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Autore: vero511    23/04/2017    1 recensioni
Ellie Wilson 24 anni, appena arrivata a New York insieme alla sua gioia più grande: il figlio Alex. Lo scopo della giovane è quello di ricominciare da zero, per dare la possibilità ad Alex di avere un futuro diverso dal passato tumultuoso che lei ha vissuto fino al momento del suo trasferimento. Quale occasione migliore, se non un prestigioso incarico alla Evans Enterprise per riscattarsi da vecchi errori? Ma Ellie, nei suoi progetti, avrà preso in considerazione il dispotico quanto affascinante capo e tutte le insidie che si celano tra le mura di una delle aziende più influenti d’America?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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ZACK’S POV

Ellie è rimasta davvero molto turbata al suono di quella voce e anche se vorrei capire con tutto me stesso cosa sta succedendo, non voglio farle pressione. Se ha bisogno di tempo per metabolizzare, glielo darò. Nel frattempo, mi sembra una buona idea far giocare Alex così entrambi avremo la possibilità di distrarci. È fortunato ad essere ancora così piccolo, non si rende conto dei pericoli e non ha nessuna preoccupazione; devo ammettere che lo invidio. “Senti, ti do un’ora per riprenderti mentre faccio giocare Alex. Poi voglio che mi dici cosa diavolo sta succedendo o non ti riporterò a New York e sai benissimo che hai bisogno di me, altrimenti tu e tuo figlio sareste in pericolo da soli”. Non voglio farle pesare il fatto che senza di me sarebbero persi, ma è la realtà dei fatti e lei deve capirlo.
La lascio sola come credo abbia bisogno di stare e vado da Alex, ma prima, mi reco nel mio studio e prendo dei fogli e delle tempere. È ancora molto piccolo, ma non avendo pennarelli, è l’unico modo in cui potrebbe disegnare. Lascio tutto per terra, Alex compreso e mi siedo accanto a lui. Ha difficoltà a pronunciare il nome dei colori, ma indicandomeli riesce a farmi comprendere quale passargli, alla fine della sua opera d’arte, uno schizzo di tempera finisce sulla sua tutina e questo lo diverte al punto che in poco tempo, ci ritroviamo entrambi ricoperti di macchie colorate. È incredibile come stare insieme ad un bambino riesca a infonderti così tanta gioia anche in un momento del genere, non posso fare a meno di pensare che mi dispiace che Ellie non sia qui con noi a godersi un po’ di serenità, di cui peraltro avrebbe molto bisogno. “Forse è meglio fare un bagnetto” dico ad Alex e lui sembra capire dato che stende le braccia verso di me così che io possa prenderlo in braccio. La tempera sui nostri vestiti è ancora fresca e ciò comporta la nostra trasformazione in arcobaleni. “Andiamo ad avvisare la mamma”. Trovo la donna in questione seduta sul letto a fissare il vuoto e anche se non vorrei, non posso evitare di essere preoccupato, senza contare che la mia curiosità assopitasi mentre giocavo con il bambino, si è di colpo risvegliata ritornando più agguerrita di prima. “Lo porto a fare un bagnetto” Ellie guarda entrambi cercando di ricostruire ciò che è avvenuto, sono sicuro che se fossimo in una situazione più pacifica e non di allerta, la vista la farebbe divertire. Accenna un piccolo sorriso al figlio, dopodiché finalmente parla: “Hai bisogno di aiuto?” Non sia mai che si pensi che io non sappia lavare un bambino. “No, dovrei farcela. Una volta ho fatto il bagno ad un cagnolino, non credo sia troppo diverso, no?” La verità è che subito dopo aver pronunciato queste parole mi rendo davvero conto di quello che ho detto e mi sento un idiota, ma forse una parte di me desiderava sul serio pronunciarle, nel vano intento di farla ridere perché, ahimè, vederla così giù di morale mi crea una sorta di nodo allo stomaco che non so spiegarmi. In ogni caso, il mio piano va in fumo e comprendo che forse ha ancora bisogno di tempo per stare sola con i suoi pensieri.

