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Autore: Rumenna    21/04/2017    1 recensioni
[BOYS LOVE] Ivan studia disegno ed è innamorato di Tina. Tuttavia il suo look lascia molto a desiderare. Si farà consigliare dall'esperto Rosemund. Ma cosa potrebbe accadere se un consiglio dopo l'altro i due si avvicinassero sempre di più?
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Perché Tina all’improvviso ha iniziato a parlarmi in questa maniera?

«Mettiti comodo, ci vorrà un po’.» Sbuffando, si è seduta accanto a me, nel posto che prima stava occupando Ashley: i suoi occhi fissano un punto indefinito del pavimento, molto pensierosi e limpidi, come se quel lampo di rabbia di poco fa fosse sparito nel nulla.

«Quella è la tua ragazza?»

«N-no… è la mia sorella acquisita.»

Tina sbuffa nuovamente, per poi mettersi ridere: scostandosi i capelli dal viso riesco a vedere la solita espressione allegra e vispa che l’ha sempre contraddistinta. Non ci capisco niente… allora cos’era tutto quello strano discorso di poco fa?

«Scusa, mi sono ingelosita! Credevo di essere io la tua unica amica, ma invece ho peccato di presunzione…»

Allora era tutto qui? Aveva fatto tutto quel discorso e io mi sono persino spaventato… «Oh… n-non importa… ti scuso.» Anch’io sono geloso, quindi riesco a capirla.

«Oggi è il mio compleanno! Non dimenticarti del nostro appuntamento!»

«S-sì, mi ricordo…»

«Hai promesso che ci saremmo incontrati stasera!»

«A quel locale “Upload”, vero?»

«Sì! E vieni vestito carino! É un giorno importante!»

«Farò del mio meglio… n-non ho molti bei vestiti, ma farò quel che posso per essere all’altezza della circostanza..!»

«Ci incontriamo alle nove, va bene?»

«Sì, certo…! Ah, e per il nostro compito… io stavo pensando… forse è meglio se io ritraggo te e tu ritrai me… perché ognuno è unico e diverso dall’altro, inoltre sarebbe carino mischiare i nostri stili.»

«É davvero una bella idea! Anche io ero giunta alla stessa conclusione, ma non sapevo assolutamente come applicarla ai fatti… sarò più che felice di ritrarti!»

Finalmente dopo tanto tempo avrò la gioia di ritrarre Tina dal vero…

«Hai degli occhi molto belli.»

I miei occhi belli…? Ma sono a palla e ho persino due solchi da panda alle palpebre inferiori…

La voce squillante ed insopportabile di Maria arriva dal corridoio, mentre continua a chiamare il nome di Tina incessantemente.

«Adesso visto che hai già mangiato con la tua amica, la mia parte di riso vado a mangiarmela con Maria! Ci vediamo stasera alle nove, va bene? Sii puntuale!»

«Io sono sempre puntuale…!» sempre se di mezzo non c’è qualcuno a rallentarmi.

Tina se n’è andata lasciandomi solo nella mia stanza, accompagnato soltanto dal suono della pioggia incessante. Devo trarre insegnamento ed azioni dalle belle parole di Ashley… non devo più pensare con il timore di perdere qualcosa o qualcuno… si, ma se poi rimango da solo? No, non potrà mai accadere… già con mio padre ho imparato che quando un rapporto si rompe… più avanti, se è davvero intenzionato a ricucirsi, diventa ancora più solido.

Forse dovrei andare ad acquistare un nuovo vestito per la cena di stasera… e quale posto migliore del negozio di Rose? Così forse riesco a parlargli e a capire cosa gli frulla in quella sua stupida testa vuota… a ricordargli che non deve buttare tutto all’aria solo per la sua nuova relazione…

Ma prima, telefoniamo a questo Lorenzo. Non ci ho mai parlato di persona… chissà che voce ha: forse una voce scura e autoritaria? O sottile e roca?

