Film > Now You See Me / I maghi del crimine
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Autore: Lamy_    24/04/2017    1 recensioni
Siamo circondati dalla magia. Bisogna solo osservare, osservare, osservare, diceva Jessica Brown Findlay, ma osservare alle volte si dimostra una ardua impresa quando l’amore acceca. Allora che cosa succede quando magia e realtà si scontrano? Che cosa succede quando bugia e verità fanno a botte? Quando lavoro e vita privata si mescolano? Che cosa succede quando Atlas si innamora di Norah?
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: J. Daniel Atlas, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PARTE SECONDA: ILLUSIONI, DELUSIONI, RISOLUZIONI.
 
"Guardate da vicino, perchè più vicini sarete, in realtà meno vedrete!"
(J. Daniel Atlas)
 
 
Il viaggio in macchina fu davvero imbarazzante. Dopo essersi trovati in un ristorante cinese e aver incontrato il fratello gemello di McKinney, Chase, erano stati catturati, bendati e caricati in auto. Norah era davvero esausta. Avvertì la mano di Daniel anche nel buio accarezzare la sua, ma lei si scostò.
"Prova a toccarmi di nuovo e ti tiro un pugno talmente forte da aver bisogno di un intervento chirurgico!"
"Uh, la micetta graffia." commentò Chase con una risatina.
"Un McKinney é difficile da sopportare, ma due sono davvero il colmo." mormorò Jack, al limite della pazienza.
"Non vi facevo così disperati. Mi avete deluso!" disse il gemello di McKinney e il tono canzonatorio era palese.
"Sta zitto, idiota." sbottò Norah, i tacchi che le stava morendo i talloni, la testa dolente, e una voglia di soffocare Daniel.
 
 
 
I Cavalieri non avevano idea di chi li avesse rapiti e, giunti presso un enorme casinò, non ebbero indizi in loro aiuto. Furono strattonati in ascensore senza benda. Mentre salivano su nell'attico, Danny si avvicinò a Norah per controllare che stesse bene, ma lei non lo degnò di uno sguardo.
"Norah, non allontanarmi. Non adesso che siamo in pericolo."
"Sono in pericolo per colpa tua, Atlas."
"Risolverò il problema. Torneremo a casa sani e salvi. Te lo prometto."
Norah gli lanciò un'occhiata agghiacciante trucidandolo sul posto.
"Io tornerò a casa sana e salva senza di te. Te lo prometto."
Prima che lui potesse rispondere, le porte dell'ascensore si aprirono e davanti ai loro occhi si materializzò un soggiorno grande quanto un unico piano di quell'edificio. L'arredamento era moderno, su di un tavolino vi era una vasta scelta di alcolici, e un televisore da sessanta pollici era appeso alla parete.
