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Autore: La Setta Aster    24/04/2017    2 recensioni
Max straccia la fotografia con la quale avrebbe potuto salvare la baia: per lei Chloe è più importante anche di Arcadia Bay. Conclusa la tempesta, entrambe sanno che la loro vita non sarà mai più la stessa, e che possono contare solo l'una sull'altra. Questo è il loro viaggio, per dimenticare, per ricordare, per ricominciare a vivere insieme, tra Seattle, Portland, in lungo e in largo per lo stato dell'Oregon. Questa è la seconda stagione, così come l'abbiamo immaginata io (Helen ;-) ) e Riordan (grazie per avermi fatto scoprire Life is Strange, non avevo proprio bisogno di sostenere l'industria dei fazzoletti! ;-P ).
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri | Personaggi: Chloe Price, Max Caulfield
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Gli occhi azzurri di Chloe correvano persi lungo la strada asfaltata, sempre dritta da almeno quaranta minuti, così dritta che guidando su di essa si aveva tutto il tempo per immergersi nei propri pensieri, senza badare a dove le ruote stessero portando l’auto e i suoi occupanti. E quei gioielli, quegli zaffiri incastonati nel volto pallido e dolce, in tutta la sua durezza, erano totalmente annegati in qualche ricordo volato via come una farfalla blu.

Maxine non voleva in alcun modo rovinare quel dipinto che si era creato intorno a quello sguardo assorto. Quell’istante di Chloe non doveva venire perduto, sarebbe dovuto durare per sempre, scolpito nel granito del tempo, impresso nella carta della vita, in uno scatto che, Max lo sapeva, avrebbe amato. Scattò immediatamente una fotografia. A quel punto, Chloe accennò un sorriso da un lato del viso, e voltò gli occhi verso l’amica. Max non si fece scappare nemmeno quel sorriso compiaciuto, e scattò di nuovo una fotografia. Non lo faceva mai, la sua legge era ferrea: non sprecare importanti fotografie per un solo soggetto. In questo modo era anche spinta a “cogliere l’attimo”, e a non tornare mai indietro, lo scatto doveva essere perfetto al primo colpo.

Di solito la mia regola è “un colpo solo”, ma per stavolta posso lasciare in pace Il Cacciatore e concedermi uno strappo alla regola. Chloe è magnifica in ogni scatto, e… diversa. Sono quasi due distinti soggetti.

“attenta, Max, non sprecare il rullino, ricorda che siamo quasi al verde”

“non è sprecato, sei un soggetto che racconta una storia diversa ad ogni scatto”

“va bene, poetessa dell’obiettivo”

“però adesso vorrei aver rubato quei soldi alla Blackwell”

Chloe parve indispettirsi “cosa?”

Max la guardò stranita: perché s’innervosiva? Lei stessa le aveva rinfacciato più di una volta di non averle concesso di prendere il fondo destinato ai disabili di Arcadia Bay.

“no, cazzo! Non ci provare neanche a rimangiarti la parola, non puoi riavvolgere tutto, sai?”

“calmati, Chloe, ho solo detto che ci avrebbero fatto comodo!” l’ultima cosa che Max avrebbe voluto era litigare con lei, ma il suo umore fragile era ormai stato intaccato “tanto adesso a loro non servono più”

“senti” cercò le parole adatte per non essere violenta come la sua prima reazione “non sapevi cosa sarebbe successo, e hai preso la decisione giusta; mentre io pensavo solo a me stessa, e volevo fare la stronza” ogni tanto le rivolgeva qualche sguardo, a metà strada tra l’amichevole e il severo “la Maxine che mi ha salvata non mi avrebbe mai permesso di prendere quei soldi” sporse il braccio fuori dal finestrino, nonostante l’autunno iniziava diventare sempre più freddo.

Max guardava Chloe, riflettendo: se fosse potuta tornare indietro e avesse permesso a Chloe di rubare quei soldi, che ragazza ci sarebbe stata insieme a lei in mezzo a quella tempesta?

