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Autore: Machaira    18/04/2017    2 recensioni
Dal secondo capitolo.
Rick si allungò, prese il fascicolo e cominciò a leggerlo. A Daryl bastò un'occhiata per riconoscere la foto di quel ragazzo con i capelli corti biondo cenere, le spalle larghe e la canottiera bianca.
“Che cazzo ci fai con quello?” chiese irruento.
“È il tuo fascicolo.” rispose imperturbabile l'uomo dall'altra parte della scrivania, senza alzare gli occhi.
[…] “Che cosa volete?” chiese secco.
“Lavora per noi.” rispose risoluto Rick.
(sempre) dal secondo capitolo.
Eugene si alzò in piedi, si portò le mani rigide lungo i fianchi e lo guardò. “A settembre comincia il periodo di praticantato degli stagisti e ne è stato assegnato uno anche al nostro distretto. Stavo aspettando che qualcuno, uno qualunque di voi, facesse un passo falso per scegliere a chi scaricare quella zavorra. Hai vinto.”
Rick rimase allibito e per un momento non riuscì a dire nulla. […] Con le spalle al muro si arrese all'idea che la sua sorte fosse già decisa. “Si sa chi è?”
“La figlia minore del Generale Greene, Beth.”
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Daryl Dixon, Michonne, Rick Grimes, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7
 
Avevano ripreso a lavorare normalmente; l'enfasi per il successo di qualche giorno prima li aveva lasciati e la solita routine era ricominciata. Come tutte le mattine, Beth era passata al bar-pasticceria per fare colazione e prima di uscire aveva preso anche due caffè ai suoi uomini.
 
Non li aveva chiamati lei così. Non la prima volta almeno.
 
La mattina dopo quella specie di festicciola, era entrata in centrale e aveva trovato dei volantini su cui era stampata in bianco e nero la foto che gli aveva fatto Jesus un paio di giorni prima. Lei sorrideva divertita, Rick aveva un'espressione piuttosto eloquente su cosa pensasse di tutto ciò e Daryl invece era impassibile, non fosse per il sopracciglio leggermente inarcato.
 
I piccoli fogli gialli erano appesi sul bordo del bancone all'entrata e proseguivano poi su entrambi i lati del corridoio che portava all'ufficio di Rick. Quando era arrivata davanti alla porta la targhetta su cui c'era scritto “R. Grimes” era stata coperta con dello scotch di carta ed era stato appeso un foglietto che recitava “The Dukes”*1.
 
All'inizio non aveva capito, ma quando aveva aperto la porta tutto era stato più chiaro.
 
Dietro alla scrivania era appesa la stessa foto stampata sui volantini, solo in dimensioni considerevolmente più grandi - sembrava quasi un poster - e a colori. In uno spazio bianco in basso c'era scritto a pennarello “The Duke of Hazzard”. Era scoppiata a ridere. Ricordava quel telefilm; quando era bambina lo guardava sempre prima di cena.
 
Quando avevano visto la foto, Rick aveva semplicemente alzato gli occhi al cielo e aveva tentato di nascondere un sorriso che gli era sfuggito comunque dalle labbra; Daryl invece era rimasto bloccato appena si era accorto di esserci anche lui. Probabilmente non aveva prestato molta attenzione ai volantini all'entrata, ma la foto che era appesa in ufficio era piuttosto evidente.
 
Da quel momento in centrale avevano iniziato a chiamarli “i Duke” quando si riferivano a tutti e tre, mentre quando parlavano con lei, Daryl e Rick erano “i suoi uomini”. La situazione non le pesava e poi vedere Daryl imbarazzato era divertente; soprattutto se lo era per qualcosa che in parte la riguardava.
 
Era entrata in centrale e con in mano i due bicchieri si era diretta verso l'ufficio. Quando aveva aperto la porta, aveva sentito Rick e Daryl discutere. Che novità.
 
“Buongiorno.” li salutò allegra posando i caffè sulla scrivania. Daryl le fece un cenno distratto con la testa e si fiondò su uno dei due bicchieri, portandoselo alle labbra velocemente.
 
“Non provare a svignartela!” disse Rick puntandogli il dito contro. “Ciao Beth.” rispose sorridendole e prendendo a sua volta il caffè. Dopo il primo sorso entrambi allontanarono il bicchiere, lo osservarono e dopo un'occhiata veloce fecero scambio. Lei aveva fatto mettere i nomi perché sapeva che Rick lo preferiva con un po' di latte, mentre Daryl lo prendeva amaro, ma se non le davano nemmeno il tempo di parlare non sapeva proprio che farci!
 
