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Autore: KingPrat    18/04/2017    0 recensioni
Ambientato dopo l'ultimo capitolo della prima stagione.
Quando Artù scopre di essere nato grazie alla magia decide che è tempo di crescere al di fuori dell'ombra di suo padre. Segreti sono rivelati e Artù impara fino a che punto Uther è disposto ad arrivare nella sua guerra contro la stregoneria. Con Merlino al suo fianco puù costruire il regno che è destinato a creare?
Genere: Angst, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
Capitoli:
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NA: Ciao a tutti! Sto finalmente riprendendo in mano la mia vita dopo gli esami e l’inizio del mio tirocinio.
Voglio ringraziare tutti quelli che stanno seguendo questa storia e soprattutto King of Prat che mi ha permesso di tradurla.
Godetevi questo nuovo capitolo.
 
Capitolo 5 : Tirami su
 

Il sogno era lo stesso ogni notte.
Morgana si trovava a camminare lungo il cortile di Camelot, eppure non lo era. Invece di un cortile aperto e vuoto, camminava lungo un giardino rigoglioso e vivace.
Brillava di vita propria, non dove illuminavano i raggi del sole , letteralmente brillava e luccicava con qualcosa di più dei raggi del sole stessi. Si sentiva al sicuro e confortata li, cosa strana perché cameo le causava soltanto paura.
Girò intorno ad un melo in fiore, i petali danzavano attorno a lei, alcuni si adagiarono dolce ente tra i suoi capelli corvini.
Sorrise appena vide l’uomo che stava cercando: Artù.
Non assomigliava per nulla all’ Artù che era abituata. Una corona d’alloro decorata con foglie d’oro gli ornava il capo. Un bianco mantello era sistemato sull’armatura, la sua solita casacca rossa sotto di essa. La sua pelle era luminosa, come il giardino attorno a lui, la vera magia che irradiava dal suo centro. Si stava strofinando la punta delle nocche, mormorando tra se e se.
Morgana nascose un sorriso. “ Puoi facilmente affrontare un combattimento, eppure il tuo stomaco si annoda su questo?”
Artù lasciò cadere le mani, un’ondata di sollievo inondò i suoi lineamenti. “Morgana.” Le indicò di avvicinarsi. “ Sei radiosa.”
“Oggi non è su di me.” Fece come battuta. Si stirò le pieghe del suo vestito nero a manica lunga. “Sei sicura che debba essere io a eseguire questa cerimonia?”
“Morgana” le afferrò entrambe le spalle con le mani e la strinse al petto, “ sei la Grande Sacerdotessa, e non vorremmo nessun altro.”
Questo è quello che ha detto Merlino.”
Artù divenne interessato. “Hai visto Merlino?Come sta?”
Morgana rise. “Meglio di te sicuramente.”
Le diede un’occhiata scherzosa. Terminò quando girò lo sguardo, mordendosi il labbro inferiore.
Lei gli strinse le mani. “Artù … sei il grande re di Albion, hai unito queste terre. È tempo che unisca anche il tuo cuore.”
Del rossore iniziò a tingergli le guancie. “Guardati, Morgana, il tuo amore tu ha trasformato in uno sciocco sentimentale come me.”
Gli schiaffeggiò gentilmente la spalla. “Posso sempre trasformarti in un rospo.”
Ridacchiò e poi fece un grosso respiro. “ Sono contento di averti qui con me, Morgana.”
“Non potrei perdermelo. Voi due avete affrontato una lunga e tortuosa via per arrivare a questo punto.”
Artù esalò, cercando di calmare i suoi nervi.
Morgana lo strattonò per una mano. “Andiamo a sposarci.”
Si svegliò di soprassalto e si ritrovò nella sua tenda, con Ginevra al suo fianco.
“Mi spiace di avervi svegliata, mia signora.” Disse bisbigliando.
Morgana scosse il capo mentre lentamente si sollevava in posizione seduta. Da quando avevano lasciato cameo, non aveva avuto un singolo incubo.
Invece,ogni notte,faceva quel sogno. Il sogno di un Artù magico, un grande Re e una fiorente Camelot.
“Spero che i tuoi sogni siano luminosi.”
Ricordava l’abbraccio che Artù le diede prima di partire, la forte e calda proiettività che entrava in lei. Aveva creduto di sentire qualcosa, eppure non era sicura.
Era Artù magico come lei?
Che lo fosse o no, il suo sogno provava che Artù l’aveva accettata e Camelot non era più un luogo da temere.
Era il futuro?
Poteva solo sperarlo.
Morgana si schiarì la gola.”Cosa c’è Ginevra?”
“Ho notato molti più corvi che arrivano durante la notte. Sono riuscita a sgattaiolare e prendere questo.” La sua servitrice teneva in mano una piccola pergamena arrotolata.
Morgana la prese. Uther aveva cominciato a comportarsi in modo strano durante il tour. All’inizio aveva deciso che fosse perché era lontana dalla sua casa e dalla sua zona di conforto. Poi divenne astutamente accorta di come Uther s’irrigidiva tutte le volte che Artù era menzionato.
Molti dei lord che visitavano non facevano altro che cantare le lodi di Artù. Molti dei loro figli si erano allenati sotto Artù e menzionarono a Uther che lo avrebbero felicemente seguito una volta diventato re.
Le prime settimane, Uther accettò i complimenti su suo figlio con un sorriso e uno sguardo orgoglioso. In qualche modo si è tramutato in uno di sdegno e paura. Morgana aveva vissuto nella paura così a lungo che poteva facilmente riconoscerla.
Alcuni dei pretendenti che Uther aveva scelto per lei erano quelli che non avevano nulla da dire nei confronti di Artù o gli portavano risentimento.
Morgana minacciò di rifiutare ciascuno di loro la sua mano, più per assicurarsi della salvezza di Artù. Potevano non essere legati dal sangue ma Artù era suo fratello nel cuore. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di proteggerlo.
Srotolò la pergamena e Ginevra le avvicinò il candeliere così da poter decifrare le parole chiaramente.
Leggeva: “Artù ha distribuito i resti del banchetto a quelli bisognosi. Ha assicurato che questa regola sia mantenuta in futuro.”
Morgana batté le palpebre. Artù stava distribuendo cibo?
“Artù ha già istituito un decreto per i suoi cavalieri di allenare i civili nell’arte della spada. Ce ne sono degli altri, ma non sono riuscita a coglierli.”
Morgana lesse nuovamente le parole.” Questa scrittura mi è familiare.”
“Lee, il servitore di Fynnn,” rispose Ginevra.
“Fynn”, ringhiò Morgana.”Ha sempre avuto rancore per Artù. Ho sempre dedotto lui come un geloso, strisciante piccolo verme. Stai dicendo che more anche?”
“Può essere responsabile dell’umore di Uther.”
“Uther sta diventando preoccupato di Artù.” Disse Morgana. Se quella paura sarebbe diventata forte come quella verso la magia … non poteva finire il pensiero. “Dov’è?”
“ In una battuta di caccia.”disse Ginevra.
Cacciare? Le cose stavano andando male.
“Siamo vicino a Kernahall. Lord Balish ci riceverà tra un giorno.”
Balish. Morgana resistette l’impulso di gemere. Quell’uomo vorrebbe sposare Artù se potesse. Aveva cominciato a vantarsi su suo fratello da quando era bambino. Non aiutava che fosse un amico d’infanzia di Ygraine.
