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Autore: Minga Donquixote    24/04/2017    2 recensioni
«Sei incredibile!» Si lamentò lei, tornando a sedersi sul pavimento e afferrandogli una mano. «Vuoi pure che ti racconti una fiaba per bambini?»
Cutler la guardò minaccioso e strinse forte la mano, facendola gemere di dolore. «Sei insopportabile.» le sibilò.
«Faccio del mio meglio.» ribattè lei, testarda.
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Era sicuramente un incubo il posto in cui era capitata la giovane Eris Gallese. Parrucche incipriate, lotte di pirati, dannati corsetti e no docce saponate.
Quando non si studia la storia, ci si trova impreparati.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Norrington, Lord Cutler Beckett, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 6. James Sexy Norrington

«Cos’è quell’oggetto?»
Eris, indossando l’elegante vestito grigio, se ne stava tranquillamente sdraiata sull’amaca fuori in giardino. I capelli mori avevano ormai mantenuto la piega e la giovane aveva deciso di tenerli sempre così, magari alternandosi con una treccia o una coda alta. Spesso si ritrovava a legarli all’aria aperta.
Port Royal era davvero calda.
«Spazzolino, quelli provvisori si sono rotti tutti»
Tra le mani maldestre maneggiava un piccolo oggettino con dei curiosi filamenti alla fine.
«E a cosa dovrebbe servire con l’esattezza?» domandò Cutler, sorseggiando il suo tè pomeridiano.
«Dato che il vostro usare la salvia e i ramoscelli non mi va molto a genio per lavare i denti ho deciso di costruire qualcosa, quel qualcosa che tu hai chiesto e che non avresti dovuto chiedere, poiché chiedendolo ti ho svelato un invenzione del futuro che doveva rimanere una domanda senza risposta, comprendi?» ridacchiò vedendo sbattere le palpebre, confuso.
«Che strano, ho un deja-vu»
«Ma non mi dire~» lo prese in giro. Quindi aveva incontrato Jack altre volte.
Beckett portò nuovamente la sua tazzina alle labbra e gustò lentamente il sapore delicato del liquido caldo, osservando silenziosamente con lo sguardo la giovane che si districava nel sistemare quello strano affarino.
Era passata una settimana e mezza ma Eris sembrava ancora completamente persa in quel mondo. Se la ritrovava sempre intorno, per un motivo o per un altro.
Proprio quella mattina era entrata nel suo ufficio sull’Endevour, passando senza problemi le guardie, mentre commissionava degli affari importanti e si era messa a blaterare a proposito del prendere un cagnolino che aveva visto in città e che alcuni poveracci stavano cercando di prendere per nutrirsene.
«Miss Gallese, dubito lo facciano seriamente. Vi stavano solo prendendo in giro»
Le aveva detto ma quella ragazzina non lo ascoltava mai. Era scesa in piazza e aveva afferrato la bestiola trascinandosela al maniero Swann.
Quando si era unito con lei a pranzo si era ritrovato nella sala con un odore nauseabondo e un’Eris che rincorreva il cagnolino nero di sporcizia per tutta la sala.
E anche quella mattina quel coso non era delle creature più dolci.
Cutler abbassò lo sguardo sotto il tavolino e quando incontrò gli occhi marroni dell’animale, ora bianco, quello gli ringhiò puntandogli gli stivali lucidi.
«Miss, togliete quella bestia da vicino i miei stivali»
«Se lo guardi ti morde. Lascialo stare e vedrai che non ti farà nulla» sbuffò lei continuando ad operare col piccolo paziente tra le dita.
«Portatelo via prima che si avvicini troppo o sarò costretto a sparargli»
La Gallese scese velocemente dall’amaca, che continuò a ballare anche senza il peso, e agguantò il cane, portandoselo in braccio.
«Ti ringhia perché sente l’odore della crudeltà pura»
Beckett si ritrovò a sorridere a quel commentino aspro. «Ne sono lusingato»
«E questa è solo un’ulteriore conferma. Non dovresti esserne lusingato…»
L’uomo fece cenno alla ragazza di sedersi sulla sedia mentre continuava a bere il suo tè, ora senza distrazioni.
