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Autore: WhiteLight Girl    25/04/2017    4 recensioni
Nalla notte Chat Noir scruta verso la finestra di Marinette, abbastanza vicino da sentire il profumo del pane e dei biscotti che permea l'edificio che ha di fronte.
A scuola, giorni dopo, Marinette si prende cura del suo gattino ferito come può, cercando di non lasciare trapelare la sua preoccupazione e di impedire anche allo stesso Adrien di capire cosa stia facendo.
Presto nasce un gioco di sguardi e premure reciproche in cui il confine tra ciò che i ragazzi sanno e ciò che sperano di sapere si confonde e sfuma spingendoli l'uno verso l'altra.
***
"Dimmi, Adrien, cambierebbe qualcosa se tu conoscessi il nome della ragazza che si nasconde sotto la maschera?"
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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NEI SUOI OCCHI




L’occhiata della bibliotecaria costrinse Nino a soffocare la propria risata con il palmo della mano, ma il ragazzo non fu in grado di trattenere i singulti che lo scuotevano.
«Non riesco a smettere di pensare al giro assurdo che ha fatto quel pallone prima di colpire l’allarme antincendio.» spiegò lui sottovoce, poi tornò a piegarsi su sé stesso per nascondere il sogghigno.
Marinette sollevò il libro fino a coprirsi gli occhi e gemette, il calore sulle guance la avvertì di quanto doveva essere arrossita, per cui si riguardò bene dal tornare ad esporre il viso. Prese invece un gran respiro e serrò le palpebre, dicendo a sé stessa: Tutto ok, l’hai fatto per una buona causa ed è improbabile che la gente noti la somiglianza con quello che succede con il Portafortuna di Ladybug.
Ora anche Alya rideva, Marinette sperava che questo la distraesse abbastanza da non fare collegamenti. Adrien invece restava in silenzio, dritto di fronte a lei, fissava la pagina del suo libro evidenziata a metà con le mani immerse tra i capelli ed aveva le spalle chine che esprimevano il suo tormento interiore, ma Marinette aveva paura anche solo a domandarsi quale fosse il suo dilemma.
«Scommetto che tutta la scuola già lo sa.» disse Nino. «E che la maggior parte non ci crede affatto. Voglio dire, se avessi voluto farlo apposta non ci saresti riuscita.»
Marinette trattenne un sussulto, ne derivò uno squittio smorzato che le fece venire ancora più voglia di sprofondare, Alya scosse la testa e si drizzò sulla sedia al suo fianco, mentre Nino premeva la fronte sulla scrivania ancora in preda alle risate. Con il braccio teso riusciva quasi a sfiorare il gomito di Alya e Marinette lo vide premere i polpastrelli sulla pelle dell’amica come a voler controllare che fosse ancora lì. Trattenne un sorriso, ma l’imbarazzo ancora non si era sciolto.
«Non prendertela, Marinette.» disse Alya. Le sorrise ed intrecciò la mano con quella di Nino per impedirgli di solleticarla ancora, poi sollevò le spalle e spinse due dita contro il bordo superiore del quaderno con cui Marinette si stava riparando, spingendola allo scoperto.
«Ne rideranno fino al diploma, già lo so.» disse. Si guardò attorno, dove agli altri tavoli i loro compagni erano impegnati a svolgere le proprie ricerche, alcuni di loro le lanciarono occhiate divertite mentre altri, come Kim, le puntarono il dito contro con una smorfia per rinfacciarle il fatto di aver fatto saltare la loro lezione preferita. Adesso anche Adrien la guardava, le sue labbra tremavano nel tentativo di trattenere un sorriso. Allungò un braccio e strinse la mano attorno alla spalla di Nino. «Dai, hai riso abbastanza.» gli disse. «La stai mettendo in imbarazzo.»
Lui si raddrizzò e sistemò il colletto della maglia. «Scusatemi, ma proprio non ce la faccio.»
L’attacco di risate successive fu così intenso da far voltare verso di loro anche gli studenti più lontani. Rose, si affacciò da dietro uno degli scaffali per controllare cosa stesse succedendo, sorrise a Marinette e tornò a perdersi dai libri poco dopo, ma la Bibliotecaria non fu così clemente.
Marinette non l’aveva vista avvicinarsi, per cui sobbalzò quando la vide sbattere il palmo sulla scrivania e fissare Nino con biasimo. Lui smise di ridere all’istante, ricomponendosi e incassando la testa tra le spalle. «Forse dovresti andare a smaltire quest’attacco di risate qui fuori, non credi?» gli disse.
Nino arrossì. «Sì signora, ha ragione signora.» disse. Poi, grattandosi la nuca, aggiunse mortificato: «Sono desolato, signora.»
Quando la donna gli fece cenno di alzarsi e uscire lui scattò in piedi con tanto impeto da urtare la scrivania e far rotolare l’astuccio di Adrien per terra.
«Scusami, amico.» disse. Prima che riuscisse a chinarsi a raccogliere le penne, Alya si era alzata a sua volta e l’aveva afferrato per un polso. Presto lo trascinò verso la porta senza accettare repliche.
«Torneremo quando si sarà scaricato.» assicurò la ragazza.
Poco dopo Adrien e Marinette erano rimasti soli al tavolo, lei si chinò a raccogliere il portapenne prima che potesse farlo lui, recuperò un paio di matite che erano rotolate fino al suo piede e poggiò tutto accanto a lui. Adrien le sorrise, e Marinette sentì il cuore fermarsi per un secondo mentre si perdeva nei suoi occhi.
