Titolo:
Miraculous Heroes 3
Personaggi: Adrien Agreste,
Marinette Dupain-Cheng, altri
Genere: azione, mistero,
romantico
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what
if...?, original character
Wordcount: 3.309 (Fidipù)
Note: Finalmente torna l'azione in
quel di Parigi! Chi dovranno combattere i nostri eroi? I soliti due
ladruncoli che si divertono ad assaltare bancomat e banche, oppure
qualcosa di più serio? Beh, vi posso rispondere: qualcosa di più serio,
finalmente Dì Ren ha fatto la sua prima mossa e ha mandato il suo primo
emissario contro i nemici: riusciranno i nostri eroi a batterlo? Oppure
rimarranno con un pugno di mosche in mano? Bene, la pianto di tormentarvi
e...
Mh. Pensiamo, c'è qualcosa di dire su questo capitolo? Le Grand Paris lo
conoscerete sicuramente, essendo l'hotel di proprietà della famiglia
Bourgeois, ma non so se sapete che è basato su un hotel veramente
esistente, l'Hôtel
Plaza Athénéé: un hotel a cinque stelle (e quindi, non propriamente
per tutte le tasche, vi dico solo che la camera più 'economica' va sui
mille euro a notte), che ha aperto nel 1913 e ha accolto, fra le sue mura,
reali, celebrità e politici. Ha quattro ristoranti e in un (il Louis XV)
potete assaggiare la cucina di Alain Ducasse, cuoco francese naturalizzato
monegasco di fama mondiale (se guardate la versione statunitense di
MasterChef, potrete averlo visto come ospite).
E dopo il consuento appuntamento con la vostra guida di Parigi passo, come
sempre, ai ringraziamenti di rito: grazie a tutti voi che leggete,
commentate, inserite le mie storie nelle vostre liste e me fra gli autori
preferiti, mi piacizzate i post su facebook e...
Beh, grazie tantissimo e di tutto cuore!
E ci vediamo mercoledì con il nuovo capitolo de
La bella e la bestia (Miraculous Heroes 3, invece, come al
solito sarà aggiornato venerdì).
Adrien lesse velocemente il paragrafo,
evidenziando il concetto chiave esposto e sospirando, passandosi una mano
fra i capelli biondi e spettinandoli: aveva finito da poco gli esami del
primo semestre e già doveva lavorare per quelli del secondo, dato che i
professori - sicuramente figli di Routo, come li aveva nominati Plagg -
avevano pensato di sobbarcarli di materiale fin dal primo giorno.
Il rumore della chiave nella serratura lo distrasse e sorrise, vedendo la
porta di casa aprirsi e Marinette entrare carica di buste: «Ma che...?»
Domandò il ragazzo, alzandosi e andando ad aiutarla: «Hai per caso
rapinato una panetteria, mon coeur?»
«Papà» sbuffò Marinette, lasciando andare per terra la sua borsa
fissandolo ansante e con le guance rese rosse dallo sforzo. Adrien le
sorrise, andando a poggiare la borsa che aveva in mano sul tavolo, e poi
tornò da lei, aiutandola a districarsi con la sciarpa e il giubbotto: «Ma
Adrien sta mangiando, vero?» Bofonchiò la ragazza, imitando il vocione del
padre: «E mi ha caricato di brioche, baguette e biscotti»
«Tom è sempre il migliore» sentenziò Adrien, chinandosi e baciandola: «Ma
non potevi chiamarmi? O chiamare il gorilla?»
«Un po' complicato con le braccia cariche»
«Sei venuta fin qua...»
Tikki ridacchiò, attirando l'attenzione di Adrien: «Si è trasformata» lo
informò, volando poi fino al divano dove Plagg si era spaparanzato e si
sistemò di fianco al kwami.
«Ti sei trasformata ma non potevi chiamarmi?»
«Ho scoperto che posso trasformarmi anche con le mani occupate, sai?»
