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Autore: giucri89    20/04/2017    0 recensioni
Lee ChoSo lavora per un'agenzia fotografica emergente, ciò che odia di più al mondo sono gli idol, a causa di un triste incidente che coinvolse suo padre in passato. Im JaeBum è un idol, lavora per la JYP, si impegna a fondo in quello che fa, forse anche troppo, rinunciando pian piano alle cose importanti della vita. Il destino farà incrociare le strade di ChoSo e JaeBum. Potrà l'amore superare il pregiudizio di lei e l'orgoglio di lui?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Capitolo 3
 
 
Sei ogni giorno speciale nel mio mondo.
Ho una sensazione, una sensazione,
una sensazione su di te.
Quando sono riflesso nei tuoi occhi.
Ho una sensazione, una sensazione,
una sensazione su di te.
Sei più tenera del cielo in primavera
e delle nuvole.
Something Good-GOT7
 
 
Il nuovo giorno appena arrivato ha portato quello strano incontro per Im JaeBum e Lee ChoSo. La figura che ognuno di loro si trovava di fronte era proprio l’ultima che avrebbero voluto vedere, forse anche per l’eternità. Qualcuno doveva pur mettere fine a quel terribile momento di disorientamento e imbarazzo. ChoSo fu la prima a spezzare il silenzio, ancora un po’ scossa per l’accaduto e incredula per quanto riguardava l’identità del suo salvatore, ma non per questo non l’avrebbe ringraziato a dovere. «Io… io ti ringrazio, se non fossi arrivato non so come sarebbe finita con quegli ubriaconi». Leggermente sorpreso dalle parole di ChoSo, JaeBum rispose «Non devi ringraziarmi, chiunque in quella situazione avrebbe fatto la stessa cosa». Forse era vero quello che JaeBum diceva, però per la prima volta era comunque riuscita a vederlo sotto una luce diversa. Forse non è un pallone gonfiato che pensa solo a se stesso, magari sotto quella scorza da duro batte qualcosa, forse un cuore. I pensieri di ChoSo furono cancellati all’istante dalle parole pronunciate successivamente da JaeBum «Ma, a proposito di ubriaconi…» si avvicinò per odorarla più da vicino e continuò «… Non mi pare tu stia messa molto meglio. L’odore di alcool che emani è davvero… Ouch…». ChoSo si maledì per ciò che aveva precedentemente pensato. “Un cafone resta sempre un cafone. Tsk”. Il suo orgoglio non le permise di tirarsi indietro alla provocazione ricevuta «Scusa Mr. “Perfezione” se ogni tanto gli essere umani hanno bisogno di bere per dimenticare le cose tristi! Questi ultimi due giorni, anzi tre guardando l’orario, non sono stati proprio idilliaci per me, sai? Grazie a QUALCUNO! E il problema più grande è che quando sono davvero infuriata non riesco mai ad ubriacarmi sul serio se non ci vado pesante. Ma sfortunatamente le mie amiche avevano raggiunto la loro soglia massima e sono tornate a casa». JaeBum si sentì chiamato in causa «Se per QUALCUNO ti riferisci al sottoscritto, non credere che per me sia andato tutto liscio, Miss “So-Tutto-Io”! Credi che per me la vita sia stata tutta rosa e fiori dopo averti incontrata?! Tsk! Anche per me sono stati tre giorni d’inferno, cara! Almeno tu sei andata a bere con le tue amiche, io non ho potuto fare neanche quello perché sono un uomo troppo impegnato con il suo lavoro!». La testa di ChoSo stava per esplodere dalla rabbia. É incredibile l’effetto che gli fa quest’uomo. Ah, così stava facendo la parte della vittima? “Bene”, pensò ChoSo “Ti sistemerò per benino questa notte. Lo farò ubriacare e lo lascerò in strada solo come un cane! AhAhAh” No, forse stava un poco esagerando. Se lui continuava ad atteggiarsi in quel modo, lo avrebbe fatto sul serio. Magari avrebbe potuto offrirgli da bere adesso e sdebitarsi, non le piaceva proprio avere debiti, soprattutto con le persone che odiava. «Be’, allora Mr. “Sono-L’uomo-Più-Impegnato-Del-Mondo” vuoi venire a bere con me adesso?». JaeBum non riusciva a credere alle sue orecchie «Cosa?! Hai sbattuto la testa da qualche parte mentre scappavi da quei tizi?». ChoSo respirò profondamente, non doveva cadere nelle sue provocazioni, doveva mostrarsi superiore. «Grazie per l’interessamento, ma la risposta è no. Non ho sbattuto la testa. Non mi piace avere debiti con la gente. Tu volevi bere, no? Hai finito con il lavoro, giusto? Io ti offro da bere, finisce tutto lì e io non ho più debiti». Forse ChoSo un po’ ubriaca lo era per fare discorsi del genere, questo era in parte anche il pensiero di JaeBum. «Ti ho già detto che non ho fatto niente, anzi a dirla tutta se avessi saputo che quella ragazza eri tu non so se avrei reagito allo stesso modo», disse girandosi dall’altra parte. “Quest’uomo non è un essere umano! Più lo incontro e più lo odio. Non mi farò sconfiggere!”, pensò ChoSo che mostrò uno dei suoi finti sorrisi più convincenti «Mi hai comunque salvato, quindi, insisto. Permettimi di sdebitarmi e non ti annoierò più». Gliela avrebbe fatta pagare in un modo o nell’altro per tutte quelle brutte parole, ma prima non doveva avere debiti in sospeso. E poi, quale miglior modo per conoscere il proprio nemico se non portandolo a bere e cercare di conoscere i suoi punti deboli? Avrebbe preso due piccioni con una fava. JaeBum non riusciva proprio a capire il motivo dell’insistenza di quella strana ragazza, alla fine decise di cedere e andare fino in fondo a quella che riteneva la più grande pagliacciata della sua vita. «E ok, se proprio insisti, andiamo, ma ti avverto non mi tratterò dal bere perché tu dovrai pagare il conto. Non vado a bere da tanto e voglio farlo bene, se non ti dispiace» e sarcastico fece un sorriso angelico. La voglia di strozzarlo si faceva sempre più forte in ChoSo, ma doveva fare buon viso a cattivo gioco. «Figurati, non chiedo di meglio. Il mio ringraziamento è sincero, quindi, mi va bene così». Quella ragazza non era di certo normale, finiamo presto questa farsa e via, pensò JaeBum.
 