“Max, su quella scogliera io ero pronta a morire per salvare Arcadia Bay. Quando Nathan mi ha… mi avrebbe – cazzo, ti fotte il cervello – uccisa non mi sarei mai sacrificata per nessuno, nemmeno per l’intera Arcadia Bay. Ma tu mi hai salvata, e non solo da Nathan, o da Jefferson, o da qualunque altra cosa mi abbia uccisa nell’ultima settimana. Quella Maxine non mi avrebbe lasciato prendere quel denaro, altrimenti che razza di Chloe avresti salvato?”

La fotografa guardava in basso: non c’era niente di interessante sul tappeto della macchina, e allora perché aveva la testa china in quella direzione?

Ha ragione…

“io sarò sempre al tuo fianco, Maxine, ma ti prego: non permettere a ciò che è successo di cambiarti” poi, per farsi perdonare di averla aggredita, le concesse una risata “hey, non puoi farmi innamorare di te e poi diventare tutt’un tratto una tipa tosta”

“forse ho solo imparato dalla migliore” rispose a tono, tornando a sorridere “mi hai detto che ti piaccio quando faccio la prepotente”

“solo con me” le diede una pacca sul braccio. Max era così fragile e delicata che ebbe paura di averle fatto male. In tutti i sensi.

“devi mettere un po’ di carne su quel corpicino tutto pelle e ossa!”

“sto morendo di fame, in effetti, ci fermiamo da qualche parte?”

Chloe era felice che l’amica avesse appetito.

“bene! troviamo un bel posto per mangiare!”

Era inevitabile, per entrambe, pensare a Two Whales, quando si parcheggiarono davanti ad un fatiscente fast food di strada. Sia Max che Chloe avrebbero voluto dire qualcosa come “non sarà il nostro diner, ma andrà bene”, ma nessuna delle due aveva cuore di ricordare all’altra quel luogo. Tutti i loro ricordi d’infanzia legati alla tavola calda erano spirati nel vento ruggente del tornado. Scesero dal pick up, Chloe lo chiuse a chiave e prese il suo portafogli: fra i soldi contenuti nel suo e in quello di Max avrebbero potuto mangiare per un paio di giorni per colazione, pranzo e cena, sacrificando uno dei tre pasti principali avrebbero retto anche per tre giorni. Ma non di più.

“due belle signorine! Era ora, da tempo qui passano solo camionisti rozzi con la fretta nel culo”

“con quello che è successo ad Arcadia Bay non ne vedrai più per un pezzo, da queste parti” la voce roca apparteneva ad un tizio con un berretto.

“ho sempre trovato molto romantica la vita del camionista” disse Max “sempre in viaggio, attraverso tutto il Paese”

L’uomo si alzò per andare a pagare “nei sogni di una ragazzina, forse, ma in realtà è una vera rottura”

“sì, non sei il primo che me lo dice”

“ah sì? Quanti camionisti hai incontrato?”

“ad Arcadia Bay ce n’erano molti”

“vieni da Arcadia Bay?”

Max annuì.

“e voi due troiette avete pensato bene di fare la vostra fuga d’amore, invece che rimanere per aiutare i superstiti, vero?”

“noi siamo i superstiti!” intervenne Chloe.

Ma Max non poteva sopportare tutto quello: riavvolse il tempo, e questa volta rimase al suo posto, taciturna. In questo modo, il camionista pagò e se ne andò. Ma ormai, lei sapeva bene cosa avrebbe pensato di loro.

“io vado sul sicuro e prendo un hamburger!” ordinò Chloe.

“sedetevi, care, arriva in un attimo!” poi la locandiera si rivolse a Max “e tu, fringuello?”

Fringuello?

“anch’io, grazie” rispose semplicemente.

“fringuello!” la canzonò l’amica, mentre cercavano un posto a sedere.

Presero posto ad un tavolo vicino alle ampie finestre rigate dai segni di centinaia di piogge sporche e di chissà quale altra disavventura. Chloe si sedette come solo lei sapeva fare: issandosi tra lo schienale e il tavolo, come aveva fatto qualche giorno prima, al Two Whales, quando Max le aveva dimostrato di avere il dono di poter riavvolgere il tempo. Quando Max si sedette, fece una faccia strana, poi si spostò: si era seduta su qualcosa.

“cos’ha covato la mia gallinella?”

