Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Segui la storia  |       
Autore: Azaliv87    20/04/2017    3 recensioni
E se Jon avesse la possibilità di riportare in vita una persona importante? E scoprisse di non essere ciò che era? E se anche Dany avesse questa possibilità? Questa è la domanda che mi sono posta, e da quest'idea mi è venuta in mente la storia che vi narrerò. Parto a raccontare le vicende dalla fine della sesta serie televisiva, grosso modo, quindi (avviso chi non ha visto questa stagione) potete trovare degli spoiler. Per il resto è tutta una mia invenzione. Dopo essermi immersa nel mondo di Martin ed essermi affezionata ai suoi personaggi con Tales of Wolf and Dragon, ho deciso di cimentarmi in questo What if e vedere fino a che punto può spingersi la mia fantasia.
Per chi avesse già letto l'altra mia ff, ritroverà conseguenze, personaggi e riferimenti alla prima storia.
Buona lettura e non vi preoccupate se ogni tanto rallento la pubblicazione, non sono mai bloccata, ma ho periodi in cui devo riordinare le idee e correggere ciò che ho già scritto prima di aggiornare!!
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daenerys Targaryen, Jon Snow, Lyanna Stark, Rhaegar Targaryen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Era tornato nelle sue stanze amareggiato e abbattuto. Il castello era illuminato dalle candele come se già fosse notte fonda. Era tardo pomeriggio, ma la coltre che coprivano il cielo era talmente spessa e scura da aver imbrunito la giornata. Esattamente lo stesso clima che si rispecchiava nel suo cuore. Da giorni non riusciva a dormire bene. Spettro si svegliava nella notte e guaiva tormentato forse dai sogni o da chissà quale sentore lo preoccupasse. Jon col cuore in gola si destava di soprassalto, temendo un attacco o peggio ancora la notizia che fosse successo qualcosa a sua madre. Non tollerava l’idea di averla lasciata andare così facilmente e non c’era giorno che non si maledisse per averlo fatto. Con lei se n’era andata anche una parte si lui. Mai aveva provato quella sensazione di smarrimento, nemmeno quando era un bambino aveva patito così tanto quella separazione. Si era sentito solo, abbandonato, diverso. Per anni aveva cercato di appartenere a quella famiglia. Osservava l’uomo che credeva suo padre, e lo odiava amandolo. Fissava il ragazzo che pensava essere suo fratello e ne vedeva rispecchiato se stesso, solo più solare ed estroverso, coi capelli e gli occhi dei Tully. Ma erano lontani mille leghe da lui. Erano Stark. Erano veri lupi del Nord. Lui era solo un bastardo. Fino al giorno in cui non l’aveva vista alzarsi da quella tomba, aprire gli occhi grigio chiaro e puntarli verso di lui. In essi vi aveva scorto paura, determinazione, smarrimento, tenacia, angoscia, amore. Mille sentimenti contrastanti tra loro, in uno sguardo che incredibilmente sembrava riconoscere. Era lei la donna che per anni aveva cercato, ed era sempre stata lì. Lui aveva calpestato la stessa terra che la ricopriva. Il vento che gli scompigliava i capelli come la mano affettuosa di una madre. Il suo canto sospirato, come dolci parole d’amore erano giunte silenziose alle sue orecchie. Lui era sempre stato convinto che lei non si fosse mai interessata a lui, che se ne fosse andata, lasciandolo lì, obbligando lord Stark a doversene prendere cura. E invece sua madre non se n’era mai andata davvero. era sempre stata lì con lui. Lo osservava, col volto imbronciato di un albero. Comunicava con lui tramite gli dei e i sogni. Quante volte aveva sognato di scendere in quelle cripte? Centinaia di sogni gli erano venuti in mente, ma tutte le volte lui li aveva cacciati indietro, come le lacrime che si era sempre rifiutato di versare.

Osservando ora il castello malridotto dalla finestra della sua stanza, Jon pensava a sua madre e alla delusione che le aveva dato, facendo ridurre il castello della loro famiglia in quello stato. Il suo cuore stretto in una morsa di dolore. Era lontana, ma ancora viva, lo sentiva. E questo gli faceva ancora più male di quando non sapeva nemmeno chi fosse in realtà. Le mancava da morire, era parte di lui ora. Era divenuto in quel breve tempo la persona più importante per lui. Il loro rapporto era cominciato piano, con delicatezza lei si era insidiata nel suo cuore. Una delicatezza decisamente particolare, sicuramente con in maniera convenzionale. Gli aveva mentito, gli aveva disobbedito, lo aveva fatto preoccupare a dismisura. Si era sentito lui in dovere di proteggerla, quando era lei che in realtà lo stava proteggendo. Era una donna tenace e risoluta. Combattiva e temeraria. Era sua madre e lui era orgoglioso di essere suo figlio.

