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Autore: Donnasole    22/04/2017    2 recensioni
Questa storia è un tentativo di riempire i non detti nella storia di Zuko durante il viaggio che il ragazzo compie da solo nel secondo libro. Per chi non avesse letto il fumetto THE SEARCH o non gli fosse piaciuto, questo racconto è il modo in cui immagino siano andate le cose.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Azula, Iroh, Ozai, Ursa, Zuko
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~~personaggi

Ursa : moglie di Ozai, madre di Zuko e di Azula
Ozai: figlio secondogenito di Azulon, fratello di Iroh, padre di azula e di zuko
Lu-teng: figlio unico ed erede di Iroh
Iroh: figlio primogenito di Azulon, erede al trono
Azulon: Signore del Fuoco sovrano della Nazione del fuoco
Zyolee e Hachiko: assistenti di Ursa
Zuko: 12 anni figlio di Ursa e di Ozai
Azula :10 anni figlia di Ursa e di Ozai
Cap1

<< Cosa devo guardare nonno? >>
<< Guarda nello stagno. Cosa vedi? >>
<< Sassi coperti di muschio, pesci e piante. >>
<< Ora guarda in superficie. Cosa vedi? >>
<< Vedo i nostri riflessi. >>
<< Questo avviene perché l'acqua è immobile e può riflettere ogni cosa in quanto alcuna immagine si imprime su di essa. Ora guarda più in alto. Che cosa vedi? >>
<< Vedo il cielo. >>
<< Ora contempla! >>