«Sì. Mi è bastato dire le due paroline magiche e...hop! Ero Ladybug»
Adrien scosse il capo, sospirando e seguendo la ragazza fino alla cucina,
osservandola iniziare a trafficare con le pentole: «Vuoi che cucini io,
così ti riposi?» Le chiese, abbracciandola da dietro e posando il mento
contro la spalla.
«Sto aspettando»
«Cosa?»
«Il momento in cui ti trasformerai da principe perfetto a gatto
rompiscatole» dichiarò la ragazza, voltandosi nella sua stretta e
sorridendo: «Madame Sauvage, che mi è una cliente di mio padre da quando
ero piccola, ha detto che suo marito ha smesso di essere perfetto pochi
giorni dopo il matrimonio».
«Ma io sono purrfetto, è differente» dichiarò Adrien, strofinandole il
naso con il proprio: «E non insultarmi, paragonandomi a un marito comune:
sono la tua anima gemella e, quindi, come tu sei perfetta per me, io lo
sono per te».
«Io sono perfetta per te?»
«Sì, mia principessa e signora» dichiarò Adrien, chinandosi e
strusciandole le labbra contro l'orecchio: «E direi di spostare questa
conversazione in camera per...»
Il campanello dell'appartamento lo bloccò ed entrambi si voltarono verso
la porta: «Plagg! Tikki!» esclamò Adrien, osservando i due kwami volare
verso una delle altre stanze mentre lui andava ad aprire e sorrise: «É
Sarah» dichiarò, facendosi da parte per far entrare l'amica: «Potete
tornare.»
«Mi ha chiesto di andare a vivere assieme» esclamò l'americana, afferrando
per la maglietta Adrien e fissandolo sconvolta.
«Ehm...chi?»
«Il tuo amico»
«Sarah, ho parecchi amici adesso. Un conto era quando avevo quattordici
anni e c'erano solo...»
«Penso parli di Rafael, Adrien» mormorò Marinette comprensiva, vedendo il
marito aprire la bocca in un a O perfetta.
«Hai capito il pennuto!» esclamò il ragazzo, sorridendo e liberandosi
dalla presa dell’amica: «E dove sarebbe il problema?»
Sarah osservò Mikko andare dagli altri due kwami e sospirò: «Non lo so»
mormorò, scuotendo il capo biondo: «In verità lo so: mia madre. Sarebbe un
bel problema spiegarle perché vorrei disdire l’affitto del mio
appartamento…»
«E’ a conoscenza dell’esistenza del pennuto, almeno?» domandò Adrien,
incrociando le braccia e osservando l’amica sorridente: «Oppure il nostro
amico dalla coda che s’innalza…» si fermò, storcendo le labbra e
ridacchiando fra sé: «Questa gliela devo dire, appena ne ho l’occasione.»
«Adrien…»
«Oh! Andiamo! Pensa alla situazione, Marinette: siamo trasformati, buttò
lì la sua mancanza di coda che s’innalza e lascio poi fare a Volpina.»
«Sei tremendo.»
«E mi ami anche per questo, no?» dichiarò il biondo, facendole
l’occhiolino: «Per tornare al tema principale: tua madre è a conoscenza di
questo pavone che ti fa la ruota?»
«Adrien! Basta!»
«Che ho detto? Era un semplice riferimento all’animale del Miraculous di
Rafael, tutto qui.»
Sarah sorrise, scuotendo il capo: «Sa che c’è un ragazzo, ma non che
questo è così importante per me» spiegò l’americana: «Sinceramente volevo
evitare che facesse i bagagli e venisse con me qui a Parigi.»
«E quindi?»
«Non sono venuta a chiedere consiglio a te, Adrien, ma a Marinette.»
«Ehi, ti può far comodo una visione maschile della situazione.»
«Maschile?»
«Marinette può testimoniare, sono…»
«Adrien!»
