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Autore: theethee_    19/04/2017    4 recensioni
L'amore tra carriera e sogni. Chiara, una scrittrice diciannovenne alle prese con il suo primo successo e un segreto ormai troppo ingombrante.
Alice, giovane giornalista famosa per la sua acidità e per la capacità di mettere chiunque in difficoltà. Un cuore di ghiaccio che deve fare i conti con molti aspetti della sua vita che sono ormai un peso.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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-Prendiamo la mia macchina- dice di colpo.
-Perché? Dove vuoi andare?- chiedo spaventata.
-Senti: visto che non ti risponde l’unica cosa che rimane è andare là e risolvere la questione. Non possiamo stare con le mani in mano e vedere il peggio arrivare- dice serio.
Sbuffo.
Cerco di nascondere il terrore che sento nei miei occhi.
Esco di casa con un respiro affannoso ed agitato.
Forse quello che ho sempre temuto sta per accadere e io non sono neanche minimamente preparata.
Le conseguenze saranno peggiori di quelle che mi sono sempre immaginata? Probabile. Perché funziona sempre così tra l’immaginazione e la realtà: nella realtà è tutto molto, sempre, peggio.
-Funziona ancora l’entrata segreta?- mi chiede lungo il tragitto.
-Sì, utilizzo solo quella- rispondo.
Lui annuisce seriamente.
-Andrea… è molto grave la situazione?- chiedo preoccupata.
-Forse potremmo schivare questo colpo, ma non pensare di poter schivare colpi per sempre-
Arrivati alla sua porta, busso delicatamente.
Nessuna risposta.
Riprovo un po’ più forte. -Alice apri, sono Chiara- dico cercando di rimanere calma.
Ancora niente.
Il panico incomincia ad invadere i miei polmoni, causandomi un bruciore fastidioso.
Avrà visto la foto, avrà letto i commenti e ora non vorrà più parlarmi.
Se c’è una cosa che ho capito di Alice Fortini è che, per tutto questo tempo, ha voluto tenere nascosta la sua sessualità ad ogni costo. Ora, questa foto, poteva rovinare tutti i suoi sforzi.
Mi giro e incrocio lo sguardo di Andrea. Mi guarda preoccupato.
Decido di chiamarla, quasi le mani mi tremano mentre compongo il numero.
Sento il telefono suonare a vuoto dall’altra parte della porta.
Poi all’improvviso sento dei passi lenti, muoversi verso la porta.
-Non voglio nessun tipo di aggeggio per la cucina e neanche scoprire la vostra religione rivoluzionaria che vi porta a bussare le porte la domenica mattina. Anche Dio si è riposato la domenica, cavolo!-
Alzo gli occhi al cielo, sempre la solita.
-Alice, sono Chiara-
La porta si apre immediatamente.
Davanti a me trovo un’Alice addormentata, occhi stanchi e capelli raccolti in una coda disordinata. Di colpo la abbraccio, lei in compenso mi guarda come chi non sta capendo nulla di ciò che succede.
-Mi fa molto piacere questa sveglia, ma dovevi portare anche lui?- chiede sottovoce, mentre siamo ancora abbracciate.
Appena mi stacco mi rivolge uno sguardo interrogativo. Fissa Andrea con uno sguardo che quasi lo penetra.
-Ho lavorato fino a tarda notte e st- dice per poi essere interrotta da Andrea.
-Facci entrare, ti spiegheremo tutto- dice la voce alle mie spalle.
Annuisco per farle capire che ha ragione.
Entriamo nel suo appartamento che ormai conosco fin troppo bene.
Mi siedo sul divano e lei sulla poltrona davanti. Andrea invece decide di stare in piedi.
-Scusate se sono ancora in pigiama, però qualcuno mi ha buttato giù dal letto… ora potete dirmi perché?- chiede.
-Scusa Alice, non sarei piombata qua senza preavviso se non fosse importante…- dico cercando di introdurre il discorso.
-C’è una foto di voi due che vi baciate. È sul web, su Twitter, su ogni giornale online che esista-
Alice lo fissa incredula.
Spalanca gli occhi e deglutisce più volte a vuoto.
Il suo sguardo che ho imparato a leggere, si posa poi su di me. Si può dire dai suoi occhi, che è preoccupata almeno quanto me. Lo so, lo sento.
Si mette a sedere più dritta, come se si preparasse a ricevere il colpo.
-Andrea, il tatto!- lo riprendo.
-Senti, come volevi dirlo? Sono il tuo manager e dobbiamo risolvere la questione subito, oppure sarà troppo tardi-
Torno a fissare Alice.
La sua espressione è seria, quasi di marmo.
Posso sentire i suoi pensieri da qua.
-Senti manager, vai in quella stanza laggiù e chiuditi dentro. Perché devo parlare con Chiara- dice Alice, puntando il dito verso la stanza.
Andrea sbuffa ma esegue.
Alice respira a fondo.
-Alice, ascoltami- esordisco. -So cosa stai pensando, lo sto pensando anche io… Innanzitutto scusami, sono stata io ieri a baciarti e a farmi riaccompagnare a casa come una bambina di seconda superiore, potevo benissimo andare a piedi… ma non sapevo ci fosse qualcuno, ho fatto ciò che ritenevo naturale e ti chiedo scusa. Sei arrabbiata? So che hai sempre voluto lasciare questa parte di te lontano dai riflettori e scu-
-Sì- mi risponde bloccandomi.
-Sì cosa?-
-Sì, sono arrabbiata- mi dice spiazzandomi.
Il mio cuore inizia a battere velocemente e le mie mani iniziano a tremare.
Come tutto si può spezzare in un secondo, ecco come.
-Con il mondo, con il mondo che non ci lascia in pace neanche un secondo, che non si fa i cazzi suoi ma che invece si deve fare i nostri… Per cosa poi? Uno scatto rubato ad una vita altrui che finalmente poteva essere tranquilla-
Mi risponde con tono rassegnato.
-Vieni qua- le dico dolcemente.
Si mette a sedere di fianco a me, i miei occhi si perdono nei suoi occhi stanchi. Stanchi di combattere, stanchi di non aver attimo per respirare e stanchi di dover provare agli altri sempre qualcosa.
-Lo risolveremo, come sempre da quando ci conosciamo- le dico per tranquillizzarla.
-Tu hai visto la foto?- mi chiede giocherellando nervosamente con il lembo della mia camicetta.
-Effettivamente no- rispondo.
In tutto questo trambusto mi sono dimenticata della parte più importante: la foto in sé.
-Allora vediamola- dice calma.
-Era davvero necessario chiuderlo nella stanza degli ospiti?- chiedo ridacchiando.
-No- mi risponde ridendo a sua volta. - Però ho sempre voluto un manager da comandare a bacchetta, volevo provare questo brivido-
-Se vuoi te lo regalo-
Scoppiamo di nuovo a ridere.
-Manager! Puoi uscire!- urla ridendo.
-Ho un nome sai?- dice lui arrabbiato.
-Non vuoi essere chiamato con la tua nobile carica?- scherza ancora la bionda.
-Non capisco perché la prendi così alla leggera, dovresti essere preoccupata-
-Fammi vedere la foto. Se è davvero grave come dici allora mi dispererò con te- dice lei.
-Twitter è pieno, basta aprirlo-
Apriamo tutti e tre Twitter quasi contemporaneamente.
Una marea di notifiche inondano i nostri telefoni, la nostra home page è piena di tweet sulla foto incriminata e finalmente la vedo.
La fisso.
La luce gialla del lampione vicino al portone di casa mia illumina nitidamente dei capelli biondi, si intravedono le mie gambe dietro le sue, ma il mio viso è nascosto dalla testa di Alice. Il mio braccio cinge la sua vita. Queste sono le uniche cose che la luce, nella foto, illumina. Il resto è buio e poco riconoscibile. Il portone di casa mia si intravede appena, infatti.
Da questa angolazione sembra quasi un abbraccio più che un bacio.
-Potrebbe essere una qualsiasi bionda che abbraccia una ragazza- esordisce Alice spezzando il silenzio. -Poi non si vede neanche il presunto bacio, direi che hanno proprio sbagliato angolazione- commenta ancora.
Ridacchio in sottofondo sentendo il tono di sfida che sfodera Alice verso il giornalista che ha scattato la foto.
-Non c’è nulla da ridere!- mi riprende Andrea. -O dite la verità oppure la negate, a me non mi interessa. Però fatelo. Decidete!-
Ritorno a fissare Alice che sta leggendo i vari commenti del web.
-Uno scrive: “Quella bionda sembra la mia ragazza”- scoppio a ridere istantaneamente.
Ci perdiamo tutte e due nella lettura dei commenti.
La maggior parte delle persone ironizza sulla foto e su come si voglia ingigantire ogni cosa che la Fortini faccia. Altri dicono che l’hanno sempre sospettato e altri ancora dicono di lasciare in pace Alice nella sua nuova vita, nessun altro scandalo deve toccare la ragazza.
-Neanche loro ci credono a ‘sta storia- commento.
-Però altri stanno scommettendo ingenti somme di denaro sul fatto che siamo noi- dice lei ridendo di nuovo.
-Dici? Io vedo solo commenti sul tuo culo- dico stuzzicandola.
-Ehy!- mi dice spintonandomi giocosamente.
-Cosa? È la verità!- dico difendendomi.
Intanto Andrea gira in tondo nervosamente davanti a noi, picchiettando ritmicamente le dita sul retro del suo telefono-
-Puoi sederti? Mi gira la testa nel vederti fare la trottola- dice Alice con tono ironico.
Sbuffa e si siede dove prima si trovava Alice.
-Per risolvere la questione la prima cosa che devo chiedervi è se state insieme o no- chiede lui molto seriamente.
Rispondiamo praticamente all’unisono.
Io con un sì netto e lei con un secco no.
Immediatamente mi giro e la guardo interrogativamente, quasi di storto.
-Devo andare di nuovo in punizione?- chiede Andrea con un tono leggermente ironico ma anche spaventato.
-Non ne abbiamo mai veramente parlato- dice Alice spiegando la sua risposta.
-Ha ragione- annuisco. -Stiamo solo uscendo insieme, non vogliamo correre- dico con un velo di imbarazzo.
Non avevo immaginato di dirlo ad Andrea in queste circostanze, ma ecco la prova che la realtà è molto peggio della nostra immaginazione.
-Okay- risponde lui sospirando. -In ogni caso, dovevi dirmelo. Non sono tuo padre, sono il tuo manager. Devo sapere queste cose per far si che la tua carriera continui come ci siamo prefissati, però io ti devo conoscere e tu devi dirmi tutto. Beh quasi tutto, ecco. Quindi, voi due piccioncine, dovete incominciare a parlare con me di situazioni potenzialmente pericolose dal punto di vista mediatico-
-Anche io? Io che c’entro!- dice scocciata Alice.
-Ho detto che accetto obiezioni? No- risponde serio.
Io ed Alice annuiamo simultaneamente.
-Bene. Ora decidete voi cosa rispondere. L’unico consiglio che vi do è quello che forse, visto che dalla foto non si può dire con certezza che siate voi, essere indifferenti può essere la risposta giusta- dice calmo.
-Lo penso anche io- dico subito dopo. -Non voglio negare, sarebbe da stupidi. Perché se un giorno vorremmo dirlo al mondo, tutti ci chiederebbero perché abbiamo mentito in passato e io odio mentire- dico seria.
-E non possiamo ammettere perché non abbiamo preso una decisione neanche noi stesse. Prima voglio sistemare la mia vita, poi quella che vedono gli altri non il contrario- aggiunge la bionda.
Il suo ragionamento è vero e, soprattutto, è ciò che avevamo concordato quel giorno.
Il silenzio ci avvolge di nuovo.
Si possono sentire i nostri cervelli pensare ad una soluzione.
-Allora ignoriamo il tutto e di sicuro tutti se ne dimenticheranno- dico seria.
-Ho un’idea migliore- dice di colpo Alice prendendo il suo telefono e iniziando a scrivere decisa.
Dopo poco un suo nuovo tweet compare sulla mia bacheca.

