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Autore: Khailea    18/04/2017    1 recensioni
Un'avventura action con trame avvincenti e personaggi unici e caratteristici!
Saghe appassionanti e ricche di colpi di scena, special divertenti e di ogni genere!
Unisciti alle stravaganti avventure degli studenti della Werewolf Shadow!
I personaggi di cui si parla in queste storie sono inventati da un gruppo di role chiamato Werewolf's Shadow 2.0.
Questo è il secondo progetto di fiction scolastica del gruppo fatto con l'approvazione dei suo componenti.
Non ci sono collegamenti con il precedente progetto e la trama é molto diversa.
Il logo del lupo appartiene al nostro gruppo esattamente come i personaggi e l'ambientazione.
Se volete unirvi a noi potete fare richiesta qui https://www.facebook.com/groups/660949357417726/members/
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Personaggi in questo capitolo:
 
Hope
Grace
Ailea
Seraph
Zell
Daimonas
Lighneers
Alexander
Khal
 
 
Casa di Ailea:
 
Quel giorno il tragitto verso il proprio condominio fu più lungo degli altri, forse a causa del dolore che continuava a travolgerla ad ogni passo, fu quasi con sollievo che vide in lontananza il vecchio edificio dai toni grigiastri e le finestre opache.
Davanti alla porta era fermo come sempre il portiere, un uomo anziano con la gobba ed una barba talmente lunga da sfiorare terra, era sempre immobile e spesso le era venuto il dubbio fosse morto.
Superandolo iniziò a salire le numerose scale, per tutto il faticoso tragitto sentiva dai vicini vari tipi di suoni, spari, litigi, divertimenti carnali, per lo meno quel giorno non c'era nessuno lungo le scale.
Abitando all'ultimo piano ci metteva quasi una decina di minuti per arrivare, non tanto per l'altezza dell'edificio ma per la sua poca resistenza.
Appena entrata lasciò cadere pigramente a terra lo zaino, fermandosi qualche istante a riprendere fiato.
Casa sua non si poteva certo definire una reggia, appena entrati c'era un corto corridoio dai muri grigiastri e con un paio di ganci di legno marcio appesi alle pareti, il pavimento era composto da un morbido parquet bianco dai toni sbiaditi, il salotto era concomitante alla cucina che era separata solo da delle mattonelle gialle.
In sala c'era un lungo divano blu pieno di buchi e graffi, certamente la sua gatta nera si era data da fare in sua assenza, davanti a questa una tv con varie console affianco, adorava i videogiochi ed in casa quelli di certo non mancavano, in un angolo della stanza c'era persino una di quelle vecchie macchinette che si trovavano nelle salegiochi, con accanto un flipper appena lucidato.
La cucina era ben tenuta, con un ampio frigo grigio ed un forno con vari fornelli sopra, al centro di quella postazione c'era un tavolino in legno quadrato, con ancora i piatti sporchi della sera precedente.
La maggior parte della luce veniva dall'ampia terrazza in salotto, i vetri erano chiusi ma aveva messo in un angolo le tende in modo da avere una bella visuale della città, non che fosse una vista gradevole ma trovava divertente la sera mettersi con una sedia lì fuori ed osservando le risse di strada, magari mangiando dei pop-corn, aveva anche sistemato dei vari con alcuni particolari piante dalle foglie sottile, le coltivava con molta cura come le era stato insegnato.
Sospirando faticosamente si avviò verso il bagno, qui si poteva dire ci fosse il peggio della casa, il lavandino era sporco di sangue secco, con alcuni segni di mani rosse sul vetro, anche la vasca era rovinata in vari punti, sul fondo c'erano poi una decina di coltelli e pugnali, molte lame erano rovinate e scheggiate.
Aprendo un cassetto del mobile sotto il lavandino estrasse dei pezzi di stoffa e del disinfettante.
I trenta minuti a seguire furono una totale agonia, a causa del sangue secco togliere quei dannati aghi era ancora più faticoso, i suoi urli echeggiavano per l'intera casa ma non se ne preoccupava, era comunque sola quindi poteva urlare quanto voleva.
Ad uno ad uno tutti gli aghi caddero tintinnando nel lavandino, accompagnati dal sangue che aveva ripreso a scorrere, velocemente cercò di tamponarlo e disinfettarlo.
Non appena ebbe finito osservò per qualche istante il proprio viso, le labbra rosse e gonfie avevano ciascuna cinque piccoli fori, non le davano certo un tocco di classe.
-Ah merda...-
-Miaw.-
Ad interrompere la sua crescente irritazione fu la sua coinquilina, la bellissima gatta nera dagli occhi verdi che da sempre viveva con lei in quella casa, sorridendo si inginocchiò iniziando ad accarezzarla, la ferita al fianco le fece ancora più male in quella posizione.
-Ciao miccia, come stai?-
-Maaw-
-Io oggi ho avuto una giornata piuttosto pungente. Puoi ben notare cosa mi ha combinato quella stupida prof...e la lotta con Steph non è stata delle migliori.-
Morgana iniziò a leccarle la mano facendole delle affettuose fusa, capiva quando la ragazza non era di buon umore. Spesso la ragazza s'incupiva tra i propri pensieri, rifletteva sulla sua debolezza, sulla sua vita in quella città, in quei momenti spesso l'assaliva una forte tristezza. Avrebbe dato qualsiasi cosa per trovarsi altrove, ma sapeva bene che tutti avevano il proprio posto...
-Almeno oggi l'orologio non c'era...-
-Miao.-
Sorrise appena quando la gatta iniziò a rotolarsi sul pavimento, era la compagnia migliore che potesse avere.
Con non poca fatica la ragazza si rialzò andando verso la cucina, non aveva voglia di piatti troppo complicati, della pasta sarebbe bastata. Dopo aver sparecchiato ed aver messo la pentola sul fuoco si mise a sedere sul tavolo, fissando la fiamma pensierosa.
-Mh dormirò fino a sera poi andrò a farmi un giro, tanto non ho altro da fare.-
Mangiando lentamente con il gatto accanto la ragazza si rese conto per l'ennesima volta di quanto fosse vuota quella casa, non ricordava ormai da quanto si trovava lì, da quanto non aveva più nessuno su cui contare. Ormai i giorni passavano susseguendosi incessantemente ed i ricordi si allontanavano sempre di più.
 