"Oh, eccovi qui, vi aspettavo con ansia!"
Un uomo raggiunse in centro della stanza con le braccia spalancate come a voler accogliere gli ospiti, sprizzava megalomania da tutti i pori. Norah lo riconobbe ed emise una mezza risatina.
"Walter Mabry, sei davvero tu? Ti credevo morto!"
"A essere sincera, anche noi." disse Lula dando voce ai pensieri dei suoi colleghi. Walter aveva dipinta sul viso una strana felicità.
"Norah White, mia splendida fanciulla!"
"Aspetta, tu lo conosci?" la domanda di Danny trasudava di gelosia e Norah ne fu compiaciuta. Lo avrebbe torturato.
"Sì, io e Walter frequentavamo la stessa Università ma in corsi diversi. Una volta mi diede dei soldi perché io partecipassi a miss maglietta bagnata."
"Come non fare una tale richiesta? Possiamo tutti ben notare le sinuose forme di Norah."
"Levati quello sguardo da pervertito quando parli della mia fidanzata." disse Atlas, ora più irritato di prima.
"Ex fidanzata." lo corresse Norah.
"Dal momento che abbiamo constatato problemi di coppia, vorrei che mi seguiste."
Walter li invitò ad accomodarsi sul divano, e Norah fece di tutto pur di capitare tra McKinney e Jack, ma questi la spinse vicino a Danny.
"Cos'è che vuoi da noi?" chiese McKinney con la solita aria disinteressata.
"Il mio vecchio amico Owen Case mi ha rubato la compagnia e il progetto, quindi voglio che rubiate il software per me. Viene custodito in una base segreta sotto un casino locale." spiegò Walter, gli occhi puntati sui cinque di fronte a lui, il dito indice che indicava la foto del software sullo schermo della TV. Atlas istintivamente poggiò la mano sul ginocchio di Norah e lei lo lasciò fare perché capiva la tensione che attanagliava tutti.
"Non lo faremo." esordì Lula, determinata e irremovibile.
"Io non ci sto." aggiunse Jack.
"Già, anche a me non interessa." concordò Merritt. Tutti guardarono Danny.
"Atlas, prima che tu possa prendere una decisione, devi sapere che non ho alcuna paura di trascorrere del tempo con Norah, magari nella mia camera da letto."
Il blu degli occhi di Atlas diventò più scuro. Quel farabutto aveva toccato i tasti giusti.
"Lasciala andare e noi accettiamo."
Walter rise e scosse la testa.
"No, lei resta con me mentre voi recuperate il software. So che é brava nel disegno, potrà ritrarmi nudo."
Danny si alzò di scatto e afferrò Walter per il bavero della giacca. I suoi amici rimasero stupiti nel vederlo così, proprio lui che era sempre stato inviso alla violenza.
"Se solo provi a farle del male ti infilo una carta in gola e ti guardo morire lentamente con agonia. Sono stato chiaro?"
 
