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Autore: Red_Coat    21/04/2017    2 recensioni
Questa è la storia di un soldato, un rinnegato da due mondi. È la storia del viaggio ultimo del pianeta verso la sua terra promessa.
Questa è la storia di quando Cloud Strife fu sconfitto, e vennero le tenebre. E il silenzio.
Genere: Angst, Guerra, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cloud Strife, Kadaj, Nuovo personaggio, Sephiroth
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'allievo di Sephiroth'
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Una vecchia leggenda racconta che un giorno il capo di un grande villaggio decise che era arrivato il momento di insegnare al nipote cosa fosse la vita. Lo portò nella foresta, lo fece sedere ai piedi di un grande albero e gli spiegò:
'Figlio mio, si combatte una lotta incessante nella mente e nel cuore di ogni essere umano. Anche se io sono un saggio e vecchio capo, quella stessa lotta avviene dentro di me. Se non ne conosci l'esistenza, ti spaventerai e non saprai mai quale direzione prendere; magari qualche volta nella vita vincerai, ma poi, senza capire perché, all'improvviso ti ritroverai perso, confuso e in preda alla paura, e rischierai di perdere tutto quello che hai faticato tanto a conquistare.
Crederai di fare le scelte giuste per poi scoprire che erano sbagliate. Se non capisci le forze del bene e del male, la vita individuale e quella collettiva, il vero sé e il falso sé, vivrai sempre in grande tumulto.
È come se ci fossero due grandi lupi che vivono dentro di me: uno bianco, l'altro nero. Il lupo bianco è buono, gentile e innocuo; vive in armonia con tutto ciò che lo circonda e non arreca offesa quando non lo si offende. Il lupo buono, ben ancorato e forte nella comprensione di chi è e di cosa è capace, combatte solo quando è necessario e quando deve proteggere se stesso e la sua famiglia, e anche in questo caso lo fa nel modo giusto; sta molto attento a tutti gli altri lupi del suo branco e non devia mai dalla propria natura.
Ma c'è anche un lupo nero che vive in me, ed è molto diverso: è rumoroso, arrabbiato, scontento, geloso e pauroso. Le più piccole cose gli provocano accessi di rabbia; litiga con chiunque, continuamente, senza ragione. Non riesce a pensare con chiarezza poiché avidità, rabbia e odio in lui sono troppo grandi. Ma è rabbia impotente, figlio mio, poiché non riesce a cambiare niente. Quel lupo cerca guai ovunque vada, perciò li trova facilmente; non si fida di nessuno quindi non ha veri amici.
A volte è difficile vivere con questi due dentro di me, perché entrambi lottano strenuamente per dominare la mia anima.'
Al che, il ragazzo chiese ansiosamente: 'Quale dei due lupi vince, nonno?'
Con voce ferma, il capo rispose: 'Tutti e due, figlio mio.'
Confuso, il ragazzo ribatté: 'Non capisco, nonno, come possono vincere entrambi?'
Allora, il capo lo guardò negli occhi e concluse, saggio: 'Il lupo nero ha molte importanti qualità di cui posso aver bisogno in certe circostanze: è temerario, determinato e non cede mai; è intelligente, astuto e capace dei pensieri e delle strategie più tortuose, caratteristiche importanti in tempo di guerra. Ha sensi molto acuti e affinati che soltanto chi guarda con gli occhi delle tenebre può valorizzare. Nel caso di un attacco, può essere il nostro miglior alleato.'
Poi tirò fuori due pezzi di carne dalla sacca e li gettò a terra, uno a sinistra e uno a destra.
'Qui alla mia sinistra c'è il cibo per il lupo bianco, e alla mia destra il cibo per il lupo nero.' disse indicandoli 'Se scelgo di nutrirli entrambi, non lotteranno mai per attirare la mia attenzione e potrò usare ognuno nel modo che mi è necessario. E, dal momento che non ci sarà guerra tra i due, potrò ascoltare la voce della mia coscienza più profonda e scegliere quale dei due potrà aiutarmi meglio in ogni circostanza.
Vedi, figlio mio, se capisci che ci sono due grandi forze dentro di te e le consideri con uguale rispetto, saranno entrambi vincenti e convivranno in pace; e la pace, figlio mio, è il fine ultimo della vita.
Un uomo che ottiene la pace interiore ha tutto.
Un uomo che è lacerato dalla guerra che si combatte dentro di lui, è niente.'
 
(Anonimo indiano)
 
- Dicembre –
 
Al lago non nevica mai, e non fa mai tanto freddo, perché c'è quasi sempre il sole, anche d'inverno.
È un peccato. Sarebbe bello se nevicasse, anche solo una volta.
M'immagino già le sponde coperte di bianco, l'acqua placida che ne accarezza i lembi, e il silenzio, la natura assorta in un pacifico riposo mentre i fiocchi continuano a scendere.
Sarebbe bello ...
Davvero tanto bello.
Ma anche la pioggia non è male, qui.
Il cielo cupo sul lago, i tuoni in lontananza, il lento tamburellare delle gocce sui vetri, sui tetti, sulla vegetazione addormentata e sull'acqua cristallina dello specchio d'acqua.
Il tutto, ugualmente assorto nel pacifico silenzio della natura, mentre all'interno un caldo fuoco scoppietta vivace, nel camino del grande soggiorno dell'ostello, un tempo pieno di clienti, e adesso solo per noi.
Sono le cinque del pomeriggio, e mentre l'ultima luce del sole si appresta a sparire, Keiichi già dorme di sopra, nella stanza che prima era di Hikari ed ora è diventata la sua. Io e lei, invece, siamo seduti sulla stessa poltrona di vimini, ad appena qualche metro dal camino in pietra.
È stata una giornata meravigliosa, iniziata col sole e finita così, in un abbraccio vicino al caldo fuoco.
Sono contento di essere riuscito a riportarli qui, Keiichi era felicissimo, e non stava più nella pelle sul treno, stamattina. Ha passato tutto il viaggio di andata a girovagare per il vagone semivuoto, parlando delle tante cose che aveva in programma di fare una volta arrivato e strappando qualche sorriso sia a noi che agli altri viaggiatori.
C'era il sole stamattina, quando siamo arrivati. Rifulgeva pacifico in un cielo appena un po' macchiato da qualche nuvoletta di passaggio, che nel corso delle ore si è poi trasformata in questi nuvoloni neri e pieni di pioggia.
Abbiamo giocato insieme sulle rive del lago, io, lui e Hikari, che invece è stata impegnata a disfare le poche valige e solo all'ultimo si è unita a noi. Abbiamo combattuto orgogliosamente con bastoni di legno, fatto un picnic sul prato e guardato le nuvole cambiare e muoversi, stringendoci insieme come padre e figlio.
Non mi sono mai sentito così fiero di lui.
Ho fatto tante foto, per mettere in pratica le lezioni imparate al corso di fotografia a cui ho da qualche giorno iniziato a partecipare. E quando poi il sole è stato oscurato definitivamente dalle nubi siamo rientrati, e mentre Hikari si occupava di ripulire e mettere a letto Keiichi io ho lavato pochi piatti che abbiamo riportato indietro dal pic nic, rimesso a posto gli avanzi e acceso il fuoco, sedendomi infine ad attenderla qui, su questa poltrona dove ora siamo stretti l'uno all'altra, in un abbraccio innocente che, complice forse anche la tenue luce del camino, il suo calore che si mischia a quello dei nostri corpi, e il dolce suono della pioggia che continua a scrosciare fuori dalle finestra piene di fiori ... rischia di trasformarlo in qualcosa di più.
Le fiamme ardono, bruciano sulla pelle, e intorpidiscono i sensi stregando gli occhi, con i loro movimenti sinuosi e danzanti.
È questione di un attimo, e la mia testa si abbassa di più, quel tanto che basta perché le mie labbra sfiorino piano la pelle del collo di Hikari. Quasi involontariamente. O forse no.
Le nostre mani, legate insieme sopra al suo ventre si stringono di più, e lei rabbrividisce appena, inclinando di poco la testa per concedermi spazio, attorcigliando le sue dita alle mie.
Non ho bisogno che dica niente. Seguendo il mio istinto resto fermo qualche istante, ascoltando il suo corpo rilassarsi e il suo respiro farsi più lento, in contrasto coi nostri cuori che impazzano all'unisono. Quindi riparto, piano e con delicatezza, approfondendo il contatto; con le labbra mordo appena la sua pelle iniziando a salire, lentamente e senza tralasciare neanche un centimetro di quella scalata, mentre mi tengo stretto a lei, avvicinandola di più.
Ben presto i brividi si moltiplicano, e quando con la lingua infine arrivo a sfiorarle appena la parte interna dell'orecchio lei non resiste più, e in un impeto di passione si volta e mi bacia, desiderosa, prendendomi il viso tra le mani mentre io con le mie sfioro le sue gambe morbide, sollevando appena la stoffa del kimono e della bianca sottoveste ed incontrando la pelle nuda.
Morbida, fresca e liscia. Sembra una bambola di porcellana, ma ... in realtà è molto, molto di più.
Una dea. La mia dea.
Le nostre labbra si mordono a vicenda, le sue dita affondano nei miei capelli mentre le mie salgono sempre più su, facendosi strada tra i veli e arrivando ad accarezzare nuovamente lì dove nessun'altro a parte me è mai arrivato, né lo farà mai.
All'improvviso un gesto più profondo e ben mirato degli altri, lei sussulta in un muto sospiro di piacere per poi guardarmi negli occhi, e accogliere il mio sorriso con un altro per poi riprendere a baciarmi, con più foga, e a muoversi e far danzare la sua lingua con la mia in un appassionato valzer che ci mozza il respiro, e ci prepara per quello che sarà.
Le mie mani continuano a stuzzicare appena l'esterno della sua intimità e la parte interna delle cosce, il fuoco continua a danzare, e la passione a crescere.
Fino a che, finalmente, lei non decide che è stanca di aspettare e con le sue dolci, esperte e affusolate dita da artista inizia veloce a slacciare uno dopo l'altro i bottoni della mia camicia, sfiorandomi con calde carezze la pelle del petto mentre io comincio a fare lo stesso con i lacci delle sue vesti.
Neanche io ce la faccio più.
E, quando anche l'ultimo bottone è andato e noi ci fermiamo a riprendere fiato guardandoci, io la prendo tra le braccia e alzandomi conduco entrambi verso il divano a tre posti a pochi passi da lì, adagiandocela infine sopra per poi liberarmi definitivamente della camicia e chinarmi a torso nudo su di lei, prendendo nuovamente a baciare le sue labbra, dapprima piano e poi sempre più veloce, fino a sentire le sue mani sfiorarmi e toccarmi senza sosta, e la consistenza piena dei suoi seni sotto le mie.
La voglio. Adesso.
E mi vuole anche lei.
Perciò chiudiamo gli occhi, e prepariamoci a toccare il cielo.
 
