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Autore: Yugi95    19/04/2017    5 recensioni
Raccolta di brevi one-shot dedicate ai “cattivi” affrontanti da Ladybug e Chat Noir. In particolare le storie si focalizzeranno su un breve e significativo momento della vita di questi personaggi. Alcuni di questi episodi avverranno poco tempo dopo l’attacco dell’Akuma; altri, invece, si andranno a collocare anche decine di anni prima; pochi, infine, avranno luogo nel momento esatto in cui Papillon libererà la pericolosa Akuma di turno. Ovviamente il tutto sarà affrontato da un punto di vista più maturo e coscienzioso rispetto al cartone. Lo scopo della raccolta è quello di focalizzare l’attenzione sul lato umano degli akumizzati; di capirne la psicologia; di conoscerne difetti e debolezze che li hanno portati ad essere facile preda di Papillon. Numerosi saranno i collegamenti con la serie e i riferimenti alle diverse avventure vissute da Ladybug e Chat Noir. Nonostante ciò, i capitoli non saranno interconnessi da un’unica trama di fondo, ma avranno la funzione di porre l’accento su determinati eventi, persone, problematiche e paure.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chloè, Juleka, Nathanaël, Sabrina, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo I - Una coccinella senza ali
 
Non appena l’ascensore raggiunse il quarto piano dell’hotel “Le Grand Paris”, le sue scintillanti porte dorate si spalancarono consentendo ai suoi occupanti di uscire. Tra questi vi erano due ragazze che, a differenza degli altri ospiti dell’albergo spaesati dalla grandezza e dall’estrema eleganza del luogo, s’incamminarono con decisione lungo uno dei corridoi che dal pianerottolo portava alle camere della struttura. Entrambe procedettero spedite verso la loro “meta”; tuttavia una di esse dovette fermarsi diverse volte poiché affaticata dal peso di ingombranti buste di plastica e carta recanti i loghi delle più importanti boutique parigine. L’altra, invece, annoiata dalle continue “pause” dell’amica, non la degnò della benché minima attenzione e lasciando svolazzare la sua bionda coda di cavallo nell’aria, giocherellò per tutto il tempo con il proprio cellulare. Impiegarono circa un paio di minuti per raggiungere un’imponente porta a due ante in legno laccato di bianco e decorata con raffinati ghirigori dorati. A quel punto la giovane e improvvisata portaborse poggiò delicatamente le numerose buste sulla moquette e, dopo aver preso dalla tasca dei suoi pantaloncini celesti un fazzoletto di stoffa ricamato, si asciugò il sudore dalla fronte. L’amica dapprima la scrutò con uno sguardo a metà tra la disapprovazione e il ribrezzo, poi, cercando di richiamarne l’attenzione, si portò la mano chiusa a pugno all’altezza della bocca e fece finta di tossire. Il gesto, per quanto potesse risultare alle orecchie di un “estraneo” impercettibile ed insignificante, ebbe l’effetto desiderato. L’altra, infatti, risistematasi degli spessi occhiali sul naso, sembrò quasi scattare sull’attenti e, una volta riprese tra le braccia le numerose e pesanti borse, spalancò con non poca difficoltà una delle ante in legno. La bionda, senza proferire parola, entrò nella propria suite del “Le Grand Paris” seguita dalla sua instancabile compagna, alla quale con un semplice gesto della mano indicò dove sistemare quello che ormai era un chiaro “retaggio” di un intenso pomeriggio di shopping. Fatto ciò la ragazza con gli occhiali, finalmente libera dai suoi “doveri”, sprofondò in una comoda poltrona rosa e, rivolgendosi alla sua amica, bisbigliò con voce carica di rammarico:
«Chloé, perdonami per averti rallentato così tanto. Le buste erano troppo pesanti…».
L’altra, dopo essersi distesa su un lungo divano anch’esso di colore rosa, replicò distrattamente:
«Dovresti fare un po’ di palestra Sabrina. Quest’oggi ho preferito “trattenermi” con gli acquisti, ma non sarà sempre così. Ho bisogno che tu sia abbastanza allenata… altrimenti sarò costretta a fare a meno di te».