@AliceFortini: “Apprezzo le vostre capacità investigative, però potevate fare una foto migliore. Si vede che il giornalista non lavora in una vera redazione”
@AliceFortini: “Gli consiglio di lasciare in pace le persone che lavorano per rifarsi una nuova vita, magari dopo potrei spiegargli cos’è il giornalismo”



Rido alla vista dei tweet.
-Non ho smentito, non ho approvato, l’ho solo preso in giro. Che ne dite, facciamo colazione?- dice lei tranquillamente.
-Beh, è un modo per rispondere- dice Andrea serio. -Vi lascio alla vostra colazione. E Chiara?-
-Sì?- rispondo.
-Domani, nel mio ufficio-
Annuisco prima che lui sparisca dietro la porta d’entrata.
Becco Alice alzare gli occhi al cielo.
Alzo le spalle in risposta.
-Non sei felice che la prima persona a sapere di noi sia il tuo manager?- chiede Alice ridacchiando.
Stavolta sono io ad alzare gli occhi al cielo: -Non sai quanto-, dico alzandomi dal divano e dirigendomi in cucina.
-Ehy, ma ci sono davvero quei commenti sul mio culo?- chiede ridendo.
Io dalla cucina rispondo. -Cosa devo rispondere per evitare il tuo solito discorso sul potere delle tue corse mattutine?-
Scoppiamo a ridere insieme.



Stranamente la faccenda si era chiusa lì. Tutti avevano riso della risposta tagliente dei Alice, io compresa. Avevo anche condiviso con tanto di faccine con le lacrime agli occhi.
Alice aveva avuto una buona idea, perché effettivamente nella foto non si vedeva nulla, non si capiva che eravamo noi due e soprattutto non si vedeva nessun bacio.
Insomma c’erano troppe cose non evidenti per arrendersi o per essere spaventate.
In fondo era la nostra parola contro quella di un “giornalista” che Alice aveva distrutto con poche parole.
Per di più Alice godeva oramai del massimo rispetto possibile, dai colleghi e da tutte le persone sul web e non. Quindi le sue parole difficilmente venivano messe in discussione.
Probabilmente è per quest’ultimo motivo che Andrea aveva smesso di farmi domande sul nostro rapporto e quella foto. Dopo la piccola ramanzina del lunedì, in cui ha ripetuto le solite cose, non ha più detto neanche una frase al riguardo. Penso che anche lui abbia paura sotto sotto: non si può negare che il suo essere tagliente ed acida fa sempre parte della sua persona. Sono le qualità che più mostra agli altri, sebbene con me non lo sia. Ma con il resto del mondo è, ancora, la classica Fortini. Una giornalista fatta e finita: dalle palle quadrate, dalla lingua tagliente e dal cervello sveglio.
So la cento per cento che ad Alice, Andrea non va a genio. Lo trova noioso, con mille paranoie e sempre troppo sull’attenti quando qualcosa mi riguarda. Ho cercato in tutti i modi di farle capire che quello è il suo lavoro, che qualcuno deve controllarmi e fare i miei interessi, ma niente. Da buon spirito libero e da giornalista con la G maiuscola, non capisce il concetto.
Forse con il tempo potranno finalmente apprezzarsi.
Per il resto della settimana avevo lavorato alla conclusione delle trame iniziate da ormai un bel po’ di tempo. Finalmente le avevo finite ed ero molto fiera del mio lavoro, così fiera da portarle subito al mio quartier generale.
-A me piacciono- dice Andrea ripassandomi i fogli.
-Anche a me, però sono davvero indecisa- dico mordendomi il labbro.
-Ho un’idea. Prima di parlarne con l’editor e sai com’è quando ci si mette…- dice alludendo a tutto l’iter attraversato con il mio primo libro -Prendiamo qualche persona a caso qua in mezzo e facciamo leggere le trame a loro, così vediamo il responso-
Faccio spallucce per dargli il via.
Poco dopo torna con quattro baldi giovani che sembrano appena usciti da un aperitivo molto hipster.
-Okay, lui è Marco il mio grafico preferito, lei è Francesca che corregge le bozze e poi abbiamo Federico e Lorenzo dal piano marketing. Ora spiega tutto- mi dice Andrea.
-Ciao ragazzi, grazie per aver accettato questa pazza idea- dico ridacchiando. -Siamo indecisi sulla direzione da dare al mio prossimo libro. Abbiamo ristretto il campo a due possibili trame, ma siamo ancora in dubbio! Vorremmo che leggeste le due trame che hanno già tutti i particolari necessari, la storia è ben delineata... e abbiamo bisogno del vostro giudizio oggettivo-
Annuiscono simultaneamente e iniziano la lettura con un sorriso.
Mentre gli altri leggono io ed Andrea decidiamo di prenderci un caffè alla macchinetta in fondo al corridoio.
-Mi sorprende ogni volta questa macchinetta. È così buono questo caffè- dico sorseggiandolo.
-Abbiamo avuto una bella idea- dice lui riferendosi ai quattro ragazzi.
-Tu l’hai avuta! Spero apprezzino le trame-
-Credimi, li conosco da quando sono arrivati qua. Sono ragazzi d’oro, amano lavorare in questo posto e leggere ciò che pubblichiamo-
Sorrido felice.
Di colpo la suoneria del mio telefono spezza la nostra pausa caffè.
Leggo il nome sullo schermo e istantaneamente il mio sguardo si fa preoccupato.
-Pronto?-
-Ciao, tesoro!-
-Ehy, mamma che sorpresa!- dico lanciando uno sguardo spaventato ad Andrea che subito si defila.
Decido di andare sul balconcino dove di solito i fumatori fanno la loro pausa sigaretta, per parlare liberamente.
-Ti disturbo?- mi chiede raggiante.
-No, ero con Andrea. Stavamo discutendo un paio di cosette- rispondo calma.
-Oh non volevo disturbarti, se vuoi chiamo dopo-
-No mamma tranquilla, dimmi tutto-
-Come stai? In queste ultime due settimane non mi hai chiamato!-
-Mamma, ma se ti ho riempito di foto del Valentino con i bellissimi colori dell’autunno!- sbuffo.
-Beh, non è la stessa cosa-
-Scusa scusa, sono stata un po’ impegnata-
-Sai pensavo di prendere il treno domani mattina e venire a trovarti- mi dice spiazzandomi..
-Davvero?- dico cercando di mascherare la mia preoccupazione.
-Sì, caccio un po’ di vestiti pesanti in valigia e in due ore sono lì da te-
-Valigia?- chiedo ancora.
-Pensavo di stare fino a lunedì-
Okay, questo è panico.
Panico puro.
-Perché?- chiedo seriamente preoccupata per il risvolto che sta prendendo la conversazione.
-La tua mamma non può venire a vedere dove vive la figlia?-
-C-certo mamma che puoi. È che in questi due anni non hai mai espresso la tua volontà nel venire, quindi pensavo fosse successo qualcosa- dico spiegando.
-Tesoro, ti ricordo che sono io ad averti aiutato con il trasloco- dice ridendo.
-Va bene, va bene- dico lasciando perdere il discorso. -Quando arrivi?­-
-Domani mattina alle 11-
-Allora ti aspetto in stazione mamma, a domani!-
Ci salutiamo e stacchiamo la comunicazione.
Questa conversazione è stata la conversazione più strana mai fatta con mia mamma.
Torno alla velocità della luce da Andrea, che sta parlando con i ragazzi.
-Scusate, un imprevisto che si chiama “mamma”- dico con un sorriso. -Avete letto le due trame?-
Tutti annuiscono.
-Velocissimi, cavolo!- dico incredula. -Cosa ne pensate?- chiedo curiosa.
-Vai Francesca, parti tu- dice uno dei ragazzi.
-Allora, partendo dal presupposto che sono astata io a correggere le tue bozze del precedente libro, vorrei davvero leggere il continuo. Anche perché, giustamente, il finale di quello prima era molto ambiguo… non si sa effettivamente come vada a finire. Un continuo sarebbe perfetto da un finale del genere- dice concludendo.
-Davvero hai corretto le mie bozze?- dico con il sorriso.
-Sì, Chiara. Io ho fatto il primo giro di bozze!- dice tutta orgogliosa.
-Oddio, bellissimo non lo sapevo!- esclamo felice.
Mi risponde con un sorriso.
-Marco, vai tu- dice Andrea.
-La nuova trama è decisamente molto più entusiasmante di un possibile continuo… la location è un po’ alternativa, il personaggio è mooooolto scomodo. Dai non c’è paragone! È come paragonare paint con photoshop!-
Rido al paragone.
-Grazie, lo terrò a mente!-
-Fede?- chiede Andrea.
-Dal punto di vista del marketing un secondo libro venderà comunque più di uno lanciato dal nulla. Tutti quelli che hanno letto il primo, anche solo per curiosità leggeranno il secondo. Potresti anche scrivere che lei va insieme ad Indiana Jones a cercare tesori, lo leggerebbero comunque- dice ridendo e sistemandosi gli occhiali alla moda sul naso.
-No, Fede non ha ragione!- interviene Lorenzo. -Se poi non è bello quanto il primo, un futuro terzo libro non venderà mai quanto il primo! Tutti si ricorderanno del secondo libro non all’altezza del primo e tu BOOM, tagliata fuori dal mercato in tempo record- dice mimando una bomba che esplode.
-Mi vuoi dire che siamo in parità, Lorenzo?- chiedo rassegnata.
-Devi decidere tu!- mi risponde lui con un sorriso.
Dopo qualche chiacchiera di circostanza Andrea ci abbandona e io accompagno i ragazzi all’uscita del palazzo, poiché ormai a minuti chiuderà.
-Grazie mille per l’aiuto ragazzi, siete stati fenomenali!- dico felice.
-Di nulla Chiara! Noi dopo ci vediamo al pub per bere qualche birra, ti aggreghi a noi?- chiede Francesca con un sorriso.
Ripenso mentalmente ai miei impegni. Alice è impegnata in redazione per la stesura del suo articolo questa sera.
-Ci sono! A che ora e dove?-
-Al Luxe, alle 21:30! Ti aspettiamo!-

