Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: __Lily    22/04/2017    2 recensioni
"Nonostante tutto Jon rimase nell’ombra mentre Sansa Stark fece un passo verso l’oscurità. [...] Jon aveva osservato la sorella: la veste smossa dal vento, il metalupo degli Stark ricamato nel suo vestito e i suoi occhi blu come quelli della madre si erano fatti freddi - quasi glaciali - come il vento del Nord. 
I suoi capelli rossi come le fiamme del fuoco illuminavano l’oscurità nella quale si stava addentrando.

«Fai ciò che devi Sansa» aveva sussurrato guardando la sorella scomparire dentro quel canile."
Genere: Azione, Drammatico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cersei Lannister, Daenerys Targaryen, Jon Snow, Sansa Stark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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TRENTASETTE

 

 

 

 

Il Parco degli Dei era il suo posto preferito nonostante tutto.
Grande Inverno era stata invasa da fin troppe persone, persone che le ricordavano il suo passato, le sue perdite.
Tyrion, Theon, Olenna… tutti loro ricordavano a Sansa Stark un periodo della sua vita.
Posò la mano sulla corteccia ruvida e fredda, su quel terribile volto in rosso a cui suo padre - e spesso anche lei - rivolgeva le sue preghiere, gli stessi Dei che non avevano impedito la sua ingiusta esecuzione, né la morte di Robb, di sua madre e nemmeno quella di Rickon, il suo fratellino più piccolo.
A volte avrebbe voluto avere il dono di suo fratello Bran, viaggiare nel tempo, rivedere i volti di coloro che aveva perso, sentire nuovamente le loro voci, era una benedizione e anche una condanna; se avesse avuto quel dono non avrebbe fatto ritorno alla realtà, il passato era un luogo decisamente migliore in cui vivere.
Da un po’ di giorni era più emotiva, anche una semplice parola detta nel modo sbagliato la faceva rattristare, spesso evitava anche Arya perché le dava il tormento sul bambino, erano due giorni che Jon era tornato a casa e due giorni che Arya non smetteva di insistere e Sansa non riusciva più a sopportare le sue pressioni, quella situazione che la opprimeva, che pesava sul suo cuore ormai spezzato.
«Spero di non aver interrotto le tue preghiere» disse una voce cristallina, Sansa non l’aveva nemmeno sentita arrivare presa come era dai suoi pensieri.
Daenerys fece qualche altro passo sulla neve, ancora non si era abituata a quella sensazione, era la prima volta che la vedeva, la prima che la sentiva, scricchiolava sotto i suoi stivali pesi.
«No, ho smesso di pregare molto tempo fa» disse Sansa spostando i suoi occhi blu su quella minuta regina con i capelli argentei e gli occhi viola.
«Avrei bisogno di parlare con te, potremmo evitare i nostri titoli? Sarebbe più semplice per entrambe.»
«Siediti» disse la principessa del Nord facendole posto su quella panca di pietra fredda, quasi ghiacciata.
Danerys fece un debole sorriso e si sedette accanto a Sansa Stark.
«Come posso aiutarti?» le chiese nonostante il nodo che sentiva in gola, nonostante le parole risultassero pese come macigni, tentò di controllarsi, non voleva piangere difronte a lei, non lo avrebbe fatto.
Jon, capisco cosa tu abbia trovato in lei, è così diversa da me.
«Non ho bisogno di aiuto… Sansa mi dispiace molto» disse lei con voce sincera, ed era così, era dispiaciuta di fare del male a quella ragazza che come lei ne aveva viste davvero tante.
«Sei qui per Jon.»
«Per chiederti scusa, so che nutri dei sentimenti per lui e che te lo sto portando via. Non lo conosco abbastanza da potermi fidare solo della sua parola, ho bisogno di qualcosa di più.»
«Lo capisco» disse Sansa, «sei una regina e stai agendo come tale e Jon farà lo stesso, io non sarò un ostacolo per la vostra unione.»
Daenerys guardò quegli occhi blu come il cielo d’estate, era davvero molto bella anche se Sansa non sembrava notarlo.
«Si, sta agendo come farebbe un vero re.»
«Farà ciò che deve per casa Stark e per il Nord, Jon fa sempre la cosa giusta è leale e buono come lo era nostro padre, spero solo che la sua lealtà non lo faccia uccidere un’altra volta» disse con una voce che già sapeva di pianto.
«Non gli accadrà nulla.»
«Non puoi saperlo, non consoci i pericoli che si celano dietro a ciò che vuoi.»
«So che non sarà facile riprendere i Sette Regni ma ci riuscirò con il suo aiuto e con quello del Nord.»
«Ci sono persone di cui non puoi fidarti anche se sono tuoi alleati ora, non smetterà mai di ordire trame e complotti, desidera vedere Jon morto e anche te.»
«Chi Sansa?» chiese Daenerys prendendo la sua mano e stringendola forte.
«Petyr Baelish, non si fermerà finché non sarà re e finché…»
«Finché?»
«Finché io non sarò la sua regina. Ma non sarò mai la sua regina, preferirei morire piuttosto che sposarlo.»
«Era lui… ora capisco.»
«Cosa?» domandò Sansa posando la mano sulla sua pancia, lo fece senza nemmeno pensarci ma a Daenerys quel gesto non passò inosservato, nonostante tutto rimase in silenzio, forse si era sbagliata.
«Quando eravamo a Roccia del Drago, Jon mi disse che i Lannister avrebbero pagato i loro debiti e con gli interessi ma anche che non sarebbero stati i soli. Ora le sue parole hanno un senso.»
«Ditocorto è un uomo pericoloso, abile con le parole ma le sue parole sono avvelenate» la mise in guardia Sansa «non potrò più sposare Jon ma non smetterò di proteggerlo da lui, non gli permetterò di ucciderlo e nemmeno di uccidere te. Non sarà mai lui re, gli manca il cuore per esserlo. Voglio vedere Jon sedere sul Trono di Spade e riprendere ciò che per tutta la vita sarebbe dovuto essere suo, e tuo.»
«Ho desiderato tornare a casa per molto tempo, ho lottato molto per sopravvivere e per oltrepassare il Mare Stretto. Quell’uomo non avrà nulla di ciò che è mio e di Jon. Sarai una buona regina per il Nord, Sansa Stark.»
Daenerys era sincera, Sansa sapeva ciò che voleva e come lo voleva, la gente del Nord la amava, amava la sua famiglia, il Nord non aveva dimenticato gli Stark di Grande Inverno, i loro protettori.



