Da:
sosehun@yahoo.kr
A: kimkai@gmail.com
Perdonami,
Jongin. Essere altruista
non mi riesce facile come vorrei.
E’ che, vedi, ho passato sette anni della mia vita
rimuginando su come mi sarei
comportato in caso ti avessi incontrato di nuovo; come mi sarei
sentito, cosa
avrei detto, quale sarebbe stata la tua reazione. Il peggiore degli
scenari
possibili prevedeva che tu fossi ancora arrabbiato e mi vomitassi
addosso tutto
il tuo odio con parole terribili. Così è
successo, e onestamente non ne sono
sorpreso.
Però mi hai risposto. Adesso so che sei davvero tu. Credimi
o meno, ma questo
mi basta. So che hai un bel lavoro, che sei un professionista stimato.
Presumo
(e spero) che tu goda di buona salute. Sarei tentato di chiedere
notizie della
tua famiglia, se non sapessi già che non risponderai mai al
mio messaggio.
Ti dirò: anche questo, sì, anche questo mi sta
bene. Mi accusi di essere un
egocentrico senz’anima, e forse hai pure ragione.
Perciò continuo a scriverti,
continuerò a farlo; ma senza aspettarmi nulla in cambio. Non
voglio essere un
tormento per te. Il tuo dolore mi tocca profondamente.
Mi è mancato non poterti raccontare alcunché
della mia vita in tutti questi
anni. E benché nessuno mi assicuri che questa mail e le
prossime che seguiranno
non verranno gettate nel cestino ancor prima di essere lette, ho deciso
che correrò
il rischio. Fintanto che posso tenermi in contatto con te, in qualsiasi
modo, io
sono felice comunque.
Da:
sosehun@yahoo.kr
A: kimkai@gmail.com
Aprile
è un mese crudele. All’inizio
illude mantenendo le promesse di marzo, che sanno di natura in sboccio
e
temperature miti. Maggio è a un soffio, le giornate si
allungano, i colori sono
più vivi. La luce del sole inizia a scottare. Poi, verso
metà mese, il timido
anticipo d’estate viene spazzato via da un temporale che
abbassa i termostati,
stria il cielo azzurro di sfumature plumbee e affoga le margherite nei
prati.
Non so dire se mi piaccia oppure no. Forse dovrei esserci affezionato,
visto
che è proprio in aprile che sono nato. Quel che è
certo è che io, tradendoti in
un modo tanto meschino, mi sono dimostrato altrettanto crudele. Con te,
che eri
la mia estate.
La natura ha i suoi ritmi, le sue stagioni. Io, invece, che motivazioni
avevo?
Da:
sosehun@yahoo.kr
A: kimkai@gmail.com
Non ti ho ancora
parlato del mio
lavoro. Ho una cattedra di Scienze Politiche alla Yonsei University, dove sono professore associato di Diritto. Nel frattempo mi
preparo
per conseguire l’abilitazione a professore ordinario, il che
significherà una
posizione più stabile in facoltà e un aumento di
stipendio.
Mi piace insegnare. Essere riuscito a costruirmi la carriera che
desideravo è
uno dei pochi traguardi personali di cui sono fiero.
Da:
sosehun@yahoo.kr
A: kimkai@gmail.com
Mio figlio si
chiama Jonghun, per mia
scelta.
Irrazionalmente speravo che, dandogli metà del tuo nome,
finisse per
assomigliarti almeno un po’. E benché possa
sembrare assurdo, quel bambino ti
assomiglia davvero. Ha il tuo stesso carattere fiero e taciturno,
affettuoso e
violentemente timido, ostinato ma generoso. Ha i tuoi occhi buoni e
luminosi,
il naso a patata, la boccuccia soffice come un petalo di rosa. Non so
davvero
come sia possibile.
Ha preso gran poco
da me e ancora meno dalla madre.