Irrigidito, intimidito, a disagio e completamente teso, compongo il suo numero.

«Studio dell’avvocato Colonna, buonasera!»

É la voce di una ragazza… sarà la sua segretaria? «B-b-buonasera… s-s-sto cercando Lorenzo p-per una chiacchierata amicale…» Che mi prende? Credevo che sarei riuscito ad affrontare questo imbecille a testa alta… Ivan, riprenditi! Solo perché ha qualche anno più di te non significa che meriti il tuo rispetto e soprattutto la tua ansia!

«Ha sbagliato, questo è lo studio di un avvocato, non il consultorio!»

«Gli dica che sono un parente di Clarissa Mondale! É davvero importante, signorina!»

«Va bene, vedrò cosa posso fare… resti in linea.»

Speriamo che sia la volta buona che riesco a trovare mia madre…

«Avvocato Colonna, buonasera.»

È lui! La sua voce è neutrale e il suo modo di parlare è davvero disponibile… molto simile a quello di Giulio Lisbona. Ecco perché li odio entrambi. «Sono il figlio di Clarissa, dimmi subito dov’è mia madre, prima che ti denunci per sequestro di persona.»

«Il figlio di Clarissa? Ascolta, per prima cosa non puoi denunciarmi di aver rapito una persona che ha lasciato il tetto coniugale con le proprie gambe… e poi, io quella donna non so nemmeno dove sia.»

Che modo di fare arrogante e pieno di sé… beh, è vero che l’ho minacciato di denunciarlo, ma il suo tono non mi piace, la sua voce non mi piace, nemmeno il suo atteggiamento… non c’è una sola cosa che mi piaccia di quest’individuo! «Bugiardo, voi due eravate amanti! Mi rifiuto di credere che dopo aver lasciato casa non si sia rifugiata da te, o per lo meno che tu non sappia dove sia finita!»

«É venuta da me a rompermi le scatole dicendo di essersi lasciata con il marito, ma di certo non me la sono messa in casa! Da quella volta non l’ho più rivista, devi credermi!»

Quindi mamma è andata da lui, ma questo cretino gli ha persino sbattuto la porta in faccia? «Sei… sei davvero l’essere più schifoso ed inutile che abbia mai conosciuto… e fidati che persone di merda ne ho conosciute tante.» Ho riattaccato, racchiudendomi tra mille pensieri e domande a cui non riesco a dare una risposta… riesco solo a farmi venire il nervoso allo stomaco…

Con questo nervoso non riesco a disegnare, devo calmarmi… devo uscire a passeggiare.

 

*

É incredibile come le mie gambe mi abbiano portato davanti al negozio di Rosemund senza che me ne rendessi conto. La serranda è abbassata… forse è andato a mangiare qualcosa per pranzo. É così buffo… nonostante la rabbia che provo per essere stato gettato via in quel modo ho davvero tanta voglia di vederlo… mi manca un po’. O forse un po’ di più di un po’… sono davvero uguale a mio padre. Andrò al parco e poi proverò di nuovo a bussare… lui non è il tipo da assentarsi per troppo tempo dal suo negozio, è così tirchio che non perderà neanche un’ora di lavoro.

Ho raggiunto il parco, che sembra così silenzioso e malinconico… con tutta questa pioggia pare che persino le foglie degli alberi si siano tinte di grigio.

