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Autore: alfa_beta    24/04/2017    3 recensioni
Un flusso di coscienza interno di Steve, alcool e una presa di decisione.
Cosa può andare storto? Tutto
Cosa si può capire da un uomo ubriaco? Troppo
Quanto si amano Steve e Tony? A voi scoprirlo
No civil war altrimenti ci volevano 40 capitoli per fare la pace!
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LONE STAR

 
Mi sento tremendamente solo. 
Mi ricordo quando, oramai una vita fa, passavo le giornate a Brooklyn. Tra una proiezione pomeridiana e le serate al bar. Una partita di baseball che dava movimento alla routine a cui ero abituato.
Stavo sui gradini dei palazzi ad osservare le persone passare. 
Tutti andavano di gran fretta. L’America cresceva sempre di più e tutti dovevano correre per mantenere il ritmo frenetico.
La musica nelle radio dava sollievo alle serate fredde e nevose. Una sala da ballo poteva farti dimenticare qualsiasi preoccupazione. O meglio questo valeva per gli altri. Io ero un ragazzo gracile di Brooklyn.
Nessuno voleva ballare con me, nessuno mi si avvicinava al bancone.
Solo qualche ragazzo attacca brighe aveva la decenza di parlare con me. Ovviamente dentro di me sapevo che desiderava solo una cosa: prendermi a botte. Io però stavo al gioco e anzi non abbassavo mai la testa.
Continuavo a resistere anche quando, nel vicoletto posteriore, mi ritrovavo il sapore del sangue in bocca . Quando le mie mani si serravano con forza e cercavo di colpire al volto quei tizi violenti e molto spesso ubriachi. Ero troppo basso.
Bersaglio mancato, pugno in avvicinamento, dolore, costola rotta.
Quante volte mi ero ritrovato a vagare per le strade sorreggendomi contro il muro.
Arrivavo a casa a fatica e mi sdraiavo sul letto aspettando che il dolore passasse.
Non c’era via di fuga.
Sarei sempre stato così. Inutile, gracile,piccolo e inadatto.
Non ero adatto per l’America. Io non riuscivo a reggere i ritmi veloci, non riuscivo a difendere me stesso figuriamoci prendermi carico di una nazione.
Entrare nell’esercito era il mio sogno. Nonostante mi rendessi conto che il mio fisico non lo avrebbe mai permesso, io però volevo aiutare gli altri. Non mi piacciono i bulli.
La Germania nazista aveva reso il clima spettrale. Da un momento all’altro c’era la possibilità che si sentissero riecheggiare gli allarmi. Nessuno viveva più tranquillo. Una cappa nera che opprimeva qualsiasi desiderio.
Mi sarebbe piaciuto seguire il mio sogno del disegno. Ma questi erano tempi di guerra e io volevo fare la mia parte, com’era giusto che fosse.
Quando conobbi il Dr. Erskin ebbi finalmente la possibilità di rendermi utile.
Al principio non sapevo cosa mi attendesse. Poi capii.
Ero diventato un super soldato. Ma ancora una volta ero inutile. Mi usavano come bambolotto da esporre per aumentare le donazioni.
Ancora una volta nessuno riusciva a capirmi. Nessuno vedeva in me qualcosa di utile per arrivare alla pace.
Nessuno tranne Peggy. Lei era stata l’unica a spingermi oltre per seguire la mia strada.
Diventare Capitan America a tutti gli effetti.
Grazie a lei ho cominciato la mia lotta contro l’Hydra. Grazie alle sue parole sono riuscito a salvare moltissime vite e tra queste anche quelle della mia vecchia squadra.
Timothy ,o come lo chiamavamo noi Dum Dum, e Gabe. Poi c’erano Jim, James e Jacques.
Mi sono sempre rimasti accanto da quando li ho liberati dalla base Hydra dov’erano rinchiusi.
Ovviamente non mi dimenticherò mai del mio secondo. James Buchanan Barnes.
