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Autore: Elizabeth_2206    25/04/2017    3 recensioni
La Guerra infondo è un grande gioco, a cui tutti noi siamo costretti a prendere parte.
L'unica regola è che non c'è nessun vincitore.

Ispirata alla canzone "Girotondo" di Fabrizio De André.

•••
Abbiam tutta la terra, marcondirondero,
Giocheremo a far la guerra, marcondironda’…
Genere: Guerra, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alex Louis Armostrong, Altro personaggio, Team Mustang, Wrath, Zolf J. Kimbley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
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Disclaimer: La canzone Girotondo non mi appartiene: è stata scritta da quella mente geniale di Fabrizio De Andrè. Allo stesso modo, i personaggi di Fullmetal Alchemist sono di Hiromu Arakawa; io li uso solo per i miei esperimenti malsani.


Girotondo


Se verrà la guerra, marcondirondero
Se verrà la guerra, marcondironda’
Sul mare e sulla terra, marcondirondero,
sul mare e sulla terra, chi ci salverà?


Kain fissava curioso la sua mamma. Le mani le tremavano, mentre guardava attonita la radio, dalla quale usciva la voce severa di un giornalista. Il bambino le si avvicinò, tirandole un lembo del vestito.
“Mamma? Cosa succede?”
La donna non rispose, ma afferrò il figlio, lo sollevò e lo strinse a sé.
Intanto Kain, confuso, cercava di capire cosa dicesse l’uomo alla radio, captando solo qualche parola.
“Mamma, che cos’è la Guerra?”
“Una cosa molto brutta Kain. Una cosa molto brutta.”

- Ultime notizie dal fronte di Ishval. Dopo l’incidente che ha causato la morte di un bambino, si sono scatenate sommosse in tutta l’area. E’ ufficialmente guerra civile. –

Ci salverà il soldato che non la vorrà
Ci salverà il soldato che la guerra rifiuterà.


King Bradley si sedette sulla sua poltrona.
Sospirò profondamente, fissando gli sguardi paralizzati dei generali attorno al tavolo. Fece un cenno con il capo e due soldati si avvicinarono.
“Portate fuori il generale Sander.”
I due, senza mutare espressione, si diressero all’ultima poltrona. Sollevarono l’uomo per le braccia, poi si bloccarono.
“Comandante, vuole indietro la spada?”
King Bradley gli fece cenno di avvicinarsi. Quando gli furono accanto, estrasse la spada dal petto dell’uomo. Poi li congedò.
“Bene, signori. Ora che il consiglio è unanime, direi che possiamo disquisire su come accelerare la creazione dello stemma di sangue nella zona orientale.”

La guerra è già scoppiata, marcondirondero,
La guerra è già scoppiata, chi ci aiuterà?
Ci aiuterà il buon Dio, marcondirondero,
Ci aiuterà il buon Dio, lui ci salverà.
Buon Dio è già scappato, dove non si sa.
Buon Dio se n’è andato e chissà quando ritornerà.


La donna pregava, inginocchiata verso il sole, mentre attorno a lei infuriavano i colpi d’arma da fuoco e grida di dolore.
“Ishvala, ti prego, ferma tutto questo.”
Altri colpi, altre grida. Questa volta più vicini.
Un uomo, un Ishvaliano, entrò nel campo visivo della donna.
“Cosa fai ancora qua?! Sta arrivando l’Alchimista Cremisi, dobbiamo andare!”
La donna non rispose, le mani ancora giunte e lo sguardo fisso verso il sole.
“Smetti di pregare! Alzati e corri!”
“Ishvala ci salverà.”
L’uomo la fissò con disprezzo e strinse il fucile tra le mani.
“Ishvala è morto. E se anche non lo fosse, di sicuro ci ha abbandonati molto tempo fa. Dimenticati di lui!”
La donna stava per rispondergli, ma non ebbe mai modo di formulare la frase. Un’esplosione li investì in pieno, e lei si ritrovò scaraventata contro una baracca, la gamba destra ridotta ad una poltiglia rossastra.
Alzò gli occhi, e davanti a lei vide l’uomo con il fucile. Aveva lo sguardo nel vuoto, e una ferita sul ventre dalla quale fuoriuscivano gli intestini.
Il cielo era rosso, e la donna lo fissò mentre sentiva la vita scivolarle via, accompagnata dalle risate disumane dell’Alchimista Cremisi.
“Ishvala… davvero ci hai abbandonato?”