«…molto dotato…»
«Questo non volevo saperlo.» sospirò Sarah, alzando gli occhi al cielo e
osservando l’amica, con il volto completamente rosso: «Marinette?»
«Cosa? Non lo ammazzo solo perché non voglio diventare vedova così
presto!» sospirò la ragazza, avvicinandosi e fissando male il marito:
«Tutto ciò che posso dirti, anche se penso che dovresti sentire anche
Lila, è di seguire il tuo cuore: se senti che vuoi andare a vivere con
lui, vai. Altrimenti rimanete così: conoscendo Rafael non ti ha fatto
nessuna pressione, giusto?»
«L’ha solo buttata lì come idea, dicendo che secondo lui sarebbe ottima.»
«Visto?»
L’americana annuì, sospirando: «Seguire il cuore, eh?» domandò, facendo
vagare lo sguardo dalla ragazza all’altro.
«Non guardare me. Io sono stata incastrata: un bel faccino, un carattere
adorabile e poi mi sono ritrovata legata a questo gatto perennemente in
calore.»
«Non mi sembra che ti lamenti, my lady. E devo aggiungere che oltre al mio
bel faccino, tu apprezzi anche il mio fisico: si sa che salvare il mondo è
un ottimo allenamento, vero?» dichiarò il ragazzo, facendole l’occhiolino:
«E poi adori quando ti prendo in giro o faccio battute. Solamente non vuoi
darmi soddisfazione, a parte quando…»
Marinette gli posò entrambe le mani sulla bocca, sorridendo imbarazzata a
Sarah: «Rafael è come lui. Pensaci bene.» dichiarò, ricevendo in cambio
un’occhiataccia dal biondo: «Sì, mon chatton?» domandò innocentemente,
togliendo le mani e sorridendogli.
«Mon chatton…» la imitò lui, storcendo la bocca e voltandosi verso
l’americana: «Vuoi rimanere a cena da noi?»
«No, grazie. Mikko ha trovato un nuovo drama da vedere…»
«Cosa?»
«Ah. Grazie Sarah, per averla contagiata» sbottò Adrien, alzando gli occhi
al cielo: «L’altro giorno mi ha costretto a farle da cuscino mentre ne
guardava uno e a un certo punto è partita a piangere…»
«A me succede a ogni drama che vedo» dichiarò la ragazza, sorridendo:
«Sono così belli e alcuni così meravigliosamente tristi che anche se stai
male e piangi, sai che è un dolore sano.»
«Dolore sano?» domandò divertito il ragazzo, chinando la testa e
poggiandola contro la spalla della moglie: «Chi vi capisce è bravo.»
sospirò, baciando il collo di Marinette e dirigendosi verso il divano,
iniziando a pungolare Plagg.
«Scusa, se sono piombata così…»
«Nessun problema. Ti capisco benissimo.» dichiarò Marinette, guardando
l’amica: «Scusami per…beh, Adrien.»
«Sappiamo com’è, no?»
«Giusto.» mormorò Marinette, voltandosi a osservare il marito mentre
sogghignava e Plagg agitava furente le zampette: «Sicura che…»
La suoneria congiunta di tre cellulari la fermò dal dire altro e scambiò
un’occhiata con Sarah e Adrien: «Le cose sono due: o è finito il periodo
di pace o Alex ha ribeccato quei due ladruncoli.» sentenziò Adrien,
prendendo il suo cellulare e rispondendo alla chiamata, mettendo il
vivavoce: «Alex?»
«In persona, amico.» sentenziò la voce allegra del ragazzo: «Attendo che
tutti si collegano e…»
«Marinette e Sarah sono con me.»
«Oh. Ottimo.» dichiarò Alex, accompagnato dal rumore dei tasti: «Ok. Lila,
Wei, Rafael, Thomas e Xiang. Ci siete tutti.»
«Sentiamo, nerd dei miei stivali di pelle italiana, cos’abbiamo oggi?
Un’altra banca?»
