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Autore: Paiva    24/04/2017    1 recensioni
Victoria è una di quelle classiche ragazze cresciute a pane e Disney, incapace di rimanere sole e di non inseguire l'amore. Un peccato che non riesca affatto a trovare quello giusto e che alla sua collezione di ex continuavano a susseguirsi sin troppi ragazzi sbagliati. Forse è per questo che un giorno decide di spezzare quella sua maledizione e di farsi promettere dal suo migliore amico di fermarla dal incastrarsi in una nuova relazione. Un peccato che proprio dopo aver stretto questo patto nella sua vita faccia capolino un nuovo, quanto probabilmente sbagliato, ragazzo.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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                    RAGAZZO PERFETTO CERCASI


"Lo devo mollare."
Victoria Fumagalli si inumidì le labbra sottili prima di emettere l'ennesimo, quanto eloquente, sbuffo. Eloquente solo per lei visto che Marco non sembrava captare l'irritazione della ragazza che cresceva ad ogni sorso di cappuccino. Dovrebbe davvero mollarlo, ormai le era chiaro che lui non era altro che l'ennesimo ragazzo sbagliato che si portava appresso. Era forse una sorta calamita per sfigati galattici o traditori? Certo che no, la sua non era affatto una maledizione ma una conseguenza del suo accontentarsi del primo che passava senza considerare che questo non potesse essere con lei compatibile. Non lo faceva apposta, semplicemente era una di quelle ragazze innamorate dell'idea di poter vivere una trama da romanzo rosa e sperava perennemente che ogni bell'imbusto dal sorriso smagliante e l'aria da troion—voleva dire con l'aria da dannato fosse quello giusto. Quello giusto, e se non esistesse? A volte credeva davvero che questo fosse impossibile e che non fosse altro che una congiura indetta dalle autrici e dalla disney semplicemente per permettere a idioti come quello che ha di fronte di accoppiarsi.
"Devo assolutamente mollarlo" continuò, mettendo un punto metaforico, nella sua testa quanto meno, a quella storia fallimentare. Quale era stata la sua colpa? Ovviamente farla uscire di casa invece di fare l'amore con lei, insomma come poteva davvero averla fatta uscire visto ciò che si era messa? Per non parlare del dolore subito dalla ceretta alla brasiliana come piaceva a lui, alle esercitazioni davanti allo specchio per sembrare sexy e alle altre ventordici cose fatte per prepararsi a quella serata.
Lo guardò, i gomiti puntati sulla superficie in legno del tavolo del baretto di provincia prima di sospirare nuovamente, detestava mollare le persone e forse per questo tendeva a sparire per lasciare che fossero loro a trarre le giuste conclusioni.
« E se andassimo a casa? » provò a chiedere mentre arricciava i capelli biondastri sull'indice, chiaro tentativo di apparire sensuale senza essere troppo esplicita. Gli stava dando un'occasione, gli stava lanciando un salvagente per permettergli di salvare quella loro così /profonda/ relazione. E con profonda Victoria intendeva che si erano conosciuti a fondo in cucina, sulla lavatrice, nel letto dei suoi...
"Devi dire solo sì" pensò mentre Marco inarcò un sopracciglio scuro e rispose con uno stranito « Perché? Non ti stai divertendo? » e in quel momento non potè fare a meno che confermare la tesi che aveva redatto dopo essere stata con quattro Marco: tutti i Marco sono stupidi.
« No, no! Ma perché lo credi amore? È una bellissima serata, insomma siamo tu, io, i nostri cappuccini, il nonnetto del tavolo a fianco...» Ironia, una delle sue tante armi che la portano ad essere una creatura a volte detestabile persino da lei stessa.
« Ne sono felice! A volte credo che tu non ti diverta quando ci beviamo le nostre tisanine...» e a quel punto a Victoria non restò altro se non trattenersi dal picchiere la fronte contro una qualsiasi superficie. Poteva essere una persona tanto stupida? Non riusciva proprio a capacitarsene così come non riusciva a comprendere perché per un certo periodo Marco Lussana le era piaciuto.
Certo, era bello, ma che pensava solo bello? Sembrava essere uscito da un libro, era il classico dio greco descritto dalle scrittrici rosa e sebbene non avesse molto cervello riusciva non solo a sollevarla e a sbatterla al muro, ma usare la bocca per cose meno alte del parlare. Come ad esempio sco—si fermò, non poteva davvero pensare nuovamente al sesso con lui, altrimenti sarebbe finita come con Daniele e non lo avrebbe mai mollato.