Dopo tre bottiglie di soju[1] bevute una dietro l’altra, JaeBum era ancora perfettamente sobrio e inoltre non sembrava avesse voglia di smettere. “Diceva sul serio”, pensò ChoSo. Quest’ultima era ancora alla prima bottiglia, ma per lei era già il secondo giro della serata, non aveva certo voglia di perdere la lucidità difronte al suo nemico. «Avevi proprio ragione quando hai detto che non ti saresti fatto scrupoli, eh?», chiese ChoSo. «Non so che tipi di uomini conosci o con cui sei stata, ma io non sono il tipo che si tira indietro quando dice qualcosa. Be’, con il carattere che ti ritrovi, non credo tu abbia avuto molta esperienza in fatto di uomini», disse senza scomporsi. “Ma come si permette ancora? Siamo così intimi da potermi dire queste cose? Calmati ChoSo, sarà meglio bere, invece, cerca di dimenticarlo”. ChoSo bevve tutto d’un fiato la bottiglia di soju che aveva in mano, «Non credo che tu debba preoccuparti del tipo di uomini che frequento», finse un sorriso. JaeBum, ormai alla quarta bottiglia, non sembrava voler smettere. «Non devo preoccuparmene è una frase per dire che non stai con nessuno… o peggio, non dirmi… hai un amore non corrisposto?» e scoppiò a ridere. Il sorriso di JaeBum, il suo vero sorriso, era la prima volta, in questi tre giorni che ChoSo aveva la possibilità di vederlo. Il suo sorriso è stupendo, perché non lo mostra più spesso?-pensò ChoSo. «Nessuna risposta? Ah, allora è come penso!» continuò JaeBum. ChoSo scosse la testa, allontanando i pensieri precedenti «Amore non corrisposto? Tsk… che dici, io…», non sapeva davvero cosa dire, perché purtroppo JaeBum ci aveva preso in pieno. In realtà era dal tempo in cui andava alle scuole superiori che prova un amore non corrisposto per il suo sunbae KiKwang. Il sunbae l’aveva sempre trattata come un’amica preziosa ma mai come qualcosa di più. Era un tale donnaiolo, usciva con una ragazza diversa al mese, veniva sempre mollato. Ma questo non poteva certo dirlo alla persona dinanzi, l’avrebbe presa in giro per tutta la vita. Quindi, meglio non parlarne e bere un’altra bottiglia di soju. «Be’ la prendo come una risposta positiva comunque, ci ho preso di sicuro», disse JaeBum, anche lui cominciava a mostrare i primi segni di perdita di lucidità, nel frattempo era, infatti, alla sua quinta bottiglia di soju. «Tu di ragazze puoi averne quante ne vuoi, vero? Ti piace essere idol per questo, vero?», se lui era stato tagliente perché non poteva esserlo anche lei? «Ragazze? Sono l’ultima cosa di cui ho bisogno adesso, le ragazze comportano sentimenti ed emozioni e quest’ultime sono solo d’ostacolo al mio lavoro, quindi, preferisco farne a meno. Voglio solo concentrarmi sul mio lavoro e raggiungere la perfezione», disse JaeBum come se nulla fosse. ChoSo, era ubriaca ma riusciva a capire quanto quelle parole fossero ciniche. È da questo che deriva il modo di comportarsi di JaeBum? «Sai, mi hai sorpreso con quelle parole. Io pensavo fossi semplicemente un pallone gonfiato, così come tutti gli idol», disse con quel poco di lucidità che le restava. «Tutti gli idol? Non sembri avere una buona considerazione di coloro che svolgono il mio stesso mestiere», disse ridendo, probabilmente l’alcool stava iniziando a fare il suo effetto anche su di lui. «Buona considerazione?», ribatté ChoSo «Io gli idol li odio proprio!». «E perché mai, di grazia?», chiese JaeBum, non sapeva ormai neanche perché faceva tutte quelle domande ad una perfetta sconosciuta che per giunta odia con tutte le sue forze. «Storia vecchia», rispose enigmatica ChoSo. «Ormai sono curioso e ho abbastanza tempo per sentirla, spara», non sapeva davvero cosa lo spingeva a tanto. «Non è una storia molto allegra…». ChoSo raccontò tutta la storia che l’aveva portata ad odiare gli idol così tanto da non volerne nemmeno sentirne parlare. JaeBum, data l’importanza della storia, cercò di ascoltarla con la maggiore lucidità possibile, o perlomeno con la lucidità che cinque bottiglie di soju permettevano. ChoSo raccontò di come 12 anni fa suo padre fu praticamente licenziato in tronco a causa di un gruppo di idol. Il gruppo in questione, i Five, ormai scioltisi da tempo, avevano rovinato l’avvenente carriera del padre, per loro semplice sfizio. Correva l’anno 2005 e i Five (N.B. Gruppo inventato) erano all’apice del successo a quel tempo, venivano trattati come delle vere e proprie divinità, la loro piccola casa discografica ben presto divenne conosciuta in tutto il paese e non solo. Non avevano chissà quale talento particolare, avevano semplicemente un bel faccino, a detta di ChoSo, ma non si sa come, ebbero molta fortuna. «Mio padre fu incaricato di occuparsi del photo book per l’anniversario di debutto. Lui notò fin da subito la loro scarsa voglia di lavorare e collaborare. Erano abituati ad avere tutto e subito senza fare il minimo sforzo. Mio padre fu costretto a richiamarli diverse volte, chiedeva semplicemente impegno e serietà in quello che per lui era un lavoro serio e per loro un semplice gioco. Scontato dire come i membri del gruppo si stancarono dei ripetuti richiami di mio padre e così decisero di vendicarsi meschinamente di chi semplicemente stava cercando di svolgere al meglio il proprio lavoro. Pagarono qualcuno per diffondere delle foto del photo book prima dell’uscita ufficiale e andarono a lamentarsi con il presidente della loro agenzia incolpando mio padre di aver rubato e diffuso quelle foto a scopo di lucro. Riuscirono, non si sa come, a ricostruire delle prove schiaccianti e per mio padre non ci fu via di scampo. Con una “pubblicità” del genere nessun’altra agenzia fotografica fu disposta ad accoglierlo, nonostante il suo talento. Vedere mio padre ridotto a lavori saltuari che non c’entravano nulla con la sua vera professione e per giunta mal pagati è qualcosa che mi fece, e tuttora mi fa, soffrire parecchio. Così, al mio primo anno di scuola superiore decisi che dovevo fare qualcosa per lui, che lo avrei riscattato da tutte quelle maldicenze, sarei diventata una grande fotografa e poi lo avrei portato con me in uno studio tutto nostro». JaeBum rimase colpito dalla storia di ChoSo e un po’ si sentì dispiaciuto per le parole che le aveva rivolto contro da quando si erano conosciuti. Questo, comunque, non cambiava poi molto la sua situazione. Aveva ascoltato la storia con attenzione, ma questo non avrebbe mai dovuto coinvolgerlo emotivamente. Lui aveva solo un obiettivo, doveva concentrarsi solo su quest’ultimo. Forse aveva bevuto troppo alcool perché si sentiva strano, il suo cuore sembrava battere troppo velocemente. Ecco perché preferiva non bere ultimamente, la sua lucidità era troppo importante per perderla così. ChoSo sentiva che lacrime stavano per fuoriuscire dai suoi occhi grandi e castani, strano, pensò, ormai non piangeva più raccontando quella triste storia, era sicuramente l’effetto dell’alcool. Era riuscita ad ubriacarsi finalmente, nonostante fosse con il tale che gli procurava tutta quella rabbia? Forse perché oggi lo aveva visto sotto una luce diversa. Vedendo le lacrime di ChoSo, JaeBum fu spinto da un’inspiegabile voglia di asciugarle con le sue mani, involontariamente le sue mani stavano per farlo quando con l’ultimo briciolo di ragione riuscì a bloccarsi. Decisamente, non doveva più bere in quel modo. JaeBum ordinò altre bottiglie per lui e per ChoSo. Restarono lì a bere tutta la notte senza scambiare più una parola, fino a che si addormentarono, distrutti dall’alcool, sul tavolo.
 
