Anime & Manga > Inuyasha
Segui la storia  |       
Autore: Bankotsu90    19/04/2017    1 recensioni
1755: durante la guerra franco-indiana il generale inglese Edward Braddock inizia una spedizione verso la fortezza francese di Fort Duquesne. Durante il tragitto però si imbatterà in forze sovrannaturali, ben decise a fermarlo... Prequel di Kill Me.
Genere: Horror, Mistero, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sesshoumaru, Signora Madre
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Morte e resurrezione.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
9 luglio
 
Tutto era pronto per l’imboscata: gli uomini erano posizionati e pronti ad attaccare, attendevano solo l’ordine di Seiya. Quest’ultima si aggirava fra gli alberi  in compagnia di Daniel quando venne raggiunta da un esploratore Mohawk che le disse qualcosa che il francese non comprese.
 
“Che ha detto?” Le chiese.
 
“Stanno arrivando.” Rispose lei.
 
“Ne è sicura?”
 
“Sì. Conosco bene la loro lingua.”
 
Strano, per una che è giunta qui da poco tempo, per quanto ne so.
 
“Mi tolga una curiosità, sono suoi amici quelli?” Chiese, indicando un gruppetto di persone composto da  7 individui (tre maschi e quattro femmine).
 
“Esatto.”
 
“Sanno battersi?”
 
“Esatto, li considero i miei guerrieri scelti. Mio figlio, Sesshomaru, è uno di loro.”
 
“Comincio a pensare che lei non sia una semplice messaggera.”
 
“Pensi a prepararsi per la battaglia, piuttosto.”
 
“Con tutto il rispetto, madame Seiya, lo considero un suicidio. 890 uomini non possono tenere testa a 2000 nemici.”
 
“Primo errore: Leonida e i suoi trecento spartani tennero testa a 300.000 persiani per tre giorni, prima di soccombere. Secondo: i nemici sono 1300, Braddock ha diviso la sua armata in due, lasciando indietro 800 soldati. Me lo ha riferito una mia spia.”
 
“Ne è sicura?”
 
“Le mie spie non mentono né errano mai.”
 
“Capisco.”
 
Il comandante francese rifletté per qualche istante, poi chiese:
 
“Lei ha detto che i persiani erano 300.000 ma in realtà erano un milione.”
 
Seiya scosse la testa.
 
“Erano 300.000, la cifra fu successivamente gonfiata dallo storico Erodoto per accrescere il trionfo greco.”
 
“Ma ne è sicura?”
 
“Se non lo io, che assistetti in prima persona alla battaglia…”
 
Daniel la guardò stranito, poi disse:
 
“Lei è troppo giovane per avervi assistito… Per averlo fatto dovrebbe avere più di 2000 anni.”
 
“Cambiando discorso, vorrei chiederle un favore.”
 
“Se posso… Dica.”
 
“Ordini ai suoi soldati di mantenere la calma, qualsiasi cosa succeda. È chiaro?”
 
“Oui, madame.”
 
“Bene.”
 
La donna gettò una occhiata alla valle del Monongahela.
 
Tempo pochi minuti e arriveranno.
 
Pensò.
 
Infatti, dopo poco, vide emergere dal limite degli alberi ai piedi della collina i soldati di Braddock; non una pattuglia o un gruppo di esploratori, ma un intero reggimento armato fino ai denti. In testa c’erano gli ufficiali a cavallo, poi i tamburini e i bandisti, seguiti dalle truppe a piedi, quindi i facchini e i servitori dell’accampamento che sorvegliavano i carri con le vettovaglie. L’intera colonna si stendeva fin quasi dove arrivava lo sguardo. E, alla testa del reggimento, il generale in persona che dondolava dolcemente al ritmo del suo cavallo, il fiato gelido che annebbiava l’aria davanti a lui, con George Washington al suo fianco. Dietro gli ufficiali i tamburini mantenevano un rullo costante, di cui gli uomini in agguato furono eternamente grati, perché tra gli alberi c’erano cecchini francesi e indiani. Sull'altura c’erano gruppi di uomini in attesa del segnale d’attacco: un centinaio o più di uomini che aspettava di far scattare l’imboscata; un centinaio di uomini che trattenne il respiro, quando, all'improvviso, il generale Braddock alzò una mano, un ufficiale urlò un ordine, i tamburi tacquero e il reggimento si arrestò, con i cavalli che nitrivano e starnutivano, pestando il terreno gelato e coperto di neve, il silenzio che calava pian piano sull'intera colonna, una calma misteriosa. Nel luogo dell’imboscata tutti trattennero il respiro, e si chiesero se non fossero stati scoperti. Seiya deglutì e lanciò una occhiata ai suoi sottoposti, in particolare a suo figlio.
 