“C’è qualcosa che non va Ginevra. Dobbiamo cambiare l’umore di Uther, e dobbiamo farlo adesso,” disse Morgana stringendo tra le mani la pergamena.
Uno strano sentimento scosse il petto. Magia.
Non avrebbe permesso a nulla di fare del male ad Artù, non per colpa di Uther.
Sotto il regno di Uther, era un cane bastonato che ringhiava indietro.
Sotto il regno di Artù, era libera e felice.
Lei credeva in quel futuro.
Lei credeva in Artù.
 
 
Era quasi notte fona.
Artù e Merlino erano stati attaccati almeno quattro volte lungo il corso della loro ricerca.
O almeno, Artù era stato la vittima principale.
Apparentemente i fulmini di Merlino scacciavano le Ombre per un breve periodo. Andarono alla casa di Benn e Donna, e trovarono solo Anna. Dissero ad Artù che Cian tornava a casa la sera per poi sparire di mattina. Benn non riusciva a trovarlo da alcuna parte.
Artù li rassicurò che non c’era di cui preoccuparsi, perché seriamente quanto era rassicurante dire che il loro nuovo bambino aveva evocato una creatura magica con lo scopo di uccidere Artù?
Cercarono alla vecchia casa di Peter e i campi dell’uomo deceduto, alti e cresciuti troppo. Nessuna traccia del ragazzo. Artù strattonò l’armatura in cui si era cambiato, il peso di essa stava cominciando a farsi sentire.
Si avventurarono nei boschi vicino alla casa.
“Questo è ridicolo. Non dovrebbe essere così difficile trovarlo.” Urlò Artù scalciando un pezzo di terra.
“Lo troveremo, Artù, disse Merlino.
Artù si chiese come il suo servitore personale non avesse già perso la pazienza. “Ogni secondo che perdiamo porta Kay più vicino alla morte. Non posso deluderlo.”
Merlino inalò violentemente al suo fianco. “Artù.”
Artù voltò la testa di scatto verso la direzione di Merlino.
Cian era in piedi su una piccola collina, le foglie degli alberi lo sovrastavano. Lo stomaco di Artù si ribaltò. Cian era accompagnato da cinque Ombre, quella sulla sua destra era in fiamme.
Ho creato questo, realizzò Artù.
Un gelido vento soffiò lungo la schiena di Artù e guardò oltre le sue spalle e vide altre cinque Ombre.
Si pentì immediatamente di aver portato Merlino con sé.
Eppure accanto a lui non c’era un servitore incapace. Era un Incantatore, la forte determinazione che gli brillava negli occhi mentre fissava Cian dall’alto verso il basso, Artù seppe in quel momento che la priorità maggiore di Merlino in quel momento era di tenere Artù al sicuro. (NA: ma va!!!)
“Stai indietro un secondo, okay, Merlino? Fammi provare a ragionare con lui,” disse Artù.
Merlino diede nessun segno di aver ascoltato, continuava a fissare superiore Cian.
Artù camminò di fronte a Merlino, alzando le mani in un segno placatore. “ Cian, annulla il tuo incantesimo.”
I pugni di Cian tremavano lungo i fianchi. “Perché? Tu non hai annullato la pira.”
Artù deglutì. Punto per Cian. “E cosa peri di ottenere con questo?” chiese mentre indicava con un dito le Ombre che li circondavano. “La mia morte? E poi, cosa?”
Le sopracciglia di Cian si aggrottarono.
“Dopo che mi avrai ucciso, cosa farai in seguito?”
“Ucciderò il re e ogni persona di Camelot.”
“Persino tua sorella Anna?” chiese Artù dolcemente.
Ci fu una piccola rottura nei lineamenti rabbiosi di Cian.
Artù sapeva che doveva continuare a insistere. “Tua sorella ti ama, è preoccupata per te. È confusa sul perché tu non sei con lei.”
“ Devo fare questo.” Disse Cian.
“Per che cosa? Qualsiasi cosa tu faccia non riporterà indietro tuo padre. Queste ombre, specialmente quelle infuocata, sono tuo padre?”
“Tu non capisci, è morto per me. Lo devo vendicare!”
Artù tirò indietro la testa. “Per te?”
“Sei cieco? Non era lo stregone, io lo ero! Volevo aiutarlo, erano solo i nostri campi, vendevano meglio … e lui ha mentito per me.” Le sue labbra tremavano.” Tienilo segreto, non lasciare che alcuno lo scopra … e così ho fatto. Finche …” le lacrime stavano colmando gli occhi del bambino.
Gli occhi di Artù si riflettevano in quelli di Cian. Quante famiglie abbiamo io e mio padre rotto? Quanti Cian abbiamo creato? È così che Merlino si sarebbe sentito se Hunith fosse morta per proteggere il suo segreto?
Un rapido sguardo allo stregone dietro di lui lo dimostrò. Merlino cambiò il suo atteggiamento in uno di comprensione e dolore.
Artù fece cautamente alcuni passi avanti. “Tuo padre ti amava, fino alla fine voleva assicurarsi che tu e Anna foste salvi.”
Le lacrime cominciarono a scendere dagli occhi di Cian. “Lo hai ucciso.”
“Lo so,” disse Artù, la sua voce barcollò, “ e non posso riportarlo indietro.” S’inginocchiò sul posto. “Pensavo di non aver altra scelta, ma ho scelto sbagliato. Per questo chiedo scusa. Sono così dispiaciuto …”
Il naso di Cian si arricciò e scosse la testa. “No, non lo sei. Stai mentendo.”
Non c’è niente che io possa fare per rimettere le cose a porto. Mi dispiace, Merlino.
“Se ti darà un senso di pace, allora ti offro la mia vita,” disse Artù.
“La prenderò!” ringhiò Cian. “Uccidete Artù!”
Le Ombre si teletrasportarono verso di lui. Fulmini caddero tutti intorno a loro, e quelle momentaneamente scomparirono. Il tuono rombò così forte che Artù poteva sentirlo nel suo petto.
Si girò verso Merlino, gli occhi del suo amico brillavano d’oro. Quanto potente era Merlino? “Tu, babbeo,” ringhiò Merlino ad Artù.
Cian rimase a bocca aperta. “TU …. Tu sei …”
“ Sono uno stregone, ed ero come te, Cian. Dovevo tenere la mia magia segreta, mia madre mi ha sempre pressato di farlo.” Merlino camminò fino ad affiancarsi ad Artù e lo tirò in piedi. “ E Artù mi ha accettato. Ti ha accettato. Non dovrai nasconderti per molto a lungo.”
Cian batté le palpebre, confuso. “Io …”
Un movimento colse l’attenzione di Artù che tirò indietro Merlino per il colletto della maglietta.
L’ombra coperta di fiamme gli ruggì contro.
Merlino alzò la mano e il fulmine scacciò via l’Ombra, solo che comparirono immediatamente altre nove.
“Non possiamo tenerle lontane per sempre,” urlò Artù.
Poteva sentire le forze di Merlino prosciugarsi.
“Cian,” urlò Merlino,” Chiamali indietro!”
La pioggia iniziò a scrosciare su di loro.
Cian stava fero sulla collina, iper-ventilando.
Il lampo brillò e Artù tentò di scrollarsi la visione offuscata dagli occhi.
Merlino cadde sulle ginocchia affannando.
“Merlin!” Artù lo trascinò a sedere.