«No! Cioè… non… non preoccuparti non ce ne sarà bisogno» si affrettò a replicare l’altra, temendo di essere sostituita - «Chiederò a papà di sottopormi allo stesso allenamento, che svolgono i cadetti della polizia di Parigi. Vedrai che non ti deluderò».
«Lo spero per te. Dopotutto sai bene quanto siano delicate le mie mani: non possono essere certo sottoposte ad uno sforzo simile» concluse, acida, Chloé, mentre sfogliava una rivista di moda.
Sabrina annuì più volte con la testa provando nei confronti dell’altra un estremo senso di gratitudine… gratitudine nata dalla seconda possibilità che le era stata appena concessa. La figlia del sindaco di Parigi, colpita dalla reazione della ragazza, abbozzò un leggero sorriso e continuò nella sua lettura. Poco dopo, però, annoiata e offesa dalle numerose fotografie, che ritraevano il suo amato Adrien con il cappello disegnato e realizzato dall’odiata Marinette, lasciò perdere il magazine. Di conseguenza, non sapendo cosa altro fare per trascorrere al meglio quel noioso pomeriggio, recuperò il telecomando del suo gigantesco televisore a schermo piatto e lo accese. Stava andando in onda un’edizione speciale del notiziario dedicata all’eroico salvataggio di Gabriel Agreste da parte di Ladybug e Chat Noir.
«Caspita! Certo che questo “Simon dice”, o come diamine si fa chiamare, ha combinato davvero un bel casino» esclamò Sabrina con voce meravigliata.
«Già…» sentenziò Chloé a denti stretti.
«Fortuna che c’erano Ladybug e Chat Noir: il signor Agreste non poteva chiedere di meglio» continuò, euforica, l’altra, mentre con la propria mano destra imitava il lancio dello yo-yo dell’eroina di Parigi.
«Sabrina…» sibilò l’amica improvvisamente - «Perché non vai in cucina a prendere un po’ di sushi? Lo shopping di quest’oggi mi ha distrutta, sto letteralmente morendo di fame».
«D’accordo. Vuoi… vuoi dell’altro?» le chiese, perplessa, la sua compagna di banco, avvicinandosi alla porta d’ingresso.
«Nient’altro! Assicurati che il pesce sia fresco… sai bene che non mangio le schifezze in scatola» la liquidò la bionda senza prestarle troppa attenzione.
Sabrina fece di “si” con la testa, poi uscì dalla camera chiudendosi la porta alle spalle. Chloé, ormai rimasta sola, rimase per alcuni secondi seduta sul divano ad aspettare che l’amica si allontanasse. Una volta che ne ebbe avuto la certezza, spense il televisore e, quasi si stesse trascinando, raggiunse il proprio letto sul quale si lasciò languidamente cadere. Chiuse gli occhi e rigirandosi più volte su se stessa cercò di addormentarsi o almeno di “staccare la spina” al cervello per alcuni minuti. Il tentativo, però, si rivelò ben presto vano: non riusciva a non pensarci… non riusciva a cancellare quell’immagine dalla sua testa. In preda allo sconforto la ragazza si posizionò sul bordo del materasso e, stringendo a sé un grande peluche a forma di coccinella, rimase a fissare il proprio guardaroba. Era come se stesse aspettando che un qualche cosa o un qualcuno facesse capolino tra i numerosi vestiti. Era in attesa di una risposta… una risposta che avrebbe messo finalmente a tacere la miriade di dubbi, sogni e paure che le opprimevano la coscienza. Chloé trascorse diverso tempo in quello stato catatonico, ma nulla di tutto ciò che la sua più fervida immaginazione avesse ardentemente sperato accadde. Di conseguenza decise di alzarsi… di prendere in mano lei stessa la situazione. Si rimise in piedi e portandosi dietro il pupazzo di stoffa, si diresse all’armadio posizionandosi di fronte ad esso. A quel punto estrasse dalla tasca della giacca un piccolo telecomando nero dotato di due pulsanti rossi. La bionda, continuando a