Daniele era stato uno dei tanti, uno di quei ragazzi che sembrano essere nati per spezzare i cuori delle povere fanciulle cresciute a pane e Disney ed era stato il suo stronzo. Se ci pensava poteva ancora sentire il suo cuore tremarle nel petto, portarla a fremere come se lui fosse ancora lì vicino. Era stato il primo, colui che aveva inaugurato una lunga fila di fidanzati che non supervano il mese e che se ci riuscivano era solo perché ogni qualvolta provava a mollarli questi le baciavano il collo o cercavano di toccare i suoi punti deboli. La verità era che Victoria detestava stare sola o meglio non vi era capace, faceva parte di quell'ampia schiera di donne che avevano bisogno di un uomo al loro fianco per essere felici, di essere costantemente e perennemente con il cuore in tumulto, che avevano bisogno di scaricare la tensione con metodi più divertenti della palestra e forse per questo a volte si sentiva come appena uscita da Sex and the City. Eppure nonostante questa sua consapevolezza non riusciva proprio a rompere la sua maledizione, ad impedirsi di legarsi a un nuovo fidanzato lampo.
"Perché non esiste una fabbrica di fidanzati? Una di quelle in stile fai da te dove puoi scegliere tu le caratteristiche" pensò prima di annuire, convinta che quell'atteggiamento al sorridi e annuisci potesse in qualche modo tamponare il fatto che non lo stava minimamente ascoltando. Cosa stava dicendo? Non riusciva nemmeno a comprenderlo, probabilmente un qualcosa riguardante ai motori o al fatto che Mattia, il suo migliore amico, aveva tradito la sua ragazza con una gnocca conosciuta in discoteca.
Guardò l'orologio che aveva al polso, digitale ovviamente visto che non aveva mai imparato a leggere l'ora, e non potè fare a meno di aprire la bocca in un ampio sorriso prima di affermare a gran voce un « è mezzanotte! » a cui aggiunse, cercando di modulare l'entusiasmo un « che peccato... Dobbiamo già andare... » e prima che potesse aggiungere qualsiasi cosa si alzò, si mise il giubbotto e andò a pagare il suo conto visto che come sempre quel tirchione non avrebbe pagato anche per lei. Ecco un altro buon motivo per mollarlo: era tirchio e come diceva sempre la sua professoressa chi era tirchio coi soldi lo era anche coi sentimenti. Non era davvero convinta di questo, credeva davvero che in fondo Marco provasse qualcosa per lei, altrimenti non cercherebbe di coinvolgerla nella sua vita spiegandole per filo e per segno tutti i gossip della sua compagnia. Solo che...Solo che di base non l'amava come voleva lei, non sembrava desiderarla in maniera famelica come tutti i bad boy da libro e lei non poteva accettarlo. Perché non poteva avere anche lei un bad boy dal cuore gentile, dal fisico atletico e dotato di un intelligenza nella media? Era davvero una chimera il ragazzo perfetto? O forse era semplicemente lei che non era abbastanza per poterlo avere? A volte si perdeva in ragionamenti simili a cui rispondeva iniziando un nuovo romanzo o a sfondarsi di nutella mentre piagnucolava di fronte alla pietra miliare del rosa: Orgoglio e pregiudizio.
Lui le circondò la vita con le braccia mentre camminavano, cercando di fare velocemente quei dieci minuti a piedi che separava casa di lei dal bar.
« Sai credo che...» iniziò Victoria, sperando di non essere interrotta mentre cercava in qualche modo di mollarlo, di riuscire a dire quelle due parole spaventose: "ti mollo". E se avesse pianto? Non poteva sopportarlo...Insomma come ci si doveva comportare con qualcuno che piange? Bastava un semplice "pat pat"? Doveva lasciarlo lì da solo? Abbracciarlo o dirgli che andava tutto bene? Sperava proprio che fosse un uomo da urla, anzi no, nemmeno quelle le piacevano, non aveva voglia di sentirsi nuovamente chiamare in maniera più volgare ragazza dai facili costumi.
« Che...» continuò ma lui non la fece finire visto che si tuffò velocemente sulle sue labbra, strappandole un bacio appassionato che finì con le sue mani sul suo sedere e i suoi occhi fissi in quelli di lei. « Domani hai casa libera no? Consideralo un assaggio. » e a quel punto Marco ammiccò e lei capì che avrebbe rimandato la loro rottura di almeno una settimana.
« Ti amo! » cinguettò Victoria, forse dovrebbe smetterla di gridare queste parole ai quattro venti, ma non poteva farci nulla: non le comprendeva. Per lei l'amore era quello, l'avere qualcuno che tamponava le sue mancanze, che le impediva di pensare alla sua vita, a ciò che aveva perso, alle sue ferite, al suo bisogno di essere stretta la notte, il giorno, la mattina e sebbene avesse già un migliore amico che rispondeva a quasi tutti questi bisogni voleva essere anche amata.
"Cazzo, Luca." Pensò mentre cercava di sorridere, consapevole di ciò che gli aveva scritto mezz'oretta prima. Doveva smetterla di essere così impulsiva o di cambiare idea così velocemente, altrimenti prima o poi avrebbe perso anche lui. Salì, gettando la sua roba per tutta la casa prima di spalmarsi a letto e leggere la risposta del suo migliore amico:

"Ci sto. Niente più relazioni sbagliate, ti impedirò di provarci anche con quel tipo figo della palestra :P E se fallirai...Dovrai scoparti me ahahahah consideralo un modo per essere sicuro che non sbaglierai! "

Uomini, perché doveva pensare solo a quello?

"Va bene...Ma domani mi vedo con Marco...Non l'ho mollato..."

"MOLLALO. Altrimenti domani dovrai fare una doppietta ;)"

"Per messaggio va bene?"

"NO"

"VA BENE, VA BENE, DOMANI LO MOLLO"

A quel punto mollò il telefono lì vicino e sospirò, in che disastro si era appena messa?

   
 
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