«A quanto pare ci sono dei problemi al Le Grand Paris» spiegò l’americano,
sospirando nel microfono: «Il tenente Raincomprix ha chiesto un
quantitativo ingente di uomini sul posto e l’ha fatto solo quando Coeur
Noir o Maus attaccavano.»
«Le Grand Paris…» mormorò Xiang: «Felix doveva andare lì oggi, aveva una
specie di dibattito amichevole con l’altro candidato, Bourqualcosa.»
«Bourgeois.» la corresse Adrien, inspirando profondamente e scambiandosi
un’occhiata con le due ragazze al suo fianco: «Trasformiamoci e troviamoci
tutti lì, ok?»
«Da quando sei tu il boss, gattaccio?»
«Da quando l’ho sposata, ovvio.»
«Ah. Giusto.»
«Ci vediamo davanti l’albergo.» dichiarò Adrien, facendo l’occhiolino a
Marinette: «Ah, Xiang. E’ gradita una maschera per celare l’identità.»
«Nessun problema.» esclamò Thomas, intromettendosi nella comunicazione:
«Abbiamo risolto la situazione.»
«E quando un bambino dice che ha risolto la situazione…»
«Ehi, ho tredici anni.»
«Ci vediamo lì, truppa.»
«Truppa? Da quando siamo una truppa?»
«A dopo, volpe.» sentenziò Adrien, chiudendo la chiamata e sorridendo alle
due ragazze con lui: «Direi che è ora di trasformarci, che ne dite?»
Sarah si chinò verso Marinette, fissando il biondo davanti loro: «Ma gli
hai veramente lasciato il comando?»
«Veramente no.»
«Plagg! Trasformarmi!»
Felix tamburellò le dita sul bracciolo della poltrona, osservando con la
coda dell’occhio la giornalista e il suo rivale politico: Nadja Chamack
doveva essere abituata perché era immobile con lo sguardo puntato sulla
donna, mentre André Bourgeois…
Beh, se si fosse portato nuovamente le dita al colletto della camicia
avrebbe urlato.
Spostò l’attenzione sulla donna che, tranquilla, camminava per la grande
sala dell’albergo, ancheggiando e sorridendo ai suoi poveri ostaggi: aveva
lunghi capelli scuri, legati in una coda e il volto era in parte coperto
da una rosa nera e in parte da una maschera rossa come il sangue.
Gli stessi colori degli abiti dalla fattura orientale.
Dì Ren aveva fatto la sua mossa a quanto pareva e aveva mandato quella
bellezza come primo emissario.
Rimase impassibile, mentre la donna si fermò davanti lui e inclinò il
capo, studiandolo con l’unica iride visibile, di profondo color rosso
cremisi: «Sei tranquillo» commentò, chinandosi in avanti e dandogli una
bella visuale della profonda scollatura della casacca; Felix sorrise,
tenendo lo sguardo in quella della nemica e osservandola rialzarsi: «Fin
troppo.»
«Sono stato nell’esercito…» commentò il biondo, accavallando le gambe e
sistemandosi i polsini della camicia: «Una tipa come te non può farmi
paura.»
«Ah no?» domandò la donna, toccandosi il ciondolo rosso che portava al
collo e azionandolo, facendo materializzare un arco e frecce nella mano
libera: «Il mio signore ha detto che conquistare questa città non sarà
facile, ma non impossibile.» dichiarò, spostando l’attenzione su tutta la
sala: «Ed io, Yi, sono qui per suo volere. Chinatevi al mio signore e
sarete salvati.»
«Chinarsi? Tesoro mio, dovresti sapere che Parigi ha degli eroi pronti a
tutto per difendere la città e i suoi abitanti.»
«Gli eroi di Parigi non saranno un problema.» dichiarò la donna,
sorridendo lasciva: «Perché…»
Un boato e poi una pioggia di vetri bloccarono Yi dal continuare il
soliloquio, Felix scattò verso la giornalista e, dato un calcio al
tavolino basso, lo usò come riparo per sé e la donna: «Coeur Noir, ti ho
detto e ridetto, che Marshmallow non va bene!» la voce di Chat Noir
riecheggiò per la stanza e Felix sorrise: la cavalleria era arrivata.