«Ragazzi per favore svegliatevi, devo finire di pulire il locale». Una voce sconosciuta cerca di svegliare ChoSo e JaeBum. JaeBum finalmente apre gli occhi, o perlomeno è quello che vorrebbe fare. «Ah! Che mal di testa, ma dove sono?», chiese leggermente confuso. «Siete qui da stanotte, quindi, ti prego, sveglia la tua fidanzata e andate, perché devo pulire prima di riaprire il locale. Vi ho lasciati dormire qui perché ieri avete bevuto un po’ troppo, però adesso non posso più aspettare!» Fidanzata? JaeBum saltò in aria solo a sentire quella parola. Poi con ChoSo, davvero l’ultima persona che avrebbe mai voluto amare. Non voleva apparire ancora più miserabile. Sorvolò su quella parola e tentò di svegliare ChoSo. Certo che dormiva proprio profondamente. Sembrava un angelo quando dormiva, da sveglia era proprio un’altra persona, pensò JaeBum. Adesso non aveva altra scelta, iniziò a scuoterla «Yah, yah, svegliati!». La seconda parte in causa, non sembra proprio aver ricevuto il messaggio. Si sentivano solo dei grugniti come risposta. JaeBum si alza, le va vicino e cerca di sollevarla dalle spalle «Yah! Per favore alzati, la signora sta per buttarci fuori. Collabora per favore». Appena si sentì sollevata, ChoSo, con ancora la bava alla bocca, scattò in aria «Co-cosa succede?», chiese confusa. JaeBum scoppiò a ridere, e anche lui si sorprese, era da tanto che non vedeva qualcosa di divertente come quella. ChoSo capì la situazione, si ricordò della sera precedente e si vergognò da morire, se avesse potuto sprofondare sotto terra, lo avrebbe sicuramente già fatto. «Ma la notte sbavi?», le domandò di getto JaeBum. ChoSo si coprì istintivamente il volto e scappò via dal negozio, lasciando i soldi alla cassa, sperando bastassero. JaeBum a quella scena non riuscì a trattenersi, rise a pieni polmoni, cosa che non succedeva da tantissimo. Quella ragazza era davvero strana.
 
