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Autore: IwonLyme    21/04/2017    1 recensioni
‘Il Principe’ è un racconto sulla libertà, sul significato che essa ha soprattutto per il giovane Nivek, protagonista e narratore, che verrà messo a confronto fin da subito con la bellezza di essa, la sua importanza e, almeno per lui, il suo difficile raggiungimento. Non è facile essere liberi e Nivek desidera talmente tanto esserlo che romperà ogni regola per raggiungere questo scopo.
Tuttavia ciò che inizia come un gesto ribelle e di rivalsa gli costerà proprio ciò che da principio inseguiva e si troverà catapultato in una realtà ed in un mondo molto più duro e severo di quanto non fosse suo nonno ed il villaggio in cui viveva da emarginato. Una guerra contro un re malvagio ed un padrone pronto a legarlo per sempre a se stesso saranno le cause delle sue vicissitudini che lo porteranno a riflettere sulla propria vita, sul vero scopo di essa e sulla sua nuova condizione: essere un Drago Domato.
“[…] tutto sta nel comprendere che qualcosa non ci è davvero tolto se noi non lo lasciamo andare via.”
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco pubblicato il secondo capitolo dell'ultima parte!
Cosa succederà ai nostri protagonisti? Riusciranno a scoprire la verità che si cela tra le montagne?

 
La Voce del Re - Parte II

Il Solitario aveva scalfito la superficie che avvolgeva la verità e non sapeva cosa ne sarebbe uscito fuori. Nessuno di noi poteva davvero immaginare cosa avremmo scoperto e quanti fatti Murray nascondeva ai nostri occhi. In ogni caso non mancava molto tempo a quando l'avremmo imparato a nostre spese, a quando avremmo pensato di essere giunti ad una vera e propria svolta.
Mi alzai ed era mattino ed il sole brillava alto nel cielo. Nowell si sentiva piuttosto stanco e con fatica riuscii a portarlo fino alla sedia del tavolo così da potergli servire dell'acqua calda. Gliela preparai e la porsi lui sperando si riprendesse in fretta da quel momentaneo calo di forze. Mio nonno si era allontanato da casa per sfuggire alle nostre domande e, sinceramente, poco mi importava. La neve brillava alla luce del sole mentre le ombre entravano molleggiando dalla finestra.
Bussarono alla porta, risvegliandomi dai miei sogni mattutini, ed aprendo mi trovai davanti Elmer. – Nivek, posso parlare con te? – Chiese ed io mi rivolsi al Solitario. – Domatore, posso prendere con me il tuo Drago? – Domandò lui allora. Nowell scosse una mano in aria facendo segno che potevo andare se lo desideravo ed io, sebbene dubbioso che fosse la scelta più giusta, lo seguii in giardino e ci sedemmo, così come facevamo da bambini, all'ombra di Principe.
– Desideri parlarmi? – Lui annuì.
– Desideravo chiederti cosa ti fosse successo in questo lungo periodo in cui non ci siamo visti. – Lo guardai e sorrisi pensando che infine il mio padrone aveva ragione, nel mio cuore l'affetto per quell'unico amico non era mutato eppure era completamente diverso: non desideravo più la compagnia di Elmer per la sua popolarità o la sua gentilezza, ma semplicemente perché vedevo in lui una persona che poteva davvero comprendermi e, forse, volermi bene.
– Molte cose sono successe e la maggior parte le puoi intuire da solo. – Risposi più per tenerlo sulle spine.
– Hai imparato a volare e a parlare. Hai volato con il tuo padrone. Sei stato domato. Ma cosa ti è successo di davvero importante? Chi hai conosciuto e chi hai incontrato? – La sua curiosità era quella di un bambino che poco aveva visto il mondo e ciò che circondava l'alta montagna su cui era cresciuto.