Cian urlò, stava correndo giù dalla collina rincorso dall’ombra infuocata, la sua mano si allungò per prendere quella del bambino. Cian inciampò e cadde di faccia.
“Cian,” Artù si affrettò e tirò il bambino contro il suo petto mentre le Ombre si allungavano verso di lui.
Le fiamme bruciarono lungo la sua armatura e un dolore lancinante si generò dalla spalla sinistra. Urlò e rotolò via, bloccando Cian con le braccia.
La pioggia rinfrescò immediatamente la ferita.
Gli occhi di Cian fissavano in alto verso Artù. “Tu, tu non sei ….”
“Sei fortunato di essere nato dalla magia,” rimproverò Merlino Artù. “ Ti ha protetto da quell’Ombra. Per ora.”
Artù vibrò dal dolore.”Fortunato.”
Merlino s’inginocchiò davanti a loro. “Cian, devi annullare l’incantesimo.”
“Non so come fare ….” Pura paura brillava nei suoi occhi.
Merlino ringhiò frustrato. “Quali erano le tue intenzioni quando hai fatto l’incantesimo?”
Cian ebbe la grazia di mostrarsi vergognato. “Che il Principe Artù soffrisse come mio padre.”
Perfetto, questo significa che Artù doveva morire bruciato.
Una per una, le Ombre ritornarono, circondandoli.
“Si stanno rivoltando contro di te Cian,”  disse Merlino.” Percepiscono il tuo cuore, non sei più focalizzato sull’intenzione principale.”
“No …” gemette Cian.
“Non stai per morire,” disse Artù digrignando i denti. Soffiò mentre tentò di muoversi.
Merlino poggiò una mano sulla ferita di Artù e mormorò un incantesimo. Una freschezza iniziò a spargersi lungo la spalla finché non gli sembrò come nuova.
Merlino barcollò in avanti.
Artù lo prese al volo. Merlino non poteva continuare. Di questo passo, tutti e tre sarebbero morti. “Prendi Cian,” ordinò Artù, “Portalo via di qui!”
Gli occhi di Merlino brillarono dalla furia. “È il mio destino proteggervi, Artù.” Si raddrizzò e sollevò una mano.
“Non puoi fermarli.!” Urlò Artù.
Il vento frustò e si strinse attorno ad Artù e Cian.
Quando Artù batté le palpebre, era sulla collinetta con Cian, e le Ombre attaccarono all’unisono Merlino.
“NO!” urlò Artù.
Merlino diede ad Artù un dolce sorriso prima che Ombre lo raggiungessero. S’irrigidì all’impatto e i suoi occhi si bloccarono in uno sguardo lontano mentre collassava sulla schiena.
“MERLINO!”
Pugnali di colpa lo trafissero nel petto e non riuscì più a respirare. “No,” bisbigliò.
Corri, babbeo”  sentì Merlino urlare nella sua testa.
Prese in braccio Cian e corse, il suo cuore si stringeva ogni passo che faceva più lontano da Merlino. Quell’idiota, amabile …. Non poteva essere morto. Non poteva.
I rami si allungarono verso di lui e alcuni s’impigliarono nella sua armatura  e si ruppero. La sua spada pendeva inutile lungo il fianco. Che cosa poteva fare di corretto se non era riuscita a proteggere Merlino?
La pioggia scese più fitta e Artù riusciva a malapena intravedere la strada da percorrere. Camminò su di un ramo e scivolò.
Atterrò sulla sua schiena, l’aria uscì d’improvviso dai polmoni. Gemette mentre Cian si allontanò da lui e Artù si sollevò sui gomiti.
In un attimo le Ombre stavano avanzando contro di loro.
“Corri, Cian!” gli abbaiò Artù.”Vai!”
Cian esitò.
“VAI!” urlò Artù.
Cian iniziò a correre via.
Questo è quanto. Sembra che ti raggiungerò presto, Merlino. Mi dispiace.
Un oggetto pensate gli punzecchiò il palmo della mano. Guardò velocemente in basso e vide un pomello d’oro e un’ elsa fuoriuscire da una pozzanghera. Era una spada?
impugnala Artù,”  sentì gridare Merlino.
Una sfera blu gli fluttuò davanti. Quella luce ….
“Ar-tù …” gemette l’Ombra.
Tirala fuori!”
In un movimento fluido, Artù tirò fuori dal terreno la spada dall’elsa d’orata, la lama scivolò fuori dalla pozzanghera con facilità, mentre si alzava in piedi. Una luce bluastra brillava contro l’oro incastonato nella spada mentre la connessione magica tra la spada e Artù saettò lungo il braccio.
Art attaccò la prima Ombra. Esplose in una nube di fimo. Evitò l’altra e affondò la spada nel petto di una terza.
La spada sembrava fosse un pezzo mancante con cui Artù si era finalmente ricongiunto. Era perfetta nelle sue mani, perfettamente bilanciata, agile, era una sua parte. La roteò liberamente mentre la lama fischiava contro i nemici. Uno per uno li abbatté a terra.
Ansimò mentre fissò l’ultima ombra, la pioggia asciugava un minimo le fiamme che gli lambivano il contorno. Alzò un braccio e una lama di fuoco si formò nel suo palmo.
“Ar-tù.” Chiamò.
“Stai zitto.” Ringhiò Artù. Tirò indietro la spada e la lama prese fuoco. Artù la allontanò sorpreso.
“Combatti con me,” chiamò la spada.
Entrambe le spade si scontrarono, scintille volarono e le fiamme tremarono sotto la pioggia e il vento.
L’ombra abbaiò contro Artù.
Le labbra di Artù s’incurvarono disgustate. Saltò indietro e attaccò l’Ombra. Danzarono insieme parando e correndo lungo la foresta, inciampando e scivolando contro i cespugli e le rocce.
La sfera di luce blu continuava a fluttuare vicino ad Artù, dandogli luce nell’oscurità crescente. Non che non lo facessero già la sua spada e quella dell’Ombra.
Artù inciampò su di una riccia e l?ombra immediatamente attaccò la nuova apertura. Artù piroettò su se stesso e affondò la spada nel petto dell’avversario, le fiamme brillavano vicine alla sua faccia.
L’ombra lanciò un ruggito prima di dissolversi e frantumarsi nello spirito blu di Peter.
Artù tirò libera immediatamente la spada, la lama non più in fiamme.
“Peter,” Artù disse stupito.
Un sorriso adornava il volto dello spirito. “Grazie per aver scelto di proteggerlo,” disse Peter.” Digli che li amo con tutto il mio cuore.”
Il suo spirito si dissolse con la pioggia.
Artù ansimava profondamente. Guardò in basso la sua spada. Su di un lato leggeva:  Tirami su,  e sull’altro:Mandami vai. (NA: la traduzione non è precisa, ma è il significato più vicino.) come era venuto in possesso di questa spada? Sobbalzò. Merlino!
La luce blu lo guidò indietro fin dove aveva lasciato il suo servitore, panico e paura gli accerchiavano il cuore. Sul fondo della collina Merlino era ancora lì sdraiato, gli occhi che guardavano verso il paradiso.
La sfera atterrò accanto a lui.
“Merlino!” gridò Artù. Corse al suo fianco e lasciò cadere la spada vicino al corpo. Lo afferrò e lo tirò su di se.
Gli occhi di Merlino lo fissavano, immobili.