L’aeroplano vola, marcondirondero,
L’aeroplano vola, marcondironda’.
Se getterà la bomba, marcondirondero,
Se getterà la bomba chi ci salverà?
Ci salva l’aviatore che non lo farà.
Ci salva l’aviatore che la bomba non getterà.


L’Alchimista Nerboruto chiuse gli occhi mentre, oltre al muro che aveva appena eretto, i colpi dei militari di Amestris decimavano i civili indifesi di Ishval. Si accasciò in ginocchio, per poi sbattere la testa contro la parete alchemica.
“Qualcuno… qualcuno ci fermi…”
Terminati gli ultimi spari, il silenzio era calato sul quel Distretto. Rimaneva solo lui, di fronte alla parete, piegato come un bambino, nei suoi due metri di altezza.
Si alzò, reggendosi a stento sulle ginocchia tremanti. Si allontanò a passi incerti, fino a che sentì un fruscio provenire da un cumulo di macerie. Quando guardò meglio, vide degli ishvaliani accovacciati e tremanti in un cantuccio.
Si guardò le mani, sporche di sabbia e sangue, e poi fece un buco nel muro di poco prima.
“Scappate ad Est. Andatevene da qui. Non ingaggiate lotta contro le forze nazionali. Ditelo a tutti.”
I due lo fissarono tremanti, per poi passare dall’apertura che l’Alchimista aveva creato. Si voltarono un’ultima volta a ringraziarlo.
E in quel momento l’Alchimista Cremisi li fece saltare in aria.
Accidenti, Armstrong. Sembra che due nemici ti siano scappati da davanti agli occhi. Meno male che sono intervenuto io. Se qualcun altro avesse visto al scena, avresti potuto rischiare la corte marziale.”

La bomba è già caduta, marcondirondero,
La bomba è già caduta, chi la prenderà?
La prenderanno tutti, marcondirondero,
Sian belli o siano brutti, marcondironda’.
Sian grandi o sian piccini li distruggerà.
Sian furbi o sian cretini li fulminerà.


“Cos’è stato? Una bomba?”
“No, era qualcosa di peggio.”
“Andate via, subito!”
“L’Alchimista di Fuoco è qui!”
Un mare di fiamme invase il Distretto di Kanda, bruciando tutto quello che trovava. In pochi secondi la resistenza degli Ishvaliani era stata distrutta.
Roy camminava in religioso silenzio tra i corpi carbonizzati dalla sua alchimia. Uomini, donne, bambini: uno schiocco di dita ed erano tutti lì ai suoi piedi, ridotti a poco più di un cumulo di cenere. I meno fortunati erano ancora agonizzanti.
“Così… è questa la… l’alchimia che professate di…usare per il… per il bene comune…”
L’Alchimista schioccò ancora una volta le dita e dell’uomo non restò più nulla.
Dentro di Roy, però, qualcosa ormai si era spezzato.

Ci sono troppe buche, marcondirondero,
Ci sono troppe buche, chi le riempirà?


L’Alchimista Cremisi salì sulla sommità di quella che doveva essere stata una torre. Aprì le braccia e lasciò che il vento caldo e secco dell’Est lo investisse. Inalò profondamente, beandosi dell’odore di sangue e morte che aleggiava nell’aria.
Aprì gli occhi e osservò i crateri, creati dalla sua alchimia, costellati di macchie rosse. Sorrise in modo macabro.
“Quale spettacolo migliore della vita che termina il suo corso. Questa vita, questo colore… sono queste le cose che mi fanno ribollire il sangue nelle vene.”
Vide dei movimenti vicino a uno dei crateri, e aguzzò la vista.
Dei soldati di Amestris vi scaricavano dentro dei cadaveri di ishvaliani.
“Oh, bene. Hanno trovato un modo di usare le mie buche.”