– Ho conosciuto i Draghi di Fuoco: stupendi sono e bellissimi, hanno due paia di grandi ali e la loro voce sembra fiamma, scintilla e calore vivo, puro, senza filtro alcuno. Il mio maestro è un Drago di quelle terre ed è saggio, luminoso e dolce, senza di lui non avrei mai compiuto il volo. Un Drago dalle molte lingue, invece, fu colui che mi portò in Cielo e con il quale volai per la prima volta.
– Dalle molte lingue? E perché non fu il tuo maestro?
– Il mio maestro non può più volare ormai da molti anni, ma tale storia non posso rivelartela poiché non è mia. Dalle molte lingue, invece, significa che il Drago che mi condusse in Cielo sapeva parlare tutte le lingue dei Draghi ed usare ogni potere a proprio piacimento, sebbene nessuno al pieno delle sue potenzialità. – Spiegai e mi sentii un Drago di mondo. – Poi incontrai i Draghi di Acqua: la loro Regina è una donna bellissima, parla con voce divina, ed ho perfino ricevuto una proposta di matrimonio dalla figlia, sebbene la sua giovane età non mi consenta di prendere veramente in considerazione la cosa. – Rise. – E poi conobbi un Drago di Terra, molto forte ed allo stesso tempo buono, viene dalle caverne e la sua voce sembra un profondo antro caldo ed accogliente.
– Quanti Draghi hai incontrato! Ma di Domatori? Di quelli ne hai visti?
– Molti anche di quelli, la maggior parte dei Draghi più cari a me hanno a loro volta un Domatore. Il mio maestro è Consacrato ad una donna, una Domatrice e loro sono inseparabili, il loro amore è puro e sincero e da loro ho imparato che perfino quando non sembra possa nascere nulla se non da obbligo un sentimento profondo come il mare può sorgere e perdurare. Poi un altro Domatore, molto amico del mio padrone, doma ed aiuta i Draghi che sono stati tormentati da coloro che ci trattano come animali, Draghi ciechi, sordi, senza zampe o ali. Eppure, sebbene questo sembri già lodevole, egli ha al suo servizio anche Draghi perfettamente in salute ed uno di loro è colui che parla molte lingue. Anche il loro amore è sincero e profondo eppure non possono essere uno dell'altro poiché se mai si consacrassero il Domatore perderebbe tutti gli altri Draghi rimettendoli in pericolo.
– Ma tra tutti un Domatore mi è più caro di altri. Egli ebbe al suo fianco un Drago che amava follemente e lo strinse a sé e si consacrarono l'un l'altro per il resto della vita, tuttavia poi ella morì ed egli restò solo, odiato dai suoi simili, chiamato Mezzo Morto poiché nel suo petto pesava un cuore muto ed uno che ancora, sciaguratamente, batteva. Egli mi catturò dentro questo bosco e mi condusse da una sua cara amica, la Domatrice del mio maestro, e lì conobbi il mio padrone. Se non fosse stato per lui sarei morto.
– Questi Domatori, così come tu li racconti, sono assai simili a noi e così poco mi sembra di vedere delle favole che ci raccontano su di loro. Infine ci sbagliamo e tutti sono tanto buoni e pieni di gentilezza?
– Non ci sbagliamo, Elmer, non sempre almeno. Ci sono Domatori crudeli e li ho visti mentre ci vendevano e compravano per il loro tornaconto. Molti dei nostri sono morti per mano loro. Tanta crudeltà avviene per colpa di uno solo: il Re che i Draghi chiamano Orrendo.
– Tale Re comanda sulle terre dei Domatori? – Domandò.
– Sì, ma non sui cuori di tutti loro. Non su quello del mio padrone ad esempio. – Risposi e sospirai. – Duro è il cappio che stringe il nostro collo, e silenziosa sarà la nostra morte se quello ci troverà.
– Cosa dici, perché mai dovrebbe interessarsi a voi?
– L'abbiamo sfidato. Non apertamente, non ancora, ma abbiamo complottato contro di lui … lo abbiamo svegliato dalla sua tranquillità, se mai essa può dirsi tale.
– Ma cosa potete voi contro un Re? – Chiese.