 
 
 
Casa di Seraph:
 
Mentre camminava per le strade della città la ragazza teneva costantemente lo sguardo rivolto davanti a sé, non s'interrompeva nemmeno quando alcuni passanti le fischiavano dietro parlandole in modo provocatorio, a quegli sciocchi bastava un colpo della spada per metterli al loro posto.
Non aveva una vera e propria casa, più che altro viveva nel monastero del nonno, era molto distante dalla scuola visto che una struttura simile poteva trovarsi solamente agli estremi della città.
Già da lontano però riusciva a vedere l'immenso monastero in cui viveva e l'immensa scalinata in pietra che serviva a raggiungerla, suo nonno da bambina le aveva detto che ogni gradino simboleggiava una fatica umana e che solo dopo averle superate tutte un uomo poteva trovare la propria armonia.
Prima d'iniziare a salirle vi si inginocchiò in segno di preghiera, com'era consuetudine fare, era importante portare rispetto in quei luoghi.
Il suo fisico era ormai abituato a quella fatica ma non per questo voleva salire più velocemente, ogni gradino era importante per lei.
Arrivata davanti alla grande arcata osservò una grande statua di bronzo che era stata sistemata in quel punto per le preghiere, accanto ad essa aveva sistemato una foto del nonno con un incenso ancora acceso vicino, prima d'entrare si tolse le scarpe appoggiandole in un angolo.
-Buonpomeriggio nonno.-
Appena entrati ci si trovava in un'ampia stanza con un tatami al centro, in cui ci si poteva allenare con le lotte, ai lati delle pareti erano attaccate varie armi, lei però aveva sempre preferito le spade.
Il monastero aveva due piani, quello inferiore riguardava le preghiere e gli allenamenti, ogni stanza aveva una propria funzione ed un proprio codice, al piano superiore invece si trovavano alcune stanze da letto, un salotto, la cucina ed il bagno.
Salendo le ultime scale di legno si tolse la giacca e lo zaino dalle spalle appoggiandoli a dei ganci sistemati alle pareti. Con lei non viveva nessuno e di conseguenza la casa era in perenne silenzio.
Togliendosi anche la camicia si avviò verso il bagno, questo era molto grande con una vasca in pietra in un angolo con uno specchio ed un lavandino accanto, aprendo un getto d'acqua bollente si spogliò lentamente, piegando i vestiti lasciandoli poi accanto alla vasca, non tolse però la fascia e la maschera che teneva sul viso.
Di sfuggita vide per qualche istante la propria immagine riflessa nello specchio, le lunghe e sinuose gambe, i muscoli ben definiti sul ventre che non le toglievano in alcun modo la propria femminilità, i morbidi seni e le forti braccia ciascuna tatuata con un ideogramma, quasi nulla nel suo corpo non si poteva definire elegante, il viso però restava costantemente nascosto e dalla schiena si potevano chiaramente vedere delle grosse macchie di sangue, la pelle scavata a causa delle lame, non era stato piacevole tenere sulle spalle lo zaino ma erano comunque ferite di poco conto per lei.
Non appena la vasca fu piena chiuse il rubinetto immergendovi completamente, le ferite bruciavano a causa del calore ma non aveva intenzione di uscire. Il dolore purifica il corpo.
Inspirando profondamente alzò lo sguardo fissandolo sul soffitto, riflettendo sullo scontro che aveva avuto con Ailea. Era stata troppo lenta, se i suoi riflessi non fossero stati adatti certamente l'avrebbe colpita con i suoi pugnali, ciò che però la irritava maggiormente era il controllo della bruna al dolore, quando le aveva perforato la carne non aveva battuto ciglio.
Sapeva di non dover provare invidia, suo nonno non avrebbe voluto venisse accecata da essa, ma il fatto che una ragazza come tante fosse in grado di resistere a ciò che lei si era preparata per anni la infastidiva, non conosceva bene la compagna ma era certa conducesse una vita differente rispetto alla sua.
Decise che dopo il bagno sarebbe subito andata ad allenarsi ai piani inferiori, non perse nemmeno tempo ad asciugarsi o a vestirsi.
Andando al piano inferiore, completamente nuda, entrò in una delle numerose stanze dell'allenamento, qua c'erano due manichini di ferro con quattro mani ciascuno, in queste tenevano delle grosse fruste di pelle.
Con sé aveva tenuto solamente la spada, inginocchiandosi al centro della stanza attese fino a quando i due manichini non si avvicinarono a lei, rimanendo al centro parava con la spada i colpi del primo mentre lasciava che il secondo le martoriasse la schiena, il dolore temprava rendendo forti, non le importava dei segni che questi le lasciavano, non le importava del sangue che macchiava il pavimento o del dolore lancinante sulle ferite già aperte.
Sarebbe andata avanti fino a sera, doveva diventare più forte per proteggere ciò a cui teneva, non avrebbe perso tutto di nuovo...
 