Bucky, il mio migliore amico.
Ogni volta che ripenso a lui mi si apre una voragine nel cuore.
Io sono cresciuto con quel pazzo. Era sempre il primo a fare qualche stupidaggine e riusciva sempre a trascinarmi con sé.
Quando ero con lui non avevo bisogno di nient'altro. Eravamo inseparabili.
Capitava spesso che mi salvasse da qualche bullo nei classici vicoletti. Lui era sempre stato più grande di me fisicamente. Dentro però eravamo uguali. Giovani, avventurosi e curiosi di scoprire il mondo.
Più gli anni trascorrevano e più lui diventava bello. Sono sempre stato invidioso di come il suo fisico si modellava. Alto, moro e con una buona parlantina. Era lo scapolo più ambito dalle ragazze.  Non tornava quasi mai solo a casa. Anzi proprio mai. Con lui c’erano delle belle ragazze oppure c’ero io che lo aiutavo a riprendersi dalle sbronze colossali che si prendeva.
Non ci siamo mai mollati io e lui. O almeno non lo avevamo mai fatto prima della guerra.
Un momento prima eravamo insieme, il momento dopo l’ho salvato dalla base dell’Hydra e piano piano la nostra storia di amicizia andava verso un epilogo tragico.
Quando su quel maledetto treno lo vidi volare fuori dallo squarcio, mi sono subito precipitato per prenderlo.
Tra le nostre mani c’era mezzo metro. A causa di quel mezzo metro ho perso il mio migliore amico.
Dopo settanta anni ho scoperto che in realtà è ancora vivo. Il soldato d’inverno lo chiamano. Lui oramai è solo quello. Non è più Bucky.
Non so se si ricorda di me, ma il fatto che mi ha salvato dal fiume mi fa ben sperare. Forse ha bisogno di tempo per ricollegare tutto e superare il trauma di quello che gli è successo. Un giorno tornerà.
Però ora mi sento incredibilmente solo. Mi manca avere accanto qualcuno con cui parlare, qualcuno con cui condividere le mie paure. Sì anche io ho i miei demoni. Sono Capitan America, ma prima di tutto sono Steve Rogers. Sono un uomo come un altro e anche nel mio cuore ci sono le ombre.
Forse è proprio per questo che mi trovo in questo bar a bere.
Ovviamente non sento niente. L’alcool entra nel mio corpo, ma non mi provoca niente. E’ come se fosse acqua.
In questo momento vorrei tornare ad essere il ragazzo di Brooklyn, vorrei tornare ad essere un inutile stecchino ubriaco , vorrei avere un amico.
L’ennesimo drink mi viene portato e comincio subito a bere.
Io ero Capitan America. Io marciavo a testa alta tra le file amiche e anche tra quelle nemiche. Credevo in quello che facevo ed ero pronto a sacrificare tutto per fare del bene.
Ora sono qui con un cappello calato sugli occhi per non farmi riconoscere. Non voglio essere Capitan America, voglio essere un uomo.
Un uomo con un grosso problema.
Mi manca avere qualcuno vicino, ma in realtà è proprio una persona che mi manca. Una persona che non avevo mai reputato capace di far parte della mia vita. Non è per cattiveria, ma siamo completamente diversi.
Tony Stark.
Ecco lui è il mio problema. L’ho conosciuto a Stoccolma. Già dalla sua voce avevo capito che non saremmo mai andati d’accordo. Troppo diversi.
Lui è uno sbruffone e già in quella occasione ne avevo avuto le prove.
Il nostro era un rapporto forzato. Eravamo li insieme ma solo perché serviva così per salvare la terra. Non c’era del vero e proprio interesse a conoscerci. Io avevo le mie idee e lui ovviamente le sue completamente contrarie.
Fin da subito a litigare, a vedere chi è più duro e chi è il vero eroe. A pensarci ora sembravamo dei veri bambini. Cocciuti e pronti a fare la guerra per dimostrare di avere ragione.