«Non mi va il tuo stupido tè. Voglio capire come andarmene» si imbronciò lasciando cadere a terra la piccola bestiola che la guardò con aria irritata.
Lo sguardo freddo del Lord prese ad assumere un carattere meno rigido e le si rivolse con gentilezza.
«Sono interessato al vostro ritorno al suo tempo quanto voi, Miss. Ve l’assicuro. Sto facendo il possibile- »
«Non hai notizie nemmeno di come procede la cattura della bussola e del cuore?»
Già. Qualche sera prima, nella loro consueta partita a scacchi, Beckett aveva chiesto a Eris cosa ne sapesse di quel mondo, dato che aveva chiaramente intuito che doveva essere ben istruita su ciò che la circondava, conoscendo lui e Jack.
Lei le aveva spiegato addirittura del cuore di Davy Jones e di come aveva chiesto a William Turner di recuperare la bussola che poteva condurlo alla scrigno.
«Avrai il cuore»
Gli aveva detto, sincera fino al midollo. Aveva provato a chiederle più informazioni riguardo il cuore e come l’avrebbe ottenuto ma la ragazza era stata evasiva dicendogli che la “Calma era la virtù dei forti” e, con la distrazione della sua terza partita persa a scacchi, lasciò cadere la conversazione mentre la ventiduenne lo prendeva in giro. Aveva nuovamente cambiato la sua strategia.
Tornando al presente si trovò nuovamente a domandarsi di quella fatidica frase detta a fior di labbra.
«No, nessuna. Ma Mercer, due settimane prima del vostro arrivo, mi ha riferito di aver visto Elizabeth Swann e James Norrington salire sulla Perla Nera…sapete qualcosa a riguardo?» domandò poggiando la tazzina nell’apposito piattino circolare.
«Forse si…forse no…chi lo sa~» poi pensò al secondo nome detto dall’uomo. «Aspetta! Hai nominato per caso JamesSexyNorrington?!» esclamò balzando in piedi, gli occhi che lampeggiavano di eccitazione.
Beckett tossì appena, capendo chiaramente l’allusione nel nome e guardandola severamente. «Si, l’ex commodoro Norrington. Vedo che conoscete anche lui»
«Ma ovviamente!» rise facendo una giravolta su se stessa e stringendo al petto il piccolo spazzolino, cui saltò la testina di filamenti. «Norry è il sogno di ogni fanciulla»
«E’ un fuggitivo dalla legge, Miss Gallese.»
«Puoi cedermelo come animaletto domestico» sogghignò lei.
Cutler finse orrore, guardandola. «Animaletto domestico? Che cattiveria!»
Scosse il capo vedendola ridere.
«E poi sarei io quello crudele»
«Senz’altro. Sei la disumanità in persona»
«Ma quanti complimenti. Vedo che siete di buon’umore oggi»
In quel momento, in giardino, arrivò il “santo ragazzo dei biscotti” che trasportava su un vassoio un fazzoletto chiuso.
«I suoi biscotti, Mia Signora»
«Mille grazie» urlò la mora, afferrando il fazzoletto e lasciandosi cadere di nuovo sulla sua amaca.
Cutler sussurrò qualcosa al ragazzo, che si inchinò e sparì con un sorrisetto sulle labbra.
«Quanti ne mangiate al giorno? Tanto per curiosità»
«Che ti frega?» le rispose lei ficcandosene uno direttamente in bocca, gonfiando le guance. «Sono miei, non li divido. Fatteli fare!»
«Nessuno ruberà i vostri biscotti, Miss» ridacchiò il più basso trovando ridicolo il suo modo di porsi.
Silenziosamente, Eris continuò a mangiucchiare i suoi biscottini e a cercare di sistemare il suo spazzolino da denti sotto gli occhi curiosi di un Lord silenzioso.
Negli ultimi giorni aveva cominciato a capire come gestirla. L’aveva conosciuta e senza problemi aveva individuato i tasti da non toccare per non farla innervosire e cominciare a urlare come una gallina.
