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Autore: tixit    20/04/2017    3 recensioni
Dopo Teoricamente Theoric, una storia brevissima su inganni, baci sotto la luna, cose che non si dicono e cose che non serve dire.
[Pre-Thor]
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Sigyn
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fiori, baci e niente luna

Dai vieni. Glielo aveva detto quella mattina presto, poco dopo l’alba, mentre la osservava giocare con il cucciolo sotto gli occhi irritati di Thrain.

Andiamo fino a Vanheimr, usando un Passaggio, voglio verificare una cosa.

Sigyn aveva sorriso, eccitata, e a Loki era venuto da ridere - aveva pensato che con Theoric, in confronto, si sarebbe annoiata. Non c’era gioco,

Puoi portare il tuo animaletto da compagnia. Era anche un’occasione per vedere come se la cavava con il cucciolo - Thrain ci stava lavorando parecchio. 

Se fosse facile lo farebbero tutti. Aveva insistito. Ma lei aveva scosso la testa in imbarazzo, dicendo che non poteva.

E poi era andata come era andata.

Sentì le nocche di lei che sfioravano le sue nella piazza del mercato e le loro dita che casualmente si intrecciavano e si scioglievano. Se la ricordò bambina, quando era normale tenerle la mano perché non si perdesse tra la folla - le aveva spiegato dove andare, se fosse successo. Poteva succedere. Era successo.
Quella volta non si era spaventata: l’aveva trovata che stava saltellando tutta tranquilla su e giù per i gradini, proprio dove sapeva che lui sarebbe venuto a riprendersela.

“Ho voglia di sedermi.” disse - non era vero, aveva solo voglia di baciarla.

Poi ad un certo punto era cresciuta ed erano apparsi, secondo il cerimoniale, i tre passi indietro rispetto al Principe. Tranne quando lui le faceva un gesto - anche quello secondo il  cerimoniale - perché gli si affiancasse.
All’inizio se ne dimenticava e, con lo sguardo, la cercava preoccupato tra la folla, poi era diventato normale non averla lì accanto. Non tenerla per mano.

“Resisti fino al fiume?” lo stava prendendo in giro.

Gli piacque che “normale”, adesso, fosse camminare uno accanto all’altra, le dita che si sfioravano come per caso, il cestino di frutti di bosco tra di loro, lei che non aveva l’istinto di fare un passo indietro, anzi era sicura nel guidarlo attraverso i dedali del mercato.

Gli piacque che fosse innegabilmente cresciuta - non l’aveva notato per tanto tempo.

Non gli piacque essere di nuovo Theoric.

“No.”

“Pigrone!”

Erano scesi per delle stradine lastricate di pietra della città vecchia, quasi volando, portati dal vento, fino ad arrivare al mercato dei fiori, che costeggiava un canale fino al fiume. Sigyn continuava a fermarsi per annusare le corolle della stagione fredda, e per raccontargli dettagli sulle piante, che lui a volte conosceva ed altre volte no. Gli disse anche che stava distillando qualcosa, e che era preoccupata per qualcosa d'altro, perché aveva visto qualcuno, ma lui non la stava ascoltando davvero - gli piaceva quel suo sorriso largo con le fossette sulle guance e onestamente non gli interessava molto dei tizi strambi che giravano per le cucine. E se non interessavano a lui, figuriamoci a Theoric che al Castello nemmeno ci viveva.

Ad un certo punto trovarono un angolo nascosto dietro file di cespugli in vaso: una panca di pietra gelida, che aveva solo il pregio di essere isolata e di non essere occupata da nessuno.

Lui la lasciò sola un attimo, per poi ritornare, trionfante, con un mattone caldo in un sacco in un mano ed una bottiglia di acqua calda nell’altra.

“Ma quanto tempo vuoi restare qui a riposarti?” chiese lei incredula.

“Tutto il tempo che serve per finire quelle more…” sorrise nel dirglielo.

Si sedettero uno accanto all’altra, intimiditi - lui le fece cenno di accomodarsi contro di lui, sotto il suo mantello, per scaldarsi. Intuì che era impacciata e, con delicatezza, cominciò a giocare con le dita gelate della ragazza - Sigyn avrebbe dovuto indossare i guanti, ma allora, per tutta la strada, non sarebbe stato come era stato.
Lo pensò con un misto di piacere e di fastidio: lei era lì per quello, per conoscere Theroic e per farsi baciare da lui.

