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Autore: floricienta    23/04/2017    0 recensioni
In una società governata dalla tecnologia più avanzata combinata alla forza del Mana, la divinità dell'oceano, Tangaroa, minaccia la sopravvivenza del genere umano, costringendolo a ritirarsi a vivere sulle aeronavi e obbligandolo a compiere sacrifici per beneficiare la propria benevolenza.
È in questo contesto che si intrecciano i destini e i sentimenti di due persone. Ari, un ragazzo timido e pauroso, che si è visto portar via tutto ciò che di più caro gli era al mondo, e con un potere dentro di lui che non può neanche immaginare; e Nael, un ladruncolo di strada che, per diverse vicissitudini, si è ritrovato a convivere proprio con Ari, aiutandolo giorno per giorno a diventare sempre più forte con la sua presenza.
Un insieme di turbamento, tristezza, felicità, disperazione, amore.
Sarà proprio la catena che li lega indissolubilmente a determinare la salvezza o la distruzione dell'umanità.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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CAPITOLO 33
A COSTO DI MANGIARSI LA CODA

Gennaio, anno 440 del XII periodo

Per Nael era una sofferenza vedere Ari ridotto in quello stato. Sembrava quasi più lui il morto che egli stesso.
L'aveva seguito in quella missione, confidando in lui per riottenere il proprio corpo, e non aveva mai dubitato neanche una volta che ne uscissero sconfitti. Era un'idea che non poteva esistere dentro di Nael, perché sarebbe stato come morire una seconda volta.

Una terza, in realtà, dato che sono morto quando avevo tre anni.

Si era lanciato dall'aeronave tenendo la mano di Ari e quel salto non era assomigliato al volo che gli sarebbe piaciuto provare almeno una volta nella sua vita. L'aria intorno a sé non l'aveva colpito, non aveva avuto la percezione del freddo e neanche della paura, perché sapeva già che non gli sarebbe accaduto niente.
Era stata una caduta vuota e quasi inconsistente.
Quando poi si era scontrato con l'acqua dell'oceano, gli era tornato alla mente di quella volta che non era che un bambino, quando stava viaggiando con i suoi genitori. Il loro ultimo viaggio insieme come una famiglia.
L'unica cosa diversa era che l'acqua era calma e il cielo sereno, sebbene uggioso come era giusto che fosse in una giornata di inizio Gennaio.
Aveva scacciato immediatamente quei pensieri per occuparsi di Ari e per sapere se stesse bene, poi erano scesi di metri e metri fino a quando non avevano toccato il fondale e si erano ritrovati nel bel mezzo di una città sommersa.
Il trauma li aveva assaliti quando avevano trovato i cadaveri in acqua, e la sua rabbia verso i maghi si era accresciuta ancora di più, nonostante non sapesse se fossero dei Sacrifici o altre persone che avevano incontrato il malaugurio.
Solamente quando si furono allontanati dalla città, si erano potuti fermare un attimo e si erano affidati ad Ari per capire quale direzione prendere.
Ed era lì che era successo.

Ari continuava a ripetere di aver perso il mana, di non sentirlo più scorrere nelle vene e Inaya gli aveva spiegato che era impossibile, perché riusciva ancora a respirare sott'acqua nonostante non avesse la protezione rinforzata come la propria e che quell'energia non spariva semplicemente nel nulla.
Avevano dato la colpa alla stanchezza e Inaya aveva cercato di far calmare Ari dicendogli che ci avrebbero riprovato il giorno seguente, dopo una bella giornata di dormita, e che non c'era alcuna fretta.
Nael, però, avvertiva perfettamente l'angoscia di Ari. Lo leggeva nei suoi occhi che si erano incupiti.

Deve sentirsi tutto sulle spalle e per questo è stato preso dall'ansia. Nonostante abbia detto di credere in se stesso, questo non conta...