 
Norah non era mai stata in un negozio di magia e rimase meravigliata di quanta vita pulsasse tra quegli scaffali. Quello di Macao era il negozio guru degli illusionisti, e a confermarlo vi erano numerosi mazzi di carte autografati, diversi teli avevano stampate a caratteri cubitali delle iniziali, e molte erano le locandine conservate nelle teche. La grafica dei manifesti era eccezionale, così colorata e così ipnotica. Una teca in particolare aguzzò il suo interesse: su uno sfondo nero, si libravano bellissime farfalle azzurre e sulle loro ali era appena visibile un volto. Due mani familiari si posarono sui suoi fianchi, e non fu necessario girarsi per capire chi fosse.
"Quello spettacolo è stato uno dei più belli." Disse Atlas, il naso che sfiorava la guancia di Norah, le dita che stringevano la stoffa della maglietta.
"Perché?" Norah fece fatica a parlare perché quella vicinanza, come sempre, la stava mandando in tilt, malgrado fosse furiosa con lui.
"Benjamin, il mago, fece levitare la sua assistente, nonché sua moglie, e poi il suo corpo svanì in una pioggia di cento farfalle azzurre. Tempo dopo si scoprì che la donna stava morendo e che quello era stato il loro modo di dirsi addio."  Una certa commozione animava le parole di Danny e ciò spinse la ragazza a chiedersi se fosse stato quello spettacolo a farlo avvicinare al mondo della magia.
"E' bellissimo. Dovevano amarsi molto."
"Beh, io sono sparito in una pioggia di soldi!"
Norah a quelle parole fu sopraffatta dall'amarezza e si allontanò con uno scatto improvviso. Incrociò le braccia e sospirò, sapeva di essere sul punto di piangere ma cercò di tenere duro.
"Sei un bugiardo. Mi hai mentito su tutto. Sei un bravo mago, la tua illusione era così realistica."
"Ti ho mentito soltanto sul mio lavoro dopo essermi accertato che tu non sapessi chi sono. Tutto il resto era vero. Ogni momento, ogni sguardo, ogni parola, ogni bacio, ogni notte a fare l'amore, era tutto vero. Non era nei miei piani intraprendere una storia, poi ti ho conosciuto ed è cambiato tutto. Dylan non si faceva sentire, i rapporti con gli altri non sono mai stati dei migliori, e così ho deciso di farmi avanti e di godermi la vita. Non è stato facile nasconderti la verità, ma ti saresti allontanata ed io ti volevo a tutti i costi."
"Daniel …"
Prima che Norah parlasse, Atlas si avvicinò e l'abbracciò.
"Shh. Ho solo bisogno che adesso sia tu a mentire. Ho bisogno di sapere che resterai ancora al mio fianco quando tutto sarà finito."
"Resterò con te."
Quella bugia consolò il mago per soli pochi secondi.
 