Preparatevi al peggio.
 
Sembrava dire il suo sguardo.
 
*******
George Washington guardò Braddock, poi dietro di sé, dove il resto della colonna, ufficiali, soldati e servitori stava aspettando ansioso, e infine riportò lo sguardo su Braddock. Si schiarì la voce.
 
“Tutto a posto, signore?” Domandò.
 
Braddock trasse un profondo respiro.
 
“Stavo semplicemente assaporando il momento…” Rispose.
 
Poi aggiunse:
 
“Presto marceremo vittoriosi su Fort Duquesne e lo raderemo al suolo… i francesi si pentiranno amaramente di aver tentato di bloccare la nostra espansione a Ovest!” Affermò, orgoglioso.
 
*****
Sei sempre lo stesso, eh Eddie? La vecchiaia non ti ha ammorbidito affatto…
 
Pensò Seiya.
 
“Tenetevi pronti!” Annunciò.
 
******
Il reggimento, a poco meno di trecento metri di distanza, riprese a muoversi con un frastuono simile a quello di un temporale in avvicinamento, i tamburi ripresero a suonare e gli indiani sfruttarono l’improvviso fracasso come copertura per spostarsi nel bosco, approntando l’imboscata.
 
*******
“I Francesi sanno di essere deboli su tutti i fronti, e così si sono alleati ai selvaggi che abitano questi boschi. Poco più che animali… Dormono sugli alberi, collezionano scalpi e addirittura mangiano i loro morti. La clemenza è fin troppo per loro… Non risparmiatene neppure uno!” Ordinò Braddock, duro.
 
“Signore, quelle sono solo storie. I nativi che ho conosciuto non fanno nulla di simile.” Gli rispose un suo ufficiale.
 
“Mi state dando del bugiardo?” Domandò furioso, girandosi di colpo.
 
“Mi sono confuso, scusi.”
 
Per tutta risposta Braddock sfoderò la pistola e gli sparò in faccia. L’uomo cadde da cavallo, esanime. Lo sparo fece alzare in volo alcuni uccelli che stavano lì vicino e la colonna si fermò, con gli uomini che toglievano i moschetti dalle spalle e puntavano le armi, pensando di essere stati attaccati. Rimasero all'erta per alcuni momenti, poi arrivò l’ordine di abbassare la guardia e una voce filtrò fino a loro, un messaggio consegnato sottovoce: il generale aveva appena ucciso un ufficiale.
 
“Generale!” Esclamò Washington, sconvolto da quanto aveva appena assistito.
 
 Braddock si voltò verso di lui e per un attimo Washington si chiese se non stesse per ricevere lo stesso trattamento.
 
Dio del cielo, George! Hai deciso di suicidarti?
 
Pensò Gage, nervoso.
 
“Non tollero dubbi tra coloro che comando, né comprensione per il nemico! Non ho tempo per insubordinazioni!” Tuonò Braddock.
 
“Nessuno nega che abbia sbagliato, signore. Solo…” Provò a ribattere Washington ma fu interrotto.
 
“Ha pagato il suo tradimento, come tutti i traditori! Quando vinceremo questa guerra contro i Francesi sarà grazie a uomini come voi, che obbediscono a uomini come me e lo fanno senza esitare. L’ordine deve regnare fra le nostre fila e deve esserci una netta catena di comando. Capi e seguaci. Senza una simile struttura non può esserci vittoria, mi sono spiegato?”
 
Washington annuì, distogliendo però rapidamente gli occhi, tenendo per sé i suoi veri sentimenti, poi, quando la colonna riprese la sua marcia, si allontanò dalla prima linea con la scusa di doversi occupare di altro.
 
Cristo… Ogni giorno diventa sempre più brutale!
 
Pensò, inorridito.
 
*****
Seiya alzò il braccio destro, pronta a ordinare l’attacco.
 
Quella era l’ultima tua carognata, Eddie… Te lo garantisco!
 
Pensato questo abbassò il braccio gridando:
 
“ORA!”
 
I francesi partirono all'assalto, mentre gli indiani iniziarono a scagliare frecce su frecce. Contemporaneamente Sesshomaru, Toran, Karan, Shuran, Hiten, Yura, Shunran e la stessa Seiya partirono all'attacco, dilaniando, fulminando, incenerendo, stordendo e ghiacciando qualsiasi soldato inglese si parasse loro davanti. Daniel non credeva ai suoi occhi, era come paralizzato dallo stupore.
 
“Ha visto che fanno?” Gli chiese uno dei suoi ufficiali.
 