“No ….” Artù lasciò cadere la testa contro il petto di Merlino, un singhiozzo gli si bloccò in gola. “No ….” Le lacrime caddero copiose dai suoi occhi e strinse la maglietta di Merlino tra le mani. “Non puoi …. Ho bisogno di te. Non posso fare niente senza di te…”
Un respiro forzato spaventò Artù. Alzò subito lo sguardo e vide Merlino battere le palpebre.
Il suo servitore tossiva e tremava. I suoi denti battevano. “Non puoi liberarti di me così facilmente ….”              
“Merlino!” Artù lo strinse in un  abbraccio spacca-ossa, inondato da un’ondata di sollievo. Non si azzardava a lasciarlo andare, per paura che lo avrebbe perso nuovamente. “Non farlo mai più.”
“Salvare la tua inutile pellaccia? Mai più, lo prometto.” Disse Merlino tra i colpi di tosse. Aspettò un attimo prima di accorgersi che Artù non aveva intenzione di lasciarlo andare.”Artù?”
Artù lo strinse più forte. Giurò di aver sentito il sorriso di Merlino prima che il suo servitore alzasse le sue braccia incerte e ritornò l’abbraccio.
“Sono qui, Artù,” disse. “Sono proprio qui.”
Artù chiuse gli occhi e diede un piccolo ringraziamento a qualsiasi divinità esistesse per decidere non fosse ancora arrivata l’ora di Merlino.
Artù trasportò merino fino alle stanze di Gaius. Il suo servitore era svenuto quando arrivarono al castello. Aiutò Gaius a sdraiare Merlino nel suo letto e gli stette addosso come una mamma chioccia.
“Starà Benne, non è vero, Gaius?”
“Da quel che mi hai detto, deve aversi realmente stancato troppo. Senza contare essere attaccato da Benn dieci Ombre ….” Disse Gaius mentre asciugava la testa di Merlino con un panno.
Artù desiderava essere al suo posto.
“Sembra essere in un sonno profondo, maestà. Non c’è più nulla che possiamo fare se non aspettare.” Gaius gli diede una forte occhiata. “ Vi consiglio di riposare altrettanto.”
Artù si fermò sulla branda fuori dalla camera di Merlino e fu sollevato di vedere che Kay fosse sveglio.
“Come ti senti?” chiese al suo cavaliere.
“Esausto, come se mi fossi allenato per cinque giorni consecutivi.” Disse Kay, gli occhi si sforzavano di stare aperti.
Artù tirò avanti una sedia e si sedette accanto a lui. Strinse la spalla del suo cavaliere, “ Sono contento di vedere che stai Benne, Kay. Solo … non fare mai più una cosa simile?”
Kay fissò Artù e incominciò a ridere.
Huh?
“Non penso realizziate quanto facilmente ci rendete il compito d farvi piacere.” Disse Kay. “Siete così disposto a sacrificare la vita per tutti quanti, eppure non volete che alcuno lo faccia per voi.”
Le orecchie di Artù s’infiammarono. Si grattò il lato del collo.
La faccia di Kay cadde mentre fissava lontano, dietro Artù. “ È una cosa positiva, sire …. Artù. Non ho mai voluto essere un cavaliere. Eppure le leggi del Re Uther stabilisco che tutti i primogeniti devono essere mandati a Camelot ad allenarsi come cavalieri. È considerato un disonore il fallimento. Ho sentito pettegolezzi su di voi, Artù Pendragon, il Principe Ereditario, capo dei Cavalieri a soli quindici anni, e che eri severo. Molti di noi erano spaventati di voi e vi odiavano, perché la vostra selezione di cavalieri era durissima, molto pochi erano accettati.”
Artù si mosse sulla sedia nervoso. Faceva quello perché non voleva che chiunque diventasse cavaliere solo per il nome, voleva che i migliori si unissero ai suoi ranghi, e voleva qualcuno che portasse il codice dei cavalieri nel cuore. Non aveva realizzato di come sembrava agli occhi di qualcuno nella posizione di Kay. Quanto disonore e vergogna ha portato Artù a quelli che ha rifiutato?
“Non potevo portare vergogna a mio padre. Anche se era un lord, Uther lo aveva umiliato e la maggior parte delle persone non si fidavano di lui. Dovevo ricostruire quella fiducia. Era così facile odiare voi e Uther. Finché non sono venuto qua ed ho scoperto che razza di uomo eravate.” Kay si girò verso Artù. “Voi siete il futuro re, il futuro di Camelot. Sono pronto a sacrificare la mia vita per proteggere voi e quel futuro. Lo farei nuovamente senza indugio.”
Artù sorrise, toccato dalle parole di Kay. “Sono contento che tu sei un mio cavaliere. Desidero che più dei miei uomini avessero la tua forte convinzione e cuore.”
Gli occhi di Kay brillarono, “L’hanno, maestà. Le azioni riflettono la vostra abilità di guidare, e vedrete che molti dei vostri uomini seguono il vostro esempio.”
Dopo la sua chiacchierata con Kay, Artù tornò alla casa di Bennn e Donna e fu sollevato di vedere Cian mentre abbracciava la sorella Anna in lacrime. Era terrorizzato quando vide Artù. Artù lo rassicurò che era tutto perdonato e gli ricordò dell’amore che Peter provava nei suoi confronti.
“Prenditi cura di tua sorella, Cian,” disse Artù. “Ha bisogno di te ora più che mai.”
“Perché non mi odi?” chiese improvvisamente Cian quando Artù fu alla porta. “Ho provato ad ucciderti.”
“So perché lo hai fatto,” disse Artù.
“Ma io sono un mostro,” urlò Cian.
Artù s’inginocchiò ed afferrò le spalle di Cian, “TU non sei un mostro. Sei solo ciò che scegli di essere. Possedere la magia non ti definisce, Cian. Sei solo definito da ciò che fai con essa.”
Le labbra di Cian tramarono mentre annuì col capo.
Artù si diresse nuovamente verso la porta. Fece una pausa e si rigirò verso il bambino. “Mi odi lo stesso?”
Cian si morse il labbro, “Sì … ma non sono più arrabbiato.”
Artù decise essere un inizio.
Quando finalmente tornò nelle proprie camere, adagiò la sua nuova spada sul tavolo ed appese la sua vecchia. La luce di candela si rifletteva sul bordo e sull’oro della lama.
Strinse le nocche contro il bordo del tavolo. Artù pensò alla confessione di Cian, di come Peter avesse protetto il segreto del figlio. La paura del bambino di essere un mostro. Si sentiva così Merlino? Si è mai sentito come un mostro crescendo? Vergognandosi di chi fosse? Artù tentò di visualizzare come fosse nascondere una parte di se stessi che fremeva per uscire.
Probabilmente finirei per diventare acido e pazzo.
Un nuovo profondo rispetto crebbe per Merlino. Non aveva idea di come il suo stregone avesse tenuto le sue nobili intenzioni nel cuore.
Artù ridacchiò. Il suo stregone. Suonava Benne.
Riportò la sua attenzione alla spada e passò un dito lungo il filo della lama. La magia in essa si legò a quella di Artù. Molte delle connessioni parevano ad Artù come un’onda di emozioni associati a chiunque si connettesse. Qui, tutto quello che sentiva, era un senso di se stesso, di appartenenza, un pezzo del suo cuore di guerriero.
I sogni del principe Artù e del suo cuore roteavano in lui.