Poteva capirlo da una parte.
Era un esempio stupido, ma anche lui, all'inizio, non riusciva a rubare neanche un portafogli che spuntava fuori dalla tasca dei pantaloni di qualcuno, sebbene avesse ribadito più volte di voler diventare il migliore dei ladruncoli di strada.
C'era voluto un po' di allenamento e astuzia e molte dritte da parte di Rorik.
Lo stesso doveva valere per Ari.
Anche se Tangaroa gli aveva spiegato che ci sarebbe riuscito da solo, questo non voleva dire che sarebbe stato immediato.
Tuttavia, Ari si era già arreso, o meglio, si era abbattuto perché sperava di riuscirci al primo colpo e non aveva tenuto in conto che poteva non essere così facile. I suoi poteri erano aumentati parecchio negli ultimi tempi, ma adesso gli si stava chiedendo di richiamare l'anima di Tinirau, che era dispersa nell'immenso oceano chissà dove.
Infatti, anche il giorno seguente Ari non ottenne nessun risultato. Lo stesso per il giorno dopo e quello dopo ancora.

E Nael ci stava male.
Lo vedeva proprio rispecchiato in quel ragazzo, percepiva tutti i suoi pensieri negativi.
Non appena Ari provava a contattare Tangaroa o Tinirau, o qualsiasi altra entità divina che lui non conosceva, ecco che le pupille del biondo diventavano quasi vitree, il respiro si affaticava e una volta aveva persino vomitato.
Nael non poteva che preoccuparsi e lanciarsi verso di lui ogni singola volta, consapevole che non poteva consolarlo e abbracciarlo come avrebbe voluto. Poteva solo rimanere lì a osservare la scena, cercando di comunicare con lui per dirgli tante parole dolci e fargli capire che non importava se non ci era ancora riuscito, ma sembrava tutto vano perché lo sguardo di Ari si perdeva sempre nel vuoto, sconsolato.
Così passò qualche altro giorno.
 




Nael sospirò e posò la testa su quella dell'altro, lasciandogli anche un bacio sui capelli.
“Hai dormito bene, Ari?”
Il minore si era appena svegliato mentre lui aveva tenuto il turno di guardia. Persino Inaya si fidava nel lasciarlo sveglio, perché sapeva che Ari si sarebbe accorto se l'avesse informato di qualche pericolo, quindi non aveva problemi a dormire e recuperare ore di sonno che le servivano per non sprecare tutto il mana più velocemente del previsto.
“Ho dormito.” rispose Ari e Nael si sporse per dargli un bacio sulle labbra, che venne ricambiato appena.
Si girarono entrambi per vedere la ragazza che stava alzando la manica della maglia e così scoprire il catalizzatore, che stava mandando dei piccoli segnali a intermittenza bianco puro, segno che stava per terminare il mana donatole dal padre.
Mosse senza pensarci una mano alla cintura ed estrasse una fiala piena fino all'orlo per poi rovistare all'interno dello zaino e prendere la siringa.

Certo che questi maghi sono proprio strani...

Commentò Nael, con un sorriso ironico sul volto, per poi concentrarsi di nuovo su Ari e premere il naso sul suo più rotondo.
“Hai bisogno di una mano?” chiese Ari rivolto all'amica.
“No, ormai sono abituata. Faccio da sola.” gli sorrise e scosse la testa.
Era strano vederla con la stessa capigliatura per così tanti giorni di fila, l'avevano conosciuta come una ragazza che aveva migliaia di capigliature diverse anche dalla mattina alla sera.

...e lei lo è più di tutti.