Qualcosa attirò la sua attenzione alle sue spalle. Nessun rumore, nessuna strano luccichio, eppure un richiamo quasi impercettibile lo costrinse a voltarsi. I suoi occhi scrutarono l’intera stanza a quell’appello. Spettro alzò il muso da terra e lo osservò. Jon gli sorrise mesto. Manca anche a te, vero? Il suo meta lupo si era affezionato alla donna, proprio come aveva fatto lui. Non lo aveva mai sentito ululare, né emettere alcun suono. Lo aveva chiamato così proprio perché rispetto a tutti gli altri cuccioli era quello dai colori più strani e l’animale più silenzioso della cucciolata. Ora però anche lui sembrava diverso. Sentì ancora quella sensazione di un attimo prima. Qualcosa cercava di attirare la sua attenzione in quella stanza, ma non riusciva a capire cosa fosse. Lì dentro c’erano solo lui ed il suo meta lupo, ed Spettro si era di nuovo tranquillizzato, ma i suoi occhi rossi lo fissavano curiosi e attenti. Jon postò la sua attenzione verso il letto, la cassapanca ed infine il tavolo. Di nuovo quel segnale e voltò lo sguardo questa volta sul comò dall’altra parte della stanza. Di fronte alla specchiera giaceva la sua spada racchiusa nel fodero. La testa di lupo in osso bianco brillava alla luce delle candele. Fece qualche passo in quella direzione, non sapendo nemmeno lui cosa davvero lo spingesse ad avvicinarsi. Alzò la mano per sfiorare il rilievo, ma inavvertitamente si trovò attratto da qualcosa adiacente sulla sua sinistra. Un panno di velluto nero teneva avvolto qualcosa. Ricordò solo in quel momento dell’uovo di drago che sua madre aveva trovato nella sua tomba, raccontandogli di come suo padre l’avesse conservato per lui. Già il suo vero padre. Un uomo che Jon per anni aveva creduto un assassino, uno stupratore, un visionario, figlio di un pazzo assassino. Quando in realtà il folle era il re che aveva usurpato il trono ai draghi. Un re che lui aveva ammirato per anni per il coraggio e l’intraprendenza durante la ribellione, leggendo di come era riuscito a sconfiggere gli eserciti alleati dei Targaryen. Molti avevano parlato di lui come un guerriero imbattibile e coraggioso, ma quando Jon lo aveva visto arrivare a Grande Inverno, non ci aveva scorto tutta questa grandezza. Era possente, borioso e orrendamente obeso. Ma era anche tutto ciò che Jon non si era aspettato. Un’amara delusione lo aveva colto in quei giorni. Lo aveva visto intrattenersi volgarmente con le serve del banchetto. Le sue mani e la sua bocca lussuriosa erano dovunque nel loro corpi. Lo aveva visto bere molte caraffe di vino, bagnarsi la barba e il corsetto dorato del suo pomposo abito. Lo aveva scorto anche pisciare in un angolo del castello, completamente ubriaco. E vomitare poco dopo a qualche metro di distanza, prima di richiamare a sé alcune delle serve e spingerle contro la fredda pietra delle mura del castello. Jon aveva distolto lo sguardo, disgustato e deluso. Aveva pensato di averlo ammirato per anni e si era domandato se anche il suo mito, Deamon Targaryen lo avrebbe deluso allo stesso modo. Ripensando ai suoi due discendenti che aveva avuto modo di incontrare, immaginò che forse lui gli sarebbe piaciuto certamente di più di Robert Baratheon. Ora era cosciente che quell’uomo, era colui che aveva ucciso il suo vero padre, ma poteva davvero considerarlo un atto di disonore? Chi era davvero lui per deciderlo? Chi era lui per sentenziare se Rhaegar Targaryen meritava davvero la morte? A detta di sua madre era un uomo di valore, un valido guerriero e un bravo padre. Ma come poteva esserlo?

Aveva abbandonato la sua prima famiglia per scappare con lei e generare un figlio in gran segreto. Ed era lo stesso uomo che poi li aveva lasciati lì in quella torre isolata ed era morto sotto il martello di Robert Baratheon. Era un drago, eppure le corna di un cervo lo avevano colpito a morte.

La sua mano ora accarezzava il guscio di quell’uovo dalle sfumature cremisi e cerulee. Le scaglie gli solleticavano i polpastrelli come il pelo vellutato di un gatto. Un’inusuale tepore sembrava scaturire ancora dal suo interno, oppure era la sua stessa mano ad averlo scaldato, non riusciva a comprendere. I suoi pensieri si spostarono alla descrizione fisica dei Targaryen. Ai loro capelli biondo argento, ai loro tratti austeri ed eleganti. Alle loro ciglia perfette, la pelle d’alabastro e il loro aspetto regale. Osservò il suo riflesso allo specchio. L’uomo che lo stava fissando era tutto l’opposto. Numerose cicatrici rigavano la pelle del suo volto, in alcuni tratti ancora si notavano le bruciature del ghiaccio. I suoi capelli scuri gli scendevano morbidi fino alle spalle, erano molto più lisci rispetto a quella leggera ondulazione che caratterizzava sua madre. Il suo naso era pronunciato, le sopracciglia scure, le labbra screpolate dal freddo erano di un pallido rosa e sugli zigomi la barba scura attorniava il suo volto fino al mento. Cercava di tenerla sempre rasata, ma in quegli ultimi giorni non aveva avuto molto tempo. Le riunioni con i suoi alleati erano aumentate. Erano giunti anche i Mormort, con lady Lyanna, la bambina che portava lo stesso nome di sua madre. Sorrise al pensiero del primo momento in cui l’aveva incontrata. Uno scricciolo, molto simile a sua sorella Arya. Fiera, temeraria e ferma nelle sue decisioni. Una piccola combattente. Lo aveva eletto suo re, ancora prima che gli altri lord lo elevassero a quel titolo. Poteva contare sulla sua lealtà indiscussa. Esattamente come quella dei suoi fratelli. Scosse il capo. Non fratelli, ma cugini. Devo mettermelo in testa. Spettro si voltò dall’altra parte, sembrava alquanto scocciato che le sue attenzioni andassero a quell’oggetto fuori luogo. Un uovo di drago nel cuore dell’inverno. Una creatura di fuoco nel luogo imperversato da neve e ghiaccio. C’è fuoco e c’è ghiaccio. Donna e uomo. Estate e Inverno. Sono sempre due. Ovunque ci sia un opposto; è guerra. O amore. Si ritrovò a pensare a sua madre, a ciò che gli aveva detto su quello che la legava al Principe Drago. Ma si trovò a pensare anche a se stesso e a ciò che lo legava ad un altro drago.