Il suo portamento era orrendo, così come il suo modo di vestirsi e il suo uscire dalla sua stanza per andare ad ingozzarsi nelle cucine. Gli aveva detto che la sua era fame notturna e che se gli si impediva di placarla avrebbe mangiato i mobili.
Inizialmente non crebbe a quella storia ma quella donna era imprevedibile, così decise di stare alle sue regole come lei stava alle sue.
Osservandola inoltre aveva imparato ad apprezzare le sue dichiarazioni, i suoi movimenti e le sue risate. Inoltre almeno una volta al giorno gli ripeteva quanto fossero belli i suoi occhi ma lui non ci trovava nulla di speciale. Erano solo di un colore particolare ma lei sembrava vedere altro.
«Immagino tu voglia anche sta sera una rivincita a scacchi, sai…per il fallimento di ieri» lo stuzzicò non degnandolo di uno sguardo, sapendo che si sarebbe lamentato.
«Non era un fallimento. Avevate utilizzato una strategia non valida» si accigliò.
«Le strategie sono tutte valide finché non si toccano le regole del gioco» mormorò lei a sua volta, agitando una mano come per scacciare una mosca. «Impara dal fallimento. Non avere quella faccia tosta»
Senti un po’. Farsi rimproverare da una mocciosa. Come sei caduto in basso, Cutler.
«Cutler»
L’attenzione dell’uomo fu di nuovo sulla donna, sentendo improvvisamente una certa nota di serietà nella sua voce.
«Ti manca mai…la tua famiglia?»
«No» rivelò senza problemi, chiudendo gli occhi.
«Intendo almeno tua madre e tua sorella…»
Beckett la guardò appena ma la sorpresa l’aveva ormai lasciato. Era un libro aperto per la giovane. Se ne rendeva conto.
«Mi dareste del bugiardo se vi dicessi che, no, non mi mancano?»
Lei lo guardò intensamente e l’uomo si trovò a rabbrividire. C’era delusione in quegli occhi scuri e vorticanti.
«No, sarebbe da te» annuì guardando di nuovo davanti a se. «A me invece mancano molto. Lo stesso i miei amici e la musica. Dio, la musica»
Cutler sbatté gli occhi, ammirato e confuso allo stesso tempo.
«Voi…suonate qualche strumento?»
«In realtà si…la batteria ma immagino che qui sia considerato solo rumore…» rise tornando sulla propria lunghezza di pensieri. «No, intendevo sentire gli altri praticare musica ma…è complicato da spiegare»
«Questa frase l’ho sentita circa sette volte. Sembra che questo mondo si sia davvero sviluppato oltre ogni immaginazione» osservò, comprensivo.
«L’essere umano non ha limiti, Cutler. Ho imparato questo vivendo nel mio mondo e osservando i cambiamenti partendo dal passato» gli spiegò tendendo davanti a se il braccio.
Il cucciolo, che si era appisolato, sentendo cadere qualcosa sulla testa prese a girarsi intorno per accaparrarsi un biscotto.
Eris, vedendo il cagnolino filarsela con il biscotto in bocca, scattò in piedi e prese a inseguirlo mentre quello scappava.
«Vieni qui, bestiolina ingrata!»
Il cane prese a correre nella direzione di Beckett e senza preavviso gli saltò in grembo facendolo quasi rovesciare indietro con la sedia.
Prima che Eris lo agguantasse quello scivolò via dalle gambe dell’uomo e balzò a terra, dandosi uno scatto forte con le gambe posteriori per fuggire via sotto il tavolo.
Essendo troppo vicina, la ragazza non riuscì a frenare e l’unica cosa che poté fare fu poggiare forte le mani sui lati della sedia, su cui Cutler era rimasto seduto, quasi scioccato, e trovarsi a pochi centimetri dal suo viso.
Fortuna che la tazzina era stata poggiata altrimenti chissà chi l’avrebbe sentito se il contenuto si fosse rovesciato sul suo bel completo nuovo di zecca.
«Ops» ridacchiò tirandosi indietro e guardandolo imbarazzata. «Fatto male?»