Nael si stava riferendo al fatto che non fosse davvero una maga, ma che il potere le era concesso dal catalizzatore costruito insieme al padre.
Sapere che lei non era che una persona come tutti gli aveva fatto scemare parte della rabbia che nutriva verso quelli come il Sommo Keyondre. Dopotutto anche lo stesso Ari, che adesso era un mago in tutto e per tutto, non poteva fargli odiare totalmente quella parte di genere umano, eppure non concepiva ancora l'idea di come qualcuno volesse di proposito quel potere.
La storia di Inaya aveva dell'incredibile, certo, però nella sua mente non si collegavano i pezzi.
Alla fine aveva deciso che non gli importava più di tanto, perché già aveva i propri problemi a cui pensare. Questo non voleva dire che odiasse Inaya o chissà cosa, solo preferiva avere il meno possibile a che fare con quel mondo che non gli apparteneva neanche un po'.
Dall'altra parte era estremamente felice che Inaya avesse accompagnato Ari in quel viaggio e che lo stesse aiutando al posto suo. Sapeva che era l'unica che avrebbe accettato al suo fianco senza un eccesso di gelosia.
Da quando si era riscoperto così geloso non solo perché aveva avuto Tinirau dentro di sé, si era quasi vergognato del proprio comportamento, eppure non poteva evitarlo.

Nessuno di loro mi porterà mai via Ari.

Gli diede un piccolo morso sul naso senza procurargli alcun dolore e gli fece un complimento di quanto fosse gustoso prima di osservare ancora Inaya.
Aveva attaccato la fiala alla siringa e aveva tolto la pietra verde dal braccialetto, rivelando il buco nel quale inserì lo strumento.
“Fa male?” domandò ancora Ari.
Quella era la prima volta che il biondo la vedeva all'opera, mentre Nael l'aveva già scrutata un paio di notti precedenti mentre lei faceva il turno di guardia e il catalizzatore aveva cominciato a illuminarsi flebilmente.
“All'inizio era strano, lo ammetto. Mi veniva persino la febbre e la nausea. Dopotutto affluisce in me qualcosa che non fa parte del mio corpo e c'è stato anche il rischio che venisse rigettato. Ovviamente questo riguardava le prime volte, adesso il mio corpo si è abituato e ha sviluppato un modo per accettarlo senza crearmi problemi.”
“Mi dispiace.”
“Non deve dispiacerti. Adesso sto bene e non ho mai nessun effetto collaterale. Sento solo dentro di me questa energia che mi tempra e mi fa sentire molto più forte e neanche mi accorgo di quando sta per terminare. Per fortuna mi avvisa da solo.” sorrise facendo l'occhiolino e il liquido cominciò a penetrare all'interno della ragazza, che trasse un respiro profondo e quasi benevolo.

Chissà cosa accadrebbe se lo iniettassi a me.

Si domandò Nael, ma non voleva sperimentarlo in realtà. C'erano già troppe stranezze in lui e se le faceva bastare. Anche se gli era piaciuto particolarmente quando Ari aveva fatto quel giochetto con lui, tanto da renderlo visibile all'occhio umano.
“Sei una persona molto forte.” ammise Ari.
“Non così eccessivamente. Tu lo sei molto di più.”
“Non è vero.” Ari distolse lo sguardo e sentì gli occhi riempirsi di lacrime. “Non lo sono.”
Nael avvertì immediatamente il suo dolore e, per l'ennesima volta, si sentì un vuoto dentro di lui avvolto dalla tristezza.
“Non azzardarti a dire che sei inutile, perché non te lo perdono.” l'ammonì anche se non servì a niente.
“Sono inutile.” disse, infatti, Ari.
“Ecco che ci risiamo...” Nael roteò gli occhi al cielo e gli diede un pugno simbolico.
“Non riesco a mettermi in contatto con Tangaroa.”
“Non ci hai ancora provato oggi. La giornata è appena iniziata.” provò a calmarlo Inaya.
“E sarà un'altra giornata sprecata.”
Nael si alzò in piedi stringendo i pugni fino a farsi diventare le nocche bianche.
“Se ti arrendi già in partenza non andrai mai da nessuna parte!” si mise a urlare, sperando che venisse sentito. “Sei un mago, l'unico che sopporto a dirla tutta, e sei stato così capace da imparare tutto in breve tempo, sei voluto partire per salvarmi e ne eri convinto fino all'altro giorno. Adesso hai ventun'anni e non accetto che dalla tua bocca escano ancora delle frasi del genere da bambino dodicenne, dopo tutto quello che è successo tra noi e che è successo a te.”
Non voleva essere brutale, in effetti non gli uscì neanche un tono così tanto arrabbiato, eppure avrebbe voluto smuovere lo spirito dell'altro fino a fargli rendere conto che non era quella persona che si dipingeva e che sarebbe riuscito a fare qualsiasi cosa se solo ci avesse creduto un po' di più.
“Non ho passato anni della mia vita nel provare a farti diventare sereno e felice, se poi ti comporti in questo modo. Rendi vani tutti i miei sforzi, ti sta bene?” continuò Nael.
“Non mi sto arrendendo.” rispose sorprendentemente, perché il moro non immaginava che l'avesse davvero sentito.
“E invece sì, è proprio quello che stai facendo.” incrociò le braccia al petto.
Ari tirò su con il naso e si lasciò scappare una lacrima.
“Allora muoviti e inizia a richiamare il Mana.” insistette Natanael.
Erano rare le volte in cui si rivolgeva in quel modo a lui e, in realtà, non avrebbe voluto farlo perché si sentiva in colpa nell'alzare la voce. Rare erano anche le volte in cui si era davvero arrabbiato. Forse non era mai successo.