Cominciò a tracciare dei piccoli cerchi sul palmo della mano di lei e poi risalì lungo le dita, sentì il punto dove appoggiava il calamo, e dove impugnava l’arco e poi il telaio - un piccolo tasso molto attivo, pieno di curiosità e assurdamente tenace - tutto questo un sempliciotto come Theoric l’avrebbe capito? Solo sfiorandole le mani?  

Le strinse il polso e sentì l’affrettarsi del battito. Quello era un si ad una domanda che ancora non era stata posta.
Senza fretta la baciò, stando molto attento - Eir era stata brava, ma Sif non ci era andata leggera.

Ad un certo punto Sigyn si ritrasse istintivamente - le sfiorò con circospezione le labbra con il pollice e le chiese se le facesse male. "Come è successo? me lo vuoi dire?" la voce gli uscì gentile - una voce indubbiamente da Theoric, non da Loki.

“Nulla di importante.”

Theoric si trattenne dallo sbuffare irritato - non si dicono le bugie Sigyn, avrebbe voluto dirle. C'è un taglio su quello zigomo che piano piano guarirà e che non lascerà nessuna traccia - ce ne stiamo occupando Eir ed io - ma che adesso sta gridando che è successo qualcosa. Sif non è stupida e lo ha fatto apposta, per cui non venirmi a dire "nulla di importante".
O forse, in fondo, per lei, quello che era successo nell’Arena non contava davvero, rispetto al freddo del mattino spazzato via dal calore dei baci.

“Perché sei qui con me, ora?”

Lei lo guardò imbarazzata  e lui non insistette. Si limitò ad attirarla a sé e a baciarne i capelli, lasciando che si prendesse tutto il tempo necessario.

Quella mattina si era svegliato con un mal di testa feroce - una volta fuori dal Castello non aveva trovato un buon motivo per rientrare se non a notte inoltrata - e con la coscienza di essere una pessima persona.
Ne aveva avuto il sentore in altri momenti della sua vita, non si faceva grosse illusioni su se stesso, ma quella mattina gli era stato particolarmente chiaro: moralmente era equiparabile ad un escremento di pentapalmo. Così come gli era stato molto chiaro dove fosse la stanza di Sigyn, che non aveva nemmeno una chiave - sarebbe stato facile svegliarla e riprendere il discorso da dove lo avevano interrotto, aveva ottimi argomenti.

Meglio concentrarsi su altro, per esempio sui Passaggi tra i Reami, e lasciare che le questioni di cuore della piccola facessero il loro corso - il bacio di addio c’era stato e Theoric sarebbe morto di morte naturale, probabilmente anche lui aveva concluso la serata in qualche taverna, cercando sollievo per i suoi desideri non soddisfatti e scoprendo che, in fondo, la soddisfazione era una faccenda semplice, per cui non era necessario scavalcare muri e introdursi nei giardini della Regina. E nemmeno conoscere davvero la ragazza che avresti baciato. Bastava una moneta.

Mentre stava preparando lo zaino, nei suoi appartamenti, gli era tornata in mente: quella mattina, mentre le stava curando la ferita allo zigomo, aveva notato che aveva i capelli intrecciati con cura, e almeno tre strati di vestiti.
Sotto, a fior di pelle, indossava una camicia color avorio, poteva vederla spuntare, pudica, dalla scollatura troppo profonda, con i suoi cordoncini da brava ragazza - un tipo di biancheria che Gissa avrebbe indossato solo per qualche strana scommessa tra loro due.
Sopra portava il vestito verde chiaro, con dei ricami di foglie scure - troppo largo sui fianchi e troppo stretto sul seno, prestato o di seconda mano, era chiaro. Non che le stesse male.
Per ultimo un grembiule verde scuro che cercava di nascondere in modo austero quello che il vestito sottolineava fin troppo: Sigyn era una donna e di una varietà appetitosa.

Gli aveva fatto tenerezza - anche con la sua bisaccia di cuoio da cercatrice d'erbe, portata negligentemente a tracolla, era chiaramente vestita per un appuntamento, una cosa, a quanto pare, molto più eccitante che esplorare un Passaggio - l'aveva praticamente pregata.

Il che confermava che Sigyn, sotto sotto, era innegabilmente sciocca: per i suoi standard, a quanto pare decisamente bassi, “eccitante” era un aggettivo adeguato per un giro tra le caciotte, al mercato, assieme ad un bifolco.