***
 
Solo, nel buio e nel silenzio del suo rifugio, antro e nascondiglio, il giovane spettro, per mezzo del globo di lifestream sospeso al centro del cristallo di Mako, osservava in silenzio i due innamorati amarsi intensamente e tacendo ascoltava i loro sospiri, cercando di pensare a come sarebbe stato viverlo respirando, mentre con occhi spenti, seri e quasi irati si ritrovò ad invidiare tutta la fortuna ch'era toccata a quel ragazzo.
" Non sarà sempre così ... " pensò ad un certo punto, ardente di rabbia e gelosia, prendendo ad avanzare dal fondo della grotta verso il globo.
Lentamente, cautamente, le mani giunte dietro la schiena e quest'ultima dritta in maniera altera, quasi come a volersi distaccare da tutto ciò che apparteneva a quel presente.
Per poi, una volta giunto a pochi centimetri, allungare con un ghigno la mano destra sull'immagine dei due giovani, che appena raggiunto l'apice della passione smisero di amarsi e rimasero così, nudi e immobili ad ascoltare la pioggia oltre i vetri della loro casa, stretti insieme nel calore di un pacifico abbraccio, mentre il fuoco nel camino ardeva ad illuminare a tratti i loro profili e la loro pelle.
"Non sarà così ... ancora per molto." ripeté nella sua testa lo spettro, e proprio allora dalle sue mani iniziò a fuoriuscire una strana, inquietante ombra nerastra che avvolse il globo, e iniziò piano pian a scurirlo.
"Come state bene insieme." disse tra sé "Sarebbe un peccato se, proprio adesso ... uno di voi due morisse. "
Pensò schernitore, e chiudendo gli occhi si preparò a trasformare quel suo pensiero crudele in realtà.
Ma proprio quando stava per farlo, una voce femminile a lui nota intervenne a fermarlo, evitando così il peggio. Per fortuna.
 
<< Kendra! >> lo chiamò, autoritaria e anche un po' angosciata.
 
Il giovane spettro fermò all'istante i pensieri, e bloccò le sue labbra dal sussurrare le funeste parole dell'incantesimo che avrebbe voluto lanciare.
La nube nera iniziò a svanire, e quando infine riuscì a farlo del tutto di fronte ai suoi occhi tornò vivida l'immagine del ragazzo, che stringeva innamorato e tranquillo la sua donna tra le braccia.
Ghignò, senza saper decidere se fosse più forte la rabbia per essere stato scoperto e interrotto, o il disappunto nel continuare a vederlo così.
Quindi, tornando a fingersi tranquillo si voltò, e l'immagine dello spirito di una donna dai lunghi capelli castani, vestita con un semplice abito rosso e un paio di scarpette del medesimo colore, si materializzò davanti ai suoi occhi.
Rise, divertito.
Una risata cupa e sommessa, che rimbombò spettrale tra le pareti di roccia lasciando dietro di sé un eco che scomparve lentamente, col passare dei minuti.
 
<< La piccola Ifalna ... >> osservò, scrutandola brevemente da capo a piedi mentre tornava a camminare verso di lei, con le mani giunte dietro la schiena << Qual buon vento ti porta qui, nella mia umile terra d'esilio? >> chiese infine, fermandosi a metà strada, di fronte a lei.
 
La donna, che lo fissava con aria addolorata e seria, rivolse una rapida occhiata all'immagine dei due ragazzi, nel globo, per poi concentrarsi di nuovo su di lui, dura e determinata.
 
<< Cos'altro hai intenzione di fare, Kendra? >> domandò severa.
 
Lui assunse un'aria innocente, inclinando di poco la testa e fissandola confuso.
 
<< Io? >> chiese, tornando poi a sogghignare scuotendo la testa divertito, e allargando le braccia.
 
Non rispose, ma rise più sonoramente di come aveva fatto fino a quel momento.
A lungo, con gusto, mentre la donna lo ascoltava in silenzio senza battere ciglio, stringendo i pugni.
Poi, all'improvviso la risata si smorzò e lui tornò a fissarla serio, con astio.
 
<< Cos'altro avete intenzione di fare voi, madamigella? >> replicò, insolente e insinuante, riprendendo poi a dirigersi verso di lei mentre proseguiva, consegnandole tutto il rancore che aveva covato fino ad allora.
 
Finalmente.
 
<< Cosa credi di ottenere, spingendolo verso una donna mortale e proteggendolo come lui fa col suo bambino? >> domandò << Non ho idea di quale sia il tuo piano, ma devo ringraziarti. >> fece infine, con un sorriso, inducendola a guardarlo e rivolgendole l'ennesimo ghigno famelico mentre si chinava appena a scrutarla negli occhi << Me lo hai appena consegnato. >>
 
Quindi rialzando di nuovo la schiena riacquistò il suo portamento altolocato, e mentre con una mano giocava a creare piccole goccioline d'acqua che gli volteggiavano nel palmo proseguì, spiegandole calmo e sicuro di sé.
 
<< Gioca pure quanto vuoi, a pettinarlo e vestirlo come il bravo e perfetto Cetra che vorresti che fosse.
Tanto, mi basterà un niente ... e il misero quadretto dentro cui lo hai incorniciato si sfracellerà in mille pezzi, mentre voi starete lì a guardare sgomenti. >>
 
Si fermò di nuovo, la mano a mezz'aria ora piena di una nebbiolina verdastra per nulla rassicurante, oleosa e spessa.
La guardò, e il ghigno sadico accentuò il proprio spessore, diventando una smorfia ora più che mai inquietante.
Ifalna continuò a tacere, sempre più contrariata e triste, mentre dopo qualche minuto assorto in quel suo stranamente confortante silenzio il giovane Cetra riprese, con una semplicità quasi disarmante e una strana espressione negli occhi che continuavano a fissare la nebbia.
 