Non che sia arrabbiato, ma in che altro modo posso convincere Ari che deve andare avanti fino a portare a termine questa missione?

Era sconsolato e fu contento che non potesse essere visto, altrimenti Ari non avrebbe creduto a mezza parola di tutte quelle che gli erano uscite dalle labbra.
Voltò il capo per osservare Inaya, che stava assistendo a tutta la scena senza capire e metteva nello zaino la fiala ormai vuota, il cui contenuto scorreva nelle sue vene.
“Nael...”
“Muoviti.”
Ari si abbracciò da solo e sprofondò la testa tra le ginocchia con dei piccoli singulti.
Nael sussultò.
“No, aspetta...” gli si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla. “Non volevo farti piangere. Non sono davvero arrabbiato.”

Maledizione, Ari, perché devi fare cosi? Perché devi straziare il mio cuore con la tua visione piangente? Non è corretto, fai in modo che io non possa vincere questa battaglia.

Il biondo scosse la testa e la incastrò di più nelle ginocchia.
“Non ci riesco.”
“Ari, ti prego.” Nael lo baciò delicatamente sulla fronte. “Sai quanto sei bravo?”
Se essere furibondo non era di aiuto, allora avrebbe provato anche la supplica.

In quel momento, però, accadde qualcosa che nessuno avrebbe mai previsto.
Un sonoro ciaf si udì attraverso le correnti del fondale.
Inaya si era alzata ed era corsa di gran leva fino ad Ari e gli aveva tirato uno schiaffone che gli lasciò il segno di cinque dita sulla guancia.
Nael ingoiò a vuoto e, di primo impatto, non si rese conto di quello che era successo.

Ha davvero picchiato Ari?

Sbatté gli occhi più volte mentre vedeva quelli arrossati dell'altro che avevano bloccato le lacrime.
Fu questione di millesimi di secondo perché Nael passasse dall'incredulità a un istinto di rabbia diversa da quella che era solito provare quando il suo corpo era unito all'anima di Tinirau, ma che comunque gli fece ribollire il sangue – che ormai non circolava più – nelle vene.
Mai qualcuno aveva osato allungare un dito su Ari da quando l'aveva conosciuto come un piccolo undicenne. Le uniche volte che non aveva potuto avere il controllo della situazione era quando erano stati catturati per andare sulle aeronavi – anche se non gli avevano fatto niente di grave – e quando era stato preso sulla nave dei Sacrifici dopo che aveva manifestato i poteri.
Vedere il rossore sulla guancia di Ari causata non dall'imbarazzo, ma dallo schiaffo che qualcuno gli aveva dato, lo fece andare fuori di testa.
Se avesse avuto ancora lo spirito oscuro dentro di sé, avrebbe voluto mettere le mani su una donna senza alcun problema, eppure, nonostante l'improvvisa collera, aveva solo l'impulso di urlarle contro che non doveva azzardarsi mai più perché nessuno poteva toccarlo.