Casa di Hope:
L'unico lato positivo della scuola in cui andava era la vicinanza con la propria casa, era un condominio modesto, con dei vicini abbastanza silenziosi, aveva provato ad interagirvi ma quasi tutti non sembravano molto interessati. Superata la prima rampa di scale non ebbe nemmeno il tempo di aprire la porta del suo appartamento che questa si aprì.
Una ragazza dai lineamenti delicati, con gli occhi azzurri ed i capelli rossi la fissava visibilmente irritata.
-Dove sei stata!Ero preoccupata lo sai?!-
-Scusami Grace.-
La ragazza la fece restare alla porta per qualche istante, battendo il piede e fissandola come una madre che rimprovera la figlia, alla fine però cedette e sospirando la lasciò entrare.
-Grazie.-
Disse Hope dandole un piccolo bacio sulla guancia in segno di scuse.
Come lei anche Grace frequentava la Werewolf's Shadow School, si erano conosciute molto tempo prima e fortunatamente entrambe si erano trovate simpatiche. Vista la gente che si trovava per le strade nessuna delle due era tranquilla a vivere da sola, in particolare Grace che da quanto le aveva detto era andata via di casa poche settimane prima e non aveva nulla in quella nuova città, soldi, casa o lavoro.
Per questo avevano deciso di condividere quel modesto appartamento, appena entrati ci si trovava in un piccolo salotto dalle piastrelle bianche, l'avevano abbellito con dei quadri alle pareti, con un morbidissimo divano bianco ed una piccola tv all'angolo, non la usavano quasi mai se non al mattino per le notizie del tg.
La cucina era proprio accanto, molto piccola ma confortevole, con vari fornelli, un piccolo frigo azzurro ed una tavola di ferro rotonda al centro. C'erano poi infondo ad un corridoio il bagno e le due stanze da letto.
Quella di Grace aveva le pareti azzurre ed appeso al soffitto c'era un sacco da box su cui si allenava ogni giorno, aveva poi un bellissimo letto matrimoniale pieno di cuscini.
La stanza di Hope invece aveva le pareti verdi, il letto era sistemato accanto alla finestra in modo che appena sveglia potesse vedere il cielo, non c'erano armi ma  vari quadri, alcuni peluche appoggiati sul letto ed una grande scrivania in legno piena di fogli.
Subito la ragazza si catapultò nella propria camera lanciandosi sul letto, Grace ancora seria in viso l'aveva seguita.
-Mi vuoi dire dove sei stata?-
-Ho avuto una punizione...-
-Punizione?!Che hai combinato!-
-Niente di grave sono solo arrivata tardi a lezione.-
-Ah, dovevo immaginarmelo...ma...cos'hai al collo?-
Immediatamente la ragazza si sfiorò la pelle che ancora bruciava.
-Ah non è niente, è stata la punizione per essere arrivata in ritardo.-
Non voleva che la coinquilina si preoccupasse, ma dal viso furioso di questa capì di non esserci affatto riuscita.
-Non è nulla di che!?Chiunque te lo abbia fatto è fuori di testa e merita una lezione!-
-E' una professoressa Grace...-
-Non m'importa!Non doveva permettersi di trattarti così, non m'importa della regole di questo posto, è disumano!-
Intenerita dalla sua reazione Hope le si avvicinò abbracciandola, muovendosi lentamente avanti ed indietro la sbilanciò facendola cadere.
-Grazie ma sul serio non devi preoccuparti.-
-Uff...da oggi controllerò che tu non faccia altri ritardi.-
-Va bene va bene.-
Alzandosi lentamente e sorridendole Hope si avviò verso la cucina, ad aspettarla c'era già un piatto di pasta ed una bistecca, Grace doveva aver già mangiato da molto ma era stata gentile a preparare qualcosa anche per lei. Sedendosi mangiò tutto con calma, si era portata dietro un quaderno ed una matita per disegnare, quel giorno non aveva voglia di fare altro.
Ad ogni boccone si alternava un tratto di matita che andava a completare il disegno che stava facendo.
Nella camera vicina intanto Grace si stava allenando col sacco da box, immergendosi nei suoi pensieiri.
Era stata una buona scelta scappare di casa?
Certo che si, non sopportava più quel posto, in particolare una persona, solo il pensarla tirò un forte pugno al sacco facendolo oscillare.
Era stata una buona scelta trasferirsi in quella città?
Forse, lì non avrebbero potuto trovarla, ma era comunque un posto orribile in cui vivere. Aveva però incontrato Hope e quello era un punto a favore di tutto. Aveva iniziato ad intensificare i suoi allenamenti anche per lei, non potevano venir colte alla sprovvista da qualche ladro, o peggio.
Al momento potevano contare solo su di loro.
 
