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Autore: esserre93    24/04/2017    0 recensioni
Callie era ormai a New York con Penny e Sofia e Arizona da allora non aveva più avuto una persona accanto.
Al Grey Sloan Memorial Hospital arriverà qualcuno che le cambierà la vita.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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-Allora dott.ssa Minnick i risultati degli esami sono tutti buoni, quindi le do il mio consenso per rientrare a lavoro, anche se avrei preferito che aspettasse ancora qualche giorno. Ovviamente…
-… non dovrò operare. Grazie dottore, ma a casa non resisto più.
-Va bene, ma mi raccomando, non esageri.
Eliza uscì dallo studio del medico e fece un grande sospiro: finalmente poteva tornare a lavorare. Arizona le aveva promesso che sarebbe stata accanto a lei, ma non si era fatta vedere. Controllò il telefono, ma non aveva ricevuto nessuna sua notizia, così le inviò un messaggio e si diresse nell’ufficio del capo per confermarle il suo rientro.
-Bene Dott.ssa Minnick. Sono davvero contenta che stia riprendendo totalmente. Da dove vuole iniziare?
-Mandi una mail a tutti gli specializzandi; tra tre ore voglio incontrarli per vedere a che punto sono arrivati durante la mia assenza, dopodiché stilerò un programma più dettagliato e glielo farò avere
-Perfetto. Ben tornata allora dott.ssa Minnick
Felice, Eliza uscì dall’ufficio e andò verso la stanza degli strutturati, aveva ancora un po’ di tempo prima di incontrare i suoi studenti e si sentiva agitata come il primo giorno.
Non appena si sedette sul divano, la mora controllò di nuovo il suo telefono: nessuna notizia di Arizona.
-Ciao Eliza, come mai qui? Sei tornata a lavoro?
-Ciao Meredith, si oggi è il mio primo giorno. Non potrò operare, mi limiterò ad insegnare per il momento.
-Bene! Mi fa piacere.
-Hai visto Arizona?
-Si, l’ho vista correre in pronto soccorso. Sicuramente avrà avuto un’emergenza. Controlla il tabellone.
-Va bene grazie!
Eliza decise di seguire il consiglio di Meredith. Sapeva con certezza che Arizona quel giorno non avrebbe avuto nessuna operazione programmata, ma se l’emergenza fosse stata chirurgica sicuramente sul tabellone avrebbe trovato il suo nome. Così fu. Il nome di Arizona era scritto su quel tabellone, ma l’operazione era già iniziata e sicuramente sarebbe durata a lungo. La mora sbuffò amareggiata e decise di occupare il tempo facendo un giro nell’ospedale. Le era mancato molto, nonostante fosse stata ricoverata per una settimana in quel posto. Respirò profondamente e l’odore di disinfettante le penetrò le narici. Le era mancato tutto di quel posto, nonostante il primo periodo fosse stato difficile da digerire, ma amava con tutta se stessa il suo lavoro e non poterlo svolgere a pieno era straziante per lei.
-Tutto bene, dott.ssa Minnick? – senza accorgersene Eliza, con gli occhi chiusi, era rimasta ferma nel corridoio immersa nei suoi pensieri
-Si scusami dottor Hunt. Ero sovrappensiero. Non pensavo potesse mancarmi così tanto questo posto
-Conosco la sensazione, quando si ama il proprio lavoro è difficile rinunciarvi, anche se per poco tempo.
-Eh già. Come va con Amelia?
-Secondo me tu ne sai più di me. Non riusciamo più a capirci e non so come comportarmi.
-Sai, anche tra me e Arizona le cose stavano prendendo una brutta piega, ma se posso darti un consiglio, parlate; sembra una banalità, ma le cose non dette rimarranno tali e tenerle dentro di te non porterà a nulla. Affrontate i vostri problemi senza giudicare l’altro, i suoi motivi sono sicuramente validi quanto i tuoi, non credi?
-Sicuramente. Ma non è così semplice
-Non è mai semplice, ma ne vale la pena.
-Hai ragione. Bentornata allora
Eliza continuò il suo giro e si ritrovò nel reparto di neonatologia. Sei neonati stavano dormendo, mentre una piangeva moltissimo. Se continuava così avrebbe sicuramente svegliato gli altri. Eliza vide l’infermiera che si stava avvicinando alla bambina e le fece segno di voler entrare.
-Salve dott.ssa Minnick. Come mai da queste parti?
-Sono tornata oggi a lavoro e avendo un po’ di tempo libero sono venuta a vedere questi piccoletti.