•••                                •••

Scrivere, scrivere, scrivere.
Ecco cos’è stata questa giornata per me.
Devo finire questo articolo per lunedì, oppure inizierò già subito a dar fastidio al capo.
Mi manca solo una dannata conclusione, Dio… possibile che sia così difficile?
Continuo a cancellare le ultime frasi e a riscrivere.
La barra di word continua a lampeggiare davanti ai miei occhi.
Pensa Fortini, pensa.
Guardo l’ora.
Le 18.
Ho tempo fino alle 23 per consegnarlo e far sì che sia sul giornale di lunedì.
Sospiro a fondo e riprendo a scrivere.
Di colpo la suoneria del telefono riempie il mio cubicolo.
-Pronto?-
-Porto notizie disastrose- risponde la voce dannatamente famigliare dall’altro capo con tono ironico.
-Ma ciao- sorrido sentendo l’incipit. -Quali notizie disastrose- dico prendendola in giro.
-Mia mamma mi ha appena telefonato e se lei telefona, vuol dire che porta solo cattive notizie-
-Non pensi di star esagerando? È normale che ti telefoni-
-Fortini: tu. Non. Sai-
-Io. Non. So.-
Sbuffa dall’altra parte del telefono.
-Beh quindi, che ti ha detto?- chiedo curiosa.
-Che ha preso i biglietti per il treno e domani mattina sarà qua-
La cosa mi spiazza.
-Perchè ho il sentore che manchi un “fino a”?-
-Fino a lunedì-
Sbuffo sonoramente.
-E il nostro week-end, maglioni, patatine e film?-
-Brutte notizie, pigrona mia…-
-No, Chiara, io aspettavo questo week end da tutta la settimana- piagnucolo.
-Ho un’idea. Visto che, a quanto pare, questa giornata è ad un livello di stranezza inaudita, dei colleghi mi hanno invitato in un pub con loro…-
-Uhhh, Cerati, ti stai facendo amici al lavoro finalmente?- chiedo stuzzicandola.
-Daiii, stupida che sei! Mi hanno aiutato in una missione super segreta. Comunque pensavo che, non appena finisci il tuo articolo, potresti passare dal pub, potremmo andare nel tuo appartamento, recuperare il week-end perduto… e dimenticarci che esiste un domani-
Sorrido sentendo la sua idea.
-Approvo in pieno, a dopo-
Ora ho qualcosa per cui finire questo dannato articolo alla velocità della luce.
 
Guardo l’ora.
22:45.
Rileggo per l’ennesima volta il lavoro, come sempre.
Mando in stampa l’articolo e aspetto pazientemente. Quando la stampante finisce prendo i fogli e li lascio sulla scrivania del caporedattore. Domani lo leggerà e lo approverà, oppure lo straccerà.
Sospiro.
Sapevo che ricominciare da capo avrebbe richiesto un dispendio di energie non indifferente però non lo aspettavo così duro. Credevo fosse il solito lavoro di sempre a cui mi ero abituata negli ultimi due anni della mia vita, ma invece qua è tutto più caotico e veloce.
Non c’è tempo per il mio solito caffè la mattina, non c’è tempo per chiedere consigli a Marta sul da farsi, non ci sono semplici chiacchiere di cortesia con politici o investitori, non c’è la mia posizione da “giornalista importante” che possedevo prima. È giusto, l’ho accettato ed è giusto così. Ma non ero più abituata a questa continua competizione tra colleghi: il primo che arriva scegliere l’articolo, quello più veloce a rispondere al capo in sala conferenze si prende lo scoop, quello che ha l’intervista in esclusiva ti guarda di storto come se volessi rubargliela. Ecco, non ero più abituata a questa voglia di combattere come leoni in gabbia.
Sono nata da queste battaglie a colpi di frasi e interviste, quindi posso benissimo tornare in gioco.
Devo solo volerlo.
E lo voglio.
Scendo velocemente le scale e saluto qualche collega che ancora impagina l’edizione successiva.
Scrivo un veloce messaggio a Chiara e metto in moto.
Arrivata al pub, entro e cerco subito il volto di Chiara.
Giro tra i tavoli e all’improvviso mi sento chiamare. Mi volto e incrocio i suoi occhi felici che fanno coppia con un sorriso sincero.
Raggiungo il loro tavolo e mi siedo accanto a Chiara, salutando tutti i presenti.
Mi rispondono raggianti e mi piazzano subito una birra sotto il naso.
-Chiara, non ci avevi detto che la tua amica era la Fortini! Caspita!- dice ridendo una ragazza magra e alta, con i capelli scuri e lunghi, legati con una splendida treccia. Il suo sorriso contagia tutto il tavolo e Chiara ride alla battuta. Poi continua: -Piacere, io sono Francesca-.
-Il piacere è tutto mio- rispondo cordialmente.
-Lui è Lorenzo- dice Chiara al mio fianco, indicando un ragazzo con i capelli rossi vestito con un bel maglioncino e una camicia colorata che si intravede appena. -Invece loro sono Federico e Marco-
-Piacere! Alice- dico salutando i due ragazzi rimanenti.
-Uhh, ti conosciamo! Seguiamo il tuo programma tv- dice Federico.
-Wow, spero vi piaccia-
-Sì, è un buon modo per riempire i giovedì sera… perché diciamocelo ci sono certi giorni della settimana che non hanno proprio senso- dice lui, scatenando le risate di tutti.
-Come fai a dire che certi giorni non hanno senso?- lo prende in giro Francesca.
-Beh, perché… perché non ha senso il giovedì! È triste, monotono, lì nel mezzo della settimana che bah!-
Ridiamo tutti in coro ancora.
-Per me è il martedì! Io odio il martedì!- dice poi Marco dal nulla.
Francesca alza gli occhi al cielo e sorseggia la sua birra.
Forse per dimenticare il discorso.
Mi giro per incrociare lo sguardo di Chiara. Appena lo intercetto mi sorride dolcemente, quasi come se dicesse: grazie di essere passata.
Mentre gli altri parlano animatamente io chiedo a Chiara: -Allora, come stai?-
-Bene grazie, tu? Sei riuscita a finire l'articolo?-
-Sì, poco prima della scadenza. Spero vada bene- dico con un tono preoccupato.
-Tranquilla, sei brava è innegabile. Quindi se non gli piace puoi sempre riprovarci, hai le capacità e prima o poi sfornerai qualcosa che gli piace-
Chiara sa sempre come rincuorarmi, anche solo temporaneamente. Sa sempre come calmarmi e tranquillizzarmi, senza darmi però false speranze. Ha questa grossa capacità di aiutarti a superare gli ostacoli ma al contempo riesce a dirti: fai attenzione laggiù ce n'è un altro.
Non penso se ne renda conto, eppure, questa è una qualità preziosa che in pochi conoscono e possiedono. In molti ti aiutano, è vero, anche se forse è un'azione che tutt'oggi è più unica che rara. Però non neghiamo l'evidenza: la maggior parte delle volte è un aiuto con un secondo fine, un credito che gli altri vogliono avere nei tuoi confronti per poi chiederti qualcosa in cambio alla prima occasione che trovano e questo non è aiutare. In pochi però ti aiutano e ti fanno rimanere con i piedi ben saldati a terra, con uno sguardo attento al prossimo attacco che il mondo ti può sferrare.
Da quando ho conosciuto Chiara, ho rivoluzionato il concetto di “aiuto”. Lei è gentile e premurosa in un modo unico: lo è per natura. Questa sua connotazione ce l'ha dentro di sé, fa parte del suo carattere.
Resto ammaliata ogni volta dalle sue semplici frasi che, però, ti mettono pace e tranquillità. Anche questa volta, con un sorriso e qualche parola ha dissolto i miei dubbi e, soprattuto, mi ha dato la forza per riprovarci se non andrà come ho pianificato.
Sorrido e la ringrazio silenziosamente.
-Tu che hai fatto oggi?- chiedo curiosa.
-Uhhh abbiamo svolto una missione super segreta, vero ragazzi?- chiede al resto del gruppo.
Alzo un sopracciglio curiosa.
-Già!- risponde felicissimo Lorenzo.
-Quindi non posso sapere nulla? Neanche un accenno?- chiedo ancora.
-Cosa ci dai in cambio?- chiede Francesca divertita.
-Un altro giro?- dico ridendo.
Annuiscono tutti contenti e nel mentre chiamo il cameriere.
-Parlate ora!- dico con finta autorità non appena le birre arrivano.
-Chiara ha dei dubbi sul suo nuovo libro e noi l'abbiamo aiutata!- dice Francesca prima di buttare giù un sorso di birra scura.
-Tutto qua?- chiedo esterrefatta. –Pensavo fosse una cosa più entusiasmate!-
Guardo di storto Chiara.
Lei ridacchia.
-No, questo è molto entusiasmante nel nostro lavoro!- ride Marco.
Tutti si battono il cinque tra loro ridendo.
-Ho capito, mi avete fatto credere che fosse una missione super segreta solo per farvi offrire altra birra!-
Scoppiano tutti a ridere.
-Abbiamo organizzato tutto mentre arrivavi- dice Lorenzo felice.
-Ah! Me la pagherete... E da te- dico indicando Chiara, -non me lo sarei mai aspettato- dico facendo la finta arrabbiata.
Scoppia una risata generale.
Poco dopo ci ritroviamo nella mia macchina, Chiara felice al mio fianco, musica in sottofondo e io che guido verso casa mia.
-Sono proprio simpatici- dico sinceramente.
-Vero?!-
-Dovresti uscire più spesso con loro, ti ho vista genuinamente felice-
-Perché sono stata bene con loro e sto sempre bene con te-
A sentire quella frase i brividi mi salgono lungo la schiena. -Anche io sto sempre bene con te. Mi spiace che ultimamente siamo state tutte e due impegnate e divise. Volevo recuperare questo weekend ma...- ridacchio.
-Lasciamo stare!- dice sbuffando.
Arriviamo a casa e subito Chiara si butta sul divano.
Prendo una coperta, due bicchieri d'acqua e la raggiungo alla velocità della luce.
-Sai dovremmo iniziare una serie TV e fare del venerdì sera una serata tutta dedicata a noi e netflix- propone Chiara con un sorriso a trentadue denti.
Annuisco felice. -Basta che non sia una di quelle tue cose da nerd, con teletrasporti, alieni oppure battute a sfondo Star Wars-
In tutta risposta mi fa uno sguardo triste nella speranza di dissuadermi.
-Beh potremmo ved-
-No!- mi blocca.
-Ma non sai cosa stavo per dire- dico incrociando le braccia.
-Niente House Of Cards!-
Rimango sbalordita. -Ma come facevi a saperlo!!-
-Sei ovvia- ridacchia.
-Okay allora qualcosa che possa piacere a tutte e due- dico triste.
-C'è solo una serie TV che può riunire sotto il suo tetto i nostri mondi differenti... Game of Thrones- dice mettendo in play la prima puntata.
-Ehy io ho già visto le prime due stagioni- protesto.
-E beh? Io le prime quattro. Lo ricominciamo-
-Ma ci metteremo una vita!-
-Vuoi dire che pianifichi di lasciarmi presto? Mi concedi solo la prima stagione o anche la seconda?- dice ironica.
-Perché stiamo insieme?- chiedo anche io ironicamente nel sentire il suo “lasciarmi”.
Diventa rossa all'istante non appena realizza quello che ha detto. Io rido genuinamente.
-No, cioè no ovvio lo so era in senso figurato, no? Capisci? In quel senso- dice impacciata gesticolando per aria.
Rido ancora più forte vedendo la scena.
-Cosa ridi?- poi dice con tono finto arrabbiato.
-Mi fai morire quando pensi di aver detto qualcosa di sbagliato e tenti di riparare- rispondo asciugandomi le lacrime agli occhi.
Mi guarda ancora male.
-Possiamo dare un nome alla... Cosa. Così non ti sentirai più in colpa- dico alzando un sopracciglio.
-È questo il modo in cui vuoi ufficializzare il tutto? Con sotto la sigla di Game Of Thrones?- ribatte sarcasticamente.
-Per una nerd come te dovrebbe essere un paradiso- dico ridacchiando.
-Infatti potrebbe esserlo- dice cercando di non ammettere la sua felicità.
-Vuoi essere la mia ragazza?- chiedo stranamente senza vergogna, solo con tanta ansia in corpo. Non pensavo potesse avvenire così in fretta, così stranamente. Eppure sta accadendo. Sul divano di casa mia, noi sotto un plaid a quadretti e una serie TV davanti agli occhi.
-Anche se comporterà vedermi in loop House of Cards, accetto- dice con un sorriso felice puntando i suoi occhi ambrati sui miei. Niente è più bello di questa visione, niente conta di più di questo e niente è paragonabile alla sua bellezza.
Mi lascia un tenero bacio sulle labbra, com’è ormai nostra abitudine. Si distende di fianco a me, io dietro di lei. Vicine come non mai, i nostri occhi verso la televisione e le nostre mani intrecciate. Come sempre, ogni contatto che la mia pelle ha con quella di Chiara, brucia, brucia come non mai. Forse, una parte di me deve ancora capire che questo contatto non mi lascerà mai scottata, mai usata e mai con dei lividi. Questo è il massimo contatto che riesco a darle, questa è la massima parte di me che il mio cervello e il mio cuore mi lasciano gestire.
Stringo la sua mano nella mia, come per farle capire che io ci sono, che io ora sono la sua ragazza ovvero una nuova parte di sè su cui contare, un suo prolungamento che sarà sempre qua per appoggiarla.
Sono la sua ragazza, ripeto fra me e me.
Le bacio una spalla dolcemente, un bacio che finisce sul suo maglione morbido.
-Penso che ti concederò fino alla terza stagione, ma non di più- dico scatenando le nostre risate più sincere.
 