Il brutto è che la guerra era arrivata per d’avvero. E con lei anche la morte. L’agente Coulson ebbe la peggio in quello scontro.
Tony l’aveva presa malissimo. E io come uno stupido gli dissi che poteva capitare di perdere un soldato. A quelle parole vidi i suoi occhi distrutti. Lui non era un soldato e aveva appena visto morire un uomo come lui. Probabilmente si sentiva inutile. Proprio come mi sono sempre sentito anche io prima di farmi iniettare il siero.
Sono stato stupido a non capirlo, ma ora posso dire di aver fatto passi avanti. Non so se ho proprio ben capito che persona sia Tony, ma so che c’è tanto dietro alla sua armatura.
Dopo New York le cose tra noi sono migliorate anche se rimangono sempre quei battibecchi che mi fanno tanto girare le scatole. Sembra che ci provi gusto a farmi innervosire. Dal canto mio non voglio dargli la soddisfazione di vincere e quindi cercherò sempre di stare al suo gioco. E’ un modo come un altro per scaricare la tensione. Io ho la palestra e Tony.
Che sia lui quello che prenderà il posto di Bucky?
No non credo proprio. Con Tony è qualcosa di diverso. Qualcosa che mi agita quando lo vedo, qualcosa che mi fa stare sulle spine nella paura di sbagliare una parola o un movimento. Quando siamo vicini sento delle scariche in tutto il corpo. Come se lui fossi una calamita che mi attrae verso di sé. Non saprò mai come descrivere quello che provo per lui.
Già dire che provo qualcosa per lui mi fa battere forte il cuore. Ho provato solo una volta una sensazione così. Peggy.
Ma lei l’ho persa e quindi diventa tutto più complicato. Siamo due uomini, io Capitan America e lui Iron Man. Io tranquillo e lui animale da festa. Io semplice e lui incasinato.
Forse è proprio questo che mi attrae. Tony è come una folata di vento fresco, un nuovo mondo magico e tutto da esplorare. Non c’è niente di semplice nei suoi modi, studiati nei minimi particolari per farmi impazzire.
Sembra un fuoco che mi accende. Che mi fa sciogliere come burro.
“Un altro bicchiere” dico al barista
“Anzi no , lascia la bottiglia”
Mi lascia davanti una bottiglia di scotch e io comincio a versarmi il liquido ambrato nel bicchiere.
Uno, due, tre...la bottiglia è finita.
Provo a chiederne un'altra ma il barista mi dice che ne ho già bevuto troppo.
Faccio una smorfia e mi alzo. La testa mi gira un attimo, ma dopo poco ogni sensazione di fastidio scompare.
Esco dal pub e vado verso la moto.
Mi metto il casco , mi siedo e metto le chiavi nella toppa.
Non posso più resistere, devo parlare con Tony.
Prendo fuori il telefono. Digito il suo numero che oramai so a memoria.
La chiamata parte e sento i suoni profondi  cadenzati.
Passano i secondi e quando sto per mettere giù sento la chiamata aprirsi.
Sento della musica.
“Hey Capitan ghiacciolo!”
“Ti disturbo?”
“E' una cosa rapida?” mi dice con la sua voce da sbruffone che si ritrova.
“Dai sei impegnato ci sentiamo poi un altro giorno” faccio per chiudere la chiamata, ma ancora una volta vengo fermato. La voce dell'altro mi blocca.
“Ma no figurati, stavo giusto per andare via da un party di benvenuto per un nuovo collaboratore dall'estero. Tra poco arrivo alla Tower”
Il mio cervello corre veloce, oramai che la chiamata è fatta non posso più aspettare.
“Dimmi dove sei che vengo io”
“Mi vieni a prendere con il tuo cavallo bianco?” ridacchia l'altro prendendomi in giro come sempre. Io faccio finta di niente perché tanto è inutile cominciare a battibeccare al telefono, quando tra poco potevamo farlo di persona.