-Sono deliziosi vero?
-Moltissimo. Mi chiedevo se potessi prendere in braccio questa bambina.
-In realtà non si potrebbe, ma per lei farò un’eccezione, d’altronde è un medico
L’infermiera prese dalla culla la bambina e la porse ad Eliza. Non appena fu tra le sue braccia smise di piangere
-A quanto pare le piaci. Non riesce a tranquillizzarla nessuno, purtroppo la madre è morta durante il parto.
-E il padre?
-La donna è venuta qui da sola e tra i numeri da chiamare in caso di emergenza non aveva nessuno. Abbiamo chiesto anche alla polizia, ma a quanto pare quella povera donna era sola.
-Cosa ne sarà della bambina?
-Per ora rimarrà qui, poi la porteremo in una casa famiglia. Purtroppo non può rimanere a lungo.
La bambina nel frattempo si era addormentata tra le braccia di Eliza. Quella storia le aveva straziato il cuore: una bimba così piccola e indifesa e già con una vita così difficile. Eliza, a malincuore, mise la bambina nella sua culla. Era quasi ora della lezione e non voleva far tardi.
Avrebbe tanto voluto trovare un modo per migliorare la situazione di quella bambina, ma in quel momento non riuscì a trovare nulla di fattibile.
 
Un’ora dopo Eliza aveva concluso la sua lezione e con suo grande piacere gli specializzandi l’avevano accolta a braccia aperte. Il dottor Webber in sua assenza aveva svolto un buon lavoro e si ritenne soddisfatta della scelta che aveva preso, nonostante il capo le avesse espresso la volontà di chiamare un docente esterno.
Non appena varcò la soglia della stanza del medico di guardia vide una persona stesa su uno dei letti, riconobbe all’istante il profumo di Arizona. Dormiva profondamente, sicuramente l’operazione era stata impegnativa. La mora si sedette accanto a lei e le accarezzò una guancia.
-Ehi Amore – la bionda si svegliò
-Ehi scusami, non volevo svegliarti
-Non preoccuparti, mi dispiace non essere venuta al controllo, ma c’è stata un’emergenza e l’operazione è andata per le lunghe. Sono contenta che sia andato tutto bene. La lezione?
-Tutto bene anche quella. Webber ha fatto un bel lavoro. Stasera stilerò un programma dettagliato e domani lo consegnerò a Miranda.
-Che bello sentire la tua voce con questo tono
-Quale tono?
-Quello che usi ogni volta che parli di lavoro. Si vede che lo adori
-Eh già, è proprio così. Sai, oggi sono venuta in neonatologia. C’erano tantissimi bambini, ma una in particolare ha catturato la mia attenzione
-Posso intuire chi possa essere. Bam ha perso la mamma durante il parto, il padre non si sa chi possa essere e a quanto pare la donna non aveva altri famigliari, o almeno nessuno a cui possa interessare della sua morte.
-Le hai dato un nome, Amore?
-Chiamiamo Bam tutti i bambini che nascono senza che nessuno possa dar loro un nome
-L’ho presa anche in braccio, è stata dolcissima
-Strano, non riesce a calmarla nessuno
-Me lo ha detto l’infermiera, a quanto pare ero il suo tipo
-Forse si sentiva protetta tra le tue braccia
-Vorrei tanto fare qualcosa per lei
-Anche io amore, ma purtroppo l’unica cosa che possiamo fare è curarla e portarla in una casa famiglia dove si prenderanno cura di lei.
-Sperando possa esserci qualcuno che la voglia adottare
-Possiamo fare solo questo, amore
-E se la prendessimo noi?
-Vorresti adottarla?
-Perché no? Entrambe vogliamo allargare la famiglia e questo penso sia il modo migliore
-Non voglio essere sempre la guastafeste, ma non essendo sposate sarà quasi impossibile ottenere l’affidamento e non voglio affezionarmi a lei per poi farmela portare via
-Io sono sicura di ciò che voglio, ora pensaci tu e fammi sapere Arizona
-Sei arrabbiata?
-No, non sono arrabbiata, sono solo stanca di combattere con i mulini a vento. Non facciamo in tempo a fare pace che una tempesta è di nuovo pronta a spazzare via tutto quello che abbiamo costruito. Lo so che sto correndo, lo so che ti avevo promesso del tempo, ma vedere quella bambina mi ha fatto capire che non ce la faccio ad aspettare.
-Io non ho detto che non voglio adottare quella bambina, ma che non la affideranno mai a noi, dato che non siamo sposate
-E allora sposiamoci, ora. 
   
 
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