Sì, sono decisamente geloso.

“Inaya...” sussurrò Ari. “Perch-...”
“Sei uno stupido!”
“Ehi!” commentò Nael.
Non ci riesco! Non ci riesco!” sbraitò Inaya, facendogli il verso. “Non sai dire altro?”
Ari la stava guardando tra l'impaurito e lo sconvolto, lo stesso faceva Nael, che era indietreggiato non appena aveva visto lo sguardo minaccioso della Curatrice.
“Perché io mi sono stufata di rimanere qua a guardare te che ti crogioli nell'autocommiserazione mentre i giorni passano e il nostro tempo scade.”
“Inaya...”
“Inaya niente!” urlò ancora la ragazza, portandosi le mani ai fianchi, mentre lo chignon si svolgeva lasciando la treccia libera di fluttuare nell'acqua. “Credi che così riavrai indietro il tuo Natanael?”
Il moro si schiacciò la mano sulla fronte, nervoso dalla scena.

Non credo sia la mossa giusta ricordargli che non ci riuscirà.

“Beh, non lo riavrai.” Inaya non lasciò neanche il tempo di rispondere. “Mai.”
Ari si alzò poggiando le mani sulla sabbia dietro di sé e la guardò tremante, ma con degli occhi così profondi che avevano assunto un colore quasi blu.
“Non osare neanche dubitare che io mi riprenderò Nael.”
La situazione si era accesa di scatto e il diretto interessato non poté che stare ad ammirare il suo svolgersi, rimanendo di fianco ad Ari.

Non ho mai visto Ari picchiare qualcuno, ma questa potrebbe essere la volta buona.

Quasi volle sorridere a quel pensiero, tuttavia l'aria era troppo tagliente per lasciarsi andare alla sua ironia.
“Dimostramelo.”
Ari si morse il labbro inferiore, rimuginando su tutto quello che era successo negli ultimi tempi, sulla sensazione che aveva provato nel tentare a contattare Tangaroa, al senso di vuoto dentro il proprio corpo che non rispondeva più al suo comando.
“A causa del tuo carattere stai infangando il nome di mio padre, che avrà per sempre sulla coscienza il fatto di non essere riuscito a istruire un mago provetto. E stai anche mettendo a rischio la mia vita e Natanael rimarrà per sempre un'anima.”
Ari deglutì, cercando di trattenere le lacrime.
“Non è così.”
“Dimostramelo.” ripeté la ragazza.
Nael aveva intuito che Inaya stesse provando la sua stessa strategia iniziale, ma non era sicuro del risultato.

Ari sta solamente sentendo più pressione addosso di quanto già non ne avesse prima, non credo che questo lo aiuterà nel concentrarsi per trovare la strada verso il tempio.

“Inaya, smettila.” disse con un filo di voce il biondo.
“Quando tu la smetterai di piangerti addosso.”
Nael vide in lei la stessa autorità di suo padre.

Hanno lo stesso modo di fare, non ci sono dubbi che da grande diventerà uguale a lui e la cosa non so se sia positiva o negativa.

“Vuoi Natanael, sì o no?”
“Sì.”
“Anche io ti rivoglio, Ari.” fece proprio Nael, con un sospiro che venne sentito.
“Allora devi impegnarti per raggiungerlo. Mi pare di averti già dovuto fare questo discorso una volta.” concluse Inaya.
“È una testa dura, non ci si può fare niente.” commentò Nael e l'altro gli lanciò un'occhiataccia.
Passarono alcuni minuti in silenzio con Ari che teneva il capo chino e gli altri due con gli occhi puntati sulla sua figura, fino a quando non parlò.
“Sono pronto.”