La mia ex moglie è una bella donna, ma del tipo freddo e
altero. Molto
elegante. Adora il bambino, mentre non ha mai nutrito un briciolo di
stima nei
miei confronti. Ai tempi del divorzio ricordo che le chiesi se non
sarebbe
stato meglio, per tutti noi, che lei non mi avesse rintracciato dopo
quella
notte maledetta e avesse cresciuto il piccolo tenendomi
all’oscuro. Che senso
aveva avuto il nostro matrimonio, date le premesse con cui era
incominciato? E
Jonghun, povera anima innocente, non avrebbe meritato una famiglia
unita? Lei rispose
dandomi ragione, ma disse anche che non se l’era sentita di
affrontare da sola
la gravidanza. Aveva un lavoro precario, dei genitori che si
aspettavano di
vederla accasata e felice prima dei trent’anni. La spaventava
essere una madre
single.
Non ho avuto cuore di
rimproverarla per
il suo egoismo. Del resto Jonghun non sarebbe stato concepito se io
stesso,
quella sera, non mi fossi sentito abbandonato e incompreso da te. Non
ti sto
accusando, sia chiaro. Solo… quanti errori madornali si
commettono per paura
della solitudine.
Da:
sosehun@yahoo.kr
A: kimkai@gmail.com
Nonostante
tutto, tu sei ancora la
mia anima gemella. Ma probabilmente io non sono la tua.
Tra tante cose, questa è quella che più mi
addolora.
Dalla
rubrica A Cuore Scoperto del
settimanale Non mi dire!, n. 16
23/04/2017
Gentile Kai, che
senso ha parlare
d’amore ai giorni nostri?
I divorzi sono in aumento e i matrimoni in calo, non nascono abbastanza
bambini, la crisi mette in ginocchio sempre più famiglie.
Nuove guerre e malattie
decimano la popolazione mondiale.
Esiste ancora l’amore? Dov’è? Io mi
guardo attorno e vedo solo odio, angoscia,
sofferenza.
Lettera firmata
«Gentile
anonima/o, siamo obiettivi.
In passato guerre, carestie e mali incurabili non sono affatto mancati.
Effettivamente
fino a circa cinquant’anni fa ci si sposava di
più, una volta nella vita finché
morte non ci separi, e si procreava con maggiore impegno. Ma quante di
queste
unioni, mi chiedo io, quanti di quei figli erano voluti, frutto
dell’amore e
non di una mera convenzione sociale?
Se è l’amore inteso come spirito universale e
motore del mondo che vai
cercando, mi dispiace disilluderti ma non esiste. Non è mai
esistito. I valori
che hanno governato le sorti del genere umano sono stati (e sono
tutt’ora) ben
altri, a loro volta riassumibili in uno solo: l’istinto di
sopravvivenza.
Desideriamo di più, accumuliamo di più, rubiamo
al vicino, ci scanniamo a
vicenda, lottiamo per la supremazia e il denaro perché in
fondo sappiamo che il
nostro passaggio sulla Terra ha una data di scadenza. Il pensiero della
morte
ci spaventa come nessun altro. Lo sfidiamo, cerchiamo di
dimenticarcene, ma lui
non ci abbandona mai.
Esiste invece l’amore particolare e contingente, come era
solito dire il mio
professore di filosofia. Ovvero quello che si prova per un amante, i
figli, gli
amici, i genitori, un animale; persino per un lavoro, una casa o un
ideale.
L’amore concreto che sa di non poter salvare
l’umanità ma ci prova lo stesso, e
che all’estasi romantica alterna noia, frustrazione, rabbia,
scarsa
comunicazione. L’amore nasce e resiste grazie a tutti noi che
abbiamo qualcuno
o qualcosa con cui scontrarci e per cui valga la pena alzarsi la
mattina,
lottare affinché il mondo sia un posto accogliente e
più giusto.
L’amore non è sparito, né un qualche
dio capriccioso lo ha nascosto sulla cima
della montagna più alta. E’ dove è
sempre stato: dentro di noi, anonimo/a.
Anche dentro di te. Prova a cercare.»
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