mantenere la coccinella di peluche per una delle sue antenne, accarezzò con il pollice per alcuni istanti il bottone posto a sinistra dell’impugnatura; poi senza indugiare ulteriormente esercitò una leggera pressione su di esso. Nella camera della ragazza riecheggiò un sordo rumore di ingranaggi, mentre il pannello posteriore del guardaroba svelava una specie di scomparto segreto, all’interno del quale si trovava una perfetta replica del costume di Ladybug. L’attenzione di Chloé fu immediatamente rapita da quel vestito così particolare, quasi fosse rimasta ipnotizzata da quei pallini neri su sfondo rosso. Senza neanche rendersene conto mosse un paio di passi in avanti e tese il proprio braccio tremante verso di esso. Tuttavia appena ne sfiorò la superficie in lattice, ritirò subito la mano portandosela al petto e iniziò ad osservarla con orrore. Dopo la serie di sfortunati eventi che l’avevano portata ad essere Anti-bug, aveva giurato a se stessa che mai e poi mai avrebbe rivestito i panni di Ladybug… i panni della sua adorata eroina. Era stanca di fingere, stanca di recitare un ruolo che non le apparteneva. Lei era Chloé Bourgeois: la cinica e antipatica figlia del sindaco di Parigi, la ragazzina viziata pronta a tutto pur di ottenere qualsiasi cosa desiderasse. Troppo distante da Ladybug… troppo distante dal rispetto e dall’amore che un’intera città le tributava. Amore… dopotutto era questo quello che voleva: desiderava essere amata, desiderava che altri, oltre Sabrina e suo padre, le volessero bene per ciò che era. Strinse più che poté il pugno intorno all’antenna del pupazzo e, pervasa da un insopportabile senso di vergogna, chinò il capo mentre rivoli di calde lacrime le rigavano il candido viso. In quello stesso istante la porta della camera si spalancò e un’accomodante voce maschile si “fece avanti”.
«Mi perdoni l’intrusione signorina Bourgeois. Ho provato a bussare, ma lei non mi ha risposto. Non avendo notato alcun cartello con la scritta “non disturbare”, mi sono preoccupato e ho deciso di entrare per assicurarmi che stesse bene».
«Non… non fa niente, per… per questa volta ti perdono» balbettò Chloé, cercando di soffocare i singhiozzi - «Ciononostante gradirei sapere per quale motivo sei venuto nella mia stanza».
«Certamente. Ho incontrato la signorina Sabrina nelle cucine dell’albergo in cerca di cibo per lei e quindi ho ritenuto opportuno preparare per entrambe» rispose il maggiordomo dell’albergo con riverenza.
«Capisco… fa pure allora» replicò la ragazza senza voltarsi.
L’uomo, però, non si mosse dall’uscio della camera e, avendo immediatamente notato lo strano atteggiamento della ragazza, le chiese:
«C’è qualche cosa che non va, signorina Bourgeois? Come mai ha “rispolverato” il suo vestito da Ladybug? Credevo che non ne volesse più sapere di giocare a fare la supereroina: ha forse cambiato idea?».
Chloé rimase inizialmente in silenzio, limitandosi a prendere dei rapidi e profondi respiri al fine di calmarsi; poi con la voce rotta dall’emozione esclamò:
«Secondo… secondo te lei cos’ha più di me?».
«A chi si riferisce signorina?» replicò, ingenuamente, il maggiordomo, nonostante avesse capito l’allusione.
La bionda, tremando come una foglia, abbracciò la coccinella di pezza e, continuando a dare le spalle al suo interlocutore poiché non sopportava l’idea che gli altri la vedessero così vulnerabile, piagnucolò:
«A lei… a Ladybug. Perché riesce a compiere delle imprese eccezionali? Perché riesce ad avere amici sinceri e il loro appoggio incondizionato? Perché riesce ad essere amata da ogni singolo abitante di Parigi? Perché riesce… perché riesce dove io, invece, fallisco sempre?».
