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Autore: Red_Coat    24/04/2017    2 recensioni
Questa è la storia di un soldato, un rinnegato da due mondi. È la storia del viaggio ultimo del pianeta verso la sua terra promessa.
Questa è la storia di quando Cloud Strife fu sconfitto, e vennero le tenebre. E il silenzio.
Genere: Angst, Guerra, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cloud Strife, Kadaj, Nuovo personaggio, Sephiroth
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'allievo di Sephiroth'
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Nigel Newell imboccò di corsa l'ultimo corridoio del dormitorio nell'HQ della Shinra inc, diretto in tutta fretta verso la camerata di Shin Nishimura.
Una volta giunto di fronte alla porta si fermò di colpo, prese un grosso respiro e appoggiata la mano sulla maniglia della porta la spinse in avanti e la aprì, spalancandola senza preoccuparsi di bussare.
Trovò l'amico ad aspettarlo seduto sul suo letto, con la divisa da first ancora addosso e la valigia pronta a fianco, sul bordo del letto.
Alzò lo sguardo verso di lui, sorrise rasserenato e anche un po' teso, e chiudendo il telefono se lo rifilò in tasca per poi rivolgersi completamente verso di lui.

<< Shin! >> esordì a quel punto Newell, preoccupato e affannato << Che succede? Tutto bene? >>

Lo vide annuire, allargando quel sorriso.

<< Si, Nigel. >> gli rispose, alzandosi in piedi << Volevo solo dirti ... che sto per andarmene. Il mio lavoro è finito qui. >>

Newell si ritrovò a trattenere il fiato, rivolgendogli uno sguardo sempre più confuso.

<< F-finito? ... >> bofonchiò << Cosa intendi? >>

La risposta dell'altro fu un semplice scuotere le spalle e poi un sorriso sereno, allargando le braccia.

<< Ho appena dato le mie dimissioni. >> lo informò, gli occhi lucidi di emozione dritti nei suoi << Lascio SOLDIER. >>

Facendolo rimanere di sasso, a bocca aperta a fissarlo sbalordito.
"Dici sul serio?" stava per chiedere, ma non fu necessario, perché senza farlo attendere Shin proseguì nella sua spiegazione, breve e sentita.

<< Ho deciso ... di raggiungere la famiglia di Katashi, a Junon. Hanno bisogno di aiuto con l'hotel, ora che lui non ... c'è più. E poi ... >> sorrise intenerito, abbassando a terra gli occhi lucidi che faticavano a trattenere le lacrime << ... il suo fratellino ne sarebbe felice, suo nonno mi ha detto che da quando è successo tutto si è intristito non poco. >> concluse, tornando a fissarlo.

Nigel non ebbe bisogno di altre spiegazioni. Annuì, comprensivo e commosso, e scrutando quegli occhi pieni di trasporto sorrise partecipe. Era inutile chiedere se fosse sicuro di quella scelta. Sapeva quanto ci avesse riflettuto, negli ultimi tempi da quanto il loro amico e commilitone era morto in battaglia. Erano diventati 1st insieme, amici fraterni, e prima della disgrazia si erano ripromessi che se fosse accaduto qualcosa a uno dei due, l'altro avrebbe protetto la propria vita e la famiglia dell'altro come fosse la propria.
La madre di Shin era l'ultima della sua famiglia ad essere ancora in vita, fino a che, qualche mese addietro, un infarto non se l'era portata via. La vita era breve, troppo breve per sprecarla così, aveva iniziato a pensare dopo la morte di suo fratello Jiro. E dopo quelle ultime due tragedie, questo pensiero aveva iniziato ad intensificarsi sempre più nella sua mente, fino a diventare certezza. Adesso quindi, quella promessa era l'unica cosa che gli rimaneva, assieme alle parole del suo Capitano e mentore.
"Devi proteggere la tua vita, adesso. Solo così potrai farlo anche con le memorie di quelli che non ci sono più".
L'incoraggiamento definitivo che gli serviva, per prendere posizione. E furono proprio quelle, le stesse parole che ora lui disse a Nigel quando questi gli chiese, immediatamente dopo

<< Hai parlato col Capitano? >>

Probabilmente immaginando che quella sera, quella del compleanno di quest'ultimo, avesse avuto un peso importante in questa scelta. Shin annuì, felice, commosso e fiero.