Jon era nel cortile d’armi con Arya e Gendry, Arya aveva insistito affinché si allenassero insieme ma lui non aveva la testa per farlo.
Più il tempo passava più tutti gli altri gli sembravano strani e la sua sorellina più di tutti.
«Cosa c’è che non va Arya?» chiese Jon rinfoderando Lungo Artiglio.
«Niente» rispose lei.
«Arya…»
«Non è con me che dovresti parlare.»
«Sansa… ho già parlato con lei.»
«Davvero?» chiese sospettosa.
«Si.»
«Parlaci un’altra volta allora» disse lei prendendo nuovamente in mano Ago, «Gendry.»
Gendry prese la sua spada e fece un inchino.
«Non voglio farti male.»
«Forse sarai tu a farti male.»
Gendry le sorrise, Arya amava quel sorriso.
Jon rimase a osservarla, era cresciuta così tanto e nonostante tutto ciò che aveva dovuto subire era ancora la bambina a cui scompigliava i capelli, la stessa con cui prendeva in giro Sansa per essere una lady troppo perfetta.
Ma Arya le ricordava un’altra donna, una donna che Jon aveva amato molto e che avrebbe sempre fatto parte di lui; Ygritte.
«Saremmo dovuti restare in quella caverna» le aveva detto lei poco prima di morire tra le sue braccia, l’aveva amata così tanto, Ygritte del popolo libero era stata la prima donna, il suo primo amore.
L’aveva persa e ora stava perdendo anche Sansa, Bran si sbagliava - le sue visioni erano sbagliate - avrebbe sposato Daenerys per il bene di tutti, per il bene del Nord.
Restò finché Arya e Gendry non smisero di lottare, poi Gendry li lasciò soli.
«Mi sei mancata mentre ero via» disse Jon scompigliandole i capelli.
«Anche tu Jon.»
«Sei arrabbiata con me? Arya ho dovuto accettare…»
«Sono arrabbiata di più con Sansa, ma si anche con te» rispose risoluta guardando suo fratello.
«Cosa ha fatto?»
La sua espressione mutò, non poteva dirglielo, lo aveva promesso a sua sorella ma quel segreto stava diventando veramente un peso per entrambe.
«Ti dirò quello che ti ho detto poco fa, parla con Sansa, insisti.»
«Per fare cosa Arya? Per torturarla? No, non lo farò. La eviterò per quanto mi sarà possibile.»
«Ma tu non devi evitarla, devi parlare con lei!»
«Arya, io non posso!» urlò lui, poi guardò un’ultima volta sua sorella e se ne tornò dentro al castello, si asserragliò nel suo studio fino a tardi, non scese a cenare con gli ospiti, quella sera il re del Nord rimase in disparte lontano da occhi indiscreti, lontano dagli occhi viola di Daenerys Targaryen e da quelli blu di Sansa Stark.
«Tu non sai niente Jon Snow»
I ricordi lo tormentavano, non gli davano tregua.
Il suo volto mentre moriva, la sua pira, il fuoco che la divorava sempre più in mezzo alla neve fredda e poi Sansa, le sue suppliche quando la evitava, i suoi baci, il suo corpo caldo e accogliente.
Bran andò da lui  per assicurarsi che stesse bene, ma Jon non stava bene, tra un paio di giorni si sarebbe svolta la cerimonia e sarebbe diventato il marito di Daenerys, avrebbe lasciato il cognome Stark e preso quello dei Targaryen, nonostante Daenerys fosse l’unica Targaryen che Jon conoscesse.
«Si è sentita la tua assenza» disse Bran mentre un uomo lo adagiava sulla sedia, poi il fratello congedò ringraziandolo.
«Non ero dell’umore adatto Bran, mi dispiace.»
«Lo so Jon…»
Poi in quel momento ripensò alle parole di Daenerys mentre si trovavano a Roccia del Drago, lei non aveva conosciuto nessun altro familiare oltre a suo fratello Viserys che l’aveva venduta come merce di scambio.
«Bran, potresti fare una cosa per me?»
«Di che si tratta?»
«Ricordi quando mi hai portato nella tua visione?»
«Si, non lo credevo possibile.»
«Potresti farlo anche con Daenerys?» chiese Jon posando le mani sul tavolo.
«Penso di si. Vuoi che la porti nelle mie visioni?» chiese Bran osservando il re del Nord.
«Vorrei che potesse vedere gli altri membri della sua famiglia, almeno una volta.»
«Jon non so controllare ancora bene le mie visioni, non so se riuscirei a mostrargli ciò che mi chiedi.»
«Ma puoi provarci.»
«Si posso provarci. Jon?»
«Dimmi.»
«Hai parlato con Sansa?» chiese Bran preoccupato.
«Al mio ritorno, anche Arya mi ha fatto la stessa domanda e mi ha detto di parlarle di nuovo.»
«Dovresti.»
«Cosa mi state nascondendo?»
«Spetta a lei dirtelo, non a noi. Parlale.»
«Domani lo farò.»
Sansa. Padre perdonami per il male che le sto causando, gli dei sanno che non vorrei.