Voglio essere un re che è giusto e imparziale. Voglio che Camelot fiorisca in pace, non nella paura. Voglio una terra dove le persone trattano gli altri con rispetto senza guardare allo stato sociale. Voglio una terra dove chiunque è eguale e le persone possono essere come realmente sono, persino con la magia.
Non voglio essere Re. Se questo è come sarà …
“Voglio unire Albion, unire tutti i regni sotto un unico stendardo pacifico così che non ci possano essere più Manau, o Ealdor.”
E Artù non voleva nient’altro in quel momento che essere libero, di scappare, di non essere più un principe, non più un guerriero e il protettore di Camelot. Di essere solamente Artù.
 Ma chi stava prendendo in giro?
Lui era un guerriero.
Lui aveva una missione, uno stimolo, un fine.
E lui aveva Merlino, un potente stregone e amico al suo fianco.
Per gli dèi, era il Re del Futuro e del Passato.
Strinse la spada e uscì dalle camere. Scivolò dietro le guardie e giù nel corridoio buio che portava a Kilgharrah.
Il drago stava dormendo eppure si svegliò immediatamente quando Artù saltò oltre il baratro e atterrò sulle rocce accanto a lui.
“Giovane Pendragon?
“Potrai anche non credermi pronto. Ma non posso dormire sapendo che stai marcendo qui sotto. Non posso permettere a nessun altro di soffrire,” disse Artù. Trovò le catene intorno alla gamba posteriore di Kilgharrah.
“E come mi libererai?” chiese Kilgharrah sospirando. Appoggiò la testa tra le sue zampe.
Artù sbatté la sua nuova spada contro le catene. La lama si scontrò con esse. Non accadde nulla.
Kilgharrah sbadigliò.
Artù guardò male la spada. Perché non stava funzionando? Uccideva creature immuni ad attacchi magici e non poteva rompere delle misere catene forgiate dall’ Antica Religione?
Artù fissò l’iscrizione un’altra volta: Tirami su.
Io sono nato dalla magia, si disse Artù. Kilgharrah ha il diritto di essere libero. Una scossa gli percorse i braccio. “Tirami su,” la spada gli bisbigliò.
Artù notò come le sue mani brillavano di una luminosa aura. Prese un profondo respiro. “Excalibur,” chiamò la sua spada. Non sapeva da dove provenisse il nome, gli sembrava appropriato.
Kilgharrah alzò di scatto la testa in alto.
“Libera Kilgharrah dalle sue catene,” disse.
L’aura luminosa uscì dalle sue mani e si estese lungo tutto il corpo. Una stretta che Artù non sapeva di avere si sciolse nel petto e fuoriuscì del calore.
Artù portò Excalibur giù e le catene si ruppero dalla zampa, liberando il drago. Un pezzo era ancora attaccato, ma le catene non lo tenevano più imprigionato a Camelot.
“Come …” gli occhi de Grande Drago erano spalancati dalla sorpresa.
“Sei libero,” disse Artù, la sua voce vibrava nell’aria. C’era una setosa, ritmata qualità di tono in essa. “Prego che tu abbia fede alla tua promessa.”
Kilgharrah ridacchiò e inchinò la testa.”Avete accettato il vostro ruolo. Sono in vostro debito, Re del Futuro e del Passato.”
“Cosa deve servire per farmi chiamare dalle persone Artù qui intorno?” brontolò.
Kilgharrah sorrise.”Artù. Non so come ripagarti.”
“Sii libero,” disse Artù.”  E tieni fede ai patti.”
“Lo farò sicuramente, giovane Pendragon.” Inclinò il capo prima di sbattere le ali.
Artù ghignò mentre guardava il drago decollare dal corridoio della caverna fuori nell’aria aperta.
Guardò in basso le sue mani per vedere che la sua pelle era tornata normale. Sapeva ciò che aveva fatto.
Aveva usato la magia.
 



Era servito a Merlino un po’ di tempo prima di riuscire ad aprire i suoi pesanti occhi. Fissò il soffitto della sua camera, cercando di ricordare cosa era avvenuto.
Le Ombre. Non si era mai sentito così rigido e fretto in tutta la sua vita. Aveva guardato in alto, verso il cielo stellato, sentendo la sua vita prosciugarsi.
Poi Artù … aveva pianto per lui. Pensava che Merlino fosse morto? Merlino si toccò il petto. Non lo era. Era sicuramente vivo. Dolorante ed esausto ma vivo.
Lottò per rialzarsi dal letto e si gelò.
Il corpo di Artù era semi-sdraiato sulla parte inferiore del letto di Merlino. La parte inferiore del corpo del principe era precariamente vicina a cadere dalla sedia.
“Non puoi …. Ho bisogno di te. Non posso fare niente senza di te…”
La confessione di Artù si ripeté nella mente di Merlino. Calore gli fluì alle guancie. Si allungò e afferrò le dita di Artù.”Anch’io non posso fare niente senza di te,” bisbigliò Merlino.
Artù credeva in lui.
Non solo come amico e fidato consigliere.
Come uno stregone.
Si fidava di Merlino riguardo alla sua stessa vita e il suo regno.
Merlino sentiva come se potesse affrontare qualsiasi cosa con Artù al suo fianco. Divertente come pensiero, aveva sempre pensato che il suo destino fosse un peso da portare da solo. Non aveva mai realizzato di come fosse un destino ideato per essere condiviso con Artù.
Artù brontolò nel sonno e pigramente alzò la testa. Schioccò le labbra e cercò di svegliarsi battendo rapidamente le palpebre. Il suo sguardo si fermò su Merlino. Servì un battito solo per alzarsi seduto. “Merlino! Sei sveglio!” afferrò il braccio dello stregone.
Merlino si allungò e sentì la magia di Artù dentro di lui. Era differente ora. Regale e confidente. Qualcosa era accaduto.
“Per quanto tempo ho dormito?” chiese Merlino, rigirandosi nel letto. Sentiva come se non si fosse riposato per nulla, eppure sapeva fosse un lungo periodo.
“Un paio di giorni.”
“Cosa?”
“L’Ombra ti ha prosciugato per Benne,” Artù lo guardò male,” insieme al tuo esagerato sfruttamento della tua magia. Gaius ha detto che dovresti aspettare almeno una settimana prima di riprenderti al 100%”
Merlino alzò le braccia, sembrò stesse sollevando l’armatura di Artù con il mignolo, e bisbigliò ‘’Forbearnan”.  Una scintilla si accese, ma nulla di più.
Artù afferrò il braccio e lo abbassò sul letto. “Calmo.”
Merlino girò lo sguardo verso Artù e sorrise. Artù era vivo. Questo è l’unica cosa che contava. “Come hai fatto a sconfiggere le Ombre?”
Artù assottigliò gli occhi sospettoso. “Stavo giusto per chiedertelo. A quanto pare ho avuto un piccolo aiuto.” Rilasciò la mani di Merlino e il mago desiderò di avere la connessione indietro. Artù pose qualcosa avvolto da un panno sul letto di Merlino. Sollevò la tela e Merlino riconobbe immediatamente la spada.
“Come?”
“L’ho tirata fuori da una pozzanghera. Dove l’hai trovata te?”
Merlino arrossì. Si grattò la guancia imbarazzato.”L’ho fatta io ,per te soltanto. È stata temprata dal respiro del drago e può sconfiggere qualsiasi cosa magica.”
“E non hai pensato di utilizzarla mentre noi combattevamo le Ombre?” Artù gli sollevò il sopracciglio.