L’uomo rimase in silenzio per qualche attimo, poi solo un sussurro uscì dalle sue labbra. «Tu sei matta»
«Si, e ti svelerò un segreto:» si chinò prendendolo di nuovo in contropiede e avvicinò le labbra al suo orecchio, semicoperto dalla parrucca bianca. «Tutti i migliori sono matti»
Cutler trattenne il respiro. I capelli della ragazza gli solleticavano il viso e sentiva il respiro caldo sul lato del collo.
«Lord Beckett- Oh.»
Eris si tirò su e fissò l’uomo appena sopraggiunto, salutandolo allegramente.
«Buon pomeriggio, Scarface»
«Buon pomeriggio, Miss Gallese»
«E’ Eris. E-R-I-S» lo corresse agitandogli un dito davanti al viso coperto da cicatrici.
«Sono qui per avvertire Lord Beckett dell’arrivo di una delle navi mercantili.»
Silenzio.
«Sir…» provò nuovamente Mercer, facendo un leggero passo avanti.
Cutler chiuse e riaprì gli occhi e scattò in piedi, spostando lo sguardo da Eris che gli sorrideva a Ian che lo guardava interdetto.
«Si, bene. E…notizie del cuore?»
«In realtà no. Ma la nave ha raccolto un uomo al lato della cost-»
Senza che avesse occasione di finire la frase la Gallese aveva cominciato a tirare dei piccoli urletti e a saltare.
«E’ qui, è qui, è qui!»

La sala era silenziosa. Il nuovo ammiraglio Norrington godeva nell’osservare la sua spada.
Cutler era stato tremendamente felice del nuovo arrivo e della piccola vittoria che aveva comportato. Si era munito di tutti i mezzi possibili per proteggere il cuore di Davy Jones per poi ottenere un momento per dialogarci.
Eris, dal canto suo, aveva preferito rimanersene al sicuro sull’Endevour insieme all’ex commodoro, ora ammiraglio.
«Quindi siete la fidanzata di Lord Beckett?» chiese l’uomo, posando lo sguardo verde sulla giovane che se ne stava bellamente con i piedi sulla scrivania e le carte compilate da Cutler.
«Cosa? Fidanzata? Da chi diavolo l’hai sentito?» domandò quasi ridendo.
«Port Royal» rispose evasivo tornando a posare le sguardo sulla lama lucente.
«Beh, non li ascoltare! Sono una donna single» ammiccò, lanciandogli un occhiolino burlesco. «Io e il piccolo diavolo siamo solo amici, mi sta aiutando in una cosa»
James aprì la bocca ma la trovò asciutta. La gola gli doleva terribilmente e vedere quel liquido ambrato, accanto a lui, che si muoveva per il dondolio della nave lo faceva quasi impazzire.
Eris, captando i pensieri del moro, si alzò e afferrò la brocca, versando una bella dose di brandy in uno dei bicchieri di cristallo.
«Non credo che Cutler si lamenterà se offro del brandy al suo ammiraglio» disse lei, tendendoglielo.
L’ex commodoro guardò prima lei, poi il bicchiere che agguantò e vuotò in un sol sorso.
La Gallese sorrise. Dopotutto mesi in mare gli avevano provocato un bel cambiamento. Non aveva nulla del commodoro che aveva in precedenza.
«Dev’essere stato un bel viaggio.»
«Terribile, direi, Miss…»
«Eris. Chiamami Eris.» lo agevolò tornandosene al suo posto dietro la scrivania.
«Miss Eris, non vado fiero di ciò che ho fatto» abbassò lo sguardo, deluso.
Aveva abbandonato Elizabeth al suo destino, e anche se sapeva che Turner l’avrebbe protetta a qualunque costo, il rimorso di non averla trascinata con se lo stava divorando dall’interno.
«Eppure sei qui» affermò l’altra prendendo un morso da uno dei suoi biscotti. «James, Elizabeth starà bene»
Norrington sgranò gli occhi e balzò in piedi, la spada che cadeva a terra, producendo un gran fragore.