 
Quando la mattina la sveglia suona, Chiara lascia andare un sospiro. Si gira, si accoccola sul mio petto e torna a dormire.
La guardo silenziosamente.
Quando la stessa sveglia suona dieci minuti dopo, lascio andare una risata silenziosa nel vedere il suo viso contrariato. Ancora con gli occhi chiusi dice: -Dimmi che non è vero-
Mette il viso sotto le coperte e appoggia la sua testa sopra la mia pancia.
-Non respirerai a lungo là sotto e presto dovrai affrontare la realtà-
Dico ridacchiando dolcemente.
Quando, pochi minuti dopo, riemerge l'ennesima sveglia suona.
Per fortuna se ne imposta già un bel po'!
-Altri cinque minuti- di implora senza aprire gli occhi.
-Ah non guardare me, non è mia madre quella che arriva con le valigie!-
Sbuffa sonoramente.
Le bacio la testa e poi aggiungo: -Stai qua che io preparo la colazione-
Annuisce e io scappo in cucina.
Il tempo di preparare tutto e torno in camera.
-Dormigliona, la colazione-
Lei si alza, mi fissa dolcemente: -Potrei abituarmi a tutto questo-
-La colazione a letto? No, cara, non abituarti... Perché ti butterò giù a forza di solletico-
Dico mentre addenta una fetta biscottata e mi guarda preoccupata.
Ridacchio e mangio il mio pane, burro e zucchero.
-La marmellata è centomila volte più buona che quello- mi dice.
-Attenzione che certe affermazioni sono pericolose, potrei lasciarti per certe opinioni- scherzo.
-Certo che... Wow. Mi sento fortunata. La maniaca dell'ordine Alice Fortini mi fa mangiare a letto! Non hai paura delle briciole?!- dice prendendomi in giro.
Alzo gli occhi al cielo e apro l'armadio.
-Io devo andare a correre e tu a prendere la tua mammina, l'ho fatto solo per velocizzare il processo visto che qualcuno non si vuole mai alzare dal letto!-
 