Mi soffermo a guardare un’norme pozzanghera: a stento riesco a vedere la mia immagine, ma sono certo di essere io il ragazzo riflesso in questa figura indefinita, tormentata dalle pesanti gocce. É proprio così: io sono questo qui… e anche se sono diverso o irriconoscibile da com’ero qualche tempo fa… mi sento bene come sono oggi e nemmeno una forte pioggia riuscirà più a cambiarmi o a farmi scappare via. Sono stanco di scappare dai problemi e di fingere di non sentire, di non essere coinvolto o di non provare nulla verso tutto e tutti. Sono un essere umano anch’io e come tale ho il diritto di parlare, di lamentarmi, di arrabbiarmi, di essere felice e di sbagliare. Quindi anche se sbaglierò, voglio poter sbagliare al 100%... voglio poter dire, per almeno una volta nella mio vita, di aver provato con tutto me stesso a fare qualcosa… di averci provato per davvero, con tutte le mie forze. Sia Rosemund che mia madre… voglio che facciano parte della mia vita, che siano partecipi di tutte le volte che farò del mio meglio al 100%, senza tener conto del risultato finale. Dovrei cercare di tenermi stretto Rose, anche se soltanto come amico… sempre meglio di non averlo affatto al mio fianco. Ho volto il mio sguardo verso il cespuglio dei fiori rosa ormai spoglio, lasciandomi sfuggire un leggero sorriso. Iniziando a muovere lentamente i miei passi, continuo a guardarmi attorno affascinato dalla grigia atmosfera del parco, ben diversa dallo squallido scenario proposto dai palazzi in centro.

Svoltando l’angolo per rientrare nella strada dove si trova il negozio di Rose, i miei occhi si scontrano con quelli poco simpatici di Giulio Lisbona: sotto lo stesso ombrello scuro, è intento a parlare fittamente con Rose davanti alla sua attività commerciale, lanciandomi un’occhiata piuttosto glaciale. Perché mi guarda così? Non si aspettava che mi sarei fatto vedere dopo aver allontanato Rose con il plagio? Beh, ha fatto male i conti.

Giulio entra nel negozio, sfiorando la guancia di Rose con le dita della mano: mi ritrovo a stringere i pugni ben nascosti nelle tasche del cappotto… eppure mi sentivo così tranquillo prima di venire qui…

Finalmente lo sguardo di Rose si incrocia col mio: certo che quel suo blu non ha perso l’intensità… però sembra un po’ smarrito: forse non si aspettava che lo venissi a cercare?

Mi sono avvicinato a lui, passo su passo, mentre replicando i miei movimenti Rose mi raggiunge a metà percorso.

«Ciao. Come stai?» Deglutisco, completamente ignaro sui modi della risposta che potrei ricevere, ricordando quanto è stato freddo l’ultima volta nel voler interrompere i rapporti con me, ricordando che è in grado di non rivolgermi la parola se è arrabbiato con me.

I suoi occhi profondi riflettono raggi azzurri e blu scurissimi, alternati da un rapido battito di ciglia, lunghe ed eleganti, in perfetta armonia con tutto ciò che lo riguarda.

«…Bene.»

Ha esitato… forse si sta chiedendo come comportarsi? Sarei felice se maturasse un po’ su questo suo modo di fare… però sono sicuro che se gli dicessi che voglio comprare qualcosa cambierebbe di sicuro atteggiamento: so come prenderlo, ormai lo conosco abbastanza da poter usare mezzucci del genere.

«Sono qui perché voglio fare degli acquisti… e nonostante tutto, sei l’unico a cui possa rivolgermi.» Affermazione onesta e poco sbilanciata.

I suoi occhi si sono aperti di sorpresa, come se improvvisamente le nubi grigie di questo cielo lasciassero filtrare un piccolo raggio di sole: «Puoi aspettare qui un minuto?»

«Sì.»

A passi svelti si è avvicinato a me, porgendomi il suo ombrello, protendendo il suo viso vicino al mio: è da molto tempo che non lo osservavo da così vicino. I lineamenti del suo viso sono eleganti e bellissimi, i setosi capelli biondi che gli finiscono sulle palpebre sembrano siano stati creati appositamente per accostarsi alle sue ciglia lunghe... sembra che i miei occhi si siano messi d’accordo con il cuore: entrambi non riescono a fermarsi, freneticamente gioiscono alla vicinanza di Rose.

«Puoi tenerlo un attimo per favore?»

«…S-sì.»