E ancora più scemo era lui, aveva deciso mentre gettava irritato lo zaino in un angolo. Perché lo infastidiva pensarla lì tutta sola, ad aspettare un sempliciotto che non sarebbe mai arrivato - non le aveva mai dato buca, accidenti, e non voleva iniziare per colpa di uno che nemmeno esisteva. E poi non voleva vederla umiliata da un Theoric qualunque, per colpa sua, non dopo quello che era successo nell’Arena e tutti quei lividi. E poi c'era quel taglio sullo zigomo, inciso da Sif, perché non dimenticasse che era stata battuta e che nessuno avrebbe ascoltato le sue parole - un messaggio per lei e soprattutto per lui, Loki, che aveva scelto di non difenderla. Tra Sigyn e Thor aveva scelto Thor, pensò con amarezza, e suo fratello, come al solito, nemmeno aveva capito.

Sigyn avrebbe avuto il suo dannatissimo appuntamento e probabilmente oggi quei due avrebbero finalmente esaurito il loro argomento principe e si sarebbero ritrovati a corto di parole - non ci si può baciare in eterno.

Non l’avrebbe giudicata, se voleva godersi la sua prima esperienza - non era precoce e poi il corpo era fatto anche per quello, inutile raccontarsi troppe favole spirituali. E poi, per quanto lo riguardava, la verginità era un concetto un po' troppo relativo e molto sopravvalutato (pensò a Sif e a quel loro strano rapporto da ragazzini e rabbrividì).
Non l’avrebbe incoraggiata, quello no, quello sarebbe stato da autentica merda, ma nemmeno ostacolata - era una adulta, assisteva alle riunioni della Althing, aveva opinioni assolutamente non richieste su martelli, principi e re, chi era lui per darle consigli su un montanaro? Che sbagliasse allegramente in compagnia.

Però, se non c’era confidenza, non c’era poi molto, e se non c’erano argomenti comuni c’era meno che niente - era ora che quella signorinella lo capisse: la notte e la giusta atmosfera creano piacevolissime illusioni, ma quello che sotto la luce della luna è splendido può essere deludente alla luce del sole. E oggi il sole splendeva.

“Perché sei qui con me, ora?” glielo chiese una seconda volta - del resto era un bifolco venuto giù dalla montagna, non era tenuto a capire che una domanda a cui non si risponde è una a cui non si vuole rispondere.

Fu lei che lo stupì: “Hai ragione." disse con un sorriso un po’ timido, "Non si può sempre far conto sulla luna.”
Poi proseguì con voce ferma “Siamo qui perché te l’ho chiesto io. Perché non voglio solo essere baciata.” - arrossì di colpo e Theoric rise dicendo “Questo mi fa molto piacere!”, ma aveva gli occhi bonari e lei stette allo scherzo.
“Lo so che hai capito.” mormorò, lo sguardo di colpo piantato in basso, sulla pietra della panchina. “E poi perché mi piacciono i fiori.”

“Questa mi sembra un’ottima ragione.”

Sigyn sorrise e poi riprese “Ho litigato con una bambina più grande perché pensavo fosse giusto. Di solito sono una persona obbediente - non è una cosa molto complicata: nessuno mi chiede mai di fare qualcosa che trovo sbagliato.“ corrugò la fronte, “Quasi mai, mentre ero via, in un certo senso…” strinse le labbra e scosse la testa, quello era un ricordo che evidentemente non le piaceva. Loki pensò subito al lupo e gli venne voglia di sbuffare ed alzare gli occhi al cielo, ma si trattenne. Un lupo, accidenti! E se non avesse avuto paura non avrebbe trovato quella fantastica comunione con il suo seidhr per un tiro perfetto. Tra parentesi: gli era piaciuta moltissimo, doveva solo imparare a rifarlo fino a che non le veniva naturale.

“E tutto sommato non è stata una ribellione: stavo obbedendo a… come dire? una voce interiore? Quindi non ho fatto niente di avventato.” lo cercò con gli occhi, “Quello che voglio dire è che non è stato un capriccio, e nemmeno qualcosa dettato dal rancore, e nemmeno una provocazione.”

Lui la interruppe. “Una voce interiore?” chiese educatamente, cercando di non sorridere.

“Lei, tu non la conosci, ma lei sbaglia. E in quello che fa è… non è malvagia, non vuole fare del male, però facendo come fa è il lato ottuso di chi crede di fare bene. Vede solo un modo di essere uomini e pensa che sia tutto lì.” lo guardò da sotto in sù, incerta, “Lo capisci?”

Loki lo capiva, aveva conosciuto dei lati di Sif che altri non vedevano, alcuni crudeli in modo involontario, altri troppo semplici, quasi ottusi, come se non percepisse la profondità delle cose, ed altri vulnerabili, ma Theoric non avrebbe potuto capire nulla del gran circo che era la testa di una femmina, se non tra un po’ di anni, decise. Scosse la testa.