<< Lui è d'accordo con me. >> rispose, per poi citarlo e concludere << Mi ha detto anche che se volevo potevo lasciare SOLDIER, anche in fretta, ed io ... voglio farlo. Sento che ... è la cosa più giusta adesso. Basta guerra, basta morte. Voglio solo ricominciare, stare accanto a chi come me ha perso qualcosa a causa di questo, e vedere di riuscire a seppellire Jiro, con quel poco che mi è rimasto di lui. >> facendo chiaramente riferimento con un cenno del capo alla Rapier macchiata di sangue e al piccolo contenitore di ferro chiuso a chiave con dentro gli ultimi effetti personali del maggiore, entrambi appoggiati sopra il trolley nero coricato sul letto.

Newell sorrise ancora una volta, per nulla sorpreso. Il Capitano era sempre stato sincero e paterno con loro, tutti loro, spingendoli sempre verso ciò che credeva fosse la cosa più giusta per il loro futuro e la loro vita.
Anche se questo voleva dire fare un eventuale passo indietro sulla propria linea di condotta. Evidentemente, quel viaggio intorno al mondo lo aveva cambiato, e reso ancora più evidente questo suo lato caratteriale. Di certo se fosse rimasto in SOLDIER ora sarebbe diventato un grande condottiero, ma ... forse proprio per questo non aveva neanche la benché minima idea di ritornare, e anzi, ora stava iniziando a sperare che pure loro, a cui era così tanto legato, scegliessero questa strada. Lui non poteva più sottrarsi, aveva una famiglia da mantenere e sapeva che su questo il suo mentore non avrebbe fatto obiezioni.
Però Shin ... la guerra gli aveva tolto così tanto, ma adesso gli stavo offrendo la possibilità di allontanarsene per sempre, e lui doveva coglierla.
Doveva, si. Perché era giusto che a ventiquattro anni iniziasse a vivere davvero, senza più inseguire sogni o spettri, ma imitando l'esempio del loro maestro e cercando di usare tutto il bene che aveva imparato in SOLDIER per proteggere le persone a lui più care e il loro ricordo.
Avrebbe imparato a vivere, ne era certo. E così avrebbe anche trovato un modo per seppellire in pace suo fratello.
Era esattamente ciò che lui stesso, in primis, si era ritrovato a dover fare.
Per questo motivo Nigel non si oppose a quella scelta, né la contestò. Piuttosto gli rivolse uno sguardo fiero, e senza parlare lo abbracciò forte, in una stretta che Shin ricambiò toccato e grato.
Momento che venne interrotto dopo un paio di secondi di troppo dal trillo dei cellulari di entrambi, che prediceva l'arrivo del fatidico messaggio di modifica al personale in cui si leggeva che Shin Nishimura non era più un membro di SOLDIER.
Lo lessero, emozionati. Subito dopo il soggetto si lasciò sfuggire un sospiro sollevato e con un sorriso si rivolse quasi in lacrime per il sollievo all'amico, che aspettava una sua reazione.

<< Sono libero, adesso. >>

Quello annuì, ricambiando la gioia. Poi lo aiutò con la valigia, mentre lui prendeva in mano gli oggetti restanti.

<< Vuoi venire a stare da me, per qualche giorno? >> chiese, offrendosi volenteroso di ospitarlo << C'è il letto di John, se vuoi. Ora è diventato per gli ospiti. >>

Shin scosse vigorosamente il capo, mentre con mani tremanti chiudeva a chiave la porta di quella che per tanto tempo, quasi quattro anni, era stata la stanza che aveva ospitato praticamente tutta la sua vita, dalle notti sveglio ad aspettare gli incubi a quelle in cui bastava la presenza del suo migliore amico che dormiva nel letto di sotto a non farlo sentire più poi così tanto solo. Negli ultimi tempo, era stata terribilmente vuota. Ma adesso, avrebbe avuto un nuovo viso a fargli compagnia, e nuovi giorni da vivere per dimenticare tutta quella tristezza.

<< Ho il treno per Junon tra quattro ore. >> disse << Ti ringrazio molto, però. Lo terrò a mente. >> scoccandogli un ultimo occhiolino

"Se mai vorrò ritornarci, a Midgar."

<< Sai dove trovarmi. >> ribatté cordiale Nigel, continuando a camminare verso l'uscita trascinandosi dietro la valigia << Ma almeno stasera vuoi unirti a noi per cena? >>

"Come festa d'addio." Pensò, ma evitò di dirlo.
Shin ci pensò un secondo su, poi annuì deciso con un sorriso.

<< Questo si può fare. >>

Anche perché ...

<< Devo avvertire il Capitano, mi sono dimenticato di chiedergli il suo numero di telefono. >> aggiunse, arrossendo un poco.

La sua vita stava cambiando un'altra volta drasticamente rotta, ma lui sembrava non curarsene. Anzi, sembrava la persona più felice del mondo, come se fosse un galeotto redento il suo primo giorno fuori di galera.