«Perché non va bene?» domandò Coeur Noir, voltandosi verso il gigante di
ghiaccio e sorridendo: «Il mio piccolino ha fatto il suo dovere e ci ha
fatti entrare, no?» tubò, ricevendo un gorgoglio soddisfatto dal bestione:
«E in quanto a te, tesoro, lo stile gatta morta è passato.» continuò,
volgendosi verso la nemica che, impugnato l’arco, tendeva la corda e
osservandoli uno per uno.
«A me piace il suo stile» commentò Peacock, incrociando le braccia e
osservando la donna: «Casacca stretta e con una profonda scollatura, gonna
con spacco strategico e profondo…direi che abbiamo fatto il salto di
qualità da quando combattevamo i guerrieri neri o gli scagnozzi di Maus.»
«Sono d’accordo con il pennuto.»
«Ehi, scemo e più scemo» Volpina li affiancò, sorridendo angelicamente e
indicandoli uno per volta: «Le vostre donne sono dietro di voi»
«My lady! Mai pensato di vestirti così?» esclamò Chat, sorridendo
innocentemente: «Penso che…»
«Non ti lego con il mio yo-yo solo perché dobbiamo combattere» sentenziò
la coccinella, mettendo mano alla sua arma e ignorandolo, spostando tutta
la sua attenzione sulla donna dall’altra parte della stanza, che li teneva
sotto mira con il suo arco.
«Idiota.»
«Ti senti così superiore da commentare, Peacock?»
«Bee, tu sei l’unica donna della mia vita.»
«Certo» commentò l’eroina in giallo, fissandolo male e caricando i
bracciali, prendendo poi la mira verso la loro nemica.
«Ha un’aria familiare» commentò Coeur Noir, battendosi le dita sulle
labbra tinte di nero e ignorando le due coppiette: «Solo non mi ricordo
dove l’ho vista.»
«Anche a me capitava, tanti anni fa, quando incontravo Ladybug…» mormorò
Chat, sospirando: «Ehi, panterona! Piccola domanda: sei una nemica?»
«Ci sta puntando una freccia contro, io direi che è nemica» sbottò
Volpina, muovendo zittita il proprio flauto e scuotendo il capo:
«Panterona, poi.»
«Mi sembrava adatto come nomignolo» bofonchiò Chat, alzando le spalle:
«Come dovrei chiamarla? Tizia con un fiore davanti l’occhio? Panterona
rende meglio l’idea.»
«Bello, mi piace Panterona» commentò Alex, negli auricolari di tutti: «Dì
Ren, Panterona. Il prossimo pretendo di chiamarlo Topo Gigio. Ci state?
Comunque non stiamo facendo bella figura…»
«Parigi ci è abituata.»
«No, con Xiang.» dichiarò l’americano, sorridendo: «Ehi, Jian. Tutto ok?
Ci sei ancora o l’akumatizzazione ti ha fatto impazzire?»
«Sono qui.» commentò la ragazza, portandosi una mano all’auricolare, che
Alex le aveva fornito, e portandosi una mano al petto, afferrando la
stoffa bianca del suo vestito da akumatizzata: un qipao bianco, con
ghirigori argentati, composto da casacca e pantaloni, stretto in vita da
una fascia oro e una maschera che riprendeva il disegno del vestito: «Ma
fate sempre così?»
«Di solito siamo più tranquilli» commentò Tortoise al suo fianco: «Ma era
un po’ che non combattevano contro qualcuno come quella là»
«Non abbiamo mai combattuto contro una Panterona.»
«Chat! Smettila!»
«Sì, my lady.»
