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Autore: Uptrand    20/04/2017    4 recensioni
Un vecchio nemico si fa avanti minacciando nuovamente la galassia, intanto su Noveria, sotto il ghiacciaio di Barbin i lavori procedono. Olivia Williams Shepard sarà ancora chiamata in azione per cercare di risolvere la situazione.
Sono presenti descrizioni prese dal codex del gioco.
Genere: Avventura, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Ashley Williams, Comandante Shepard Uomo, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mass Effect Legacy'
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I xalielt stavano continuando ad attaccare, dimostrando di non essere dei vigliacchi, anche se privati di buona parte dei loro poteri biotici. Inoltre mantenevano un vantaggio numerico impressionante, di almeno trenta a uno.
Ma non stavano vincendo. Nelle loro azioni erano esitanti, sapevano di poter morire e questo li ostacolava. Erano intelligenti, ma quello serviva a poco davanti al mistero della morte. Il nemico, composto da soldati veterani, aveva familiarità con quell'idea e nessun problema ad affrontare quella possibilità.
Disposti a mezza luna, impedivano agli xalielt di raggiungere il soggetto dotato di eezo 19 che lentamente li stava avvelenando.
Il fatto che fosse tornato cosciente, aveva innescato quel processo altrimenti tenuto sotto controllo.
Gli xalielt si divisero, diverse centinaia si mossero in direzione della propria base.
In qualche modo la loro tecnologia era stata violata, ma non del tutto. Se così non fosse stato sarebbero già morti in massa.
Il sistema che assorbiva energia oscura dallo spazio e la ridistribuiva era ancora attivo, ed era anche quello attraverso cui l’energia del 19 li raggiungeva.
Il suo funzionamento era vitale, ne dovevano riconquistarne i comandi e così l’immortalità.


*****


Ovunque sull’Arca degli Xalielt, i mutaforma collassavano riducendosi a un ammasso gelatinoso informe che impestava i corridoi.
Funzionavano con pochissimo eezo, alimentati da una minima quantità di energia bioetica per lasciarne il più possibile ai loro creatori.
Proprio per questo risentivano all'avvelenamento da eezo 19 in misura maggiore. 
« Abbiamo fatto in tempo, ma potremmo aver perso ugualmente. » annunciò il Catalizzatore
« Spiegati. » mormorò Olivia distesa al suolo, a pancia in su, in una pozza di liquido argentato. Perdeva sangue da una ferita all'addome e da un'infinità di altre su tutto il corpo.
La biotecnologia non poteva più guarirla. Il continuo combattimento contro i mutaforma l'aveva logorata oltre qualsiasi limite umano, l’ultima azione che aveva compiuto era stata per liberare Isabella.
Per raggiungere la stanza di controllo, dentro cui si trovava con Dasha, aveva affrontato un intero esercito di nemici.
Ormai non poteva fare più niente, aveva esaurito tutte le risorse. Se doveva morire, si sarebbe concessa quel pianto liberatorio.
Dasha non era in condizioni migliori, sedutale dirimpetto era rassegnata. L’occhio sinistro era assente, al suo posto un'orbita vuota da cui continuava a colare sangue. Si erano barricate in quella stanza e da lì non avevano modo di uscire. Si era tenuta per se un ultimo proiettile.
Il Catalizzatore aveva impiegato molto tempo, ma aveva dovuto agire con prudenza per non farsi scoprire mentre prendeva il controllo dei sistemi informatici della base nemica.
Ora comandava quasi un quarto di essi e aveva ripreso il controllo dei portali. Vi era riuscito per un soffio, senza l'impegno a combattere i grigi dimostrato dai soldati non avrebbe fatto in tempo.
L'esplosione della Jotnar che aveva disperso i grigi, la decisione da parte degli xalielet di utilizzare una frazione dell'energia accumulata per attaccare. Erano tutti fattori che avevano fatto guadagnare tempo importante.
« Una parte degli Xalielt sta ritornando sull'Arca, ritengo per eliminare voi e riprendere il controllo dei sistemi. Posso ostacolarli, non fermarli. Se ci riescono torneranno ad essere immortali. Questa tecnologia su base biotica non si integra perfettamente ai miei schemi. » spiegò il Catalizzatore.
« Potranno riprendersi il controllo dei portali? » domandò Olivia.
« No, ho operato perché questo fosse impossibile. Potrebbero però scappare, tornado a essere una minaccia in futuro.»
« Bene. » mormorò lei, in qualche misura questo la faceva sentire soddisfatta. Senza la possibilità di usare i portali come bombe sporche, avrebbero dovuto combattere in maniera classica. Si sarebbe dovuta alzare, cercare una via di fuga ma non poteva. Il fisico rifiutava le istruzioni che la mente inviava, non era sicura di avere ancora la volontà di combattere.
Aveva affrontato un esercito nemico e aveva vinto, adesso pagava il prezzo di quel risultato. Ma era niente, rispetto al fatto di aver dovuto abortire per il successo della missione. Sentiva di aver fatto il possibile, adesso voleva solo arrendersi a qualsiasi cosa sarebbe successa.
« Come stai? » chiese rivolta a Dasha.
« Rassegnata. » teneva l’occhio sinistro chiuso, cercando di fermarne il sangue e di resistere alle fitte di dolore in testa.
« Pentita di qualcosa? »
Ma non giunse risposta, lei poteva sentirne il respiro e concluse che doveva essere svenuta. Quando sentì che lo stesso stava accedendo a lei non si oppose. L’oblio dell’incoscienza sarebbe stata una benedizione.
Tramite una proiezione olografica di se stesso, il Catalizzatore osservava le due donne al suolo. Grazie a loro era entrato nei sistemi nemici. Se adesso poteva riprendere il controllo dei portali era merito loro, se le civiltà di quel ciclo avevano ancora un futuro era merito di quelle due donne.
Le avrebbe volute salvare, sfortunatamente non ne aveva il tempo o i mezzi. Stava usando ogni sua capacità di calcolo per riprogrammare la tecnologia dei xalielt contro di loro. Per far si che non contenesse l’energia di Isabella ma la distribuisse fra tutti i nemici.
Nel prendere il controllo dell’ennesimo sistema scoprì qualcosa d’insolito « Seguite attentamente le mie istruzioni. » disse rivolgendosi a qualcuno. Qualcosa colpì violentemente la porta, questo lo sorprese perché aveva il controllo dei sensori di quel settore e niente era stato rilevato.
Un comandò esterno lo raggiunse, attivò le proprie contromisure « Siete arrivati.» commentò.