Max ridacchiò, ma smise subito. Era un giornale: la prima pagina era dominata dalle notizie su Arcadia Bay: le superstizioni legate alla neve, all’eclissi, alla luna…

Merda, mi sento perseguitata. Che sia la mia punizione per ciò che ho fatto? Che sia la vendetta dei morti di Arcadia Bay? Il mio peso mi sembra così insopportabile.

I suoi pensieri furono interrotti dal suo angelo: Chloe le strappò di mano il giornale.

“aspetta, cos’è che hai fatto con quella foto della farfalla blu?” i denti bianchi scintillarono come la luce nei suoi occhi azzurri mentre la salvava da un nuovo assalto di tristezza “ah già!” e così dicendo, stracciò il giornale.

Max le sorrise dolcemente “grazie di essere qui con me, Chloe”

“solo io posso farti sentire in colpa” le fece la linguaccia.

Max avrebbe voluto dirle ti voglio bene, ma l’hamburger arrivò prima.

“gnam! All’assalto!” Chloe si tuffò sul cibo come se volesse farci sesso.

Avanti, questa era un’uscita alla Max, riprenditi! Sei in viaggio con Chloe, non sprecare questo tempo autocommiserandoti!

“quando avrò finito con te, non ne rimarrà niente!” e fu così che anche Max aggredì brutalmente il suo hamburger.

Quando ormai avevano già ingurgitato metà della pietanza, si guardarono: con la bocca straripante, le guance gonfie e le labbra imbrattate. Dovettero desistere dallo scoppiare a ridere, o avrebbero trasformato quella tavolata nel set di un film splatter. Max si affrettò ad ingoiare il cibo che non aveva ancora finito di masticare per poter “sparare” per prima.

“hey, scoiattolo!” disse, mentre prendeva la macchina fotografica per farle una foto.

“no, basta foto!” rispose a bocca piena, tentando di nascondersi dietro una mano.

“non puoi fermare una fotografa!” e così, Chloe ebbe un nuovo scatto, che si rifugiò dritto nella tracolla di Max.

“stai facendo fuori tutte le fotografie per me, non è giusto!”

Magari potrei comprare dei rullini, poi riavvolgere prima di pagare e comprarne ancora!

Mentre la ragazza ritirava la macchina fotografica, sgranò gli occhi.

Oppure puntare più in alto…

“sono un’idiota”

“sì, lo sei. Perché?”

Assunse uno sguardo divertito “offro io il pranzo”

“cos’è, tutt’un tratto sei diventata ricca?”

“qualcosa del genere” il sorriso furbo di Max nascondeva un’idea criminale.

“sono la tua partener in crime, dimmi tutto”

La ragazza si schiarì la voce, e si preparò a spiegare alla socia il suo piano malefico.

“dunque, io entro in banca…”

“vuoi rapinare una banca? Ho sempre sognato di rapinare una banca! Non è una cosa cattiva, è una cosa anarchica, quindi figa!”

“non è come pensi tu”

“va bene, come non detto, niente pistole né cose divertenti”

Max proseguì senza badare al commento dell’amica “io prelevo dei soldi dal mio conto, va bene?” Chloe annuì “poi riavvolgo e prelevo ancora, e così via!”

In un primo momento, Chloe parve emozionata “sei un genio del male, Max! costruirai un impero del crimine, dai retta a me”

“non senza di te, socia!”

“ovvio”

Poi, però, arricciò le labbra in un’espressione dubbiosa “ma se ciò che prendi ti resta, allora non sarà così anche coi soldi? Insomma, fisicamente porti via i tuoi soldi, giusto?”

“non cadermi sui dettagli, Watson…”

“da quando sono io Watson?”

“i soldi che escono dalla banca non sono quelli che ci ho messo io fisicamente, il loro vero valore è virtuale. Starò rubando soldi, questo sì, ma alle banche…”

“anarchia negli Stati Uniti! Mi piace!”

 “era un’offerta che non potevi rifiutare” Max tentò di imitare la voce di Marlon Brando ne Il Padrino.

Vai così! Max torna a citare film del secolo scorso! Ora sì che mi riconosco.