“Quindi dove devo venire?”
Sento dall'altra parte del telefono una donna che chiede perché se ne sta andando così presto. Tony le risponde che ha un'azienda da mandare avanti.
“Cap ci sei ancora?”
“Si si, sicuro che vuoi andartene prima?” non voglio che dopo mi dica su perché l'avevo sottratto a del sano divertimento, una volta tanta che si concedeva una pausa.
“Sono al Press Lounge, 653 11esima Avenue. Ti aspetto giù?”
“Si non sono tanto distante, dammi cinque minuti”
Accendo la moto e parto deciso, ma piano piano mi avvicino all’edificio che mi ha indicato Tony perdo la mia sicurezza. Perché deve essere sempre così difficile? Affrontare i propri sentimenti dovrebbe essere una cosa normale e alla portata di tutti, invece no.
Oramai sono a qualche metro dall’edificio ed effettivamente vedo la figura di un uomo in giacca e cravatta che aspetta sul ciglio della strada.
Mi avvicino a Tony e mi fermo davanti a lui tenendo la moto accesa.
“Sono 50 dollari per un servizio di bocca e 100 se vuoi tutto”
Io rimango a bocca aperta. Come può essere così sfacciato?
“Ti sopravvaluti come sempre” cerco di distrarmi da quell’affermazione indecente
“Però vedo che mentalmente ci hai ragionato su! Come mai questa chiamata e soprattutto perché ti sei presentato qui?” si avvicina alla moto e gira la chiave spegnendola  e bloccando la mia via di fuga rapida.
“Ho bisogno di parlarti, ti va di fare un giro?” mi slaccio il casco e glielo porgo
Lui mi scruta malissimo. Non lo facevo così restio a una proposta del genere.
“Dimmi dove e ti raggiungo io Cap” lo vedo prendere fuori il telefono e scrivere qualcosa.
In men che non si dica l’armatura di iron man atterra a un metro dalla moto. E’ stranissimo pensare che dentro sia vuota, sono talmente abituato a pensarla con dentro Tony che quasi mi chiedo se siano in due.
“Potevi montare su con me”
Lui fa aprire l’armatura e si sposta per avvicinarsi a tutti quegli ingranaggi che tra un po’ l’avrebbero inghiottito.
“Tu ti faresti trasportare da me con l’armatura?” mi chiede sbuffando un pò
Io alzo gli occhi al cielo mentre mi rimetto il casco.
“E’ una cosa diversa e lo sai!”
“Hai ragione la mia armatura è molto più bella e tecnologica di quel catorcio”
La sua risata viene inghiottita dall’armatura che si è chiusa, nascondendomi la visuale su Tony.
“Quindi dove ti aspetto?” la voce metallica ora mi da un po’ fastidio, preferivo quella calda dell’essere umano.
“Un posto tranquillo, vedi tu”
I propulsori si accendono. L’armatura si stacca di un metro da terra e io sono costretto a guardare in alto per poter, almeno nell’immaginazione, guardare negli occhi di Tony.
“Conosci la sala Corpex?”
“Si ci sono passato due o tre volte vicino”
“Ti aspetto li allora, a dopo!”
Il lampo di luce illumina la strada per un momento e poi passa a lasciare una scia rosso fuoco nel cielo stellato di New York.

Accendo di nuovo la moto e mi dirigo verso il cinema che mi ha indicato Tony.
A quest’ora sarà chiuso di sicuro e ho la pessima sensazione che il moro voglia fare una delle sue solite pazzie e questa volta ci finirò di mezzo anche io.
Le strade di New York non sono mai vuote, ma stranamente questa notte sembra che il traffico sia molto basso, tanto che riesco ad avvicinarmi alla mia meta sempre più velocemente.
Vedo sfrecciare sopra alla mia testa la scia lasciata dai propulsori di Tony.