 
"Ricordatemi perché stiamo per intrufolarci in una base segreta per prendere un chip." Esordì sarcasticamente McKinney, stravaccato sul divano damascato nel soggiorno di Walter Mabry.
"Perché un miliardario ci ha rapiti." Disse Jack con nonchalance.
"E perché l'ex ragazza di Atlas è stata minacciata da quello stesso miliardario." Aggiunse Lula mangiando noccioline da una ciotola di cristallo.
Norah alzò gli occhi al cielo e sorvolò sui commenti dei tre maghi. Se ne stava seduta sulla scala a chioccia in mezzo all'attico e disegnava su di un taccuino che le avevano consegnato gli uomini di Mabry. Scarabocchiava alcune maschere africane che la settimana precedente aveva avuto modo di ammirare ad una mostra, evitò di ricordasse che ci fosse andata in compagnia di Danny.
"E' chiaro a tutti che sia colpa mia, ma non è che voi siate stati così illuminati da capire la fregatura del tubo. Idioti!" disse sprezzante Atlas, che guardava fuori dalla finestra e giocava nervosamente con un mazzo di carte.
"Non avremmo mai accettato se la principessina non fosse stata in pericolo."  Replicò Lula facendo spallucce, per lei sembrava tutto un gioco.
"In realtà, io non sarei in pericolo se Daniel mi avesse detto la verità e se con ci fossimo mai messi insieme, allora sì che saremmo tutti felici e sereni." Norah aveva a lungo trattenuto la rabbia ma era palese che altre tre persone erano in pericolo per colpa della sua relazione con Danny.
Atlas incassò il colpo, i suoi occhi si tinsero di tristezza, smise di fare pratica con le carte, e lasciò la stanza.
"Atlas, dai, non fare il bambino piagnone!" strillò Merritt con aria di scherno.
"Non abbiamo molto tempo per preparare il colpo, non può sparire adesso." Disse Jack, quello che si stava dimostrando il più maturo benché sembrasse il solito fighetto senza cervello.
"Ci parlo io. Noi vi abbiamo messo in questa situazione e noi la risolveremo." Detto ciò, Norah risalì la scalinata sgangherata che portava sul terrazzo dell'edificio. Era sicura che lui si trovasse lì perché tendeva a rifugiarsi in luoghi all'aperto quando era stressato.
"Non voglio parlare con nessuno."
"Sta zitto, Daniel, e dammi una mano!"
Atlas fece un mezzo sorriso quando riconobbe la voce di Norah. Le tese una mano che lei strinse per tirarsi su.
"I tacchi non sono proprio comodi per una missione in Cina." Scherzò Atlas, mentre se ne stava poggiato al parapetto.
"Beh, non le ho indossate con l'intenzione di una missione in Cina!"
"Perché eri alla Octa? Come sapevi che mi sarei esibito?" quelle due domande avevano più e più volte tormentato i pensieri di Atlas, per giunta era arrivato a credere che lei sapesse tutta la verità, ma sarebbe stato troppo facile così.
"La signora Finn mi ha detto che eri uscito assieme a una donna e che avreste preso parte alla presentazione di Owen Case, a quel punto ho cercato l'ora e il luogo dell'evento perché credevo che tu mi tradissi." l'ultima frase fu quasi sussurrata ma fu intercettata.
"Non sono il tipo che tradisce. Sai che se qualcosa non mi piace più semplicemente l'allontano. E poi come si può lasciare una donna come te? Sei meravigliosa, bellissima, intelligente, hai un grande cuore, metti tutti al primo posto, e sei brava a letto, il che non é da sottovalutare!"
Norah lo colpì al braccio con un pugno e arrossì mentre Danny ridacchiava e si difendeva.
"Non mi tradivi con una donna, ma mi tradivi con la magia. Era un obbligo essere sincero, io dovevo saperlo. Senti, lo so che la maggior parte delle ragazze sarebbero scappate a gambe levate, ma io non lo avrei fatto."
"Come posso esserne certo?"
"Perché anche io ti volevo a tutti i costi e avrei accettato la cosa se me lo avessi detto. Certo, sei considerato un criminale dalla polizia, ma smascherare un ladro e restituire i soldi a chi li aveva persi é un gesto magnanimo."
Atlas, che fino ad allora aveva tenuto gli occhi puntati sui grattacieli della città, si voltò e vide Norah poco dietro di lui. Si stringeva nella giacca, aveva i capelli corti leggermente spettinati, e si mordeva le labbra.
"Volevo essere soltanto Daniel e tu me ne hai dato la possibilità. Io pretendevo di condurre due vite, una alla luce del sole con una bella casa e una bella fidanzata, e l'altra di nascosto tra magie e fughe spettacolari. Alla fine in mano non ho più nulla."
Norah gli strinse la mano, si avvicinò e gli sorrise confortante. Dovevano risolvere quel disastro ed era necessario che lui fosse concentrato.
"Facciamo così: torna dagli altri e recupera quel maledetto cip, poi pensiamo a cosa fare con la nostra storia."
"Va bene."
Senza pensare alle conseguenze, Atlas baciò Norah. Un semplice tocco di labbra, casto e leggero, come una sorta di sigillo alla promessa che avrebbero risolto le cose.
 
