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Autore: WolfieIzzy    19/04/2017    1 recensioni
Aprile 1795. Eleanor Kenway è su una carrozza diretta a Parigi, dopo aver affrontato un viaggio partito quasi un mese prima da casa, in America. Vuole scoprire di più sulla sua famiglia. Vuole scoprire da dove viene. Vuole diventare un'Assassina come suo padre, Connor. In Francia la aspetta il suo destino, e il Maestro Arno Victor Dorian, che la addestrerà per farla diventare un'Assassina perfetta e con il quale combatterà per il futuro della Nazione. Ambientata dopo gli eventi di Assassin's Creed Unity.
NB: Questa storia cerca di essere il più possibile fedele sia ai fatti storici reali, che a quelli fittizi appartenenti alla storia di Assassin's Creed. Qualsiasi modifica apportata al "canone" storico reale e/o appartenente al mondo di AC è voluta ed è utile ai fini della storia. Buona lettura!
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arno Dorian, Napoleone Bonaparte, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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24 Luglio 1795.

*Arno's POV*

Mi svegliai abbastanza presto quella mattina, quella maledetta mattina. Era passato esattamente un anno da quando Élise era morta, proprio in quel giorno. Rilessi i suoi diari l'ennesima volta quella notte, in cerca di una qualche risposta mentre ancora le lacrime mi riaffioravano agli occhi, puntuali come ogni volta in cui facevo passare quelle carte fra le mie mani e sotto i miei occhi, a ricordarmi il mio passato ancora e ancora. In un vortice di memorie e ricordi che erano da sempre stati il mio rifugio nei momenti di sconforto.
Rividi gli ultimi anni passati insieme ad Èlise a cercare di lavorare insieme per lo stesso obbiettivo, che ora, a un occhio più distante, sembrava solo un'illusione mascherata dai nostri interessi personali che erano sempre stati troppo diversi. Lei, infiammata dalla vendetta per suo padre, pronta a rischiare qualsiasi cosa pur di ottenere quel momento di soddisfazione personale.

E poi io, giovane, ingenuo, che ero venuto a sapere di essere il figlio di un Assassino a 21 anni, in prigione dopo essere stato accusato dell'omicidio del mio patrigno e che ero stato catapultato in un nuovo Mondo nel quale la mia unica missione era quella di rimediare agli errori degli altri che avevo sempre sentito come miei. La mia ricerca per la redenzione... Il peso del Mondo sulle mie spalle. 

Èlise era stata addestrata e indottrinata fin da piccola per essere pronta a diventare Gran Maestro dell'Ordine Templare. Sapeva che era quello il suo destino.
Io invece mi ritrovavo adulto in un conflitto ben più grande di me, dentro il quale ero finito un po' per colpa del caso un po' per senso del dovere nei confronti mio padre, Charles. Non avevo idea che lui fosse un Assassino fino a quando non conobbi Bellec, che mi convinse a entrare nella Confraternita per onorare la sua memoria, e prendere parte in prima persona a quel conflitto. Un conflitto, quello tra Assassini e Templari, verso il quale nutrivo un occhio critico dall'esterno che mi aveva sempre portato a pensarla in modo particolare e a maturare negli anni una mia filosofia del Credo tutt'altro che radicale.

Raccolsi delle rose rosse dal giardino, come facevo ogni settimana, e le portai al Cimetière Des Innocents dove si trovava la tomba di Élise, accanto a quella di François e Julie De La Serre.

Mi abbassai davanti alla lapide e sostituii i nuovi fiori a quelli vecchi.
Poi fissai la lapide, cercando, sperando che succedesse non sapevo cosa.

'È passato un anno, Élise. Eppure sento la tua mancanza come la sentivo il giorno in cui ti ho perduta. Cosa dovrei fare, ora?' mi fermai con gli occhi lucidi, sperando mi parlasse, ovunque fosse. 

'Ho passato un anno che credevo di non superare nemmeno per metà. Ho passato mesi a ubriacarmi, piangere, senza fare nulla di buono. Poi, come avevi previsto tu, sono diventato Maestro Assassino. Dopo che io e te abbiamo eliminato Germain insieme. Involontariamente, mi hai aiutato a uscire da quella situazione. 
Ma Élise, ho conosciuto una persona ultimamente... si chiama Eleanor, e mi sta veramente aiutando a uscirne, anche più della Confraternita. Solo che non so se sarò capace a lasciarmi andare completamente. Eleanor é un'Assassina. Corre i miei stessi rischi tutti i giorni, e se la perdessi come ho perso te, non so cosa farei. Cosa devo fare, Élise? Rispondimi, ti prego.' 

