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Autore: Warlock_Vampire    22/04/2017    2 recensioni
"Io, che ho conosciuto molto presto cosa fossero dolore e odio e che solo dopo molto tempo ho compreso l'amore; io, che ho imparato ad uccidere prima ancora di saper vivere; io, che ho vissuto per secoli nella profonda convinzione che ognuno può ottenere ciò che vuole, sempre e comunque, sacrificando tutto, se necessario; dopo così tanto ho davvero bisogno di mettere nero su bianco i fatti."
In queste memorie Katherine Pierce si racconta, dalla sua fragile umanità alla trasformazione in Vampiro, ripercorrendo tutte le tappe più significative della sua lunga esistenza.
AVVERTENZA: La lettura di questa storia è un contributo, una spin off, di The last challenge (il nostro crossover). Pertanto, consigliamo la lettura di The last challenge, anche se non è essenziale.
Inoltre, essendo la "nostra" Katherine, le vicende in cui è coinvolta sono frutto dell'immaginazione degli autori e nulla hanno a che vedere con la Katherine di The Vampire Diaries, pur ricalcandone l'aspetto e il carattere.
Precisato questo, buona lettura!
Genere: Azione, Sovrannaturale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elijah, Katherine Pierce, Klaus, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cuba - 1519
 
Sono passati tre giorni dalla battaglia contro gli indigeni e il Giaguaro e ci stiamo imbarcando alla volta di Tenochtitlàn. Perlomeno Cortés sta rispettando gli accordi presi.
Ma andiamo con ordine.
Due giorni dopo il mio colloquio con Cortés, c’è stata la Luna piena e gli indigeni si sono mobilitati contro di noi. Poco male, era tutto così prevedibile. Questi isolani non hanno molta inventiva. Sono arrivati marciando fino alla radura vicina alla villa di Cortés, dove l’esercito di spagnoli ed io li stavamo già aspettando.
Cortés, da bravo diplomatico, ha cercato prima di tutto di risolvere la faccenda pacificamente, ma questi cubani avevano sete di vendetta a quando pare, perché non hanno voluto sentire ragioni.
La battaglia è scoppiata sotto i miei occhi in men che non si dica e ho assistito al massacro dei due eserciti contrapposti. Dalla mia posizione in disparte riuscivo a vedere Cortés mulinare la spada con maestria. Io, d’altro canto, non mi sono immischiata. Ogni tanto qualche indigeno coraggioso veniva verso di me per attaccarmi, finendo spinto lontano per metri oppure morso e dissanguato dalla mia sete insaziabile.
Sono entrata nella mischia solo quando il Giaguaro si è fatto vedere.
Era un giovane alto almeno il doppio dei suoi compagni, mastodontico, di bell’aspetto. I suoi muscoli sembravano scolpiti nel marmo. Peccato dovessi eliminarlo, in circostanze normali lo avrei sedotto.
Camminava nella mia direzione scalciando gli uomini che incontrava nel suo percorso, spingendoli via con le lunghe braccia possenti. Man mano che si avvicinava scorgevo in lui i tratti del Giaguaro farsi più intensi ed evidenti. Gli occhi come due gemme gialle, fissi su di me, i muscoli tirati fino allo spasimo, gli affilati artigli ricurvi pronti a colpire.
Nikolaj, più di un secolo fa, mi mise in guardia dai Licantropi. Il loro morso è letale per un Vampiro. Essendo l’equivalente del Licantropo in America, anche il morso del Giaguaro avrebbe potuto essere mortale per me. Dovevo quindi stare molto attenta.
Non ho permesso alla paura di sopraffarmi, in ogni caso. Dopotutto, sono un Vampiro di oltre cento anni e negli ultimi giorni ho avuto modo di nutrirmi molto bene per questa battaglia.
Con un respiro profondo, sono partita a velocità vampiro verso di lui, l’ho afferrato al collo e ho cercato di buttarlo a terra. Peccato che questo tizio enorme abbia reagito prontamente al mio assalto. Mentre attorno a noi la battaglia infuriava ancora, il Giaguaro con una manata mi ha spinta via e il mio corpo ha cozzato contro un albero poco lontano. Decisamente poco cavalleresco da parte sua.
Dopo che la mia spina dorsale si è aggiustata, sono ripartita all’attacco, più forte che mai.