“Era stata seppellita nelle profondità del lago a quel tempo. Sono sorpreso che tu l’abbia tirata fuori da …. Una pozzanghera?”
“Deduco tu non ti ricordi aver creato una sfera di luce blu, vero?”
Merlino aggrottò la fronte.
Artù ridacchiò. “L’ho vista un’altra volta, quando ero in quella caverna, prendendo l’antidoto per salvarti ed ero inseguito da ragni giganti.” Arricciò le labbra pensieroso.” Presumo tu lo faccia soltanto quando sei incosciente?”
Merlino cercò tra le memorie il momento giusto. Non riuscì a ricordare perfettamente, eppure la sua magia pizzicò per risposta. “Credo di sì.” Voleva chiedere di più, ma si accasciò nel letto.
“Dovresti riposarti di più,” disse Artù.
“No, ho dormito per due giorni, posso restare sveglio ancora un po’.”
Artù lo fissò a lungo. L’angolo della bocca s’incurvò verso l’alto. Cercò nella sua giacca e tirò fuori un rotolo di pergamena. Lo allungò verso Merlino. “Non potevo dormire così ho scritto questo.”
Merlino lo srotolò e lesse rapidamente i contenuti. Alzò di scatto la testa verso Artù. “Questa …. Una legge per rendere legale la magia?”
“L’unico momento in cui le persone saranno punite sarà se la utilizzeranno per il male, come una spada.”
Il cuore di Merlino si gonfiò. Era passato solamente un anno da quando era arrivato a Camelot e aveva guardato l’esecuzione di uno stregone. Aveva incontrato Artù e odiato ogni cosa di lui.
Adesso, era un amico intimo di Artù … o erano qualcosa di più? E in questo momento Artù aveva scritto una legge per legalizzare la magia, per liberare gli stregoni dalla paura di loro stessi.
“Voglio che sia approvata,” disse Artù, gli occhi fissi sulla pergamena. “Quanti anni dovranno passare prima che tutte le persone del mio regno siano libere, prima che non esistano più altri Cian, prima che le mie persone siano giudicate sul loro carattere e non per la loro nobiltà o assenza di essa.” Deglutì e fissò negli occhi Merlino. “Sono pronto, Merlino. Voglio essere Re. Non domani o tra anni a venire. Proprio adesso, in questo momento.”
Merlino si allungò e strinse forte la mano di Artù. “Lo puoi essere.”
“Come? Come posso costringere mio padre ad abdicare? Che succede se scateno una guerra civile a Camelot? Non voglio che altro sangue sia versato perché io ascenda al trono.”
“Non lo so,” bisbigliò Merlino.” Troveremo un modo. Lo prometto.”
                                           
 


“Suppongo vi state chiedendo perché vi ho riunito tutti qui,” disse Artù.
Il qui era la vecchia casa di Peter, con la porta e le finestre sbarrate.
Sir Leon fissò nervoso a Gaius e Geoffrey seduti al tavolo vicino a loro.”Ci vuoi insegnare della poesia?”
Artù corrugò le sopracciglia. “Cosa?” Che bugie gli aveva raccontato Merlino alle sue spalle? “No,” perfetto, adesso aveva perso il filo del discorso.
“Non stiamo per complottare l’assassinio di qualcuno, vero?” chiese Geoffrey, prudentemente. “Né Lady Caitlin.”
“Cosa?” chiese Artù stupefatto. Si strinse il ponte del naso. “Colpa mia, non dovevo cominciare con quella domanda.”
Gaius sollevò entrambe le sopracciglia come conferma.
Artù sollevò le mani. “Okay. Vi ho convocato tutti qui per una semplice richiesta. Può andare contro la vostra lealtà, ma vi sto chiedendo di fidarvi di me e sapere che non farò nulla di avventato.”
“Mio si-signore.” Balbettò Leon,” adesso ci hai realmente preoccupato. Che cos’è?”
Artù sospirò profondamente. Stava veramente per chiederglielo. “Potete dire di no e nulla cambierà. Mi stavo domandando se avevo il vostro supporto nel consiglio per costringere mio padre ad abdicare al trono.”
Entrambi gli anziani strabuzzarono gli occhi.
“Maestà?” esclamò Gaius.
“Questa è pazzia,” urlò Geoffrey.
Sir Leon rimase neutrale. Artù riusciva a vedere la lotta interna con alcune emozioni. Desiderava sapere meglio quali fossero.
Leon disse, “Magari potresti spiegarti meglio, maestà.”
In quel momento, Artù seppe di avere il totale supporto di Leon. Desiderava che Merlino fosse lì, ma voleva che lo stregone riposasse.
“Credo sia ora di portare un cambiamento a Camelot, un buon cambiamento. Nonostante io ami mio padre, è diventato chiaro che il Re Uther ha permesso alle proprie emozioni di accecare il suo giudizio mentre regnava sul trono.” Fissò Gaius e Geoffrey.” Voi due sapete di cosa sto parlando. Quanto stregoni moriranno ancora, quante famiglie saranno distrutte a causa della magia? Quanto sangue macchierà ancora Camelot?”
La faccia di Geoffrey era pallida.”Maestà, vostro padre ha portato la pace ….”
“Ha portato vittoria a Camelot,” disse Artù.”Non la pace.”
La bocca di Geoffrey rimase spalancata. Si girò verso Gaius per aiuto.
Le labbra di Gaius erano strette in una linea sottile. Guardò Artù per molto tempo. “Cos’è che ricerchi che ti separa da Uther?”
“Non è la vittoria che ricerco, è la pace,” disse Artù. “Desidero costruire una terra di uguaglianza in tutte le cose.”
Fissò Geoffrey.”Ricordo che tu mi hai insegnato le storie dei re antichi, di come anni fa c’era un castello in cui si radunavano e sedevano a una tavola rotonda per creare un regno più forte. Voglio costruire una terra con tutti i regni riuniti in pace.” Fissò Gaius.” Ricerco un mondo dove nessuno deve tremare si paura per ciò che sono, dove sono liberi.” Si girò verso Leon.” Voglio avere cavalieri che proteggano il proprio regno per loro spontanea volontà, non perché sono forzati a farlo per la loro nobiltà, voglio offrire la possibilità a tutti quanti di diventare cavalieri.”
Si fermò per un momento, pensando come continuare.
“Vi sto chiedendo appoggio. Se dite di no, apprezzerò soltanto la lealtà nei confronti di mio padre e non penserò a voi in modo differente. Non sto programmando una guerra civile tra le mura di Camelot.”
“Perché adesso?” chiese Geoffrey. “Perché non tra qualche anno? Vostro padre diventa vecchio ogni giorno che passa.”
Artù sorrise. “Sono principalmente un cavaliere, Geoffrey. Il che significa che devo trattare ogni giorno come fosse l’ultimo. Oggi potrebbe essere la mia unica possibilità per creare un futuro migliore per Camelot.”  E non posso più sedere in disparte. Mio padre ci tiene alle presone di Camelot, l’ho visto. Lui sceglie soltanto di chi occuparsi invece che chiunque.
“Cosa ti fa pensare che farai meglio di tuo padre?” chiese Gaius.
“Perché non sarò da solo. Sto imparando ad ascoltare. Lo stai, meglio di me, come mio padre ascolta il suo consiglio.”
Le labbra di Gaius si rivolsero verso l’alto, eppure si costrinse a non sorridere.