Rimasi lì per alcuni secondi, avrei venduto l'anima per avere una sua risposta, in quel momento. Nonostante dovessi sembrare un pazzo per il solo fatto di stare parlando con una lapide.

'Buonasera, Monsieur. Io non mi chiamo Èlise, ma ho sentito tutto.' una voce alle mie spalle mi fece girare di scatto.

Un uomo di circa quarantacinque anni si trovava in piedi dietro di me.
Nonostante la povertà che aveva colpito la popolazione lui era vestito elegantemente, in una divisa scura, portava un tricorno e dei libri sotto il braccio destro. Doveva essere un membro della Convenzione, come minimo.

'Pardonnèz-moi per la mia curiosità. Piacere di conoscervi, sono il Segretario Pierre-Ambroise François Choderlos de Laclos, ma probabilmente avrete sentito il mio nome in altre occasioni.' fece un mezzo inchino.

Io mi alzai e gli strinsi la mano.

'Arno Dorian. Posso chiedervi come mai mi stavate ascoltando, Monsieur de Laclos?' lo scrutai, e in effetti mi resi conto di aver già sentito quel nome.

'Beh, nonostante io sia un Segretario alla Convenzione il mio vero mestiere è quello dello scrittore. Non so se avete sentito parlare del mio romanzo, Les liaisons dangereuses.' disse, mentre iniziammo a camminare verso l'uscita del cimitero.

'Mi pare di si, in effetti. Avevate suscitato piuttosto scalpore dopo averlo pubblicato, non è così?' chiesi. Io dovevo avere circa quattordici anni all'epoca, e mi ricordavo che le ragazze un po' più grandi di me si passavano segretamente quel libro ai balli di corte, e diventavano paonazze sfogliandone le pagine.
De Laclos ridacchiò.

'Già, è stato un periodo molto felice della mia vita. Comunque, signor Dorian, quello che mi ha incuriosito di voi è il modo con cui parlavate a quella tomba. Era la vostra fidanzata, quell'Élise?'

'Si. È morta un anno fa.' risposi.

'Capisco, e mi dispiace. Ma, vedete... nonostante il mio romanzo parli di personaggi libertini e dell'amore carnale, in realtà dopo aver passato quasi un anno agli arresti domiciliari sotto il Terrore di Robespierre ho cambiato la mia visione e sono diventato un romantico, probabilmente anche grazie alla Rivoluzione. E sentendovi parlare davanti a quella lapide, sono rimasto positivamente impressionato. Avete nominato una certa Eleanor, esatto?'

'Si, è... una ragazza che ho conosciuto di recente. E che mi ha riportato quella serenità che ho cercato per anni, da quando sono venuto a far parte di tutto questo. Ma vedete, Segretario, io e lei facciamo un mestiere pericoloso... e ho paura di perderla, come ho perso Èlise.'

'Questo è comprensibile. Ma, mon frère, siete giovane. E un bel giovane. Non precludetevi la felicità da solo, perchè potete ottenerla nel modo più semplice possibile: aprendo il vostro cuore. So che probabilmente ve lo sarete già sentito dire, ma Élise fa parte del passato, e per quanto fosse idilliaco, o per quanto l'aveste amata, purtroppo non tornerà. Questa ragazza invece, Eleanor... fa parte del presente... e del futuro. Ed è lì che aspetta solo voi. Da quello che mi avete detto capisco che vi siete affezionato a lei: non lasciate che la paura di quello che di spiacevole possa accadere, impedisca alla serenità di far finalmente parte della vostra vita. Lasciatevi andare, rischiate. Amate di nuovo: la Francia è quasi libera, e voi libererete anche il vostro cuore...Sono sicuro che Élise vorrebbe vi rifaceste una vita. Vorrebbe vedervi felice.' disse.

Io non sapevo cosa rispondere. Non riuscivo a trovare una risposta a mia difesa che fosse sufficientemente adatta a controbattere a quello di cui mi aveva appena fatto rendere conto Monsieur de Laclos, o meglio, era una cosa che sapevo già, ma che mi spaventava. E dentro di me, in quel momento... ebbi la conferma, per un secondo, che quello che aveva detto era la verità. 
Percepii qualcosa di nuovo e bellissimo che non avevo mai provato prima accendersi nel mio petto.