La stagione volgeva alla piena estate e nel giardino che circondava la villa, la natura era esplosa in tutto il suo rigoglioso fulgore. La casa era una di quelle dimore tradizionali della Nazione del fuoco: elegante, comoda, ad un sol piano, costruita su un basamento di pietra e sormontata da un tetto in legno a pagoda. Un camminamento di bambù levigato le girava intorno per poi inoltrarsi verso il giardino aprendosi in un'ampia terrazza. A destra e a sinistra si estendevano bassi fabbricati adibiti al ricovero della servitù, e tettoie destinate alle scuderie e alle rimesse, ormai vuoti e trascurati, ombreggiati da giganteschi alberi di nim e palme dal fogliame fitto e scuro.
Tutto in realtà dava un senso di trascuratezza non voluta, quasi obbligata dal trascorrere del tempo e dalla mancata manutenzione, come se l'uomo si fosse rassegnato e la natura cercasse di riprendere il proprio posto.
Gelsomino, caprifoglio ed sciambaga che da lungo tempo non vedevano la mano del giardiniere esperto, spandevano i loro aromi lungo il sentiero trascurato nel quale una donna dal piede leggero e l'andatura elegante si addentrava scivolando più che camminando sui ciottoli luminosi.
Il caldo cominciava a farsi opprimente.
« Ursa? » chiamò disimpegnando la lunga gonna da un arbusto fin troppo audace. Si deterse un rivolo di sudore inopportuno, sceso lungo la tempia aristocratica. Pensando ai bei vestiti rovinati, sospirò di disappunto.« Ursa dove sei?»
«Qui madre!» le fece eco una voce quasi infantile e molto dolce.
Guidata da quella risposta la donna aggirò un grande masso sul quale erano incisi diversi simboli mistici e vide, sullo spiazzo ricavato fra le rocce la giovane figlia accovacciata sul terreno, al fresco.
Incurante del proprio aspetto, di per se incantevole, giocava, agitando un lungo filo d'erba che un gattoniglio, privo di una zampetta e con diverse cicatrici sul corpo spelacchiato, cercava di afferrare.
Un lieve sorriso danzava sul volto dai lineamenti puri, incorniciato dalla lunga chioma corvina e quando sollevò gli occhi sulla madre, s'illuminò tutta. La madre si perse in quelle pozze d'ambra dimenticando per un attimo il motivo della propria venuta.
« Ti ho trovata finalmente. Questo posto negli ultimi anni è diventato un labirinto. Bisognerebbe proprio fare qualcosa. »
Le labbra della giovane si piegarono all'insù accentuando il sorriso.
« Non dite così madre. Secondo me è più bello così di quanto non sia mai stato. »
La madre non rispose, non era solo il giardino che avrebbe avuto bisogno di manutenzione ma scacciò il pensiero molesto concentrandosi su quanto stava per dire.
« E' venuta a farci visita tua zia.» cominciò il discorso che tanto si era preparata interrompendosi nell'incapacità di trovare le parole adatte.
L'immagine di una donna di formidabile vigore nel corpo e nello spirito agghindata in maniera eccentrica e dallo sguardo rapace, attraversò la mente della giovane che smise immediatamente di giocare, con grande sorpresa del gattoniglio.
« Ursa.» ricominciò la madre sospirando sotto lo sguardo interrogativo della figlia, inginocchiandosi con grazia accanto a lei.« Sai che tua zia fa la mezzana.» attese un cenno affermativo della giovane prima di proseguire.« E' venuta da noi con una proposta.» La ragazza arrossì un poco senza però abbassare gli occhi dal volto animato della madre.
« E' il figlio cadetto del Signore del fuoco Azulon. Il principe Ozai» spiegò precipitosamente.
La luce si affievolì all'improvviso sulla radura dove stavano le due donne, spegnendo i colori intorno a loro. Ursa sollevò il capo. Una nuvola solitaria, vagando nel cielo altrimenti terso, aveva coperto temporaneamente il sole. Senza alcun motivo apparente la ragazza rabbrividì.
« Ursa hai capito?»
Il richiamo della madre la riscosse.
« Voi cosa ne pensate?» chiese dopo un attimo di esitazione.
« Io e tuo padre ne abbiamo parlato e siamo d'accordo. Questo è un grande onore per tutti noi.»
La fanciulla accarezzò la pancia chiara dell'animale affondando le dita nel pelo soffice, pensierosa.
« Se non volessi?»
La donna sorrise comprensiva.
« Nessuno ti obbligherebbe cara. E' una tua libera scelta, ma la domanda che ti dovresti porre è : perché no?»
La giovane concentrò nuovamente la propria attenzione sul gattoniglio acciambellato sul suo grembo, fece scorrere il dito sulla testa, dietro le lunghe orecchie e l'animale rispose allo stimolo strusciandosi e cominciando a fare le fusa.
« Perché io. Non ho esperienza della corte, senza volerlo potrei metterli in imbarazzo con la mia ignoranza. Perché dovrebbero volere me. Che senso ha?»
« Non so rispondere a queste domande. Posso solo dirti che questa proposta è un grande onore per noi ma anche per loro.» Un cofanetto di legno intarsiato venne estratto da una tasca interna della veste. La donna lo aprì con deferenza lasciando che la figlia ne scorgesse il contenuto. La corona del principe ereditario giaceva seminascosta dalla seta purpurea.« Il tuo bisnonno Roku è stato l'ultimo Avatar del fuoco e anche grande amico del Signore Sozin, nonno del giovane Ozai.» Le mise il cofanetto in mano.« Forse è destino che le nostre famiglie si uniscano nuovamente.»
Un dubbio improvviso emerse facendo avvampare la fanciulla.
« Se non dovessi piacergli? Al principe intendo.»
« Dovrebbe essere cieco sordo e stupido.» replicò scostandole una ciocca dal viso con infinita tenerezza. « Quale cuore di pietra potrebbe non amarti?»
La giovane abbassò gli occhi imbarazzata dall'evidente orgoglio materno.
« Se non dovesse piacere a me? » sussurrò quasi timorosa del pensiero troppo audace.
« Se … Se... Se... quanti se figlia mia, troppi!» Sbuffò la madre alzando il volto per incontrare un piacevole alito di vento odoroso di fiori. « Ti preoccupi per un futuro che ancora non esiste. Avere timore dell'ignoto è normale, crucciarsene sbagliato. Non creare tu stessa ostacoli insormontabili.»
Ancora titubante la fanciulla richiuse il cofanetto facendo sparire il gioiello.
« Pensi che potrà essere un matrimonio felice? » chiese ancora con la voce incrinata da un timore sconosciuto.
La madre riprese il cofanetto facendolo nuovamente sparire all'interno della tasca segreta e tornò a volgere la propria attenzione su quella figlia dall'espressione ancora ansiosa. Annuì con fare convinto.
« Queste sono le stesse domande che posi a mia madre prima di sposare tuo padre. E mi disse che la felicità è come questo gattoniglio.» disse indicando la bestiola impegnata a cercare di afferrare con l'unica zampa la coda a batuffolo. Inutilmente.« più cerca di acchiappare la sua coda più questa gli sfugge ma se si impegna in altre cose allora la sua coda lo seguirà. Per il resto invece ricordati cosa diceva il bisnonno:


Sii come il bambù, fuori duro e compatto, dentro morbido e cavo. Le sue radici sono saldamente confitte nel terreno si intrecciano con quelle di altre piante per rafforzarsi e sorreggersi a vicenda. Lo stelo si lascia investire liberamente dal vento, e lungi dal resistergli si piega. Ciò che si piega è molto più difficile a spezzarsi.

Non temere tuo marito, lui sarà l'altra parte di te come lo YIN è per lo YANG. L'uno non può fare a meno dell'altro ricordalo sempre. E se proprio avessi bisogno, non dimenticare che qui è la tua casa, le tue radici e noi ti aspetteremo sempre.»
« Ma la tradizione!» esclamò stupita la ragazza.
« Quella che ti vorrebbe dimenticata dopo le nozze?» la donna fece un ghigno divertito.« Esistono tradizioni che vanno rispettate e altre ignorate, la saggezza sta nel riconoscere quali. »
Le prese gentilmente il mento fra il pollice e l'indice stringendolo come faceva quando era ancora una bimba. « Allora cosa dico a tua zia?» riprese allegramente. « Accetti? »
La giovane annuì senza parlare e la madre eruppe in un sospiro teatrale.
« Meno male.» disse in tono cospiratorio.« Avevo paura di affrontare mia cognata senza un responso positivo. Quella donna mi mette i brividi.» aggiunse abbracciandosi per reprimere un fremito.
Come se un velo fosse stato rimosso il sole tornò a brillare sulla radura ravvivando tutti i colori.
La nuvola che aveva oscurato il cielo, era stata trascinata lontano da un vento invisibile.
Ursa rimase ad osservare la madre allontanarsi da lei; non poteva vederlo ma il volto della donna più anziana tradiva una certa apprensione e una profonda ruga ne incideva la fronte pensierosa.
Si sentì strattonare leggermente ed abbassò il capo. La zampetta, dall'artiglio un po' troppo lungo, era rimasta incastrata nella manica della giovane e il gattoniglio dispettoso, tentava languidamente di sganciarla senza per altro metterci troppa convinzione.
Ursa sorrise riprendendo il lungo stelo d'erba e ricominciò a giocare.