Finirono di consumare il loro pranzo nel sacro silenzio della fame. Quando si passarono i tovaglioli sulle labbra, la stoffa assunse lo stesso stile del resto del locale.

Chloe iniziò una frase, alzando la mano, come per chiedere il permesso a Max “e adesso, se permettete…”

“non se ne parla, vado prima io in bagno!”

Chloe finse di essere arrabbiata “hey, stronzetta, non puoi riavvolgere anche per rubarmi il turno al bagno!”

“non ho riavvolto, ti conosco e conosco anche i tuoi tempi in bagno, vado prima io!” di tutta risposta, le cacciò fuori la lingua.

“va bene, Gene Simmons, va’ e sbrigati, non la terrò per l’eternità!”

Saltellando e ridendo come una bambina, Max si diresse verso le toilette.

Grazie di esistere, Max. pensò Chloe mentre la guardava così spensierata, finalmente. Sono ancora pronta a conquistare il mondo con te, amica mia.

Il bagno era tappezzato di scritte, tra le più svariate: quelle sul sesso, quelle sul sesso e anche quelle sul sesso.

Devo dire che siete originali, ragazzi.

Quando Max tentò di chiudere la porta, si accorse che era fatica sprecata: non solo non si chiudeva, ma tendeva a spalancarsi.

Non c’è storia, io non ce la faccio!

Tornò dall’amica, con un muso pensato appositamente per intenerirla: labbrucci e occhi languidi.

“non hai bisogno di farmi gli occhioni, tu li hai sempre avuti al naturale, Max: che c’è?”

“mi serve una mano”

“immaginavo che prima o poi me l’avresti chiesto”

“sei un’idiota, ma ti adoro”

Lei, di tutta risposta si stampò un bacio divertito sulla mano e poi lo fece volare fino a lei.

Poco dopo, Chloe aveva la schiena premuta contro la porta del bagno, con uno stivale appoggiato ad essa.

“ricordo che tu ti sei sempre fatta problemi con i bagni, persino a casa mia ti chiudevi sempre dentro”

“Chloe, è imbarazzante!”

“io invece lasciavo persino la porta spalancata, quando eravamo sole a casa” aggiunse ridacchiando, fingendo di non averla sentita.

“scommetto che però non lasceresti la porta aperta anche in un fast food, cara la mia spudorata!”

“non ci scommettere, potresti perdere gran parte dei soldi che ruberemo”

“basta che le camere dei motel le paghi tu”

“motel!” esclamò “non vedo l’ora, sarà fantastico: Max e Chloe in viaggio che fanno tappa in un motel, come nei migliori film! Saremo come i fratelli Winchester!”

Lo sciacquone avvisò che era il turno di Chloe. Si diedero il cambio. Max respirò a fondo, finalmente. L’aria di quel bagno era fetida, non avrebbe mai pensato che potesse essere più confortevole della profumata brezza mattutina. Ma quel momento di risate con Chloe le aveva ridato vita. E sapeva che nulla sarebbe cambiato, adesso che erano di nuovo insieme. Dopo qualche minuto, Max bussò alla porta del bagno.

“come volevasi dimostrare, ci stai mettendo una vita!”

Non giunse alcuna risposta.

“Chloe? Sei stata divorata dal cesso?”

Ancora nessuna voce, né rumore.

“Chloe, giuro che sto per aprire la porta, se lo stai facendo solo per sfidarmi a farlo, aspettati una vendetta”

Ma quando aprì, il bagno era vuoto. Max si sentì trafitta al cuore, iniziò a sentirsi debole, la testa prese a girare, le tempie a pulsare.

Com’è possibile?

Corse al tavolo dove avevano mangiato, e vide che era apparecchiato per una sola persona.

“mi scusi!” chiamò la cameriera che le aveva servite “dov’è la ragazza che era con me? Capelli blu, tatuaggio sul braccio”

La cameriera era sbigottita “sei venuta qui da sola, ragazza”.