Avevo sofferto già abbastanza. 
Rischiavo già abbastanza la mia vita tutti i giorni, in quelle strade. 
E no... non volevo morire da solo.
Un po' di felicità me la meritavo.

'Merci, Monsieur De Laclos. Davvero!' esclamai e gli strinsi la mano, per poi correre veloce come il vento verso il Cafè Theatre.

'Ah, cette jeunesse! Bonne Chance, Arno!' lo sentii esclamare, prima che io spiccassi un balzo verso la parete di un palazzo. 

Entrai nella stanza di Eleanor dalla finestra, e vidi che stava ancora dormendo. Lanciai il mio cappotto sulla scrivania, e mi avvicinai al letto.

La osservai per qualche secondo: era riversa su un fianco, la camicia da notte le era scesa da una spalla, i capelli sparpagliati sul cuscino. Era davvero bellissima, con le labbra socchiuse e le guance leggermente arrossate, il sole che stava per colpire il suo volto appoggiato sul cotone bianco delle lenzuola.

Mi sedetti sul letto, e le scostai un ciuffo dal viso. 
Non riuscii nemmeno a sfiorarla che, in un secondo, aveva afferrato il pugnale che teneva sul comodino e me lo stava puntando alla gola, dopo avermi fatto stendere sotto di lei e avermi bloccato in mezzo alle sue gambe.

'Bonjour anche a te, lionne.' dissi sarcastico stringendo i denti, sotto il suo sguardo soddisfatto.

'Non puoi dire che io non abbia i riflessi pronti.' disse lei, sistemandosi i capelli dopo aver riposto il pugnale.

Io mi tirai su sui gomiti, in modo da poterla ammirare meglio.

'Sono pronti, certo, anche troppo. Non dovresti sfoggiarli con me pero', sai? Io sono innocuo.' scherzai.

'Così innocuo da importunarmi nel sonno, la mattina del mio giorno libero? Chiunque osi sfidarmi in questo modo è tutto fuorché innocuo. È minaccioso. E io odio le minacce.' incrociò le braccia.

'La realtà è che c'è un motivo, per cui sono qui...' la presi dietro la nuca e la avvicinai a me, rubandole un bacio.

*Eleanor's POV*

'Ah si, e quale sarebbe?' gli chiesi, sorridendo fra un bacio e l'altro.

Arno mi colse di sorpresa e cambiò le posizioni, facendomi ritrovare sotto di lui. Lo guardai per qualche secondo e lui mi baciò di nuovo, mentre le sue mani vagavano liberamente sopra la mia camicia da notte, finchè la sua mano destra non si insinuò all'interno di essa risalendo la mia coscia, il fianco, la pancia, e mi afferrò un seno, per poi ripetere il percorso e fermarsi in mezzo alle mie gambe, dove toccò il mio punto più sensibile, facendomi sussultare.

'Arno...' mormorai, in un tono di voce che poteva essere interpretato come una supplica sia a farlo fermare, che a farlo continuare. 

Vidi il suo sguardo farsi più intenso e soddisfatto mentre la mia espressione e i miei respiri cominciavano a cambiare, a seconda di quello che mi stava facendo.

'... Era questo il motivo...' sussurrai, causandogli una risata.

'Esatto.' disse lui, e continuò quello che stava facendo, mentre io mi sentivo pervadere da una sensazione che cresceva sempre di più in mezzo ai miei fianchi.

Arno, mentre continuava il lavoro che stava facendo con la mano, mi baciò ancora, quasi assorbendo il mio piacere.

'Cristo...' mormorai, scossa da un'ondata di brividi che mi fece scuotere dentro e fuori.

'Sei pronta... come lo sono io. Finalmente.' sussurrò, e si tolse la camicia. Rividi quello che avevo visto una settimana prima circa, davanti a me. E ne fui particolarmente felice. Un corpo perfetto, che invitò le mie mani a tracciare quante più linee possibili su quel torso che sembrava scolpito nel marmo. Sfiorai le linee delle sue cicatrici, mentre lui si sbottonava i pantaloni.

'Arno... io non ho... non ho mai...' mormorai, non riuscendo a guardarlo negli occhi.

Lui si abbassò di nuovo su di me, accarezzandomi la guancia con un dito.

'Lo so, mon ange. E io sono stato con una sola donna. Non ti preoccupare. Solo... lasciati andare, e fidati di me.' disse, e mi sorrise.

Io lo fissai negli occhi, che quella mattina erano più verdi del solito, e annuii.