“Allora? Si può sapere chi dovrebbe scappare da cosa?” chiese incuriosita sedendosi al suo posto.
 
“Lui!” Rick indicò di nuovo Daryl che fingeva di concentrarsi su qualsiasi altra cosa per non guardare negli occhi l'uomo di fronte a sé. “Lavoriamo insieme da quasi due mesi e non ha ancora letto un fascicolo per sbaglio! Se solo lo avesse fatto magari ci saremmo arrivati prima a Muñoz. Ci è andata bene, ma è stata solo fortuna! Per poter lavorare a un caso, devi conoscerlo!”
 
“Io non leggerò tutta quella roba inutile!” ribatté Daryl.
 
“Non si vince una maratona senza mettersi i cerotti per le vesciche.*2” rispose Rick deciso.
 
“Ma che cazzo di proverbio è?!” chiese Daryl corrucciando la fronte.
 
“Non è un proverbio; è la vita.*3” disse in tono ovvio.
 
Beth aveva seguito il rapido scambio di battute tra i due con un sorrisino. Erano così diversi che quando interagivano sembrava di essere in un cartone animato. Nemmeno a disegnarli su misura avrebbe potuto trovare due come loro.
 
“Beth, come andavi a scuola?” chiese Rick improvvisamente.
 
“Piuttosto bene, perché?” rispose guardandolo stupita.
 
“Ho la soluzione!” sorrise lui “Daryl, Beth è la tua nuova tutor.” disse soddisfatto.
 
Ci mancava poco che lui sputasse a spruzzo il sorso che aveva appena bevuto. Dopo aver deglutito il caffè caldo, corrugò la fronte e gli scoccò uno sguardo contrariato. “Cosa? No grazie, io passo.”
 
“Non hai scelta.  Dato che non vuoi leggere i fascicoli, lascia che lei te li racconti. O questo oppure i quattro scatoloni sono in archivio.” concluse con un finto sorriso angelico.
 
“A nessuno interessa il mio parere?” chiese Beth. Daryl la osservò con espressione annoiata, mentre Rick l'aveva guardata con uno sguardo di supplica che l'aveva portata alla resa quasi immediatamente. “D'accordo.” disse lei sollevando le mani.
 
“Bene, è deciso!” il poliziotto saltò su dalla poltrona e uscì dall'ufficio.
 
Rimasero in silenzio per un paio di minuti. Sperava che lui dicesse qualcosa, ma a quanto pareva non ne aveva nessuna intenzione. “Ok.” disse lei alla fine, alzandosi dalla sedia. “Vado a prendere la prima scatola.”
 
§§§
 
Rick era andato a fare un giro per la centrale. Era un po' che non aveva del tempo libero e voleva vedere come procedevano le cose. Controllò che tutto fosse in ordine, ma ovviamente non fu così; ce n'era sempre una ma non si era abbattuto. Si era rimboccato le maniche, era andato dal capitano - che lo aveva prontamente ignorato, come da manuale - e dopo due ore era riuscito a capire dove fosse finito quella cartella che sembrava essersi volatilizzata nel nulla.
 
Aveva lasciato l'ufficio a Beth e Daryl così che potessero iniziare subito a studiare il caso.
 
Stava tornando da loro quando aveva intravisto Michonne. Erano quasi due mesi che le chiedeva di uscire a cena con lui, ma in un modo o nell'altro declinava sempre. Non voleva essere insistente, e anche se la prima volta aveva usato la scusa di farsi perdonare per averle fatto saltare la copertura, le volte successive glielo aveva semplicemente chiesto, come un normale invito.
 
Cambiò bruscamente direzione e andò verso di lei.
 
“Ciao. Tutto bene?” le chiese avvicinandosi.
 
“Sì, tutto a posto.” gli rispose dopo un attimo di incertezza. “Avevi bisogno?” chiese indicando la porta alle sue spalle, chiaro segno che aveva del lavoro da fare.
 
“Ehm... più o meno.” annuì lui.
 
“E...?” chiese lei cercando di spingerlo a proseguire.
 
Fece un piccolo sospiro e poi si buttò. “So che non è la prima volta che te lo chiedo e se mi dirai di no non lo farò più, ma ti andrebbe di uscire a cena?”
 
