevano per lei.
«Leonard…»
Quel tocco fugace la portò a stringere più forte la sua mano bloccandola, impedendogli di ritirarsi, lo vide accucciato di fronte a se, all’ altezza dai suoi occhi mentre gli stringeva ancora di più la mano con consapevolezza come aveva sempre fatto, fu come se il dolore l’ avesse portata d un altro stato di coscienza costringendola a ricordare una sensazione, un bisogno, un desiderio o qualsiasi cosa si era risvegliata in lei in quel momento. Fu solenne la magia di quel momento, fu indissolubile il legame che si creò.
«Machi»
Snart le sorrise senza malizia, senza orgoglio, era in balia di una corrente più forte di lui tanto che ci mise qualche secondo in più del dovuto a notare l’ occhio destro della giovane cambiare colore e diventare di un azzurro vitreo che fo poi attraversato da due lampi: uno blu e l’ altro rosso.
«Il tuo occhio..»
La dolcezza con cui lo disse fu sconosciuta anche al perfido criminale che si sorprese più di tutti di quel tono bambinesco, non era preoccupato, c’ era qualcosa di rassicurante il quei due bagliori.
«Anche il tuo..»
La voce strozzata di Machi si mosse sulla stessa frequenza e fu intervallata da un sorriso puro e semplice che esprimeva il suo ritrovato essere. I ricordi erano probabilmente spariti dalla sua mente lasciando spazio per costruirne di nuovi, ma quel legamene era rimasto, nemmeno Mick era riuscito a spezzarlo e non era importante l’ epoca in cui questo fosse avvenuto, l’ importante era il tempo.
«Credo che dovremmo fare qualcosa per queste braccia..»
Il dolore non sembrava spaventarla e nel dire quella frase riuscì anche a ridere mentre senza togliere il contatto da Captain Cold si alzò in piedi avvicinandosi al cassetto con le bende.
Beffardo è il destino quando ci si gioca continuamente ed indissolubili sono i legami che crea.
  
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