<< Un germoglio appena nato è facile da estirpare. Basta un solo gesto ... >> imitandolo con un movimento leggero e rapido della mano sinistra e del polso << Ed è fatta. Smuovi un po' la terra, e anche il segno del suo passaggio è andato. >> poi però, tornando a squadrarla di sottecchi riacquistò il suo sguardo avido e sadico, scomparendo e riapparendo dietro al globo di luce in cui ora scorreva piano l'immagine dei due sposi che dormivano stringendosi, e sibillino aggiunse, sfiorandone la superficie con la punta delle dita affusolate << Ma quando è un albero ad essere sradicato, è impossibile non notarne la cicatrice. Resta, quasi indelebile. Più le radici sono profonde, e più questa impiegherà tempo a rimarginarsi ... molto tempo ... sempre ammesso che riesca a farlo del tutto. >> smettendo di parlate proprio quando, infine, l'immagine si era ingrandita fino ad ospitare solo il viso di Victor Osaka, che dormiva sereno ignaro di ogni cosa.
Ifalna lo guardò e rabbrividì, quando spostando gli occhi incontrò infine un nuovo sogghigno perfido da parte del giovane mago.


Fino a questo punto poteva spingersi, il cuore di un Cetra maledetto?
In un primo momento fu talmente amareggiata, spaventata e sconvolta da non riuscire neanche a parlare. Poi però trovò dentro di sé la forza per farlo quando lui, per concludere, la provocò aggiungendo
 
<< In quel tempo sarà molto più facile per noi. >> sogghignando infine divertito.
<< Ti sbagli! >> replicò allora lei, sostenendo coraggiosa lo sguardo d'indignazione e sorpresa che lui le lanciò subito dopo.
<< Ah, si? >> fu la replica sarcastica.
 
Lei la ignorò, e continuò a parlare. Ora era arrivato il suo momento.
 
<< Victor non è come te. >> riprese, con sempre maggior sicurezza e mantenendosi distaccata emotivamente da tutto ciò che quell'essere immondo le provocava << Anche se gli hai donato i tuoi poteri, lui non è te. Non lo è affatto. >> sostenne, con fiducia e convinzione << È una persona completamente diversa da te, capace di fare le sue scelte, di adempiere ai propri doveri e usare la propria capacità di pensare in maniera del tutto diversa da come hai fatto tu. Lui ... non sarà mai ciò che speri che divenga. >>
 
Per l'ennesima volta, Kendra si prese gioco di lei ridendole sarcasticamente in faccia, prima di ribattere maligno.
 
<< Ciò che io voglio non ha più importanza ormai, piccola stupidella! Credi davvero sia così facile far cambiare idea ad un soldatino obbediente come lui? Chi sceglierà quando sarà il momento? I Cetra? Il Pianeta? O ... suo fratello?>> domandò quindi, conoscendo già la risposta << Voi non avete scampo, non più ormai. >> soggiunse infatti, beandosene mentre le voltava le spalle << Nel suo cuore c'è già la sentenza definitiva, tentare di cambiarla ... servirà soltanto a renderla ancora più salda. >>
 
Un'altra risata. Riecheggiò tra le pareti di roccia melmosa rimbalzando su di esse più volte, e insinuandosi nelle sue orecchie. Difficilmente l'avrebbe dimenticata.
 
<< Non avete speranze. >> proseguì, gioendone << Né voi, né il pianeta ... imploderà, e voi scomparirete con lui. >> concluse, con una intensa e quasi folle luce negli occhi, voltandosi nuovamente a guardarla negli occhi << È solo questione di tempo, ormai. >>
 
Ifalna a quel punto sospirò, profondamente addolorata.
 
<< Mi dispiace ... >> disse, cogliendolo di sorpresa.
 
Difatti, il giovane Cetra la fissò in silenzio, cercando di capire il perché di quella frase lì per lì senza senso. Ci mise davvero poco però, quando la sua interlocutrice la ebbe portata a compimento.
 
<< ... Mi spiace davvero tanto, che tu non possa più rivederla. >>
 
Strinse immediatamente i pugni, e infuocò la sua espressione in una piena di astio e ira.
 
<< Ma, nonostante tutto ... >> continuò Ifalna senza demordere, approfittando di quel momento di silenzio per far breccia nel suo cuore da rinnegato << ... io non ci credo che il tuo cuore si sia inaridito così tanto, da volere anche per lui un simile destino. >>
 
Kendra tornò a ghignare, tingendo sulle sue labbra sottili una smorfia famelica.
 
<< Ti ringrazio molto ... >> rispose, accennando un profondo inchino << ... per la tua solidarietà. Ma sono secoli ormai che osservo il mondo da qui, solo ed umiliato, in attesa di quel giorno ... >> si fermò, gli occhi all'improvviso invasi da una luce oscura << E ho capito che non c'è nulla di nuovo, mai, sotto il sole. >> riprese, sibilante << Niente che io non abbia già visto, o già sentito. >> quindi, tornando a giocherellare con i suoi poteri muovendo piano le dita della mano destra e alzando in aria il braccio osservò, tranquillo e quasi annoiato << La storia si ripete, sempre ... non importa quanto tempo sia passato. >> quindi guardandola inclinò di lato la testa e le rivolse un sorriso sornione << Ora tocca a me. >> risolse, bramoso, per poi aggiungere divertito << E poi non sono stato io, a spingerlo tra le braccia di una donna sperando che questo potesse bastare a redimerlo. >>
 
Rise di nuovo, scuotendo il capo.
 
<< Povera illusa, la nostra piccola ingenua Ifalna. >> rivolgendole quindi un'altra occhiata commiserante << Sei davvero ancora solo una bambina. >>
 
Lei sospirò triste, per l'ultima volta.
Quindi, ritrovando il suo aspetto più maturo e severo concluse, cupa.
 
<< Forse noi potremmo anche morire. Ma tu non vincerai. Il tuo odio, e la tua ambizione ti uccideranno, definitivamente. >>
 
Kendra ghignò, e vaporizzandosi di fronte a lei la guardò dritto negli occhi, restituendole provocatorio il favore e replicando così, oscuro
 
<< Lo vedremo. >>
 
Prima di scomparire, lasciandola sola nel buio e nel silenzio a riflettere.
"Victor ... questa è la mia ultima occasione per salvare tutti noi."
 
***
 
<< Papà, papà! Sveglia, svegliati! >>
 
La vocina di Keiichi, sussurrata vicinissimo a lui, lo riscosse nel bel mezzo della notte proprio nella fase più profonda del suo sonno. Riaprì gli occhi, faticando un po' a schiarirsi la vista. Stava dormendo così bene!
 
<< Papà! >> ribadì il bambino, scuotendolo appena appoggiando le manine morbide e calde sulle sue.
 
Victor sospirò.
 
<< Keiichi ... >> bofonchiò, alzando la schiena, la voce ancora impastata dal sonno << Cosa c'è? >> chiese quindi poi, iniziando pian piano a rendersi conto della situazione in cui si trovava, e di conseguenza preoccupandosi << Ch'è successo? >> ribadì, guardandolo ansioso negli occhi.
 
A giudicare dalla sua espressione felice ed eccitata però, non doveva essere qualcosa di tanto grave, anzi.
 
<< Vieni papà! >> lo incoraggiò infatti subito dopo il piccolo, sempre mormorando, per non svegliare sua madre che dormiva nel posto di fianco.
 
Victor le lanciò un'occhiata, poi tornò a fissare lui che prendendogli una mano ribadì, impaziente.
 
