Fumetti/Cartoni americani > Teen Titans
Segui la storia  |       
Autore: raven rachel roth    18/04/2017    4 recensioni
Cosa sono le emozioni? Come le usano le persone? A cosa servono?
Che colori hanno?
E soprattutto, cosa si cela realmente dietro quella maschera di forza indossata da Rachel Roth meglio conosciuta come Raven?
Quando per caso Jump City si ritroverà vittima di violenti omicidi non ad opera di normali esseri umani, la vita della nostra amata super eroina cambierà drasticamente. Sangue, combattimenti, eventi drammatici e sentimenti contrastanti per arrivare alle sue origini e narrare eventi a noi sconosciuti.
Alla fine, riuscirà a vincere definitivamente l'eterna lotta contro il suo più grande nemico?
Dal testo:
-"C'è un macello. Ovunque piccoli pezzi di vetro sparpagliati qua e là.
Tutto ciò mi da solo una confusione interiore, tutto ciò mi porta ad un tormento continuo.
Tutto questo è avviso dell'imminente arrivo di lui"-
~Raven Rachel Roth
Genere: Azione, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

~3~


-100-

-"Uscire prego."-

Le porte dell'ascensore si aprirono e Aqualad mi sorrise, l'agitazione era sparita ma ero comunque un po' nervosa.

Un passo dopo l'altro, entrammo insieme nell'ampia stanza salotto-soggiorno-cucina dalle pareti in vetro.

La Mains-Ops-Room. Farebbe da invidia al mondo intero.

Il centro della Tower, il cuore di essa.

Una stanza larga, ampia e non troppo luminosa.

Ricordo che appena entrati, rimasi sconvolta dalla parete in vetro davanti a noi e dal panorama che si ergeva.

Il mare azzurro e illuminato dai raggi del sole che riflettevano sull'acqua e poco più a destra si ergeva la città.
Prima un accenno di spiaggia e poi grandi palazzi giallo ocre, grattacieli che al pari della torre sembravano scatolette di cereali.

Tutti in fila in una vista mozzafiato.

Le pareti sinistra e destra della grande stanza non erano come mi aspettavo, pensavo che si potesse vedere la città da tutti e quattro i lati, invece le due pareti erano rivestite da parti metalliche con dei strani cerchi rossi che pendevano dall'alto.

Alla mia destra, vi era un semplice angolo cucina, con un piano da lavoro distaccato dal muro, con tanto di fornelli e cassetti, e attaccato al muro un’enorme scatola che Aqualad aveva chiamato “frigorifero”.

Alla mia sinistra invece, una strana griglia situata in aria, senza appoggio, che vibrava emettendo dei strani rumori.

Quando mi avvicinai, strani cerchi concentrici si allargarono al mio tocco rivelando una strana sensazione di sollievo.

Sembrava di toccare del cotone bagnato, tanto era soffice.

Una sensazione di stupore mi pervase quando immersi la mano in quel mare virtuale, come per afferrare qualcosa, e ne estrassi un antico libro dalle rifiniture color bronzo.

-“Vedo che hai apprezzato la nostra libreria multimediale. Ѐ un’invenzione del nostro amico Cyborg, in questo modo ottimizziamo meglio lo spazio classificando tutti i libri in nostro possesso. C’è anche una barra di ricerca dove puoi inserire il titolo che cerchi e avere in un lampo il libro fra le mani.”-

Mi voltai verso il mio interlocutore svelando una ragazzo dal costume colorato, alto circa quanto me, con i capelli nerissimi ed una maschera anch’essa nera sugli occhi. Aveva i tratti di un ragazzino, il viso chiaro e le labbra sottili. Non poteva avere più di 17 anni.

-"Robin, quanto tempo!"-

Aqualad diede il cinque al ragazzo e poi lo abbracciò.

Mentre lo faceva, osservai quest’ultimo accennare un sorriso.

Il suo costume aderente e dai colori sgargianti, mi lasciò perplessa: portava una mantella gialla sulle spalle, con una t-shirt rossa a maniche
gialle e dei calzoncini verdi.

Sul petto una spilla a cerchio anch’essa gialla con l'effigie di un “R” nera.

Robin, pettirosso.

Interessante soprannome … che ci fosse un motivo per cui si faceva chiamare così?

-"Aqualad sono felice che tu sia qui.”- disse il ragazzo, per poi osservarmi e sorridermi gentile. -"E immagino che invece tu sia la nostra nuova ospite."-

-"Sì è lei …"- rispose Aqualad al posto mio, per poi sfoggiare uno strano sorriso. -"Carina, vero?"-

Lo guardai malissimo assottigliando gli occhi.