Spoglio Alex mentre faccio sì che la vasca si riempia per poi metterlo seduto e iniziare a lavarlo. Lo vedo un po’ restio a restare nell’acqua, così lascio cadere del bagnoschiuma per creare delle bolle di sapone in cui immergere una spugna. Immergendo la mano, si crea del movimento che porta il livello dell’acqua un po’ più in alto verso il suo petto, facendolo spaventare. Per tranquillizzarlo, porto la spugna sul mio mento e creo una barba morbida e bianca: i suoi occhioni azzurri pieni di lacrime mi osservano per un po’ dopodiché un sorriso sdentato si fa strada rendendo le gote ancora più paffute. Non mi accorgo neanche di star sorridendo anche io, finché del bagnoschiuma inizia a colare e finisce sulle mie labbra facendomi fare una smorfia disgustata e portando le risate di Alex ad aumentare. In mezzo a tutto questo schiamazzare, mi sembra di udire un rumore proveniente dal corridoio, ma mi tranquillizzo pensando che Ellie si sia finalmente decisa a riscuotersi dal suo stato catatonico.
Troppo tardi mi accorgo di aver dimenticato i vestiti per Alex, così lo avvolgo in una salvietta e lo tengo stretto per non fargli prendere freddo. Ho bisogno di chiedere ad Ellie dove sono le cose di Alex perché non ho alcuna intenzione di frugare nella sua valigia come se niente fosse. Vado in camera dove l’ho lasciata e subito mi rendo conto che il posto è vuoto, decido di cercarla in cucina, ma di lei non c’è traccia nemmeno lì. Sono confuso più che mai, la chiamo ma nessuno risponde. Ci rinuncio e frugo nel suo borsone alla ricerca di qualcosa da mettere ad Alex per non farlo ammalare, dopodiché lo metto a guardare la televisione mentre cerco di capire cosa sta succedendo. Solo quando guardo il tavolino e non vedo le chiavi della mia macchina, riesco a ricostruire ciò che è accaduto. Il  mio primo pensiero è che non se ne sia andata lontano perché non avrebbe mai lasciato suo figlio da solo, per cui provo a mantenere la calma e le telefono.
Più non risponde e più mi agito. Sono preoccupato ed arrabbiato e questa non è una buona combinazione. Finalmente risponde, ma questa chiacchierata mi infervora ancora di più, sembra ubriaca e mi sta palesemente prendendo in giro. Faccio il possibile per trattenermi e non spaventare il bambino, e questa azione comporta l’utilizzo di tutto il mio autocontrollo. Chiamo subito Matt, che fortunatamente non ci mette molto a rispondere. “Ehi amico!” “Matt, vai al St. Regis, ho bisogno che fermi Ellie, qualsiasi cosa stia combinando” gli spiego sbrigativo, dimenticando le buone maniere. “Ellie? Tu come fai a sapere cosa sta facendo e dove si trova?” “Non ho tempo per l’interrogatorio, era con me. Adesso fai come ti ho detto”. Da bravo amico qual è, non se lo fa ripetere due volte e chiude la chiamata comprendendo l’urgenza nella mia voce.
Vorrei andare a New York, ma ci metterei troppo e avendo Alex, qui starà più al sicuro. Al momento è lui la mia priorità.

Sono molto teso, ma cerco in ogni modo di non farlo capire al bambino. Mi chiede più volte dove sia la sua mamma e mi invento ogni scusa possibile, ma non riuscirò a continuare a lungo.
Improvvisamente il mio telefono suona e mi ci fiondo per far partire la chiamata. È Matt: “Zack, ho visto Ellie, ho cercato di fermarla ma mi ha spiegato che deve fare una cosa. Prima che tu ti arrabbi, era davvero sincera e mi ha chiesto di occuparti di Alex, di tenerlo al sicuro. Ora però sto iniziando a preoccuparmi, non ho ancora avuto sue notizie.” “Quanto tempo è passato?” “Poche ore, è troppo presto per avvisare la polizia, devono passare ventiquattr’ore”. Devo pensare velocemente a cosa fare. “Matt, ti mando delle indicazioni stradali, seguile e vieni qui. Devi tenere Alex mentre io vado a New York, nel tempo in cui faremo cambio, se saranno passate le ventiquattro ore, darò l’allarme”. Ancora una volta, non perde tempo in chiacchere e fa come gli ho detto. La mia agitazione è alle stelle e nonostante io non sia credente, non posso evitare di alzare gli occhi al cielo e implorare che lei stia bene.

ALCUNE ORE DOPO

“Matt, mi servono le tue chiavi, Ellie ha preso la mia macchina” me le lascia immediatamente. “Fa attenzione, Zack.” Gli faccio un cenno affermativo e scendo di corsa le scale pronto a partire alla volta di New York. Probabilmente sto andando troppo veloce, ma non mi interessa, devo trovare Ellie.
Provo a telefonarle più volte, ma senza successo e intanto il tempo passa e i secondi diventano minuti, che si tramutano in ore, trasformando la mia ansia in panico. Una parte di me brama che scocchino queste dannate ventiquattr’ore per poter chiamare la polizia, così quando finalmente il mio desiderio si realizza, non esito a telefonare ai soccorsi.