 

Erano passati solo due giorni da quando il principe Viserys, sua madre e le sue compagne erano partite per quella missione. Jon stava camminando sulle mura del castello, nervoso e insofferente. La neve copriva le pietre e scricchiolava sotto i suoi stivali. Spettro era al suo fianco. Silenzioso come la neve che cadeva dal cielo. In lontananza una bufera si stava abbattendo a est. Speriamo che abbiano trovato un riparo. Pensò guardando in quella direzione, ma subito gli tornò alla mente il volto di sua madre. Lei conosce le nostre terre, li condurrà con la fierezza del nome che porta. Sorrise tristemente.

Un improvviso rumore sordo alle sue spalle lo aveva fatto voltare. La regina Daenerys lo aveva raggiunto sulle mura. Il suo mantello cremisi si era invischiato sul legno del parapetto delle scale e lei nel tirarlo lo aveva strappato.

-Maledizione. – aveva imprecato. Una folata di vento le scompigliò i boccoli che dalla schiena le giunsero sul volto. Jon rimase a guardarla per metà intontito e per metà ammirato. La sua bellezza era indescrivibile. I lineamenti del volto erano così delicati e perfetti. I suoi capelli sembravano morbidi al tatto, come setosi nastri d’argento. Ed i suoi occhi, attenti, intensi e penetranti. Capì perché sua madre gli aveva detto che era impossibile trovare delle parole per descriverli. Il loro colore era del tutto innaturale, eppure Jon in quel momento poteva solo pensare che tra i tratti di quel volto candido e dolce, stavano perfettamente.

Lei posò lo sguardo su di lui, incollerita e snervata.

-Che avete da guardare? C’è forse qualcosa che vi diverte, re Jon? – il suo tono era minaccioso. – Possibile che qui ci sia solo neve e ghiaccio dovunque? – si lamentò poi.

-Perdonate sono solo sorpreso. Non mi aspettavo che usciste dalle vostre stanze quest’oggi. – poi tornò a guardare l’orizzonte ad oriente. La regina dei Draghi si era chiusa nelle sue stanze, senza mai mettere il naso fuori. Aveva mandato i suoi consiglieri a presidiare ai consigli al suo posto. A lui avevano detto che era indisposta, ma Jon non era uno stolto. Sapeva che dietro a quel suo rifiuto c’era in realtà il timore della rivelazione sull’identità di sua madre e di conseguenza anche la sua. Lui ora era una minaccia per la successione legittima. Poteva essere guerra oppure poteva essere un’ulteriore attenuante per un’alleanza più solida. Il fatto che si fosse rinchiusa nei suoi alloggi però non gli faceva sperare in meglio. Vederla qui ora di fronte a lui, era una sorpresa, ma non poteva ancora dire se piacevole o meno. Di certo non era di buon umore. Dany mise le mani sui merli delle mura. Non indossava i guanti, ma le sue mani sciolsero la neve sotto di sè. I suoi occhi cercarono i draghi che volavano sopra le loro teste. Sentinelle di fuoco in un panorama di ghiaccio. Staccò le mani dalla fredda pietra, le chiuse tremando appena. Jon fu quasi spinto ad afferrargliene una per stringerla tra le sue e poterle dare un po’ di conforto, ma preferì evitare. Lei era una regina, lui un re. Non erano solo un uomo ed una donna. Su di loro gravavano obblighi, rispetto e la vita di molte persone. Un qualsiasi gesto poteva portare ad una tregua, come alla guerra.

Vide che anche lei stava portando lo sguardo nella sua stessa direzione, forse non si era accorta dello spostamento incerto del suo braccio, o forse l’aveva solo ignorato.

-Perché laggiù il cielo è di quel colore? – gli chiese.

-E’ una bufera. – le spiegò con tono calmo – mi auguro che non li abbia colti impreparati. – Daenerys evidentemente capì a chi si stava riferendo.

-Come facciamo a sapere se hanno bisogno di aiuto? – il suo tono era leggermente allarmato ora.

-Mia madre è cresciuta in queste terre, esattamente come me. Conosce ogni mutamento del tempo, e ogni insidia del terreno. Avranno trovato un riparo e non appena giungono alla prima città, ci manderanno un corvo e ci informeranno che tutto procede per il meglio. –

-Siete davvero certo delle vostre parole o state solo cercando di non farmi spaventare? – lei lo guardò con fare inferocito.

-Sono sicuro di quello che dico e mi fido di mia madre. – rispose pacato. Dany fece una smorfia al pensiero di quella donna. Lui intuì i suoi pensieri. Sapeva che non la sopportava. Sua madre si era dimostrata sfrontata e irrispettosa quando si era presentata ad Harrenhall con Ser Davos. Aveva accusato Tyrion Lannister di tradimento e oltraggiato la stessa regina dei draghi. Lei era fatta così, non aveva paura di niente, ma per chi non conosceva gli Stark, era difficile comprendere che quello era il tipico carattere di un lupo del nord. Si domandò se anche il principe drago avesse reagito come lei, il giorno che aveva incontrato sua madre.