– Il mio padrone è il figlio del Re Orrendo ed egli può spodestarlo. – Rivelai e chiaro un ramo si ruppe dietro di me. Mi voltai e nell'ombra vidi il volto di Murray. Tremai quando guardai i suoi occhi perché mai furono tanto orribili e mai tanto assetati di sangue. Compresi che Nowell era in pericolo.
Veloce mio nonno si scaraventò sulla soglia di casa e strappò la porta dal luogo in cui si trovava. Mi alzai ma il dolore al petto mi impediva di essere lesto quanto lui. Sentii forte il ruggito di Murray e la rabbia che stava per volgere verso il mio padrone. Mi precipitai in casa. E mi avventai sull'uomo che teneva per il collo Nowell ed ormai lo soffocava. Io non bastavo però per tenerlo fermo ed Elmer mi aiutò e così, e solo in quel modo, riuscii a separarli. Tirai Murray a terra e lo bloccai con una gamba mentre lui si contorceva, ringhiava e malediceva il nome di Nowell. Il Solitario si sollevò scosso e guardò la scena con altrettanta meraviglia. Mostruoso era il viso arrabbiato dell'uomo che a sento in due tenevamo fermo.
– Smettila! – Gli urlai. – Egli è buono, non è come suo padre!
– La progenie di quel mostro! Deve morire per mia mano! Deve morire! Morire! – Ringhiava lui contro di noi.
Poi Oswin entrò dalla porta e solo lui, lui soltanto fu in grado di farlo calmare. Murray allora si mise seduto e Nowell restò a distanza poiché, ne ero sicuro, se l'avesse visto abbastanza vicino, ancora avrebbe tentato.
– Cosa ti scuote l'animo in quel modo, Murray? – Domandò Oswin e mio nonno lo guardò con odio.
– Quel Domatore! Lui è figlio del Re Orrendo! – Sentenziò come se fosse una condanna a morte. Ed il capo del villaggio si fece buio e muto tutto d'un tratto. Violenta non fu la sua reazione, ma non meno crudele.
– Andatevene via di qui, entrambi voi. Lasciate questa casa e non tornate più qui. – Ci ordinò e la sua voce era incrinata dal dolore. Allora capii che dovevo sapere cosa celavano entrambi.
– Perché? Cosa vi spinge a questo comportamento? Egli è gentile d'animo e non vi ha arrecato alcun danno! Suo padre non c'entra nulla con lui! – Murray allora sollevò il viso su di me e fu pronto a sputare la verità.
– Nessuno dei figli che quell'uomo può aver avuto potrebbe mai essere buono o gentile! Egli è un cane! Egli … – Si fermò. Ancora taceva ed io non ressi ad altro silenzio.
Fermo mi puntai avanti a lui e lo interrogai iracondo. – Cosa?! Cosa?! Dillo! Dillo Murray!
– Egli ha condotto qui mia figlia dopo anni che era lontana da me! L'ha condotta qui ed in grembo portava … portava un abominio … – E si fece piccolo mentre la sua voce moriva. – Quanto male le aveva fatto … quanto male … e lei non era più la stessa. Piangeva la notte ed invocava il nome di quell'uomo! Lo chiamava! Disperata e lo desiderava! L'ha lasciata qui … e con il suo nero Drago se ne è andato … – Così rivelò infine. E mio nonno pianse per la figlia che aveva perduto come mai aveva fatto nei lunghi anni in cui l'avevo visto mentre l'accudiva. Il peso di quelle parole premette sul mio cuore annientandolo.
Ed io guardai Nowell e lui silenzioso pensava. – Io sono figlio del Re Orrendo? – Chiesi e mio nonno gemette di dolore dandomi un'oscura conferma. Mi sedetti ed il mio spirito si fece orrendamente nero. Mia madre pazza per colpa di quell'uomo. Anche io ero un figlio dell'odio! Oh, no! Non potevo! Cielo abbandonami dal dolore! Privami del fiato! Uccidimi! Mia madre mi amava eppure con la forza ero nato da lei. Con la forza anche io ero nato.