Con un ringhio animale il Giaguaro si è avventato su di me, ha stretto le sue manone intorno al mio collo e sono finita a terra, premuta contro il suolo umido dal corpo del mio nemico. Ha lasciato la presa sul mio collo un istante prima che perdessi i sensi e ha continuato però a tenermi schiacciata a terra con il resto del suo corpo. Le mani libere gli hanno consentito di agguantare un ramo spezzato, che ha pensato bene di usare come paletto per uccidermi.
Evidentemente non sapeva di preciso dove si trovasse il cuore, perché l’ha mancato, per mia fortuna. È stato comunque un colpo tutt’altro che piacevole.
La mia fine era vicina, sentivo quasi le fiamme dell’Inferno lambire il mio corpo schiacciato a terra dal peso del Giaguaro. Ma una cosa era sicura: lui mi avrebbe seguita nel fuoco eterno a qualsiasi costo.
Ho riaperto gli occhi, che avevo tenuti saldamente chiusi mentre il Giaguaro compiva il suo maldestro tentativo di farmi fuori. Ho afferrato con le mani un po’ di terra umida e mi sono preparata al contrattacco. Il tutto mi ha riportato al terribile giorno in cui la mia famiglia fu sterminata e io rimasi per ore ad aspettare il momento giusto di scappare, armeggiando con quella pietra trovata nella terra, che fu la mia salvezza.
Ho iniziato a divincolarmi sotto il Giaguaro, finché è stato costretto a muoversi anche lui per tenermi a terra. Nel frangente di secondo in cui il mio braccio è stato libero da qualsiasi costrizione, l’ho alzato e ho lanciato contro il Giaguaro la terra umida che avevo tenuto nel pugno fino a quel momento.
Distratto dal mio gesto, mi ha incautamente lasciata andare e ho potuto così ribaltare la situazione a mio favore. Mentre era ancora piegato, l’ho agguantato alle spalle e con tutta la forza soprannaturale di cui disponevo, gli ho premuto la sua testa all’indietro finché ho sentito il crac del suo collo spezzato. Il Giaguaro è stramazzato a terra, ma non era finita così. Di lì a poco si sarebbe ripreso, così come si riprende un Vampiro a cui si spezza il collo.
Ma io non lo avrei permesso. Con un calcio l’ho girato supino, ho sprofondato la mano nel suo petto marmoreo e l’ho ritirata col suo cuore stretto nel pugno.
Di colpo il clangore delle armi è stato sostituito da un silenzio di tomba, mentre tutti realizzavano quello che era appena accaduto, e cioè che io, Katerina Petrova, avevo appena ucciso il famigerato Giaguaro venerato dagli indigeni.
«Ops» ho detto, ironica, lasciando cadere a terra il cuore ancora caldo del Giaguaro con espressione annoiata, «l’ho già detto che odio i gatti?».
Gli indigeni se ne sono andati, terrorizzati e sconfitti, sparendo tra le fronde, e gli spagnoli superstiti si sono radunati attorno a Cortés in attesa di disposizioni. Li ha rimandati tutti agli accampamenti e siamo rimasti lì solo io e lui, se non si conta il cadavere del Giaguaro.
«Io ho fatto la mia parte, ora tocca a te» ho rimarcato a Cortés, mentre mi pulivo il sangue dalle mani con un fazzolettino che mi aveva dato.
«Certo. Domani stesso darò ordine di preparare la partenza per Tenochtitlàn» ha replicato il Conquistatore, sorridendo debolmente. Aveva le vesti intrise del sangue dei suoi nemici, ma gli occhi erano vigili e mi studiavano con interesse. Sicuramente non riusciva a credere ai suoi occhi; il Giaguaro a terra, morto, e io illesa e vincitrice.
Ho conquistato il suo rispetto, lo so, ma la cosa mi soddisfa solo in parte. Voglio il Diamante Oscuro. Quando potrò finalmente stringerlo tra le mie mani, allora sì che sarò pienamente soddisfatta.
In ogni caso, non posso che essere intimamente felice per come stanno procedendo le cose. La stima, l’interesse, di Cortés per me sono decisamente un vantaggio; so che farà di tutto per onorare gli accordi presi e darmi quello che bramo.



Special guest di questo capitolo: Jason Momoa, il grande Kahl Drogo di Game of Thrones, nei panni del Giaguaro.

  
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