•••                                •••


Leggo il grande cartellone elettronico: binario sedici.
Mi incammino verso il binario e intravedo il treno arrivare.
Non appena ho abbandonato Alice alla sua maledetta corsa mattutina, sono corsa a casa a mettere in ordine il tutto. Mi ero dimenticata di aver lasciato una marea di fogli e giornali sparsi per tutta casa, per non parlare della lavatrice che dovevo fare ma di cui mi sono bellamente dimenticata. Così, non appena ho realizzato, sono corsa via con una fetta biscottata ancora in bocca.
Gentilmente Alice mi ha consigliato di prendere la sua macchina e di guidare fino a casa mia visto che lei non l'avrebbe usata, per fare prima. Ma ehi, forse lei ha troppa fiducia in me o considerazione... Io quel coso enorme non lo so parcheggiare! Quindi ho optato per le mie gambe, che non si devono parcheggiare da nessuna parte.
Per fortuna in stazione ci sono venuta in macchina, se no sarei morta in mezzo alla strada… e come morte non è un granché.
Ho fatto anche io la mia corsa mattutina” scrivo giocosamente ad Alice.
“Ti sentirai subito meglio, buona fortuna con tua mamma! Se hai bisogno chiama” sorrido alla gentilezza della ragazza.
Non appena i passeggeri iniziano a scendere cerco subito il volto di mia mamma tra di loro. Un senso di agitazione mi pervade.
Non appena riconosco il suo viso, l'abitazione si fa ancora più forte. Un caldo abbraccio mi circonda subito dopo: -Ciao tesoro!- ridacchio, ho sempre odiato questo nomignolo.
-Ciao mamma, tutto bene il viaggio?- chiedo staccandomi da lei.
-Oddio ma sei cresciuta tantissimo! E sei cambiata, che hai fatto hai capelli?! Sono diversi!- dice tutta entusiasta.
-Mi spiace deluderti ma sono sempre la stessa ragazza bassa con i capelli ribelli- dico ridendo.
Le mi guarda contrariata e ride poco dopo.
-Dammi la valigia, mamma- dico prendendole il trolley dalle mani. –Parcheggio vicino ovviamente non ce n’era- dico uscendo dalla stazione e procedendo verso la macchina.
-Beh almeno posso godermi il caos della città- dice lei vedendo il corso principale della città tutto intasato di macchine e tram, pedoni che aspettano il verde e biciclette impazzite.
-Ah, il sabato è così. Nessuno deve lavorare eppure tutti si dimenticano che possono stare a casa a dormire- dico scatenando le sue risa.
Una volta entrate in macchina, lei subito mi chiede: -Penso che questa macchinina sia utile qua in città, vero?-
Annuisco seria. –È fantastica, si guida benissimo e sembra fatta per stare in città. È il miglior investimento che abbiamo fatto- sorrido rivolgendomi a lei.
-Hai anche imparato a guidare in questo intricato e caotico mondo stradale... Non so come fai!- mi dice.
-O imparavo, o imparavo. C'è poco da fare!-
Arrivate davanti a casa, parcheggiamo ed entriamo subito dopo.
-Uhh, non è cambiata di una virgola dal giorno in cui ti sei trasferita-
-Probabilmente è solo più disordinata- rido. -Vieni posa tutto qua, la camera degli ospiti è tutta tua mamma-
Dopo esserci sistemate parliamo del da farsi. -Potremmo mangiare in giro, vedere la città, prendere un bel gelato nella mia gelateria preferita e poi... Non so vediamo!-
Sorride raggiante e accetta la proposta.
Arriviamo in centro con un paio di fermate del tram. Giriamo le principali piazze che lei conosce sì, ma non poi così bene. Decidiamo di entrare in qualche museo e intanto mi racconta di casa, dei pasticci che succedono in famiglia e delle news amorose dei miei cugini.
-Alessio non è proprio cambiato- dico ridendo. Era un rubacuori all'epoca e lo è ancora adesso. Fare strage di cuori sembra essere il suo scopro primario.
Tra una parola e l'altra decidiamo di ristorarci con una bella pizza.
-Quindi il libro sta vendendo bene?- mi chiede.
-Umh, sì. Nel senso sta seguendo la classica curva di vendite come era previsto, anzi sta reggendo ancora bene dopo tutto questo tempo! Andrea è contento e io anche, abbiamo fatto moltissime ristampe, e tra poco dobbiamo trovare un'altra strategia di marketing per rialzare le vendite-
-Sono proprio contenta Chiara... Hai fatto tanti sforzi per riuscirci. È giusto che ora tu venga ripagata-
-Grazie mamma- dico. –Direi che ora è il momento di vedere il famoso Valentino che ami a distanza da tempo... Anche perché sono gli ultimi giorni buoni per vederlo: siamo alla fine dell'autunno-
Annuisce felice.
Giriamo il parco tranquille, parlando del più e del meno, sorridendo felici agli scoiattoli che incrociano la nostra via. I colori sono ancora bellissimi. Il rosso e il giallo tentano di combattere tutte le tonalità del marrone, tentano di non farsi prendere da loro, ma tra poco sarà inevitabile. Si coloreranno anche loro e poi cadranno com'è giusto che sia, un nuovo inizio deve partire da una fine, non c'è nessun'altra via e nessun'altra scorciatoia.
Il fiume, impassibile, non risente dei cambiamenti di stagione ed è sempre maestoso. Incombe sulla città, ne fa da cornice ma è sempre lì, una costante naturale che ci ricorda di come non possiamo raggirare la natura.
-Ora capisco perché vieni spesso qua-
Annuisco felice.
Pensavo peggio, pensavo che essendo stata lontana dalla mia famiglia per tanto tempo non riuscissi più a stare con loro, non riuscissi più a capire il loro pensiero. Avevo paura che, essendo io stessa cambiata molto, essendo io stessa reduce da esperienze di vita che ti cambiano totalmente, gli altri potessero vedere questi cambiamenti e non accettarli. O ancora peggio, non sopportare il fatto che loro non siano cambiati e che stiano sempre nel loro recinto senza spingersi mai oltre.
Forse avevo più paura del secondo fatto che altro. Avevo paura che la mia opinione e i miei ideali, fossero mutati in modo drastico, talmente drastico, da non accettare più i pensieri e le convinzioni non aggiornate degli altri.
Ma con mia mamma non sta succedendo, non sta accadendo nulla di quello che avevo tanto temuto quindi posso lasciar andare un sospiro di sollievo.
-La mia gelateria preferita non dista molto da qua, andiamo!- dico con tono da capo scout.
Dopo un bel gelato rigenerante torniamo a casa a piedi e non appena il sole scende, ci stringiamo nei nostri cappotti istintivamente. Ci godiamo la città ancora un po’.
-Tra poco è dicembre, metteranno le luci natalizie-
-Oh sì!- rispondo felice. -Sono così belle, Ma! Cambiano la città totalmente, devi per forza venire a vederle- dico contenta.
Entrate in casa ci spaparanziamo sul divano, un po’ d'acqua e via sotto una coperta calda. Accendiamo la TV e mettiamo il primo film a caso.
Durante la pubblicità, vediamo lo spot pubblicitario di Alice e della sua trasmissione. Un sorriso sincero nasce sul mio viso sentendo la voce fuori campo dire: Alice Fortini, ogni giovedì alle 21 su questo canale, vi racconterà uno spaccato di società da occhi diversi. Non mancate!
Mia mamma sa che ho aiutato Alice. Lo sa perché ha visto la mia sfuriata davanti al portone della Fortini contro i giornalisti, su ogni giornale e telegiornale esistente. E quando la faccia di tua figlia finisce dappertutto non puoi ignorare nulla. Immagino già le voci nella mia città natale “avete visto la figlia dei Cerati sul Tg?” “Era molto arrabbiata” “A mia figlia non permetterei mai una cosa del genere”. Così, dopo la mia sfuriata in televisione, è arrivata la sua per telefono.
-Chiara che stai facendo?! Anche se sei una scrittrice non puoi permetterti di fare certe figure!- mi urlò al telefono. Dopo il suo flusso di preoccupazioni, ramanzine senza capo né coda, finalmente mi lasciò spiegare. Non appena venne a sapere di ciò che stava passando Alice, mi ha subito capita. Magari non del tutto, magari non ha capito come io ci fossi finita in mezzo a tutta questa faccenda (neanche io saprei spiegare questo punto), però ha capito che il mio animo non poteva rimanere inerme di fronte a una tale situazione. Mia mamma mi conosce, mi conosce perché mi ha fatta e cresciuta, quindi sa anche che sua figlia non sarebbe rimasta ferma per nulla al mondo, avrebbe difeso la giornalista ad ogni costo. Ha accettato, ha accettato che io mi fossi mossa per aiutarla, forse con un sospiro di rassegnazione però... ha accettato.
Io ormai non ero più con lei da molto tempo, di conseguenza prendevo le mie decisioni, non ci poteva fare nulla. Non più.
-Sta meglio?- mi chiede timida.
-Sì, è stata dura ma sta meglio- rispondo sinceramente.
-Sei stata coraggiosa- mi dice.
-Può essere, ma sono solo stata giusta. Lei, al mio posto avrebbe fatto lo stesso- dico quasi come se stessi pensando tra me e me.
Il silenzio cala di nuovo tra di noi.
La TV mi guarda e io, invece, mi perdo tra i miei pensieri.
Come avevo previsto, non abbiamo parlato e neanche lontanamente menzionato mio padre. Il suo nome è stato accuratamente raggirato e nascosto in ogni nostra conversazione, soprattutto in ogni sua conversazione.
Perché io, diciamolo, non ho niente da dire su mio padre ma lei ci vive insieme da trent’anni.
Probabilmente pensa che evitando di parlarne possa farmi meno male o che possa eliminare quello che è successo.
Sorrido inconsciamente.
Ha sempre cercato di proteggermi, a volte anche nei modi peggiori. Però, in fin dei conti, l’intento di mia madre è sempre stato quello: proteggermi. Anche ora che sono lontana da casa da parecchio tempo, che ho la mia vita indipendente e staccata dalla loro, tenta di proteggermi dai pensieri e dalle azioni di mio padre.
Credo che nella sua testa sarò sempre l’adolescente liceale che cerca di affrontare gli ideali di suo padre a testa alta e con dignità.
Mi ricorderà per sempre con le valigie in mano pronta a provare a lui che aveva torto. Torto su tutto.
Sospiro inavvertitamente.
-Hai fame?- mi chiede sentendo il mio sospiro.
-Mangiamo!- dico pur di evitare un possibile interrogatorio.
Se solo capisce i miei pensieri, se solo coglie ciò a cui stavo pensando è la fine.
Ci mettiamo immediatamente ai fornelli e mezz’ora dopo la nostra pasta è pronta.
-Hai imparato a cucinare bene, brava!-
Ridacchio. Immediatamente i ricordi mi inondano. In casa mi prendevano sempre in giro per la mia incapacità ai fornelli. Ero sempre quella che “non sa cucinare neanche un uovo fritto”, oppure quella che doveva trovarsi per forza un uomo che sapesse cucinare.
Quando mi sono trasferita mia mamma era talmente preoccupata per il mio sostentamento (e per la mia sicurezza) che mi telefonava ogni giorno per sapere se avevo mangiato e se ero ancora viva.
-Beh, anche in questo mi sono dovuta arrangiare. O imparavo, o non mangiavo-
-Oppure mangiavi solo panini in giro- stavolta è lei che ride.
-Forse abbiamo esagerato un po’ con le porzioni- dico appoggiandomi svogliatamente sullo schienale della sedia. -Sono pienissima-
-Dopo tutta la lunghissima camminata che ci siamo fatte direi che un po’ di carboidrati non ci possono fare male-
Annuisco con un sorriso.
-Uh, cavolo! Mi sono dimenticata di una cosa!-
Corro nella camera degli ospiti e ritorno in un lampo. -Cosa?- chiede lei curiosa.
-Niente… di aprirti la valvola dei termosifoni, di notte incomincia a fare freschetto da queste parti. Ma di solito la chiudo perché non ci sta nessuno- spiego mentre metto il termostato sul 4.
-Ma come, non inviti nessuno qua a fare festa? Nessun’amica o collega? Oppure non so un gruppo di amici…-
-No mamma, non ho avuto molto tempo per farmi degli amici- rispondo con la verità.
-Eppure la Fortini ho visto che la frequenti- dice con tono serio.
-Beh, sì- non so mentire, quindi cerco solo di dire la verità senza sbilanciarmi troppo.
-Uscite spesso?- mi chiede ancora.
-Ogni tanto- rispondo vaga.
Sospira sonoramente. Guarda in giro, posa lo sguardo sui mobili della cucina ed evita i miei occhi.
Mi acciglio preoccupata.
-Tesoro… una mamma riconoscerebbe sua figlia dappertutto, anche sulla copertina di un giornale di gossip, anche se la foto è sgranata. Ho visto crescere queste tue mani e le saprei riconoscere tra mille, lo stesso vale per le tue gambe esili esattamente come quelle di tuo padre, oppure le tue braccia e il tuo polso magro che tutti ti hanno sempre invidiato- dice vuotando il sacco.
Mi siedo di nuovo al tavolo.
Il cuore inizia a battere veloce, quasi dolorante.
So a cosa si sta riferendo.
Alla foto, a quella maledettissima foto per cui tutti avevamo concordato sul “non si capisce che siamo noi”. Nessuno di noi aveva pensato a mia madre e al fatto che mi avrebbe riconosciuta tra mille altre persone.
Improvvisamente sento solo più freddo sulla mia pelle, un freddo fatto di ansia.
-Quindi è per questo che sei venuta fin qua? Per vedere se era vero- dico con un misto di delusione e risentimento.
-No, tesoro. È solo uno dei tanti motivi, ma è stato l’episodio che mi ha fatto convincere-
-Mamma, potevi dirmelo da subito- le dico cercando di rimanere tranquilla. -Ti avrei risposto-
-Avevo paura che mi mentissi-
-Lo sai che non so mentire- scrollo la testa.
-Lo so Chiara. Eppure quando ho visto quella foto, quando ho visto il tuo nome dappertutto… sai, non mi sono mai sentita così distante da te. Mi sono sentita parte di un altro mondo, universo o addirittura di una realtà parallela! Ero distante, distante anni luce da te… e so che non è colpa tua, è colpa mia e di papà-
Appoggio i gomiti sul tavolo e faccio un respiro profondo.
-Ascoltami mamma- dico cercando di risultare dolce e comprensiva. -Non devi mentirmi, va bene? Potevi dirmi “ehy, mi sono spaventata vedendo che i paparazzi ti seguono! Voglio venire a vedere che combini”, perché credimi ti avrei accolto nello stesso modo. Io voglio che almeno tra noi due il rapporto sia limpido come il cielo di Luglio. Quindi… davvero mamma, puoi dirmi perché sei qua, puoi dirmi che vuoi venire senza una ragione se è così, ma puoi anche dirmi che la ragione è quella foto-
-Te l’ho detto, quella foto mi ha solo fatto correre più velocemente-
-Mi spiace tu ti senta distante da me e dalla mia vita, eppure ho fatto di tutto per tenere i contatti. Ma la situazione con Alice era delicata, difficile da spiegare e quando il mio intervento era uscito sulle tv, non ero ancora riuscita a chiamarti. Sono stati mesi intensi, mamma. Pieni di tensione, lacrime, decisioni importanti, momenti felici ma anche momenti in cui abbiamo avuto paura. Sia io che Alice, ma anche Adrea e Marta, l’assistente di Alice. Quindi se magari ho omesso qualcosa non l’ho fatto con cattiveria, ma solo perché pensavo non fosse importante per voi-
-Sì, l’ho capito e lo sai che ero felice di quello che stavi facendo per lei-
-Lo so e ti ringrazio per il supporto che mi hai dato-
Mi sorride genuinamente finalmente.
-Quindi Chiara sei tu in quella foto?- dice timorosa.
-Mamma, l’hai anche detto tu che mi hai riconosciuto!- dico quasi con ironia.
-Beh lo so ma voglio sentirlo da te, sono venuta fin qua apposta!-
Rido. -Allora vedi che sei venuta fin qua per questo?!-
-Una mamma non può essere preoccupata per la figlia?- si cerca di difendere.
Alzo gli occhi al cielo e le mie guance vanno a fuoco. Quasi letteralmente.
-Sì mamma sono io in quella foto- ammetto con paura.
-E lo sapevo- dice con fare trionfante.
La guardo scocciata. È questa la reazione che sta avendo? Un “ho vinto io, ci ho azzeccato”?
Sono sconvolta.
Non pensavo che tutto questo potesse prendere questa piega inaspettata.
-Cos’è ci hai fatto una scommessa sopra?- chiedo sconcertata.
-No! Ma volevo vedere se questi occhi ancora ci vedono bene o no- dice con un sorriso.
La guardo senza parole.
-Beh, non mi dici i dettagli?- chiede curiosa.
-Non sei arrabbiata?- chiedo timorosa.
-Forse un po’. Avrei voluto saperlo in altro modo: è brutto vedere tua figlia sui giornali e poi leggere i suoi messaggi in cui non nomina neanche lontanamente il motivo per cui il suo nome è sulla bocca di tutti. Ho pensato che mi credessi stupida in un primo momento… è stato un po’ brutto ma ormai è fatta, non possiamo cambiare il passato- dice sincera.
-Scusa- sputo senza pensarci un secondo.
-Chiara- dice appoggiando la sua mano sulla mia, -Non importa. Ora raccontami-
-Niente, che ti devo dire?!-
-Da quanto?-
-Poco, poco. Quando quella foto è stata scattata ci stavamo ancora frequentando, per quello non abbiamo detto nulla a riguardo… nulla era deciso tra noi, quindi non potevamo e volevamo dire nulla, capisci? Sai è stata così carina! Abbiamo concordato di uscire e conoscerci meglio, di fare le solite uscite e i soliti appuntamenti che tutte le coppie fanno usualmente, e lì ho capito che Alice è la persona più rispettosa che conosco. Quando ho proposto questa cosa pensavo mi prendesse per una stupida ragazzina della provincia, invece mi ha capita. Anzi, la pensava come me. Quindi nulla, usciamo, ci divertiamo, guardiamo film e mangiamo fuori. Siamo tutte e due molto impegnate eppure siamo riuscite a darci una forma, un nome e niente… a mettere in chiaro le cose tra noi- dico facendo uno strano riassunto di tutta la storia, con un sorriso imbarazzato dipinto sul mio volto.
-Quindi siete fidanzate?- chiede seria.
Annuisco in imbarazzo.
-Sono felice per te, Chiara. Lei mi sembra una donna alla tua altezza-
-Magari sono io a non essere alla sua- dico dubbiosa.
-Non essere sciocca, non ti avrebbe mai scelto se non fossi alla sua altezza. Ha visto in te le tue qualità e quelle bastano per convincere chiunque-
Proprio vero che le mamme non vedono nessun difetto nei propri figli.
Scuoto la testa e sorrido felice.
-Sai mi ha portato nelle Langhe, mi ha fatto fare un tour privato in una cantina e mi ha offerto una cena spaziale- dico ricordando quei bei momenti.
-Ohhh, tuo padre non ha mai fatto niente del genere per me!- dice imbronciandosi.
Rido sentendo quella frase.
Il discorso non si sposta da Alice per tutta la sera.
Parliamo del suo lavoro, di come si trova, del suo pensiero sul mio libro e sul mio lavoro, del suo appartamento in centro e della sua macchina bellissima.
-Quindi la approvi?- chiedo speranzosa.
Sebbene nella mia famiglia tutto può essere burrascoso e caotico mia madre è una costante. È quella colonna portante a cui aggrapparti se tutto va a rotoli.
Quando è mancata mia nonna, quando ci ha lasciato di colpo in una notte calda d’estate, quando la donna che stimavo di più al mondo, quella che mi aveva viziato e sgridato durante tutta la mia infanzia ed adolescenza mi ha lasciato senza preavviso, senza prepararmi a ciò che stava per accadere, mia madre era lì. Quando i miei compagni del liceo mi prendevano in giro per i miei gusti musicali, quando ho fatto il primo viaggio verso “quell’amica incontrata su internet”, verso Alessia, verso una cosa che conoscevo ma che al contempo mi era così ignota, lei era lì per supportarmi.
Quando dissi di colpo, una sera, davanti ad un piatto di minestra che ero gay lei era lì. Intenta a capire le mie motivazioni, che mi scrutava per capire il mio stato d’animo, per cercare di quantificare per quanto tempo ho tenuto tutto dentro. Lei è la stessa persona che, dopo aver cercato di accettarmi, ce l’ha fatta e ha cominciato a chiedermi genuinamente i dubbi che aveva, le cose che “non le tornavano”. Lei è stata quella che mi ha detto: “mostrami il tuo mondo, perché è l’unico modo che ho per capirti a fondo”.
Ma soprattutto è la stessa persona che quando ho detto: “Ho scritto un libro. 300 pagine di mie parole e vogliono pubblicarlo”, ha risposto con: “Se ci credi fallo, però sappi che è una tua responsabilità”.
Lì mi ha fatto capire che esserci non bastava, che un genitore non è una presenza fisica e basta. È qualcuno che ti supporta, che tenta di arrivare a te in qualche modo. Magari non è il modo in cui sognavi, magari vorresti di più, ma ci sta provando. Ma soprattutto è qualcuno che ti mette di fronte alla verità: il libro era una mia responsabilità. Non era un gioco, non era un’idea passeggera. Doveva essere qualcosa in cui credere fino in fondo, oppure sarebbe stato solo un gran dispendio dei miei stessi soldi che lei aveva messo da parte tutta la vita per darmi un futuro. Se buttavo nel cestino quel futuro era soltanto colpa mia.
Insomma, lei è la persona che mi ha fatta crescere nel modo giusto, la persona che mi ha dato dei principi, una persona che è la mia colonna portante. E io voglio che lei sia felice per me, anche solo per una piccolissima parte della mia felicità.
-Solo se domani a pranzo me la fai conoscere- risponde.