Gli alloggi privati della signora Ursa, giovane moglie del principe Ozai, non avevano bisogno di torce per essere illuminati. A differenza del restante palazzo, costantemente immerso nella penombra, ella aveva chiesto, ed ottenuto, che questi fossero costruiti al centro dei giardini reali così da poter godere di abbondante luce solare. Se al principio tutto ciò era stato visto come il capriccio di una bambina viziata, presto tale residenza era divenuta fulcro per le attività sociali della corte, incantata dalla bellezza dei laghetti artificiali, dalla flora esotica e dal fascino della proprietaria. Un incantesimo questo ancor più sorprendente se si consideravano i natali della principessa.
Ursa infatti non era cresciuta nella porpora imperiale ma lontano dal palazzo e da tutto quello che vi orbitava intorno. Di famiglia prestigiosa, ma di ridotte sostanze, aveva ricevuto un'educazione raffinata volta a fare di lei la quintessenza delle virtù muliebri. Grazie alla propria natura tranquilla fin dalla più tenera età, si era docilmente piegata a tali insegnamenti rispondendo alle aspettative di quanti la circondavano senza porre alcuna resistenza agli altrui desideri e quando la mezzana,  aveva combinato il matrimonio con il figlio cadetto del Signore Azulon, la giovane aveva semplicemente chinato il capo da brava figlia ubbidiente. Non aveva trovato particolari difficoltà in questo. Ozai era giovane, attraente e gentile con un fare austero che ne aumentava il fascino. La loro unione, auspicata dagli spiriti, si era quindi trasformata in un sodalizio venato di tenerezza, che aveva prodotto in breve tempo i suoi frutti. La nascita dei due figli aveva infine completato quel quadro di perfezione costruito intorno alla coppia reale.
Da allora gli anni si erano succeduti come perle false sul filo di una collana.
Quel giorno in particolare Ursa cercava di tenersi occupata.
La notizia della morte di Lu-teng aveva sconvolto gli equilibri già precari della famiglia reale e il suo pensiero continuava a correre al generale Iroh, padre del ragazzo.
Si prese un attimo per ammirare la sontuosa bellezza alla quale aveva tanto lavorato e diede le ultime istruzioni ai giardinieri riguardo l'impianto di un nuovo orto medicinale; Hachiko e Zyolee, le fedeli assistenti, prendevano appunti. Accertatasi che fosse tutto in ordine, Ursa, rientrò nel laboratorio erboristico dove aveva sede anche lo studio e cominciò l'inventario delle scorte officinali.
Le erbe usate per curare il Signore del fuoco cominciavano a scarseggiare e andavano riordinate, bisognava preparare nuovi unguenti e i vini medicamentosi erano ormai terminati; rimaneva qualche sciroppo ma non era sufficiente alle esigenze dell'intera corte, poiché, chiunque a palazzo, per qualsiasi ragione: dal mal di denti, al raffreddore, sapeva che, nella principessa, avrebbe trovato un'abile e discreto farmacista.
Proprio per questo motivo ella passava le sue giornate fra i giardini ed il laboratorio, soddisfatta almeno, se non felice, della propria vita.
Fu lì che Ozai la trovò.
All'annuncio dell'arrivo del consorte ella smise immediatamente il suo compito inginocchiandosi davanti a lui.
Il principe entrò con impettita eleganza, a vederlo nessuno avrebbe potuto indovinare la sfuriata che poco prima aveva devastato i suoi alloggi privati, ma nonostante questo un'aurea di tempesta continuava a circondarlo. Percorse la stanza con sguardo duro.
Nulla fuori posto.
Alle pareti, immagini di famiglia informali, ritraevano i membri in momenti intimi, molto diversi dai ritratti ufficiali che ornavano il resto della dimora; sullo scrittoio, risme di carta sulle quali, con maestria, qualcuno si era esercitato nell'arte calligrafica. Accanto, una impeccabile composizione floreale creata da mani sapienti ingentiliva l'arredamento essenziale dell'ambiente.
Le labbra dell'uomo s'indurirono un istante.