Lei era rimasta in silenzio e lo guardava. Sentì il cuore battere un po' più veloce, i secondi gli sembrarono ore; gli parve di rimanere di fronte a lei un'eternità. Perché non poteva essere una cosa rapida e indolore? E invece si stava crogiolando nell'ansia.
 
“D'accordo.” Quando finalmente gli rispose, non riuscì a impedirsi di far trapelare la sorpresa sul suo volto. Aveva accettato.
 
“Davvero?” chiese spontaneamente. Lei sorrise divertita. Si schiarì la voce e, dopo essersi costretto a riassumere un'espressione neutra, le chiese “Ti andrebbe bene mercoledì?”
 
“Sì.” lo guardò per qualche secondo ancora e poi entrò nel suo ufficio.
 
Rimase impalato come un'idiota ad osservare la tendina della porta senza vederla realmente. Aveva accettato! Era talmente contento che non aveva fatto caso di essere rimasto immobile; solo quando sentì avvicinarsi delle voci si riscosse e tornò in ufficio. Quando aprì la porta sentì la voce di Beth.
 
“Daryl?” Per tutta risposta ci fu un grugnito di rimando.
 
“Mi stai ascoltando?” Come prima, ricevette in cambio solo un mugugno d'assenso.
 
“Daryl, sei innamorato di me?”
 
Rick a quel punto poteva vederli: Beth era seduta nella sua poltrona, con le braccia incrociate al petto e un'espressione truce, mentre Daryl era di fronte a lei con la testa china; probabilmente stava guardando il cellulare. Annuì di nuovo e a quel punto lei divenne una furia.
 
“Daryl!” urlò, chiudendo di scatto un raccoglitore e ottenendo l'attenzione dell'uomo. “Si può sapere qual è l'ultima cosa che hai sentito?”
 
Lui alzò lo sguardo lentamente e anche se non poteva vederlo, Rick sapeva esattamente l'espressione annoiata che doveva dipingergli il viso. “ "Questo è Pablo Chacòn". ”
 
“È la prima cosa che ho detto! Non hai sentito nient'altro?”
 
Daryl scrollò le spalle. “Hai una voce rilassante, è stato come mettere il cervello in stand by.” rispose pacifico.
 
A quel punto sembrava che la ragazza stesse per esplodere, così Rick si decise a intervenire. “Allora? Come sta andando?” chiese raggiungendoli alla scrivania.
 
Beth sollevò gli occhi su di lui e con un cipiglio nervoso rispose: “Male. Non ha sentito una parola di quello che ho detto nelle ultime due ore.”
 
“Cosa posso farci? Quel caso è noioso!” disse Daryl rivolgendosi all'altro. “E poi tu non hai proprio il dono della sintesi.” la punzecchiò lui.
 
“Non sei andato oltre le prime tre parole! Non puoi neanche saperlo!” si alzò in piedi, appoggiò le mani sulla scrivania e lo guardò dall'alto in basso.
 
“Ho sentito fin troppo!” anche Daryl si alzò, fronteggiandola. A quel punto la superava quasi di una testa; sembravano due leoni pronti a sbranarsi.
 
“Dai, basta!” li interruppe Rick, rivolto a nessuno in particolare.
 
“Io?! È lui!”
 
“Io?! È lei!”
 
Si fissarono risentiti e dopo che Rick gli fece segno di allontanarsi si sedettero di nuovo, ognuno guardando da un'altra parte.
 
“Mio dio... Sono una mamma sia a casa che al lavoro.” mormorò Rick, passandosi una mano sulla fronte.
 
§§§
 
Se Daryl pensava di cavarsela così si sbagliava di grosso. Non gliel'avrebbe data vinta, soprattutto dopo quei discorsi sul suo senso della sintesi. Gliel'avrebbe fatto vedere lei.
 
Il sabato e la domenica, dato che erano i giorni liberi di Rick, nemmeno lei doveva andare al lavoro. Così un paio d'ore prima di uscire si era rintanata nello stanzino della fotocopiatrice e aveva stampato alcune foto che le sarebbero servite per quello che aveva in mente.
 
 
 
Era rimasta chiusa in casa tutto il weekend, ma ne era valsa la pena. Domenica sera, attorno alle sei, era riemersa da quel marasma di fogli, pennarelli, matite, righelli e chi più ne ha più ne metta. 
 
Quando Maggie era passata a trovarla quella mattina, era corsa alla porta e appena l'aveva aperta, sua sorella era scoppiata a ridere e l'aveva presa in giro perché aveva il viso pitturato. Se ne era andata quasi subito, perché aveva un brunch con Glenn e a quel punto Beth aveva ripreso la sua opera.
 