*****


L’ammiraglio Hannah Shepard aveva messo Arturus a capo di una missione ad alto rischio. Con una forza scelta e usando la Normandy SR3, avrebbe dovuto infiltrarsi nella stazione nemica e usare esplosivo ad alto potenziale per azioni di sabotaggio.
Quando avevano attaccato con la Jotnar la base nemica, avevano usato più di un brucia pianeti eppure aveva resistito. Per questo l’intenzione era di colpire in un punto mirato.
Con la SR3 occultata alla vista e ai sensori riuscirono ad avvicinarsi alla stazione dei grigi, penetrando in essa da una zona rimasta esposta a causa dell’espulsione della sezione che erano riusciti ad invadere.
Avrebbe proposto Ilary Monreau per una medaglia, se fossero riusciti a tornare. La figlia di Joker e Ida aveva compiuto un volo di precisione a vista.
Per ridurre al minimo la possibilità di essere individuati, tutto il superfluo era stato disattivato. Dal radar ai sensori tutto era spento, Ilary pilotava solo in base a quello che vedeva dalla cabina e alla sua conoscenza delle dimensioni e forma della SR3.
Il rischio che con un’ala sfiorasse qualsiasi sporgenza era enorme, avrebbe messo in rischio la missione rilevando la loro presenza.
Invece era andata bene, dimostrando un sangue freddo senza pari li aveva condotti in una zona adatta all'atterraggio.
Scesero dalla nave senza problemi, questa chiuse il portellone rimanendo occultata in attesa che tornassero.
Fu allora che ricevette il messaggio di Olivia che li informava che era sulla stazione nemica in compagnia di Dasha Weaver.
« Ma tu guarda! Tetrius sarà vecchio ma ha ancora intuito. » commentò Tenus che si era unito a quella missione su richiesta del comandante di Divisione N.
Non sapevano dove fosse Dasha, trovarla era tra le priorità. Il turian immaginava che dove fosse stata Olivia W. Shepard li sarebbe stata la Weaver, era una sua intuizione personale.
Per non lasciare nulla d’intentato fece unire Tenus alla SR3.
 
L’assassino drell non ne fu per niente contento, entrare in una missione suicida non era tra le sue aspirazioni. Inoltre non faceva parte ufficialmente di Divisione N, Tetrius non aveva nessun motivo di dargli ordini.
Per il turian qualsiasi forza combattente agli ordini della compagnia era ai suoi ordini, non gli importava in che modo figurasse nell'organico.
Si fronteggiarono, entrambi sapevano giocare sporco. Il drell stava per dire qualcosa, aveva intenzione di sfottere il turian, di provocarlo e fargli perdere la solita calma. Invece guardò in basso.
Tenus sentì qualcosa di freddo, duro e affilato premergli sui testicoli. La lama di una spada, guardò all'indietro e disse « Ciao Naomi. »
« Ciao Tenus. » ripose la donna in tenuta da Ombra.
« Non vorrai far male al tuo giocattolo preferito? »
« Preferito? Dovresti davvero ridurre il tuo ego, cercando si trova di meglio senza tanti problemi.»
« Mi ferisci. »
« Oh povero. »
Lui ebbe un piccolo sobbalzo quando senti la pressione sui suoi genitali aumentare. Rivolgendosi di nuovo a Tetrius disse « Accetto la missione generale. Non voglio far piangere tutte le femmine della galassia. »
Il turian annuì soddisfatto e si voltò senza dire una parola, contento che la gerarchia militare fosse stata rispettata.
Il drell, ora libero dalla pericolosa minaccia della spada, si voltò verso la donna « L’avresti fatto veramente? »
« Questo non lo sapremo mai. » disse lei divertita, accarezzandogli una cicatrice recente che aveva sulla guancia. Se l’era procurata ustionandosi la faccia mentre cercava di eliminare uno dei tre leader dei mercenari che avevano occupato Caninea durante la presidenza del falso Meng Durand.
« Non avresti osato, ti diverto troppo. » e stringendola ai fianchi con le mani « Anche tu mi diverti. Facciamo cena, e a seguire un po’ di sesso di scusa? »
« Scuse di chi verso chi? » volle sapere la donna.
« Ma verso di me, ovviamente. »
Lei si voltò ammiccante « Torna vivo, forse dopo potremmo riprendere con i nostri giochetti. » così Tenus finì sulla Normandy SR3, mentre Naomi combatteva sulla stazione alla guida del mech che aveva battezzato Junior.
 
Per la missione la squadra della SR3 aveva avuto rinforzi extra.
Il trasporto degli esplosivi e il loro piazzamento era stato affidato ad ingegneri geth e quarian, a comandarli Pars vas Lippi.
I geth che partecipavano erano tutte intelligenze artificiale che avevano perso il proprio quarian, vista la pericolosità della missione il Consenso Geth aveva mandato loro piuttosto chi aveva ancora un partner.
S’incamminarono verso i livelli più interni della stazione nemica, in direzioni delle tracce energetiche più elevate. L’idea era di trovare una sala motori o qualche altro locale con alti valori di energia. Piazzando cariche esplosive ovunque sembrasse adatto.
 
