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Autore: Lady Five    19/04/2017    6 recensioni
Dopo la fine della brutta faccenda di Noo, l'equipaggio dell'Arcadia, finalmente riunito, riprende la solita vita vagabonda nello spazio. Con qualche piccolo cambiamento.
Ma la “routine”, per quanto piratesca, non si addice proprio ad Harlock e alla sua ciurma. Così, un po' per caso, un po' per scelta, si lasciano trascinare in una nuova avventura, sulle tracce di un antichissimo mistero e di un'oscura profezia. Con esiti assolutamente imprevedibili.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Clarice era ancora alle prese con i misteri del Voynich. Chiese ad Harlock il permesso di sottoporre l'astrolabio a ulteriori esami per stabilirne la datazione esatta: avrebbe dovuto però prelevarne un pezzettino... piccolo piccolo, anzi, avrebbe preso soltanto un po' di limatura da un angolino...
Harlock non fu capace di dirle di no, ma non poté fare a meno di lanciare un'occhiata di rimpianto all'amato oggetto.... Si sarebbe salvato dal ciclone Clarice? Chissà se ti rivedrò tutto intero...
Mancava un sacco di tempo all'appuntamento e lui non sapeva cosa fare. Chiamò Kei con la ricetrasmittente appuntata sul bavero del mantello e la aggiornò sulla situazione, ma senza entrare troppo nei dettagli. Il nemico poteva avere occhi e orecchie ovunque... Ma si trattava davvero di un nemico? Sembrava proprio che Lavinia avesse alterato i fatti, facendo credere a Raflesia quello che voleva lei... Ma perché? Le ragioni potevano essere tante... una di queste era che alla cospiratrice facesse comodo mettere in grandi difficoltà la sua stessa gente e di conseguenza Raflesia e il Consiglio Supremo... Per scatenare una ribellione più vasta? Per deporre la regina e magari prenderne il posto? Come responsabile dei servizi segreti probabilmente era entrata in contatto con gli altri Mazoniani.... e forse aveva pensato di sfruttare la situazione a suo vantaggio. Era uno scenario plausibile. Da quanto tempo aspettava la sua occasione? Possibile che avesse potuto organizzare tutto da sola? Era in pieno delirio di onnipotenza o contava di farsi degli alleati in un secondo momento? E che cosa significava la strana frase che aveva pronunciato prima di uccidersi?
Harlock si era fatto l'idea che gli altri Mazoniani non sapessero nulla del piano di Lavinia. Ma presto lo avrebbe scoperto. Non aveva intenzione di fare sconti a nessuno, e voleva delle risposte soprattutto in merito alla morte di Daiba e al massacro dell'equipaggio del cargo.
All'ora convenuta, raggiunse Raflesia e Gudrun nella sala del trono. Le due Mazoniane erano già lì.
Gudrun chiamò Alphaville con il comlink e comunicò che la sua regina accettava un colloquio con Zenobia, su un canale riservato, il prima possibile.
Non dovettero attendere a lungo la risposta. Anche l'altra sovrana doveva avere una fretta indiavolata, perché poco dopo, nella grande sfera trasparente davanti al trono di Raflesia, si materializzò lentamente l'immagine di una donna.
Harlock la osservò incuriosito. Era seduta su uno scranno. Aveva la fisionomia e la figura tipiche delle Mazoniane, con occhi gelidi e capelli lunghissimi e lisci, di un biondo così chiaro, da apparire quasi bianchi. Era molto avvenente, come tutte, e poteva essere un po' più giovane di Raflesia. Parlò per prima, con una voce grave e profonda.
“Sono Zenobia, regina dell'onnipotente Mazone.”
“Sono Raflesia - rispose l'altra con tono altrettanto solenne, che non riusciva a mascherare però una vena di sfida - regina dell'onnipotente Mazone.”
Il capitano non sapeva se ridere o preoccuparsi: era già complicato gestirne una, di sovrana di Mazone... figuriamoci due!
Le due donne sembrarono ignorare le questioni dinastiche. Almeno per il momento.
“Hai accettato un colloquio con me, finalmente. Perché?”
“Purtroppo non ero a conoscenza di questa tua richiesta.”
L'altra spalancò gli occhi, e sembrava sinceramente stupita.
“Com'è possibile? Il nostro contatto ha sempre giurato che tu ti rifiutavi anche solo di parlare con noi!”
“Non è così. Abbiamo motivo di credere che Lavinia, o Edera, come la chiamavate voi, per tutto questo tempo abbia mentito a entrambe, per motivi che ignoriamo, e che ormai probabilmente non conosceremo mai.”
Zenobia parve riflettere. Quella notizia sicuramente cambiava parecchio il suo punto di vista.
“Ora che ho chiarito la mia posizione - proseguì Raflesia - possiamo parlare. Ma prima ho bisogno di sapere alcune cose. Innanzitutto chi siete veramente? Hai parlato di Mazone, ma di onnipotente Mazone ce n'è uno solo!”