Sentii le mie pareti crollare mentre Arno entrò in me, lentamente, la sua testa accanto alla mia, le sue labbra premute sulla mia tempia, mentre io mi mordevo il labbro e mi aggrappavo alla sua schiena e alle sue spalle, quasi ritirandomi per il dolore iniziale. Le mie unghie affondarono nella sua carne, causandogli un lieve gemito di dolore.

'Eleanor...' sussurrò, e poi iniziò a muoversi lentamente, su di me, facendomi abituare alla sua presenza.

Sentii una lacrima scendermi sulla guancia.

'Guardami negli occhi, Arno, ti prego.' lo supplicai, e lui lo fece, appoggiando la sua fronte sulla mia e stringendo le dita delle sue mani nelle mie ai lati del mio viso, sul cuscino.

Lentamente, il dolore iniziò a svanire, lasciando posto ai brividi di piacere di prima, che si fecero sempre più intensi, ad ogni spinta.
Sembrava che nel silenzio di quella camera non ci fosse più nulla. Solo io, Arno, e i nostri respiri, che si fecero sempre più affannosi.

La mia fronte e la sua, imperlate di sudore, tremanti, non si staccarono fino al raggiungimento del culmine, prima del mio, e poi del suo, dentro di me.

Rimanemmo così per qualche minuto, petto contro petto, Arno ancora sopra di me, a riprendere fiato.

Poi si scostò, e mi accarezzò i capelli.

Io ero ancora scossa, e molto stanca. Sentii qualcosa fra le gambe, e dopo aver controllato vidi del sangue sulla mia mano. 

'Hai sanguinato un po'. Non preoccuparti, è del tutto normale.' mi rassicurò lui, baciandomi la fronte.

'Arno, è stato... meglio di quanto mi aspettassi.' dissi, e lui rise.

'Per la tua prima volta, te la sei cavata egregiamente.' 

Io arrossii, e mi girai di lato verso di lui, scrutandolo.

'Arno... che cos'è successo per farti correre da me, questa mattina, e finalmente... voglio dire... fare questo?' chiesi, davvero curiosa.

Lui sorrise, e alzò lo sguardo verso la finestra.

'Sono stato illuminato. E non dalla luce del sole... da quella della ragione. E del cuore.' rispose.

'Non credo tu abbia ricevuto questa "illuminazione" da solo, mio caro...' dissi, appoggiando la mia testa sulla sua spalla.

'Beh, diciamo che ho ricevuto dei graditi suggerimenti. Da uno sconosciuto, tra l'altro...' ridacchiò.

'Non sono sicura di voler onoscere il suo nome, ma buono a sapersi...' dissi io. 'Gli sconosciuti possono migliorare veramente le nostre giornate, eh?' 

Lui annuì con un sorriso, e mi stampò un bacio sulle labbra.

Poi presi un bel respiro, e finalmente decisi di condividere con lui quello che mi era successo.

'Arno, in questi giorni sono successe delle cose che mi riguardano...' 

Lui si girò verso di me, incuriosito.

'Ovvero?' chiese.

'Ho scoperto delle cose... su mia madre. Me le ha confessate la Baronessa Deschamps prima di morire, e...' iniziai a raccontargli tutto quello che avevo scoperto, dell'incontro con mia madre, del fatto che fosse la nipote di Poulain.

'Sei stata al suo palazzo senza dirmelo? E perlopiù, sei entrata in una stanza segreta? Eleanor... è inutile che ti dica che avresti potuto finire male, molto male! Se ti avessero presa... '

'Arno, ho controllato ovunque prima di entrare. E poi non potevo aspettare... è mia madre.'

'Si, hai ragione... Ma devi stare attenta comunque. Se ti avessero beccata, non voglio immaginare cosa ti sarebbe successo. Per non parlare del fatto che non me ne avevi messo al corrente... In fin dei conti pero', sono felice che tu ti sia ricongiunta con tua madre: ora hai anche un motivo personale per cui batterti.' disse.

Io sorrisi. 'É quello che ho pensato anche io. E mia madre ha detto che se verrà a scoprire qualcosa, troverà un modo per farcelo sapere... anche se quello che interessa a me è riuscire a prendere quella stramaledetta chiave, per riuscire a liberarla.'