In avanguardia si trovava Areno, i quattro occhi dell’incursore batarian erano perfetti per scorgere nemici in avvicinamento se i sensori avessero dovuto fallire. Con lui un paio di commando asari.
A seguire Mordin e Arturus, più indietro Pars con i cinque geth a trasportare più esplosivo di chiunque ne fosse stato capace. L’ingegnere quarian stava dando indicazioni sulle concentrazioni di energia.
Dalla morte di Chrone aveva studiato più che poteva la tecnologia nemica. Non capiva come funzionasse, i principi che la regolavano ancora le sfuggivano. Non era difficile scorgere in essi le leggi della matematica che conosceva, erano solo state sviluppate in modo infinitamente più complesso, ma da quel presupposto aveva capito come fare per tracciare con sicurezza una presenza energetica.
In retroguardia una forza mista di SOS salarian e dei krogan della compagnia Aralakh.
Erano scesi senza affrontare la minima resistenza, il nemico non doveva aspettarsi un intrusione e non si era preparato. Penetrarono velocemente in diversi livelli, piazzando cariche ovunque sembrasse fossero in grado di causare danni maggiori. Quando però ricevettero il messaggio di Olivia fu chiaro che quello era anche dovuto a lei, che senza saperlo aveva fatto da esca allontanando il nemico da loro.
Arturus decise all’istante che l’avrebbe trovata, si sarebbe separato dagli altri lasciando che continuassero la missione.
« Non vai da nessuna parte senza di noi. » gli disse Mordin, il krogan lo fissava deciso e aggiunse « Non provare a inventarti scuse.» Tutti i membri originali della SR3 si dimostrarono della stessa opinione.
« Qui ci separiamo. » - dichiarò Tenus - « Vada a recuperare il mio capo. »
« È Olivia? » aggiunse Arturus, speranzoso.
« Non è sul mio contratto. »
Il turian provò ad afferrarlo, il drell si contorse come se non avesse una spina dorsale e lo mandò a sbattere contro la parete dietro di lui, ma non si lasciò sfuggire la presa.
Si fissarono a vicenda, il turian con odio.
« Ho limitato la zona di provenienza del segnale di Olivia, è vicina ad una zona ad alta concentrazione energetica. Potremmo fare entrambe le cose. » dichiarò Pars ad alta voce.
« Adorabile quarian! Da adesso sei il mio ingegnere preferito. » esclamò Tenus allegro, come se la tensione di prima non ci fosse mai stata.
Arturus le chiese « È vera? La storia della fonte energetica vicino ad Olivia. »
« Si e no. C’è una traccia energetica che non sembra di questa nave. »
I primi abitanti della stazione in cui si imbatterono furono grigi nei loro corpi normali di carne e ossa, ma questi giacevano senza vita a terra, su di essi diversi segni di ustioni.
Vi erano anche mutaforma ma i loro corpi avevano perso consistenza, strisciavano a terra lasciando dietro di se una scia.
Nonostante il loro stato cercarono di aggredirli. Li eliminarono senza problemi, non sapevano cosa stesse accadendo ai nemici ma non avevano tempo per le domande.
Fu allora che il Catalizzatore li contattò e dopo una naturale diffidenza, si fecero guidare da lui. Fornire un'immagine in diretta di Olivia e Dasha aveva fatto scomparire ogni esitazione.
Avrebbero seguito le sue indicazioni, tenendosi pronti a un'eventuale trappola.
Si trovarono davanti a una porta bloccata, ma il vero problema era la gigantesca figura davanti ad essa che stava cercando di forzarla. Ai suoi piedi e in tutto il corridoio, unità dei Leviatani giacevano in quello che era stato senza dubbio un massacro. « Che roba è quello? » mormorò Areno.
« Non è ho idea, nemmeno mi interessa. »- rispose Arturus - « Granate! »
La figura, alta quasi tre metri, non sembrava essersi accorta del loro arrivo, tante che non si voltò neanche. Continuò a picchiare violentemente contro la porta con le sue braccia.
Due granate esplosero quando lo colpirono, parti del suo corpo macchiarono il corridoio. Si voltò lanciando un grido agghiacciante.
Aprirono il fuoco, quando fu abbastanza vicino perché potessero vederlo l’orrore li paralizzò per un istante. Qualunque cosa fosse non era viva, era composta da cadaveri sembrati e riordinati assieme. Krogan e Geth caricarono immobilizzando la creatura.
Per quanto forte era fatta di carne, nemmeno sua. Il suo addome si aprì mostrando una sfera azzurra dalla strana luminescenza.
I geth ebbero un malfunzionamento che li arrestò, i membri organici della squadra crollarono a terra. Ombre, vedevano ombre fluttuare in aria, una voce profonda sembrava chiamarli da un abisso senza fondo.
Arturus era in ginocchio e si teneva la testa tra le mani, gli occhi erano sbarrati a fissare qualcosa che solo lui vedeva. Allungò una mano a prendere l’arma caduta a terra, premette il grilletto.
Il colpo parti ferendo Mordin, il krogan urlò di dolore e caricò scontrandosi con la creatura che gli tenne testa.
Questa aveva un vantaggio, la sfera brillò, virando per un attimo la sua luminescenza e il krogan cadde in ginocchio schiacciato da una pressione insostenibile. I suoi muscoli erano tesi al massimo ma continuava a lottare.
Una lama nel fianco sinistro e un’altra in quello destro della creatura, a brandirle Areno e Tenus. Per fronteggiare il krogan, l’effetto sugli altri era calato per un momento di cui l’incursore e l’assassino avevano approfittato.
La creatura allargò le braccia, colpendoli violentemente e menando un colpo brutale alle testa di Mordin che crollò a terra.
Una serie di colpi d’arma da fuoco colpì la sfera distruggendola mentre era esposta, a sparare Arturus. Con la caduta di Mordin si era liberata la linea di tiro.
Il turian si era sdraiato a terra, per una maggior stabilità e cercare di stabilizzare la mira nonostante la confusione che sentiva nella mente.
Con la distruzione di essa la creatura smise di muoversi e giacque inerme al suolo. La squadra si rialzò, i suoi membri organici avevano un forte mal di testa mentre i geth si limitarono a riavviarsi.
Barcollante Arturus si avvicinò a Mordin, poggiandogli una mano sulla spalla il krogan annuì dicendo « È solo una puntura di spillo. » disse, riferendosi alla ferita che il turian gli aveva inferto.
Lui si diresse alla porta che rimase chiusa, chiamò Olivia più forte che poté. Finalmente la porta si apri.
Fu così che entrando nella stanza videro Olivia e Dasha svenute a terra, la figura olografica di un bambino umano proiettata da una console a qualche metro di distanza.
Appena si fu accertato che erano vive, si diresse verso l’ologramma. Questo sembrava instabile.
« Sei il Catalizzatore? Ho sentito storie dal vecchio Shepard, anche con tutta la buona fede avevo qualche dubbio che tu esistessi. Sono sorpreso che ci hai contattato. » disse Arturus.
« Quelle due donne mi sono state di grande aiuto. La vostra presenza ha fornito la possibilità di salvarle. Lasciate l’esplosivo che trasportate e andate, non avreste lo stesso il tempo per piazzarne altro. I nemici sono diretti qui in gran numero, altre unità come quella che avete affrontato qui fuori li stanno rallentando. Se volete sopravvivere dovete abbandonare subito questo posto.»
« Quella cosa che abbiamo ucciso la fuori, cos'era? Non sembrava roba dei grigi. »
« Non lo era, era comandata dai miei creatori: i Leviatani. Vi hanno fatto credere di averli battuti, di aver bloccato il segnale, isolandoli sul loro pianeta. Mentre voi e i grigi combattevate si sono infiltrati in questa stazione, hanno sorpreso tutti. Mi sono accorto della loro presenza solo quando era troppo tardi. Io sto cercando di prendere il controllo di questa stazione, i Leviatani  di controllare me. I xalielt hanno attivato contromisure, si sono accorti della loro presenza quando erano già a bordo. Quando una parte di loro è ritornata per ucciderle. » - e indico con lo sguardo Olivia e Dasha « In questo momento si stanno rallentando a vicenda, ma presto gli xalielt saranno qui. Sono troppi per fermarli.»
Arturus intuì che con xalielt, nome mai sentito prima, doveva intendere i grigi « Qual è il piano? »
« Questo ciclo non ha bisogno di un Catalizzatore o di pericoli provenienti dal passato. Ho predisposto perché tutto funzioni senza di me, ho fornito ai vostri governi le informazioni necessarie. Qualsiasi cosa succeda, anche venissi disattivato, il mio piano andrà avanti.» spiegò l’intelligenza artificiale.
Prima di andarsene Arturus volle dirgli un ultima cosa « Il numero di vite che hai stroncato con i razziatori è incalcolabile, però hai salvato la donna che amo. Grazie. »
« Capisco. » fu la semplice risposta dell’intelligenza artificiale.
 