 
 
"Come lo hai convinto a tornare?"
Norah sollevò gli occhi dai suoi disegni per rivolgerli a Lula, la quale si era concessa una pausa dalla preparazione e si era seduta accanto a lei.
"Gli ho promesso che avremmo rimesso le cose a posto tra di noi."
"Ma tu non hai alcuna intenzione di tornare con lui."
"Questo lui non lo sa. E non deve saperlo."
"Sei davvero crudele, principessina." commentò la maga, questa volta senza scherzare. Norah si perse ad ammirare Danny allenarsi con le carte. Ripensò a come le sue mani, scattanti e abili, l'avessero sempre accarezzata con dolcezza, a come la sera prima le avevano slacciato il reggiseno; a come i suoi enormi occhi blu la guardavano con adorazione e non la perdevano mai di vista, a come si illuminavano ogni qualvolta lei entrasse in una stanza; ripensò alle risate, ai litigi, alle nottate di passione, ai pomeriggi trascorsi a leggere o a scattare foto. Era sicura di amarlo, eppure mesi e mesi di bugie le erano piombati addosso senza alcuna pietà.
"Non sono crudele, Lula. Sto solo cercando di salvare il salvabile. Io non posso stare assieme a un fuggitivo, la mia vita andrebbe in mille pezzi e ci ho messo troppo per costruirla. Anche l'amore ha i suoi limiti."
"Lula, torna qui. Non abbiamo tutta la notte!" gridò Jack dal soggiorno. Lula si alzò e invitò Norah a fare lo stesso.
"Vieni ad allenarti con noi. Impara qualche trucco."
"Ci sto!"
I cinque si disposero in cerchio. Norah, per volontà della sorte, capitò di fronte a Danny, tra Lula e McKinney.
"Il trucco é far girare la carta in continuazione e nasconderla nei migliori dei modi. Dylan ci ha sempre incitato a lavorare come un corpo solo ed questo che dobbiamo imparare a fare." spiegò Jack giocherellando con un sei di cuori.
"I Tre Moschettieri sarebbero orgogliosi di questa bella omelia sull'unità!" disse Norah, sorrise e abbassò gli occhi per l'imbarazzo.
"Intelligente e colta. Adesso capisco perché il nostro spilungone si sia preso una cotta per la principessina!" ed ecco che McKinney rovinava tutto con la presunzione di risultare simpatico. Atlas guardò Norah, lo sguardo vacuo, la bocca una linea dura che sembrava non sorridere da molto tempo. Lei continuò a fissarsi le scarpe, consapevole che ormai era al limite. Probabilmente lui aveva capito tutto, aveva capito che ormai la loro relazione era finita. Lula si schiarì la voce e fece segno a Jack di dare inizio al gioco. La carta passò di mano in mano, saltellando tra le dita, muovendosi veloce come spinta dal vento, fino a quando Atlas non la fece scomparire.
"Non male, ragazzi!" si congratulò Jack, che sembrava il più entusiasta di tutti.
Le porte scorrevoli del soggiorno si spalancarono mostrando un Walter Mabry in collera. I suoi uomini entrarono dopo di lui.
"Noto con disappunto che vi state divertendo. Vi ricordo, gentili signori, che siete qui per lavorare e non per essere in vacanza!"
"Se fossimo in vacanza a questo punto saremmo in qualche locale ad ubriacarci." replicò McKinney con un tono di sfida.
"Il tuo gemello é molto meno idiota e più utile di te. Il tempo scorre e la mia pazienza sta vacillando. A questo proposito, ho deciso di assicurarmi un esito positivo: David, prendi la signorina White e accompagnala nelle mie stanze private."
Atlas scattò come una molla e bloccò il cammino all'uomo di Mabry. Norah indietreggiò, pervasa dalla paura e dalla tristezza.
"Non farlo, Mabry. Non toccarla."
"Oh, Atlas, sarebbe un piacere immenso poterla toccare, ma sono uno che rispetta i patti e vedi di fare lo stesso. Portami il software e alla tua ragazza non verrà fatto alcun male." il sorriso folle di Walter non era affatto rassicurante, ma dovevano stare al gioco e cercare di uscirne vivi.
"Vengo con te, Walter." esordì Norah, dopodiché si incamminò verso la guardia perché la scortassero al piano di sopra. Prima di abbandonare la stanza, abbracciò Danny e gli diede un bacio sulla guancia.
"Buona fortuna, Daniel."
"Andrà tutto bene, tesoro. Te lo prometto."
Norah annuì mestamente, poi Walter le afferrò un braccio e la portò via con sé.
 