 
•••                                •••

-Okay, non dare di matto-
-Che succede?-
-Mia mamma vorrebbe conoscerti e pranzare con te domani- sputa di colpo.
-Cosa?- chiedo incredula.
-Senti, non ti preoccupare. Va bene? Tu porta le tue gambe lunghe e una buona bottiglia di vino-
Silenzio.
-Alice?-
Faccio ancora silenzio cercando di elaborare ciò che mi ha detto Chiara.
-Perché mai mi vorrebbe incontrare?-
-Alice, fai due più due per favore-
Oh.
Certo.
Ora il panico è aumentato a livelli esponenziali.
Incomincio a girare come una trottola per il soggiorno, infilandomi la mano tra i capelli sistematicamente.
-E quando inizia a fare la maratona tra i divani è grave-
Dice prendendomi in giro ma mantenendo un tono particolarmente serio.
-Alice ho afferrato, ho fatto una mossa sbagliata… cancella tutto, le dico che devi lavorare- mi dice tagliando corto.
-No, Chiara. È solo che…-
-Ho capito fidati. Abbiamo appena definito le cose tra noi e presentarti mia madre è forse un passo un po’ troppo lungo. Tranquilla ho capito, ci ved-
-Che non mi succedeva da tantissimo tempo- la blocco. -Ecco cosa succede-
-Alice, posso capire, possiamo inventare una scusa-
-No, assolutamente. Voglio conoscerla- dico con tono fermo.
-Sicura? Se è troppo me lo puoi dire tranquillamente-
-Sono sicura, però mi dovrai aiutare… penso di essere un po’ arrugginita-
-Tranquilla, porta qua quei tuoi occhioni e sarai sua. È questa la tua arma segreta con le ragazze, no?- ironizza facendomi ridacchiare piano.
-Ovvio, ovvio- dico. -A che ora devo venire domani?-
-Mezzogiorno?-
-Perfetto- rispondo calma.
-Grazie-
-Per cosa?- chiedo curiosa.
-Per questo, vuol dire tanto per me e soprattutto per lei-
Ridacchio ancora.
-Lo faccio con piacere, buonanotte-
Ci salutiamo affettuosamente e poi mi butto nel letto.