Senza fare altre domande, guardò fuori dalla finestra. Non v’era traccia del pick up, ma al suo posto era parcheggiata un’automobile che sarebbe potuta appartenere a Victoria, non certo a Chloe. Si diresse al tavolo. Vide che, di fianco ad un piatto di insalata ormai ripulito, non fosse per qualche sparuta foglia, vi era il giornale di quel giorno, intatto, ma sulla prima pagina non v’era più Arcadia Bay. Presa dal panico, si strinse la testa tra le mani. Sentì un fastidioso solletico caldo al naso: una sensazione che da una settimana a quella parte era diventata familiare. Si asciugò il sangue che le colava dal naso con la mano. Si sedette al tavolo, per riprendere fiato e convincersi che non stava accadendo veramente. Scostò le mani dagli occhi in lacrime, e vide che il tavolo era nuovamente apparecchiato per due, e tutto pareva essere tornato normale. Col cuore in gola per l’ansia, corse di nuovo in bagno. Trovò Chloe seduta sul gabinetto, la porta spalancata. Le alzò un dito medio.

“mi devi un sacco di soldi, Max”

Senza far caso alla situazione, le si gettò addosso, abbracciandola.

“Max!” esclamò “è un tantino imbarazzante, non credi?”

“scusami, dovevo sentirti tra le mie braccia”

Chloe era confusa, ma decise di prendere la situazione con tranquillità, per entrambe.

“facciamo che mi lasci finire e poi mi spieghi come mai hai avuto questo attacco di desiderio carnale nei miei confronti?”

Col viso rigato dalle lacrime, ma ancora sorridente, annuì, ed uscì dal bagno, chiudendo la porta alle sue spalle
“solo non farmi aspettare troppo, intesi?” Max non voleva che Chloe smettesse di parlare.

Tutto questo mi ricorda Orfeo.

Stavolta, Chloe spinse la porta, e per poco Max non perse l’equilibrio.

“visto? Che malfidente”

“Chloe, tu non c’eri!” ruscelli salati ripresero a sgorgare da quegli occhi azzurri e grandi, profondi come il mare al largo della baia.

“spiegati, Max”

“ho aperto la porta e tu non c’eri, il tavolo era apparecchiato per uno, e c’erano solo resti di insalata”

Chloe tentò di mettersi nell’ottica dell’amica per poter capire.

“bene, quindi abbiamo un… Cesso di Schrödinger?” questa battuta fu sufficiente perché, tra singhiozzii di panico e lacrime, spuntasse un segno di gioia, ma subito represso dai dubbi.

“Chloe, credo di aver avuto una specie di visione, anche se stavolta non sono svenuta…”

“una visione?”

“sì, del mondo che mi sono lasciata dietro, o, meglio, del mondo che avrei creato se ti avessi lasciata morire. Nella mia testa si sta scontrando con quello reale, quello in cui sto vivendo” si massaggiò le tempie.

Chloe la abbracciò forte. Era preoccupata, e adesso anche il suo volto lo dimostrava.

Avanti, Chloe, tira fuori una delle tue frasi per Max!

“e quindi se io fossi morta tu ti saresti messa a mangiare insalata in un fast food? Ora capisco perché continui a salvarmi la vita” disse, mentre ancora la stringeva in un abbraccio. Sentì le singhiozzanti risate sommesse di Max sulla spalla.

“grazie di esistere, Chloe”

Voglio i diritti di copyright! Pensò divertita, mentre massaggiava le scapole dell’amica per farla sentire meglio.

“forza, signorina, Thelma e Louise devono rimettersi in viaggio, quindi fai la telefonata, e poi partiamo”

L’altra si sciacquò la faccia, e poi, ritrovando un respiro regolare, andò a chiedere alla locandiera se ci fosse un modo di telefonare. Le concesse gentilmente di utilizzare il suo telefono cellulare. Ringraziando cordialmente, Max compose il numero di sua madre, Vanessa. Attese impazientemente, mordendosi le labbra. Il suono del telefono si era fatto irritante. Ma, finalmente, l’attesa fu ripagata.

“pronto?” la voce era smorzata dal pianto.

“mamma?”

Dall’altra parte del telefono, Vanessa Caulfield doveva aver avuto un mancamento.

“mamma, non svenire, intesi? Sono io, Maxine, e sto bene, sono sopravvissuta al tornado”

“Maxine! Ti abbiamo chiamata tante volte, tu non rispondevi, credevamo che fossi…” un nuovo attacco di pianto le impedì di concludere la frase.