-Sono davvero dispiaciuto regina Daenerys. Non era mia intenzione mentire né a voi né a vostro fratello, e nemmeno celarvi la mia identità, ma… - si fermò per trovare le parole giuste – ammettere che nelle vene avevo sangue di drago, lo avrebbe forse reso ancora più reale. Ed io non ero ancora pronto. Non che ora mi senta di poter affrontare meglio questa verità… non vedo ancora alcun legame con voi o con vostro fratello. – distolse lo sguardo da lei. I suoi occhi grigi erano avvolti da una nebbia di amarezza e di delusione.

La regina rimase a guardarlo intrigata.

-Voi pensate di non essere un drago… solo perché siete stato allevato dai lupi? – era la prima volta che lui le mostrava la sua insicurezza, ma non pensava che lei avrebbe reagito con così tanta calma.

-Voi e vostro fratello avete sempre saputo chi eravate. Fin dalla nascita. Avete affrontato l’esilio con coraggio e siete sopravvissuti alle minacce e ai numerosi attentati alla vostra vita. Me lo ha detto Tyrion. Vi siete trovati ad affrontare una guerra ancora prima che questa scoppiasse per davvero. Eravate le pedine principali della scacchiera. Sapevate qual era il vostro ruolo in quel gioco dall’inizio. – abbassò lo sguardo sul suo lupo e la sua voce si fece cruda e afflitta – io non sapevo nemmeno che potevo partecipare a questo gioco. Mi ci sono trovato travolto a mia insaputa e messo in prima linea, come un comune soldato da sacrificare. Non ho mai voluto farvi parte, e non vorrei nemmeno ora essere arrivato fin qui. –

Rimase in silenzio per qualche istante.

-Avete carattere Lupo Bianco, lo devo ammettere Vi sarete anche ritrovato costretto a parteciparvi, ma siete riuscito a riprendervi ciò che era vostro. – ammise lei cercando di entrare nella sua prospettiva.

-Ciò che era di legittima proprietà degli Stark. Ciò che ora appartiene di diritto a Sansa. –

-Ma anche a voi. Vostra madre è una Stark. L’uomo che vi ha cresciuto era uno Stark. Voi siete anche un metalupo, per cui questo luogo vi appartiene. – ripetè decisa.

-Ad un semplice Snow non può spettare il titolo che mi è stato dato. – continuò avvilito – ma qualcuno doveva pur fare qualcosa. Sansa è venuta in cerca di me alla Barriera, e io non potevo abbandonarla. – fece un sospiro profondo e la guardò ora negli occhi – Se me lo chiederete deporrò la mia corona e mi inchinerò ai vostri piedi. Ma vi prego: tenete salda la nostra alleanza in questa guerra, non lo chiedo per me, ma per la mia famiglia, i miei uomini l’intero Nord verrà annientato se non lo aiutiamo. Come avete detto voi: gli Estranei non risparmieranno nessuno e dobbiamo essere pronti ad affrontarli. –

-Non dovete rinunciare alla vostra corona Re Jon. Non ancora almeno. – disse lei tornando a mostrarsi fiera – il Nord vi rispetta e ha fiducia in voi. Se mi consegnerete queste terre ora, credete davvero che la vostra gente vorrà me come loro condottiera? Io ne dubito. – spostò il suo sguardo verso le lande innevate attorno a loro, per poi guardare il cortile interno della fortezza.

-Ho visto il modo in cui vi stimano e vi seguono. Io per loro chi sono? L’ennesima usurpatrice che vuole conquistare e unificare i Sette Regni sotto un vessillo che un tempo regnava incontrastato… ma ora è solo uno straccio con cui asciugarsi la fronte. Quel tempo è finito. La caduta dei draghi ha segnato la mia vita, come la vostra. – Jon non seppe bene comprendere se quelle parole erano un rimprovero o una constatazione.

-Date la colpa a vostro fratello… il principe drago? – chiese continuando a fissare il panorama di fronte a sè. Pronunciare il nome dell’uomo che lo aveva generato lo destabilizzava, e non riusciva nemmeno ad immaginarsi di poterlo mai chiamare padre. Dany notò il suo stato d’animo.

-Mio fratello Rhaegar ha fatto le sue scelte, giuste o sbagliate che fossero: non sta a me valutarlo. Ma se lui ha dato la vita per quello in cui credeva, penso che in fondo ne valesse davvero la pena. – e lo guardò dubbiosa. Jon si domandò per quale motivo lei non fosse adirata per quanto era accaduto diciotto anni addietro. Sentì i suoi occhi d’ametista addosso e voltò lo sguardo verso di lei. Si perse per un attimo in quelle stelle splendenti delle sue iridi e si ritrovò smarrito. Una brezza di vento li investì alzando anche dei cristalli di neve. Jon li sentì pungere sulla fronte e sulle guance, chiuse gli occhi per un attimo, il ghiaccio bruciava. Prima di riaprirli si passò una mano sul visò e si sfregò le palpebre con le dita. Dany di fronte a lui si avvolse nel mantello scarlatto. Tremava. La tonalità della sua cappa risaltava i colori del suo incarnato in una maniera incredibile. Rimase incantato a guardarla, mentre il volto della giovane era di nuovo alla ricerca dei suoi draghi. Il ragazzo si accorse di un fiocco di neve incastrato tra i suoi capelli. Istintivamente si levò un guanto, alzò una mano e lo prese tra le dita. Lei seguì i suoi movimenti con gli occhi, distogliendoli dal cielo. Il cristallo di neve si sciolse in tre piccole gocce d’acqua che scesero sulla sua mano fino ad imbrattare il polso della sua casacca.