-"Lascialo perdere."- disse ancora Robin, accennando con il capo al Titan dell’Est. -"Gli piace fare lo stupido. Comunque io sono Dick Grayson nonché Robin leader dei Teen Titans. Ѐ un piacere per noi Titans collaborare con te."-

Mi porse una mano. Quel ragazzo dall'espressione coraggiosa e fiera, mi iniziava a piacere. Sembrava molto gentile e caloroso. Doveva dedicare molta serietà al suo lavoro, decisamente un tipo rispettabile.

Non mi parlò del suo ruolo con insolenza né con manie di protagonismo, era un ragazzo che prendeva molto sul serio il suo ruolo.

Pensai che doveva esserci un motivo per il quale metteva anima e corpo in ciò che faceva.

In genere sono una persona fredda e scostante, non mi piace avere troppa gente fra i piedi ed è difficile che provi simpatia per qualcuno.La gente, la società … mi mette a disagio. Relazionarmi con persone troppo “chiacchierone” o “appiccicose” mi da fastidio.Da questo punto di vista, sono un tipo molto solitario, eppure pensai che sarei andata molto d’accordo con lui.

Gli strinsi la mano. -"Piacere. Il mio nome è Raven."-

Mi guardò attentamente e con un'espressione curiosa dipinta sul volto.

-"Hai un nome terrestre ?"- chiese.

-"Sì, Rachel Roth. L'ho preso da mia madre…"-

-"Hai ereditato il cognome Roth da lei?"-
Annuii.

Parlare di mia madre mi metteva a disagio.

-"Quale pensi di usare durante le missioni? Potremmo anche chiamarti con entrambi, se preferisci."-

-"Oh ecco...Raven... sì userò quello. È il nomignolo che mi ha affibbiato quell'essere spregevole. Almeno mi ricorderà chi sono e lo ricorderà a chi mi sta intorno ..."- sorrisi amaramente, abbassando lo sguardo.

-"Oh..."- Robin fece un verso quasi mortificato. -"Mi dispiace...“-

Scossi la testa e cercai di smorzare l’atmosfera imbarazzante che si era creata -"Sta tranquillo, non c’è problema! E poi, vorrei riservare almeno quel che rimane della mia vita privata, come dire … per un discorso di privacy e... Ah! Cos'è quel mostriciattolo!"- quasi urlai saltando addosso ad Aqualad non appena notai uno schifoso e bavoso verme sgusciare fuori all’improvviso da dietro il divano.

Non avevo mai visto nulla del genere, ma era ripugnante e mi fissava con due occhi gialli molto inquietanti!

-"Ecco… lui è Silkie, l'animaletto di Kor'i".- Robin posò una mano dietro al capo, quasi imbarazzato mentre quel mostriciattolo bavoso gli strisciava lungo il braccio-"Tranquilla, è innocuo !Sai, lei è aliena e..."-

-"Hey Robin, hai visto per caso Silk... Hey!"-
Appena mi girai per capire chi avesse parlato, mi ritrovai soffocata in un abbraccio.

-"Tu devi essere la nuova arrivata! Che bello avrò una nuova amica!"- disse , stringendomi con forza.

-"Ehm ... sì c-ciao…"- riuscii a balbettare mentre annaspavo il suo profumo alle fragole.

-"Lieta di fare la tua conoscenza! Io sono Korand'r del pianeta Tamaran. In missione mi chiamano Starfire, ma tu puoi chiamarmi semplicemente Kor'i, sai fra amiche. E tu invece? Da dove vieni? Come ti chiami? Che taglia di reggiseno porti? Eh? Che bello faremo tante cose insieme!"-

Starfire, Stella Rubia.

Come poteva essere così energica? Che avesse bevuto qualche stupefacente?

-"Hey, calma! Mi chiamo Rachel... comunque non penso sia interessante parlare di reggiseni … Ad ogni modo è un piacere fare la tua conoscen…"- provai a formulare imbarazzata, ma la ragazza mi interruppe.

-"Che nome bellissimo! Hai anche un nome da supereroina, o devo trovartene uno io? Vediamo “super-…"-

-"Ehm su, Kor'i calmati..."- Robin era davvero imbarazzato.
-"Ohhh, andiamo! Lo sai che nella mia lingua ci sono un mucchio di nomi stupendi che secondo me potrebbero...”-

-"Mi chiamo Raven!”- la anticipai, prima che le cose si facessero ancora più strane ed imbarazzanti.