– Ma Nivek è un Drago. – Disse allora Nowell e tutti lo osservarono.
– Per metà. – Lo corresse Oswin con la tristezza nella gola. E chiaro mi fu perché Elmer non mi desiderasse come compagno di volo.
– Non è questo che intendo. – Continuò il Solitario. – Egli è prevalentemente un Drago. – Ed allora anche in me si aprì tale verità. Silenzioso Nowell si tolse la benda mostrando ad ognuno di loro il suo occhio che lo univa a tutti noi. – Io sono un Mezzo Drago, a mia volta, e mio padre prese mia madre con la forza e la costrinse ad avermi. Sono nato Mezzo Drago, Solitario e Principe. Ma soprattutto sono nato dall'odio e per questo porto le sembianze di colui che di più mi ha desiderato: mio padre, un Domatore. Ma non Nivek, egli è un Drago e ciò significa che egli è sì un Mezzo Drago, ma nato dall'amore.
– Intendi forse dire che mia figlia amava quel mostro?! – Ringhiò feroce Murray.
– Nemmeno questo intendo.
– Allora cosa? – Gli domandò Oswin.
– Intendo dire che forse egli non è figlio del Re Orrendo, ma che lui stesso lo credeva. Coloro che nascono dai Draghi e dai Domatori assumono le sembianze di chi più li desidera, è chiaro dunque che un figlio nato dall'odio sia un Domatore ed uno nato dall'amore un Drago. Quando la madre di Nivek restò incinta, mio padre certamente sapeva che aspetto avesse un figlio nato dall'odio, dalla forza, infatti già io ero nato da anni. Così, verosimilmente, pensò di lasciare la donna, che credeva incinta di un Domatore, qui, perché lui potesse domare tutti voi. Eppure così non fu poiché Nivek nacque Drago e dunque non figlio del Re Orrendo, dal quale nessuno vorrebbe avere un bambino se non sotto suoi ordini. Dunque mi domando da chi vostra figlia poteva voler avere un figlio? – Murray si trovò senza parole ed osservò a lungo il Mezzo Drago chiedendosi chi mai fosse quell'uomo che sua figlia aveva amato.
– Posso azzardare un'ipotesi. – Continuò allora Nowell che sembrava aver compreso sempre più cose mentre parlava. – Quando Nivek nacque, poco prima, ci fu una Ribellione. Il fratello del Re Orrendo tentò di prendere il possesso del trono al fine di concludere la tirannia che spingeva molti alla tristezza. Ma egli venne scoperto e lui ed il suo Drago puniti. Non è forse possibile che ella infine fosse quel Drago e che Nivek sia figlio di quel Principe? – Sospirò. – Forse fantastico, ma vostra figlia possedeva ancora il proprio cuore? – Domandò allora.
– Ella non l'aveva. – Mormorò Murray.
– Dunque non è impazzita per il dolore, quanto più per la lontananza dal proprio cuore. Ella infine poteva davvero amare un uomo nobile quanto quel Principe, non crede? Amarlo tanto da donarle il cuore.
– E la mamma lo diceva sempre. – Sussurrai. – Un Principe era sceso dal nostro pino per portarla nel Cielo. – Mio nonno pianse e lo vidi disperato e solo immerso tra le parole sincere che gli rivolgeva Nowell. Egli sapeva più di chiunque altro come agiva il padre e conosceva a fondo l'animo del Re Orrendo. Era un Mezzo Drago e quelli per lui non avevano segreti.
– Tutto ciò sarebbe una enorme coincidenza. – Decretò e di certo fui d'accordo.
 
Nowell raccontò di sé ogni cosa che riuscì tralasciando solo la morte della madre. Mio nonno lo ascoltò ed il suo sguardo diveniva più dolce ogni qualvolta il discorso procedeva più in profondità. Un giorno passò mentre eravamo immersi in quel nuovo mondo che si era aperto davanti a noi all'improvviso. E vidi un lato che di Murray era rimasto nascosto, quello di padre, di uomo pieno d'amore, lo stesso uomo con cui mia madre aveva sempre parlato.