L’uomo rimase profondamente colpito dalle parole della “sua” signoria: in tutti quegli anni di onorato servizio presso l’albergo di suo padre, non l’aveva mai vista in quelle condizioni. Percepì una stretta al petto e quasi in contemporanea una sgradevole sensazione allo stomaco, come se qualcuno l’avesse colpito con un pugno. Non riusciva a sopportare tutta quella disperazione… tutto quel dolore provato da una fragile ragazzina a cui voleva tanto bene. Espirò profondamente e, superato un momento d’iniziale incertezza, decise di avvicinarsi a Chloé. Quest’ultima, sentendo lo scricchiolio del pregiato parquet in legno provocato dai passi del maggiordomo, si girò di scatto verso di lui. Aveva intenzione di respingerlo, avrebbe voluto cacciarlo dalla propria stanza e ordinargli di non tornare mai più. Avrebbe voluto… ma non ci riuscì, non riuscì a rifiutare quell’atto di disinteressata gentilezza che il dipendente si apprestava a compiere. L’uomo, infatti, si posizionò davanti la figlia del suo principale e, porgendole un fazzoletto di seta per asciugarsi le lacrime, con il sorriso sulle labbra le disse:
«Mia cara signorina Bourgeois, lei deve comprendere che l’amore e l’affetto non possono essere pretesi. Nessuno può obbligare qualcun altro a provare questi sentimenti… nessuno li può forzare. Ladybug e Chat Noir li hanno conquistati mettendo costantemente le loro vite in pericolo, sacrificando loro stessi per un bene superiore: la salvezza di Parigi e dei suoi abitanti. Per entrambi non è stato affatto facile fare breccia nel cuore delle persone, come non lo è per chiunque su questa terra. Mi ascolti: non è l’essere la figlia del sindaco di Parigi che le permetterà di ottenere il rispetto degli altri; non è l’essere una ricca e spregiudicata ragazza di città che le permetterà di vantare l’ammirazione dei suoi compagni; non è l’essere un supereroe che le permetterà di ricevere l’amore che merita. Sono le nostre azioni, le nostre emozioni, i sogni, le paure a definire realmente chi siamo e cosa possiamo aspettarci dal mondo che ci circonda. Sa perché Ladybug riesce sempre in tutto o, come lei stesso ha detto, dove lei non è in grado? La risposta è molto semplice: lei è se stessa… quella che vede svolazzare tra i palazzi non è Ladybug la supereroina, ma una semplice ragazza alla quale il destino ha affidato una missione più grande di lei… più grande di tutti noi. Lei deve scoprire chi sia la reale Chloé Bourgeois e cosa voglia realmente dalla vita. Solo in questo modo potrà dare un senso a tutto questo… un senso alla sua esistenza».
«Sei… sei… sei davvero convinto di quanto stai dicendo?» singhiozzò la ragazza.
«Assolutamente… parola di Super Baffo» replicò, dolcemente, il maggiordomo, facendole l’occhiolino.
«Quindi l’unico modo per essere felice consiste nel comprendere appieno me stessa, giusto?» domandò la bionda, tirando su con il naso.
«Esatto!» concluse l’uomo risolutamente - «Soltanto allora potrà realmente essere amata dalle persone a cui tiene maggiormente, soltanto allora potrà diventare la più grande di tutte le eroine, soltanto allora… potrà spiegare le sue ali verso il meraviglioso futuro che l’attende».
Chloé rivolse i suoi lucidi occhi azzurri verso quelli dolci del suo interlocutore e, lasciandosi del tutto andare alle proprie emozioni, scoppiò nuovamente a piangere. Questa volta, però, le sue furono lacrime di gioia e gratitudine. Gratitudine che dimostrò per la prima volta abbracciando il suo fidato maggiordomo, il quale fu ben lieto di ricambiare quel gesto del tutto inaspettato, e bisbigliandogli nell’orecchio parole d’affetto:
«Grazie… per tutto ciò che hai fatto e soprattutto per tutto ciò che continuerai a fare per me».