Quella ragazza era veramente strana, a parte il fatto dell'aliena, aveva una dolcezza smisurata e un'allegria snervante.
Capelli rossi come il fuoco, degli occhi verdissimi e delle piccole lentiggini appena sulle guance caramello.
Alta, sicuramente più di me, con un bel fisico. Insomma, una piccola modella.

-"Ma che nome grazioso! Ѐ un vero piacere fare la tua conoscenza ma … Robin, dove sono gli altri? Dobbiamo presentare la nostra nuova amica anche a loro! Su Rachel, andiamo a cercarli!"-
Quasi mi strappò il braccio, tirandomi e mettendosi a correre verso il corridoio a destra.

Mi voltai verso Aqualad cercando di sussurrare con le labbra un "aiuto" ma lui mi sorrise rispondendomi "è solo l'inizio".

Passò veloce quella mattinata. Kor'i mi fece vedere la sua camera. Quella di Robin e la sua si trovavano in quel corridoio e accanto un'altra camera, probabilmente di un altro componente.

Erano scure e in metallo e avevano un simbolo inciso su ognuna di esse .Per esempio il simbolo della stanza di Kor’i era una piccola stella, mentre in quella di Robin vi era una “R”. Nella terza porta invece, il disegno di una chiave inglese stilizzata.
Accanto ad ognuna c'era una scatoletta con dentro dei numeri.

-"Quelle che vedi sono le centraline di sicurezza. Ognuno di noi ha creato una password numerica che immette per entrare nella propria camera. In questo modo le porte scorrevoli si aprono solo se il codice è giusto e non c'è il rischio che qualcuno di indesiderato entri. Lo facciamo per privacy ma anche per sicurezza. Abbiamo i sistemi di sicurezza più elevati della città. Se ne occupa personalmente il nostro amico nonché membro dei Titans. Quella è la sua stanza."- spiegò Robin indicando la terza porta con il simbolo di una chiave inglese.

Molta fantasia...davvero... ma ancora avevo conosciuto soltanto Kor'i e Robin, e di come me lo aveva descritto Aqualad, il peggio doveva ancora arrivare.

Dopo avermi strattonata per tutta l'enorme sala centrale chiamata "Mains-Ops-Room", Kor'i decise di farmi vedere finalmente la mia stanza.

Lei e Robin mi accompagnarono verso il lato ovest della torre.

Imboccammo il corridoio a sinistra.

Altri due individui popolavano la torre, ma ancora non li avevo visti perché per pranzo, a quanto capì, sarebbero mancati.


C'erano altre due porte scure e metalliche, con altre due centraline a sinistra di ognuna.

La prima mi incuriosì molto. Era diversa, non aveva un disegno o un simbolo ma dei segni che sembravano provenire da una zampata. Tre linee storte e profonde. La prima e la terza meno lunghe della seconda.

Continuai a guardare quel segno anche dopo che sorpassammo quella porta. Che razza di strano personaggio abitava lì dentro?

-"Rachel, questa è la tua stanza."-

Aprii la porta.

Una grande stanza ampia mi apparve, con le pareti viola e il soffitto nero. C'erano un letto a baldacchino nero, dalle lenzuola blu scuro, un armadio nero, legno gotico, tre mensole grigie appiccicate al muro.

Scura e buia, perfetta per me.

-"Wow, è davvero...bella..."- sospirai entrando.

Feci scivolare le dita sul legno intagliato, percorrendo i vari ghirigori che lo contornavano.

-"Consideralo un regalo da parte nostra."- disse Dick.

-"Bello ma..."- mi bloccai -"come facevate a sapere che amo questi colori?"-

-"Merito mio, gli ho detto io che eri arrivata e che amavi questi colori. Mi è bastato vedere che vestiti hai preferito che ti comprassi. Anfibi."- sorrise facendomi l'occhiolino.

-"Non ringraziarmi, so di averti reso felice."- disse ancora, osservando il mio sguardo stupito.

-"Veramente l'idea è stata mia"- vedere Kor'i sussurrare fu straordinario.

-"Diciamo che l'abbiamo realizzata tutti insieme."- concluse Robin.

-"Ma in appena due giorni...come avete fatto?"-

In fondo solo con il tipo di magia che possedevo io si poteva realizzare una cosa simile e a quanto ne sapevo io ero l'unica in questa galassia ad utilizzare il teletrasporto materiale.