Non lo biasimai per l'odio che mi portò senza ragione, potevo comprendere il dolore che doveva aver provato vedendo sua figlia morire piano piano. Io ero un Mezzo Drago ed aveva sempre pensato che, se io da lei non fossi nato, ella sarebbe stata ancora viva, forse non libera, ma viva. Ed io stesso lo pensai. Immaginai il dolore che mia madre poteva aver provato e l'odio verso il Re Orrendo crebbe. Sebbene lui non fosse mio padre egli credeva di esserlo e, perché questo avvenisse, qualcosa infine doveva farglielo credere. Quali orrende ore aveva passato la mia mamma in quei momenti bui e tutto forse solo per la libertà che noi stessi cercavamo di procurare ai Draghi. Lenta la speranza abbandonò il mio cuore eppure il fato si era rivelato a me ben più profondo e saldo di quanto avessi mai creduto.
Mio nonno era scosso e così Oswin il quale doveva aver amato con sincerità mia madre tanto da piangerla in silenzio nel proprio cuore. Le era sempre stato accanto e di me si era preso cura, mi aveva rivolto affetto più di chiunque altro sebbene la mia errata origine pesasse anche sul suo animo. In me era sempre stato capace di vedere mia madre e non il Re Orrendo. Ma infine di quel sovrano in me non vi era nulla e ciò mi sollevò enormemente.
Elmer se ne andò con il padre quando la notte cominciò a calare e restammo soli con Murray. – Hai liberato il mio cuore, Domatore, e mai avrei potuto immaginare gli sbagli che compivo.
– Certo era impossibile per lei immaginare una storia tanto diversa da quella che chiara era stata proposta alla sua mente. Eppure mi domando, ma vostra figlia non sapeva? Ella non conosceva nulla sui Mezzi Draghi?
– Non credo, ma anche se avesse saputo la sua mente non era tanto ferma da potermene parlare e non mi disse mai veramente ciò che le capitò. Parlava sempre del Principe e di come insieme volavano alti. Solo quando gridava sembrava tornare in sé, ma in quei momenti non vi era alcun dialogo possibile. – Spiegò e Nowell intrecciò le dita riflettendo ancora.
– Sicuramente era impossibile per lei. – Concluse infine. – Tanto grande dev'essere il dolore che provò e mi stupisco sempre ogni volta che sento a quanta crudeltà può giungere l'uomo che mi mise al mondo.
– Lo vidi quando abbandonò mia figlia. Nei tuoi occhi non vi è nulla di lui e lo vedo così chiaramente. La madre che ti mise al mondo e che ti amò di certo ha benedetto la tua nascita. – Lo rincuorò mio nonno che intanto si asciugava le guance divenuto vecchio all'improvviso.
Mi alzai dalla sedia su cui ero stato seduto mentre avevano parlato della vita del mio padrone e del Re Orrendo, guardai fuori dalla finestra e Principe svettò davanti al mio sguardo e l'animo si fece stretto. – Nivek … – Mormorò Murray ed io mi voltai. – … ho visto in te sempre ciò che volevo e non ciò che dovevo. La rabbia scorreva nel mio sangue perché sebbene fossi nato da una violenza in te c'era molto della mia amata figlia e non potevo accettarlo. Stupidamente ora comprendo che sbagliavo e sbagliavo profondamente. – Si scusò abbassando il capo ed io non fui capace di portargli rancore. Amavo mio nonno sebbene da lui non avessi ricevuto molto affetto. Inoltre non potevo biasimare un padre che nel frutto della violenza della figlia vedeva qualcosa di disdicevole ed orrendo.
– Come se tu avessi parlato per la prima volta ora odo la tua voce ed in me non c'è rabbia o rancore, ma solo gioia di aver finalmente conosciuto mio nonno. – Risposi e lui si portò una mano al viso mentre la tristezza ancora lo stringeva forte.