Rimase lì, a guardarla. La giovane non era sorpresa dal suo comportamento, al contrario manteneva un sorrisetto furbo che ritrovò curiosamente in quello di Cutler Beckett.
«Voi…cosa? Cosa avete detto?»
«Ti conosco James Norrington. Non preoccuparti o angosciarti troppo per Elizabeth, fidati se ti dico che starà bene. Il tuo tradimento non farà alcun male a lei. In termini di salute, si intende» mormorò leccandosi le labbra coperte da piccole briciole.
Ovviamente, la reazione che ne seguì non fu delle migliori.
L’ammiraglio si piegò velocemente e puntò la spada alla gola della giovane facendola arretrare istantaneamente contro lo schienale della poltrona.
«Chi diavolo siete voi?»
«Ehi amico…abbassa la spada…non sono una minaccia per te» lo quasi supplicò guardando la lama avvicinarsi troppo al suo collo.
La reazione avuta dall’uomo non aveva nulla a che fare con Beckett. Era stato incredibilmente rude e non lo credeva possibile. Si aspettava che Beckett avesse un comportamento decisamente più aggressivo, non James.
«In questo momento lo siete. Non vi conosco ma voi sembrate conoscere me, compreso quel che ho fatto»
Il rumore di una porta che sbatteva attirò l’attenzione di entrambi.
«Cutler è uscito da un po’. Probabilmente starà rientrando. Che cosa pensi che potrebbe fare, vedendoti puntarmi quella bella spada contro?»
James si accigliò e toccò il mento della giovane con la lama e con minaccia apparente.
«Cosa sa-?!»
Con un movimento fulmineo Eris scostò bruscamente la lama, tagliandosi alla base del viso e afferrò la pistola nel cassetto aperto puntandogliela contro.
Il taglio aveva preso a bruciare, anche se non troppo, facendola gemere di dolore.
«Mi piace parlare con calma, Norrington. Avevo solo intenzione di tranquillizzarti» gli ringhiò portandosi un dito sulla ferita e asciugandosi la lacrima di sangue che andava gocciolando lungo il collo.
James era rimasto fermo, guardandola prendere un fazzoletto sulla scrivania e poggiandolo sulla ferita, mentre con una mano continuava a minacciarlo con la pistola.
Dopo qualche istante abbassò l’arma e fece per rinfoderarla, così fece Eris, andando a posare la pistola all’interno del cassetto.
Prima che il giovane potesse chiederle se stava bene, Cutler e Mercer rientrarono nella stanza, due giubbe rosse al loro seguito.
Appena la ragazza aveva visto l’amico entrare aveva spostato velocemente il fazzoletto dal viso e chiuso all’interno del pugno della mano sinistra mentre James si era affrettato a chiudere silenziosamente la lama all’interno del fodero.
«Tutto procede secondo i piani. Sembra che Jones non avrà nessun problema a seguire le direttive della Compagnia» si compiacque, avvicinandosi alla sua scrivania e osservando la ragazza.
Era stranamente impassibile e lo guardava con uno sguardo quasi velato.
«Che c’è?» domandò alzando un sopracciglio e spostando lo sguardo su James. «Ha fatto qualcosa?»
«No, no. Assolutamente!» urlò agitandosi la mora.
Cutler si girò nuovamente verso di lei e curvò la testa da un lato, confuso. «Ma io stavo chiedendo all’ammiraglio. Sappiamo bene quanto voi possiate essere logorroica» ghignò infine.
«Ah-ah. Simpatico. Sappi che questa me la paghi» gli sputò balzando in piedi, superandolo nuovamente in altezza e avviandosi verso l’uscita.
Quando girò su se stessa fu felice che Beckett non avesse obiettato nulla ma… diamine, stiamo parlando di Cutler Beckett, signori.
L’uomo la bloccò per un braccio e la girò verso di se, così che fossero nuovamente faccia a faccia.
«Che cosa hai fatto lì?» chiese indicando un punto sul basso mento.
«N-Niente di grave…» fece per andarsene ma la mano del Lord le prese il viso in una stretta e guardò meglio il taglio.