«Alla nostra alleanza» disse Euron Greyjoy bevendo un sorso di quel pregiato vino dalla sua coppa senza smettere di osservare la leonessa di Castel Granito.
«Alla nostra alleanza» rispose Cersei bevendo a sua volta.
«Questo cinghiale è veramente squisito.»
«Grazie. Da quando un cinghiale uccise Robert è diventato il mio piatto preferito» rispose alzando il sopracciglio destro.
«Davvero?» rispose sorridendo l’uomo con una benda sull’occhio.
«Già.»
Euron aveva una scintilla speciale, la stessa scintilla che una volta Cersei vedeva in Jaime, in suo fratello, il suo gemello, la sua metà, Jaime aveva visto la luce assieme a lei, Jaime era stato il padre dei suoi figli, il suo amante, Jaime era stato tutto per Cersei.
«Che tu possa regnare a lungo» disse Euron, ovvio che non lo desiderasse, lui desiderava il trono, desiderava i Sette Regni, desiderava elevare il nome dei Greyjoy, eppure quella donna…
«E che tu possa essere un grande re per le Isole di Ferro.»
Euron Greyjoy lasciò andare la coppa il cui vino cadde sul tavolo e sulla sontuosa tovaglia ricamata, si alzò e prese Cersei Lannister dalla sua sedia, la strinse contro di se, profumava di buono quella donna, gli uomini di ferro prendono senza nemmeno chiedere; scorribande, razzie, stupri, il ferro, quello era il loro modo di vivere; il suo modo di vivere.
Cersei ricambiò quel bacio appassionato e inaspettato, quella passione che con Jaime non c’era ormai più.

  
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