 
 
Casa Astral e Lacie:
 
Durante tutto il tragitto Lacie aveva voluto che il fratellone la portasse a casa in braccio, per lui non era un grosso problema, a patto che lei non si muovesse troppo in fretta e di scatto.
La loro casa era a pochi isolati dalla scuola, una bella casa dai muri grigiastri con tetto rosso circondata da un giardino, Lacie avrebbe voluto decorarlo e rendere la casa più appariscente ma Astral aveva preferito lasciarla così, non voleva attirare l'attenzione dei vari ladri.
-Nya siamo a casa!-
Appena entrati i due appoggiarono le scarpe all'inizio del corridoio, la casa aveva due piani, al piano inferiore il pavimento era di legno, c'era un salotto con un grosso divano blu, rotto in vari punti, un mobiletto in cui Astral si metteva a studiare, anche questo rotto, ed una semplice lampada da soggiorno, rotta anche questa. Avevano deciso di evitare apparecchi troppo costosi visto che Lacie aveva la tendenza a rompere le cose, dal salotto c'era poi una grande finestra mobile che dava esattamente sul giardino, in estate sdraiarsi al sole era molto rilassante.
Accanto alla sala c'era poi la cucina, il frigo era coperto da disegni di Lacie e da alcuni buoni voti che aveva preso a scuola.
Al piano di sopra c'erano poi due stanze ed il bagno, questo era immenso con una vasca bianca elegante, la stanza di lacie aveva le pareti azzurre, al centro c'era un letto matrimoniale a forma d'impronta di gatto, sparsi per la stanza c'erano poi vari vestiti e gomitoli sfilati, l'armadio in legno completamente scheggiato era praticamente vuoto.
Esattamente accanto c'era poi la stanza di Astral, le pareti erano bianche ed appese alle pareti c'erano vari tiri a segno su cui il ragazzo si poteva esercitare con le pistole, il letto singolo con le coperte viola era perfettamente sistemato.
Appena entrata Lacie saltò sul divano iniziando a rotolarvisi sopra.
-Nya è ora di mangiare!-
-Cosa ti piacerebbe oggi?-
Chiese Astral appoggiando lo zaino sulla sedia della cucina, solitamente era lui che cucinava mentre l'altra si riposava.
-Nya uova!-
-E uova siano.-
Non ci vollero più di una decina di minuti per preparare delle uova e del riso, era un piatto semplice ma nutriente. Non dovette nemmeno chiamare la sorella che questa attirata dal profumo era già a tavola.
-Nya Astral sei tanto bravo a cucinare!-
Accarezzandole la testa il ragazzo si sedette vicino a lei iniziando a mangiare.
-Oggi sono successe molte cose eh?-
-Si nya, abbiamo conosciuto tanta gente simpatica, come quelle due ragazze.-
-Ma anche degli idioti, come il verdolino.-
-Nyhaha sei solo geloso Astral, era venuto anche a scusarsi.-
-Fino a quando non si avvicina troppo non avrò nulla contro di lui.-
-Nyhahahah Astral.-
Non appena finirono di mangiare lei lo aiutò a pulire i piatti, dopo di che andò subito in giardino a sdraiarsi tra l'erba verde, Astral rimase seduto sul terrazzino di legno a guardarla rotolarsi e ridere divertita.
Se non fosse stato i suoi abitanti quella città sarebbe stata fantastica, le case costruite con i tronchi degli alberi neri, il vento leggero che soffiava su di loro.
Ma c'erano anche i suoni di risse e degli spari ad accompagnare il tutto, non poteva mai stare completamente a suo agio, tuttavia guardare Lacie così felice gli riempiva il cuore di gioia.
E lei anche era felice, riusciva a vivere con molta più tranquillità rispetto a lui, ovunque fossero poteva trovare il lato positivo delle cose, le bastava essere vicino al suo fratellone ed era certa che le cose sarebbero andate per il verso giusto.
 