<< Nessun problema. >> gli rispose Nigel, rallegrandosi con lui << Lo chiameremo appena arrivati a casa. >>

"E poi sarò pronto per rimettere in ordine la mia disastrosa vita, Katashi. Per entrambi. E anche per Jiro."

***

Dopo un otto e mezzo preso ad un compito in scienza e un'interrogazione di geografia andata più che bene, non poteva esserci miglior modo per il piccolo Keiichi di festeggiare i primi successi scolastici che quello che suo padre gli fece trovare, appena rientrato a casa.
Un pianoforte a coda nero lucido nuovo di zecca al centro del salotto, a riempire lo spazio dell'angolo destro in cui si univano la parete divisoria tra cucina e soggiorno e quella portante di quest'ultima stanza.
E, su di esso, un foglio che attestava l'avvenuto pagamento per un corso di pianoforte classico che sarebbe iniziato tra qualche settimana, durante le vacanze invernali che di solito duravano poco più di due settimane.
Rimase a bocca aperta a fissarlo, sbalordito e senza più nessuna parola in bocca. Per poi esplodere in un grido di gioia saltando in braccio al genitore per stringerlo forte, quando questi sorridendogli gli chiese, curioso

<< Allora, ti piace? >>
<< Si!! Siii!! Grazie papà, grazie! >> esclamò, scoppiando a piangere per la gioia e baciandogli tutto il viso mentre lo stringeva tra le mani

Victor scoppiò a ridere, felice e anche un po' imbarazzato arrossendo, mentre Hikari li osservava divertita da dietro le sue spalle, condividendo discreta e in silenzio la loro contentezza.

<< D'accordo, d'accordo. >> replicò il capofamiglia, continuando a sghignazzare mentre cercava di riaversi dall'impeto di quel momento << Piano però, o cadiamo tutti e due. >> visto che lui continuava a saltellare anche adesso che gli era in braccio.
<< Okkey! >> rispose vispo allora il piccolo, formando un cerchio col pollice e l'indice della mano destra e alzando una mano per mostrarglielo.
<< Però ... >> aggiunse quindi Victor, appoggiandolo nuovamente a terra verso Hikari << Dovresti ringraziare anche la mamma, visto che abbiamo potuto pagarlo grazie al ricavato delle vendite dei quadri. >>

Lui annuì, dando un ultimo bacio sulla guancia a lui che gli si era inginocchiato di fronte scoccandogli un occhiolino, e poi fiondandosi tra le braccia della giovane che lo accolse accettando quello per lei prima di stampargliene uno grosso sulla fronte, stringendolo di più subito dopo e avvolgendogli con una mano dolcemente la nuca.
A quel punto, anche se lui non poté vederlo, i due coniugi si scambiarono un amorevole sguardo di soddisfatta approvazione, e fu allora che squillò il telefono.
Completando il quadretto felice di quella splendida giornata e aggiungendo un altro ricordo lieto a quelli che riempivano ormai quasi totalmente il cuore dell'ormai non più così tanto tormentato ex SOLDIER.

\\\

<< Pronto? >>
<< Capitano? >>
<< Nigel! Si, sono io. Come stai? >>
<< Io bene, Capitano. Lei? Sembra piuttosto allegro, stasera. >>
<< Oh, niente di che. Ho appena fatto felice mio figlio, roba da tutti i giorni. >>
<< Oh, capisco. Cose che capitano, eheh. >>
<< Già, eheh. Ma ... dovevi dirmi qualcosa? Successo niente? >>
<< Ah, no. No, non si preoccupi. Niente di preoccupante.
Volevo solo informarla che Shin ha lasciato la Shinra ... >>
<< ... Lo ha fatto? Sul serio? >>
<< Mh. Si. Da appena un paio d'ore. Ora è qui con noi, ma tra un'ora e mezza ha il treno per Junon. Dice che vuole andare dal fratello di Katashi ... >>

"Ora che lui non c'è più."

<< Il nonno gli ha offerto di lavorare con loro all'hotel, perciò credo che potrete rivedervi quando vorrete. >>
<< ... sigh. >>

Si ...
Potremo farlo.
Sia lodato il cielo, potremo!

<< Ci teneva a farvelo sapere, prima di partire. >>
<< Certo ... grazie.
Grazie mille davvero, Nigel. Sono ... felicissimo.
Davvero. >>

"Eheh, lo so Capitano. Lo so.
Chiedo scusa solo ... di non poterle dare la stessa gioia."