<< Dai, alzati! >>
 
Sospirò di nuovo.
Infine, arrendendosi e non aggiungendo altro per non fare ulteriore rumore, sgusciò fuori dalle lenzuola con cautela, indossò calze, anfibi e una maglia a maniche corte nera sul pantalone della tuta per poi seguirlo fuori, nella luce lunare che illuminava quella notte d'inverno, fredda e pacifica.
Aveva smesso da poco di piovere, appena qualche ora.
Keiichi aveva indosso soltanto il suo pigiamino di pile e ai piedi un paio di stivaletti marroncini che sprofondavano appena nel fango, eppure non aveva freddo.
Nessuno dei due ne aveva.
Aggrappato alla sua mano destra il bimbo continuò a trascinarlo, fino a che non lo ebbe condotto dietro la casa, al limitare del boschetto di alberi da frutto e sempreverdi, nella grotta che ospitava la sorgente di lifestream.
Non appena si rese conto di essere lì, Victor non poté trattenersi dal chiedere
 
<< Che ci facciamo qui? >>
 
Mentre stupito osservava a bocca aperta lo spettacolo delle pareti illuminate dalla stessa luce verdina che brillava anche nei suoi occhi, solo se possibile forse un po' meno intensa.
Il bambino però non rispose, perché era già caduto in ginocchio a pregare, a mani giunte ed occhi chiusi.
Così lui non poté che limitarsi ad osservare quello spettacolo, sorpreso di poterlo vedere proprio lì, in quella sorgente che fino a poco tempo prima era completamente esaurita. Si concesse ancora qualche attimo, quasi stregato da quella bellezza così simile a quanto aveva visto sotto il reattore di Nibelheim ma stavolta vicinissimo a casa sua. Poi si costrinse a tornare in sé, e prese ad avanzare cautamente verso suo figlio.
 
<< Keiichi ... >> ripeté, osservandolo curioso << Che stai facendo? >>
<< Non ci riesco, uffa! >> mormorò in risposta il bimbo, stringendo di più le mani e le palpebre chiuse.
 
L'ex SOLDIER sospirò.
 
<< La mamma è sola, dobbiamo tornare. >> decise.
<< Si, si. >> annuì il piccolo, quasi supplicandolo << Solo un attimo ancora, per favore! >> per poi tornare a pregare con più intensità.
 
Victor continuò a guardarsi intorno, sempre più agitato pensando a Hikari sola nel bel mezzo del nulla nel cuore della notte.
Fino a che, proprio quando stava per decretare la fine di quel momento, la luce del fiume di lifestream nel crepaccio in fondo alla grotta aumentò improvvisamente d'intensità, fino quasi ad accecarlo, costringendolo così a chiudere gli occhi per un istante parandoseli con un braccio.
Quando li riaprì, davanti a lui era apparsa una nuova figura, quella di una donna ... la stessa che aveva incontrato al tempio degli antichi, e che lo aveva trattato con freddezza e ostilità mentre ora, invece, lo fissava con un sorriso, quasi felice di rivederlo.
Rimasero per qualche istante in silenzio a squadrarsi, mentre lo sguardo di Osaka mutava rapidamente da uno sorpreso ad uno più ostile, e lui tornava a respirare.
Infine, ad un tratto la voce di Keiichi si fece risentire, vispa e felice.
 
<< Signora Ifalna! >> esclamò, schizzando in piedi << Eccoti! >>
 
Lei lo guardò, sorrise.
 
<< Ciao Keiichi. >> replicò gentilmente
 
Un altro colpo al cuore per Victor.
 
<< Voi ... >> iniziò, fissandoli sconvolto << Vi conoscete? >>
<< Si papà. >> rispose prontamente il bambino, allargando il suo sorriso << Anche la mamma la conosce, è stata lei ad avvertirmi che stavi male. >>
<< Oh ... >> osservò allora l'ex SOLDIER, rivolgendole un'occhiata scettica e diffidente << Ma davvero? Che pensiero gentile ... >>
 
Ifalna non accolse la provocazione, capendo bene il suo stato d'animo.
Non erano partiti col piede giusto al tempio, perciò si limitò a sorridere, per poi spiegare con calma.
 
<< Sono stata io a chiedere a Keiichi di portarti qui. Volevo parlarti. >>
<< Mh. >> fece Victor, incrociando le braccia sul petto, cercando per amore del bambino di non lasciar trasparire tutta l'irritazione che quella situazione gli provocava.
 
Più voleva proteggerlo, e più gli spettri che non riuscivano a parlare con lui usavano Keiichi per farlo. Questa situazione doveva finire!
 
<< Mi sembra tu sia stata abbastanza chiara, l'ultima volta che ci siamo visti. >> ribatté, scuro in volto << Spero tu non sia rimasta troppo delusa dal fatto che, nonostante tutto, non sono morto. >>
 
La donna sorrise di nuovo e scosse piano il capo, chiudendo appena gli occhi per poi riaprirli di nuovo e puntarli nei suoi.
 
<< Non lo sono. >> replicò, anche visibilmente sollevata << Affatto. Anzi ... >> aggiunse, guardando Keiichi e scoccandogli un occhiolino per poi tornare a rivolgersi a lui << Sono qui per aiutarti. >>
 
Victor inclinò di lato la testa e le rivolse uno sguardo stupito, corrucciando la fronte e le sopracciglia.
 
<< A fare che? >> domandò, per poi sciogliersi in un ghigno allargando le braccia << Io non ho bisogno più di nessun aiuto, ormai. >>
 
Ifalna e il piccolo Keiichi si scambiarono un breve sguardo complice, e un sorriso appena accennato. Quindi il piccolo annuì, e la Cetra replicando il suo gesto in risposta tornò a guardare suo padre che li osservava senza capire, irritato e sconcertato al contempo.
Gli sorrise, quindi allungò una mano verso il terreno sotto i suoi piedi e allargò le dita, come se volesse liberare una farfalla racchiusa al suo interno.
Non era un insetto però, ciò che uscì poco dopo da esso, quasi danzando leggiadramente dal suo palmo fino a far nascere e crescere un fiore sul terreno sul quale, se fosse stata ancora viva, le suole delle sue graziose scarpette rosse si sarebbero poggiate.
Victor osservò col fiato sospeso, a bocca aperta per lo stupore mentre nel giro di qualche secondo il germoglio diventava fiore e il fiore apriva la sua corolla mostrandosi in tutta la sua dolce e fragile bellezza.
Infine, Osaka tornò a guardarla senza parole e lei con un sorriso tornò a far sentire dolcemente la sua voce, così stranamente familiare anche se Vic non riuscì a capire il perché.
 
<< Anche un fiore, per quanto forte, ha bisogno di acqua e nutrimento per continuare ad esistere. >>
 
Keiichi sorrise, guardando in silenzio dapprima il sorriso della donna, poi lo sguardo serio e sconvolto di suo padre. Per un po', quest'ultimo stette in silenzio.
Poi, tornando cupo, chiese stringendo i pugni.
 
<< E questo adesso cosa dovrebbe significare? >>
<< Che tutti >> replicò lei, continuando a mostrarsi calma << perfino il Pianeta, hanno bisogno di aiuto. Per questo Esso ha creato noi Cetra. >>
 
Sulle labbra dell'ex SOLDIER si dipinse un altro ghigno.
 
<< Noi? >> domandò, sarcastico << Ah, quindi adesso è un noi? >>
Ifalna si lasciò scappare una risatina divertita, coprendosi appena la bocca con una mano per poi tornare a guardarlo intenerita mentre lui la fissava, ancora una volta domandandosi perché, all'improvviso, tutto in lei suonasse così famigliare.
 
<< Lo è sempre stato, Victor. >> replicò << Tu sei sempre stato uno di noi. >>
 
L'altro non rispose. Non sarebbe servito. Del resto era uno spettro, avrebbe facilmente potuto leggergli nel pensiero, o almeno cercare di farlo con buone possibilità di riuscirci.
Si limitò così a infilare le mani nelle tasche del pantalone, storcendo le labbra e annuendo con poca convinzione.
 
<< Si, certo ... >> mormorò
 
E, a quel punto, una richiesta formulata così all'improvviso dalla Cetra lo colse di sorpresa, inducendolo a tornare a scrutarla ad occhi sgranati, quasi incredulo.
 
<< Ora provaci tu. >> gli disse.
<< C-cosa? >> replicò lui, spiazzato.
 
Ifalna tornò a sorridere.
 
<< Il fiore ... >> specificò, indicandolo con un cenno del capo << Prova a crearne uno anche tu. >> concluse.
 
