Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: Vavi_14    24/04/2017    4 recensioni
Piccole scene rubate dalla vita di sette giovani trainee che aspirano a diventare idol.
◊È un torneo di sopravvivenza dove solo i vincitori vanno avanti◊
______________
Dal cap VIII. #pizza
[…]Oltre gli schiamazzi degli attori, si sente solo il respiro pesante di Taehyung e quello di Yoongi, assieme agli sbuffi intermittenti di Jungkook, che ogni tanto lascia ciondolare la testa per poi risvegliarsi all’improvviso, guadagnandosi un’occhiata divertita e intenerita da parte di Jimin.
«Ragazzi, io ho fame».
In quel momento, le teste di tutti – tranne quella di Yoongi – si voltano contemporaneamente verso il criminale che ha osato pronunciare una frase tanto sconsiderata. Sono le undici e mezza di notte, hanno già consumato i loro panini qualche ora prima, perché mai uscirsene con un’affermazione che ha dell’utopico?
A parlare è stato Taehyung e Jimin ancora non si capacita di come abbia fatto a svegliarsi, mettere in moto i neuroni, captare gli stimoli del proprio stomaco e convertirli in parole nel giro di un secondo.
[…]
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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XV. Famiglia







 
 
 
«No Hyunie, non puoi venire al dormitorio».
Jimin si lascia sfuggire un sorriso malinconico, mentre il suo timbro di voce si riduce ad un sussurro. Armeggia velocemente con i fogli che riportano, a caratteri grassetti, gli orari delle prove e delle lezioni di quel giorno. Mentre ascolta in silenzio le parole della persona all’altro capo del telefono, le iridi scorrono attraverso le ore, cercando avidamente uno spazio libero, un piccolo attimo di respiro, fallendo però miseramente.
«Forse alla fine del mese, devo dare ancora quattro esami… No, quello di canto non è andato troppo bene».
Taehyung guarda l’orologio e fa segno a Jimin che ha ancora cinque minuti, poi deve staccare.
«Non posso prometterti qualcosa se poi non riesco a mantenerla, Hyunie».
Quando parla con i suoi familiari, Jimin vorrebbe, più di ogni altra cosa, dedicare loro quei pochi minuti in tutto e per tutto, concedersi completamente, senza altro tipo di distrazione; specialmente se si tratta di suo fratello minore. Eppure, anche trovare del tempo di qualità sta diventando, con l’aumentare delle ore di allenamento, un’impresa sempre più titanica.
Taehyung, in un’altra occasione, si sarebbe avvicinato al coetaneo, appropriandosi del telefono, per poi annunciare che, se Jihyun avesse desiderato vedere il fratello più grande, lui sarebbe stato disposto a cedergli il proprio letto, in barba alle regole del dormitorio e al pericoloso rischio di essere scoperti. Ma Taehyung, in verità, non vuole rubare nemmeno un secondo di quei pochi minuti liberi che Jimin ha deciso di usare per parlare con suo fratello, invece di sfruttarli per farsi una doccia o mangiare un boccone. Se fosse dipeso da lui, anche Taehyung avrebbe di certo chiamato la famiglia, i suoi nonni magari, ma l’ultima volta si era beccato una bella ramanzina per aver saltato il pranzo in cambio di una telefonata, e così aveva promesso che si sarebbe preso più cura di sé stesso, mangiando in modo sano e, soprattutto, a bocca chiusa.
«Devo andare, ci sentiamo presto».
Il tono di Jimin sembra tornato ad un volume normale, si riesce a scorgere anche una nota di sollievo nelle sue parole.
«Presto, presto. Se dico presto, è presto. Ciao Hyunie, fai il bravo».
Chiude la chiamata con un sospiro e incrocia brevemente lo sguardo del compagno, la cui espressione di attesa lo convince a condividere almeno una piccola fetta di ciò che sta pensando.
«
È in gamba – esordisce Jimin, abbozzando un sorriso – se la cava bene anche senza di me».
Taehyung annuisce, finendo il suo pasto improvvisato, per poi gettare le posate in plastica nel cestino apposito.
«Credo che manchi più lui a me e non viceversa».
Jimin ridacchia un poco, forse nemmeno avrebbe voluto dirlo ad alta voce, ma tanto è difficile che Taehyung non riesca a captare cosa gli stia passando per la testa. Lo vede alzare le spalle e fare una smorfia. «Sei il suo idolo» scherza, esagerando un po’, anche se Jimin capisce. Si accontenterebbe di essere un buon esempio e un porto sicuro, per lui; non vuole spingere il fratello a seguire le proprie orme, né costituire necessariamente un modello di vita, gli basta che Jihyun, presto, sappia scegliere la propria strada autonomamente. E beh, difficile negare a sé stesso che gli dispiace di non poter essere lì, quando, tra non molto, succederà.