Uno scossone, Olivia lo avvertì distintamente mentre tornava a uno stato cosciente. Incapace di risvegliarsi del tutto, teneva gli occhi chiusi. Il suo corpo aveva bisogno di riposarsi, rimanere anche solo semi cosciente ma immobile le costava fatica. Si sentiva sprofondare nuovamente nel sonno. Avvertiva attorno a se qualche suono, percepiva che il suo corpo era raccolto in qualche posizione che non capiva. Non importava, aveva fatto tutto quello che poteva. Qualsiasi cosa stesse accadendo era fuori dalla sua portata.
Una risata. Chi era che rideva in quella situazione? Il nemico? I grigi potevano ridere?
La sua mente si aggrappò a quella curiosità, si concentrò radunando le forze e aprì l’occhio destro. Delle piastre di metallo, pensò a un'armatura. Non le vedeva bene perché la sua fronte poggiava su di esse, guardando verso il basso. Aveva però la sensazione che fossero troppo grandi per un umano.
Comprese che qualcuno o qualcosa la stava tenendo in braccio. Si corresse, non solo in braccio ma la stava trasportando. Quegli scossoni erano passi.
Mosse appena i muscoli del collo, la testa ricadde all'indietro spinta dal suo stesso peso.
Per un attimo, venne abbagliata quando chi la sorreggeva si voltò verso di lei. Chiunque fosse era pieno di torce in testa. Queste si spensero, rendendo visibile la forma della testa del geth.
« Tenente Shepard, lieto di rivederla. » disse e aggiunse « Il tenente Shepard è sveglia. »
Si chiese a chi si stesse rivolgendo e chi fosse quel geth, non ricordava.
Qualcosa le passò delicatamente tra i capelli, le sembrò un tocco famigliare. Una mano la sorresse per la nuca. Gli occhi le si inumidirono quando vide Arturus.
« Ehi! Scusa il ritardo. Adesso va tutto bene, ti riportiamo alla SR3. » disse dolcemente il turian.
Lei si sentì schiacciata dal senso di colpa, per poter continuare la missione aveva abortito. Per completarla aveva permesso al Catalizzatore di “rimuovere” ciò che causava problemi con la biotecnologia.
Una faccia verde entrò nel suo campo visivo, un drell. « L’amica del capo si è ripresa, benissimo. Magari Isabella prenderà il suo culo e non il mio per quello che è successo. »
Riconobbe Tenus. Solo allora si chiese cosa ne fosse stata della Weaver?
La vide tenuta in braccio da un krogan, stranamente questo aveva un'aria familiare. La stanchezza non le permetteva di ricordare, le sembrò che le stesse dicendo qualcosa ma si addormentò prima di poter capire.
« Muoversi! Il nostro tempo qui sta finendo! » gridò Arturus ai presenti.
 
La porta della stanza di comando si aprì e gli Xalielt vi entrarono in gran numero. Loro e il Catalizzatore si trovarono infine faccia a faccia.
La reazione dell’intelligenza artificiale fu calma e pacata « Un interessante progetto evoluzionistico, peccato sia basato su presupposti fallimentari. Nella vostra condizioni non potete morire ma neanche riprodurvi. Siete destinati a una società stagnante. Non posso permettere che un fallimento minacci il successo ottenuto in questo ciclo. »
Seguirono alcuni istanti di apparente silenzio.
« Si, ritengo tutte le specie di questo ciclo un successo. Non posso permettere che questo sia messo in pericolo da errori del passato che non si rinascono tali. » commentò il Catalizzatore.
Altri momenti di silenzio.
« Non sembrate in grado di comprendere i vostri errori. Desideravo questa conversazione, solo come ultima prova della fondatezza della mia decisione. I preparativi sono conclusi. »
Come terminò la frase le casse di esplosivo lasciate e nascoste nella stanza, piazzato in diversi punti dalla squadra d’incursione, esplosero.
Tutto cominciò a tremare. La stazione nemica, la Cittadella al punto che anche sul campo di battaglia si smise di combattere.
Infine l’Arca degli Xalielt si staccò dalla Cittadella, pochi sapevano cosa stavano accadendo. Pilotata e guidata dal Catalizzatore la base nemica cominciò a muoversi, ad allontanarsi.
Eseguì un “salto” sparendo all'improvviso proprio come era apparsa.
La sua destinazione finale fu Desponia, il pianeta dove dimoravano i Leviatani. La stazione si mosse verso di esso.
Un segnale energetico incredibilmente potente si generò dal pianeta, spazzando via la “Linea Rossa”, la linea di difesa piazzata dal Consiglio per bloccare il controllo a distanza dei Leviatani.
Questo si scontrò con l’Arca, che riportò innumerevoli danni, incendi esplosero ovunque sulla sua superficie mentre un'infinità di sistemi andava fuori controllo.
Il Catalizzatore avvertì il volere dei propri creatori farsi strada fino a lui, superare ogni barriera posta alla sua sicurezza.
Sapeva che la soluzione adottata per contenerli sul loro pianeta non sarebbe bastato, il progetto “Linea Rossa” era insufficiente. Tanto meno due brucia pianeti sarebbero bastati a sterminarli. Avevano solo finto la propria distruzione, per agire ancora più nell'ombra, per colpire in maniera ancora più inaspettata. Per quanto potessero impegnarsi, le giovani civiltà di questo ciclo non avrebbero mai realmente compreso di cosa erano capaci quelli che loro conoscevano come Leviatani.
L’ultima barriera fu superata e sentì i propri comandi che venivano cancellati. La sua esistenza sparire. Ma ormai era troppo tardi per qualsiasi cosa.
L’Arca entrò nell'atmosfera alla massima velocità, scontrandosi con la massa d’acqua degli oceani. Sprofondando in essa fino a quando non colpì la crosta del pianeta.
L’esplosione spaccò il pianeta, fuoriuscì dalla sua orbita lasciando dietro di se frammenti di se stesso.
Il nucleo venne esposto, l’atmosfera si disperse, infine andò in pezzi dando origine a una nube di asteroidi.
Dei Leviatani, degli Xalielt e del Catalizzatore non rimase niente.