 
 
Norah si affrettò ad aiutare l'uomo che era stato preso dagli uomini di Mabry. Lo sconosciuto aveva un viso vagamente familiare e in pochi attimi si ricordò di averlo visto alla Octa.
"Grazie." mormorò l'uomo dopo che lei gli ebbe offerto un bicchiere d'acqua; aveva la voce roca impastata dalla polvere.
"Prego. Ci conosciamo?"
In tale circostanza non poteva dar peso alla sensibilità e decise di andare dritta al punto.
"Tu sei Norah White, la fidanzata di Atlas. Io sono Dylan Rhodes."
"Dylan? Tu lavori con i Cavalieri!"
Dylan annuì e si sforzò di sorridere, anche se il dolore alle costole lo stava sfiancando. Norah fece il possibile per aiutarlo a  sedere in una posizione comoda.
"Sì, lavoro con loro. Ti hanno parlato di me?"
"Jack ti ha menzionato una volta e ti ho già visto alla presentazione di Owen Case, eri un agente di polizia."
"Era un impiego fittizio per assicurarmi che i Cavalieri fossero qualificati. Sei scappata insieme ad Atlas, un gesto coraggioso."
"Un gesto stupido." lo corresse Norah, poi gli si sedette accanto e sospirò.
"Atlas é davvero un bravo ragazzo, non devi essere arrabbiata con lui." l'affetto di Dylan nei confronti di Danny traspariva dalle sue parole, e Norah pensò che lui fosse come il padre che il mago non aveva mai avuto.
"A parte il narcisismo, la mania del controllo, la megalomania, sì, é una brava persona. Non possiamo funzionare, mi ha mentito e la mia vita é abbastanza complicata anche senza un latitante per fidanzato."
Scoppiarono a ridere insieme, era forse la paura a rendere la situazione comica in modo macabro.
"L'Occhio, per cui noi tutti lavoriamo, seleziona i maghi più capaci per aiutare le persone. Atlas é un cartomago eccezionale, forse il migliore. No ti ha mentito, ha solo evitato di farti invischiare in un mondo che non ti appartiene."
"Sembra un film: il migliore amico che intercede con l'ex ragazza."
"Non intercedo per lui. Voglio solo che tu sappia che non l'ho mai visto felice come lo era con te. Conosci la sua storia di famiglia e sai quanto essere solo lo abbia danneggiato, ma con te ha visto la speranza. Non abbandonarlo."
Norah stava per rispondere quando il portellone in metallo si aprì con un suono sordo. David, lo scagnozzo di Walter, tirò Dylan in piedi con uno strattone. Lei si alzò a sua volta, preoccupata per quello che stava per accadere.
"Dove lo state portando?"
David rise, un suono simile a un gorgoglio, e si caricò il corpo lasso di Dylan in spalla.
"Vieni, dolcezza, e goditi lo spettacolo."
Quando furono all'area aperta, Norah si rese conto che si trovavano su un peschereccio in mare aperto. Faceva freddo, il vento sferzava acqua gelida, e lei cercò invano di proteggersi con il soprabito.
"Dylan Shrike, quale onore!" Walter comparve alle loro spalle assieme ad un uomo, Tressler. Norah sapeva, grazie a Lula, che Tressler era stato il magnate dei Cavalieri e poi loro vittima. Dylan rimase impassibile, fiero nella postura, nonostante il dolore e il sangue che colava dal naso.
"Walter, lascia andare la ragazza."
"Era proprio della nostra deliziosa Norah che io e mio padre stavamo discutendo. Rivederla mi ha fatto rivivere il trauma dell'università: lei era assolutamente fantastica e ammirata da tutti mentre io ero invisibile. Lei e Atlas mi hanno ricordato le coppie dei popolari, perciò credo che sia arrivato il momento di cancellare quei brutti ricordi."
"Vuoi uccidermi?"
Norah cercò disperata lo sguardo di Dylan, che era scosso quanto lei, ma non vedevano vie d'uscita.
"Sarà il mare ad ucciderti. David, saresti così gentile da chiudere i nostri ospiti nella cassa di Lionel Shrike e gettarli in acqua?" l'eccitazione di Walter era spaventosa, era completamente folle.
I minuti successivi si rincorsero velocemente, mentre la paura, la speranza, la disperazione si mescolavano al cielo scuro privo di stelle sopra alle loro teste. Norah a malapena udì l'impatto generato dalla cassa sulla superficie marina.
 
 
"Norah, tesoro, svegliati. Apri gli occhi!"
Lula si staccò dagli altri per raggiungere Atlas e aiutarlo. Avevano recuperato la cassa, l'avevano aperta e avevano tirato fuori Dylan, che era ancora cosciente, e il corpo stremato di Norah. Danny non credeva che avrebbe pianto per una donna che non fosse sua madre, ma la possibilità che Norah non aprisse gli occhi lo stava massacrando. All'improvviso lei sbarrò gli occhi e sputò l'acqua che aveva ingerito. Atlas si tolse il giubbotto per coprirla e la strinse in un abbraccio.
"Va tutto bene, tesoro. É finita."
 