Non potremo più giocare al marcondirondero,
Non potremo più giocare al marcondironda’.
E voi a divertirvi andate un po’ più in là.
Andate a divertirvi dove la guerra non ci sarà.


Appena fuori dal Distretto Est, ai confini con il distretto Nord, alcuni Ishvaliani avevano trovato rifugio in una baraccopoli.
Il Generale del Distretto Nord aveva lasciato l’ingrato compito di occuparsene ad alcuni soldati tra i più infimi delle sue fila.
“Levati, schifoso pidocchio.”
Il bambino lo fissò con i suoi grandi occhi rossi pieni di paura, mentre la sua mamma si affrettava a stringerlo a sé e trascinarlo via dalla vista di quei soldati.
La situazione generale era una miseria: quasi tutti i sopravvissuti erano denutriti o feriti. Non c’era acqua potabile, e dalle baracche fuoriusciva un olezzo che impregnava l’aria e la rendeva malsana.
Un gruppo di ragazzini più sani di altri si sfidava a lanciare dei sassi, colpendo un cilindro metallico. Uno dei soldati si avvicinò, imboccò il fucile e sparò al cilindro, centrandolo in pieno.
Poi si voltò verso i ragazzini immobili e silenziosi.
“Allora, vermi, non avete più voglia di giocare ora?”

La guerra è dappertutto, marcondirondero,
La terrà è tutta un lutto, chi la consolerà?
Ci penseranno gli uomini, le bestie e i fiori.
I boschi e le stagioni, con i mille colori.
Di gente, bestie e fiori no non ce n’è più.
Viventi siam rimasti noi e nulla più.


Riza camminava con lentezza verso l’accampamento centrale, dal quale, in poco più di un’ora, sarebbero partiti.
Attorno a lei, il Distretto era deserto, chiuso in un silenzio innaturale. Il vento caldo soffiava mesto, senza portare ristoro dall’afa e sollevando sabbia. Non un’anima viva, non una pianta, non un essere vivente erano attorno a lei. Solo il suo fucile da cecchino, protetto nel suo involucro di stoffa, le teneva compagnia.
L’odore nauseabondo fu la prima cosa che sentì. Poi, davanti agli occhi, le comparve il cadavere.
Era un bambino.
Con il buco di un colpo di fucile in testa.
Sentì lo stomaco contorcersi, e ringraziò mentalmente per non aver mangiato nulla quella mattina. Strinse convulsamente il fucile, mentre sentiva le lacrime pungerle gli occhi e il sangue sporcarle le mani.
Si inginocchiò davanti al corpo e posò il fucile, mentre con le mani raccoglieva la sabbia attorno a lei.
Sarebbe stato un lavoro lungo, ma in quel suolo arido non c’era altro. Avrebbe voluto posare un fiore, una piccola pianta, qualcosa di vivo su quella piccola tomba, ma lì’ c’era solo lei.
Lei e un deserto di cadaveri.
Così si accontentò di un palo di legno, dritto in mezzo alla sabbia, posto a memoria di quel bambino senza nome e di tutti quelli morti nella guerra.
“Non vai? Se non ti sbrighi ti lasceranno qui.”
Sorrise debolmente.
No, lei non era sola, in quel deserto di cadaveri. Non finché ci sarebbe stato lui.

La terra è tutta nostra, marcondirondero,
Ne faremo una gran giostra, marcondironda’.
Abbiam tutta la terra, marcondirondero,
Giocheremo a far la guerra, marcondironda’…


















Note dell'autrice:
Ehilà!
Innanzitutto, buon 25 Aprile a tutti.  Ho deciso di augurarvelo con questa One-Shot e Song-fic che ho scritto circa un mese fa, fra i banchi di scuola.
So che è un'idea un po' strana e particolare, ma è una cosa che mi ha colpito subito e che non sono riuscita a fare a meno di scrivere. Ho pensato soprattutto ai tempi che stanno correndo ora; a quello che potrebbe aspettarci in un breve futuro.
Dato che De Andrè ha scritto questa canzone nella seconda metà del Novecento, ho ovviamente dovuto adattare alcune cose al periodo storico di Fullmetal alchemist. Per cui mi piacerebbe fare, come al solito una 'breve' interpretazione.