-"Ci hanno aiutati gli altri due. Come ti ho detto prima uno si è occupato di progettare tutto, degli impianti e degli infissi metallici, io di montare i mobili, Kor'i di verniciare la stanza e di scegliere colori e oggetti da arredamento in modo tale da avere tutto in ordine e soprattutto “con stile” e..."-

-"Ma i mobili li avete comprati e sistemati voi?"- lo interruppi.

-"Ci stavo arrivando, i mobili li ha intagliati a mano l'altro nostro amico. Infine li ha sistemati montati quì dentro."- finì di spiegare tutto Robin.

-"No, davvero ragazzi è stupenda, grazie"- non potei che sorridere debolmente.

-"Hey si sta facendo ora di pranzo, Aqualad vuoi rimanere? Cucinerò una specialità in onore della nostra nuova amica! Che ne dite? Su Tamaran come rito di iniziazione, si mangiano le larve di farfalla sono ottime e poi..."- disse Kor'i uscendo di corsa verso la Mains-Ops-Room.

-"Kor'i, Kor'i cara, non credo sia un buon modo per accogliere la nostra amica, e poi l'ultima volta che hai cucinato abbiamo dovuto chiamare i pompieri."- la fermò il ragazzino.

Assurdo, dei supereroi che hanno bisogno dei pompieri. Rido ancora per la cosa.

Io e Aqualad ci guardammo per un secondo trattenendo un sorriso andando anche noi.

-"Tranquilli non badate a me, qualsiasi cosa va bene."- era così imbarazzante.

-"Invece io ordinerei cibo cinese, meglio non appesantirci."- senza fermarsi Robin afferrò uno strano disco nero dai contorni gialli e dal disegno di una T al centro.

Il perché ordinasse cibo cinese in America me lo chiedo ancora.

-"Noi andiamo sul divano, ho davvero voglia di parlare con te e di conoscerti meglio."- finalmente la rossa aveva deciso di controllarsi.

Attraversammo di nuovo il corridoio destro ritrovandoci di nuovo nella "Mains-Ops-Room" noi volando seguite da Dick e a Garth che camminavano parlottando tra loro.

Scendemmo la scaletta e ci sedemmo al centro della stanza sul divano scuro.

-"Allora come mai sei arrivata quí?"- mi guardó Starfire.

Mi strinsi nelle spalle. -"Beh ecco, come già saprete sono la figlia di un demone, Trigon. Vedi sono dovuta scappare. Mio padre è evaso da poco dal Limbo e ha cercato di invadere da subito Azarath, il pianeta da cui provengo per cercarmi e usarmi.” - sospirai, ripensando a quel gran bastardo di mio padre.
-"Per fortuna sono scappata e mi avete accolta. Ma al momento non sono tranquilla, ho paura di non rivedere più Azarath. Non so cosa sia diventata adesso o se esista ancora. Prima di partire mi hanno detto di rivolgermi a voi. Quello che vi chiedo è di farmi entrare nel vostro gruppo come membro attivo e di aiutarmi a battere definitivamente mio padre."- dissi, cercando di convincerla a non aver paura di me.


Ero pur sempre un demone...

-"Capisco. 'Sta tranquilla. Sono sicura ti piacerà stare qui con noi, sai i ragazzi sono molto accoglienti. Ti avverto all'inizio sembreranno un po' rozzi specie uno di loro. A volte gli capita una brutta giornata e diventa insopportabile. Comunque non preoccuparti, anche per me all'inizio è stato difficile."- sorrise abbassando lo sguardo.

-"Cosa, davvero? Anche tu sei arrivata dopo? Pensavo aveste fondato tutti insieme i Teen Titans!"- dissi sorpresa.
-"Oh no, in realtà i fondatori sono stati Robin, un nostro amico e Donna Troy. Io e l'altro ragazzo che veniva dalla Doom Patrol, un'altra squadra da circo, ci siamo aggiunti dopo. Se penso a quando sono arrivata, rido ancora!"- rise.

-"Come mai?"-

-"Vedi anch'io sono scappata da un pianeta come te. Solo che mentre tu appartieni ai Pianeti Terrestri, io appartengo ai Pianeti Solari. Tamaran per la precisione è il quarto satellite planetario del Sole. Io sono seconda di tre figli. Siamo mia sorella maggiore Komand'r, io Korand'r e mio fratello minore Ryan.”- dapprima sorridente, la ragazza iniziò ad incupirsi e il sorriso le scomparve.

-“Un giorno il secondo satellite planetario, Citadel, dopo anni di tentativi riuscì ad invadere il mio pianeta prendendomi come riscatto per la libertà del mio popolo. Sei anni. Sei maledettissimi anni trattata da schiava. Nel peggiore dei modi. Ma ciò che ti scioccherà arriva adesso: dietro ciò c'era mia sorella.”- fece una pausa e si strinse nelle spalle inarcando le sopracciglia.