Lui non rispose, e un solo pensiero gli attraversava la mente:
 
Mon Dieu…
 
******
Nel giro di pochi minuti gli inglesi, sebbene numericamente superiori, so ritrovarono in difficoltà; non erano i francesi e i loro alleati nativi il problema ma quel gruppetto di strani individui che sembravano dotati di capacità sovrannaturali. La loro situazione peggiorò notevolmente quando un ragazzo con lunghi capelli neri legati in una treccia e occhi rossi armato di una lancia apparve nel cielo sopra di loro e scagliò dei raggi e dei globi luminosi sia dalla sua arma che dalla bocca mietendo numerose vittime.
 
******
Gibbs aveva appena sventrato un soldato francese quando, alzando gli occhi al cielo, vide ciò che Hiten stava facendo. Nel vederlo per poco non gli venne un infarto. Si fermò nel bel mezzo della battaglia, con gli occhi sgranati e la bocca spalancata in una espressione di sgomento misto a terrore.
 
Ancora lui…
 
Pensò spaventato, per poi gettare a terra la sua spada e darsi a una fuga precipitosa.
 
E adesso dove scappa quel pazzo incosciente? Vuole forse finire sul patibolo come disertore?
 
Si chiese Charles Lee mentre sparava a un soldato francese.
 
Ma Gibbs non era il solo: anche Braddock, vista la mala parata, dopo qualche secondo spronò il cavallo e si diede a sua volta alla fuga.
 
Quel bastardo sta scappando!
 
Pensò Seiya allarmata, per poi rivolgersi al figlio:
 
“Sesshomaru! Braddock sta scappando! Non devi permetterglielo!”
 
“Sì, madre!”
 
Detto questo egli assunse la sua forma canina e si lanciò all'inseguimento, seminando il terrore nel campo di battaglia.
 
********
Che cos'è quello?
 
Si chiese Gage, sbigottito da quella orrenda visione… Un cane gigantesco dagli occhi color sangue e dall'aspetto feroce che si faceva strada tra i due eserciti in lotta.
 
Alcune giubbe rosse spararono contro la bestia, mancando però il bersaglio.
 
******
Devo muovermi anche io… Per assistere in prima persona alla fine di quel grosso maiale in uniforme!
 
Pensò Seiya, mentre si avviava nella stessa direzione dove si erano diretti il suo bersaglio e suo figlio, superando indiani e francesi che si stavano precipitando giù per la collina verso la colonna.
 
*****
Sesshomaru vide frecce piovere su Braddock, senza però colpire il bersaglio; poi furono fatte scattare le trappole piazzate dai francesi: un carretto carico di polvere da sparo scagliato contro i nemici disperse alcuni fucilieri per poi esplodere, causando la fuga di cavalli privi di cavalieri mentre dall'alto i cecchini indiani colpivano i soldati spaventati e disorientati. Braddock continuò a correre fino a quando l’inu yokai non lo colpì con una musata, disarcionandolo e scagliandolo in aria con un urlo. Il bulldog rovinò a terra, tentò di rialzarsi per fuggire  ma si era rotto una gamba. Sfoderò la pistola e sparò contro il demone, facendogli però il solletico. Questi si posizionò sopra di lui, tenendolo fermo con una zampa e facendogli un male del diavolo. Dopo pochi minuti giunse anche Seiya, la quale lo fissava beffarda.
 
“Da quando siete diventato un codardo, Eddie?” Gli chiese.
 
“Che cosa volete?” Chiese, dolorante.
 
“8 anni fa voi e i vostri uomini avete sterminato un’intera famiglia… 7 persone innocenti uccise barbaramente.”
 
“Me lo dite a voi che ve ne importa?”
 
“Moltissimo… Se c’è una cosa che non sopporto sono i sanguinari come voi.”
 
“Ma chi siete?”
 
“Può chiamarci gli dei del cielo, come ci hanno ribattezzato i nativi.”
 
“Allora siete reali!”
 
“Certo, ma non siamo dei. Siamo demoni, originari del Giappone.”
 
Braddock sorrise amaramente.
 
“I piani alti mi avevano avvisato della possibilità di strani incontri in America… Ma non ci avevo creduto.”
 
“Errore fatale… Che ora pagherete con la vita.” Affermò la yasha.
 
All'improvviso però uno sparo seguito da un dolore lancinante alla spalla sinistra la mise in allarme. Si voltò e vide George Washington a cavallo, che la teneva sotto tiro col suo moschetto.
 
Ci mancava anche questa…
 
Pensò, scocciata.
 
“Sesshomaru, occupati di Braddock! Io penso a Washington!”
 
Detto questo  sferrò un attacco con la sua frusta velenosa contro il cavallo di Washington, così l’uomo cadde a terra. Tentò di rialzarsi e di raccogliere il fucile ma la yasha lo raggiunse in pochi passi e gli sferrò un calcio nel fianco.
 