Senza avvertire alcuno spostamento, si era avvicinato a lei. Qualcosa dentro di lui lo attirava verso quella ragazza. Incautamente spostò la mano sulla guancia di lei. La sua pelle era vellutata e calda, o era il suo stesso palmo ad essere bollente? Non riusciva a comprendere come quel tocco potesse dargli la stessa sensazione di quando si era bruciato salvando la vita del Lord Comandante. Eppure questa volta sentiva qualcosa di incredibilmente diverso. Quel calore era piacevole e straordinariamente elettrizzante. Rimasero a guardarsi. Ametista contro Ossidiana argentata. La regina appoggiò una mano sul suo petto come a voler constatare il battito del suo cuore, e avvicinò il volto al suo. Jon pensò che gli scoppiasse da quanto batteva.

I loro respiri si condensarono assieme, in nuvolette di vapore caldo e invitante, gli occhi rimasero incollati tra loro. Nessuno dei due capiva quello che stava accadendo, per un attimo le loro labbra arrivarono a sfiorarsi, ma un sonoro ruggito nei cieli sopra le loro teste li fece trasalire. Entrambi volsero i volti in quella direzione. Drogon era proprio lì e li osservava. Dany ridestatasi, era indietreggiata di qualche passo incerta e frastornata forse quanto lui. Jon rimase ad osservare quella creatura alata, nera come la notte e rossa come il sangue, imponete sul cielo plumbeo. Non ne aveva paura ed il drago sembrava essersene accorto perché tuonava con le sue ali e rimaneva a fissarlo, ma non si mostrò feroce né emise più alcun suono.

-Mio re. Regina Daenerys. – Ser Davos li aveva raggiunti nel corridoio tra le mura del castello, con passo incerto e osservando titubante il drago sopra di loro – Petyr Baelish sta partendo per le Terre dei Fiumi, penso sia il caso che siate presenti entrambi a questo addio. – disse con voce decisa, ma appena tremante, per via della bestia sopra di loro.

-Arrivo. – disse Jon posando lo sguardo su di lui solo per un attimo, poi tornò a rivolgersi alla regina di fronte a sé. Si ritrovò in totale imbarazzo.

-Perdonatemi, vostra maestà, devo parlare prima con mia sorella Sansa. – abbassò il capo in segno di rispetto e si congedò da lei. Seguì il percorso sopra le mura e scese la scalinata, seguito a ruota dal suo fedele compagno. Ringraziò che i suoi piedi conoscessero quel sentiero a memoria perché in quel momento non stava nemmeno pensando a quello che faceva. La sua testa gli scoppiava da mille e cento pensieri. Cosa diamine mi è preso? Si era ritrovato a domandarsi un milione di volte. Lei è la sorella di mio… nemmeno nei suoi pensieri era riuscito a dire quella semplice parola che per anni aveva rivolto ingenuamente ad un altro uomo. Sembrava come se una parte di lui ancora non riuscisse ad accettarlo. Sembrava come se pensarlo o addirittura pronunciarlo, potesse renderlo irrimediabilmente effettivo. Perdonatemi madre, non riesco ancora ad accettarlo.

 

-Non fidarti Jon. Ogni sua parola è veleno. Lo conosco bene. – Sansa era di una bellezza indescrivibile quel giorno. Indossava un abito di velluto verde muschio, decorato sul petto con fili d’argento e crema. Quello era sicuramente uno dei suoi capolavori più riusciti e ne andava fiera. I capelli erano legati in una treccia raccolta in una crocchia sul capo e aveva lasciato le lunghezze scendere sulle spalle. Il rame risaltava ancora di più sul tessuto del suo vestito, proprio per quello aveva fatto ordinare quella tonalità. I suoi occhi azzurri erano freddi come una tormenta di neve. C’era sangue Tully, ma anche quello degli Stark. E lei in quel momento si sentiva una determinata lupa dell’inverno. Tutta quella temerarietà forse era sbocciata negli anni vissuta a sud. Forse lo doveva proprio a Petyr, ma qualcosa le diceva anche che era grazie alla zia che da poco aveva conosciuto. Lyanna Stark era stata sempre per lei una figura assente e avvolta da un mistero sinistro. Suo padre non aveva mai parlato di lei, sua madre invece le aveva raccontato che era stata rapita e stuprata dal principe Targaryen. Quando l’avevano riportata in vita avevano scoperto che la loro era stata una fuga d’amore. Sansa per anni aveva creduto nelle ballate e nell’amore vero, ma le sue esperienze l’avevano demorsa a continuare su quella strada. Aveva amato, o aveva creduto di essere innamorata del mostro che era in realtà Joffrey Baratheon, o meglio Lannister, perché in lui non vi era mai stata nemmeno una goccia di cervo. Lui era un biondo leone. Si rammaricava ancora di non aver avuto lei un’idea così ben preparata per ucciderlo. Poi c’era stato Ser Dontos che lei aveva solo associato al valoroso Florian che salvava la sua Jonquil. Sansa non se ne era mai innamorata, ma in lui ci aveva visto tanta bontà e dolcezza. Gli era stata molto grata per averla aiutata. Mai aveva saputo che fine avesse fatto. E poi c’era stato lui. Petyr Baelish, l’uomo che fin dal suo primo giorno ad Approdo del Re l’aveva osservata segretamente, anelandola proprio come aveva sempre fatto con sua madre. Forse era proprio questo che lei era per lui, la copia più giovane di Catelyn Tully, la donna che lui aveva sempre amato. Aveva sempre detto di volerla proteggere, eppure l’aveva portata a Nido dell’Aquila da quella pazzia di sua zia Lysa e l’aveva messa in una spiacevole situazione, quando con quel bacio aveva scatenato l’ira della lady della Valle. Petyr l’aveva uccisa, aveva detto che lo aveva fatto per loro, ma Sansa aveva capito che quella era una bugia. La voleva promettere a Robin Arryn, ma poi l’aveva venduta come merce di scambio a Rampsey Bolton. Era stata costretta a sposarlo e a giacere con lui. Tremò ancora a quei ricordi. Più che giacere, aveva dovuto sottomettersi a lui. Ed un lupo non si fa mettere le catene. Sperò che Jon non avesse notato il sussulto delle sue spalle. Era diventato protettivo all’inverosimile con lei. Mai in tutta la sua vita avrebbe pensato che in lui vi fosse così tanta sensibilità e senso dell’onore. Aveva cercato un cavaliere valoroso, un uomo d’onore e pieno di fascino, e non si era mai accorta di averlo sempre avuto al suo fianco. Non erano davvero fratelli, in relatà erano cugini, ma non sentiva di provare per lui niente di così profondo. Un grande affetto, certo, ma nulla di più, ma avrebbe finto pur di allontanare Petyr da loro. lei era l’unica che conosceva le sue vere intenzioni e spettava a lei proteggere la sua famiglia.