Sotto le veloci e pesanti gocce di pioggia, è corso all’interno del negozio. Il vento mi porta alle narici l’odore dolce della vaniglia. Non pensavo che usasse ancora il profumo da donna che gli ho regalato per sbaglio… meglio pensare ad altro, non è il momento di sognare questo. Oh, l’ombrello di Rose è rotto: c’è una stecca di ferro fuori posto. Forse dovrei comprargliene uno nuovo mentre aspetto. Però ha detto che avrebbe fatto presto… però è con il suo fidanzato, forse faccio in tempo ad andare, qui vicino c’è giusto un negozietto che fa al caso mio. Ma che strano, Rose vende anche degli ombrelli, perché non si è ancora deciso a sostituire il suo? Ma che domande, perché è tirchio… e i suoi ombrelli non costano certo due euro come questa schifezza.

Sono andato a comprare un nuovo ombrello al negozietto nelle vicinanze, pagandolo ugualmente poco, anche se sembra un po’ migliore rispetto a quello che mi ha porto tra le mani. Ero sicuro di averne preso uno qualsiasi dalla catasta, ma senza rendermene conto ho comprato proprio quello color azzurro.

Mi sono avvicinato al negozio per capire se Giulio è ancora qui, ma non si sente nessun suono provenire dall’interno, come se non ci fosse nessuno.

«Ehm… permesso?» Ho infilato una testa all’interno: non sembra ci sia qualcuno. Entrerò, almeno sarò al riparo dalla pioggia.

A parte la disposizione dei manichini e quello che indossano, non è cambiato nulla qui dentro. Guidato dalla musica soft della radio di sottofondo, rimasta accesa come al solito, curioso tra i vari capi d’abbigliamento, ricordando la prima volta che sono stato qui. Nei brevissimi istanti silenziosi che seguono l’intervallo tra una canzone e l’altra, sento dei rumori di fondo provenire dal bagno… lo scrosciare dell’acqua corrente per la precisione.

«Rosemund…?» Perché ho il batticuore? «Sei tu in bagno?» E se fossero dei ladri? «S-scusa se sono entrato, ma fuori stava piovendo e ho pensato di ripararmi per un po’…» Perché mi sto giustificando come se sapessi che da quella porta potrebbe uscire chiunque tranne che lui?

Improvvisamente la porta del piccolo bagno si è aperta con irruenza, mostrando la figura di Rose piuttosto sorpresa ed irritata. Ha un’espressione strana, ma che sicuramente non mi mette a mio agio: nel suo viso riesco a leggere sorpresa, irritazione, fastidio, ed una punta di imbarazzo nervoso.

«Sei qui… perché non sei venuto prima?! Ti stavo aspettando!»

Adesso si arrabbia con me? Ma che vuole? «Ti ho comprato un nuovo ombrello visto che il tuo era rotto.»

«Che t’importa dell’ombrello? Ti avevo detto che ci avrei messo un attimo, perché te ne sei andato?»

Ah, ho capito… ha litigato con Giulio e vuole sfogarsi su di me. «Forse perché non volevo fare la candela?»

«QUESTO PERCHÉ NON MI ASCOLTI MAI QUANDO PARLO!»

È fuori come un balcone… è proprio isterico. Ma di certo non lascerò che si sfoghi su di me… gli farò vedere che sono superiore a queste cose, così si sentirà l’unico bambino infantile. «Contrariamente a te, non sono venuto qui per litigare. Mi consigli un completo? Ho un appuntamento stasera.»

«…Sì.» Ha abbassato i toni, ma il suo viso si è svuotato, mostrando ancora quell’atteggiamento freddo e distaccato: «Vieni dietro, ho qualcosa di nuovo.»

Ho appoggiato l’ombrello su uno scaffale e l’ho seguito silenziosamente, osservando la sua figura nervosa davanti. Cos’ha sul collo? Ha un segno… prima non c’era…

Rosemund si è rapidamente voltato verso lo scaffale della stanza sul retro, allungando il braccio verso uno scompartimento in alto: «Che ne dici di un completo nero con brillantini? Si vedranno solo al riflesso, non andrai in giro ad illuminare le strade.»