I miei occhi si aprono non appena il suono della sveglia arriva nelle mie orecchie.
Fisso il soffitto bianco sopra di me.
Cerco con una mano la sveglia sul comodino, la spengo subito dopo.
Mi stropiccio gli occhi e sbuffo.
Una bella doccia può darmi la forza che mi serve per affrontare questa giornata.
Mi alzo svogliatamente e con tutte le mie forze mi trascino nella doccia.
L’acqua calda mi accarezza, i miei pensieri volano su quello che devo fare prima di andare da Chiara.
Mi lavo veloce rendendomi conto che non ho poi tutto ‘sto tempo a disposizione.
Mi vesto con le prime cose che vedo e mi catapulto fuori dall’appartamento. Mentre metto in modo faccio mente locale: vino, dolce e qualcosa che mi inventerò mentre farò le altre due cose.
Passo le due ore seguenti correndo nervosamente da un negozio all’altro, cercando di superare i “guidatori della domenica” che vanno a spasso per le strade della città.
Io mi chiedo, se non hai voglia di guidare, se non hai voglia di andare a pranzo dalla tua zia antipatica, stattene a casa no? Non far scattare due semafori solo perché sei impegnato a giocare a Candy Crush sul telefono evitando le urla di tua moglie.
Suono il clacson nervosamente vedendo uno che non vuole passare neanche con il verde.
Decido di fermarmi dal mio fiorista di fiducia e prendere un mazzo di fiori per la mamma di Chiara.
-Ciao Alice, è da un po’ che non ti vedo- mi sorride non appena entro.
-Ciao Sandro, non sai quanto ho sperato fossi aperto stamattina-
Ridacchia. -Chiudo a mezzogiorno la domenica! Però domani mi riposo, ricordati- mi dice sorridendo.
-Me lo segno!- dico felice.
-In cosa posso aiutarti?- chiede.
-Un mazzo di fiori…- dico mentre penso a qualche altro particolare da dargli.
-Per che occasione?-
-Sono invitata ad un pranzo- spiego.
Mi fa segno di seguirlo nel retro e lo seguo.
Il retro del suo negozio è la parte che amo di più. Una piccola porta in vetro porta ad un cortiletto interno, con mura di pietra consumate su cui si arrampicano diverse piante. Le mura proteggono le varie specie di fiori e piante di ogni genere.
Prende alcuni fiori e mi fa vedere un ipotetico mazzo.
-Forse dovevo dire che devo fare colpo su una mamma?- dico scatenando le sue risa.
-Sì, è un dettaglio importante-
Continua la sua ricerca e ritorniamo nel negozio.
Abbellisce il tutto con il suo tocco magico e i piccoli dettagli.
Mi fascia il mazzo.
-Ah, sei sempre fantastico- dico pagandolo.
Lo saluto cordialmente e corro a casa.
Ho un’ora per decidere cosa mettermi.
Arrivata sotto casa vedo una figura familiare.
Marta.
Sta suonando il campanello.
Parcheggio e mentre esco dalla macchina la chiamo.
-Ah ecco dov’eri sparita!-
Mi dice salutandomi da lontano.
Prendo tutta la roba che ho comprato e goffamente mi avvicino al portone.
-Ehi, ti do una mano- mi dice gentilmente.
Saliamo le scale silenziosamente.
Arrivate alla porta la ringrazio.
-Di nulla! Dove vai con fiori, vino e pasticcini?-
Alzo gli occhi al cielo mentre posiamo tutto sul tavolo.
-Lasciamo stare!-
Mi tolgo velocemente la giacca.
-Passavo solo per darti questo- mi dice sporgendomi il caricatore del telefono.
-Oh grazie!- dico prendendolo.
-L’avevi dimenticato sulla tua scrivania, ho pensato ne avessi bisogno- mi dice con un sorriso.
-Sì, grazie! Qua a casa ne ho un altro, però è di riserva. Grazie grazie- dico ansiosamente senza quasi prendere fiato tra una parola e l’altra.
Mi guarda preoccupata.
-Stai per avere un crollo emotivo? Un attacco d’ansia? Stai bene?- mi chiede con fare preoccupato.
La guardo pensierosa. -No, non sto molto bene-
Si gratta al testa.
-Beh, questo è un problema. Che succede?-
Incomincio a girare per il salotto nervosamente.
-Ho un pranzo importante e non so cosa mettermi- ammetto.
-Su, andiamo nella grande cabina armadio della Fortini e risolviamo questo “grosso” problema- mi dice prendendomi in giro. -Nessuno mi paga per tutti questi straordinari-
-Ti puoi prendere un pasticcino di nascosto, dai- dico aprendo l’armadio.
-Oh, che grande ricompensa- mi prende in giro.
Dopo aver messo a soqquadro il mio armadio tra “no, troppo formale”, “no questo sembra che stai andando a fare yoga”, “Un vestito da sera a pranzo? Non si può vedere”, siamo arrivate ad un punto d’arrivo.
-Sì, questo è bello ed è al contempo informale in giusto. Ti approvo-
Mi sistemo meglio il maglioncino bordeaux sopra la camicia nera, e annuisco convinta.
-Ripetimi un po’, su chi devi fare colpo?- dice alzando un sopracciglio.
-Io? Cos… io non ho detto che devo fare colpo-
Sbuffa annoiata.
-Sì vede- dice seria. -E poi lei dovrebbe essere la giornalista- continua ironicamente.
-Davvero Marta, nessuno-
Alza le mani in segno di resa e si alza dal letto.
Guardo l’orologio al polso. -Cavolo devo andare o arriverò in ritardo- dico prendendo la mia giacca.
-Ricordati la roba sul tavolo!- mi urla Marta dal salotto.
Corro in salotto e prendo tutta la roba.
Vino? C’è.
Dolce? C’è.
Prendo in mano le chiavi e il mazzo di fiori.
Marta mi apre la porta e corriamo giù per le scale.
-Ti calmi? Ci arrivi in tempo-
-Devo attraversare tutto il centro per arrivare a casa di Chiara- mi lascio scappare.
Me ne pento immediatamente.
-Ora capisco molte cose- dice ridacchiando.
-Cosa?!-
-Niente Fortini, niente- dice con un ghigno stampato in faccia.
Rimane sul marciapiede mentre carico la roba in macchina.
Mi fissa ridacchiando.
Salgo in macchina e poi faccio scendere il finestrino.
-Cosa ridi Marta?-
-Oh, niente davvero. Il tuo maglioncino dice già tutto-
Mi dice andandosene via.
Rimango a fissare il vuoto per un tempo indefinito, bocca spalancata e cervello fermo.
Okay, questo non me lo aspettavo.
Cosa voleva intendere con questa frase buttata lì?
Mi ha lasciato senza parole e io di parole ne trovo sempre.
Ne dovrò trovare quando parlerò con lei ma, per ora, devo trovare il coraggio per resistere a questa già lunga giornata.
 