<< Marito? >> disse Ursa con voce dolce ed interrogativa riscuotendo Ozai dai suoi cupi pensieri. La donna stava ancora inginocchiata in attesa di un gesto; compiaciuto dal suo rispetto il principe si avvicinò facendole cenno di alzarsi.
Incantevole.
Allungò le dita afferrando una ciocca di capelli corvini dalla serica consistenza e la usò per accarezzarle il lato sinistro del viso. La pelle, chiarissima e priva di imperfezioni imporporò a quel lieve tocco. Ozai piegò la testa di lato osservandola con intensità, cercando un contatto con lei ma inutilmente. La donna non lo guardava. Ostinata, fissava un punto imprecisato del pavimento. Le labbra del principe si tirarono sprezzanti fino a divenire due sottili e pallide linee che tagliarono il bel volto. L'uomo lasciò ricadere il braccio. Peccato non ci fosse qualcosa a guastare quei lineamenti perfetti, pensò: un neo, una macchia...una cicatrice.
Ursa sentiva l'agitazione montarle dentro. Il suo sposo non era solito andare a cercarla. Quindi che si fosse presentato senza convocarla o farsi annunciare le creava un forte stato d'ansia.
Era successo qualcosa.
La donna guardò il consorte esaminare accuratamente la stanza mentre il desiderio di scuoterlo ed interrogarlo si gonfiava prepotentemente in lei costringendola a reprimerlo con forza, perché conosceva il proprio ruolo ed era troppo rispettosa per porre domande.
Amareggiata ripensò ai primi tempi, quando la guerra fredda fra di loro non era ancora scoppiata e le visite inattese erano un piacere per entrambi. Poi, negli ultimi anni, le cose erano cambiate, precipitate a tal punto da non consentire il superamento del divario fra i due e, il logorio dei nervi, era divenuto una tecnica troppo spesso abusata dal consorte perché lei non se ne avvedesse, prendendo provvedimenti.
<< Portate vino speziato e dolci per il mio signore Ozai. >> ordinò alle due assistenti con voce chiara e ferma. Hachiko e Zyolee, si scambiarono un'occhiata preoccupata. Per esperienza sapevano che il loro allontanamento era un brutto segno ma annuirono, alzandosi ed obbedendo all'ordine ricevuto. Rapide scomparvero nel corridoio. Il principe passò un dito sul mobile farmacia togliendo invisibili tracce di polvere.
<< Moglie diletta. >>  Esordì. Un sorriso inquietante andò a sollevare gli angoli delle belle labbra.. << Mia perfetta e fedele consorte. >> continuò aprendo un cassetto e curiosando all'interno. Ursa rabbrividì gettando una rapida occhiata al contenuto. L'uomo estrasse il fungo millenario dalla sua custodia  annusandolo.
Era questa una sostanza molto rara: poche scaglie potevano salvare un uomo ma bastava sbagliare la dose, anche se di poco, e la fine di quest'ultimo sarebbe stata dolorosamente inevitabile.
<< Il principe Zuko partirà domani. >> le comunicò con indifferenza. La donna sollevò finalmente gli occhi e Ozai sorrise. << Prepara i suoi bagagli e vedi di farlo trovare pronto per l'alba. >>
Ella impallidì e mosse un piede nella direzione del marito. << Per dove?>> chiese mentre Ozai le volgeva le spalle.<< Non vi riguarda. >> rispose senza guardarla.<< Volevo solo lo sapeste da me. >> aggiunse con un sorriso di puerile cattiveria varcando la soglia.

Hachiko e Zyolee lavoravano veloci e in silenzio.
La signora si era ritirata lamentando una forte emicrania e le assistenti avevano deciso di terminare il compito.
<< Zyolee! Ti ricordi quanti ne erano rimasti? >> chiese Hachiko alla compagna indicando il mobile farmacia ancora aperto per l'inventario.
<< No! Mi spiace. >> rispose l'altra scrollando le spalle.
La ragazza si mise a riflettere sforzando la memoria poi, con un sospiro rassegnato, chiuse il cassetto che conteneva il fungo millenario e spuntò l'elenco.

note dell'autore,
chiedo scusa per la ripubblicazione, questo html mi sta facendo diventare matta e si è mangiato il filo conduttore di tutto il racconto, più un paio di dialoghi, spero di essere riuscita a rimediare.
  
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