«Gli eroi di Parigi…» mormorò la donna, sorridendo divertita: «Non siete
nient’altro che un gruppetto di ragazzini, che verranno schiacciati dalla
potenza del mio signore.»
«Beh, tesorino. Dobbiamo vedere se il tuo signore ce la farà» sentenziò
Peacock, mettendo mano ai ventagli e aprendoli, sorridendo divertito:
«Boss, il piano?»
«Jian, che dobbiamo fare?»
«Combatterla.» sentenziò la cinese, fissando l’altra e posando la mano
destra sull’elsa della spada al suo fianco: «Sicuramente è posseduta da Dì
Ren: le avrà infuso il Quantum attraverso il gioiello, trasformandola e
soggiogandola.»
«Ok. E c’è un modo per farla tornare alla normalità?»
«Prosciugare il Quantum che ha nel corpo.»
«E come facciamo?»
«Non lo so, Ladybug.» mormorò Jian, scuotendo il capo: «Intanto dovremmo
metterla alle strette, in modo che non faccia male agli innocenti.»
«E il vostro Mogui aggiunge alle cose da fare: scoprire un modo per
prosciugare il Quantum da un posseduto. Fantastico. Poi? Devo trovare
anche una cura a tutti i mali nel mondo?»
«Se puoi.» commentò Ladybug, inspirando profondamente e annuendo: «Ok.
Mettiamola alle strette per ora: Peacock, se puoi vedere una soluzione
sarebbe fantastico; Hawkmoth tu pensa a proteggerlo» ordinò, osservando i
due annuire e arretrare di qualche passo: «Bee, sfere di energia a volontà
e Volpina vediamo fin dove possiamo spingerla con il tuo fuoco fatuo.»
«Ok, LB.»
«Jian, Chat: il corpo a corpo è vostro.»
«Spada contro arco. Chi vincerà?» domandò divertito il felino, ridendo:
«Ci pensiamo noi, my lady.»
«Coeur Noir, tu…» Ladybug si voltò, osservando il gigante di ghiaccio
fuori dal palazzo e sorridendo: «Usa Marshmallow per portare fuori tutti
quanti e, Tortoise, puoi aiutarla?»
«Certamente, Ladybug.»
La coccinella sorrise, osservando tutti assumere il ruolo che avevano
avuto: Chat sfoderò il suo bastone e, dopo aver avuto un cenno di assenso
da parte di Jian, corse verso la donna, evitando la freccia che gli
scagliò; Bee la colpì con una sfera di energia, facendo deviare il secondo
dardo lontano da Jian e Volpina, invocando il proprio potere, creò un
cerchio di fiamme attorno ai piedi della nemica.
Jian e Chat Noir affondarono le proprie armi nello stesso momento, ma
l’altra bloccò entrambi i colpi con l’arco, iniziando a duellare ed
evitare gli assalti dei due e le sfere di energie di Bee.
Ladybug si voltò, osservando Hawkmoth in posizione di difesa davanti a
Peacock e, quest’ultimo aprire le palpebre, scuotendo il capo: «Qualcosa
riguardo ai Miraculous…» dichiarò, sospirando: «Ma non ho capito cosa.»
«Fantastico.» sbuffò la ragazza, prendendosi il setto nasale e voltandosi,
notando Felix vicino a Coeur Noir e André Bourgeois uscire dal palazzo: «E
se provassi con il Lucky Charm?» domandò, guardando Peacock e vedendolo
annuire.
Ladybug inspirò, prendendo lo yo-yo e lanciandolo verso l’alto, osservando
la magia del Miraculous entrare in azione e far apparire il Lucky Charm,
che cadde fra le sue mani: «Un paio di occhiali?» domandò l’eroina,
prendendoli per una stanghetta e fissandoli interessata.
Era una montatura che lasciava le lenti completamente libere e queste
avevano la forma lievemente quadrata.
«Forse è miope?» buttò lì Peacock, osservando anche lui il Lucky Charm.