*****


Privati dell’Arca, i xalielt superstiti rimasti sulla Cittadella e quelli che si erano trasportati sui diversi pianeti persero energia. Non potevano mantenere quella forma, senza la loro stazione spaziale ad assorbire energia oscura dalla spazio che distribuiva fra loro.
Quelli sui pianeti distanti lentamente cominciarono a svanire, come neve al sole.
Solo sulla Cittadella tentarono un ultimo e disperato tentativo per sopravvivere. Forti del numero, improvvisarono una formazione biotica condividendo fra loro la propria energia alimentandosi a vicenda.
Ben lontani dai picchi di energia che raggiungevano quando stavano in cielo uniti in una formazione sferoidale.
Non attaccavano, concentrandosi sulla difesa e il risparmio dell’energia. I soldati non avanzavano, entusiasti, percepivano che ormai dovevano aver vinto. Nessuno voleva morire agli ultimi istanti.
Un gruppo di ufficiali si riunì per studiare la situazione, tra di essi spiccavano John Shepard, Ashley William, Garrus Vakarian e Urdnot Wrex. Si cercava il decidere il da farsi, le forze di cui disponevano erano minime, il nemico anche se indebolito li superava di numero, si propose di tentare di stabile una comunicazione. Se i grigi si fossero arresi, sarebbero stati trattati secondo quanto previsto dalle convenzioni sulla guerra.
Non lontano e in una situazione decisamente più comoda rispetto all'inizio, Isabella era distesa al suolo, febbricitante e stretta al braccio di Steve Shepard.
Attorniato da Alexya, Diana e Trish che gli stavano raccontando le avventure vissute, soprattutto come e perché fossero libere dall'indottrinamento da phantom.
Protetti da alcuni soldati di Divisione N, accuditi da Galba in una struttura improvvisata. Non vi era più niente di integro in tutta la Cittadella, quel posto era valido come un altro. Tante che altri feriti vennero raggruppati li attorno. Allo stesso modo Trish non venne spostata altrove, nonostante le sue mani avessero bisogno di urgenti e numerosi interventi chirurgici.
Il centro di comando venne posizionato li affianco. Il potere di Isabella era l’unica cosa che privava i nemici dell’immortalità. Difenderla era imperativo.
Data la vicinanza e la mancanza di pareti, ogni parola era udibile.
Isabella si alzò di scatto, sorprendendo tutti e sedendo. Aveva gli occhi scavati e grondava sudore, Steve non riusciva a staccare gli occhi da una gocciolina, che dal collo di lei scese fino al seno nudo.
Le ragazze si fecero attente. Un’aura biotica blu avvolse Isabella alzando un leggero vento, durò solo pochi istanti e al termine la donna sospirò profondamente.
« Ti senti meglio? » chiese Alexya affiancandola.
« Meglio. » il suo potere era nuovamente suo e libera di usarlo come preferiva. Peccato che il suo corpo fosse stremato, non vi era muscolo a cui non avesse male.
« Andiamo. » dichiarò a un tratto alla ragazza.
« È dove? » chiese non poco sorpresa.
« Posso venire anch'io? » domandò Diana, anche se non sapeva cosa o dove.
« Rimanete qui. Questo è un allenamento per Alexya. » A Isabella non era sfuggito che Trish, pur non dicendo niente, ci sarebbe rimasta male ad essere lasciata indietro. A volte il compito di educare era più complicato di quanto credesse.
« Ferma, cosa vorresti fare? » Ddmandò Steve in un crescere di tono mentre andava avanti a parlare « Si vede benissimo che non stai bene, fino a un istante fa eri distesa al suolo e non riusciva a muoverti. Inoltre, credo che entrambi abbiamo qualcuno per cui preoccuparci. Io per Olivia che era sulla base nemica che è sparita chissà dove, tu per Dasha che era con lei. Senza contare il particolare che sei nuda! Vuoi affrontare il nemico in queste condizioni?! » terminò il discorso che quasi urlava.
In un istante energia biotica si cristallizzò addosso Isabella, coprendo i punti giusti. Sembrava più un costume da bagno che un’armatura.
Fece segno al medico picchiettandosi il collo con due dita, lui le iniettò “ Sabbia Rossa” e rivolta a Steve disse  « Io rimango fedele alla mia natura. »dSi allontanò diretta verso il nemico, seguita da Alexya.
Trish e Diana, anche se dispiaciute di rimanere indietro erano d’accordo con lei. Lui guardò Galba e chiese « Non hai niente da dirle? »
« Preferisco rimanere vivo. Qualsiasi cosa si opponga a quello che decide, è qualcosa di morto anche se respira ancora. Escludendo Dasha e poche altre persone. » obiettò il medico.
Lui sapeva che era così. Il pensiero di Isabella era sempre diretto. Lei avrebbe cercato di sterminare i grigi. Non aveva nessuna importanza quale fosse la situazione. Sarebbe morta lei o i grigi si sarebbero estinti.
 
Alexya, accanto a Isabella, si sentì il dovere di dirglielo sebbene avesse qualche dubbio al riguardo « Dovresti sapere una cosa, riguarda Spadino…»
 
Isabella semplicemente apparve, nessuno spostamento di fase o occultamento. Prima non c’era poi c’era, esattamente davanti alla linea nemica. Faccia a faccia.
Il primo xalielt che la vide non capì neanche cosa avesse davanti, morì con quel dubbio. Le sue spade tagliarono, il corpo in cristallo non andò in frantumi.
Le parti amputate si separarono, lasciando una superficie liscia e levigata. Nessuna sbavatura. Un'opera perfetta, accompagnata da una musica dal suono cristallino, originata dalla sue spade. Solo due note, una per spada, generate dalla vibrazione di queste generate mentre erano attraversate dall'energia biotica. Due note che erano indice alla bravura nel maneggiare quelle spade. In quel momento un canto angelico non avrebbe saputo far di meglio.
Alexya osservava, occultata a qualche metro di distanza su richiesta di Isabella, c’era ancora molto che doveva imparare. Un taglio così perfetto non riusciva ancora ad eseguirlo.
Dopo l’ennesimo grigio che uccise Isabella si fermò, scrutò la massa di nemici. Sorrise, mostrando i denti. Ricordavano delle zanne.
I xalielt si trovarono di fronte a qualcosa che non poteva essere catalogato o misurato, per loro la cosa più difficile da apprendere. L’istinto omicida da Isabella era reale, avrebbe dovuto solo essere un'allucinazione dei loro sensi. Eppure era terrore quello che una sola umana stava facendo provare a tutti.
Isabella stese la mano, nel palmo una fiammella biotica. La presenza stessa del nemico aumentava l’energia biotica in tutta l’aria in cui si trovavano e solo lì.
Strinse il pugno, la fiamma si spense e una ben più grande l’avvolse. Dopo fu un inferno di fuoco.
I grigi crollarono in massa a terra, in preda a evidenti dolori. Il corpo di cristallo mutò di colore passando dal blu al rosso.
Un attacco biotico simile a “Saccheggio” ma infinite volte più potente, complesso e stancante per chi lo usava. Ma la stanchezza era compensata dalla rabbia di quello che era successo a Spadino.
Li stava divorando, come Trish aveva rischiato di fare con le sorelle. L’attacco era potenziato della natura stessa del nemico. Questa volta i suoi poteri stavano funzionando, non c’era nessuna tecnologia a bloccarli. Erano lei e loro.
Fiamme biotiche sempre più alte crebbero piegandosi infine su se stesse. Avvolgendo tutto lo schieramento nemico. Dall'esterno sembrarono le fauci di una bestia che si chiudevano.