-Jon fallo andare il più lontano possibile da qui. – continuò con convinzione.

-Sansa, lo so che hai paura di lui… te l’ho già detto: non gli permetterò di farti più del male, o di manipolarti. Tu sei la mia famiglia – continuò lui, poi si rivolse anche agli altri – voi tutti siete la mia famiglia. E io vi proteggerò sempre. –

Jon disse quelle parole con aria solenne. Le tornò in mente suo padre Ned con un briciolo anche di Robb. Non fu l’unica a notarlo.

-Sembri Robb quando fai così. – scherzò Arya. Jon le sorrise, poi abbassò lo sguardo. I suoi occhi grigio scuro si soffermarono ad osservare attentamente una pietra del pavimento.

-Jon non è questione di aver paura… - ricominciò lei.

-Avanti Sansa, smettila con le tue moine. Parli così perché non sai impugnare neanche una spada. Nasconditi dietro a quella donna guerriera brutta come una cipolla ammuffita e taci una buona volta! – Arya le osservava di sbieco, mentre si rigirava un pugnale in una mano.

-Arya portami rispetto! – Sansa la guardò di sottecchi.

-Altrimenti? – la minacciò la giovane lupa.

-Smettetela. – sentenziò Jon altero – non dobbiamo litigare tra di noi. Il branco deve rimanere unito. Abbiamo già visto cosa succede quando siamo separati. Ognuno di noi ha pagato le sue conseguenze. Abbiamo rischiato la vita, ci siamo trovati ad affrontare insidie da soli, ma alla fine siamo tornati qui. e ci resteremo. – li guardò uno ad uno. Sansa era accanto alla finestra. Arya addossata allo spigolo dell’armadio. Jon seduto su una sedia e Bran disteso nel suo letto. Spettro era l’unico meta lupo rimasto. Si era accucciato ai piedi del letto. Proprio come era solito fare Estate.

-Scusa sorella. – ammise Arya ancora un po’ contrariata, ma accettando il rimprovero indiretto del re del nord. Sansa fece solo un cenno del capo verso di lei per accettare le sue scuse, poi riprese a conferire con Jon.

-Vuole ottenere il Trono di Spade. – vide gli occhi di suo cugino puntare nei suoi – e mi vuole al suo fianco. –

-Cosa? – Jon era vistosamente alterato ora – che intenzioni ha con i Targaryen? –

Sansa lo guardò basita. La sua prima preoccupazione sono i draghi? Non la nostra famiglia adesso? Decise però di ignorare quei suoi pensieri.

-Di questo non me ne ha parlato. – gli disse sincera – Ti posso solo dire che è pericoloso e spietato. Fai molta attenzione con lui. Ottiene sempre ciò che vuole. –

-Non lo farà, sempre che qualcuno non lo avvisi per tempo. – Sansa punto lo sguardo su sua sorella. Jon però fu più svelto a parlare.

-Se Sansa ci sta avvertendo su di lui, significa che possiamo fidarci di lei. Arya comincia a fidarti di tua sorella, non andremo da nessuna parte se avremmo delle carenze fra di noi. – disse perentorio – se avete qualcosa da dirvi ditevela adesso e risolvete i vostri problemi una volta per tutte. Se Petyr o qualsiasi altro dovesse scorgere delle falle tra di noi, sarebbe la fine. –

-Sansa sa di aver sbagliato, deve solo ammetterlo e io forse la perdonerò. – Arya era determinata.

-Lo farai, ma non oggi. – decretò Bran. Era la prima volta che parlava. I suoi occhi erano tornati normali. Due laghi turchesi e non più appannati dalla nebbia dei tempi. – Jon penso sia inutile continuare questo discorso ora. Abbiamo altro di cui parlare. E tu e Sansa dovete andare a presenziare per la partenza di Ditocorto. –

-Va bene. - Jon si alzò all’improvviso e si voltò per raggiungere la porta. Sansa stava per seguirlo, quando lo vide fermarsi. – hai sue notizie? – gli domandò con aria affranta. Il suo respiro era affannoso e la cappa sulle spalle sussultò, quando suo fratello fece di no con la testa. Jon abbassò lo sguardo. – Fammi chiamare appena vedi qualcosa. –

-Come sempre. – rispose lui pacato. Spettro alzò il muso.