Non posso che sorridere. E' così dannatamente bello avere intorno quel pazzo.
Riesce a strappare un sorriso anche con una piccola sciocchezza.
Logico che bisogna anche accettare il fatto che come veloce ti fa venire il sorriso, riesce anche a tirartelo via.
Accelero con la moto. Oramai mancano due isolati.
Tiro un po' la marcia, entro nel vicolo laterale e vedo l'insegna del piccolo cinema d'epoca.
Credo che ci fosse anche prima del mio congelamento, ma non ne sono tanto sicuro.
Di Tony non c'è neanche l'ombra.
Spengo la moto e scendo slacciandomi il casco.
Proprio in quel momento la porta d'ingresso del cinema si apre e vedo Tony che mi guarda con un sopracciglio alzato.
“Ce ne hai messo di tempo eh? ” mi dice canzonandomi un po'
“Ma se ti ho visto un secondo fa sopra alla mia testa. Sarai arrivato qualche attimo prima di me!”
Rimango a qualche metro di distanza dalla porta perché non ho capito che intenzioni abbia.
“Questo è vero, ma io sono passato prima dalla Tower per prendere questo!”
Dicendo così porta le mani davanti a sé e mostra una bottiglia argentata e una di scotch.
“Alcool?” lo guardo stupito, non aspettandomi certo una serata di bevute con Tony Stark.
“Tu mi hai chiamato alle due di notte circa per una chiacchierata per non so bene quale arcano motivo e pretendi che io non abbia bisogno di alcool per metabolizzare il tutto”
Mi fa cenno di entrare e io lo seguo.
“Poi non farmi credere che i migliori discorsi non siano quelli da ubriachi. Ma che ne vuoi sapere tu Mr perfettino cresciuto durante il proibizionismo”
“Guarda che Mr perfettino qui, si prendeva delle sbornie che tu manco immagini. Sono stato in guerra e li fidati che di alcool non ne mancava mai!”
Tony continua a camminare avanti a me, così accelero il passo e mi metto al suo fianco.
“Aaah ecco cosa facevate anziché fermare i nazisti! Bel modo di utilizzare i soldi dei contribuenti!”
La risata di Tony ruppe il silenzio del cinema.
“Fanculo Stark! ” gli do una spallata e lui mi guarda con un sorriso ancora più grande rispetto a prima.
“Ma allora le dici anche tu le parolacce! Ecco finalmente il lato oscuro di Capitan America. Linguaggio da scaricatore di porto e dipendenza etilica”
“Senti anziché sparare stupidaggini” cerco di non utilizzare un linguaggio troppo colorito se no questo qua non la smette più “mi dici che ci facciamo dentro ad un cinema palesemente chiuso? E comunque credo che sia effrazione ...”
Tony non mi risponde e prende delle scale laterali mezze nascoste.
Saliamo per qualche gradino e poi lo vedo che apre una porticina. Io mi devo abbassare un po' per entrarci e quando i miei occhi si abituano un po' al buio della stanza riesco a vedere delle poltroncine un po' più grandi di quelle normali. Siamo sul palco privato.
“Tu come conosci tutti sti posti?”
“Questo non è niente fidati. Cioè carino sì. Ci venivo quando uscivano i film  che mi piacevano quando ero un adolescente forsennato”
“Ah quindi fino al altro ieri?!”
Questa volta è la mia di risata che rompe il silenzio.
“Si si fai lo spiritoso, siediti e prenditi un sorso”
Mi porge la fiaschetta argentata.
“Voglio proprio vederti come sei ubriaco”
Mentre ci sediamo uno accanto al altro gli sorrido.
“sai che io non mi sbronzo come tutti voi? Prima ho bevuto tanto di quell'alcool che tu non ne hai idea e guardami, sano come un pesce”
Vedo il suo sguardo assottigliarsi “E come mai hai bevuto così tanto?”