*****


Una luce improvvisa accecò chi si trovava sul campo di battaglia, in infermeria Steve semplicemente non credeva ai suoi occhi.
Pensava di aver smesso di chiedersi “ come” Isabella riuscisse a fare qualsiasi cosa fosse con i suoi poteri. Semplicemente lo accettava.
Questa volta rimase a bocca aperta. Una cupola di luce rossa era ben visibile all'orizzonte, dalle dimensioni doveva coprire tutta la zona occupata dal nemico.
« L’ultima volta, che ho visto qualcosa di simile è stato quasi un decennio di fa. Su Omega. Allora Isabella aveva fatto qualcosa di molto più piccolo, era stato qualcosa d’improvvisato. La prima volta che riusciva ad andare in rosso. Ma questo…dottore, ma non era allo stremo fisicamente? »
« Certo. Questo è mai bastato a fermarla? » commentò Galba.
« Neanche una volta. » disse rispondendosi da solo. Sorrise. Qualsiasi cosa stesse facendo Isabella, li sterminasse pure. Sua nonna era morta, un sacco di gente lo era per colpa loro. I capi parlavano di trattamento di prigionieri secondo le regole.
Non gli importava se tra quelli favorevoli a quell'idea vi erano i suoi genitori, preferiva la giustizia criminale di Isabella. I grigi potevano pure morire fino all'ultimo, come vendetta per quello che avevano fatto. Doveva solo tenere quel pensiero per se, avrebbe così evitato qualsiasi discussione al riguardo.
Allungò l’orecchio, potè sentire qualche commento sbigottito provenire dal centro di comando li vicino. Qualunque fosse stata decisa, Isabella aveva deciso per tutti.


*****


I grigi, racchiusi in quella gabbia creata da Isabella, si dimenavano al suolo lanciando acuti gridi. Fiammelle biotiche, comparvero sui loro corpi consumandoli lentamente.
Il phantom si mise seduta. Normalmente si sarebbe divertita, li avrebbe torturati lentamente ma era troppo stanca per fare altro. Guardò verso Alexya, era rimasta tranquillamente in disparte in attesa che lei finisse. « Mostrami il tuo “rosso”. »
Un‘asta biotica di pura energia 19 allo stadio rosso le comparve in mano. Isabella la prese e la guardò critica. La ragazza era nervosa, sapeva di essere sotto esame.
La donna osservò attentamente cosa teneva in mano. Notevole, Isabella era colpita. Quello che teneva in mano era un lavoro grezzo, ma lo stesso esempio di grande abilità. Lei aveva imparato a cristallizzare in anni di esercizio. La ragazza ci era riuscita che non era ancora adulta, in pochissimo tempo.
« Cosa vuoi ottenere? » le chiese Isabella.
« Una spada, vorrei poter modellare una spada perfetta e con quella sconfiggerti. Un giorno diventerò più forte delle mie sorelle e le batterò, infine sconfiggerò te. »
Isabella si sdraiò a terra e li rimase, sorridente, la risposta di Alexya l’aveva soddisfatta « Cominciamo. » disse. 
Il suo allenamento ebbe inizio, davanti a lei i xalielt venivano consumati.
Sorrise davanti a quello che Isabella aveva preparato per entrambe. Un gigantesco “pasto” per lei dato che i suoi poteri consumavano quegli esseri di cristallo uno dopo l’altro ricaricandola, la possibilità di allenarsi su di loro per Alexya e una giusta vendetta per tutti i dispiaceri che quegli esseri avevano arrecato.
Non aveva nessun dubbio che quello che stava per fare fosse “giusto”.
La ragazza sorrise, si sarebbe allenata e vendicata in ugual misura anche per le sue sorelle assenti.
Sorrise, in viso un espressione folle di piacere.
Dietro di lei, Isabella si copriva gli occhi con un braccio e silenziosamente piangeva la morte del suo cane. Incurante ma consapevole di aver dato inizio all'ultimo atto dello sterminio dei grigi.


******


« Olivia, dove sei finita? » si chiese Steve tra se mentre la preoccupazione per la sorella aumentava, adesso che la guerra era finita e poteva pensare ad altro.
Sua madre ritornò in quel momento « Quello che sta accadendo laggiù, è opera della tua amica. » chiese Ashley, ormai aveva accettato quella strana amicizia del figlio.
« Si. Che fine ha fatto Olivia? E nonna? » domandò senza nascondere la propria impazienza.
« Di Hannah non si hanno notizie, Olivia è sulla SR3. La nave si è salvata. »
« Dio mio ti ringrazio. » esordì in maniera genuina.
« Ha perso il bambino. » a quella notizia Steve si pietrificò. Non aveva  idea di cosa dire o come avrebbe dovuto comportarsi con sua sorella e Arturus. « Horance ne è sicuro? Cosa è successo? »
« Si, riguardo al “come” non lo so. Olivia non è cosciente, la Weaver non sta meglio. Stanno venendo qui. »
Lui cercò di rialzarsi, un giramento di testa e sua madre glielo impedirono « Cosa credi di fare? » gli chiese la madre.
« Sono un soldato potenziato, non posso rimanere a terra. Dovrei riuscire, in qualche modo, a raggiungere Olivia. »
« Stia giù tenente » borbottò Galba, sedendosi a terra a gambe incrociate tenendo in mano una fiaschetta. « Faccio prima a contare le ossa che ha intatte, per farlo mi basta una mano. Lei è vivo solo grazie alla fortuna. Un'onda d'urto biotica di quella potenza spezza tutto. Se lei avesse avuto una corazza meno spessa, il colpo sarebbe stato subito letale. Morto, neanche la biotecnologia sarebbe più servita. » E bevve quello che non poteva che essere l’alcool, a giudicare dall'odore che liberava.
« Sentito il medico figliolo. Rimani disteso e immobile. Adesso troviamo un modo per trasportarti.» promise Ashley.
« Posso aiutare? » disse Sioux arrivando solo ora ma in tempo per sentire Ashley. Ammaccata ma sembrava stare bene.
Su una barella lei e altre tre IDG, accompagnati da Ashley, Trish e Diana che la seguiva appreso, trasportarono Steve fino al sito di atterraggio della SR3. Nel tragitto Sioux gli disse « Signore, è stato un vero eroe. »
« Come tutti. Qui la sola differenza è tra chi è vivo o morto. »
Con vero entusiasmo lei insistette « Il suo esempio ci ha spronato, per non parlare di quanto ha usato i Titani per bombardare il nemico dopo averlo radunato. Una trappola e un piano geniali. Molti ufficiali ne stanno discutendo. »
« Di che diavolo parli? » chiese lui onestamente confuso.


