Mamma,
non riesco più a scrivere. Questo mi spaventa. Sono sempre stata brava a scrivere, ad inventare storie. È sempre stato il mio punto di forza, quello che mi distingueva da tutti gli altri. E ora sono qui, ferma davanti ad una pagina elettronica vuota, che mi fissa, che mi fa l’occhiolino. Si fa beffa di me. Per questo devo cambiare aria.
Sto partendo. Vado a Londra da Jhon. Qualcosa da fare la troverò. Starò bene, te lo prometto. Ho bisogno di farlo, devo provare a ritrovare me stessa.
Spero riuscirai a capirmi,
Veronica.
P.S.: ti chiamo quando arrivo. Ti voglio bene.
Le ho lasciato solo un biglietto sul tavolo della cucina e sono uscita quando lei non c’era. Non volevo che provasse a fermarmi. Non credo l’abbia trovato perché non ho ancora ricevuto nessuna chiamata isterica. O forse è perché sono su un aereo. Si, così ha più senso.non riesco più a scrivere. Questo mi spaventa. Sono sempre stata brava a scrivere, ad inventare storie. È sempre stato il mio punto di forza, quello che mi distingueva da tutti gli altri. E ora sono qui, ferma davanti ad una pagina elettronica vuota, che mi fissa, che mi fa l’occhiolino. Si fa beffa di me. Per questo devo cambiare aria.
Sto partendo. Vado a Londra da Jhon. Qualcosa da fare la troverò. Starò bene, te lo prometto. Ho bisogno di farlo, devo provare a ritrovare me stessa.
Spero riuscirai a capirmi,
Veronica.
P.S.: ti chiamo quando arrivo. Ti voglio bene.
È vero quello che le ho detto: non riesco più a scrivere, ad inventare mondi tutti nuovi, tutti miei. Proverò a scrivere di me per un po’. Magari sono abbastanza noiosa da farmi ritrovare la fantasia che ho perduto. Lo spero.
Come si fa? Oddio, non so proprio come fare. E va bene, partiamo dall’inizio.
Mi chiamo Veronica, ho 25 anni e sono di Roma.
Capelli castani, mossi, lunghi. Occhi castani, leggermente a mandorla. Viso allungato. Del naso non ne parliamo.
Liceo: scientifico.
Laurea: lingue.
Lavoro: scrittrice (più o meno). Ho pubblicato il mio primo libro quando avevo 21 anni ed il secondo a 23. Ora sono bloccata.
Single, non per scelta, non convinta, non disperata. Solo single.
(Per vostra informazione, un signore seduto vicino a me sta leggendo tutto quello che sto scrivendo. Ha un’espressione un po’ preoccupata, non so perché. Più che per vostra informazione, è per sua informazione. La prego signore seduto accanto a me, la smetta!)
Colore preferito: rosso.
Fiore preferito: peonia bianca.
Segno zodiacale: capricorno.
Nessun hobby particolare.
Nessun sogno particolare.
Nessun segno particolare.
Sto fuggendo, sto andando a Londra perché è l’unico posto in cui c’è qualcuno che conosco: Jhon.
Ho conosciuto Jhon durante una magica serata a Trastevere. Prego notare che l’espressione “magica serata” è assolutamente sarcastica: il nostro incontro è consistito nel ritrovarmi improvvisamente con il vomito di una checca inglese sulle scarpe. A quanto pare però era solo indigestione, così, nel pieno della sua ritrovata lucidità post liberazione, si è offerto di riparare al danno comprandomi un altro paio di scarpe. Una cosa tira l’altra e adesso siamo migliori amici.
Jhon ha un ragazzo, Martin, il ragazzo più bello che io abbia mai visto. Anche Jhon è bello, ma di una bellezza gentile, di quelle che si fanno notare solo quando presti attenzione ai particolari, solo quando ti ci fermi a parlare. Martin invece è quello che in gergo viene definito un figo da paura: alto, massiccio, viso a diamante, barba della lunghezza giusta, occhi azzurri, ciglia lunghissime, capelli castani. Ed è gay. Ovvio!
Jhon è il manager di un’azienda abbastanza importante, Martin è un editore. Il mio editore. Li ho fatti conoscere io perché i fatti miei proprio non me li so fare.
Vivono insieme da qualche anno in un appartamento a Soho. Si vogliono sposare. Non a breve, ma è nei loro piani. Per ora si accontentano di convivere e hanno deciso di lasciare che una povera straniera si stabilizzi nella camera degli ospiti. Sono i miei fantagenitori. Gay!
Potrebbe la vita essere migliore di così!?
(L’aereo sta per atterrare e il mio vicino non la smette di fissarmi preoccupato. È arrivato il momento di chiudere.)
(Ah, e per favore LA SMETTA DI FISSARE!)