'Questo è un problema... se riuscissimo ad avvicinare lui o anche suo figlio, sarebbe solo per ucciderli. Sappiamo entrambi quanto è stato difficile provarci, l'ultima volta. E lui sa che tu sei qui. Eleanor, devi fare attenzione: hai fatto bene a non farti notare e a rimettere tutto a posto quando hai incontrato tua madre... ma non hai pensato che forse Poulain sapeva che tu saresti andata lì? Non ti ha insospettito il fatto che non ci fossero guardie?' mi chiese.

Io riflettei. 'Può darsi, ma anche la Baronessa è imparentata con mia madre. Forse ha avuto un momento di pietà verso di lei e verso di me in punto di morte, confessandomi che si trovava prigioniera nel suo palazzo. E forse Poulain questo non lo sapeva.'

'Non ne sarei così sicuro, dopo aver sentito quello che mi hai raccontato sulle vicende della famiglia di Poulain... che è anche la tua, alla fine. Ed è una famiglia decisamente particolare.' commentò.

'Già... assurdo. I miei peggiori nemici hanno un legame di sangue con me. Eppure, non sento nulla nei loro confronti, se non il desiderio di fargliela pagare per aver tenuto mia madre rinchiusa per anni... e anche ovviamente per il fatto che facciano parte dell'Ordine dei Templari.' dissi.

'Mi fa piacere che tu sia così risoluta. Sei cambiata dalla prima volta che ti ho incontrata. Questi mesi ti hanno fatta crescere veramente moltissimo...'

Io sorrisi. 'Grazie, Arno... devo confessare pero' che ho paura di quello che ci aspetta... di quello che succederà con Poulain, con la Nazione...'

'Qualsiasi cosa accadrà, hai me, hai Etienne e Camille, e abbiamo anche l'alleanza con Napoleone, che ormai ha il totale favore del corpo di Guardia della Convenzione ed è pronto ad appoggiare noi qualsiasi cosa succeda in città, con Poulain e i realisti. Dobbiamo solo aspettare di scoprire qualcos'altro sui loro piani, e poi saremo pronti a rispondere. Insieme.'

'Ne parlerai con Napoleone? Di quello che ti ho detto?' gli chiesi.

Arno mi guardò, e mi accarezzò la guancia.

'Solamente se tu vorrai. Ma in ogni caso mi sembra superfluo coinvolgerlo, lui ha già altre cose di cui occuparsi, e poi ricordati che ti ho detto: è nostro alleato, ma dobbiamo fare attenzione con lui. Se gli diamo troppe cose in mano sarebbe capace di sconvolgere anche i nostri piani: il potere che ha già in mano gli basta e gli avanza.'

Io annuii. 
'Sono d'accordo con te. In ogni caso grazie, per tenere in considerazione la mia approvazione.'

'Mi sembra il minimo, Eleanor.' disse lui, e mi stampò un bacio sulle labbra.

28 Agosto 1795.

*Arno's POV*

Quel mese passò abbastanza in fretta, alla Confraternita non arrivarono molte novità ma noi Assassini cercavamo, per quanto possibile, di limitare le insurrezioni nelle strade di Parigi, sia da parte degli estremisti rivoluzionari che di quelli realisti.

Eleanor non aveva ricevuto lettere importanti da sua madre. Le aveva scritto una volta sola, dicendole che purtroppo non le arrivavano notizie di particolare rilevanza dalla sua cameriera, se non per gli orari di uscita e rientro di Poulain al Palazzo: la mattina presto, e la sera tardi. Non riceveva ospiti in casa da qualche settimana, e questo significava che molto probabilmente aveva cambiato alleati, e li stava incontrando fuori casa per minimizzare i sospetti. Avremmo dovuto seguirlo, ma a tempo debito.

Per la Francia e per Parigi quelli erano dei giorni decisivi, la Convenzione stava approvando la Costituzione del nuovo anno. Avrebbe sostituito finalmente, per una volta, quella vecchia di Robespierre.

Quello che temevamo tutti era che questa nuova Costituzione sicuramente sarebbe stata a sfavore dei filomonarchici realisti, e questo significava ancora disordini in città. Significava nuove alleanze e nuovi nemici, soprattutto per Poulain.

'Allora, cosa succede?' entrai a casa di Napoleone senza farmi vedere all'esterno.

Chiusi la porta e lo vidi stravaccato sulla sua scrivania, con varie bottiglie di liquori a terra, fra cui una mezza vuota vicino alla sua mano destra.

Lui era pallido, con due occhiaie terribili, la camicia sbottonata, un'espressione sconvolta in viso.

'Credo che il mio aspetto sia abbastanza eloquente, Arno.' mi disse in un tono di voce che nascondeva una punta di disperazione.