“Devo sottolineare il fatto che questo non è un ordine. Siete liberi di scegliere cosa desiderate.”
Leon si alzò, la mano sul pomo della spada. “Sapete Benne come me. Non c’è altro uomo per cui desidero lottare e morire. Avete la mia alleanza.”
Artù gli diede un sorriso fiero. “Grazie, Leon.”
“Io amo vostro padre, Artù,” disse Gaius.” È un caro amico. Per questa volta, comunque, prima che arrivi il mio tempo, vorrei servire un re con orgoglio, stare accanto a qualcuno in cui credo.” Si alzò in piedi. “Io credo tu sia quell’uomo, Artù.
Artù si sforzò a nascondere le sue reazioni a quell’affermazione. Le parole di Gaius avevano molto più valore di quanto sapesse.
Geoffrey alzò le mani al cielo. “Ah, al diavolo.! Si alzò in piedi. “Per quanto mi piacesse scrivere dettagliatamente la storia e i fatti del ragno di vostro padre.” Espirò un esasperato sospiro. “ sono pronto per una nuova storia.”
Artù sorrise.
Geoffrey incrociò le braccia. “Prego ti ricordi le vostre lezioni di matematica. Hai bisogno di più della metà del consiglio dalla tua parte. Devi ottenere il favore di altri due.”
Artù nascose un ghigno. Uno era il marito di Audrey che era un Castellano, perché Uther si fosse portato dietro Daimon, Artù non lo sapeva. Fynn era fuori questione.
Realizzò in quel momento che non aveva visto Fynn in giro, ultimamente. Il che era molto strano.
Poteva convincere Edmund, ma lui era uno silenzioso. Non diceva mai molto durante i meeting del consiglio. Owaine aveva invece sempre qualcosa da dire e Artù giurava che nessuno lo ascoltava.
Poteva farlo.
Suo padre sarebbe tornato tra qualche settimana. Lui e Merlino sarebbero riusciti a pensare a qualcosa.
Oggi, era abbastanza sapere che Artù aveva l’appoggio totale di Gaius, Geoffrey e Sir Leon.
 


Nello stesso momento, Lee entrò nelle camere di Fynn.
Fynn guardò in alto dal tavolo dove stava mangiando il suo pollo e formaggio.
Lee ridacchiò e allungò il foglio tra le sue mani.
Fynn lo guardò e sorrise malevolo.
 



“Hai barato,” disse Artù mentre Merlino catturava il suo re nella scacchiera.
Merino sorrise e si stiracchiò sul letto, lanciando in alto il pezzo di Artù e afferrandolo con la magia.
Artù roteò gli occhi alla scena. “ Vanitoso.”
“Sei tu che non sai perdere,” disse Merlino mentre riposizionava le pedine. “Ancora?”
Artù scosse il capo. “Devo incontrare delle persone nella sala del trono. Giuro che se devo risolvere ancora una disputa su a chi appartenga il pollo, mangerò io stesso l’animale.”
“Ah, dilemmi di essere il reggente,” lo canzonò Merlino. Gli picchiettò il fianco, “ ammettilo, sta cominciando a piacerti.”
Lo era, ma non avrebbe certamente detto a Merlino.
“Come sta la tua forza?”
Merlino allungò una mano,” Sta lentamente ritornando. Non aspettarti che io possa creare pioggia nuovamente in tempi brevi.”
“Penso che non ti dovrai preoccupare. I nostri granai si stanno riempiendo.  I paesani stanno mangiando Benne. Hai fatto Benne, Merlino. Hai salvato Camelot da un inverno senza cibo.”
Merlino incrociò le braccia e fece spallucce.
Artù lo spinse delicatamente, “Non essere così modesto.”
Merlino ridacchiò. Fissò la spada al fianco di Artù. “Non posso credere che ha liberato Kilgharrah.”
Artù arricciò le labbra in su. Merlino era stato sorpreso quando Artù glielo aveva detto. Era quasi più sorpreso del fatto che avesse usato l magia. Artù non l’aveva richiamata nuovamente, eppure poteva sentire i suo poteri nel suo petto. Non era minimamente potente come Merlino, e ad Artù andava Benne così. Gli Dèi sapevano aveva abbastanza potere essendo il futuro Re.
“Continuo ad aspettarmi essere tutto questo un sogno ….” Confessò Merlino.
“Troppo bello per essere vero,” disse Artù.”Lo so. Mi dispiace averci impiegato così tanto per arrivare a questo punto.”
Merlino sbuffò.”Artù … ci sei arrivato. Devo ammettere. Mi piace questo lato di te. Promettimi, non cambiare mai, Artù. Sii sempre te stesso. Non nasconderti mai più.”
Sono contento che tu sia venuto a Camelot, Merlino. Non avrei mai raccolto il coraggio necessario per fare questo senza di te. “ sto cominciando a esserti simpatico, non è vero? Significa che smetterai di chiamarmi babbeo?” scherzò Artù.
“Sarai sempre un babbeo.”
Artù sorrise.
“Vai, idiota. Il tuo popolo ti aspetta,” disse Merlino.
Artù si alzò e additò Merlino. “Pretendo la rivincita quando torno.” Si fermò sull’uscio.” La stessa cosa vale per te, Merlino.” Bloccò con lo sguardo l’amico. “Non voglio che tu cambi. Tutti i miei progressi … non ce l’avrei fatta senza di te.”
Merlino sorrise.”Lo avresti fatto senza di me.”
Artù picchiettò contro la porta.”Forse. riposati. Ti vedrò tra un po’.” Iniziò a camminare a passo spedito lungo il corridoio. La sua mano restava sul pomo di Excalibur.
Sir Leon lo approcciò nel senso opposto. “Ah, siete puntuale oggi.”
“Sono sempre puntuale,” ribatte scherzosamente Artù. “Sembra tu sia in ritardo agli allenamenti.”
“Non sono in ritardo, maestà,” disse Leon mentre superava Artù. “Sono loro in anticipo.”
Artù rise oltre le sue spalle e aggiunse, “Riportami i loro progressi quando hai finito."
“Certamente, mio signore.” Rispose Leon.
Artù corse su per le scale. Le parole di Merlino gli si ripetevano bella testa, mandavano un caldo sentimenti che nel suo cuore che cresceva la sua confidenza. Stava camminando sulle nuvole.
Oltrepassò le persone allineate fuori dalla porta e gli diede un cenno con la mano. “Buona giornata.”
Alcuni si girarono e risposero con un “Buona Giornata” identico. Altri gli sorrisero. C’erano solo poche facce scontente.
Cosa c’è in serbo per me quest’oggi?
Artù girò l’angolo e aspettò per le guardie che aprissero le porte della sala del trono. Camminò dentro e si fermò d’improvviso.
Uther stava accanto al trono, le sue mani stringevano le picche sulla punta. Dava ad Artù la schiena. Il fiato di Artù si fermò nella gola. Suo padre era ritornato? Perché nessuno lo aveva avvertito? A meno che, il ritorno improvviso di Uther, quello non era un buon segno.
Colse la figura di Fynn sulla porta accompagnato da Lee e da altri membri del consiglio.
Artù ritrovò la voce.”Padre. Siete tornato.” Benne, almeno la sua voce non tradiva il suo sussultante cuore.
“Lasciateci,”ordinò Uther.
Fynn e gli altri si diressero verso l’uscita.