 
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Note dell’autore: Buonsalve a tutti!!! Innanzitutto perdonate l’improvvisa “intrusione” in questo fandom XD.  Mi presento: sono Yugi95, ma come dico sempre… se vi fa piacere chiamatemi semplicemente Yugi ;D. Era da un po’ di tempo che avevo in mente una storiella a tema “Ladybug” (in realtà più di una… ma lasciamo perdere queste sottilette, scusate volevo dire: sottigliezze). Tuttavia a causa di un patologico senso d’insicurezza esistenziale, mi ero astenuto dal postarla fino a quando una mia amica non mi ha incoraggiato a compiere “questo passo” ^-^. Non sono un nuovo membro della community di EFP… community che frequento (e annoio XS) da ormai più di un anno. Tuttavia, sebbene abbia già postato un “qualche cosa” di mio in un’altra sezione del sito, questa rappresenta in assoluto la mia prima fanfiction a tema Miraculous 😃. Di conseguenza vi chiedo di mostrare un po’ di clemenza verso la storia ahahahahahahahahah. Venendo al contenuto della fanfict (eh… si, se ve lo state chiedendo mi piace analizzare e soprattutto criticare le “fesserie” che scrivo XD) cosa posso dirvi? Beh… come avrete sicuramente capito, la one-shot è incentrata esclusivamente sul personaggio di Chloé Bourgeois e cerca (non sono sicuro di esserci riuscito D:) di analizzarne un po’ la psicologia (mamma mia che parolone ho usato ahahahahahaha). In particolare affronta, attraverso un rapido scambio di battute tra il maggiordomo e la ragazza, la ragione per cui quest’ultima è così ossessionata dalla figura di Ladybug. I motivi che mi hanno spinto a cimentarmi in quest’impresa sono essenzialmente tre. 1) Fin dalla prima volta che ho visto il cartone animato, sono rimasto colpito dal personaggio di Chloé arrivando ad adorarla nonostante il suo carattere… diciamo… diciamo particolare XD. 2) Ho notato che in questo fandom il 99.9% delle storie è incentrato (com’è giusto che sia XD) su Marinette e Adrien… quindi mi piaceva l’idea di “uscire dagli schemi”. La cosa, inoltre, mi ha divertito parecchio perché nella sezione, in cui normalmente scrivo, accade esattamente l’opposto ahahahahahahahahah. Lì i personaggi principali sono snobbati (una in particolare… la detestano proprio XS) e gli vengono preferiti quelli secondari o addirittura i terziari (non credo sia azzeccato come termine… ma penso che ci siamo capiti). 3) L’immagine, che vedete in alto al capitolo, realizzata da cascend.tumblr.com (magari l’avessi fatta io… sono un disastro con la matita T.T), mi ha fornito l’ispirazione definitiva XD. Avevo per la testa diverse fanfiction dedicate a Chloé (ovviamente questa compresa) e conseguentemente non riuscivo a decidermi quale dovessi scrivere per prima. La fortuna ha voluto che beccassi la fanart di cascend su Pinterest… grazie alla quale mi sono finalmente convito :D. Anche la scelta di inserire il maggiordomo non è stata casuale. All’inizio avevo pensato che tale ruolo di confidente spettasse di diritto a Sabrina, ma, dopo aver rivisto l’episodio “Anti-bug”, ho optato per il fedele Super Baffo ahahahahahahahahah. Spero che tale “presenza” nella storia sia stata di vostro gradimento ;D. Beh… penso di avervi detto tutto (era anche ora… starete pensando voi XS), scusate la lunghezza di queste note chilometriche: a mia discolpa vi giuro che sono sempre così se non più lunghe XD. Sinceramente non so se continuerò a pubblicare altre one- shot a tema Miraculous, diciamo che molto dipende da come andrà con questa. Vi prego solo di non fraintendermi: non sono alla disperata ricerca di “fama letteraria”. La verità è che già mi dà fastidio togliere spazio ad altri autori che pubblicano di consueto su questo fandom, figuriamoci se continuassi a farlo sapendo che le storie non sono di vostro gradimento T.T. Si lo so… sono un personaggio strano ahahahahahahahahah Mi auguro davvero che la storia vi sia piaciuta e… e niente alla prossima (forse XD) :D :D :D.

Yugi95
   
 
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