<< Di nulla. Allora ... >>
<< Ora è lì? >>
<< Come? >>
<< Voglio dire, Shin. È lì con te, adesso? >>
<< Oh, certo. Sta finendo il dolce. Vuole che glielo passo. >>

No!

<< No. Tranquillo. Davvero, lascia stare non ce n'è bisogno.
Digli solo che ... sono fiero di lui.
E che ci rivedremo quest'estate.
Ho intenzione di portare Keiichi e Hikari lì, per il compleanno di mio figlio. >>

"Sarebbe stupendo. Soprattutto se riuscissi a raggiungervi anche io, con mia moglie e il piccolo Victor."

<< Perfetto, allora. Glielo dirò. Ne sarà contentissimo, eheh. >>

"Anche se, sarebbe meglio che voi riusciste a ..."

<< Dagli pure il mio numero se vuoi. >>

"Per l'appunto. Intuitivo come sempre, eh Capitano? "

<< Lo farò sicuramente. Buona serata allora, Capitano. >>

Lo sarà.

<< Buona serata anche a voi, Nigel. Fagli un in bocca al lupo da parte mia. >>

Dopo questo, lo sarà per certo.

<< Sicuramente. >>

*TLAC*

\\\

Era le 21:47, quando Yukio Fujita, a cena dai consuoceri, chiuse la chiamata con Victor dal suo cellulare, e si voltò a guardare le espressioni in attesa di Yoshi ed Erriet, che lo attendevano ancora seduti a tavola, davanti ai piatti ormai quasi vuoti.

<< Allora? >> chiese Erriet, apprensiva.
<< Ch'è successo? >> aggiunse Yoshi, omettendo consapevolmente quello "stavolta" che comunque fu palese tra le righe.

Yukio sorrise, e scuotendo la testa tornò a sedersi alla destra del capotavola.

<< Nulla di preoccupante. >> rispose << Anzi. >>

Quindi li guardò in viso, e colorando la sua espressione di felicità e soddisfazione chiese.

<< Ve lo ricordate Shin, quel first class ch'era al compleanno di Victor? >>

Per poi, dopo la risposta affermativa di entrambi, annunciare sollevato.

<< Alla fine della festa Victor si era intrattenuto qualche secondo in più con lui per consigliargli di considerare l'idea di abbandonare SOLDIER e la Shinra, se le circostanza glielo permettevano.

E stasera lo ha richiamato per comunicargli che lo ha appena fatto. Ora sta partendo per Junon, dove lavorerà per sostenere la famiglia di un suo commilitone caduto, un'altra delle reclute di Vic. >>

Erriet dischiuse le labbra in un'espressione stupita che subito dopo si tramutò in un sorriso commosso e sollevato, mentre si portava le mani sul cuore ed esclamava toccata.

<< Ma è magnifico. Era proprio quello che sperava. >> concluse, guardando Yoshi che invece non si sbilanciò, abbassando gli occhi e allungando una mano verso il bicchiere colmo di vino per riempirsene la bocca nella speranza di mascherare l'improvviso turbamento.

Ancora un punto a favore di suo figlio.

<< Già ... >> rispose Yukio annuendo, soffermandosi su di lui ancora per qualche istante, per poi ritornare a sorridere e battendo un paio di leggeri colpi con le mani sul tavolo esclamare, contento << Allora, caffè per festeggiare? >>
<< Assolutamente sì! >> concordò Erriet, alzandosi a farlo e lasciandoli soli al tavolo.

Nel silenzio che seguì, Yoshi finì tutto il contenuto del suo bicchiere e allungò una mano verso la bottiglia quasi vuota per riempirlo di nuovo, continuando volontariamente a cercare d'ignorare lo sguardo di Yukio su di lui, ora come mai identico a quello che avrebbe potuto rivolgerli Mikio, se fosse stato ancora lì col loro.

<< Tuo figlio è tornato sui suoi passi ... >> gli disse dopo un po' il medico, rompendo gli indugi << Dovresti essere fiero, di lui. >>

Yoshi si morse le labbra, mandando giù un altro sorso ed annuendo appena, distogliendo lo sguardo.

<< Lo è, Yukio. >> rispose Erriet sorridendo mentre continuava a trafficare con la macchinetta e i fornelli << Lo è, ma non vuole ammetterlo. L'orgoglio è una caratteristica di famiglia. >> scherzò infine, strappando un sorriso a Yukio.

E facendo prendere un colpo al marito, che per poco non rischiò di strozzarsi col suo amato vino.
Già. Proprio una caratteristica di famiglia, quel maledetto orgoglio.
Del resto, com'è che si dice? La voce del sangue non mente mai.
   
 
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