 
 
Casa di Zell
In meno di dieci minuti il ragazzo era già arrivato, visto i vari impegni aveva deciso di alloggiare nei dormitori accanto alla scuola, questo gli faceva risparmiare molto tempo.
La struttura era divisa in dormitori maschili a sinistra e femminili a destra, ovviamente se anche ci fossero stati dei miscugli nessun professore avrebbe detto nulla.
Cercando di far muovere il meno possibile il ragazzo che teneva in braccio aprì velocemente la porta, appoggiandolo poi sul letto.
In totale c'erano solo tre stanze, quella principale che dava sulla porta faceva sia da camera che da salotto, il letto era sistemato in un angolo ed in altri punti c'erano degli attrezzi per gli allenamenti, persino un sacco da box quasi completamente distrutto, l'unico altro mobile era una scrivania, su questa non c'erano molti libri ed alcuni sembravano ancora incartati. Nella parete a sinistra c'erano poi due porte, una dava su un piccolo bagno mentre l'altra era la cucina, questa sembrava ben rifornita di vari cibi, sul tavolo nella stanza c'era poi un grosso peso che il ragazzo aveva dimenticato di spostare.
In silenzio Zell iniziò a cercare nella scrivania qualcosa per aiutare il ragazzo, di solito teneva lì tutte i disinfettanti, le bende e le medicine adatte.
Daimonas nel frattempo aveva iniziato a riprendersi, già molte delle sue ferite erano guarite, in particolare i graffi, il suo corpo era in grado di rigenerarsi velocemente ma per le ossa rotte ci sarebbe voluta almeno un ora.
"Quanto sei patetico."
Quella voce, da quanto non la sentiva rimbombare nella testa.
"Non sei proprio in grado di cavartela da solo eh?Hai sempre bisogno che qualcun'altro faccia il lavoro per te."
Non voleva ascoltarlo, non in quel momento almeno.
"Se avessi lasciato fare a me non avresti avuto bisogno di farti salvare. Che spreco...un corpo con le tue potenzialità ad uno sgorbio come te..."
Daimonas non parlò, sapeva che sarebbe stato inutile cercare di parlare con Mostro, infondo poi aveva ragione, non era il suo corpo il problema ma lui e basta.
-Hey tutto bene ragazzino?-
Senza che se ne accorgesse Zell si era avvicinato sedendosi accanto a lui, lo guardava con un leggero sorriso e teneva in mano alcune boccette e delle bende.
-Adesso sei al sicuro, ti ho portato nella mia stanza. Lascia solo che ti sistemi le ferite e...-
Voleva togliergli il cappello per controllare non avesse danni ma prima che potesse sfiorarlo Daimonas lo cacciò via, fissandolo con una muta minaccia negli occhi.
-Non toccarlo!-
Per la prima volta dopo tanto aveva parlato, la sua voce era roca e secca, ma decisa e furente. In un primo momento Zell fu sorpreso dalla reazione ma poi il suo viso si fece più irritato.
-Hey ho solo cercato di aiutarti!Che vuoi che m'importi di uno stupido cappello.-
In quel momento Daimonas perse in parte il suo autocontrollo, saltò addosso al ragazzo prendendolo per il collo, il suo viso era quasi mostruoso.
"Ah tiri fuori il carattere solo quando si parla del cappellino?Non hai proprio un briciolo di umanità poi, il ragazzo ti ha aiutato e tu lo strozzi....bah parlo di umanità ad un essere che non è niente."
Le parole di Mostro si mischiarono ai pensieri del ragazzo, quel cappello era la cosa a cui teneva di più, non poteva perderlo o permettere che qualcuno glielo rovinasse.
Zell però questo non lo sapeva e la sua reazione lo fece solo infuriare di più, non gli importava più così tanto delle condizioni dell'altro, sembrava stare perfettamente bene, per toglierselo di dosso gli tirò un pugno dritto in faccia.
-Moccioso vedi di darti una calmata o ci metto tre secondi a buttarti fuori da qui a calci!-