E, dopo un primo istante di silenzio in cui la scrutò cercando di capire se forse non fosse il caso di considerare l'eventualità che avesse capito male, Victor Osaka esplose in una risata divertita, mentre Ifalna lo guardava serafica e Keiichi rimaneva in silenzio ad osservare.
Durò a lungo, sfiorando il minuto di tempo. Poi senza riuscire a smettere del tutto Osaka scosse vigorosamente il capo e ribatté, quasi ovvio
 
<< Stai scherzando? >>
<< No. >> fu la risposta semplice e secca di Ifalna
 
L'espressione divertita sul suo viso allora si spense, e lasciò il posto ad una più sconcertata e spazientita
 
<< Ho capito ... >> concluse << Keiichi, andiamo. >> rivolgendosi poi a suo figlio << E' tardi, e la mamma è sola a casa. >>
<< No, aspetta papà. >> replicò il bambino, correndogli incontro ed afferrandolo per un braccio, rivolgendogli poi uno sguardo preoccupato e dispiaciuto sperando di fargli cambiare idea
 
Ci riuscì.
Perché dopo qualche istante in bilico, Victor si fece convincere a non deluderlo e decise di restare.
Ma voltandosi lanciò un'occhiata di sottecchi a Ifalna, che lo fissava in attesa.
 
<< Dai papi. Ti prego, provaci. >> lo implorò a quel punto il piccolo, tornando a sorridere.
 
Il suo sguardo di sfida s'intensificò, Ifalna lo sostenne con coraggio fino a che, dopo l'ennesimo sospiro spazientito, Victor alzò la mano e per accontentarla provò a farlo, ma con scarsi risultati.
L'unica cosa che riuscì a creare fu uno stelo debolissimo, un paio di foglie rinsecchite e petali afflosciati, privi di vitalità che ricaddero al suolo quasi subito, rovesciandosi su se stessi.
Come l'ultima volta. Anzi, se possibile anche peggio.
 
<< Visto? >> la rimbeccò, irritato << Contenta adesso? Non ci riesco, ma questo tu già lo sapevi mi sembra. >>
Lei sorrise.
 
<< Si che ci riesci ... >> rispose << Riprovaci. >>
<< Perché? >> replicò esasperato a quel punto lui, alzando gli occhi al cielo << Che vuoi ottenere? Qual è lo scopo di tutto questo? >>
 
Ancora una volta Ifalna non si scompose.
 
<< Quando ci siamo visti, al tempio, ti ho detto qual è lo scopo di un Cetra. >> spiegò, con un sorriso, unendo le mani sul ventre << Ora ... voglio insegnarti ad esserlo. >>
 
Calò il silenzio, tra di loro.
Un silenzio strano, teso e nervoso ma anche, malinconico.
L'ex SOLDIER la fissò senza replicare nulla per diversi minuti, con sguardo atto solo guardarla davvero stavolta, semplicemente, e non per prenderla in giro o aggredirla. Poi passò a specchiarsi negli occhi di suo figlio, incontrando la sua gentilezza e la sua sincerità tipiche di quell'età che in lui rifulgevano davvero, come i riflessi pregiati di un gioiello.
Lei e Keiichi invece, nel frattempo, ricambiarono in pace quegli sguardi incoraggiandolo con la loro luce quieta.
Alla fine di quel lungo tempo di riflessione, la voce di Victor tornò a farsi sentire. Seria, improvvisamente quasi tremante.
 
<< Non lo sono ... >> disse soltanto, più triste e rassegnato che scontroso << Mi spiace per te. Ma non sono in grado di farlo, rimarrai delusa. >>
 
Ifalna sorrise di nuovo, e scosse piano il capo. "Ti sbagli."
Quindi guardò Keiichi, poi di nuovo lui e il suo sguardo quasi commosso, quando il bambino gli sorrise nuovamente stringendogli la mano.
Lasciò che quel momento passasse da sé, infine chiamò nuovamente per nome il piccolo e solo quando ebbe l'attenzione di entrambi gli domandò gentilmente.
 
<< Fallo tu, per favore. >>
 
Lui ritrovò il sorriso, guardò suo padre scoccandogli un occhiolino e annuendo si staccò da lui, lasciandogli per un attimo la mano e mettendoglisi davanti, per poi allungare i palmi aperti verso il terreno sottostante, chiudere gli occhi e iniziare a pregare, o almeno così credette suo padre, anche se le sue labbra non si mossero.
Ci volle un po', forse qualche secondo di troppo. Ma alla fine un filo di lifestream iniziò a risalire dal terreno argilloso fino a sfiorare le piccole dita, e allora Keiichi tornò a gioire e corrucciò ancora di più le palpebre chiuse concentrandosi, fino a che il suo lavoro non fu concluso e un bel fiore giallo acceso non fu completamente formatosi dal nulla con rapidità.
 
<< Ci sono riuscito! >> rise, anch'egli eccitato e incredulo, fissando dapprima Ifalna che gli batteva le mani e poi suo padre, che tratteneva il respiro senza neanche accorgersene << Visto papi, ci sono riuscito! È vero! >>
<< Bravo Keiichi. >> replicò lo spettro, assecondando il suo buon umore
 
Poi tornò a fissare Victor, che pareva quasi non ascoltare più neanche una sola parola, troppo impegnato a fissare quel miracolo compiuto dalle mani ... di suo figlio. A lei sembrò quasi di sentire i suoi pensieri, attraverso l'intensità del suo sguardo. Sorrise di nuovo, e lo chiamò, risvegliandolo da quel momento angoscioso dal quale, per riprendersi, dovette annaspare alla ricerca d'aria.
 
<< A cosa stavi pensando, Keiichi? >> tornò a chiedere al bambino, ora ch'era sicura che Victor li ascoltasse.
 
E il bambino, con la sua naturale sincerità, replicò vispo.
 
<< Alla mamma. Al sorriso che ha quando vede un fiore, o che quelli che cura stanno bene. >>
 
La donna annuì soddisfatta. Poi si rivolse a suo padre, chiedendogli materna.
 
<< E tu? >>
 
Quello sembrò quasi cadere dalle nuvole.
 
<< C-che? >> bofonchiò, stordito.
 
L'Antica non si lasciò scoraggiare. Continuò a sorridere, e comprensiva ripeté, approfondendo il concetto.
 
<< Il potere di un Cetra, parte sempre dal cuore. >> indicando con una mano il luogo della sua immagine in cui un tempo albergava e batteva il suo << Per Keiichi la vita è il sorriso di sua madre, l'amore che prova per la sua famiglia, la cura che ci mette nel crescerla. E per te?
Cos'è la vita per te, Victor Osaka? A cosa pensi, quando tenti di trovare una risposta a questa domanda? >>
 
Lui la fissò negli occhi, i suoi improvvisamente lucidi e gonfi di lacrime mentre il respiro nei suoi polmoni si era improvvisamente bloccato, perché tutto l'ossigeno contenuto in essi si era semplicemente rarefatto, congelato completamente provocandogli un dolore sordo al cuore e al fianco destro, come una fitta dopo una pugnalata.
Si morse le labbra facendo finta di inumidirsele, la lingua più secca di esse e la mente all'improvviso piena solo di tutte quelle immagini che aveva faticosamente cercato di cancellare, ma che non erano mai riuscite ad eclissarsi nel buio.
Deglutì un paio di volte a vuoto, poi scosse la testa riassumendo il controllo delle proprie emozioni e rivolgendosi direttamente a Keiichi gli si avvicinò, porgendogli la mano.
 
<< Ora dobbiamo andare davvero. >> tornando a sorridergli e facendo quindi cenno con la testa verso l'ingresso della grotta.
 
Il piccolo esitò, guardandolo negli occhi. Victor lo supplicò in silenzio con lo sguardo, scoccandogli un breve occhiolino e finalmente la situazione si sciolse quando il bambino, capendo il momento, afferrò la sua mano e si lasciò prendere in braccio e portare via, voltandosi infine verso l'Antica e salutandola con la mano con un sorriso dispiaciuto a cui lei rispose con uno più compiaciuto, ricambiando il saluto come a volerlo rassicurare.
"Sta tranquillo, piccolino. Ci rivedremo.
Ci vuole tempo, per far sbocciare un fiore. Un poco più di questo. "
 