 
Un mese dopo:
Londra era più caotica del solito la notte del trentuno dicembre. La fiumana di persone riempiva ogni strada, ogni piazza, ogni locale, così come erano numerosi i colori che illuminavano i palazzi, e la musica risuonava in ogni quartiere. Tutto ciò che Norah aveva era un misero pezzo di carta, tra l’altro tagliato male, su cui vi era un indirizzo. Solo poche ore prima Dylan l’aveva chiamata e l’aveva convinta a raggiungere Atlas per dirgli la verità. La sincerità con cui Dylan le aveva sbattuto in faccia il fatto che loro fossero ancora innamorati era disarmante, allora Norah aveva deciso che sarebbe partita e che avrebbe confessato il segreto che da un mese custodiva gelosamente a Danny, sperando che lui non scappasse come sempre. Si erano detti addio nel negozio di magia a Macao, poi lei aveva preso il primo volo per tornare a casa senza di lui. Nonostante si fossero lasciati, Atlas continuava a riempirla di messaggi, chiamate, cartoline, e di mazzi floreali, i quali lei non aveva mai risposto, anzi gettava i fiori e cancellava i messaggi. Dopo il discorso molto convincente di Dylan riguardo a quanto Atlas soffrisse senza di lei e a quanto anche lei avesse bisogno di lei, era stata spronata ad abbattere le difese e a correre dall’uomo di cui era follemente innamorata. Il taxi la depose a qualche isolato dal Tamigi, da lì proseguì a piedi facendosi strada tra le persone per arrivare prima che i Cavalieri svanissero di nuovo. Era l’ultima occasione che aveva per aggiustare le cose. Da lontano vide il palco su cui i quattro maghi si stavano allenando, il pubblico applaudiva in visibilio, mentre la polizia ammanettava Walter Mabry e suo padre.  Dylan l’aveva messa al corrente del piano più o meno e per questo non fu sorpresa, quel pazzoide meritava la prigione per averli gettati in mare bloccati in una cassa. Riuscì a vedere Danny sulla pedana, accanto a Jack, che salutava e ringraziava gli spettatori. Non c’era modo di farsi notare, e Norah optò per un contatto diretto: tirò fuori il cellulare e lo chiamò. Dopo due squilli, una voce a metà tra l’emozione e lo stupore ripose.
“Daniel, sta zitto e ascoltami. Sono a Londra, a pochi metri dalla pedana, e ho bisogno di dirti una cosa. E’ urgente. Vieni da me, per favore.”
Atlas gettò un’occhiata sulla calca ma era difficile concentrarsi, tutti stavano urlando, tutti agitavano le mani, e non riusciva a localizzarla.
“Dimmi dove sei.”
“Siamo ad una decina di metri. Quante donne potrebbero indossare un paio di decolleté di vernice rossa?! Non passo inosservata, idiota!”
Cercò di nuovo, poi la vide: scarpe rosse, sciarpa bianca e una smorfia seccata dipinta sul viso. Era lei.
“Ti ho vista. Sto arrivando.”
Norah avanzò quanto più poté e fu facilitata dal fatto che la folla si stava diramando attorno alla pedana perché la polizia scortasse i due criminali, quelli veri, in prigione. Si fermò quando vide Danny a un metro da lei. Si guardarono per minuti interminabili e sorrisero come due ragazzini alle prese con la prima cotta. All’improvviso, come se anche l’universo volesse partecipare alla loro riunione, cominciò a piovere furiosamente. Norah sollevò reclinò la testa verso il cielo e lasciò che le gocce le bagnassero il viso, sorrise mentre si tirava indietro i capelli. Atlas non aveva mai visto, in trenta anni di vita, qualcosa di così puro e magico. Corse da lei e l’abbracciò forte come non aveva potuto fare da un mese a questa parte.
“Sei qui.” Mormorò Norah contro la sua spalla, felice come prima.
“Sarò sempre qui per te.”
La ragazza si scostò il giusto per guardarlo in faccia, i mille discorsi che si era preparata erano tutti sfumati.
“Ehm…ecco…io devo dirti una cosa.”
“Te la dico prima io una cosa. Ti amo così tanto, Norah White.”
Il mondo smise di girare, la pioggia e le persone attorno a loro smisero di esistere, c’erano solo loro due. Dopo un anno e un mese le aveva detto quelle tre parole che non credeva avrebbe mai pronunciato, ma una donna come lei valeva la pena.
“Sono incinta. Stiamo per diventare genitori!” esclamò Norah, il cuore che batteva veloce, l’adrenalina che scorreva nelle vene. Atlas si aprì in un sorriso raggiante, uno di quelli rari.
“Mi rendi l’uomo più felice del mondo.”
“Bando alle chiacchiere, baciala!” commentò una ragazzina di forse tredici anni che aveva assistito alla scena.
Atlas si chinò per baciare l’amore della sua vita e la madre di suo figlio, la donna che gli sarebbe rimasta accanto per sempre.
 