Alzandosi in piedi gli tirò anche un calcio allo stomaco, a questo gesto però notò che il ragazzo si piegò leggermente dal dolore, non era certo tipo da colpire chi era ferito.
-Stenditi sul letto e stai buono adesso.-
-Non...è necessario che io rimanga.-
-Ma sei scemo?Sei ferito.-
-Non c'è bisogno tu perda tempo con me...-
-Potevi dirmelo prima sai?Magari mentre picchiavo tutti quei ragazzi salvandoti la pelle.-
A quelle parole il ragazzo strinse debolmente le labbra.
"Sei stato un peso anche per questo ragazzo, non è da tutti essere un tale spreco di risorse."
Portandosi una mano sul viso sospirando Zell si appoggiò alla porta.
-Senti, non sono il tipo da mandare via una persona ferita ed inseguita da degli idioti...per quanto irritante questa persona possa essere. Fammi almeno assicurare tu non abbia nulla di grave poi potrai anche andartene.
Daimonas scosse la testa avvicinandosi alla porta, non voleva che quel ragazzo facesse altro per lui, sicuramente gli aveva procurato abbastanza guai, voleva solamente andarsene.
"Bravo, scappa coniglio scappa, non sai fare altro."
-Hey hai sentito cosa ho detto?-
Chiese Zell nuovamente irritato, l'altro però continuava a non rispondergli, mettendo a dura prova la sua pazienza, il ragazzo però era testardo e sollevandolo lo fece sistemare nuovamente sul letto.
-Lasciami andare...-
-Costringimi.-
Daimonas fulminò con lo sguardo il ragazzo, prima gli toccava il cappello poi lo costringeva a restare in quella stanza.
-Ascoltami bene ragazzino, da qui non te ne vai fino a quando non mi avrai fatto controllare le tue condizioni.-
-E se non lo facessi...-
-Lo farai.-
Quel tono non ammetteva repliche, tuttavia entrambi erano abbastanza testardi da poter resistere a lungo, ed il tempo era tutto ciò di cui Daimonas aveva bisogno, erano già passati quaranta minuti infondo.
-Non ho bisogno del tuo aiuto.-
-Ed io di un moccioso che non fa altro che farmi irritare.-
-Ti ho detto di non chiamarmi moccioso!-
-Moccioso.-
Una piccola rivincita per il fatto che l'aveva preso per il collo gli sembrava giusta, il pugno che gli aveva dato ovviamente non contava. Dopo altri cinque minuti di silenzio Daimonas capì che l'unico modo per andarsene era accontentare il ragazzo.
-Va bene, ma come ti ho già detto non ci sarà bisogno di nulla.-
-Questo lo deciderò io.-
Con una punta d'orgoglio, dopo alcuni controlli, Zell dovette ammettere che il ragazzo stava già molto meglio rispetto a prima, non riusciva però a spiegarsi come fosse possibile, fino a mezz'ora prima era moribondo.
-Bene, sembra che tu stia già meglio...-
-Posso andare?-
-Prima dimmi come hai fatto.-
-Non ho fatto nulla, semplicemente sono in grado di riprendermi in fretta.-
-Se sei abituato a quelle aggressioni non fatico a crederci allora, dopo un po' ci si tempra.-
-Quindi?-
Alzandosi e sospirando Zell si prese altri cinque minuti per pensarci, in parte anche perché lo divertiva tenere sulle spine quel ragazzo.
-Va bene, ma vedi di non cacciarti in altri casini, non potrò tornare a salvarti.-
-Non ce ne sarà bisogno.-
Senza dire altro il ragazzo velocemente uscì dalla stanza lasciando il biondo da solo.
In un primo momento questo si sdraiò sul letto, non gli importava fosse sporco di sangue, avrebbe lavato le lenzuola più tardi. Lo incuriosiva però la velocità di quel ragazzino nel riprendersi, se avesse avuto lui quella capacità certamente avrebbe avuto molto più tempo per allenarsi...
Alzandosi con uno scatto si ricordò poi il motivo per cui era subito andato al dormitorio, doveva allenarsi.
Come quel ragazzino aveva i suoi problemi anche lui aveva i suoi, mentre provava nuove mosse e colpiva il sacco della box gli venne in mente una cosa.
-Ah, mi sono scordato di chiedergli il nome.-
 