“il mio telefono è rimasto bagnato dalla tempesta, è rotto”

“ora stai bene?”

“sono in viaggio verso Seattle con Chloe”

“Chloe? Chloe Price? Sta bene?”

“è con me”

La ragazza, che aveva sentito tutto, salutò Vanessa.

“e dimmi, Max, Joyce come sta?”

Max si sentì male. Doveva dire a sua madre che una sua cara amica era rimasta uccisa. Si avvicinò la cornetta alle labbra, per non farsi sentire da Chloe.

“mamma, Joyce… Non ce l’ha fatta”

Un istante di silenzio: Vanessa era sconvolta.

“oddio, povera ragazza” disse, riferendosi a Chloe “prima il padre, ora la madre”

“non la abbandonerò mai più”

“neanche noi”

Era giunto il momento di riattaccare. “ora devo andare, mamma, ci rimettiamo in viaggio, ti chiamo questa sera dal motel dove soggiorneremo”

“Motel? Come mai? Arcadia Bay dista solamente quattro ore di viaggio”

Max doveva inventarsi un scusa credibile: non era ancora pronta per tornare a Seattle.

“siamo entrambe provate dalla giornata di ieri, e abbiamo dormito pochissimo, preferiamo dividere il viaggio in due giorni”

Vanessa sospirò profondamente “fai attenzione, bambina mia”

“certo, salutami tanto papà”

“lo farò. Ti vogliamo tanto bene, Maxine!”

Un ultimo saluto, e restituì il telefono alla locandiera.

Con lo stomaco pieno e soddisfatte del pranzo, le due ragazze tornarono al pick up. Chloe mise in moto, pronta a riportare il loro “ragazzaccio” sull’asfalto.

“Chloe…”

“sono qui, non sparisco”

“senti… Ho bisogno di un viaggio più lungo di Arcadia Bay – Seattle”

I loro occhi si incontrarono.

“mi porteresti a Portland?”

Chloe era indecisa: forse avrebbe dovuto fare la ragazza responsabile e riportare Max a casa. Inoltre, sarebbe significato tornare indietro per diversi chilometri, ormai avevano superato Portland. Ma vi erano pur sempre più vicini rispetto a Seattle, che distava ancora più di un paio d’ore di viaggio
Ma chi voglio prendere in giro? Forse ora non sono più un’egoista, ma sono ancora Chloe Price!

“Max e Chloe insieme in un viaggio da rock star a Portland?” rispose infine, felice come non mai di aver preso quella decisione. Soprattutto per la reazione gioiosa dell’amica, che già sognava di fotografare l’intera città. “velocità Maxima, primo ufficiale Caulfield!”

“vento alle vele, capitano Price!” esclamò Max.

Chloe non si fece mancare la sua caratteristica manovra piratesca per rimettersi in strada.

Le sospensioni del pick up fino a Portland reggeranno. Di ciò che accadrà dopo non m’importa, finché Chloe sarà con me. Mi sento così fragile, ma con lei ritrovo la forza.

Angolo Degli Autori: 
SCUSATE! Scusate, scusate, scusate! Siamo veramente dispiaciuti per aver congelato questa storia per tutto questo. L'autrice principale, Helen, non è stata finora nelle condizioni di continuare a scrivere, ma ora che è tornata è pronta a portare avanti la seconda stagione del capolavoro di Dontnod, Life is Strange! La parola a lei! (Riordan)

Helen: innanzitutto voglio dirvi che sono davvero mortificata, e che mi impegnerò perché una simile mancanza non si ripeta più.
Dunque, tornando alle nostre due girovaghe! Succedono cose molto interessanti in questa parte dell'episodio I! Chloe si scopre cambiata, forsein meglio, da quello che è successo, ma vale lo stesso per Max?
E cosa accade nella mente di Maxine Caulfield? Quali conseguenze avrà sulla storia?
Alla prossima puntata, che verrà pubblicata entro il mese! Grazie a tutti quelli che non ci hanno abbandonati! ;-) un abbraccio da Helen & Riordan!

 
  
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