“Sta’ giù!”  Gli intimò.
 
Dopo pochi istanti un urlo agghiacciante risuonò nell'aria: Sesshomaru aveva ucciso Braddock con un poderoso morso, maciullandolo. Seiya sorrise soddisfatta, si tolse il proiettile dalla spalla, guarì la ferita, poi si rivolse a Washington:
 
“Perché tentare di salvare un mostro come Braddock, che non esitava a eliminare i suoi stessi soldati? Voi  stesso siete stato testimone delle atrocità da lui commesse!”
 
“Era pur sempre un mio superiore, per quanto detestabile e disumano! Era mio dovere proteggerlo!”
 
“Ligio al dovere, vedo… Ma tale attaccamento vi risulterà fatale.” Fece per colpirlo ma una voce conosciuta la fermò.
 
“Non fatelo, madre… Il nostro obiettivo era uccidere Braddock, e lo abbiamo fatto.” Era Sesshomaru, che aveva riassunto forma umana.
 
“Lo so, figliolo. Ma sai anche che non possiamo lasciare in giro testimoni scomodi. L’esistenza della nostra specie deve rimanere un segreto.”
 
“Non possiamo neanche abbassarci al livello di Braddock.”
 
“E allora cosa proponi?”
 
“Lasciarlo andare.”
 
“Che assurdità!”
 
“Anche se dovesse raccontare quello che ha visto stai certa che nessuno gli crederà mai.”
 
Seiya guardò suo figlio, poi Washington. Rimuginò per qualche minuto, poi  si decise.
 
“Alzatevi!” Ordinò.
 
Seppur recalcitrante l’uomo obbedì.
 
“Ringraziate mio figlio, che ha fermato la mia mano. In caso contrario avreste seguito il vostro generale nella morte.”
 
“Ne sono consapevole.”
 
“Se volete un consiglio,  non racconti in giro quanto ha visto. Otterrebbe solo derisioni o peggio.”
 
“Sono consapevole anche di questo.” Ammise a malincuore Washington.
 
“Madre, avete sentito?”
 
“Cosa, Sesshomaru?”
 
“Nulla, è questo il punto.”
 
Concentrandosi, Seiya si accorse che era vero: i rumori della battaglia (grida, nitriti e spari) erano cessati.
 
“Evidentemente lo scontro è finito.” Affermò.
 
“E chi sarà il vincitore?”
 
“Domanda superflua, figliolo.”
 
Infatti dopo circa un quarto d’ora il terzetto venne raggiunto da Toran e Karan, entrambe con una espressione trionfale in volto.
 
“Gli inglesi sono in fuga, Seiya-sama.” Affermò la yasha del ghiaccio.
 
“Quanti ne sono rimasti in vita?”
 
“Circa una ventina, tutti gli altri sono carne morta. Avreste dovuto vederli, somma Seiya! Scappavano come conigli!” Rispose Karan.
 
“I francesi e i loro alleati indiani?”
 
“Stanno ancora festeggiando la vittoria. A proposito, dov’è Braddock?”
 
“Morto, Toran.... Per mia stessa mano.” Rispose Sesshomaru.
 
“E di lui che intendete fare?” Domandò Karan, indicando Washington.
 
L’uomo iniziò a sudare freddo e a temere per la sua vita; anche se Sesshomaru e sua madre avevano accettato di risparmiarlo le nuove arrivate (dei, demoni o qualunque cosa fossero) potevano spezzare la sua vita in un istante.
 
“Semplice… Colonnello Washington!”
 
“Sì?”
 
“Ci sono altri 800 soldati inglesi, giusto?”
 
“Sì, ma sono rimasti indietro.”
 
“Li raggiunga, comunichi loro che Braddock è morto e che la spedizione è fallita. Assuma il comando e ordini di tornare indietro.”
 
Washington deglutì.
 
Non ho altra scelta… Le nostre forze militari possono tenere testa a francesi e indigeni ma non a queste… Creature.
 
Pensò, intimorito.
 
“Va bene.”
 
Seiya sorrise.
 
“Ora vada.”
 
Washington esitò per qualche istante, poi inizio a camminare e infine a correre. Ora voleva solo allontanarsi il più in fretta possibile da lì.
 
“Ora cosa facciamo, Seiya-sama?” Le chiese Toran.
 
“Torniamo a Fort Duquesne, insieme ai nostri amici francesi.”
 
“Sissignora. E per quanto riguarda il corpo del generale Braddock?”
 
“Cibo per i corvi.”
 
Detto questo la donna si avviò, seguita a ruota dai suoi complici. 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: Bankotsu90