 
Dopo una mezz’ora mi trovo davanti alla porta di Chiara.
Una porta che ho varcato moltissime volte, per cui alcune volte avevo addirittura le chiavi.
Ad aspettarmi un alloggio che conosco quasi quanto il mio che però, adesso, mi spaventa solamente.
Prendo un grosso respiro.
Mi sbottono il giubbotto e mi metto a posto i capelli.
Suono il campanello e immediatamente il mio cuore batte all’impazzata.
Cavolo, io, Alice Fortini, abituata a stare in tv, a controbattere in diretta ai politici, pronta a fare domande difficili nelle interviste, l’Alice che non ha peli sulla lingua, che non si fa nessun tipo di problema nel dire e fare ciò che ritiene più giusto, ora ha paura di una mamma? Di un pranzo?
Io che so sempre raggirare ogni situazione con le parole, io che so cavarmela sotto stress e non solo, sto sudando dall’ansia?
Non mi riconosco neanche più.
La porta davanti a me si apre e il sorriso caldo di Chiara mi accoglie.
Mi perdo nei suoi occhi che subito mi rassicurano.
Ci stringiamo in un abbraccio timido, forse perché non siamo abituate a scambiarci segni di affetto davanti ad altre persone.
Dolcemente mi sussurra: -Stai tranquilla-
Le sorrido in risposta ed entro dell’appartamento.
Chiara, mi prende gentilmente la giacca e la appoggia sull’attaccapanni in salotto.
Dalla cucina spunta una donna sulla cinquantina: bassa, vestita in modo semplice ma d’effetto, gli stessi occhi di sua figlia e lo stesso tipo di capelli. Non potrebbero essere scambiate per niente altro se non madre e figlia.
Mi sorride e viene verso di me.
Il suo profumo vanigliato mi inonda quando mi stringe la mano e mi bacia le guance salutandomi.
-Ciao Alice!- mi dice intanto.
-Salve, Signora Cerati- dico ricambiando.
-Oh, puoi chiamarmi Aurora!-
Annuisco sorridendo.
-Questi sono per lei- dico porgendo il mazzo di fiori ad Aurora. -Grazie per l’ospitalità-
-Ma che belli!- dice lei prendendoli immediatamente. -Grazie Alice, non dovevi. Accomodati è quasi pronto-
Prima di sedermi mi rivolgo a Chiara, che è visibilmente agitata. -Ho portato del vino e del dolce. Meglio metterlo in frigo però. Se mi dai l’apribottiglie apro il vino- dico con un sorriso.
-Non dovevi-
-Shhh- le dico in risposta.
-Mamma! Alice ha portato vino e dolce! Direi che ci vuole viziare-
Sua mamma ride mentre è ai fornelli. -O vuole semplicemente celebrare-
Sorrido genuinamente.
-Sedetevi, che la pasta è pronta- dice Aurora mettendo la pentola in tavola.
Chiara la mette nei rispettivi piatti e si siede come capotavola. Davanti a me si siede sua mamma.
-Ha un profumo delizioso, signora- dico gentilmente.
In realtà l’ansia mi sta mangiando tutto l’appetito che ho.
Un dolore profondo allo stomaco mi sta ricordando perché sono così agitata.
Un leggero tremore mi prende le mani e inconsciamente il mio panico si estende ancora di più.
-Speriamo anche un sapore!- dice lei scherzando.
-Buon appetito- dice contenta Chiara.
Il silenzio si fa sentire subito dopo.
Tutte e tre iniziamo a mangiare silenziosamente. Un silenzio tutt’altro che confortante per me.
La mia mente non fa altro che pensare: “Alice! Dì qualcosa!”
-Oh è buonissima!- esordisco.
È davvero buona ma la mia agitazione non me la fa gustare come vorrei.  
-Davvero mamma, è sempre troppo buona-
-Vecchia ricetta di famiglia- dice lei contenta in risposta.
Ecco di nuovo il silenzio.
-Chiara mi ha detto che è venuta qua in treno? È andato bene il viaggio?- chiedo non avendo altre idee.
-Sì, grazie. Non ero più abituata ma mi ha fatto piacere vedere la città e mia figlia-
-Lo immagino- dico con un sorriso.
La conversazione va avanti anche durante il secondo. Si parla del libro di Chiara e del mio lavoro.
-Chiara mi ha accennato al fatto che hai cambiato redazione-
-Sì, ho avuto dei dissapori con il mio vecchio capo. Ho preferito cambiare aria- decido di tenerla sul vago. Non so effettivamente quanto Aurora sappia di tutta la faccenda che mi ha colpito. Di sicuro sui telegiornali avrà saputo dello “scandalo”, ma non so cosa ne pensi o se Chiara le abbia dato ulteriori informazioni. Quindi preferisco non parlare troppo e farla semplice.
-A volte cambiare, anche se è rischioso, fa bene a noi stessi- dice con uno sguardo comprensivo. -Un po’ come un atto di guarigione-
Guardo Chiara che mi rivolge un sorriso rassicurante.
-Buonissimo questo vino- esordisce Aurora.
-Alice ne sa parecchio di vini- mi rivolge uno sguardo Chiara.
Ridacchio nervosamente. -Oh, no Chiara è troppo buona. Ho solo avuto la fortuna di avere degli amici che mi hanno insegnato alcuni segreti-
-Siete andate nelle Langhe, no?- chiede curiosa.
Il mio volto diventa immediatamente rosso.
Allora Chiara le ha detto proprio tutto.
Mi imbarazzo ancora di più nel ricordare quella magnifica sera, quelle parole che ci siamo scambiate con intimità e sentimento.
Tento di trovare le parole che rimangono incastrate nella mia gola.
-S-sì- riesco a dire.
-Abbiamo anche fatto una visita privata- dice felice Chiara.
-Non ricordavo che ti piacesse il vino, mi sa che sono rimasta indietro…- dice la madre lanciando una frecciatina ironica a sua figlia.
Lei risponde alzando gli occhi al cielo.
Io rido sotto i baffi senza farmi notare.
-Alice, sai che Chiara ha avuto un periodo della sua vita in cui voleva fare l’inviata per i telegiornali?-
Mi scappa una risatina.
La tensione lentamente cala e abbandona il mio corpo.
-Mamma…- tenta di bloccarla lei.
-Cosa?! È vero! Aveva questa idea in testa dai suoi 10 anni fino ai 14. Da bambina faceva pure i finti servizi televisivi in camera sua-
Rido di gusto. -Cavolo, potevi essere una mia collega!- dico ironizzando.
Lei sbuffa in risposta.
Continuiamo a parlare di più e del meno, dell’infanzia di Chiara e delle sue difficoltà con le tabelline e del suo amore non corrisposto per i gatti che la graffiavano sempre.
-Dolce?- chiede Aurora felice.
Tiriamo fuori i pasticcini e iniziamo a mangiarli.
-Mhhh fantastici- dice Chiara con tono compiaciuto.
-Mai assaggiati così buoni!- dice sua madre.
-È una delle migliori pasticcerie di Torino, penso di non aver mai mangiato paste e torte buone come quelle che fanno loro-
Dopo esserci godute il dolce e aver finito il vino ci spostiamo sul divano.
Non appena ci sediamo il telefono di Chiara squilla.
-È Andrea, scusatemi-
Sua madre annuisce comprensiva.
-Il nuovo libro la impegnerà molto- dice lei quasi pensierosa.
-Immagino di sì- rispondo seria. -Ci tiene molto, quindi lo sarà ancora di più-
-Vero. Quando si mette in testa qualcosa nessuno la può dissuadere e se non è perfetto, se non è come vuole lei, sarebbe capace di riscrivere tutto da capo-
Scoppiamo a ridere tutte e due.
La conosciamo bene entrambe da sapere che questa è una perla verissima.
-Chiara mi ha spiegato cosa è successo nella tua vita- dice lei ad un tratto in tono serio.
La guardo timidamente aspettando un continuo.
-Non so come vi siete conosciute, so che sono cose vostre, ma da quanto ho capito è stato un caso…- continua.
-Un caso fortunato- puntualizzo.
-Volevo solo dirti che mi dispiace per quello che ti è accaduto, sono contenta che mia figlia sia rimasta al tuo fianco- mi dice appoggiando una mano sopra la mia.
Il suo calore mi arriva direttamente al cuore.
Tento con tutte le forze di non ritirare la mano, di non badare al contatto che brucia, di concentrarmi su altro.
-Senza sua figlia non sarei qua- dico semplicemente. In questa frase posso sentire tutto il dolore che sto provando.
Tento ancora di tenere la mia mano ferma. Tento di non far vedere il mio sforzo e ricomincio a parlare: -Mi ha aiutata molto, anzi, mi ha aiutata in tutto il percorso. È stata la forza che mi mancava, è stato un incontro fortuito che mi ha cambiato la vita in modo positivo… non vorrei mai tornare indietro. Tutto quello che ho fatto, tutto quello che ha letto su di me dai giornali è accaduto perché sua figlia continuava a bussare alla mia porta ogni sera per aiutarmi. Non mi ha mai giudicata, mi ha solo e sempre ascoltata, capita e aiutata-
-Sì, è proprio mia figlia- dice lei sorridendo. -Sono felice che abbia trovato una donna carismatica e forte come te-
Sorrido ringraziandola implicitamente.
-Sappi che potrai sempre contare sul mio aiuto. Forse la famiglia di Chiara non è perfetta, però io e lei cerchiamo di rimediare agli errori di altri- dice facendo riferimento a qualcosa che vagamente già so.
Non penso che Aurora sappia di questo, infatti non la interrompo.
Poi continua: -Ti prego… non ferirla. Sia tu che lei avete subito già troppe delusioni e difficoltà per la vostra giovane età, non fatevi del male-
-Non lo farei mai Signora- le dico guardandola negli occhi. -Ci teniamo tutte e due all’altra persona e non in un modo superficiale. Chiara mi ha visto nel periodo più difficile della mia vita e non vuole che io ci ricaschi, e io non voglio che lei finisca in un posto così buio- dico sinceramente.
 
•••                                •••
 
-Grazie Andrea, prometto che recupero il lavoro di domani, martedì- dico staccando la conversazione.
Ho lasciato da sole quelle due, cavolo!
Corro verso il salotto dove assisto ad una scena che ha dell’incredibile.
Mia mamma che stringe in un tenero abbraccio Alice.
Mi godo la visione di questa scena dolce.
Non so che parole si siano scambiate, ma mia madre ha un volto felice e rilassato.
Mi soffermo di più sulla figura di Alice.
Noto subito di come la sua mano sinistra sia in tensione: pugno chiuso e nervi tesi.
Noto di come il suo corpo e la sua faccia sia in ansia.
Capisco subito la situazione.
-Oh, avete fatto amicizia vedo!- dico interrompendole.
Mi sorridono.
Alice con un sorriso strano.
-Mamma perché non ti godi un po’ la città, mentre noi laviamo i piatti? La domenica dopo pranzo è il momento perfetto!-
Si infila subito la giacca e dice uscendo: -Alice, sei una ragazza fantastica per la mia bimba!-
Scuoto la testa sentendo quella frase.
Finalmente la porta si chiude.
-Forse ha bevuto un po’ troppo, d'altronde faceva quattordici gradi- dico cercando di smuovere quella faccia tesa.
-Ehi tutto bene?- chiedo non ricevendo risposta. -Ti ha detto qualcosa di strano?-
Scuote la testa.
Le prendo una mano tra la mia.
Lei la sfila immediatamente.
-Alice…- dico vedendo la reazione.
-Mi ha preso la mano, mi ha abbracciato…- inizia.
-Ha l’abitudine di essere un po’ melodrammatica, scusala- dico cercando di rassicurala.
-Non ci riesco-
La guardo stranita.
-Non riesco a sopportare il contatto con le persone. Perché brucia, come fuoco, mi fa male, me lo sento fin nel cuore. Non riuscivo a non pensare alla sua mano sopra la mia, a come mi facesse male, non riesco a distrarmi… non ci riesco. Sento pungere, sento caldo io..-
Dice quasi sull’orlo di una crisi.
-Alice, guardami- dico cercando di distrarla. I suoi occhi verdi e cupi mi fissano distanti. -È normale, l’avevano detto che sarebbe capitato. Sarà difficile ma non insormontabile, ti devi di nuovo abituare ad un contatto… normale, okay?-
Mi guarda con uno sguardo disperato.
-Non riuscirò mai a darti ciò che vuoi- mi dice triste.
-Io voglio solo quello che puoi darmi e credimi tutto questo è già tantissimo, è qualcosa che non ho mai vissuto e che mi fa felice ogni giorno. Insieme riusciremo a superare questo piccolo intoppo, okay? Devi solo staccare i ricordi che hai e crearne di nuovi- dico cercando di sembrare convincente.
Mi annuisce più decisa.
-Dammi la mano- le dico dolcemente.
Stringo la sua mano dentro la mia.
-Ti dà fastidio?- chiedo.
-Un po’-
-Ascoltami. Sono Chiara, la tua ragazza- dico per la prima volta ad alta voce. -E ti prendo per mano perché voglio sentire il tuo calore mischiarsi al mio, perché voglio che tu sia parte di me, perché voglio mostrare al mondo che siamo unite da qualcosa di profondo, va bene?-
Sorride stringendomi la mano.
-Associa questo- dico fissando le nostre mani incastrate. -a questo- dico baciandola timidamente sulle labbra.
Mi sorride felice.
-Non so come farei senza di te-
-Lo so, lo so- rispondo tutta fiera.
Scoppiamo a ridere tutte e due.
-Sicura che non ti abbia minacciato?- le chiedo con ancora le nostre mani intrecciate.
-No, è stata molto carina-
-Questi giorni diventano sempre più strani- dico sospirando.
-Non so perché, ma avevo una paura nera. Solo ora ho capito che non mi voleva uccidere- ammette lei ridacchiando.
-Uhhh, Fortini questo non lo sai. Magari è tutta una messa in scena la tua-
Mi guarda ferita. -Ma tu da che parte stai?!-
Faccio spallucce.
Stavolta è lei a catturare le mie labbra.
Niente tensione e niente paura è questo che il suo bacio riesce a trasmettermi.
-Scusa devo cercare di memorizzare a cosa è associato il tenersi per mano…-

 

Buonasera genteh!
Eccoci ad un nuovo capitolo, lo so è lungo. Eppure l’ho scritto e mi sentivo di fermalo qua e non prima, ma neanche dopo.
Spero vi piaccia, mi spiace per avevi fatto attendere un po’ ma sto vivendo un momento un po’ complicato: sto dando gli ultimi esami, sto cercando il tema per la mia tesi, il relatore… e intanto sto cercando di mantenere la mia relazione a distanza nel migliore dei modi.
Tra esami e tutto il resto sono riuscita a scrivere questo capitolo. Sinceramente? Non mi ha convinta. La qualità non è come il mio solito standard, sarà lo stress, i pensieri o non so… ma non mi ha convinto più di tanto. Spero di aver trattato i temi nel modo giusto perché la figura della madre di Chiara, è la mia stessa madre. Abbiamo un rapporto strano, mi prende in giro e vuol sapere ma al contempo siamo distaccate come le due in questo capitolo. Per il mio coming out ha davvero detto le parole che ho scritto, e tutt’ora mi capisce e supporta.
Ho voluto mantenere questo richiamo.
Aspetto davvero con ansia i vostri commenti perché mi fanno sempre capire come sto andando!
Un abbraccio a tutti, grazie per aver letto.


 
 
  
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