-Rimani qui. – gli disse alzando un braccio per tranquillizzarlo. E uscì dalla stanza silenzioso e abbattuto.

Sansa diede solo una rapida occhiata a sua sorella prima di seguirlo, appena voltò l’angolo sentì Arya dire a Bran.

-Non potevo avere una sorella come zia Lyanna? Lei si che mi capisce e saha sangue di lupo, altro che Sansa… -

-Arya, nostra sorella non è come nostra zia, ma in fondo non sono poi così diverse. –

Sansa chiuse gli occhi per un attimo a quell’affermazione di profondo affetto. Sorrise appena ripensando ai numerosi sbagli che aveva fatto nella sua vita, sapeva che Bran aveva visto. Sapeva che gran parte della causa della morte del loro padre era da biasimare lei. Bran però non l’aveva mai criticata, né guardata male. Emise un sospiro e raggiunse Jon. Sapeva che era preoccupato per sua madre e cercò di rincuorarlo.

-Tornerà Jon. – gli disse fiduciosa – tu sei una brava persona, attiri la gente attorno a te, anche non facendo nulla. È questo che mia madre odiava tanto in te. –

-Sì, oltre al fatto che mi credeva la causa del tradimento di suo marito. –

-Ho sempre pensato che mio padre non poteva averla tradita. Lui la amava troppo. –

Jon la guardò sorridendole tristemente.

-Sansa, a volte puoi amare una persona e agire diversamente da come di direbbe il tuo cuore. – la sua voce era sofferente, lo vide riportare lo sguardo ora di fronte a sé.

-Parli di tua madre o di una tua esperienza personale? – gli domandò lei, i suoi occhi erano grandi e curiosi ora.

-Di entrambe le cose. – affermò mesto lui. Le porse un braccio e Sansa lo accettò volentieri, ma prima che lui aprisse la porta, gli domandò.

-Io non ho mai conosciuto l’amore vero. Ma se è solo lontanamente vicino a ciò che accomuna l’affetto che tua madre ha per te, vorrei tanto trovarlo un giorno, sentire il calore di una carezza su una guancia, l’effetto di un bacio vero, la dolce sensazione di condividere qualcosa assieme alla persona che è al tuo fianco… -  sapeva che i suoi occhi erano sognati, e sperò che lui non ne travisasse il senso.

-Un giorno troverai l’uomo che farà al caso tuo. – le rivelò lui – non sarò mai io a decidere per trovarti un marito. Sarai tu che mi comunicherai la notizia e mi presenterai un valoroso cavaliere. Di questi tempi mancano, e una spada in più mi farebbe pure comodo. – scherzò lui. Anche Sansa si ritrovò a ridere.

-Solo fammi il favore… - continuò poi lui – non scappare lontano con lui. Lo verrei a cercare e lo ucciderei, e tu mi odieresti a vita. – Sansa sapeva a quale evento si stava riferendo.

-Non ti preoccupare. Non ho alcuna intenzione di allontanarmi ancora da Grande Inverno. – gli rispose convinta. Jon quanto ti pesano davvero le scelte di tua madre? La ami e non riesci a perdonarla, oppure non perdoni l’uomo che l’ha portata via con sé?

Con quei pensieri varcò la soglia del grande stanzone che raggruppava in quel momento gran parte dei loro alleati. Sansa scrutò Ditocorto a centro della sala. Attorniato da alcuni lord della Valle, Ser Davos, Ser Barristan e la regina Daenerys. Anche lei spostò lo sguardo sulla loro entrata. Notò che stranamente osservava il gesto galante di Jon e poi si soffermò proprio su suo cugino. Forse pure lui la vide perché il suo volto puntando in quella stessa direzione sembrò addolcirsi. Sansa sorrise e gli strinse di più il braccio.

A quanto pare i draghi fanno uno strano effetto ai lupi. Non seppe perché ma in quel momento si ritrovò a fantasticare ancora come una bambina, ma questa volta al centro dei suoi pensieri c’era il principe Viserys. Cercò di farsi tornare alla mente i suoi bei capelli lunghi e i suoi modi eleganti. Poi i suoi occhi incrociarono quelli di Petyr, e tutte le sue fantasie cessarono nel riconoscere quel ghigno mellifluo che le lanciava sempre.

 

Note dell’autore:

Sono tornata a lavorare su questa storia e mi ero accorta di aver commesso un errore enorme. Avevo salvato sul questo capitolo una parte del 28, per cui mi sono dovuta inventar una cosa alternativa per coprire questo buco narrativo causato evidentemente da un salvataggio sbagliato. Ho cercato idee in internet, dai vari forum e gruppi in tema Got e mi sono accorta che da quando sono trapelate varie informazioni sulla Settima Stagione, in molti chiedono e amano la presunta futura coppia Jon-Dany. Io fin dall’inizio pensavo ad un avvicinamento di questi due personaggi, anche per il fatto che nella mia ff ho Rhaegar che li accomuna, essendo il fratello della regina dei draghi e il padre del re del nord. Alla fine ho creato questo capitolo, ma è ancora un leggero soffio di vento in confronto alla vera trama che ho intenzione di elaborare.