***
 
Non fece che pensarci.
Per tutto il tempo che passarono al lago e anche dopo, quando tornarono a Midgar ad affrontare una nuova settimana di lavoro, Victor Osaka non fece che pensare a quella conversazione, a ciò che Ifalna gli aveva detto, trovando ogni volta sempre meno sostegno nel fragile muro che aveva costruito attorno a sé, e negli occhi di Keiichi un mezzo per demolirlo, pezzo dopo pezzo.
Non si era mai sentito così ... vulnerabile.
Perfino concentrarsi su Cloud e su ciò che Sephiroth gli aveva ordinato di fare gli risultò quasi impossibile, e dovette fare uno sforzo enorme per riuscire a cercare di non sentire il terremoto emotivo che all'improvviso lo sconvolse, mentre la vita scorreva impietosa e lui non aveva improvvisamente più neanche voglia di combattere.
"A cosa pensi, quando consideri che cosa è la vita per te?"
Sarebbe stato meglio chiedere a cosa non pensava.
Di sicuro non pensava alle poche gioie che aveva avuto e per cui aveva dovuto lottare tanto, quasi fino a non sentirsi neanche più in grado di farlo.
Non pensava al sorriso di Hikari, o per meglio dire non era tra le prime cose che gli venivano in mente, né alla sua sfavillante bellezza il giorno del loro matrimonio, o ai loro giorni felici sulle rive del lago e a Midgar. Nemmeno i gesti dolci di Keiichi e il suo vivace giocare rientravano in ciò che la vita era per lui.
Quelle erano tutte cose che anzi doveva proteggere da ciò che essa era realmente, una crudele dea che scombinava le carte quando tutto sembrava andare per il verso giusto, e trasformava i sorrisi in lacrime strazianti e i momenti felici in altri pieni di solitudine e sangue.
Perfino le carezze di sua madre, erano tra le uniche cose che invece lo aiutavano a sopportarla.
Era questa la sua risposta, a quell'inquietante domanda, e se ne rese conto quasi otto giorni dopo, una notte quando, guardando sua moglie dormire al suo fianco mentre l'abbracciava, si accorse di non riuscire a non pensare al futuro, di non riuscire a non chiedersi se anche lei, un giorno, lo avrebbe lasciato solo in questo mondo, a combattere per cancellare ancora un altro ricordo mentre avrebbe preferito preservarlo dalle brutture del mondo.
Perché questo era per lui, la vita.
Sofferenza, solitudine, disperazione. Una battaglia persa in partenza in cui, inevitabilmente, tutti i suoi commilitoni prima o poi sarebbero caduti.
Fu ciò che le disse circa due settimane e mezzo dopo, quando ritornò al lago insieme alla sua famiglia.
Ifalna lo ascoltò senza parlare mentre cercava di non lasciar trasparire nulla dalla sua voce, che invece era tremante e scura, incline al pianto.
 
<< Lo sai bene a cosa penso, quando penso alla vita. >> le disse, ostile << Tutti voi lo sapete. È ciò ch'è stata, per me. Una belva pronta ad azzannare appena le cose vanno bene. >> poi si morse le labbra, e sorrise amaro tornando a guardarla << Ora prova a farmi cambiare idea. E non dirmi che non è così ... >>
 
Non glielo disse.
Accettando una sua richiesta, si limitò ad annuire come per fargli capire che aveva afferrato il concetto, intrecciando le dita delle mani unite sul grembo e rivolgendogli infine uno sguardo materno.
 
<< La vita può essere terribile, a volte. >> ammise << Hai ragione, anche io ... lo so bene.
Ma ... tu lo sai, qual è il dovere di un Cetra? >> concluse, tornando a rivolgergli uno sguardo comprensivo.
 
Un altro sorriso amaro da parte di Victor.
Infilò le mani nelle tasche del soprabito e scosse il capo, quasi a volerla tristemente deridere.
 
<< Prendersi cura del pianeta e delle sue creature? Giusto? >> replicò, quasi come a volerla far contenta.
Ifalna sorrise, e annuì soddisfatta.
<< Proprio per questo ... >> riprese, annuendo << La vita per noi Cetra può essere cento volte più difficile. Dobbiamo prenderci cura di noi per poter essere utili al Pianeta, e ai nostri fratelli.
La nostra magia viene dal cuore, e da esso parte anche la volontà e il sapere usare il dono che il Pianeta ci dà. >> si fermò per un attimo a guardarlo, assicurandosi che stesse ancora ascoltandola con attenzione.
 
Quindi si preparò ad entrare nel vivo della conversazione, lì dov'era importante arrivare per riuscire a svelargli la verità, o parte di essa. Quella ch'era importante conoscesse.
 
<< Ognuno di noi ne ha uno diverso. È un regalo speciale che il Pianeta ci fa alla nostra nascita, e che ci permetterà di adempiere alla nostra missione in maniera ancora più piena. C'era chi tra noi era specializzato in magie curative, come me ad esempio. C'erano i guerrieri, che usavano l'alto potenziale di magia che scorreva nelle loro vene per difenderci. E poi ... >> si fermò di nuovo, perché all'improvviso l'espressione di Osaka era cambiata di nuovo e si era fatta più seria, tesa, e lui aveva smesso di respirare, in attesa << Poi c'erano gli oracoli, che parlavano con Esso, e i veggenti, a cui era concesso ... di guardare nel futuro, per mezzo di sogni e visioni, così da avvertirci in tempo e prepararci in vista di catastrofi che avrebbero potuto minare l'incolumità e la sopravvivenza del nostro popolo. >>
 
Un'altra pausa, Ifalna gliela concesse per riprendersi quando lo vide abbassare lo sguardo e chiudere gli occhi stringendo i pugni, quasi stesse cercando di resistere al dolore, all'improvviso vuoto d'aria che lo colse, subito dopo aver udito quelle parole.
 
<< Quegli uomini valorosi ... >> riprese infine la donna, piano, quasi come se volesse confortarlo con le sue parole << Furono davvero dei grandi condottieri, e delle risorse importanti per noi. Con coraggio e spirito di sacrificio accettarono l'incarico che il Pianeta aveva assegnato loro, e lo usarono per tutti noi, al solo ed unico scopo di proteggerci come fratelli, sorelle e figli e figlie. >>
 
Victor ghignò, pieno di amarezza, e rialzando lo sguardo la scrutò inclinando di lato il capo e scuotendo appena la testa, quasi commiserandola. Ma, anche se Ifalna seppe bene ciò che significava quel gesto, non si arrese e continuò a parlare, con la sua solita placida tranquillità, senza lasciargli il tempo di ribattere.
 
<< Alcuni di essi meritarono il grande onore di divenire nostre guide e capi spirituali, altri invece entrarono a far parte del consiglio di saggi che, al fine di preservare la memoria e la cultura della nostra razza dall'estinzione totale, parteciparono alla stesura dell'unico grande manoscritto ad oggi conosciuto, atto a svelare completamente attraverso lo studio del corpo umano lo stretto legame di esso col Pianeta e con l'universo intero, legame che ci ha permesso di sviluppare appieno la nostra magia e la nostra civiltà fino a farla fiorire, assieme al nostro Grande Genitore. >>
<< Non sono il solo, è questo che vuoi dire? >> la interruppe però a quel punto Osaka, sbottando senza più riuscire a trattenersi << Che non sono il solo ad aver dovuto scontare questa pena? Perché ... >> aggiunse con un ghigno << Non si può chiamare altrimenti, visto che quasi sempre avere visioni del futuro non serve proprio ad un bel niente, solo a soffrire di più nell'attesa! >>
 
Si fermò di colpo, per riprendere fiato. Poi riprese, respirando a fatica.
 
<< Che razza di dono è? >> chiese, rabbioso << Che dono è, se poi non puoi usarlo? >>
 
Ifalna non rispose, rispettando quel suo momento di dolore. Si limitò ad ascoltarlo, dispiaciuta mentre lui proseguiva col suo sfogo.
 
<< Non si può cambiare nulla del futuro. >> seguitò infatti, cercando di resistere alle lacrime e tornando a fissare un punto lontano del soffitto di pietra, gli occhi lucidi e nuovamente gonfi << Ci ho provato, ma non è servito a nulla. >> infine, digrignando i denti concluse in un ringhio << E' stato solo un altro modo che il tuo amato "Pianeta" ha usato per rovinarmi la vita. >>
 
Immediatamente dopo, il silenzio calò tra di loro. Doloroso, profondo, come una ferita difficile da rimarginare.
Lo spettro sorrise appena, annuendo triste. Quindi, dopo averlo rispettato ancora per qualche secondo, avanzò verso di lui con leggiadria e come a volergli trasmettere tutta la sua solidarietà si portò fino al suo fianco, posandogli piano una mano sulla sua spalla.
Un tocco gelido e intangibile che lo fece immediatamente rabbrividire. Victor alzò di scatto il viso verso di lei, si ritrovò a fissarla negli occhi ma senza riuscire a staccarsi.
Non era minacciosa, solo molto partecipe del suo dolore. Per questo non ebbe l'istinto di arretrare, né di scostarsi.
Ma quando lei infine lo lasciò andare, non poté fare a meno di sentirsi sollevato, tornando a respirare.
 