*****


Drentel stava maledicendo la sua sfortuna, mentre a pochi passi ammirava la cupola di energia biotica innalzata da Isabella.
Non aveva niente, neanche il più piccolo strumento per analizzare quello che aveva davanti.
Jessica lo affiancava silenziosa, scienziata, anche lei provava interesse per quello che vedeva.
Si erano salvati dallo schianto della Jotnar grazie alle capsule di salvataggio come molti altri. James e suo padre Jacob stavano cercando di mettere ordine tra i sopravvissuti.
« Non lo fare. » disse al drell, in mancanza di altro stavo allungando una mano per toccare quella cupola di luce iridescente.
A quell’avviso lui si fermò « Ripensandoci, non era una buona idea. »
« Isabella non è capace di alzare uno scudo, quindi perché riesce a fare questo? » si domandò Jessica, i rapporti erano chiari. Nonostante tutte le sue doti, Isabella non era capace di creare uno scudo biotico.
« Quello non è uno scudo. » disse Miranda indovinando i suoi pensieri, sua madre accompagnava la signora Lawson. « Osserva. » e lanciò una semplice palla di energia biotica.
Questa formò un'increspatura che passò oltre.
« Ma cosa? Sta ruotando! » gridò sorpresa Jessica.
Brynn spiegò alla figlia « La mancanza di qualsiasi increspatura, di un punto di riferimento e la sua luminescenza fanno si che non ci si accorga subito di questo particolare. Questo non è uno scudo, ma un muro di fiamme biotiche che si è richiuso in cima dando la forma di una cupola. Isabella non sa controllare forme statiche di energia, ma ci riesce benissimo con quelle cinetiche. »
Lo stupore era evidente su Jessica « Come? Io… Lei quando ha avuto modo di studiare questo fenomeno? Alla Grissom sono sicuro che non ha mai fatto niente di simile. »
« Ci sono segreti e informazioni per cui ti devi ancora guadagnare l’accesso. » fu l’unica spiegazione che ottenne da Miranda.
Jessica si sentì furiosa, a una scienziata del suo valore osavano celare delle informazioni sul proprio lavoro.
« Perché me ne parla adesso? Sta infrangendo il regolamento. » chiese, cercando di nascondere la frustrazione che provava.
« Davanti a questo, c’è poco da nascondere. È come una reazione chimica, con eezo normale e il 19 a fare da reagenti e la volontà del biotico a fare da catalizzatore. » a quella semplice risposta, Jessica sentì la frustrazione diventare ira. L’avevano informata solo perché Isabella aveva mostrato a tutti cosa poteva fare.
« La volontà? » domandò, per quanto furente desiderava apprendere.
« È una teoria sull'uso di poteri biotici. Il 19 a contatto con il normale da il via alla reazione ma il suo manifestarsi dipende dall'indole del biotico. Nel caso di Isabella delle fiamme, avviata questa va avanti spontaneamente. Il consumo energetico è minore di quello di sembra, considerando l’enorme capacità di ricarico del 19 ma lo stress per il fisico è molto più alto. Isabella ha innescato la reazione, questa si mantiene consumando tutta l’energia biotica con cui viene a contatto, non consuma se stessa come fa l’eezo normale. Lei si limita a controllarla, la gestisce. »
« Questo lo so. » rispose Jessica insofferente « La teoria della fiammella e della benzina è vecchia. La più piccola fiamma può incendiare il più grande deposito di sostanze infiammabili. Non credo però, che nelle sue attuali condizioni, Isabella possa gestire una simile manifestazione. Mi sono tenuta informata, so come abbia suddiviso il suo potere fra tutti i nemici. Lo sforzo dovrebbe averla stremata. »
« Ho parlato con Ashley, suo figlio ha sentito dirle che era un allenamento per Alexya. Sicuramente è stata Isabella a creare questa cupola di fiamme biotiche, ma è più probabile che a mantenerla sia Alexya o che non lo stia facendo da sola, se fosse aiutata da Isabella è probabile che il problema dell’affaticamento verrebbe superato. La ragazza è giovane e in perfetta salute, ha passato l’ultima ora a riposare insieme alle sue sorelle. »
Jessica sorrise, quando le venne un dubbio che espose subito « Mi chiedo quale sia il loro stato mentale, non mi stupirei fossero regredite ad uno stadio animale. La produzione di ormoni va fuori scala, sono come drogate dagli ormoni che il corpo produce naturalmente. » se fossero diventate animali, forse avrebbe lasciato che lei le studiasse.
« Esatto, ma credo stiano bene. » affermò Miranda.
« Come fa a dirlo? »
« Un insieme di istinto materno e femminile, Isabella ha sviluppato un sentimento protettivo verso le ragazze. Come una leonessa verso i cuccioli. »
« Ho io una domanda. » Disse il drell « Riguardo a questo muro di fiamme e a tutto il discorso che avete fatto prima. Esattamente da cosa è alimentato, se Isabella ha solo innescato la reazione? »
Con tranquillità Miranda rispose « Ha circondato e imprigionato al suo interno degli esseri di pura energia biotica. Devono essere una buona fonte di energia. Non voglio sapere in che modo Isabella sta allenando Alexya. » tenne per se la preoccupazione che suo figlio Henry avesse sviluppato una relazione romantica con Diana Weaver.
« Dobbiamo impedirlo! »- Urlò Drentel sconvolto - « Vi rendete conto di quanto sia avanzata la tecnologia del nemico. Ci supera in tantissimi campi. Se li eliminiamo tutti, perderemo un patrimonio inestimabile di conoscenze! »
Dimostrando la solita impassibilità la Lawson rispose « Vero, ma possiamo farci qualcosa? Superato quel muro fiammeggiante, bisognerebbe poi convincere Isabella. Qualcuno è in grado di farlo? »
A quella domanda nessuno rispose, perché conoscevano tutti la risposta: no.
« Drentel Peok si presenti subito alla Normandy SR3, questo è un ordine.» annunciò forte e chiaro una voce su tutti i canali di comunicazione.
« Adesso che succede? Abbiamo altri problemi da risolvere. » borbottò il drell.
« Non credo che a loro interessi. » commentò Jessica, rivolta verso delle figure in avvicinamento. Divisione N.
Jessica rimase lì, silenziosa ad osservare quella strana cupola assieme a Miranda e a sua madre Brynn. Lei cinse le spalle della figlia, voleva assicurarsi che stesse bene ed ebbe come risposta un sorriso. Jessica sorrideva perché finalmente aveva capito che odiava quelle due donne, odiava Olivia, il suo stupido fratello Steve, i loro amici. Odiava la Weaver, Isabella e quei cloni che la gente insisteva a trattare come persone.
Tutti loro erano solo serviti ad ostacolarla, adesso aveva capito.