 
 
"Casa" di Daimonas:
 
Ormai l'ora era passata e le sue costole erano quasi del tutto sistemate, camminando a testa bassa il ragazzo raggiunse una serie di edifici divisi solamente da un ponte, questi incredibilmente alti erano ben tenuti e certamente chi vi viveva non doveva aver particolari preoccupazioni.
"E' un vero peccato tu non abbia nemmeno una casa, infondo però chi vorrebbe dare un tetto ad un verme, è stupido, il loro...anzi il vostro posto è sottoterra."
Non aveva la forza di rispondere a Mostro, non in quel momento almeno, più pensava a ciò che era successo più si sentiva in colpa. Si era fatto salvare per ben due volte, la prima da quelle due sue compagne di classe, poi da quel ragazzo. Era certo che da lì a poco anche loro sarebbero venuti a cercarlo per picchiarlo, ne avevano  tutto il diritto infondo, nonostante lo avessero aiutato lui non aveva dato loro nulla in cambio e certamente sia il professore che quel gruppo di ragazzi li avrebbero presi di mira.
Ovunque andava trascinava la gente nel suo baratro di dolore...
"Non sei altro che un inutile spazzatura di autocommiserazione..."
In silenzio raggiunse il ponte tra i palazzi, non c'era acqua sotto questo, il fiume era stato chiuso ed in questo modo l'acqua si era prosciugata, così lui aveva trovato un posto in cui stare.
Non aveva comodità di alcun tipo, solamente alcuni libri nascosti tra una catasta di casse in legno, l'unica cosa che poteva fare era leggere, era l'unica cosa che forse non lo faceva sentire sbagliato.
Con la lettura non avrebbe potuto disturbare nessuno infondo, ed i pensieri e le voci altrui si affievolivano in quelle pagine.
 
 
Casa di Lighneers:
 
Fischiettando Lighneers arrivò in quindici minuti a casa propria, era un piccolo appartamento privato sistemato strategicamente tra due palazzi.
Non appena entrati si poteva sistemare le giacche o gli zaini su dei ganci simili a delle spade laser fluorescenti, subito si entrava in un grande salotto con un tappeto di tigre finta con la bocca spalancata, grande abbastanza da potersi sedere sul divano nero ed appoggiarvi i piedi. Alla parete c'era una grande tv ed accanto a questa due splendide lampade a muro.
La cucina era super accessoriata per ogni evenienza e bisogno.
C'erano poi il bagno e la camera, il primo aveva una vasca rotonda enorme con delle luci luminose sul fondo ed una funzione di idromassaggio .
La stanza aveva poi un gigantesco letto incredibilmente morbido e comodo, con un telecomando in grado di farlo sollevare ed abbassare, attorno a questo c'era un morbidissimo tappeto bianco, appese alle pareti c'erano varie chitarre elettriche, tutte meravigliose.
-Aaaah finalmente.-
Subito si sdraiò sul pavimento della sala, togliendosi la camicia e le scarpe, avvicinando una mano alla bocca della tigre schiacciò uno dei denti, tutto il tappeto iniziò a vibrare massaggiandogli la schiena.
-Mmmmmm ci voleva proprio...-
Prima di uscire si sarebbe rilassato, avrebbe sputato sulla casa della professoressa Sasaku, poi avrebbe mangiato qualcosa.
La sua casa era sistemata in maniera strategica tra la casa della prof Sasaku, ad un altezza tale da permettergli di sputarle contro il vetro, e tra quella della cagnaccia, in un punto abbastanza basso da poter vedere la camera della donna quando si cambiava. Non si poteva certo dire avesse cattivo gusto.
Dopo quindici minuti in cui stava quasi per addormentarsi il ragazzo si alzò di scatto.
-E' il momento di fare rock!-
Raggiungendo la propria camera prese una delle chitarre appese alla parete ed attaccandola ad una cassa iniziò a suonare un complicatissimo pezzo, camminando per la stanza come se fosse nel bel mezzo di un concerto.
Non dovendosi preoccupare dei vicini poté alzare la musica a tutto volume, scatenandosi e divertendosi.
Avvicinandosi alla finestra della propria camera diede uno sguardo al palazzo vicino, la cagnaccia non era ancora tornata, le tende erano tirate. Senza smettere di suonare provò a guardare se fosse nelle vicinanze ma tutto ciò che vide fu un ragazzino dai capelli marroni nascondersi sotto al ponte vicino alla sua casa.
Rimase a guardarlo per tutta la durata della canzone, non sembrava che il ragazzo avesse altro da fare.
-Dopo potrei andare a fare una chiacchierata con il mio nuovo vicino...-
Non si sapeva mai quali nuove occasioni potevano arrivare, e lui voleva sfruttarle tutte al massimo.
 
 
 
Casa di Khal e Alexander:
 