<< Le tue parole, Victor Osaka ... >> iniziò, unendo nuovamente le mani sul grembo << ... riportano alla mia mente la storia di un altro giovane Cetra, che aveva il tuo stesso dono e che, come te, avrebbe voluto non averlo.
Ne aveva paura, e alla fine quella paura lo portò a perdersi. >> sollevò di nuovo gli occhi su di lui, rendendosi conto di come avesse preso ad ascoltarla con interesse.
 
Sorrise. E tacque.
 
<< Allora? >> ribadì Victor dopo un po' << Vuoi che ti chieda di continuare? >>
 
Lei lo guardò negli occhi, allargò di poco il suo sorriso, e infine annuì, per poi voltarsi verso di lui, e riprendere con più calma, facendosi improvvisamente seria e triste.
 
<< In realtà >> ammise << è una storia che ho imparato solo dopo essere diventata parte del Lifestream, perché lui fu un giovane vissuto molto prima di me, quando ancora i Cetra erano un popolo numeroso e fiorente, e la nostra civiltà non rischiava l'estinzione. Comunque ... >> aggiunse, riprendendo a raccontare << Per quello che so, lui era un giovane colto, arguto, e con una straordinaria abilità magica. Era un principe, figlio di Ashur, la nostra ultima guida spirituale, e sarebbe potuto diventare di sicuro membro del consiglio dei saggi, se ... avesse imparato ad accettare il suo dono. >>
 
"Accettare ..." pensò tra sé Victor, senza esternarlo neanche tramite l'espressione del suo viso "Come diavolo si fa ad accettare una disgrazia simile?".
 
<< Cosa successe, quindi? >> chiese soltanto, impaziente, pentendosene subito dopo.
 
Ifalna lo fissò ancora per qualche istante, improvvisamente indecisa se rivelargli la verità o no.
Per qualche attimo, le parole del protagonista di quella storia le tornarono in mente assieme a quella risata trionfante e malefica.
"Me lo hai consegnato senza neanche accorgertene."
Gli aveva detto.
E se ... rivelandogli quel pezzo di storia non avesse fatto altro che contribuire anche al suo declino?
Sospirò, improvvisamente dubbiosa. Ma poi andò avanti lo stesso e venne al dunque, capendo di non potersi oramai più tirare indietro.
 
<< Un giorno ... >> concluse, sospirando affranta << ... non riuscì ad impedire che una persona a lui cara andasse incontro al suo destino, e da allora il suo cuore iniziò ad inaridirsi, fino a tramutarsi in completa oscurità. >> decidendo all'ultimo minuto di mantenersi sul vago.
 
A quel punto, Victor le rivolse un sorriso sarcastico.
 
<< Sembra scritta apposta per me questa storia, eh? >> le fece notare.
 
Lei tornò a dolersi afflitta, e scosse il capo.
 
<< Te lo assicuro, non lo è. >> replicò << Dopo quell'evento, quel giovane decise che i Cetra non erano più il suo popolo e determinò di distruggerli, come il Pianeta aveva fatto con ciò che amava di più. Ciò di cui non tenne conto, tuttavia ... è che alla morte, il viaggio verso il Lifestream non è automatico. >>
 
Un'espressione di stupore si dipinse sul volto dell'ex SOLDIER.
 
<< Cioè? >> bofonchiò << Che vorresti dire con ... >> ma lasciò la frase a metà, perché all'improvviso un terribile ed inquietante sospetto di fece largo nella sua mente, mozzandogli il fiato e inducendolo a guardarla a bocca aperta, mentre lei annuiva piano, abbassando il volto.
<< Quando un figlio del Pianeta viene maledetto ... >> riprese rammaricata << Gli è preclusa la possibilità di tornare ad Esso, e di conseguenza il suo ricordo viene condannato a vagare lontano dal Lifestream per l'eternità. Questo è ciò che successe a quel giovane, che ora continua a vagare vicino al mare, l'elemento a cui era legato e da cui traeva la sua forza e le sue capacità. >>
 
Victor non ebbe più bisogno di sentire altro.
"Il mare?" pensò "Un Cetra esiliato, diventato poi uno spettro malefico ..."
 
<< Aspetta un secondo ... >> riprese, ragionando ad alta voce tra sé << Non starai mica parlando di ... >> alzando gli occhi infine verso di lei, e rimanendo con la mano a mezz'aria e la frase morta nella gola.
 
La donna annuì, grave.
 
<< Il suo nome ... >> confermò << Era Kendra. >>
 
Un colpo al cuore.
"Maledizione ..." fece soltanto in tempo a pensare, un nodo stretto in gola "Maledetto bastardo!"
Ora si, che capiva davvero ogni cosa. Anche perché non era riuscito a raggiungere Zack in tempo.
Vacillò, inaspettatamente colto da potenti vertigini, e per non cadere fece più di un paio di passi indietro, mentre finalmente, dopo anni passati a farsi domande, tutti i misteri su quel suo essere "speciale" furono definitivamente risolti.
Nel modo peggiore in cui avrebbe potuto sperare.
 
<< Lui si lasciò travolgere dagli eventi ... >> proseguì ora Ifalna, nel frattempo che lui cercava di mettere in ordine il casino confusionario che si era creato nella sua testa dopo quella rivelazione << E non riuscì più a trovare pace. Tu, Victor Osaka ... >> lo richiamò, risvegliandolo di colpo un'altra volta << Non permettere che ti accada la stessa cosa. Qualsiasi sia il destino in cui incorrerai, e le prove che affronterai ... non lasciare che questo ti travolga. >>
<< Si. >> concluse a quel punto lui in risposta, sbrigativo e sarcastico voltandole le spalle << Si certo. >> Poi, rivolgendole un sorriso sprezzante aggiunse, prima di iniziare a camminare << Grazie per il consiglio, lo seguirò senz'altro. >>
 
Ma dopo neanche un paio di passi, la voce di Ifalna tornò a richiamarlo un'ultima volta per nome. Si voltò, lentamente, e la fissò fingendosi severo e scocciato. Lei sospirò, e con tutto il cuore lo supplicò, sperando che capisse.
 
<< Perdona te stesso. >>
 
Un ghigno sardonico colorò di nuovo appena le labbra dell'altro.
 
<< Come? >> domandò, facendo finta di non aver capito bene.
 
L'Antica sospirò di nuovo, e ripeté, più lentamente e con più enfasi.
 
<< E' come dicevo prima ... più di ogni cosa, per proteggere il tuo cuore ... perdona te stesso, e fai pace col tuo passato. Solo così sarai davvero in grado di lasciartelo alle spalle. >>
 
Victor assunse un'aria altera, e scrutandola nuovamente dall'alto in basso trasformò il sorriso in una smorfia prima di risolvere, orgoglioso.
 
<< Io non ho ... non ho proprio nulla da perdonarmi. >>
 
Andandosene subito dopo da lì, forse per l'ultima volta.
"Proprio nulla da perdonarmi."
Anche se lo spettro del corpo del suo migliore amico crivellato di colpi fino alla morte, e il suo sorriso, i suoi occhi azzurri come il cielo macchiati di sangue ... loro sembravano confermargli invece proprio tutto il contrario.
 
***
 
Quattro settimane dopo ...
 