Sigyn arrossì, ma non sembrava delusa “Io la rispetto moltissimo perché ha fatto della sua vita ciò che ha voluto e non ciò che gli altri volevano per lei. Se non avesse una influenza, un potere, non avrebbe importanza, sarebbe solo una opinione, da rispettare, una che magari che io non condivido," lo guardò alzando le spalle, “ma è normale che non tutti la pensino allo stesso modo.” Prese fiato e poi proseguì cautamente: “Ma ha un potere, che le viene dato per affetto, forse anche per amore, e lei crede sia tutto suo di diritto e lo usa per dividere ed umiliare. O tentare di umiliare. E non riconosce dignità a ciò che è diverso da lei.” La vocetta era stata quieta, e non lo aveva mai guardato. “E da questo è giusto prendere le distanze.”

“Non sapevo pensassi queste cose di Lady Sif” mormorò sorpreso.

“Come sai che parlavo di lei?” Sigyn lo guardò sospettosa, ma lui scrollò le spalle “Ho sentito in giro delle cose…”

Sigyn arrossì e rimuginò in silenzio.

Loki strinse le labbra, doveva risponderle come Loki o come Theoric? Theoric era un guerriero. “Stai giudicando l’opinione della maggioranza.” Fu molto severo, ma, a dire il vero, come Loki e come guardiano maschio del seidhr - uno dei pochi - il suo massimo desiderio era fottersene della maggioranza. Peccato che la maggioranza fosse suo padre.

Sigyn era esitante “Pensi sia sbagliato? Che non ci siano cose che valgono qualcosa anche se non è così proprio per tutti? O per quelli che parlano più forte degli altri? Non pensi che ci sia un piccolo spazio in cui ognuno di noi è responsabile? Non so se te lo riesco a spiegare.”

Loki alzò un sopracciglio - non riuscì proprio a trattenersi - condivideva, solo che lui non avrebbe detto “responsabile” bensì “libero”,  ma intuì che per Sigyn era la stessa cosa. Non che lo stupisse - da piccola era stata una bambina così seria.

“C’è un difetto un tutto questo, lo sai vero? Una fiducia illimitata.”

Lei arrossì “Lo so. Nella capacità del singolo di saper distinguere tra giusto e sbagliato. Ma ci sono cose, cose che dentro di te, dentro ognuno di noi, parlano molto forte.”

“Non sempre dicono la cosa giusta.”

“E’ per quello che io detesto la forza bruta, perché non lascia rimedio.” abbassò gli occhi e si scusò “Lo so che tu sei un guerriero. Tu obbedisci, devi, e a te disobbedire sembra facile.”

Loki annuì “Ma non lo è, la disobbedienza di cui parli tu ha senso solo se costa di più che seguire il vento. Ma non so se saprei distinguere uno che non obbedisce perché per lui è troppo difficile, o per vigliaccheria o per il proprio tornaconto, da uno che lo fa perché pensa di doverlo fare. C’è sempre molta presunzione, mi pare e, ti dirò, è anche tutto molto bello, ma non fa per me.” In parte era vero, in parte no, ma Loki non era Theoric e Theoric non era Loki.
Poi aggiunse, “E’ per quello che non l’hai colpita? Perché sarebbe stato facile?”

“Non era facile per niente!” Esclamò Sigyn con un sorriso enorme, “E’ davvero brava come guerriera e quando mi ha attaccato ho avuto paura.” la voce della ragazza si era abbassata fino ad un sussurro confidenziale, “Lady Sif ad un certo punto mi ha spaventata a morte. E’ andata in quel modo perché non significava nulla.” puntualizzò Sigyn, concitata “A me non interessava farle male, anche se avessi potuto, e non potevo, credimi, volevo solo esprimere una opinione, non festeggiare se per caso... non sono una guerriera, e lo so che nella vita reale non si ferma nessuno facendogli un graffio con un fermaglio per capelli. Volevo solo dire che… che certe cose… che non erano giuste.”

“Non pensavi che ti avrebbe fatto male?”

Sigyn arrossì poi disse “Si, pensavo che sarebbe successo, ma credevo… credevo che quando il fermaglio è atterrato ai suoi piedi, che capisse che non mi importava vincere, che era tutto suo, se ci teneva tanto, beh io in quel momento ho creduto che avrebbe chiuso in fretta e in modo… simbolico. Senza cattiveria inutile.”