La stretta era più dura e forte di quanto Eris immaginasse. Cavolo, chi si aspettava che quel nano riuscisse a bloccarla e girarsela tra le mani.
«Mi sono tagliata con una penna d’oca…» rivelò vedendolo annuire titubante.
«Sembra che sia necessario toglierti anche le penne d’oca dalle mani» la lasciò andare, donandogli quasi una carezza.
Eris annuì spaventata e soddisfatta della riuscita della sua bugia e si allontanò un pochino.
«Avrai molto da discutere con l’ammiraglio. Io vado a prendermi cura di questo taglio…»
«Non c’è bisogno. Il Signor Mercer se ne prenderà cura qui ed ora» stabilì tranquillo l’ometto lasciandola avvicinare a Ian, che le indicava una poltrona su cui poggiarsi.
L’uomo, una volta che la giovane si fu accomodata, con una garza imbevuta in qualcosa di marroncino si avvicinò alla sua ferita ma appena quella si poggiò sulla pelle rossa, Eris sibilò di dolore.
«Cosa c’è là sopra?» domandò irritata.
«Alcool, Miss. Altrimenti c’è il rischio che si infetti» con gesti incredibilmente delicati ed esperti andò a pulire per bene il taglio. Sicuramente avrebbe lasciato il segno ma nulla di eccessivo.
«Lo tenga per un po’ sulla ferita» e gli tese il fazzoletto impregnato di liquore.
«Grazie, Mercer» sorrise all’uomo che si ritirò velocemente con un piccolo cenno del capo.
Con la coda dell’occhio vide James guardarla appena e poi distogliere subito lo sguardo.
Tipico di Norry.
Cutler continuò sul suo blaterare riguardo il cuore, i nuovi ordinamenti di personale, come posizionare il nuovo Ammiraglio sulla propria flotta e il compito affidatogli.
Eris nel frattempo era rimasta in un completo silenzio sfogliando le pagine di qualcosa scritto in spagnolo con fare annoiato.
«Miss Gallese»
La giovane alzò lo sguardo e trovò gli occhi verdi del soldato guardarla, in piedi con un piccolo inchino.
«Vai via?»
«Credo di dover riorganizzare un po’ i miei effetti»
Eris annuì, comprendendo perfettamente l’uomo. «Ok, ci vediamo in giro, Norry»
E tornò a posare gli occhi sul suo libro.
James era confuso. Certo non le doveva niente dopo che le aveva quasi tagliato la gola ma credeva in un saluto più signorile.
Si girò verso Lord Beckett ma lo trovò stranamente divertito. Gli stava sfuggendo qualcosa.
«Lord Beckett» si inchinò all’ometto e uscì dalla stanza chiedendosi che relazione avessero davvero quei due.
«Beh, che gli avete fatto?»
La ragazza alzò un sopracciglio senza alzare gli occhi dalle figure del libro.
«A chi?»
«All’ammiraglio, Miss» sembrava tutto così ovvio, per lui.
«Niente» rispose solamente.
«L’ho visto rinfoderare la spada, abbiate la decenza di inventare una buona scusa almeno» sbottò alterato, piegandosi sulla scrivania, sbattendo i gomiti sulla sua superficie.
La più giovane boccheggiò un po’ e lo guardò sorpresa.
«Ho solo affermato qualcosa su Elizabeth e si è agitato. Questo è tutto»
«Miss Swan?» chiese confuso, abbandonando l’aria aggressiva con cui l’aveva attaccata.
«Si, sembra che il fatto che conoscessi le sue condizioni l’abbia colto di sorpresa e spaventato» le si era stretto lo stomaco in una morsa al solo ricordo dello sguardo dell’ex commodoro.
Cutler era rimasto in silenzio, perso nei suoi pensieri, guardando l’Olandese Volante che galleggiava tranquillamente sull’acqua accanto ad una della navi della flotta.
Ora che James Norrington era al suo fianco poteva considerare un nemico in meno ma la sua presenza ancora lo insospettiva.
Aveva tradito i suoi compagni, condannando Jack Sparrow e compagnia bella a morte certa, quindi difficilmente, nel caso fossero sopravvissuti, l’avrebbero riaccettato tra le loro fila.