DUE GIORNI DOPO

Essere un uomo ricco e piuttosto influente a New York, mi ha permesso di seguire le indagini molto da vicino e pare che la polizia stia seguendo una giusta pista. Io  e Matt ci aggiorniamo a vicenda su ciò che accade e pare che ad Alex manchi molto Ellie e ogni qualvolta sento questa frase, non posso fare a meno di pensare che vorrei essere con lui per rassicurarlo e forse, anche per essere rassicurato. Sto facendo di tutto per mettere da parte la mia preoccupazione, così da assumere un atteggiamento pragmatico e freddo: una mente razionale lavora sicuramente meglio di una attanagliata dal panico. “Signor Evans?” “Si?” “L’abbiamo trovata”.
Sono in una macchina con l’ispettore capo e la mia trepidazione non mi fa stare fermo un secondo. Quando sono finalmente libero di scendere dall’abitacolo, sono davanti ad una catapecchia in legno, dall’aria sporca. Non mi fermo a guardare altro e mi dirigo velocemente alla porta prima di chiunque altro. La polizia alle mie spalle si lamenta e mi rimprovera, dicendomi che potrebbe essere pericoloso, ma la verità è che non mi interessa. Entro facilmente e al centro dell’unica stanza presente, c’è una ragazza bionda senza sensi distesa a terra. “Ellie!” Mi avvicino e le sollevo lentamente la testa, fortunatamente respira anche se in modo molto debole. Nella penombra non riesco a vedere bene le sue condizioni, ma improvvisamente la sento farfugliare. “T-testa” e “male” sono le uniche parole che pronuncia ed ecco che riesco a scorgere una ferita molto grande dove c’è l’attaccatura dei capelli. Non la muovo e aspetto che arrivi l’ambulanza per non aggravare la sua situazione. Mentre la tengo appoggiata a me, approfitto della poca luce per stringerle la mani intorno al busto. “Andrà tutto bene” le sussurro e la sua mano fredda e sottile si appoggia piano alla mia.

“Come sta?” Matt e Jennifer mi raggiugono in sala d’attesa con Alex, hanno l’aria trafelata e gli occhi stanchi. “Non mi hanno ancora fatto sapere nulla”. Racconto loro come è stata trovata nella speranza che uno dei dottori mi interrompa per farmi sapere le sue condizioni. “Ma come sapevano che era lì?” Domanda Matt. “La polizia ha ricevuto un messaggio anonimo, qualcuno degli aggressori voleva che noi la trovassimo”. Questo è un mistero ancora da risolvere, ma al momento, non è la cosa più importante. “C’è un parente della signorina Wilson?” Ecco che un infermiere fa la sua comparsa. “No, io sono il suo capo, non ha nessun altro” affermo. L’uomo mi osserva, poco dopo sembra riconoscermi e mi fa passare nella stanza successiva. “Allora?” “Ha picchiato molto forte la testa, ha un ematoma che si deve riassorbire e alcune lesioni nel resto del corpo, queste ultime non sono gravi, ma necessita assoluto riposo e l’ematoma deve restare sotto osservazione. Non si è ancora svegliata, ma lo farà a breve. Se vuole seguirmi, la accompagno da lei”. Annuisco e poco dopo, la vedo. La flebo lascia scoperto un solo braccio dove sono presenti alcuni graffi, è molto pallida e le coperte la fanno sembrare ancora più minuta. Mi siedo accanto a lei e allungo una mano per stringere la sua. Aspetto qualche minuto, quando finalmente le sue palpebre si sollevano lentamente. “Ellie” le ci vuole un momento per mettermi a fuoco e credo che la testa le faccia male. “D-dove mi trovo?” “Sei in ospedale, ora sei al sicuro” le sorrido e mi guarda stranita. “Oh…p-potresti darmi dell’acqua per favore?” “Certo” mi muovo velocemente e mi assicuro che beva con calma. “Come ti senti?” “Ho un gran mal di testa e mi sento un po’ confusa…ehm…potresti ripetermi il tuo nome?” “…Zack, sono Zack”. “Sei il mio ragazzo?” Un momento…cosa diavolo sta succedendo?   



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Buongiorno ragazze! Ecco il nuovo capitolo che spero vi piaccia, come sempre vi prego di farmelo sapere e vi invito ad entrare nel gruppo whatsapp. Un bacio.
  
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