“Non è giusto che sia stata lei quella a convincerti.” Nael si lamentò con un broncio che avrebbe fatto venire un rossore dolcissimo sulle gote di Ari se solo l'avesse visto.
Quest'ultimo si trovava a qualche metro di distanza da Inaya e stava facendo degli esercizi per calmare la mente così come gli aveva insegnato Keyondre.
Si era convinto di provare ancora una volta perché la faccia di Inaya gli aveva suggerito che a breve avrebbe ricevuto un altro schiaffo e la cosa non gli andava a genio. A parte questo, doveva farlo per lui e per i suoi compagni di viaggio, anche se non era sicuro di riuscirci.
“Non è stata solo lei.”
“Non mi pare che io ti abbia smosso.”
Ari arrossì all'idea che fosse così geloso per quella che non era che un'amica.
“L'hai fatto, questo però non cambia definitivamente quello che penso. Diciamo che può avermi aiutato.”
“Credo che ti meriti un'altra cinquina.”
Ari sorrise tristemente.

Non posso sbagliare ancora una volta.

Inaya lo stava osservando con le braccia incrociate e un sopracciglio alzato in maniera elegante, ma profondamente adirata.
Non sapeva quale fosse lo sguardo di Nael, sebbene, probabilmente, gli si avvicinava di parecchio.

Altrimenti deluderò tutti...

Prese un respiro profondo e cominciò a incanalare l'energia nelle proprie mani e le sentì vibrare grazie al mana che scorreva in lui.
Provò a chiamare dentro di sé Tangaroa, il potere stava ubbidendo ed era sparita la sensazione di vuoto.

...e non posso.

All'improvviso accadde ancora.
Sentì la nausea risalire fino alla gola e dovette immediatamente interrompere la concentrazione per tossire in preda agli spasmi e rotolare su un fianco. Non respirava più e aveva bisogno urgente di ossigeno, come se la protezione intorno alla pelle e il proprio mana non stessero più compiendo la loro funzione.

Dannazione! Non riesco, non riesco! Sono così inutile! Così dannatamente inutile!

“Ari!” si allarmò Nael.
“Va... tutto... bene...” disse tra un respiro affannoso e l'altro, provando a rimettersi in piedi senza successo e sbattendo la spalla sinistra.

Come posso salvare Nael in questo modo?

Dentro di lui si stava facendo di nuovo strada il senso di tristezza che l'aveva accompagnato negli ultimi giorni. Tuttavia, si accese anche un altro spiraglio.

Hanno ragione. Devo smetterla di piangermi addosso.

Su un qualcosa, Natanael, aveva ragione.
Era stato smosso nell'animo e, anche se avrebbe voluto passare il resto della giornata a camminare a testa bassa nel deprimersi, non poteva permetterselo per tutto quello che aveva promesso alla persona che amava e a se stesso.

Non importa se continuo a star male, se il mio corpo non riesce a reggere tutta questa faccenda.

L'aveva deciso appena dopo il discorso di Inaya che lo stava ancora guardando furente.

Sono disposto a morire pur di riuscire nel mio intento.

E così era.
Si sarebbe alzato di nuovo, avrebbe affrontato l'onda successiva, che lo spingeva inesorabilmente fino agli abissi oscuri, senza preoccuparsi delle conseguenze su di sé.
Fino a quando non avrebbe scoperto dove era rifugiato Tinirau non avrebbe smesso, anche se il suo corpo avrebbe vomitato tutte le interiora e consumato tutto il mana.

Fino a quando il mio corpo non sarà stremato del tutto e non avrò salvato Nael.

Quella speranza bastava e avanzava per lui.
Per questo si mise seduto a gambe incrociate e chiuse gli occhi mentre il respiro non era ancora tornato regolare.
“Cosa fai?” domandò Nael.
Ari non lo ascoltò e prese a sibilare qualche parola come una litania.
“Tangaroa, Dio di tutti gli oceani, ti invoco. Ascolta il mio richiamo, così come le correnti marine seguono il tuo corso e giungono alla tua dimora.”
Ari si piegò in due come compito nello stomaco e gli mancò il fiato ancora.
“Ari!” urlò per l'ennesima volta l'altro.
Il biondo annaspò e sputò sangue che si andò a disperdere nel mare, portato via dai flutti.