Ecco, ti pareva che rinunciasse a puntualizzare la questione! Non mi sembra proprio il caso di far infuriare subito quella là! pensò Harlock allarmato.
Zenobia, per fortuna, non perse la calma. Forse si aspettava una reazione del genere.
“Invece siamo Mazoniani. Esattamente come voi. I nostri antichi antenati dovettero lasciare il loro pianeta d'origine e si rifugiarono in una galassia molto lontana...”
“... in seguito a una congiura di palazzo. La so anch'io quella storia. Per molti secoli non si è saputo più nulla di voi. E ora rispuntate fuori all'improvviso e volete anche voi a tutti i costi la nostra copia del Libro della Vita, che i terrestri chiamano Voynich. Perché?”
A questo punto neppure Harlock si trattenne.
“Già! A tutti i costi! È per questo che avete ucciso il professor Daiba? E perché, prima di attaccarci, avete massacrato l'equipaggio di quel cargo, che non c'entrava nulla?”
Zenobia sussultò e si volse verso la direzione da cui proveniva la voce. Harlock allora fece due passi in avanti, per entrare nella sua visuale. Lo sguardo della regina si incupì. Evidentemente non si aspettava che qualcun altro fosse presente al loro colloquio.
“Ah, ecco il nostro pirata dello spazio! Non mi avevi detto che ci sarebbe stato anche lui!”
“È un mio alleato. E, visto che le tue truppe lo hanno attaccato più volte, mi sembra evidente che voglia sapere con chi ha a che fare” replicò Raflesia.
“Contenta tu... Allora sappi, pirata, che noi non c'entriamo nulla con l'assalto a quel cargo. Non siamo predoni, noi. Stavamo aspettando la tua nave, non ci interessava nient'altro. Quando siamo arrivati sul posto, era già tutto finito, non avremmo potuto fare nulla comunque. Sarà stato qualche tuo collega.”
Harlock era piuttosto irritato dal tono ironico, anzi, strafottente, della regina numero due.
Questa, se possibile, è ancora più antipatica della Raflesia dei vecchi tempi!
“Quanto a Daiba... è stato un incidente. Non avevamo nessuno intenzione, e nemmeno alcun motivo, di ucciderlo.”
“Sì, certo, e sperate anche che ci creda?” sbottò Harlock, che detestava essere menato per il naso.
“Ti assicuro che è andata così. Volevamo soltanto qualche informazione sul Voynich, ma lui ci ha aggredito all'improvviso con una pistola... Non abbiamo potuto fare altro che reagire... Solo dopo ci siamo accorti che era un'arma finta. Ci è dispiaciuto, davvero... anche perché così non abbiamo avuto le risposte che cercavamo.”
Harlock chiuse l'occhio. Raflesia e Gudrun non capirono perché all'improvviso sul suo volto si fosse dipinta quell'espressione di dolore.
Alla fine ce l'hai fatta, vecchio testone! Hai trovato il modo di portare a termine il tuo assurdo progetto di morte! Ma perché... perché?
Ma purtroppo non c'era tempo per rimpiangere un caro amico... l'avrebbe fatto dopo, in solitudine, scrivendo il suo nome accanto a quelli di tutti gli altri che lo avevano lasciato prima di lui.
“Insomma... Non hai risposto alla mia domanda: perché anche voi volete il Voynich?”
“Non ti ho risposto perché il tuo amico mi ha interrotto... Lo vogliamo per lo stesso motivo per cui lo volete voi...”
“No, non credo.”
“E voi cosa ne sapete?” ribatté Zenobia stizzita.
Quel duello verbale tra le due primedonne rischiava di non portare da nessuna parte. Nessuna delle due voleva scoprire per prima le carte. Era comprensibile, non si fidavano l'una dell'altra, almeno per ora.
“Signore, per favore! - intervenne Harlock con tono conciliante - Cerchiamo di essere costruttivi. Qua dobbiamo ripartire da capo, perché Lavinia ha talmente confuso le acque che ormai è difficile capirci qualcosa. Cosa sapevate del Libro della Vita?”
Zenobia esitò un attimo prima di rispondere.
“Quello che più o meno sapevano tutti” rispose evasiva.
Raflesia strinse i pugni.
Harlock stava cercando di capire se anche loro volevano il codice per via dell'aleph... ma era praticamente certo che fosse così: per quale altro motivo darsi tanto da fare?
“Avete attaccato due volte la mia astronave, ma con delle mosse chiaramente suicide. Qual era il vostro vero scopo?”
“Sapevamo che il codice era sull'Arcadia. Edera... cioè, Lavinia, ci ha suggerito di attaccarvi, per spaventarvi e farvi capire che facevamo sul serio... a voi del Voynich non importava nulla, quindi ce lo avreste consegnato senza opporre troppa resistenza. Quando abbiamo capito che le cose non stavano affatto così, era troppo tardi....”
Harlock scosse la testa, incredulo. Potevano essere all'oscuro della fama dell'Arcadia, d'accordo... ma questi sembravano essere digiuni di qualsiasi strategia militare! Oltre a essere molto ingenui: si erano lasciati manipolare da Lavinia come ragazzini. Zenobia non sembrava avere nemmeno un decimo dell'intelligenza e dell'esperienza di Raflesia.