«Grazie» le disse. «E scusami, non è stato carino lasciartelo fare.»
Marinette scrollò le spalle e si sedette accanto a lui, occupando il posto che fino a poco prima era stato di Nino.
«Non è un problema, non sono il tipo di persona convinta che i ragazzi debbano essere sempre galanti, pagare agli appuntamenti e cose così.» gli disse. Incrociò le braccia ed arrossì. «Voglio dire, è una sciocchezza ma preferisco fare la mia parte, non che io debba fare la mia parte o che tu debba farla, non è che io abbia mai pensato che tu non dovessi pagare al cinema per me, né che dovessi farlo, né che dovremmo andare al cinema insieme, se non vuoi.»
«Marinette.» la interruppe lui.
Lei si zittì e chinò il capo, ma i suoi occhi cercarono quelli di Adrien come se fossero calamite. Lui sorrideva con le guance leggermente rosse, la frangia scompigliata ed impigliata alle ciglia, il velo di incertezza che aveva colto pochi minuti prima nel suo sguardo era svanito, lasciando quello scintillio di risoluzione che aveva visto centinaia di volte negli occhi di Chat Noir.
Quando il ragazzo parlò la voce gli tremava. «Sei proprio miracolosa, lo sa?» le disse. «Ti ringrazio per quello che hai fatto.»
Marinette sorrise; era il momento che aveva aspettato e temuto da quando aveva capito, il momento in cui tutti i dubbi sarebbero stati dissipati se entrambi avessero avuto abbastanza coraggio per arrivare fino in fondo e se fossero stati abbastanza bravi da leggere tra le righe senza incappare in malintesi. Marinette poteva percepire l’aspettativa e la speranza attraverso lo sguardo di Adrien, la gola le bruciò per la consapevolezza di quello che avrebbe significato per lui che aveva sempre desiderato sapere e condividere con lei anche la vita fuori dalla maschera, che aveva passato la vita in una gabbia dorata e poteva vivere davvero solo quando non era Adrien Agreste agli occhi del mondo. Ed ora le stava lasciando in qualche modo la scelta di lasciare le cose come stavano, di tornare a rifugiarsi nelle loro zone di comfort e fare finta di nulla. Marinette si domandò quanto tempo avrebbe potuto resistere prima di finire a pezzi, se lei l’avesse fatto, ma non aveva più alcun dubbio. Gli sorrise ed ammiccò.
«In effetti è stato proprio un lavoro ben fatto.» affermò.
Gli tese il pugno, deglutendo e sciogliendosi davanti al sorriso di Adrien che si apriva ed al suo sguardo che si illuminava, mentre colpiva con leggerezza le nocche con le proprie.
«Proprio ben fatto.» confermò lui.
Il cuore di Marinette si sciolse, le mani indugiarono una contro l’altra e la pelle formicolò nel punto in cui si sfioravano, incapaci di allontanarsi e sciogliere quel contatto speciale che per la prima volta non aveva barriere magiche.
Adrien dischiuse le dita e le impigliò con quelle di lei, intrecciandole in una stretta delicata che le fece mancare la terra sotto i piedi quando lui condusse la sua mano sotto il tavolo per premerla contro il proprio grembo e carezzarla con i pollici. Marinette poggiò il capo contro la sua spalla, chiudendo gli occhi e perdendosi nel tepore che la sua presenza le provocava, dimenticandosi del mondo e di quello che aveva fatto, ora certa che non avrebbe potuto fare scelta migliore.
La mano della bibliotecaria poggiata sulle spalle di entrambi li fece sussultare, Adrien lasciò andare Marinette, che dovette trattenersi per non squittire ancora.
«La finiamo con questo chiacchiericcio?» domandò la donna chinandosi su di loro.
I due si guardarono e si sorrisero.
«Ci scusi tanto.» disse Adrien.
Marinette si sporse a raccogliere i suoi libri e li posò sopra quelli di Nino, raccolse l’evidenziatore e lo stappò, ma anche dopo che la bibliotecaria si fu allontanata rimase a fissare il vuoto distrattamente. Le parole sulla pagina erano ombre indistinte, le immagini sfocate non riuscivano a catturare la sua attenzione, troppo concentrata sul profilo di Adrien al suo fianco, che non riusciva a nascondere il sorriso nonostante avesse sollevato il colletto della camicia fino a nascondere le labbra. Nino e Alya tornarono dentro, Adrien tornò a guardare il foglio e scrisse qualcosa per poi strappare un pezzo della pagina e passarlo di nascosto a Marinette.
Nino si fermò davanti a lei e dischiuse le labbra, sull’orlo di una nuova risata, Alya lo spinse di nuovo verso la porta e lui si allontanò mentre lei invece si sedeva.
Marinette le sorrise e l’amica la guardò confusa, l’espressione di palese curiosità che pareva domandare “Cosa mi sono persa?”.
Scrollò le spalle e dispiegò sotto la scrivania il foglietto che le aveva passato Adrien, improvvisamente il mondo sembrava meraviglioso.

*** Ed è finita, sul serio. Non saprete mai cosa c’era scritto nel biglietto a meno che non iniziate a seguirmi su Wattpad, mi recensite o mi inserite tra i preferiti su EFP.
XD Sto scherzando, quello che dice il biglietto resterà comunque un segreto.

   
 
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