•) Prima strofa, parte prima.
Comincia il dialogo fra De Andrè e il gruppo di bambini, che gli chiede chi potrebbe salvarli, nel caso in cui una guerra si scatenasse. L'ho voluto illustrare per mezzo di un breve scorcio di casa Fury, dove un Kain di nemmeno 10 anni assiste all'annuncio della guerra civile e vede la disperazione negli occhi della madre.
•) Prima strofa, parte seconda.
I bambini rispondono che colui che li salverà sarà il soldato che si opporrà alla guerra. In realtà essa è inevitabile, e lo dice De Andrè con la frase successiva: e ho rappresentato questo con un King Bradley che elimina dal suo famoso 'consiglio di anziani' l'unico che aveva mosso delle obiezioni nei confronti del massacro di Ishval, ovvero l'ipotetico generale Sander.
•) Seconda strofa.
La guerra è scoppiata, e i bambini invocano l'aiuto di Dio. Ma De Andrè gli spiega che Dio è scappato, fuggito, e li ha dimenticati. Ed è ciò che si ritrova a pensare la donna di Ishval, mentre la sua vita si spegne di fronte a quello scenario di morte.
•) Terza strofa.
La parte dell'aviatore. Ovviamente in Fullmetal Alchemist gli aereoplani non esistono; così mi sono trovata a fare un paragone con Armstrong, che non vuole sganciare la bomba. Ma il gentilissimo Zolf J. Kimbly lo fa per lui.
•) Quarta strofa.
La bomba cade, e investe tutti quanti. Vecchi, bambini, uomini, donne. Esattamente come il fuoco di Roy Mustang.
Qui ho ripreso una scena del manga, quando un Ishvaliano gli fa notare che la sua alchimia non è votata al bene comune. E lui da questa cosa rimane spezzato. Perchè lo sa già, lo ha già capito. Perchè non vuole sentirselo dire.
•) Quinta strofa, parte prima.
I bambini vedono le buche che devastano il mondo, e si chiedono chi le riempirà, per far tornare il suolo normale, dove poter ridere e giocare.
Allo 'stesso modo' Kimbly si chiede come le sue opere di morte possano essere sfruttate, e rimane piacevolmente sorpreso quando lo scopre.
•) Quinta strofa, parte seconda.
I bambini, per via di come il mondo è ridotto, non possono più giocare. De Andrè, ormai preso dalla guerra, gli risponde di andarsene dove questa non c'è, e di giocare lì. Allo stesso modo, i bambini Ishvaliani che non possono più giocare nella loro terra, se ne vanno dove la guerra non c'è; ma, anche lì, troveranno qualcuno pronto a negarli questa libertà: la guerra è dappertutto.
•) Sesta Strofa.
La guerra è ovunque, dicono i bambini. De Andrè gli risponde di confidare nella natura, nella sua bellezza, nella vita. Ma, ormai, di vita non ce n'è più: tutto è stato devastato dalla guerra.
Ed è questa la condizione di Riza al termine del conflitto: guerra e vuoto dentro e fuori da lei. Non ha nemmeno a disposizione qualcosa da mettere sulla tomba di quel bambino, come a chiedergli scusa per tutte le morti che durante il conflitto ha causato.
Però, Riza non è sola ad affrontare questo dolore. Forse qualche vivente ancora è rimasto. Roy.
•) Settima strofa.
Ormai tutti sono parte della guerra. Anche i bambini, rimasti soli al mondo, l'unica cosa che sono in grado di fare è giocare a fare la guerra.

Si, lo so. E' un po' catastrofista. Ma voglio sottolineare il messagio di De Andrè: se ai bambini insegnamo solo i valori della guerra, il suo scopo, le sue motivazioni, senza fargli capire che essa è sbagliata e che vivere nella pace è possibile, che ci sono delle alternative ad essa, essi quando cresceranno saranno in grado di fare un'unica cosa: la guerra.

Dopo queste lunghissime note, concludo dicendo che l'11esimo capitolo di Hallelujah sta arrivando in porto, per cui fra poco lo vedrete!
A presto!
-Elizabeth


 
   
 
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