Come ogni giorno all'uscita della scuola i due fratelli salirono su una lussiosissma limousine nera dai vetri oscurati, le ragazze attorno ad essa urlavano adoranti ed i ragazzi facevano commenti allusivi su quanto avrebbero voluto essere al loro posto.
Certo, avere una bella somma in tasca e delle ragazze sicure per ogni bisogno poteva sembrare fantastico, ma per loro quella situazione era tutto tranne che fantastica, vivevano la cosa in maniera differente.
Alexander non era interessato ad un amore superficiale, basato solo sul denaro e sul bell'aspetto, se doveva innamorarsi voleva qualcosa di più, una ragazza con cui condividere le proprie passioni. L'unica persona però che aveva risposto a questo requisito era quella strana ragazza che aveva incontrato, a cui piaceva il cielo, non era molto ma era comunque l'unica che non gli sbavava addosso e che aveva parlato sinceramente. Mentre i pensava dovette inoltre ammettere che lei era molto carina, non aveva nulla in comune con le altre, così rozze e volgari, ed apprezzava quella qualità.
Dall'altra parte Khal provava semplicemente disgusto e disprezzo per quelle persone, erano solo inutili vermi da schiacciare, senza un particolare utilizzo se non quello di venire schiacciati. Lui avrebbe puntato in alto perciò non avrebbe mai fatto qualcosa con una di loro, in futuro questo avrebbe potuto macchiare la sua reputazione.
L'unico interesse che aveva provato fino a quel momento era stato per quella ragazza, lei lo ignorava, non prestava attenzione alle sue parole, e soprattutto era in grado di essere un mostro. Era stato quello ad attirare la sua attenzione, il suo modo di ferire, di spargere sangue con la freddezza negli occhi di un predatore ma con la furia di una tempesta, ed il suo esserne divertita e compiaciuta.
Quell'interesse era soprattutto per il futuro, se anche lei avesse puntato in alto non sarebbe stato facile liberarsene, ma ora che erano giovani era tutt'altro discorso, se era così simile a lui doveva conoscerla, ingannarla e manipolarla, se non ci fosse riuscito bastava semplicemente eliminarla.
Dopo circa mezz'ora di silenzio l'auto si fermò davanti ad un gigantesco grattacielo nero, ogni finestra era oscurata e solamente chi era all'interno poteva vedere qualcosa.
All'entrata due robusti uomini aprirono ai due la porta facendo un leggero cenno del capo.
La stanza principale era gigantesca con le mattonelle gialle ed un tappeto nero al centro, per raggiungere i piani superiori si poteva salire con l'ascensore o con le scale.
Entrambi i fratelli usarono l'ascensore di vetro.
-Allora, non mi hai ancora raccontato che cosa è successo in classe durante la mia assenza.-
-Nulla di particolare, una delle solite risse da quattro soldi.-
-Veramente è stata solo una rissa da quattro soldi?Sembri pensieroso.-
-E' solo stanchezza, io non ho saltato le lezioni di ginnastica.-
-Anche aspettarti in auto tutto il tempo non è semplice.-
Rispose l'altro sorridendo appena, ricevendo un sorriso di rimando dal fratello.
Al quarantesimo piano l'ascensore si aprì e solamente Alexander uscì.
Ciascun piano era come una casa intera per loro e ciascuno era stato sistemato a loro piacimento, quello in cui alloggiava Alexander aveva un aspetto modesto, non c'erano pareti alle estremità ma solamente finestre, in modo che potesse vedere sempre il cielo, la sua stanza immensa aveva solamente un letto singolo, non aveva bisogno di più spazio, tra i vari mobili c'erano sia libri di scuola che attrezzi per mantenersi in allenamento. Il bagno era completamente bianco ma anche qui le dimensioni della vasca erano ridotte.
Nel salotto oltre al divano ed alla tv c'era un cavalletto di legno su cui era appoggiata una tela bianca ed accanto un cassetto pieno di tempere e colori vari, oltre alla lettura apprezzava anche la pittura e quando aveva tempo vi si dedicava.
Quell'immensa casa però era fin troppo grande per lui, gli sarebbe piaciuto vivere in una casa più modesta, con un giardino modesto, ma a nulla erano servite quelle parole su Khal, lui non avrebbe mai voluto tornare a vivere nel passato...
Il fratello nel frattempo aveva raggiunto il piano più alto del grattacielo, il suo alloggio non era più sfarzoso di quello del fratello ma certamente più cupo. I pavimenti, i mobili, tutto era dipinto di nero, non c'era altro colore a dare vivacità.
Il salotto era colmo da libri complicati, non riguardavano certo le storie d'amore o di fantasia, parlavano delle leggi della fisica, leggende antiche ed altri argomenti che solitamente non interessavano i ragazzi della sua età. La camera da letto non era diversa, oltre al letto matrimoniale ed alla libreria accanto c'era una scrivania di legno coperta da fogli, tutti erano pieni di piccole scritte, doveva averci lavorato molto, ne aveva anche un'altra accanto ma con solamente tre computer ed una tastiera.
C'era poi una stanza particolare nascosta dalle altre, in questa c'era un tavolo di ferro al centro ed attaccati alle pareti c'erano numerosi strumenti di tortura, solamente in questa stanza c'era un colore diverso dal nero in alcuni punti, il rosso...se quella stanza avesse potuto parlare certamente avrebbe urlato dal dolore...
Togliendosi la giacca andò a sistemarsi alla scrivania su cui c'erano i tre computer, fissando gli schermi spenti, non era chiaro quali pensieri gli passassero per la testa, il più chiaro però era il desiderio di rimanere in cima, anzi d'alzarsi sempre più in alto, quello era il suo posto e nessuno avrebbe potuto levarglielo...


   
 
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