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Autore: Megara X    23/04/2017    9 recensioni
Forse avrei dovuto prometterti di dedicarti qualcosa, prima di sentirmi in dovere di farlo.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Forse avrei dovuto prometterti di dedicarti qualcosa, prima di sentirmi in dovere di farlo. Questa non è poi neanche un’elogia: è a malapena un punto e virgola. Un piccolo funerale privato, celebrato nelle lettere e negli spazi. Ogni lettera è un giorno, ogni ora è uno spazio. In onore della mia fede nella tua possibilità di volare al di là di te stesso, e nella mia morte come creatura universale senza ruolo, sesso, età, che respira giorno dopo giorno senza colmare o essere desiderata per colmare i vuoti della routine e dell’infanzia.

Ho una pagina bianca a misurarmi il peso di un paio d’anni. Filehomeinserisciprogettazionelayout - continuo a tamburellare sulla tastiera in attesa di leggere ciò che ho letto tante volte nelle pagine altrui. Che mi manchi, per esempio. Che rimpiango il non averti rassicurato abbastanza da non perderti. How adorable.  

Ho questa vivida impressione che ci sia una saletta VIP da qualche parte di gente tradita che traduce il nuovo mondo con logaritmi in saldo. ‘Eri l’unico’ ‘La mia vita senza di te non ha senso’ ‘Non ho mai provato ciò che provavo con te.’ Il vocabolario del lutto ha qualcosa di così palesemente economico che anche senza far scattare la mia allergia alle stronzate sono a due passi dallo sbattere la testa contro il muro.  

No, lo so come sarò ricordata. Un paragrafetto con nota a piè di pagina nella tua storia. Sono qui, su questo fottutissimo pianeta, per essere un’appendice dell’esistenza altrui. Esisterò per sempre in forma di sbiadita transizione fra una tua felicità e l’altra, per sempre in prigionia delle ferite e delle priorità che gli anni ti imboccano scelta dopo scelta. Sbaglieresti a pensare voglia un capitolo intero quando voglio completezza. Voglio esseri umani che non si spalleggiano l’un l’altro per garantire l’utilità di essere stati fatti con due spalle.

Continuo a tamburellare, non riesco a smettere. Il perché lo stia scrivendo è ché mi annoia il mio stesso monologo interiore. Lo so che il premio di ‘tenerci’, del ‘seiimportanteperme’ è calcolato in modo da farmi perdere ogni volta - perché spreco tempo a ricordarmelo? Lo so che rovino il senso di grandeur delle relazioni, ostinandomi a glorificare i valori invece delle emozioni, il ‘credo in te…’ più del ‘mi fai sentire…’. Ma non ho cercato per venti minuti un titolo da dare a questa paginetta word perché sono triste di non averti più nella mia vita. L’ho fatto perché avevo bisogno credessi nell’impossibile molto più di quanto ci credessi io. E non me ne frega un cazzo che sia ‘naturale’ o ‘me-lo-sentivo’ il modo in cui hai stabilito di essere felice abbastanza da non aver più bisogno di me: mi hai lasciato sola ad amare verità e libertà più di ogni altra cosa (amore compreso). Mi hai lasciato sola nella follia di aspettarsi che quando la vita ci impone una via ci stia stuzzicando a immaginare quelle duecentomila strade che possiamo intercettare per arrivare dove non siamo mai stati.

This, I miss. Avremmo potuto esistere al di là di come ci verrà comodo intrecciare nelle nostre rispettive storie la casualità del nostro incontro. Scappare, ma scappare sul serio, dal bisogno di isolarci per abbassare il volume del mondo, dal piacere di giocare facile, dalla necessità di sostituire la fede col cinismo e il cinismo con quella placida felicità senza pretesa che sembravi odiare tanto.   

Non eri il mio mondo, man, il mio mondo è mio e me lo godo senza incentivo. Eri il tuo. Semplicemente il tuo. E insieme a quel tuo mondo non se ne va il bisogno di essermi riconosciuto il valore di mercato da donna, o di vedere il mio anonimato rivendicato dalle tue preferenze o, perché no, di vincere l’opportunità di far affondare una paginetta word in parole che si ha la certezza che saranno lette, capite, sentite. Con te svanisce l’occasione di tener fede alle nostre promesse, ed essere rivoluzionari anche in ciò che biologia, cultura e psicologia esigono rimanga tradizionale.

Penso di aver smesso di tamburellare. Pagina 1 di 3: well, that’s reassuring. Cos’ho scartato? Ah, cose importantissime, ne sono certa. Dopotutto la mia vita relazionale è in linea col controllo bagagli in aeroporto: me che dichiaro ciò che mi sento di dichiarare, un biiip e due mani che iniziano a setacciarmi le tasche in cerca di una calibro 88 nascosta sotto la soletta delle scarpe. Ci si aspetta da me che non dica tutto. Io insisto che tutto ciò che ho da dire è qui.

La verità è che non era niente di più che due bambini che avevano scoperto di avere lo stesso posto segreto. Le aspettative si limitavano a vedere il sole guarire ogni giorno, il colore degli alberi restare marrone e verde e forse qualche sorpresa qua e là per ricordarci che siamo effettivamente così ciechi e stupidi come temiamo di essere. Lo chiamo: ‘ottenere la lucidità nel caos senza costringerlo a riordinarsi’. Credo che la spettacolarizzazione dell’affetto abbia avuto un pessimo impatto su chi non si guadagna da vivere vendendo fuochi d’artificio.  
         
Non mi serve che provi ciò che provo io, davvero. Ma spero che un giorno coglierai l’ironia di essere diventato per me una di quelle persone che rappresentano il ‘così deve essere’, giustificando il loro portare avanti la ‘questione di circostanze’ o ‘di tempismo’ col fatto che arriva il momento in cui tutti crescono troppo per avere ancora un posto segreto. O per credere sul serio anche in ciò che non possiamo allungare una mano e toccare.
  
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