“Accidenti! ChoSo sei una stupida! Per giunta sono quasi le 9, non posso andare a cambiarmi, oggi abbiamo la riunione per i dettagli del servizio fotografico. Aish… è tutta colpa di quello stupido di Im JaeBum! Perché beve così tanto?! Devo correre al JYP Building, per fortuna non è troppo lontano da qui”.
ChoSo arriva finalmente a destinazione, appena in tempo, fortuna che aveva preparato tutto il materiale ieri e aveva messo tutto nella pendrive che porta sempre con sé. Sta per entrare quando non riesce a credere a quello che vede.
 
 
“Poteva almeno aspettarmi, dato che dobbiamo andare nello stesso posto”, pensò JaeBum, ormai arrivato anche lui all’ingresso del JYP Building. “Oh ecco ChoSo… ora gliene dico quattro!”. «Yah…», riuscì a mala pena a pronunciare, catturato dalla figura del ragazzo che stava dinanzi a ChoSo. «ChoSo-ya, è da tanto che non ci vediamo, ho finito prima il mio lavoro all’estero e il capo Kim mi ha mandato qui ad aiutarti», disse il ragazzo sorridendo verso ChoSo «KiKwang sun-sunbae…». Ma che faccia era mai quella? Di certo non era la faccia che rivolgeva a lui di solito. Sembrava in estasi. “Che stupida”, pensò JaeBum “si capisce subito che è la tua cotta non corrisposta, se fai quella faccia. Tsk”.
 
[1] Soju: Forte liquore coreano.
  
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