Loki dentro di sé si sentì molto peggio di un escremento di Biglesnipe - Sif non le avrebbe fatto così male se lei non avesse segnato quel punto, si era offesa.
E probabilmente non avrebbe infierito se non avesse capito che non era stato colpita di proposito. Non lo aveva visto come un ramoscello di ulivo, ma come un insulto.
Ma, soprattutto, non le avrebbe fatto male se non avesse pensato che Sigyn, di fatto, apparteneva alla Casa di Loki. Aveva colpito lei per colpire lui.
La guardò - il verde le stava bene - e poi glielo chiese, a bruciapelo: “Perché Loki non è stato il tuo compagno d’armi? In fondo è stata tutta colpa sua.”

“Il Principe Loki.” puntualizzò Sigyn e abbozzò un sorriso. “Perché è un Principe e perché Lady Sif è buona amica e probabilmente consigliera del Principe Thor e forse il Principe Thor potrebbe sceglierla come consorte, e non sta ad un Principe opporsi pubblicamente ad un altro Principe, o giudicare le sue scelte in certi campi. Non in pubblico. E non per una ancella. E soprattutto non sta ad un fratello. E quando lei lo sfida gioca ad un gioco in cui crede di poter vincere sempre, comunque giochi Loki, per cui in realtà è meglio non giocare.”

“Poteva accettare la sfida di Lady Sif.”

“No!” Sigyn era irritata, “da bambini è normale che ti dicano vai lì, fai questo, fai una sfida con quello, allenati con un altro... ma da adulti, no. Certo se devi obbedire a qualcuno, se lavori per un falegname piallerai quando te lo dice, ed esiste il rispetto della legge, ma nello spazio che è solo tuo, sei libero.” aveva lo sguardo indignato.

“Era solo una sfida, per le Norne!”

“E allora? Il primo che arriva ti dice alzati e tu ti alzi? E poi cuccia! seduto! E’ già brutto con un cucciolo, ma almeno lì ha un senso…” scosse la testa sconsolata mentre Loki stava per scoppiare a ridere - se lei voleva che il cucciolo stesse dove non doveva affatto stare, andava educato, se lei non fosse stata in grado di tenerlo a freno sarebbe stato abbattuto, possibile che non lo capisse? Ma si trattenne.
“Non conta il parere del primo che passa, Theoric. Non per me.” era ferma nel dirlo e Loki si stupì - era così dunque? La dolce Sigyn… che aveva brindato contro di lui e contro Hervor, la sera in cui l'aveva fatta bere troppo.

“Non ti è dispiaciuto?” con delicatezza le accarezzò il viso. Lui non le aveva mai chiesto di combattere le sue battaglie, al massimo le aveva chiesto di impegnarsi di più con il seidhr, se davvero voleva fare quell’esame con Frejya, e di non piangere per un lupo, di farsela passare in fretta. E di venire a letto con lui - non se ne sarebbe pentita - ma mai, mai e poi mai le avrebbe chiesto di farsi picchiare da una Sif .

“No.” Era sincera e lui provò del fastidio - e così era stata leale con lui, ma non si aspettava che lui lo fosse a sua volta con lei.

“Non lo avrei nemmeno voluto.”

“E perché mai?”

“Non ho detto quello che ho detto per dividere, è successo solo perché ad un certo punto andava detto.” era seria “E poi,” aggiunse raddrizzando le spalle, “non mi interessa nascondermi dietro il Principe Loki.”

Lui represse un sorriso sarcastico che stava affiorando - e così la piccola pensava davvero di poter dire ciò che voleva impunemente. Passava troppo tempo alla Althing e troppo poco a qualche seduta di Odino. Però si sentì sollevato - e così la piccola aveva capito che non aveva voluto usarla come pretesto per discutere con suo fratello, nemmeno per fargli capire che Sif certe volte era una vera stronza, e che Thor - accidenti! - avrebbe dovuto saperla gestire. O almeno parlarle in privato. Dopo tutto suo fratello voleva essere Re, no? Che razza di Re aveva in mente?

“Io lo avrei fatto,” disse - Theoric lo avrebbe fatto, Loki ne era certo. Non avrebbe capito nulla dell’importanza che la piccola dava alla libertà, ma non l’avrebbe lasciata colpire.
Solo che Theoric aveva un vantaggio: non aveva fratelli deficienti.

Sigyn sorrise e poi lo baciò su una guancia, scivolò piano con le labbra fino alle orecchie per poi assaggiarlo. Lui sobbalzò, sentendo che una scarica di piacere lo attraversava.

“Devo fermarmi?” la voce della piccola era maliziosa.

“No…” sussurrò, apprezzando il fatto che quello che le mancava in tecnica veniva ampiamente compensato dall’entusiasmo.

   
 
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