Io andai vicino a lui e gli misi una mano sulla spalla.

'Cristo amico, hai davvero un aspetto orribile. Che è successo?' 

'Ho rifiutato l'incarico al confine. Credevo che non avrebbe causato chissà quale scompiglio... invece ho deluso tutti quelli che apparentemente credevano in me. Capisci, Arno? Non sapevo nemmeno di essere così acclamato e di avere un'aspettativa così grande sulle mie spalle.'

'Napoleone, avevi detto che avevi la situazione sotto controllo...'

'Lo so, lo so! Per Dio, non infierire. È sotto controllo... almeno qui in città.' disse lui, sorseggiando un po' di liquore dalla bottiglia.

'Certo, lo vedo.' commentai sarcastico.
'Dammi quel veleno. Contribuisce solamente a farti sentire peggiore, fidati di me.' gli tolsi la bottiglia dalla mano, e ne assaggiai un sorso.

'Poutain! È terribile. Chi ti ha dato questa merda? Ho bevuto del liquore migliore persino al Marais!' esclamai disgustato, sputando quello che avevo appena ingerito.

'Quell'incompetente del mio governante, l'unico uomo che mi è rimasto attorno, non sa leggere le etichette e si fa imbrogliare dai negozianti. Ma tanto non mi interessa, tutto quello che mando giù ha lo stesso sapore.' si lasciò cadere sulla poltrona dietro di lui.

'È la prima volta che ti vedo in queste condizioni e la cosa non mi entusiasma affatto.' sbottai, seriamente preoccupato.

'Arno.. mi hanno tolto i ranghi. Hanno perso qualsiasi fiducia nei miei confronti. Il corpo di Guardia Nazionale conta su di me... che figura posso farci, se esco di casa in queste condizioni?' 

'Ti aiuterò io, Napoleone. Ma tu devi promettermi che la smetterai di ingerire alcol. Non è il modo giusto di affrontare le cose: credimi, io lo so bene.'

Lui annuì, e si prese la testa fra le mani, tirando un lungo sospiro.

'Non faccio altro che scrivere pensieri sulla morte e la condizione misera dell'essere umano. Mio fratello è partito per la Corsica con sua moglie e la sorella di lei, che mi sto seriamente pentendo di non aver sposato. Ho perso quasi tutte le mie relazioni con i membri della Convenzione. Mi resti solo tu, Arno... tu e Paul Barras.' 

'Quel Paul di cui mi avevi parlato... Il Presidente della Convenzione?'

'Si, lui. Non so quanto ne sappia di quello che mi è successo... ma forse è l'unico che nutre ancora qualche speranza nei miei confronti. Ho bisogno che tu vada a parlargli per conto mio, quando verranno fuori i risultati dei plebisciti per la nuova Costituzione.' 

Io annuii e gli diedi una pacca sulla spalla.
'Lo farò. Ma tu devi rimetterti in piedi, intesi? Comincia a fare qualcosa di utile invece di piangerti addosso.'

Lui annuì, e mi strinse il braccio.
'Grazie, Arno. Questo gesto non sarà dimenticato.' 

'Per un amico e un alleato, questo e altro. Ci sentiremo fra qualche giorno, quando salteranno fuori i risultati dei plebisciti e avrò parlato con Barras.' gli dissi, e dopo avergli stretto la mano mi avviai all'uscita.

*Angolo dell'autrice*

Li sentite? Li sentite anche voi i cori angelici? Si esatto, immagino che questo capitolo fosse atteso con trepidazione. Finalmente Arno si è lasciato andare con la nostra protagonista... grazie all'intervento di un perfetto sconosciuto! Gli ci voleva uno scrittore per fargli rendere conto che fosse ora di darsi una mossa, a quanto pare... Hehehe. Comunque, apparte l'inevitabilmente tanto attesa scena, spero che il capitolo vi sia piaciuto. Ultima scena compresa, con il nostro povero Napoleone in preda ai fiumi dell'alcol e al pessimismo causati da una delusione professionale che sta facendo molta fatica a sopportare. Riuscirà Arno a dargli una mano, in mezzo al gran fermento che causeranno i plebisciti per il decreto dei due terzi? Lo scoprirete nel prossimo capitolo, che purtroppo arrivera un po' tardi per degli impegni scolastici, ma tranquilli, arriverà. Come al solito, vi invito a scrivermi che ne pensate, e vi mando un bacio e un abbraccio per il supporto che state dando alla storia. <3
Izzy
  
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