Sei mesi dopo:
Erano due ore che McKinney continuava a cantare e i suoi amici non ne potevano più. Dylan e i cavalieri erano stati invitati da Li, il proprietario del negozio di magia a Macao, presso l’osservatorio della città, però il motivo era ignoto.
“Baby, you’re an old man, poor man…”
“McKinney, chiudi quella boccaccia!” esordì Jack, ormai stremato da quella melodia distorta.
Norah avvertì una fitta e capì che il bambino aveva scalciato. Atlas le lanciò un’occhiata preoccupata e le strinse la mano, ma lei gli sorrise rassicurante.
“Credo che il baby Atlas si stia ribellando all’orribile voce di McKinney.”  Disse Lula facendo ridere tutti. Dylan spense la radio nella speranza che quella commedia finisse.
“Voi non comprendete il vero artista!”
Norah, esausta dal viaggio, poggiò la testa sulla spalla di Danny, che le posò un bacio sulla fronte.
“Sei stanca?”
“Sì, ho bisogno di alzarmi. Oggi tuo figlio è davvero irrequieto.”
“Le tue preghiere sono state esaudite, donna. Siamo arrivati.” Li avviso McKinney, il quale aveva insistito per sedere davanti.
Quando Dylan parcheggiò nel vialetto, Atlas e Jack aiutarono Norah a scendere.
“Va tutto bene, tesoro?” sussurrò il mago mentre entravano nello stabilimento. La gravidanza era qualcosa che Atlas aveva preso molto sul serio: dava sempre una mano in casa, si emozionava a ogni ecografia, era premuroso, nei primi mesi accompagnava Norah al lavoro e andava a riprenderla.
“Va tutto bene. Devo solo fare pipì.”
“Il bagno è al primo piano, la prima porta a destra.” Le disse Li indicandole la scala per il piano successivo.
“Perfetto. Grazie mille.”
 
 
 
Il giardino dell’osservatorio era bellissimo, verde e fiorito; il profumo di rose allietava la pausa di Norah. Si era seduta sul bordo della fontana a qualche passo dalle peonie per prendere una boccata d’aria. Due mani le coprirono gli occhi e lei ridacchiò.
“Indovina chi sono.”
“Mmm, un idiota di cui sono innamorata follemente.”
“Mi piace questa frase.” Disse Atlas, la fece voltare e le stampò un bacio sulle labbra.
“Che voleva Bradley?”
“Ha lavorato per l’Occhio tutto il tempo. Poi ha voluto parlare solo con Dylan. E tu perché sei qui?”
“Stavo pensando al nome della bambina. Vorrei chiamarla Isabelle, come tua madre.”
Da quando avevano saputo che la loro primogenita sarebbe stata una femminuccia Norah aveva pensato più volte di chiamarla come sua suocera sapendo quanto Danny fosse affezionato a sua madre e conoscendo la loro storia.
“Te ne sono infinitamente grato. Anche mia madre ne sarà felicissima.”
Norah gli prese il mento e lo baciò lentamente. Quei momenti, così intimi e teneri, erano il fulcro del loro rapporto.
“Cos’è questo?”
Atlas spostò i capelli di Norah dietro l’orecchio e ne tirò fuori un anello. Era un diamante.
“Daniel…” Norah aveva capito che da lì a poco le sarebbe stata posta la fatidica domanda.
“Fammi parlare. Mi sono sempre sentito solo e per questo mi sono nascosto nella magia, nell’illusione. Ho sempre preteso di essere il migliore. Sono egoista, narcisista, il mio ego è smisurato, ma tu ha scompaginato tutto. Non mi sento più solo da quando ci sei tu, mi tieni testa col tuo carattere equilibrato e positivo, e stai per darmi una figlia. Ti amo, Norah, ed è per questo che dovremmo fare un passo avanti nella nostra relazione. Vuoi sposarmi?”
“Sei un dannato megalomane, Daniel. Sì, certo che ti sposo!”
Atlas le mise l’anello al dito e la piccola Isabelle scalciò per avvertire i genitori che anche lei presiedeva alla proposta.
 
 
Salve a tutti! :)

Ecco la seconda e ultima parte. Spero davvero che abbiate apprezzato questa storia.
GRAZIE per aver letto.
Alla prossima.
Un bacio.
 
Ps. Perdonate eventuali errori di battitura.


  
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