“Lavinia ha ingannato tutti con grande spregiudicatezza, vedo - si limitò a constatare - Ma, malgrado questo, penso che voi sappiate molto bene il motivo per cui Raflesia e il suo popolo hanno bisogno di quell'antico testo, perché questo sicuramente Lavinia ve l'ha detto. E mi riesce difficile credere che voi siate nella stessa situazione.”
Zenobia fece una pausa. Alla fine quel pirata era riuscita a portarla esattamente dove voleva lui.
“Invece sì” ammise con un sospiro.
Raflesia e Gudrun sgranarono gli occhi. Questo non se lo aspettavano proprio. Harlock invece si mantenne freddo. Poteva essere un bluff. C'era sempre la concreta possibilità che il vero motivo fosse scoprire l'aleph per dominare l'universo, come temeva Raflesia.
“Che cosa intendi?” chiese Raflesia senza tanti preamboli.
“Anche il nostro pianeta attuale sta morendo. Esattamente come il vostro. Lavinia ci aveva raccontato tutto. Il clima è cambiato, i terreni si stanno inaridendo e presto non ci sarà più cibo a sufficienza per tutti. Dovremo abbandonarlo e cercare un altro posto dove stabilirci. Ma non sappiamo dove andare. La Terra è troppo lontana per noi. E poi noi siamo un popolo pacifico, non abbiamo la vostra forza militare, non avremmo nessuna possibilità, se i terrestri dovessero opporre resistenza. I nostri studiosi conoscevano la storia dell'aleph... forse è soltanto una leggenda priva di fondamento, ma è la nostra unica speranza, se non vogliamo continuare a vagare senza meta per anni, come voi.”
“Questa storia è incredibilmente simile alla nostra, Zenobia. Forse un po' troppo, per risultare credibile... ”
“Non so cosa dirti. Purtroppo è così. Ed ecco la mia proposta, regina Raflesia: uniamo le nostre forze e cerchiamo insieme la nostra nuova patria. Apparteniamo alla stessa stirpe, possiamo convivere in pace e costruire un mondo nuovo.”
La sovrana dai capelli biondi aveva deposto la sua alterigia e aveva parlato con grande calore. Ma Raflesia era un osso duro.
“Perché dovrei fidarmi della tua parola? Sì, è vero, apparteniamo alla stessa stirpe. Ma i vostri antenati tradirono Mazone, come posso dimenticarlo?”
“Sono fatti accaduti migliaia di anni fa! Da allora non vi abbiamo più dato alcun fastidio, e avremmo continuato a condurre la nostra vita, se non fosse successo quello che ti ho raccontato. Puoi venire a vederlo con i tuoi occhi, se non mi credi.”
“Certo, e così rischiare di cadere in una trappola! Mi dispiace, ma dovrai trovare degli argomenti più convincenti...”
Harlock capiva le ragioni di Raflesia, ma cercava anche di mettersi nei panni di Zenobia. Se fosse stato vero quello che diceva... la sua era una richiesta di aiuto per la sua gente. Che diritto avevano loro di negarglielo? Ma, si rese conto, lui ragionava da terrestre... incosciente, idealista e sentimentale, per giunta... e non aveva la responsabilità di un intero popolo sulle spalle.
Zenobia strinse nervosamente le mani sui braccioli del suo trono.
“Quando i nostri antenati lasciarono Mazone, si portarono via una copia del Libro della Vita... Per secoli ce ne siamo dimenticati... solo quando abbiamo capito che la situazione era davvero drammatica e senza via d'uscita, qualcuno se n'è ricordato, insieme al mito dell'aleph. Ma la nostra copia non è completa... e poi, non sappiamo a quale pianeta fosse destinata in origine e quindi presenta delle difficoltà di interpretazione. Ci mancano dei dati fondamentali...”
“E cosa vi fa pensare che noi li abbiamo?”
“Perché voi avete la copia sicuramente destinata alla Terra... è ragionevole sperare che comparando i due testi si possa arrivare a una soluzione... e poi voi avete a disposizione delle conoscenze che noi non abbiamo, grazie alla dottoressa Jones. Il suo apporto ci sarebbe davvero prezioso.”
A quel nome Harlock trasalì. Zenobia era davvero troppo ben informata! Ma lui non avrebbe permesso che Clarice si trovasse in pericolo a causa delle sue competenze di studiosa.
“Può darsi che noi abbiamo tutto quello che dite... Ammesso pure che si accetti di condividerlo con voi, c'è un grosso problema: per trovare l'aleph, quasi certamente sarà necessario costruire un edificio simile a un castello presente sulla Terra e ormai distrutto... ci vorranno anni, oltre a risorse di cui noi al momento non disponiamo...”
Zenobia sorrise.
“Ma noi non abbiamo nessun bisogno di costruire un edificio così. Noi ce l'abbiamo già.”
  
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