Da questo lato non riesco a vedere bene il suo collo… «Oh… allora questo andrà bene.»

«Dovresti provarlo prima di decidere.» Ha ruotato la testa verso di me, lasciandomi una prospettiva di tre quarti, come se l’avesse fatto di proposito, come se stesse cercando di non farsi notare il collo… ma io ho già visto che c’è un segno sopra, quindi riesco a tener conto dei suoi movimenti mirati a nascondersi.

«Va bene, lo proverò.»

«Prego.»

Sono entrato nel camerino muovendo la tendina per simulare l’atto del cambio d’abito mentre delicatamente ho scostato la stoffa per lasciare uno spiraglio adatto a spiare. Eccolo. Si sta guardando il collo allo specchio, nervoso. Sembra anche arrossito... almeno posso dedurre che si tratti di ben altro che di percosse. Almeno so che sta bene e che quel tizio non gli sta facendo del male. Se lui è contento così…

Non riesco a terminare la frase, è un controsenso tra la mente ed il cuore. Vorrei che fosse felice, ma non con quel tizio. Sarebbe bello se fosse rimasto ancora un po’ single… ma che stia con Lisbona proprio non riesco a digerirlo.

Ho chiuso le tende, iniziando a cambiarmi d’abito.

Mentre cerco di abbottonarmi, sento un nodo alla gola anche se non sono ancora arrivato all’altezza del collo… ho anche caldo alle orecchie. Dev’essere la tensione.

Ma chi me lo fa fare? Devo solo andare avanti adesso, facendo pace con lui, ritrovando mia madre, diventando amico di Tina, continuando a studiare, andando a vivere con mio padre… ma per qualche ragione non riesco a fare a meno di voltarmi indietro.

Sono in quel momento in cui vedo la luce del futuro nel cambiamento, ma se provo a guardare indietro riesco solo a pensare a quante cose non ho detto, a quante cose non ho fatto… ho dei rimpianti verso il passato. Non aver espresso amore abbastanza, non essermi lamentato abbastanza, non essere stato amichevole quanto avrei voluto.

Il mio futuro prevede ugualmente la presenza di tutte queste persone, anche se in maniera diversa. Nel mio futuro ideale, nel futuro a cui mi sto avvicinando, ci sono i miei genitori, c’è Tina, Rosemund… saranno tutti rapporti piacevoli, a cui mancherà il pezzo del chiarimento. Voglio essere in buoni rapporti con tutti loro, ma so che non porterò a galla vecchie storie del passato… come insultare mia madre o dire a Tina e Rose che una volta ero innamorato di loro.

Con Tina non c’è mai stato un rapporto stretto, quindi credo che andrà tutto bene, ma… quanto riuscirò a fingere con Rosemund…? Sarò in grado di guardarlo negli occhi e riuscire a non pensare a questi sentimenti che saranno solo un lontano ricordo?

…Solo un lontano ricordo…

Come faccio a farlo diventare un ricordo? Se quando lo vedo alle prese con quel Giulio sento questa forte pressione al petto…?

«…Nh…»

Mi sono guardato allo specchio: l’abito è davvero bello e mi sta bene… dovrei essere contento di essere così bello per la mia serata galante con Tina… ma l’immagine riflessa non è affatto felice. L’immagine nello specchio vuole uscire, mandare il bambolotto a quel paese e scappare via da qualche parte portando Rosemund con sé, in un luogo deserto, dove non verranno giudicati da nessuno .

Ormai è da parecchio che sono dentro al camerino, ad aspettare che la mia faccia torni di un aspetto decente prima di poter uscire… perché Rose non mi chiama? Si è dimenticato che sono ancora qui?