– Sono molto stanco. – Disse Nowell ed io allora mi avvicinai lui. – Se non le dispiace, Murray, noi vorremmo dormire.
– No di certo, e tanto ho nel mio animo che non potrei parlare oltre. – Confessò e così io ed il Domatore ci ritirammo nella nostra stanza. Mi sedetti sospirando sopra il letto e raccolsi i miei capelli da un lato.
– È tutto così pazzesco. – Sussurrai mentre i miei occhi guardavano le assi del pavimento come a riscoprirne una nuova natura. Nowell si sedette accanto a me.
– Pazzesco davvero, anche tu sei un Mezzo Drago. – Disse. – Nemmeno uno comune, rara è la nascita dei figli nati dall'amore, per questo nessuno poteva immaginare che tu fossi uno di loro.
– Siamo così profondamente simili … – Mormorai e lui si appoggiò a me.
– E diversi anche. – Aggiunse. – Drago e Domatore, Mezzi Draghi nati da fonti totalmente diverse, Lungo Sguardo e Perfetto Uccisore, infine, se le mie idee sono esatte, perfino cugini. – Sorrisi.
– Eppure non sono un Lungo Sguardo, Murray è stato chiaro su questo.
– Ma egli non ti ha visto né volare né ti ha sentito parlare e molti si sono ingannati prima di questo, perfino la Regina dell'Acqua che così bene vede il fondo degli animi. Forse quando sentirà la tua voce anche lui si convincerà del contrario.
– O forse no. – Nowell mi posò una mano sul capo e sospirò.
– Mancherebbe solo quello. – Mugugnò deluso che potesse avvenire e spezzare così la nostra perfetta simmetria.
– Non avrei mai pensato di essere un Mezzo Drago. Ora comprendo per quale motivo mi hanno sempre evitato e mai amato davvero. – Sospirai.
– Abbiamo molte cose da raccontare da questo viaggio non credi?
– Molte davvero, Jethro e Wren ne rimarrebbero esterrefatti.
– Senza alcun dubbio, Wren morirebbe se sapesse che siamo stati attaccati! – Risi.
– Senza dubbio. – Ci sdraiammo a letto uno vicino all'altro e lui mi strinse la mano.
– Che lunga giornata … – Mormorò ancora.
– Davvero lunga.
– Le cene di famiglia potrebbero essere un vero problema per noi, non credi? – Risi mentre il sonno giungeva sulle mie spalle e non vi fu giorno più triste e felice insieme. Ci addormentammo profondamente mentre ogni tanto uno di noi ridacchiava immaginandosi la lunga tavolata imbandita. La luna brillava attraverso la finestra e dolce era il sapore di aver scoperto ancora qualcosa su chi ero e sul perché mia madre fosse morta e come fosse vissuta. Finalmente sapevo il vero e tanto amaro e dolce insieme era che non potevo non credere che fosse esatto. Il mio destino era stato chiaro fin dal giorno in cui ero nato. Guidati dal fato e dal Cielo io e Nowell ci eravamo incontrati.
Ero talmente stanco che dormii senza mai svegliarmi e mi sembrò di non riposare per nulla. Calmo era il mio cuore nel petto del Solitario e pregavo che non smettesse mai di stare insieme a lui. Pregavo che insieme ci saremmo spenti quando la pace avrebbe avvolto le terre dei Draghi e dei Domatori. 

Che le origini di Nivek siano finalmente state svelate? Che egli sia veramente il figlio di quel Principe Perduto che tentò l'impresa ora affrontata da Nowell?
La scoperta di chi si è parte da dove si nasce e Nivek ancora è incerto sulle proprie origini, ma davanti a lui si sta aprendo un futuro che non avrebbe mai immaginato, un'appartenenza ad una famiglia diversa dove il padre, da sempre sconosciuto, è un uomo degno della sua stima. Forse ogni idea di Nowell potrebbe davvero rivelarsi esatta.
Spero siate curiosi di scoprire come andrà avanti questa ricerca e che seguirete anche il seguito!
Iwon Lyme
   
 
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