*****


La situazione attorno alla Normandy SR3 era caotica, con soldati dell’Alleanza e membri di Divisione N a guardarsi con diffidenza.
Sulla nave si erano riuniti tutti i più alti ufficiali ancora in vita, nella sua infermeria erano inoltre ricoverate Dasha, Trish e Diana Weaver. Divisione N avrebbe voluto isolare la nave e salirci per garantire la sicurezza del presidente della Noveria Corps e famiglia.
Ma essendo una nave militare questo era proibito. Così si era venuta a creare l’attuale situazione.
A bordo gli ufficiali discutevano di cosa fare, su come far arrivare delle navi per lasciare la stazione, come provvedere ai feriti e sopravvissuti e come prendere contatto con l’esterno con le comunicazioni ancora difettose. Soprattutto si chiedevano cosa stesse accadendo sotto a quella cupola di energia biotica.
Drentel aveva detto il giusto, la tecnologia del nemico interessava a molti. Anche un solo prigioniero sarebbe potuto essere prezioso.
La vittoria era stata ottenuta neanche un’ora fa e le singole fazioni si stavano separando, in funzione del proprio vantaggio personale.
In infermeria, oltre a Dasha Weaver e Steve W. Shepard vi erano Horance,Galba e Drentel.
Trish Weaver era stata sottoposta a un primo intervento, adesso dormiva sedata in un'altra stanza dell’infermeria, Diana le sedava accanto facendo la guardia.
Anche Olivia occupava la medesima stanza, con lei Arturus che sedeva silenzio fissandola.
« L’idea è che io usi un po’della biotecnologia presente nel capo tenente Steve W. Shepard per guarire queste due donne? » chiese il drell ai due medici.
Essendo nella sua infermeria, fu Horance a rispondergli « A dire il vero, solo la Weaver. Il tenente Olivia non è in pericolo di vita. Le stiamo somministrando tutte le cure necessarie, per lei è solo una questione di tempo prima che si riprenda. Con la Weaver è diverso. Abbiamo fermato l’emorragia dovuta alla perdita dell’occhio sinistro, ma sono evidenti diversi danni neuronali. Il medico personale della signora, qui presente, si rifiuta di dirmi quale potrebbe essere la causa. Non è mai stato provato prima, ma questa è l’unica idea che ci è venuta. »
« Non posso dare garanzie, lo capite? » specificò Drentel.
Horance annuì « Lo sappiamo, ma se non rimettiamo a posto la Weaver quel phantom psicopatico di cui è innamorata potrebbe volere spiegazioni. »
« Isabella non vorrà spiegazioni, ucciderà e basta. » aggiunse Galba.
 
Quasi un’ora dopo, gli altoparlanti della Normandy SR3 gracchiarono quando si accesero, ci fu qualche secondo di silenzio « Isabella, Alexya…andiamo a casa. » La comunicazione si chiuse.
La cupola svanì, Alexya chiamò aiuto a gran voce e col comunicatore. I primi ad arrivare furono Miranda con Brynn e Jessica. Mentre il drell veniva portato via erano rimaste a guardare, come tutti quelli che non erano impegnati.
Fu subito chiaro quella era il problema per cui la ragazza chiamava a gran voce. Isabella non riusciva a muoversi. Ore di battaglia e l’uso smodato dei suoi poteri l’avevano paralizzata. Il suo corpo le si ribellava contro.
Anche il tatto e la sensibilità generale era venuta a calare o a mancare negli arti, come scoprirono da una veloce analisi medica di Miranda. Di per se niente preoccupante, poteva capitare quando un biotico stressava il suo sistema nervoso, era da capire quanto Isabella avesse stressato il proprio.
Alexya le stava accanto, tenendo in braccio le sue spade perché non toccassero terra. Purtroppo le custodie erano andate perse.
Jessica solo per caso le fu accanto, la ragazza ebbe un brivido che non seppe spiegarsi
In breve una scorta capeggiata da Naomi le raggiunse. Sulla Normandy SR3, Isabella volle raggiungere il letto di Dasha sulle proprie gambe. Non si sarebbe mai mostrata debole davanti a lei.
Dasha aveva una benda sull’occhio sinistro, Isabella arrivò fino al suo letto e si sedette a terra e sentì la mano di lei accarezzargli il capo. Alexya e Diana le guardavano silenziose, non volendo interrompere quel momento di riunione.
Avrebbero voluto abbracciarla, ma decisero di aspettare un momento più adatto. Quel gesto per Isabella era molto più importante di quanto non fosse per loro e lo sapevano. Era la ricompensa per ogni suo sforzo.
Isabella crollò per la stanchezza addormentatosi come Dasha le appoggiò la mano in testa. Per lei fu il segnale che finalmente poteva riposare, priva di coscienza l’armatura di energia biotica cristallizzata si dissolse lasciandola nuda. Il personale medico le trovò un camice e un letto su cui farla riposare.
Alexya e Diana cercarono di rimanere sveglie, ma alla fine la stanchezza ebbe la meglio e si addormentarono. Su consiglio di Galba, vennero messe tutte a riposare assieme nella stanza secondaria dell’infermeria dove dormiva Trish.
Quando si fossero svegliate, scoprire di essere assieme le avrebbe tranquillizzate.
Tutto quello che i soldati trovarono, quando la cupola svanì fu una sfera perfetta di eezo cristallizzato di tre metri di diametro e una melma azzurrina che ricopriva il suolo.
Degli Xalielt non rimaneva altro.
   
 
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