Perché? Perché non mi ascolta?

Si rimise in piedi, barcollando. L'espressione sul suo volto era determinata e strinse i denti mentre allungava le braccia davanti a sé e aveva cominciato a gesticolare nella maniera che aveva imparato da Keyondre.
“Smettila, sei esausto!” si preoccupò Nael. “Vuoi forse rimetterci la pelle?” gli prese un braccio e lo strattonò, ma l'altro non gli diede ascolto. “Basta!”
“Non capisci...”
“Eh?”
“Non capisci che se non riesco a scoprire dove si trova il tempio, allora vivrò per sempre con lo sguardo di disgusto e disapprovazione sul tuo viso.”
“Non è vero...” Nael sussultò a quella frase, non sapendo cosa dire.

E invece è così, è proprio così. Se non sono neanche in grado di fare quello per cui sono stato chiamato e addestrato, non mi posso meritare la tua grazia e il tuo amore. Non mi merito niente così come è sempre stato e così come sempre sarà se non riuscirò.

Non esplicò a parola, troppo difficile da ammettere, e cominciò a piangere.
Era una punizione così dolorosa la consapevolezza di non valere niente e, nello stesso tempo, essere l'unica persona che poteva svolgere quella missione.
Aveva un peso sulle spalle che andava ben oltre la propria stazza fisica e che non sapeva portare neanche aiutato da altre persone.
Eppure aveva deciso di diventare risoluto, di proseguire senza arrendersi al primo tentativo. Aveva capito che non c'era nulla di male nel fallire qualche intento, perciò ci avrebbe provato fino a quando ci sarebbe riuscito.

A costo di sacrificare me stesso.

Così andava la vita.

Si deve sacrificare sempre una parte di se stessi per avere in cambio qualcosa che ti completa, così da avere sempre una crepa che ti spinge ad andare avanti per cercare proprio quel qualcosa che lo completa.

Era un serpente che si mangiava la coda ed era giusto così.
L'aveva imparato mentre il mana gli stava dicendo chiaramente che non poteva ottenere tutto quanto senza dare una controparte.
Per l'ennesima volta aveva dovuto soffrire per arrivarci e, più soffriva, più doveva tentare fino a raggiungere il proprio scopo.
“Ari, smettila.” insistette Nael.
Ari negò con la testa, allora il moro ritentò.
“Forse al momento Tangaroa è occupato!” disse la prima cosa che gli venne in mente. “Forse anche Tinirau non vuole! Certo, chi vorrebbe ridare indietro un corpo come questo...” indicò la propria figura, conscio di non essere visto.
Ari spalancò gli occhi.
“Nael, ripetilo.”
“Cosa? Che sono favoloso?”
Quella parte non era stata colta dalle orecchie del ragazzo, che si era perso molto prima dell'inizio degli elogi.

Non devo chiamare Tangaroa.

“Te. Devo chiamare te.”
“Perché dovresti? Sono già qui.” Nael domandò confuso.
Ari lo afferrò appena al di sopra del gomito senza sapere bene come e chiuse gli occhi.
“Ascolta, adesso lascia fare a me. Ho capito cosa intendeva dire Tangaroa.”
Come al solito, era qualcosa di ovvio quello che doveva fare, eppure era così difficile capirlo.
Nael lo guardò ancora più sconcertato, ma non obiettò. Si lasciò afferrare con più forza fino a quando non poté quasi percepire le dita affusolate dell'altro sulla sua pelle, nonostante gli fosse ormai impossibile a causa del suo essere un'anima senza corpo.
“Per questa volta...” Ari sorrise mentre teneva ancora le palpebre chiuse e i capelli fluttuavano dolcemente intorno al proprio volto. “Fidati di me.”