Come potete notare ora vi ho narrato solamente di ciò che sta avvenendo a Grande Inverno, frattanto che Rhaegar e Lyanna sono in missione a Ovest. Abbiamo un Jon estremamente combattuto che sente la mancanza di sua madre, teme per la sua vita e continua ad opporsi all’idea di essere un drago. Poi abbiamo un dialogo tra lui e Daenerys. Anche lei soffre per la mancanza di suo fratello Rhaegar, anche se rimane ancora arrabbiata con lui, per averle nascosto la verità, ma non se la prende più di tanto con Jon. Lo capisci in fondo non è colpa sua (reputo che sia mille volte più intelligente di Catelyn Stark, che invece continuava ad accusare il ragazzo dell’infedeltà del marito, come se fosse colpa di Jon se lei non passava più per le porte del castello. Dal mio punto di vista avrei preferito che Martin l’avesse fatta sposare con Brandon Stark, oppure con Robert Baratheon, allora sì che ci divertivamo!).

Tra i due sovrani c’è un’attrazione che li spinge ad avvicinarsi, ma poi vengono interrotti. E’ così che mi sono immaginata il loro primo approccio. Sono convinta che nella Settima Stagione vedremo qualcosa più alla D&D e nei libri Martin ci sorprenderà con qualche altra chicca delle sue, ma io ho voluto rendere una lieve vena romantica che ho sempre inserito in Rhaegar nell’altra ff, solo che qui Jon si trova a combattere contro mille dubbi e problemi da risolvere. Non è proprio la stessa situazione che si poteva presentare durante uno spensierato torneo. Qui siamo dentro una guerra che rischia di sovvertire tutti i Sette Regni se non la fermano. Sia lui che Dany si ritrovano in prima fila, e la vera battaglia deve ancora giungere.

Poi ho pensato di creare anche un Pov di Sansa: lei è un personaggio che mi piace molto. la sua evoluzione mi ha sempre affascinato e non l’ho mai trovata pesante, a contrario invece di Arya che in alcune scene/pagine era petulante e del tutto o.t. a mio parere. Soprattutto quando alla fine mi diventa una specie di Assansin Creed in gonnella (anche in braghe perché lei è come sua zia Lyanna) e stermina tutti con uno stuzzicadenti. Sansa a mio avviso nell’ultima puntata della sesta stagione, quando guarda Petyr a quel modo, penso capisca le reali intenzioni di quell’uomo e voglio pensare che ora che ha capito i suoi errori, e la pericolosità di Ditocorto, voglia proteggere ciò che è rimasto della sua famiglia. Jon, Arya e Bran sono tutto ciò che le resta, non permetterà a Petyr di rompere il legame che stanno cercando di ricostruire. Io avevo reso Lyanna l’unica donna forte tra gli Star, ma solo perché la trama era incentrata su di lei prima, Arya appariva e scompariva, mostrandosi fiera e coraggiosa, ma anche sprovveduta e impulsiva. Sansa per il momento era semplicemente stata un contorno alla storia, ma non ho mai pensato che fosse debole. È cresciuta tra i lupi, è diventata una donna tra i leoni e ha messo da parte tutto ciò che sua madre le aveva inculcato fin da piccola su Jon, per cercare in lui l’unico scoglio fermo della sua vita, scoprendo che non era un reietto, ma suo fratello, anzi cugino. Nel dialogo con Jon la vediamo ferma nelle sue decisioni, con una sorella che continua ad avercela con lei per la morte del loro padre.

Bran Stark lo vedo come un personaggio molto inquietante a dire il vero. Se avete notato, sa tutto, interviene ad effetto sulle discussioni e seda eventuali liti che potrebbero creare disagio o rotture estreme. Se devo essere sincera non so se sia in linea col suo personaggio vero, perché ad ogni suo pov/scena mi viene l’orticaria. A causa sua, e delle sue petulanti moine, io ho letto svogliatamente quel fatidico capitolo dove Meera gli stava raccontando della fiaba sul Grande Torneo e sul Crannogman che vi aveva partecipato e di conseguenza sul Cavaliere Misterioso che era entrato nella competizione della lancia. E qui mi ricollego all’altra mia ff. Per cui all’epoca ho praticamente travisato tutta quella storia non capendo in realtà chi fosse questo cavaliere, ma intuendo solo che quello era stato sicuramente un momento d’incontro tra Rhaegar e Lyanna, anche perché non si spiega come il principe drago altrimenti potesse sapere che a lei piacevano le Rose Blu. Insomma a causa delle sue lagne, del modo irrispettoso che riservava a quei poveri bambini Reed che lo stavano aiutando senza chiedergli nulla in cambio (fossi stata io Jojen o Meera vedevate che volo gli avrei fatto fare a quello storpio di un bimbo bastardo!), ai continui piagnistei e cambi d’umore sul fatto che lui era senza gambe e che voleva rimanere in Estate per tornare a correre, mi sono letta male tutti i suoi pov, fino a che nella Sesta stagione non ha cominciato a mostrarmi ciò che era accaduto sotto e sopra la Torre della Gioia.

Perdonate questo mio sfogo, ma adesso avrete capito il motivo per cui fino ad ora non l’ho mai reso un personaggio base, anche se sicuramente penso che sia una chiave di svolta per molte scene sia martiniane, che anche della mia stessa ff. Lui c’è dietro a molte cose, d’altronde a differenza di qualcun altro che non sa mai niente, lui consoce tutto, o quasi. Vedremo più avanti in cosa è intervenuto e quali misteri lo vedranno coinvolto.

Per il momento spero che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto, vedremo sicuramente altre scene ambientate a Grande Inverno prossimamente, se avete delle opinioni, considerazioni o anche semplicemente delle vostre idee, confidatemele pure, detto questo vi saluto e spero di pubblicare in fretta anche il capitolo successivo.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: Azaliv87