È bello osservare il lago in solitudine, all'alba dopo la pioggia, oppure la mattina presto quando è il momento per la luce del sole di schiarire pian piano il cielo, dapprima quello dietro le cime delle montagne tutto intorno per poi estendersi a tutto il resto della notte, dissolvendola.
È bello stare lì, seduto sulla riva ad osservare il riflesso nell'acqua che cambia mentre la natura si sveglia, ascoltando i primi cinguettii degli uccelli che iniziano la loro giornata.
Ma ... è ancora più bello farlo con tuo figlio seduto sulle tue gambe, mentre lo stringi tra le braccia e ascolti il suo respiro, il battito del suo piccolo cuoricino contro il tuo
Siamo qui, io e lui, seduti sulla stessa roccia.
Fa freddo, l'aria è ancora un po' umida e la terra è bagnata dall'ultima pioggia che ha smesso di scrosciare appena qualche ora fa, nel cuore della notte. Per questo motivo sopra la maglia nera a maniche corte io indosso il soprabito, e Keiichi invece è infagottato in un giubbotto a strisce bianche, azzurre e arancio, talmente imbottito da rendermi difficile stringerlo come si deve.
Lo tengo stretto comunque, per fare in modo che non cada e, mentre entrambi lasciamo che i nostri occhi corrano a scrutare il cielo su di noi, coperto da un sottile velo di nuvole che rende opaca perfino la luce del sole ma non l'azzurro che comunque riesce ad arrivare in minima parte a noi, io avvicino il mio viso alla sua guancia destra e gli lascio un paio di baci appena accennati sulla pelle morbida, e in risposta lui appoggia la sua piccola testolina riccia sulla mia spalla, e prendendo qualche filo dalla ciocca bianca dei miei capelli inizia a rigirarseli tra le dita, lentamente, quasi accarezzandoli, mentre con l'altra mano stringe la mia che gli circonda la vita.
Rimaniamo così, in silenzio a fissare il cielo che va via via schiarendosi sempre più, per diversi minuti prima che la sua voce torni a chiamarmi dolcemente, stavolta meno vispa, ma più amorevole e anche un po' preoccupata.
 
<< Papà ... >> mi dice.
 
Io sorrido appena, chiudendo gli occhi. È così bello sentirglielo dire. Soprattutto ora, che le uniche cose che sento sono la fragranza fruttata dei suoi capelli e il calore e la morbidezza della sua pelle, di porcellana come quella di sua madre, ma pallida come la mia.
 
<< Mh? >> mormoro, tornando a guardarlo e scoprendo il suo sguardo già nuovamente rivolto verso di me.
 
Sospira, raddrizza la sua schiena e torna a fissarmi negli occhi, serio. Lo vedo titubare un po', capisco che la domanda che sta per farmi forse è una di quelle che non vorrei mai sentire, ma ... ormai sono abituato. Lui ... può farmi tutte le domande che vuole. Perciò continuo a sorridergli, alzo una mano ad accarezzargli gli zigomi dolci e un po' paffuti del viso, e con tenerezza chiedo, incoraggiandolo.
 
<< Che c'è, Keiichi? >>
 
Lui si morde il labbro inferiore, in quel gesto che appartiene così tanto anche al me stesso bambino, quindi sospira di nuovo e poi, facendosi coraggio, esordisce, delicato e preoccupato.
 
<< Stavo pensando al regalo del Signor Zack ... tu ... sei sicuro di essere ancora arrabbiato con lui? >>
 
Abbasso lo sguardo e chiudo per un attimo gli occhi, per cercare di non mostrargli quelle lacrime che all'improvviso si sono affacciate al mio viso. Arrabbiato?
Se sono arrabbiato, dici?
Ci penso un po', tornando a sorridere. Quindi scuoto la testa, e confuso ammetto, gettando le armi.
 
<< Io ... no. Credo ... credo di non saperlo neanche più con certezza, ormai. >>
 
È la verità, per quanto confusa. Non lo so, quale sia il posto di Zack Fair nel mio cuore, adesso. Forse ... forse solo un ricordo, ormai. O poco più, ma nulla che possa incidere sul mio modo di pensare, di vivere. Ho riottenuto la proprietà del mio cuore.
O almeno credo.
Lui mi guarda sorpreso, come se non si aspettasse una risposta del genere. Poi ci pensa un attimo, e tornando a guardarmi mi spiega, con una semplicità quasi disarmante.
 
<< Lo sai, papi? Quando ero piccolo, più piccolo di così, a volte mi chiedevo perché non eri con noi. >>
 
L'esordio mi uccide. Ma mai quanto riesce a fare il seguito.
 
<< A volte ero un po' arrabbiato >> ammette, scuotendo appena il capo come se non avesse più importanza ormai << Ma poi mi passava subito, perché la mamma mi raccontava che le volevi bene, e che ci avevi lasciati per proteggerci. Allora mi dicevo che, visto che le cose stavano così ... >> si ferma di nuovo, in cerca delle parole giuste mentre io sento lo stomaco contorcersi dolorosamente << ... si, insomma, visto ch'era quella la verità, era anche possibile credere che tu tornassi, e che se ancora non lo avevi fatto era perché, come diceva la mamma, forse non potevi, magari c'era qualcosa che te lo impediva. >>
 
Poi si ferma di nuovo, mi guarda dritto negli occhi e scrutandomi attento risolve, col tatto e la purezza di cuore che appartengono solo a lui.
 
<< Io non volevo una scusa, papà. Volevo la verità. >>
 
Mando giù un groppo di saliva a vuoto. E quando subito dopo lui, arrossendo e aprendosi in un sorriso mi chiede.
 
<< Tu ... cos'è che vuoi, invece? La verità, o un motivo qualunque? >>
 
Sono io, stavolta, a sorridere, dopo un primo momento in cui rimango senza fiato, incassando il colpo. Annuisco, e con una mano gli scompiglio appena in capelli mentre lui è ancora lì, in attesa di una mia risposta.
Mi fermo un secondo, prima di darla, a scrutare le acque limpide del lago di fronte a noi, e l'orizzonte che pian piano inizia a liberarsi dalle nubi che lo opprimono.
<< Lo sai ... >> dico infine, tornando poi a guardarlo << Non ne ho idea. >> poi sorrido, e dopo un breve, stanco sospiro rispondo, ammettendolo più di fronte a me stesso che a lui << E' probabile che il mio cuore propenda di più verso la seconda scelta. >>
Si.
E' sicuramente così, io ho bisogno di odiarlo.
Ho bisogno ... di credere che non sia stata colpa mia.
 
***
 
Pianeta, umani. Cetra, ribelli.
Spettri. Buoni, cattivi e ... Jenova.
E Sephiroth.
Sephiroth ...
Sigh, Sephiroth, io non ci sto capendo più nulla, ormai!
Di nuovo!
Cosa sono io, a questo punto? Cosa posso essere?
Ma soprattutto ... che devo fare?
Io ... Io forse ... forse lo so. Ma ...
Sigh ...
Sephiroth, non so che fare!
Che dovrei fare, adesso che lo so? Cosa ... cosa devo fare?
Quante altre volte ancora nella mia vita dovrò trovarmi in situazioni simili?
Quand'è che smetterò di chiedermelo?
 
<< Fa quello che vuoi. >>
 
Mh?
C-cosa ...?
 
<< Fa quello che ti pare. Ma non lasciare che t'imbriglino ... >>
 
Im ... brigliarmi?
 
<< In una ragnatela di bugie. >>
 
B-bugie?
Quali?
S-sephiroth ... tu ...?
 
<< Non lasciare che ti usino. tutto il resto è irrilevante. >>
 
Usarmi ...?
Già ... forse.
Forse hai ragione tu, ancora una volta.
Tutto questo, è solo a loro vantaggio.
Come la mia disperazione è stata a vantaggio di Kendra.
Ma ... come faccio a capire da che parte sta la verità?







NOTE:
Uff!! Eccomi qua,.
Questo capitolo è stato un maledetto parto! Giuro, è stato difficilissimo scriverlo, perché dovevo trovare l'atmosfera giusta, ce l'avevo in mente da giorni ma quando sono andata per metterla su carta è svanito tutto e ho dovuto trovare la concentrazione da zero praticamente.
Comunque, ora è finito e ... credo di essere riuscita nell'impresa, sono abbastanza soddisfatta di come è venuta fuori.
Parlando un po' di Kendra, mi ha aiutato molto nella stesura di questo capitolo e nello scegliere di aggiungerlo, il fatto di aver già quasi completamente scritto il prequel che lo riguarda ... e quindi ho già in mente praticamente tutto sulla sua storia effettiva.
Vi ha inquietato un pochino, eh? Il Cetra ch'è passato al lato oscuro della forza XD
Beh, se è così mi preme dirvi che Ifalna ... non vi ha detto praticamente nulla su di lui XD
Sono cattiva lo so, ma voglio tenervi sulle spine. Verrà il momento, verrà ... così come verrà il momento del ricongiungimento tra Victor e Sephiroth, e quello in cui Vic scoprirà di essere suo fratello.
Certo, gli ultimi due sono MOOOLTO più VICINI del primo, ma questi sono dettagli.
Well, torno al lavoro.
PS. Ammazza quanto rosica Kendra! xD
 

 
   
 
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