Io volto la faccia verso il cinema sotto di noi
“Non ho voglia di parlare di questo” apro la bottiglia e l'odore pungente mi fa storcere il naso “ma che razza di bevanda è? ”
“Me l'ha lasciata Thor dal suo ultimo ritorno sulla terra. Sono sicuro che con quello anche tu collasserai alla fine della serata!”
Lo vedo che mi porge la sua bottiglia per farmi fare cin cin.
Faccio schioccare il collo delle due bottiglie e poi lo porto alla bocca sentendo già la gola bruciare per l'emanazione del liquido.
Appena inclino un po' la bottiglia sento le papille gustative intercettare un miscuglio di sapori unici. Appena un attimo dopo la mia gola viene invasa dal bruciore. Trattengo i colpi di tosse che mi sono venuti spontanei.
Stacco la bocca dal collo della bottiglia e faccio una faccia che probabilmente avrebbe fatto ridere la squadra per dei mesi se mi avessero fatto una foto.
“uoo potente!!”
Tony mi fa l'occhiolino “te l'avevo detto! Ora però dimmi che succede!”
“Non è niente di che, solo avevo bisogno di parlare con qualcuno. Qualcuno di diverso. Avevo bisogno di compagnia”
Tony butta giù un altro sorso di scotch.
“Cosa ti turba?”
“Tutto Tony... ogni singola cosa. Sto scoppiando”
Questa volta butto giù un generoso sorso del liquore asgardiano.
La gola brucia di nuovo, ma resisto.
“Se è la compagnia che cerchi sono qua, ma dovresti saperlo che io non sono un buon ascoltatore”
“Però sei qua ed è te che ho cercato”
Tony si volta verso di me e mi punta gli occhi nocciola.
“Ed ecco che arriviamo al nocciolo della questione... perché io?”
Bevo un altro sorso per riattivare la salivazione che mi si è bloccata immediatamente a quelle  parole.
Certo che ad Asgard ci andavano giù pesante. E' solo il terzo bicchiere e già sentiva una certa spensieratezza, come se solo in quel momento fosse andato in circolo anche il tanto alcool di prima.
Non riesco a trattenere una risata isterica.
Vedo Tony che comincia a ridere anche lui e tutto in un colpo sento la sua mano sul mio mento. Fa una leggera pressione e mi fa voltare.
Sta ancora ridendo e si sporge verso di me. Preme con le labbra sulle mie.
Sento il labbro umido per via dello scotch. Non riesco a resister e anzi non voglio neanche.
Schiudo le labbra e assaggio quel magnifico sapore.
Un bacio dolce e molto casto.
Lui piano piano si tira indietro e io apro gli occhi specchiandomi nei suoi.
“Ce ne hai messo di tempo eh!”
Non posso fare altro che sorridergli.
Lui allunga la mano sulla bottiglia argentata.
“Guarda che è forte! ”
Lui come se non avessi detto niente se lo porta alla bocca.
“aaah mi ci voleva proprio!” mi dice, ma subito dopo comincia a tossire.
Gli metto una mano sulla schiena ma non riesco a non ridere.
“Dio mio!! Ma che razza di cosa è mai questa?”
Ci ritroviamo a ridere di nuovo tutte e due.
Poi il mio corpo si muove e prendo con urgenza il volto di Tony e mi ci fiondo contro.
Il bacio irruento lo lascia un attimo basito, ma la risposta non si fa attendere e quindi comincio a sentire la sua lingua che gioca con la mia. Dio mio ha un sapore buonissimo.
Io mi alzo e Tony mi segue alzandosi a sua volta. Ci troviamo in piedi abbracciati e uniti in un bacio che sa di alcool e di buono.
Non riesco a non stringerlo forte a me, come se ne dipendesse della mia stessa vita. Siamo stati troppo distanti e per troppo tempo. Questo è quello che mi mancava, una persona accanto... Tony accanto a me.