Ho aperto lentamente uno spiraglio per osservare la situazione. Rose è accovacciato sul bancone, poggiando la testa sulle braccia conserte, con il viso rivolto verso l’ingresso. Non credo che stia dormendo…

Sono uscito cercando di non fare rumore. «E-ehi…» Non risponde. Forse è imbronciato? Mi sono avvicinato al bancone, inclinando la testa. Ha gli occhi chiusi. Sta dormendo sul serio o fa finta? Ho allungato una mano e l'ho mossa davanti al suo viso, senza alcuna reazione da parte sua.

Sta dormendo per davvero… se fosse stata una tattica per nascondere il segno sul collo avrebbe dovuto girarsi dall’altra parte… visto che da qui è bene in vista. Sembra il segno di un piccolo morso… è ancora arrossato e gonfio, significa che è successo mentre andavo a comprare l’ombrello. Fuori sta ancora piovendo. Dovrei andare adesso… ma non voglio svegliarlo… gli lascerò i soldi nella tasca del cappotto. Per fortuna c’era la targhetta con il prezzo… ecco fatto, adesso posso andarmene.

...

Mi sono fermato a contemplare il modo in cui si muove la schiena ad ogni suo respiro. Sembra così indifeso adesso…

Poggiando le mani sul bancone ho inclinato il viso, toccando dapprima il mento alla superficie, poi affondando la guancia nella mano, facendo tintinnare l’orecchino a forma di sole.

È davvero bello poterlo guardare da così vicino. A vederlo così, sembra proprio come un principe delle favole… ogni lineamento delicato del viso sembra concatenarsi perfettamente all’altro, non riesco a guardargli la linea della mascella senza passare al mento, alle labbra, al naso e alle ciglia… le sue ciglia…sembrano umide, come se avesse pianto nel sonno. Chissà che cos’avrà sognato… mi dispiace persino che faccia brutti sogni. Sollevando il capo, ritiro la mano destra per distenderla lentamente verso di lui. Facendo attenzione a non urtarlo in alcun modo, tendo l’indice sulle sue ciglia, accarezzandole dolcemente nel tentativo di asciugarle.

Sto sorridendo, mi domando perché.

Avvicino il mio viso al suo, per monitorare al meglio i movimenti dell’indice, per evitare di svegliarlo. Non avrei dovuto farlo, adesso sento quella famigerata fragranza alla vaniglia. Nonostante sia stato un errore, credo che la vaniglia gli stia bene… o forse mi sono solo abituato all’odore. Chissà se a Gilio Lisbona piace questo odore… non credo, è troppo dolce, forte e particolare, non piace ad un sacco di ragazze, figuriamoci agli uomini. Ma il fatto che Rosemund continui a metterselo mi fa sentire soddisfatto, come se avessi dei punti di vantaggio rispetto a quello là. Rose, Rose… ma che combini? Vai ad innamorarti di un tipo del genere? Sei proprio un pasticcione… è proprio vero che non c’è giustizia a questo mondo.

Senza rendermene conto ho iniziato ad accarezzargli i morbidi capelli sulla testa… da quanto lo sto accarezzando? Non ne ho proprio idea… ma dato che non c’è giustizia a questo mondo, mi accontenterò di questo piccolo momento da custodire come un segreto. Non lo verrà a sapere mai nessuno: in fin dei conti tu stai dormendo così beatamente, quindi neanche ti rendi conto della mia presenza.

Adesso è davvero ora che vada.

Rosemund, tu non lo saprai mai, ma custodirò questo momento con gelosia in fondo al mio cuore, e ti lascerò andare per la tua strada… ma solo per questa volta.

Chinandomi verso di lui, l’ho baciato dolcemente sulla testa, mentre continuo ad accarezzarlo e ad imprimere questo piacevole momento dentro di me, inebriato dall’odore della vaniglia.

Con delicatezza ed attenzione, ho preso le mie cose e sono uscito dal negozio, sentendo la dolce ed amara sensazione del voltare una pagina importante della mia vita. 

   
 
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