Artù sentì le porte chiudersi dietro di lui. Diede una rapida occhiata alle sue spalle. C’erano ancora quattro guardie nella sala. Non gli era sfuggito il fatto che fossero guardie di Uther.
Artù fece alcuni passi in vanti. “Come è andato il viaggio?”
“Sei leale a me, Artù?” chiese Uther improvvisamente.
Artù deglutì. Quello non era suo padre. Era il Re. “Signore, la mia lealtà è sempre stata verso Camelot.”
“Questo non è ciò che ho chiesto,”disse Uther, girò lentamente la faccia verso Artù.”Ti ho chiesto se sei fedele a me
Dì di sì, perché sto esitando? Artù aprì la bocca per parlare, eppure non disse nulla. Quand’è che Uther ha perso la fiducia di Artù? Artù sapeva la risposta. Quando Artù era andato contro i suoi ordini e recuperò l’antidoto per Merlino.
“Capisco,” disse Uther quando il silenzio rimase troppo a lungo.
Artù evitò lo sguardo.”L’ultima volta che abbiamo comunicato, non dovevate tornare prima di alcune settimane.”
Uther lo rimproverò.”Ti sarebbe piaciuto vero?così averti potuto passare questo!” sai girò totalmente e scosse un pezzo di pergamena nella mano.
Artù strizzò gli occhi. Quello era …. La nuova legge per la magia … quando aveva …. Artù ringhiò. Fynn. Artù era stato uno stupido nello scriverla. Fece un passo avanti. “Padre, dovete comprendere ….”
“Non hai alcun diritto a chiamarmi così. Pensavo fossi mio figlio.”
“Lo sono!”
“Sul serio?” Uther fece un passo verso il trono.”Nessun figlio mio si sarebbe ribellato contro di me sulla magia! Ti ho dato una possibilità di dimostrare di essere sotto un incantesimo. Posso vedere che se pulito e sano. Hai osato organizzare una congiura contro di me?”
Parole di difesa e di scusa gli vennero in mente, pronte per essere usate. No.  Artù raddrizzò la schiena.  Questo non sarà un confronto tra un re e un principe, questo è tra due re.” Tutto quello che ho fatto, l’ho fatto nel nome di Camelot.”
“Ho sacrificato tutto per preparati a essere re. È così che mi ripaghi?”
“Io non sono te, padre. Non posso regnare come hai fatto tu.”
“La magia è malvagia. Non ha imparato nulla crescendo? Non ti ho insegnato la lezione nel tuo cuore?”
“Come puoi essere così cieco nel vedere il mondo che stai creando? Lo sai Benne quanto ,e che la magia non è malvagia. Stai solo cacciando quelli che la professano per diminuire i tuoi sensi di colpa.”
“Colpa? Ho fatto ciò che è necessario per proteggere il regno.”
“ che cosa avrebbe detto mia madre a tutto questo?” sbottò Artù. Doveva sapere la v verità e , per gli dèi, Uther doveva dirgliela.
Uther balbettò. “Tua …. Tua madre. Non osare portarla dentro questo.”
“Per creare una vita, un’altra deve essere resa come scambio,” recitò Artù dal libro di magia di Ygraine.
Uther impallidì.
“Dimmi. Perché eri così ansioso da dar via la vita di mia madre?”
Uther distrusse il pezzo di carta nella sua mano e alzò un dito. “Non l’avrei mai sacrificata. Quella strega, Nimueh, doveva aiutarmi a creare un erede, non mi aveva detto che Ygraine sarebbe stato il prezzo da pagare.”
“Tu menti,” urlò Artù.”Mia madre sapeva perfettamente cosa sarebbe stato il prezzo.”
“Sapevamo,i ci sarebbe stato un prezzo. Soltanto non sapevo sarebbe stata la sua!Nimueh chi ha ingannati, ci ha mentito!”
“Non incolparla di questo!Sapevi perfettamente il prezzo.” Ridacchiò sprezzantemente Artù. Così era vero. Uther e Ygraine avevano utilizzato la magia per dare Artù alla vita. E questo era il risultato della sua nascita. Non sarebbe dovuto nascere. ”Questo alimenta il tuo odio verso la magia. Invece che incolpare te stesso, incolpi tutti loro.”
“Quelli che praticano la magia non si fermeranno davanti a nulla per distruggerci!” Uther lanciò il pezzo di carta appallottolato ai piedi di Artù. “E tu vuoi aiutarli.”
“Voglio vedere finire tutte le sofferenze che hai causato.”
“Osi andare contro il tuo re, tuo padre?” lo sfidò Uther, la vena pulsava sulla tempia.
Artù tenne alta la testa.”Mi hai sempre insegnato a essere fedele al mio cuore. Volevi sapere che tipo di re sarei diventato, beh, questa è la tua risposta.”
Uther lo guardò. Il modo in cui osservava Artù gli ricordava di cosa dì suo padre gli aveva detto quando aveva preso il posto di Artù durante il duello con Sir Tristan de Bois: Sei troppo prezioso per me. Significhi più di qualunque cosa io conosca, più dell’intero regno e certamente più della mia stessa vita.
In fin dei conti, era vero?
“Osi dare supporto alla magia che ha ucciso tua madre?” chiese Uther, la voce spezzata.
“Non hai capito che è stata la magia a darmi alla luce?” disse Artù. Fissò duramente Uther.
“Non hai capito che io sono magia?”
Uther scosse il capo.”No. No.” le sue labbra s’incurvarono verso il basso.”Non ti perderò alla magia come ho perso tua madre.”
Artù sentì qualcosa nel suo cuore rompersi.”Io possiedo la magia, padre. La stessa cosa che mi ha dato la vita scorre nelle mie vene.”
Paura brillò negli occhi di Uther prima che la rabbia dominò totalmente i suoi tratti.”Ho pagato un terribile prezzo, perché tu nascessi.” Disse Uther.
Artù sussultò, un pugnale nel cuore.
“La magia ha rubato tua madre da me. Non guarderò la malvagità della magia consumarti9 come ha fatto con gli altri.”
Il respiro di art si mozzò in gola. “Padre …”
“Guardie,” chiamò Uther con un gesto della m ano, e Artù sentì le mani afferrarlo da tutti i lati. Servivano veramente quattro guardie per trascinarlo nei sotterranei?
“Portatelo nel cortile,” ordinò Uther.” Sarà giustiziato immediatamente.”
Artù spalancò gli occhi. Cosa? “Padre!” lottò contro le mani che lo immobilizzavano.”Non farlo!sono tuo figlio!”
Uther lo approcciò a gli cinse il volto con le mani.”Mi dispiace Camelot viene prima di tutto il resto. La magia dentro di te ha già iniziato a ritorcerti contro di me e il regno. Ti libererò da questi maligni legami. Questa è l’unica via.”
“Pensavo ch ed io venissi prima di ogni altra cosa?” disse Artù, il suo intero mondo si frantumava sotto d lui, la sua stessa visione di suo padre.
Le lacrime riempirono gli occhi di Uther e improvvisamente Artù capì. Tu mi ami, ma la tua pura e odio per la magia è molto più grande.
“Temo tu sia già perduto ….” Uther diede un rapido cenno alle guardie. “Portatelo via.”
“Padre!” Artù fu strattonato indietro e trascinato fuori dalla sala del trono per essere portato al patibolo ed essere giustiziato davanti alla stesse persone che aveva giurato di servire e proteggere.
   
 
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