-“Su Tamaran una delle capacità naturali è il volo, simbolo di forza, difesa e libertà. Lei invece era nata con una rarissima malattia che non le permetteva di volare e rendendola una reietta all'interno della società. Non avrebbe mai potuto regnare perché il popolo non avrebbe mai permesso che una ragazza che non simboleggiasse appunto quelle tre ideologie, salisse al trono. Che messaggio avrebbe portato?”- mi guardò con i suoi occhi color smeraldo e notai un velo trasparente ingrigirsi sopra le palpebre.

-“Fu così che tradì Tamaran e lo vendette a Citadel. Ma un giorno, e lo ricorderò per sempre te lo assicuro, mentre trovai una scappatoia per fuggire via, lei cercò di fermarmi e di dirmi che era dispiaciuta, che mi voleva bene. Tutte balle. Era solo un trucco. Sapeva che di lì a poco sarebbero arrivati un gruppo di scienziati del gruppo degli invasori pronti a formare una rivoluzione. Lavoravano ad un progetto: trasformare la popolazione.”- iniziò a solcarle il volto una lacrima.

Vederla piangere, provocò una morsa al mio cuore di pietra.

Anche se odio mostrarmi così emotiva, non riesco a non celare il fatto che vedere piangere Starfire è una delle mie debolezze.

-“Caddi nella sua trappola e lei con me. Ci catturarono per i loro esperimenti. Modificarono il nostro corpo tanto da arrivare a conquistare un nuovo potere: emettere raggi solari e laser. Lei sapeva tutto. Lo aveva fatto di proposito per avere finalmente la capacità di volare. Ci chiamarono rispettivamente Starfire e Blackfire.
Ora credo sia diventata la nuova sovrana. Non sono sicura. So solo che si fa chiamare Amalia, il resto è un mistero."-

Rimasi di stucco. Dietro la sua voglia di vivere si celava tanto dolore. Come faceva a mostrarsi così felice? A nascondere il suo passato? Insomma io mi lamento sempre di mio padre e non perdo tempo ad infangarlo quando si parla di lui. Anche lei faceva così? Pensai che probabilmente preferisse mostrarsi felice.

In quel momento mi ripromisi che mai in futuro avrei fatto piangere Kor’i.

-"Mi dispiace..."- chinai il capo, sentendomi sinceramente così.

-"Oh su! L'avrò raccontata milioni di volte.”- sorrise asciugandosi gli occhi, anche se sembrava quasi che si stesse sforzando per farlo. Si capiva che lo diceva solo per tirarmi su di morale. -"La cosa che fa più ridere è che quando arrivai ero inesperta e per poco non incenerii il passante di turno."- rise. -"Che stupido non sapeva dirmi dove potevo comprare dei “Lombrichi azzurri”. Avevo tanta fame e lui mi prese per pazza. I primi tempi mi presero come modella, poi conobbi Robin che mi addestrò ed entrai a far parte del gruppo!”-

Per tutto il tempo aveva usato un tono di voce allegro e squillante, quello a cui ormai mi ero abituata, ma sapevo che anche se rideva aveva una voglia matta di piangere.

L'abbracciai, strappandole un verso sorpreso. Mi venne quasi da pensare che la sua mania di stritolare le persone in quei suoi abbracci non fosse altro che un modo per compensare la carenza di affetto che per anni aveva ricevuto.

Doveva essere stata dura, per lei.

Mi sentii improvvisamente sollevata del fatto che Kor’i ora fosse lì, al sicuro in quella torre.

Non sono mai stata un tipo da abbracci, ma in quel momento mi sembrava la cosa più ovvia da fare. E, in un certo senso, questa cosa mi fece sentire molto, molto bene.



-----------------------------------------------------------
Ma... hey gente! Che ci fate qui?
Davvero state leggendo il mio piccoletto?
Aww grazie!
Ma torniamo normali, questa volta ho preso più tempo e temo sarà sempre così in quanto la mia simpatica storia su Wattpad era ridota proprio male!
Spero ad ogni modo che vi piaccia anche questo capitolo, in cui iniziamo a conoscere i Titans. Ma ricordate gente: siamo ancora al prologo!
Bene io vi saluto e vado da Malchior.
Dalla vostra super-eroina, baci azarathiani!

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Teen Titans / Vai alla pagina dell'autore: raven rachel roth