Chi la dura la vince Dixon.
 
§§§
 
Il lunedì mattina era sempre terribile. Non sapeva dire se fosse perché veniva dopo due giorni in cui non andava alla centrale o solo per il fatto che il primo giorno della settimana, per antonomasia, era disastroso. Comunque sia, Rick era stato talmente preso che aveva a mala pena salutato Beth e Daryl prima di occuparsi della miriade di casini che erano piovuti sul distretto.
 
Solo qualche minuto prima di mezzogiorno era riuscito a liberarsi ed era andato in ufficio per chiedere chi volesse andare a pranzo. Quando era entrato aveva trovato Beth in piedi accanto a un cartellone che occupava metà parete, Daryl seduto di fronte a lei che la osservava. E mentre lei parlava, sembrava prestare davvero attenzione a quello che diceva.
 
Il cartellone alle spalle di Beth era un'enorme mappa concettuale. L'argomento era facilmente intuibile dato che la foto di Chacòn campeggiava nel centro. Da lì si diramavano un mare di frecce che indicavano altre persone, posti, cartine geografiche o scritte a caratteri cubitali di vari colori.
 
“La prossima volta dovremo mettere la porporina perché ti concentri?” lo prese in giro Rick, attirando la loro attenzione.
 
“Ah, ah. C'è da dire che quando è entrata con questo lenzuolo pensavo avesse ritrovato un papiro egizio, ma poi ho visto questo schema e... be, devi averci messo una vita.” rispose Daryl, rivolgendosi a Beth.
 
“Non così tanto.” sorrise lei. “Ma grazie. E poi ho notevolmente affinato le mie capacità riassuntive!”
 
“Questo poco ma sicuro, altrimenti non ti avrei ascoltata nemmeno per tutti i disegni del mondo.” ghignò lui in tutta risposta.
 
“Va bene.” li interruppe Rick “Venite a pranzo?”
 
Entrambi si vestirono e stringendosi nei giubbotti, uscirono nell'aria gelida. Erano per strada quando a Rick venne in mente una cosa. “Beth, avrei bisogno di chiederti un favore.”
 
“Dimmi tutto.” rispose lei, con la bocca seppellita dietro la sciarpa.
 
“Mercoledì sera dovrei uscire a-... dovrei uscire. È un problema per te tenere Judith?”
 
“Certo che no” gli sorrise “E vieni anche tu.” si rivolse all'uomo affianco a lei.
 
Daryl alzò di scatto la testa e si fermò. “Perché? Io che c'entro?”
 
“Abbiamo del lavoro da fare. Devi studiare il caso, ricordi?” rispose girandosi verso di lui.
 
“Ma lui esce a spassarsela! Perché io devo lavorare anche di sera?” protestò.
 
“Perché Rick corre come un pazzo tutto il giorno, mentre tutto quello che fai tu è rimanere stravaccato sulla sedia a mangiare pizza e ad appestare l'ufficio di formaggio e piedi*4! E sai chi deve ristampare i fogli che macchi di caffè e pomodoro?”
 
Rick, che intanto era rimasto alle spalle di Beth, vide Daryl spostare lo sguardo verso di lui, chiedendogli con gli occhi a chi toccasse. Riuscì a indicargli la ragazza con un movimento della testa, ma lui non fu abbastanza svelto nel rispondere.
 
“Io!” continuò lei. “Quindi poche storie, mercoledì sera vieni con me.”




Angolo autrice:

*1 Hazzard, Serie TV, 1979-1985.
*2 Come ammazzare il capo... e vivere felici, 2011. David Harken.
*3 Chiedimi se sono felice, 2000. Giacomo e Giovanni.
*4 Come ti spaccio la famiglia, 2013. Rose O'Reilly
 
Eccoci alla fine del settimo capitolo! Questo è stato più breve degli altri, penso sarà il più corto di tutti, ma portate pazienza, il prossimo - per contro - sarà molto più ricco ;) Prima di salutarvi vorrei sottolineare una cosa: giuro che non guardo solo stronzate ahahahaha le citazioni di questo capitolo sono tutte tratte da film leggeri o comunque non cult del cinema, ma giuro che sono una persona molto più profonda di quanto non traspaia dalle frasi di oggi :P A presto con il prossimo aggiornamento! Ringrazio come sempre chi ha messo la storia tra preferite/seguite/ricordate e come sempre chi ha recensito :)
·Machaira·
   
 
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