Sento la sua mano che si perde tra i miei capelli e che spinge la mia testa verso il basso, per mantenere quel contatto. I nostri respiri si mischiano e presto mi rendo conto di amare già tutto questo.
Amare averlo tra le braccia, amare sentire il suo cuore che pompa all'impazzata contro il mio petto, amare la sua lingua che esplora ogni singolo millimetro della mia bocca come se la stesse studiando da un manuale. Il mio cervello non riesce più a pensare a niente, solo a Tony.
La sua mano si sposta sul mio mento e lo sento spingermi indietro.
Ci separiamo a malincuore, ma continuo a tenerlo stretto a me. Non lo lascerò andare, non permetterò che mi venga portato via.
Gli occhi nocciola mi squadrano e amo già anche il suo sguardo.
Sul suo volto si disegna un sorriso autentico, uno di quelli che vengono dal profondo del cuore.
Non l'ho mai visto un sorriso così sul suo volto, quelli che ha di solito sono per sfottere ma questo è completamente diverso.
Io non posso che sorridere a mia volta e comincio ad accarezzare con le mani tutta la sua schiena. Mi appoggio alla balaustra del palco e lo trascino un po' verso di me.
Non so cosa dire e, come mai prima d'ora, neanche lui riesce a dire qualcosa. Mi guarda e sorride.
Le sue mani si appoggiano ai miei fianchi e si alza in punta di piedi arrivando esattamente davanti alla mia faccia. Si avvicina piano per tentarmi, sfrega il suo naso contro il mio e continua a sorridere o meglio a ridere piano.
Poi mi bacia ancora e il suo sapore invade nuovamente la mia bocca. Una sua mano lascia il mio fianco e si appoggia sul mio addome. Sento i muscoli che pizzicano a contatto con quella carezza, nonostante io sia vestito. La mano sale e arriva al mio petto. Sento il cuore andare ad una velocità impensabile. Se continua così mi verrà un infarto all'istante.
Mi separo dalla sua bocca solo perché finalmente ho trovato qualcosa da dire.
“Tony...”
Non è tanto, ma allo stesso tempo è tutto. Lui lo sa e si sporge ancora verso di me schiacciandomi con il suo corpo. Questa volta sono io che metto le braccia sulle sue spalle e che gli prendo la testa tra le mani.
Scendo sul suo viso e accarezzo la barba ruvida e il suo pizzetto. Gli mordo un labbro e sento la sua pelle tirare mentre sorride con ancora un pezzetto di quegli archi morbidi tra i miei denti.
“Perché ridi?” gli chiedo appena lo libero
Mi guarda intensamente e mi prende la bocca con passione, imprigionandomi in un gioco all'ultimo colpo tra le nostre lingua.
Rimane praticamente subito a corto d'aria e si allontana.
“Sono felice Steve”
Pronuncia queste parole come se avesse dovuto strapparsi un pezzo di polmone per riuscirci.
Metto una mano tra di noi e l'appoggio sul suo petto, proprio sopra al cuore.
Martella all'impazzata e se già ero io vicino ad un infarto, lui dovrebbe averne avuti almeno due tanto va veloce il suo cuore.
Lo abbraccio forte chiudendolo stretto tra muscoli delle braccia e petto. Come a proteggerlo e allo stesso tempo farlo calmare un po'.
“Sono proprio felice” lo sento dire contro la mia maglia.
Ancora una volta sul mio viso si disegna un sorriso enorme. E' tutto nuovo per me e probabilmente anche per lui. Ma è così bello. Voglio tutto questo. Voglio lui.
“Anche io Tony...anche io”



Questa fic è un regalo/richiesta di perdono per essermi scordata di fare gli auguri a una cara amica. Voi forse pensate "se è una tua cara amica, come mai te ne sei dimenticata?" facile...sono una cacca caccosa!! ahahah Amica mia ti voglio bene e te la dovevo dopo averti fato soffrire con l'ultima che avevo scritto
  
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