Nael si sentì avvolgere da una scarica elettrica e, successivamente, il suo corpo venne riempito da qualcosa che non gli apparteneva, ma che aveva già sperimentato.
Il mana di Ari si stava riversando nuovamente dalle sue mani fino alle proprie vene fino a colorarle di una tenue luce azzurrina.
Non aveva ancora capito cosa stesse succedendo, tuttavia non voleva assolutamente interrompere la concentrazione dell'altro, il quale teneva gli occhi serrati teneramente e le gote erano arrossate per il fiato che gli era mancato pochi minuti prima; qualche riga seccata dalle lacrime si poteva ancora notare sul suo volto.

Fidati di me ha detto... Certo che mi fido di te, stupido.

Nael sorrise e rimase immobile.
Era così strano tutto quello e neanche sapeva come Ari fosse arrivato a ciò che doveva fare, sperava solo che avrebbe funzionato così da rivederlo sorridente e poter continuare il loro viaggio fino a Tinirau.
Natanael si perse nell'ammirare le labbra dell'altro che si muovevano impercettibilmente e neanche riusciva a cogliere le parole che fluivano dalle esse, silenziose e pacate come la corrente che li circondava.
Inaya era rimasta ancora distante, ma osservava tutto con un'espressione preoccupata.

Sicuramente avrebbe voluto correre da Ari quando si è accasciato a terra, sono convinto che non sia affatto arrabbiata, ma che...

Dovette interrompere il flusso dei suoi pensieri perché avvertì qualcosa di strano in lui che quasi lo fece piegare sulle ginocchia, tuttavia rimase in piedi con la bocca spalancata.
“A-Ari...” provò a pronunciare il suo nome, ma sembrò che non venisse sentito e imprecò a denti stretti.

Qualcosa non va. Sto per svenire...

All'improvviso, la figura di Ari svanì dal suo campo visivo e venne sostituita dalla sabbia che si alzava a ritmo di passi pesanti e stanchi.

Che cos'è questo?

Nael ebbe l'impressione di sbattere le palpebre, eppure non accadde e, invece, gli si parò davanti una luce azzurro intenso che aveva qualcosa di familiare con quella emessa dal suo ragazzo, ma molto più potente. Subito dopo le immagini si susseguirono di fretta, una dopo l'altra.
Vedeva i resti sommersi di un monumento che non conosceva, il cemento che faceva da strada, una torre, una chiesa dalle vetrate infrante e con i frammenti sparsi sul fondale e poi quella che era un'enorme struttura che non sapeva come definire, ma che nella sua mente si palesò senza indugi.

Il tempio.

Senza sapere come, Nael aveva ripreso tutte le forze mentre sentiva sbattere dietro di sé il portone di ingresso. La vista gli si fece di nuovo offuscata e riconobbe Ari con le labbra carnose che avevano smesso di muoversi e quella bellezza degli occhi suoi trasparenti con riflessi come il cielo, che lo fissavano orgogliosi e con una scintilla che gli fece battere il cuore.
La sua voce melodiosa, accompagnata da un sorriso splendido, fu la seconda causa del proprio palpitare.
“Adesso so dove andare.”




 

NOTA DELL'AUTRICE:
Ci voleva proprio uno schiaffone per far rinvenire Ari, eh? Che dite, adesso è tornato determinato? Ahaha... poverino y.y soffre tanto, soffre da solo, non sa quello che fa y.y
Anche Nael soffre in silenzio tra la gelosia (quanto è tenero geloso?*-*) e Ari che piange... sempre un pugno al cuore.
Inaya invece è proprio figlia di Keyondre, non c'è che dire ahaha
Beh, adesso che succede? Sanno dove andare, quindi lo scontro è vicino? Chissà.
Grazie a tutti quelli che mi seguono, vi invito sempre a lasciare un commento e ci sentiamo la prossima settimana con un nuovo capitolo! Un bacio a tutti!
Flor :3

 

  
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