Eppure qualcosa ancora non quadrava. Possibile li avesse traditi così facilmente? Tradire la donna che amava, condannandola?
«La prossima volta siate più prudente» cominciò il Lord, continuando a guardare l’orizzonte, in apparenza, senza fine. «Il fatto che voi abbiate particolari conoscenze non deve essere reso pubblico»
Eris parve un pochino delusa ma comunque analizzando l’intera situazione, era la cosa migliore.
«Già, forse è meglio così» assentì tornando a sfogliare quel libro vecchio quasi di secoli.
C’erano molte figure, cosa che le aveva fatto continuare la sua esplorazione, che raffiguravano uomini in guerra e spesso anche immagini di oggetti come pietre preziose o semplici monete.
Il libro sembrava anche leggermente consunto. Come se avesse passato tanto tempo su uno scaffale o anche sfogliato troppo spesso. Le pagine erano di un caratteristico colore giallo e la copertina puzzava di muffa.
«Sono piacevolmente sorpreso di trovarvi d’accordo con me»
Eris alzò un sopracciglio e osservò l’uomo dall’altra parte della scrivania che la guardava nello stesso modo.
Curiosità e confusione.
«Ho solo detto che FORSE è meglio così» mormorò calcando il “forse” in modo troppo eloquente. «Tranquillizzare James non mi sembrava una cattiva idea…»
«Finché non vi ha puntato la spada al collo»
Duro, diretto, senza troppi giri di parole.
«Anche questo l’hai intuito da qualche segno in particolare?» non era sorpresa, solo divertita.
Quell’uomo poteva essere onnisciente e onnipresente la maggior parte delle volte, cose che la inquietavano parecchio.
Lui non fece altro che accennare un ghigno soddisfatto.
Mercer, fuori, sul parapetto della nave, affidava compiti ai vari ammiragli e tenenti, preparandosi a qualcosa.
«Intendi partire subito per avviare il tuo fantastico obiettivo della distruzione della razza piratesca?» chiese dopo un po’ che ebbe osservato le confuse istruzioni che l’assassino di Beckett impartiva agli uomini.
Cutler parve non sentire minimamente quello che la giovane gli aveva chiesto, tanto era occupato da scartoffie e lettere.
Gli affari andavano a gonfie vele, l’HMS Comet era stata affidata ad un altro incarico dopo aver consegnato il bottino recuperato dopo il terribile guaio causato da Eris in persona e il cuore ora era nelle sue mani.
Aveva decisamente compiuto un grandissimo passo e sembrava che la fortuna girasse dalla sua questa volta.
Eppure qualcosa ancora riusciva a tormentarlo.
Davy Jones gli aveva detto che Sparrow era stato ucciso dal Kraken, portato giù negli abissi insieme alla sua adorata Perla Nera.
Il suo nemico. L’uomo che aveva cercato di annientare in tutti quegli anni era stato sconfitto da una piovra gigante. Era riuscito a scappare da situazioni terribili così tante volte che inizialmente, alle parole di Jones, Beckett non seppe se crederci o meno.
Arrivò a pensare persino che Jack aveva sicuramente trovato un modo per risalire lo stomaco della bestia.
E poi, in quell’esatto momento, ragionò che Jack, proprio come era scampato alla morte così tante volte mentre era vivo poteva provare anche a scampare alla morte da morto.
All’inizio non aveva senso tale ragionamento ma, avendo tra le mani il cuore pulsante di un uomo vivo che doveva essere morto realizzò che anche l’impossibile poteva essere reso possibile.
E questo continuava a gettare nebbia sul suo cammino. Avrebbe dovuto essere cauto. Cauto come sempre. Come se ogni passo gli costasse la vita in qualsiasi momento.
Prudenza. Aveva la vittoria in pugno. Un po’ di prudenza non avrebbe certo fatto male, no?
«Ehi, Terra chiama Beckett!»
Cutler si accigliò e tornò con gli occhi sulla figura acquattata sul divano che sembrava irritata.
«Cosa?»