«My lady! Sta venendo verso di te!» esclamò Chat, facendo voltare
Ladybug in direzione della donna che, saltando fuori dal cerchio di
fiamme, era atterrata vicino a lei e fissava con mal celato odio il Lucky
Charm.
«Quello...» mormorò, passandosi la lingua sulle labbra e fissando ansante
la ragazza davanti a lei: «Dammelo! E’ mio!»
«Io…»
«Dammelo!» tuonò la donna, abbandonando la propria arma e portandosi le
mani alla testa, urlando di dolore: «E’ mio! Mio!»
«Che faccio?» domandò Ladybug, voltandosi verso gli altri e vedendoli
tutti fermi, mentre fissavano la donna: «Che faccio?»
La nemica poggiò i palmi per terra, respirando pesantemente e un cerchio
nero si materializzò sotto di lei, iniziando a inglobare la donna: «No!»
esclamò Jian, lanciandosi in avanti e osservando la nemica venire
completamente inglobata: «No!»
«Jian» Peacock balzò in avanti, impedendo alla neo-compagna di venir presa
a sua volta e, solo quando la nemica fu completamente sparita, la lasciò
andare: «Che pensavi di fare?»
«Dì Ren l’ha riportata a sé.»
«Sì, lo sospettavo» sbottò il pavone, passandosi una mano fra i capelli e
sospirando: «Questo però non significa che puoi buttarti a capofitto anche
tu. Sai cosa ti avrebbe aspettato? No. E Mogui si sarebbe preoccupato, noi
ci saremmo preoccupati» dichiarò l’eroe, fissandola male: «Pensa prima di
agire.»
«Io…»
«Quella donna ha reagito al Lucky Charm» mormorò Ladybug, guardando gli
occhiali che aveva in mano: «Perdonatemi, speravo di poter fare qualcosa
di più…»
«Tranquilla, LB. Siamo una squadra, no?» dichiarò Volpina, sorridendole e
portandosi una mano all’orecchio, azionando l’auricolare: «E ciò significa
che qualcuno dovrà studiare un modo per farci combattere contro quella
donna, in modo da liberarla per sempre dalla presa del cattivone. Giusto,
Mogui?»
«Giustissimo, Volpina. Tanto non ho niente da fare: non ho nessunissima
lezione da seguire, ricerca sul Quantum da fare…» l’americano si fermò,
sospirando: «Niente di niente.»
«Non vi sembrava che si comportasse come Mogui?» buttò lì Bee, osservando
interessata anche lei l’oggetto fra le mani di Ladybug: «Mogui non poteva
vedere il suo riflesso e quella tipa sembrava volersi sbarazzare di quegli
occhiali. Magari sono un collegamento con la sua identità? Che, faccio
notare, non sappiamo.»
«Oh. Fantastico. Un altro nemico con problemi gestionali» sbuffò Peacock,
indicando Bee: «Però hai detto bene, magari è collegato a qualcosa nella
sua vita reale e se noi…»
«E se voi non vi muovete, a breve mostrerete a tutti la vostra vera
identità» s’intromise Felix, fissandoli: «A parte Tortoise i vostri
Miraculous stanno facendo il conto alla rovescia. E fra le altre cose, la
tipa ha detto di chiamarsi Yi.»
«Com’è che non mi meraviglio che tu sappia il suo nome?»
«Sinceramente, Coeur, non ho potuto approfondire più tanto la conoscenza,
perché siete arrivati voi» dichiarò Felix, voltandosi verso di lei e
facendole l’occhiolino: «Inoltre preferisco il look total black, devo
dire.»
Coeur Noir gli fece una smorfia in cambio, mentre Ladybug lanciò per aria
il Lucky Charm e tutto ritornava al proprio posto, sotto l’influsso della
magia della creazione: «Il nemico ha fatto la prima mossa e ci ha trovato
impreparati…» mormorò, fissando il resto del gruppo: «Ma non succederà una
seconda volta. Non lo permetteremo.»