«Hai chiamato tua sorella?»
«Le ho mandato un messaggio. Mi ha detto di non perdere tempo a-».
«La dovevi chiamare lo stesso» prorompe Jimin, beccandosi uno sbuffo esasperato da parte di Taehyung.
«Jimin, so cosa devo fare» risponde pronto, stando attento a non risultare arrogante. Ammira la dedizione di Jimin alla famiglia, dopotutto anche lui si preoccupa di contattarli ogni volta che può, ma a volte il coetaneo si dimostra un po’ troppo apprensivo.
«Hyung, ho scordato il cellulare in classe!»
Non si è ben capito a quale hyung si sta rivolgendo, ma Jungkook è appena spuntato dalla camera da letto e a giudicare dal colorito della sua faccia sembra piuttosto nel panico. Di solito è restio a condividere i problemi con gli altri, ma a quanto pare si tratta di una questione che richiede il supporto dei compagni più grandi.
«Quale classe?
» Taehyung gli fa cenno di calmarsi e lancia un’occhiata a Jimin, prima di tornare a rivolgere le proprie attenzioni al più piccolo del gruppo.
«Non lo so, quella di danza forse… non riesco a ricordarlo. Volevo chiamare i miei, ma adesso è tardi e fino a domani non posso tornare a prenderlo».
«Perché lo hai portato? Non è la prima volta che ti dico di lasciarlo qua».
Jimin reagisce in modo pacato, o almeno così sembra ogni volta che sta per affrontare questioni spinose; poi è un attimo e sarebbe in grado di spaventare anche il più temerario del gruppo.
«Lo so hyung, è che pensavo di poterlo usare durante la pausa pranzo, ma poi non l’abbiamo fatta e così… ».
«Se l’avessi lasciato qua, a quest’ora avresti già finito la chiamata» lo rimbecca ancora il più grande, incrociando le braccia. In fondo, però, Jungkook è sempre molto attento alle sue cose, e mostra il doppio della cura per quelle degli altri: una svista può capitare a chiunque. Inoltre quegli occhi grandi e sbarrati, che vagano alla ricerca di una risposta confortante, convincono Jimin che fare troppe storie non servirebbe a niente, se non ad ottenere l’effetto contrario.
«Ti accompagno a riprenderlo».
«Magari posso andare solo».
«Da solo non vai da nessuna parte».
Jimin afferra il suo giacchetto e quello di Jungkook dall’appendiabiti all’entrata. «Se non ricordi dove lo hai lasciato, in due faremo prima. Abbiamo cinque minuti».
«Tre» rettifica Taehyung, passando a Jungkook il suo berretto rosso.
«Dov’è che andate?
» Namjoon si premura di inquadrare subito la situazione prima che possa sfuggirgli di mano. Ha sentito un leggero trambusto provenire dalla cucina e ha beccato i due ragazzi sul ciglio della porta, già imbacuccati per affrontare l’aria gelida di inizio Gennaio.
«Torniamo subito, hyung. Jungkookie ha scordato il cellulare in classe».
«Ma non fate in tempo, lo prenderemo domani».
Jimin fa una leggera pressione sulla schiena di Jungkook e lo spinge in avanti, verso l’uscita. Lui, invece, si volta a guardare Namjoon con fare rassicurante. «Voliamo, hyung».
Il leader sta per ribattere che è una follia, anche se le iridi di Jungkook sembrano pregarlo silenziosamente di acconsentire, quando Jimin interviene di nuovo. «Hyung, se facciamo tardi me ne prendo io la responsabilità. Si tratta davvero di due minuti».
A quel punto, però, il più piccolo non e poi così sicuro di voler andare. Dopotutto è solo un cellulare, vale la pena rischiare così tanto solo per poter sentire i suoi quella sera? È vero che gliel’aveva promesso, ma di sicuro avrebbero compreso la situazione.
«Hyung, senti, forse è meglio che-»
Ma Jungkook non fa in tempo a finire la frase che Namjoon ha già acconsentito e Jimin lo sta spingendo sul pianerottolo, intimandogli di correre più veloce che può.
Taehyung si permette di sbirciare la loro andatura dalla finestra, scorgendo un Jimin piuttosto trafelato cercare di tenere il passo del più piccolo. Sarebbe stato molto più facile prestargli uno dei loro telefoni e rimandare il tutto al giorno successivo, ma Jimin deve aver pensato che è importante, per Jungkook, imparare a prendersi le proprie responsabilità. Eppure, Jimin non vuole lasciarlo solo, e Taehyung non crede che riuscirà mai a farlo veramente, perché forse in lui rivede un po’ di Jihyun e, almeno con Jungkook, si è ripromesso di provare ad esserci sempre.
Dopotutto, anche questo significa essere una famiglia.
















 
  
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