«Lascia perdere. Ti ho chiesto se partirai subito per i sette mari» chiese di nuovo l’altra lasciandosi scivolare lungo il dorso del divano.
«Cosa ve lo fa pensare?» domandò il più basso tornando a scrivere sui fogli davanti a se.
«Ho visto Mercer dettare un sacco di istruzioni, lì fuori. Parti ora?»
L’uomo si bloccò per un attimo e arcuò un sopracciglio. «Perché parlate al singolare?»
«Che vuoi dire?» la mora parve veramente confusa stavolta.
«Lo sapete che non resterete qui da sola a Port Royal, vero?»
Eris aprì la bocca ma riuscì solo a boccheggiare.
«Io odio le navi. Seriamente. Soffro il mal di mare!»
Lo sguardo del Lord si affilò fino a diventare tremendamente intimidatorio.
«Si, bella scusa ma non funziona» sibilò alla fine, poggiandosi alla sedia di pelle.
«Non è una scusa! Dico davvero!»
Eris si sentì salire la bile alla gola al solo pensiero di una nave che ballava a destra e sinistra,soprattutto all’interno di una burrasca.
No, amava la terra ferma. Il mare proprio non faceva per lei.
Cutler sembrava incredibilmente sospettoso, pensava che quella donna le stesse giocando qualche brutto tiro.
Eppure la sua agitazione era reale, glielo leggeva chiaramente negli occhi scuri.
«Beh, è stata una vostra idea quella di inviare una lettera al Re in persona. La sua risposta non era esattamente una richiesta, Miss Gallese» mormorò furbescamente, come ad incolparla di aver agito tanto impunemente.
La mora si riscosse nel suo torpore d’ansia e si portò un dito alle labbra, rosicchiando un’unghia.
Vivere nel ventunesimo secolo gli aveva dato la certezza che l’Inghilterra potesse essere raggiunta anche volando, non aveva proprio preso in considerazione il mare.
Poi, un’idea geniale.
«Ci sono.»
Beckett la guardò attentamente.
«Possiamo mandargli un altro messaggino sottolineando la tua impegnativa conquista dei mari e…non so, declinare l’invito…» gli lanciò un sorrisetto di intesa, come a convincerlo di sostenere la sua trovata.
In cambio l’uomo le donò un sorriso delicato ma con una vena di sadismo che poteva essere ben letta tra le righe ed elargì un tranquillo “Scordatevelo”.
Eris aprì la bocca per contestare ancora ma Cutler alzò una mano intimandogli di tacere.
«Farete come vi viene detto, Miss. Seppur sia una gran perdita di tempo non ho altra scelta che scortarvi a Londra.» sbuffò strizzandosi gli occhi con la punta delle dita.
La giovane deglutì sonoramente e tornò a posare la sua attenzione sul libro. Aveva rallentato le cose, per non dire che probabilmente aveva dato fin troppo tempo ai pirati di gestirsi gli affari.
E se la storia avesse cambiato il corso delle cose?
Cosa avrebbe fatto, in quel caso?



Note dell'autrice 
Si, ragazzi. Sono riuscita a completare il benedetto capitolo 6. Sono stati mesi faticosi per me. Stare dietro a vita sociale e università ha lasciato poco tempo alla scrittura di tutto quello che avevo iniziato...e ne sono profondamente dispoaciuta. Odio lasciare qualcosa a metà, per cui sto continuando a scrivere e gettare idee nei momenti liberi.
Inoltre mi era preso un periodo di confusione totale. Di solito si dice che sia il blocco dello scrittore ma per me è stato più un improvviso ammasso di idee da non saper collocare. Ne avevo talmente tante che concluso un pezzo mi chiedevo se non era meglio inserire l'altro che avevo pensato. Non vi dico il disagio, anche se non devo essere l'unica ad avere simili problemi.
Va beh, fatto sta che la storia non resterà incompleta. Spero di aggiornare con più regolarità da oggi in poi, sperando non capitino altri problemi.
Grazie a tutti i lettori e recensori che mi hanno spinto a trovare la forza per continuare nonostante tutto. 
Al prossimo capitolo :3
  
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